Gubbio – Emergenza Covid: le collaborazioni della Caritas diocesana sul territorio

Fin dalle prime settimane dell’emergenza Covid-19 la Caritas diocesana di Gubbio e il Comitato eugubino della Croce Rossa italiana hanno scelto di collaborare per rispondere in modo più coordinato ed efficace ai bisogni di tipo alimentare delle famiglie in difficoltà presenti nel territorio eugubino e, in alcuni casi, anche in quelli dei comuni di Scheggia e Pascelupo e Costacciaro.

Questa, come era facilmente prevedibile, è stata la prima emergenza della cosiddetta Fase 1 e ha colpito le persone più fragili dal punto di vista lavorativo: disoccupati, piccoli ambulanti, lavoratori a chiamata del settore alberghiero e della ristorazione, collaboratrici domestiche e assistenti familiari, lavoratori saltuari quasi sempre in nero. Tutte categorie in molti casi già alle prese con le ristrettezze dovute a redditi molto bassi o pressoché inesistenti. A ciò si è aggiunto il fatto che, in diversi casi, non è stato possibile l’accesso agli ammortizzatori sociali o, quando assegnati, sono arrivati con grande ritardo. Per tante famiglie i buoni spesa comunali sono stati un sollievo, anche se con il limite di essere un sussidio “una tantum”.
La distribuzione del cibo frutto della collaborazione tra Caritas e Cri è avvenuta ogni sabato mattina in località Cipolleto, presso la sede della Croce Rossa che già in precedenza era un punto di riferimento per molte famiglie con questo tipo di bisogno. In magazzino, nel periodo che va dall’inizio del lockdown a metà maggio, sono arrivati 13.000 chilogrammi di prodotti: generi alimentari a lunga conservazione, ortofrutta, prodotti per l’igiene personale e per l’infanzia. Tutto ciò è venuto dal Banco alimentare dell’Umbria, dalla raccolta permanente presso alcuni supermercati (quattro punti vendita Conad, Coop e Emi), da donazioni di singole persone, gruppi di cittadini e aziende, e da acquisti fatti dalla Caritas diocesana e dalla Croce Rossa che, ogni settimana, hanno integrato il magazzino con i prodotti di volta in volta più carenti.
I pacchi viveri distribuiti sono stati 555; di questi, 170 sono stati consegnati a casa di chi non aveva la possibilità di spostarsi. Uno dei motivi della scelta della collaborazione è stata proprio l’abilitazione della Croce Rossa a muoversi sul territorio con i suoi volontari. Le famiglie beneficiate sono state 176; di queste ben 70 non erano conosciute prima dell’inizio dell’emergenza.
I volontari che a turno hanno operato presso il centro di distribuzione e nel servizio di consegna a domicilio sono stati una quarantina. Alcuni di questi, anche indirizzati dalla Caritas diocesana, hanno deciso di diventare volontari della Croce Rossa in occasione di questa emergenza.

 

La donazione di Coop Centro Italia e l’aiuto di dipendenti e soci

 

Nelle settimane scorse, la Caritas diocesana di Gubbio e l’associazione Gubbio Soccorso hanno ricevuto da Coop Centro Italia una donazione di complessivi 1.000 chilogrammi di prodotti alimentari di vario genere da destinare alle famiglie del territorio in grave difficoltà per le conseguenze economiche dell’emergenza Covid-19.
La consegna è avvenuta con una semplice cerimonia che ha visto anche la partecipazione del sindaco di Gubbio. Filippo Stirati ha sottolineato quanto sia importante, sempre ma in modo particolare in questa fase, la collaborazione tra l’istituzione comunale, la Caritas diocesana e le tante associazioni del territorio che, in modo diretto e capillare, riescono a cogliere e a rispondere ai bisogni della parte più fragile della popolazione.
Caritas e Gubbio Soccorso hanno ringraziato Coop Centro Italia per questo gesto di grande attenzione e sensibilità. Un “grazie” va anche ai dipendenti del punto vendita di Gubbio, che hanno contribuito alla donazione, e ai Soci Coop di Gubbio che da anni collaborano con la Caritas diocesana in progetti di aiuto alimentare come il “Buon fine” e la “Spesa sospesa”.

Perugia – Messe all’aperto più che a “porte aperte” in diverse parrocchie dell’Archidiocesi. L’esperienza dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino

A dare una mano all’organizzazione delle prime messe con il popolo di Dio, nel rispetto del “distanziamento sociale” e “dell’igienizzazione dell’ambiente”, è stato, anche nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, il clima quasi estivo dello scorso fine settimana. Questo ha permesso a diverse parrocchie di celebrare le messe festive all’aperto più che a “porte aperte” con più fedeli, soprattutto in maggiore sicurezza per gli ampi spazi utilizzati.

Dopo due mesi e mezzo di digiuno del Pane eucaristico, a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19, molti fedeli, domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, sono ritornati a Messa per rivivere la presenza di Gesù nell’Eucaristia, consapevoli che il Signore non li ha mai abbandonati. Le messe all’aperto si sono svolte con raccoglimento, in serenità e nel rispetto delle norme di sicurezza. Anche i più piccoli non si sono lasciati distrarre molto dall’ambiente esterno e, come gli adulti, distolti, a tratti, solo dal piacevole cinguettio delle rondini colto quasi come un accompagnamento ai canti liturgici intonati dai cori.

Soddisfatti parroci e volontari per come si sono svolte le messe domenicali. Nelle comunità parrocchiali dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino, nell’immediata periferia sud di Perugia, dove vivono quasi 15mila persone, si sono tenute otto messe durante la giornata di domenica, al chiuso e all’aperto: nella chiesa-prefabbricato di Prepo, alle 9.30 e alle 11.30; nell’area verde dell’Oratorio “Gp2 – Giovanni Paolo II”, alle 18.30; nel santuario mariano di Ponte della Pietra, alle 8, e all’esterno, alle 18; nel complesso del CVA di Casenuove, alle 11; nella chiesa della Madonna delle Grazie in San Faustino, alle 8.30 e alle 11. In media hanno partecipato ad ogni messa cento fedeli, celebrate da don Fabrizio Crocioni, don Antonio Paoletti, don Oscar Bustamante e dal parroco emerito mons. Giuseppe Gioia. A quest’ultimo si deve molto anche l’erigendo complesso interparrocchiale “San Giovanni Paolo II”, i cui lavori di completamento sono rallentati nel tempo del Coronavirus.

«Alla prima messa domenicale dopo il lockdown non sono venuti solo anziani, anche ragazzi e giovani – commenta suor Roberta Vinerba, catechista e coordinatrice dell’Oratorio “GP2” –. Questo fa sperare ad un graduale e prudente ritorno alla normalità della presenza, quando sarà possibile, soprattutto alle attività catechistiche e oratoriali che vengono da sempre offerte a genitori e figli, come è avvenuto, seppur virtualmente e a distanza, grazie all’utilizzo dei social media, durante la “fase 1” di questa emergenza sanitaria».

Alcuni parroci raggiunti in parrocchia o telefonicamente, dopo la prima domenica con le messe a “porte aperte” o all’aperto, parlano, come don Simone Sorbaioli di Città delle Pieve e don Riccardo Pascolini di Perugia, di «un’esperienza nuova, che va perfezionata nell’organizzazione, perché ci consente di ritornare a vivere come comunità cristiana, di prossimità, nel rispetto delle distanze fisiche. Non lasciamo solo nessuno nel momento della necessità sia spirituale sia materiale. E’ importante rivedersi, salutarci e guardarci negli occhi dopo un lungo tempo di lontananza fisica, ma non spirituale».

L’affluenza alle messe domenicali dello scorso 24 maggio, in diverse parrocchie, è stata in linea o di poco inferiore a quella precedente il lockdown.

Assisi – Ad Assisi celebrato il terzo anniversario dell’istituzione del Santuario della Spogliazione. Mons.Edgar Peña Parra: “Le spogliazioni della vita ci servono per migliorare il nostro cammino”.

“Qui Francesco ha interrotto il suo percorso di vita orizzontale, legato alle realtà terrene, per iniziare quello verticale, proteso alle realtà celesti. Qui si è spogliato di ciò che passa per abbracciare quello che resta”. Lo ha detto l’arcivescovo monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, durante la santa messa celebrata domenica 24 maggio, solennità dell’Ascensione, nel Santuario della Spogliazione per l’anniversario della sua istituzione, avvenuta nel 2017.

Nella sua omelia l’arcivescovo Peña Parra ha sottolineato che “questo luogo ci ricorda che non si può fare posto pienamente al Signore senza spogliarsi di qualcosa: occorre togliere i nostri abiti interiori vecchi per rivestirci della sua novità. Questo tempo cari fratelli ci ha spogliato di tante certezze, privando molti di beni anche essenziali. E ciò è sicuramente un male. Tuttavia, le situazioni inferte dalla vita possono avere un ruolo nel cammino. Ci ricordano che la vita non va sprecata, inseguendo cose che ora ci sono e domani svaniscono. Ci ricordano che, per quanto ci affannano, la vita, a cui non possiamo aggiungere un solo istante non è nelle nostre mani”.

All’inizio della celebrazione il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, ha affermato che il Santuario della Spogliazione, ultima perla di Assisi è in qualche modo la più originaria. “Qui – ha detto – otto secoli fa Francesco sigillò il suo cammino di conversione. L’icona della spogliazione porta insieme due cardini della sua spiritualità: la radicalità evangelica e l’ecclesialità”. Monsignor Sorrentino ha inoltre ricordato che “questo luogo è oggi impreziosita dalla tomba del venerabile Carlo Acutis, che vedremo presto beatificato, testimone di santità giovanile nell’epoca digitale”. Infine il vescovo ha precisato che “oggi festa dell’Ascensione e festa del Santuario della Spogliazione, noi ripartiamo anche rispetto alla pandemia che sta sconvolgendo il mondo. Riproviamo a camminare. Da qui – ha concluso – un pensiero speciale al Santo Padre nel quinto anniversario della Laudato Si’, l’enciclica sulla custodia del Creato legata fin dal nome al nostro Santo”.

Perugia: parroci e volontari parrocchiali, giovani e adulti, all’opera per permettere ai fedeli di partecipare in sicurezza alle celebrazione eucaristiche

Desiderosi di ricevere il Pane eucaristico dopo più di due mesi di digiuno, i fedeli, anche dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, da questa mattina presto, domenica 24 maggio dell’Ascensione del Signore, si stanno recando alle messe a “porte aperte”, rispettando le norme di sicurezza sul distanziamento sociale e di igienizzazione dei luoghi di culto a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Parroci e volontari parrocchiali si sono rimboccati le maniche per tutta la settimana affinché più fedeli possano partecipare alle celebrazioni eucaristiche domenicali (comunque non più di 200 persone ad ogni messa), scegliendo in molti casi di celebrarle all’esterno delle chiese. A Perugia è il caso delle parrocchie di San Giovanni Apostolo, nel quartiere di Ponte d’Oddi e Montegrillo, e di Santa Maria in Case Bruciate (vidi foto allegate).

La prima parrocchia è animata dai frati Minori francescani e guidata dal parroco padre Francesco Bonucci, cappellano del Carcere, dove la messa domenicale di oggi si è tenuta “in discesa”, per la caratteristica pendenza del piano stradale del parcheggio antistante la chiesa. Non poteva mandare all’aperto, accanto all’altare, la statua della Beata Vergine Maria, molto venerata in questa comunità parrocchiale dove ogni anno, l’ultima domenica di maggio, si svolge in suo onore una festa molto partecipata e sentita dalla popolazione.

A Case Bruciate, le celebrazioni eucaristiche mattutine (ore 9 e 12), si sono tenute nell’area adiacente ai locali dell’oratorio, ben allestita dai volontari coordinati dal parroco don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria. L’intera Unità pastorale guidata da don Riccardo, con i suoi confratelli don Calogero Di Leo e don Gaetano Romano, è l’insieme di tre parrocchie cittadine con 10mila abitanti e con non pochi studenti universitari fuori sede (S. Maria in Case Bruciate, San Donato all’Elce e Sant’Agostino in Porta S. Angelo) di cui fa parte anche la chiesa dell’Università degli Studi molto frequentata la domenica. In tutte le quattro chiese di quest’Unità pastorale, grazie al lavoro di cinquanta volontari, da oggi possono essere celebrate le messe a “porte aperte”.

Soddisfatti i parroci e quanti dei parrocchiani, giovani e adulti, hanno reso possibile la riapertura in sicurezza di questi luoghi di culto. Una riapertura purtroppo limitata, perché, fa notare don Riccardo Pascolini, «alla messa delle 9 di questa mattina c’erano 80 fedeli, quando prima del “Coronavirus” erano il doppio».

Oggi è una domenica particolare, ricordano i sacerdoti nelle loro omelie, perché oltre ad essere la domenica dell’Ascensione del Signore, è la 54 Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali celebrata dalla Chiesa universale proprio in questo giorno. I mezzi della comunicazione sociale hanno avuto e continuano ad avere un ruolo non secondario nel tempo del Covid-19, sia nell’informazione-aggiornamento della pandemia sia nel non fare mancare il contatto-ascolto della Parola di Dio trasmettendo in diretta le messe per quanti non possono recarsi ancora in chiesa, soprattutto nei giorni festivi.

Gubbio – Celebrazioni in chiesa: parrocchie pronte alle prime messe festive

La Chiesa eugubina – come accaduto in tutto il Paese – ha ripreso questa settimana le celebrazioni liturgiche con il popolo, con tutte le attenzioni e come indicato dal protocollo sottoscritto il 7 maggio scorso dal Governo italiano e dalla Conferenza episcopale italiana. Dopo le celebrazioni feriali ricominciate dal 18 maggio in poi, ecco ora il primo fine settimana di celebrazioni prefestive e festive. Le parrocchie della diocesi eugubina si sono dotate dei vari accorgimenti indicati dal protocollo nazionale e ribaditi dal vescovo Luciano Paolucci Bedini con una comunicazione a tutti i sacerdoti. La curia ha coordinato i vari aspetti, sia legati alla cartellonistica per gli ingressi delle chiese, sia ai materiali (gel detergenti, mascherine, guanti e segnalazioni di distanziamento per i fedeli) e all’individuazione del numero massimo dei fedeli ammissibili alle celebrazioni, calcolato in base alla metratura complessiva dell’edificio sacro (con un massimo di 200 posti all’interno e 1000 nelle celebrazioni all’esterno).
L’accesso ai luoghi di culto per le celebrazioni, innanzitutto, dovrà avvenire in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato. Il legale rappresentante dell’ente individua la capienza massima, tenendo conto della distanza minima di sicurezza di almeno un metro. Accessi regolati da volontari e collaboratori della parrocchia, con dispositivi di protezione individuale e un segno di riconoscimento. Se possibile, entrata e uscita dall’edificio vanno separate.
Chi entra nei luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche è tenuto a indossare mascherine per tutta la durata della messa e non può accedere in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5 gradi. Viene favorito, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione. Agli ingressi dei luoghi di culto sono disponibili liquidi igienizzanti. Così come i luoghi e gli oggetti utilizzati vanno igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, con pulizia delle superfici e ricambio dell’aria. Le acquasantiere della chiesa continueranno a essere vuote.
Per favorire il rispetto delle norme di distanziamento sarà ridotta al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio. Prevista la presenza di un organista, ma in questa fase senza il coro, anche se i cantori – senza creare assembramento – possono distribuirsi sui posti autorizzati per tutti i fedeli. Niente scambio del segno della pace e distribuzione della Comunione dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso e mascherina, con la cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli. Nei luoghi destinati ai fedeli non ci saranno sussidi per i canti o di altro tipo. Le eventuali offerte non vanno raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo. Il rispetto delle prescrizioni va applicato anche a battesimi, matrimoni, unzione degli infermi e funerali.
Una attenzione particolare, visto il mese di maggio, è stata riservata alla Basilica di Sant’Ubaldo, dove tra oggi e domani ci saranno quattro celebrazioni: la prefestiva del sabato alle ore 17 e la domenica alle ore 9 (presieduta da mons. Paolucci Bedini), alle 11 e alle 17 nel pomeriggio. La liturgia delle ore 11 sarà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube Diocesi di Gubbio e in tv su Trg, al canale 11. La diretta audiovideo si è resa necessaria considerando che la capienza complessiva della basilica sulla cima del monte Ingino sarà di 96 fedeli, con accesso regolamentato dai volontari della Famiglia dei Santubaldari, che si è resa disponibile per questo servizio in tutte le celebrazioni domenicali. La raccomandazione per tutti, anche questa volta, è quella di non creare assembramenti presso la basilica e nel chiostro. L’esterno e le vie di accesso al santuario saranno comunque pattugliati dalle forze dell’ordine.

ittà di Castello – Celebrazione eucaristica nel Santuario Madonna delle Grazie in suffragio dei deceduti durante la pandemia nella Diocesi

Sabato 28 marzo con il parroco Don Andrea e con il sindaco Luciano eravamo qui davanti all’icona della Madonna delle Grazie a chiedere la sua protezione in questo tempo della pandemia.

A distanza di quasi due mesi abbiamo la possibilità di celebrare con il popolo, osservando le nuove disposizioni che purtroppo riducono le presenze, la Santa Messa.

Vogliamo pregare principalmente per tutte le persone che ci hanno lasciato in modo davvero straziante a motivo del Covid e anche per altre cause. Le vogliamo ricordare tutte, scusandoci per i posti limitati a motivo, come sapete, delle nuove regole per scongiurare altri mali.

Abbiamo in mente di poter celebrare, quando sarà possibile, una Messa con una maggiore partecipazione, magari all’esterno dell’ospedale. Se andrà in porto, ve lo comunicheremo per tempo.

Intanto le persone che desiderano avere una celebrazione per un loro defunto possono naturalmente rivolgersi al parroco della comunità dove risiedono e potranno concordare una celebrazione specifica per ciascun defunto.

Qui ora al santuario della Madonna delle grazie affidiamo al Signore misericordioso per mezzo delle mani materne di Maria tutte le persone care, comprese quelle i cui parenti non hanno potuto essere qui.

Siamo qui a chiedere che la Madonna consoli e conforti tutti i familiari di queste vittime.

Vogliamo anche ringraziare perché credo sinceramente che la Madonna ci abbia accompagnato in questo difficilissimo momento per aiutare e per farci evitare cose peggiori.

La solennità dell’Ascensione del Signore che stiamo celebrando viene a proposito perché ci richiama il nostro stupendo destino.

Conclusa la sua missione in mezzo a noi, Gesù è ritornato al Padre. Prima di lasciarci disse che andava a preparare un posto per ciascuno di noi vicino a Lui, in Paradiso.

Con questa speranza noi viviamo l’esperienza umana avendo la certezza che la vita non finisce con la morte, ma si compirà nella gioia eterna dove siamo attesi insieme a tutti gli uomini e le donne che hanno creduto in Gesù.

Il Signore Gesù lascia questa terra portando in qualche modo anche tutti gli uomini perché ci va con la nostra umanità, compreso il nostro corpo.

Dice la preghiera che abbiamo fatto: “Nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, Padre, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il Cristo, nostro capo, nella gloria”.

Gesù ci ha preceduti nella dimora eterna dandoci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi a godere la stessa gioia per sempre. Questo, fratelli, è il punto centrale della nostra fede, la speranza più bella che abbiamo nel pellegrinare su questa terra, non raramente incerto e doloroso, come in questi mesi abbiamo sperimentato.

La pandemia ci ha insegnato ampiamente, perfino in modo violento, quanto è fragile ed anche tragica la nostra esistenza. Al punto che senza una prospettiva di eternità beata le situazioni di tanti fratelli e sorelle qui presenti sarebbero quasi impossibili da sostenere. Che il Signore rafforzi la nostra fede di poterci ricongiungere un giorno ai nostri cari per una gioia senza fine.

Ma Gesù non semplicemente ci aspetta in paradiso. Prima di lasciarci ci ha fatto due grandi promesse: quella di rimanere con noi tutti i giorni e quella di mandarci in dono lo Spirito Santo. Proprio attraverso la forza dello Spirito Gesù si fa compagno di viaggio di ogni uomo, ci rende capaci di vivere il Vangelo e di testimoniarlo dappertutto.

Occorre anche qui la fede per riconoscere questa presenza spirituale, invisibile ma reale, che ci dà la forza di vivere come Gesù e di continuare la sua stessa missione. Possiamo anche noi dire come i santi di aver incontrato Gesù che ci ha aiutato a vivere nella sua pace anche in momenti difficili. Così possiamo testimoniare il Vangelo della speranza per ogni uomo che incontriamo.

Oggi si celebra anche la giornata delle comunicazioni sociali. Voglio ringraziare tutti i giornalisti e gli operatori che in questi lunghi mesi hanno fornito un’informazione puntale ed hanno anche permesso alla nostra comunità diocesana di restare in contatto con tutti i fedeli. Mi auguro che questa esperienza serva a crescere nella consapevolezza di essere a servizio della comunione e del bene di tutti.

La Vergine Maria, che è stata molto vicina a Gesù e conosce bene il percorso cristiano, ci prenda per mano e ci aiuti a seguire Gesù sulla strada che ci porta a raggiungere il nostro posto in paradiso dove sono arrivati i nostri cari che ricordiamo con grato affetto.

Nel frattempo ricompensi tutti coloro che si sono sacrificati per la salute del prossimo e ci ottenga la grande grazia del superamento della pandemia che sta contagiando milioni di persone e centinaia di migliaia di morti.

Il Signore Gesù ci benedica con la Sua Pace e ci doni ancora il Suo Spirito!

Dichiarazione del Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

“Una giornata di preghiera e ricordo per le vittime del Covid e per tutti i defunti di questo periodo di emergenza legato alla diffusione della pandemia. Misure stringenti non hanno consentito di dare loro l’estremo saluto in maniera adeguata e allargata a familiari e conoscenti ed oggi grazie alla pregevole iniziativa del vescovo siamo qui in forma ufficiale con il gonfalone a manifestare vicinanza e solidarietà della comunità tifernate. Lo facciano in un luogo sacro caro ai tifernati nel santuario della Madonna delle Grazie patrona della città dove storicamente, chiesa ed istituzione comunale si erano già trovati insieme in passato con i fedeli e i cittadini in occasione di eventi particolari, guerre, pandemie e calamità naturali. Un momento significato di ricordo, commozione e solidarietà dal quale ripartire insieme più forti e uniti che mai anche per rendere omaggio nel migliore dei modi a chi ci ha lasciato. La nostra comunità locale è forte in tutte le sue componenti laiche e religiose ed oggi lo ha dimostrato ancora una volta”. È quanto dichiarato dal sindaco Luciano Bacchetta al termine della partecipata funzione religiosa officiata dal vescovo monsignor Domenico Cancian e dal parroco Don Andrea Czortek.

Perugia, “fase 2” del “Coronavirus”: domenica 24 maggio le prime messe festive a “porte aperte”. Il cardinale Gualtiero Bassetti celebra l’Ascensione del Signore a Città della Pieve. Sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, la Messa Crismale in cattedrale con i sacerdoti

Le comunità parrocchiali dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve si apprestano a ritornare in chiesa la domenica, seppur con un numero limitato di fedeli a seguito del perdurare dell’emergenza sanitaria da Covid-19, per santificare il giorno del Signore riavvicinandosi a Lui nel ricevere il Pane eucaristico. Le chiese parrocchiali sono pronte a celebrare le S. Messe a “porte aperte” nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria. Domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, il cardinale Gualtiero Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica a Città della Pieve, trasmessa sulla pagina Facebook: amici dell’oratorio di città della pieve. L’appuntamento è alle ore 10.30, all’aperto, in piazza Matteotti, non molto distante dal Santuario della Madonna di Fatina. Concelebrerà insieme al cardinale Bassetti don Simone Sorbaioli, arciprete e parroco della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio.

Mentre sabato 30 maggio (ore 10), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si terrà la Messa Crismale con la partecipazione limitata ai sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a venti rappresentanti delle religiose, a tre rappresentanti del Consiglio pastorale diocesano, a due laici per ogni Unità pastorale e a venti membri dei gruppi e movimenti ecclesiali. La Messa Crismale, che a Perugia si celebra il Mercoledì Santo con la partecipazione di numerosi fedeli, che accompagnano i propri parroci, e dei ragazzi che durante l’anno ricevono il sacramento della Cresima, è la celebrazione in cui i sacerdoti rinnovano la promessa formulata all’ordinazione presbiterale e vengono consacrati gli olii santi. «La Messa Crismale è quasi epifania della Chiesa Corpo di Cristo – la definì, lo scorso anno, il cardinale Bassetti –, festa per tutto il popolo di Dio e per i presbiteri rivestiti del sacramento dell’Ordine, che celebrano la nascita del sacerdozio ministeriale e la loro vocazione ad esso».

GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONE: PADRE ENZO FORTUNATO “SANIFICARE INFORMAZIONE DA FAKE NEWS, BAD NEWS E SMALL NEWS”

«Il tema della 54ma giornata mondiale della comunicazione “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia” ci invita a vivere una comunicazione che prenda spunto e attinga dalle storie delle persone e che sia capace di raggiungere il cuore della gente. In questo periodo – ha dichiarato il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato – sono migliaia le lettere che arrivano alla nostra redazione sanfrancesco.org. Migliaia le lettere di uomini e donne che “implorano” di essere ascoltati. Una comunicazione attenta non solo le porta alla luce, ma ne comprende l’anelito di bene e le ragioni profonde. Una comunicazione attenta dà valore ad ogni storia e diventa buona notizia: incontra il cuore della gente e il cuore della gente incontra la buona notizia. Non c’è strada migliore da percorre in un’epoca in cui è necessario sanificare l’informazione da fake news, bad news e small news. Tutto questo ci invita a far sì che la comunicazione sia attenta alle persone, rispetti le persone, incontri le persone, serva le persone. La notizia diventi vera, bella e lunga: capace di entrare nella vita delle persone. Quello che ho potuto sperimentare in questi mesi è che credenti e non credenti sono alla ricerca di una buona parola, di una serena parola».

Assisi – anniversario santuario della Spogliazione. Domenica 24 maggio messa presieduta da monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede.

“Ripartiamo da qui, dal luogo dove Francesco diventa povero, ma libero e diventa capace di speranza, amore e fraternità. Oggi, con la pandemia che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, ne abbiamo più che mai bisogno”. È questo l’auspicio del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino in vista della santa messa che si celebrerà domenica 24 maggio alle ore 11 nel Santuario della Spogliazione, presieduta dall’arcivescovo monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, a conclusione degli eventi per l’anniversario dell’istituzione del Santuario della Spogliazione, avvenuta nel 2017. “Viviamo con sentimenti di gratitudine al Signore che ci ha dato la grazia di riscoprire questo luogo, questa icona e questo messaggio da cui possiamo ricominciare – sottolinea il vescovo – , perché il Coronavirus ci ha davvero spogliato di moltissime cose e situazioni. Allo stesso tempo però ci ha resi più consapevoli delle nostre fragilità, dei nostri egoismi, delle diseguaglianze che si annullano davanti a un nemico invisibile che non guarda in faccia neanche i potenti della terra; ci ha fatto comprendere il calore della famiglia e l’importanza di vivere da fratelli questa esistenza che ci è data in dono. Lo vogliamo fare prendendo spunto da Francesco che si è conformato alla prima spogliazione, quella di Gesù. A tre anni dalla sua erezione – aggiunge il vescovo – questo santuario parla alla città, ai tanti giovani che anche grazie alla tomba del prossimo beato Carlo Acutis vengono a visitarlo, al mondo intero ed è diventato punto di riferimento nell’iconografia francescana. Seppur in maniera dimessa – conclude monsignor Sorrentino – non potevamo non celebrare questo anniversario che cade proprio nel periodo della ripartenza. Mi auguro vivamente che la spogliazione, a cui ci ha costretto il Coronavirus, sia la Fase 2 per ciascuno di noi”.

La santa messa celebrata a porte aperte, con un numero massimo di partecipanti, secondo le indicazioni previste dal protocollo sottoscritto dalla Cei con il governo, potrà essere seguita anche in diretta sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo, e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Perugia: L’ultima messa pro populo celebrata dal cardinale Bassetti nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale. Il presule all’omelia: «Lo Spirito Santo è l’energia che rigenera la nostra vita e il mondo»

«Fratelli cari, domani si riparte con partecipazione alla Santa Messa, anche se ci sono ancora delle norme da seguire per il bene di tutti, ma si riparte! Un segno di grande speranza! Un dono del Padre!». Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti al termine della celebrazione eucaristica di domenica 17 maggio, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, l’ultima pro populo al tempo del “Coronavirus” trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali.

Riaccostarsi alla Santa Comunione. Da lunedì 18 maggio le S. Messe saranno a “porte aperte”, anche se con un numero limitato di fedeli in base alla capienza delle chiese, così «il popolo di Dio, presente alla celebrazione – ha evidenziato il cardinale –, potrà accostarsi alla Santa Comunione. Grazie Gesù, per questo dono: ancora una volta sei tu che vieni per incontrarci, per nutrirci, per sostenere il nostro cammino! Tu hai bisogno dei tuoi fratelli, e soprattutto noi abbiamo bisogno di te! “Prendete, mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per voi…” Signore, tu sei rimasto in mezzo a noi, ci hai confortati e sostenuti durante la prova in questa terribile pandemia, ma ora abbiamo bisogno di te! Come ci dice San Paolo: “noi che ci nutriamo di un unico pane, il pane eucaristico, siamo chiamati a formare un solo corpo”, la tua Chiesa».

Cento anni dalla nascita di san Giovanni Paolo II. «Altro motivo di gioia: domani, 18 maggio, si compiono 100 anni dalla nascita di san Giovanni Paolo II – ha ricordato Bassetti –, il Pontefice che ha guidato la Chiesa per più di 26 anni, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile 2005. Morì a tarda sera della vigilia della domenica in Albis. Le sue ultime parole furono: “lasciatemi andare al Padre”. Il cardinale Stefano Wyszynsky, il grande Arcivescovo di Varsavia e primate di Polonia, che era stato in prigione nel periodo comunista, gli disse durante il conclave: “se ti eleggono, ti prego non rifiutare. Tu dovrai accompagnare la Chiesa al terzo millennio”. E lui ha sempre avuto consapevolezza che dalla Provvidenza gli era stata assegnata questa missione». Anche la comunità diocesana perugino-pievese ricorderà Papa Wojtyla con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Bassetti, lunedì 18 maggio (ore 18), nella cattedrale di San Lorenzo.

La tentazione di vivere senza Dio. Nell’omelia domenicale, commentando la Parola di Dio, il presule si è raccomandato ai fedeli (in ascolto attraverso i media) di non farsi tentare dal vivere senza Dio. «Nella vita – ha detto Bassetti – c’è un’esperienza ancora più tragica di quella di essere orfani: è quella di vivere da orfani senza esserlo. Mi direte: ma come è possibile? Eppure, tutti siamo esposti a questa tentazione: vivere senza Dio, non incrociare mai il suo sguardo, ignorare la sua mano tesa, trascurare la sua parola, volendo così costruire la propria torre di Babele, e credere che vivere da orfani sia felice».

Lo Spirito della verità. «Nelle parole di Gesù, abbiamo la proposta di un magnifico progetto di vita: “se mi amate, osserverete i miei comandamenti – che sono i comandamenti dell’amore – ed io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito, un difensore, un consolatore, perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce”».

Lo Spirito che difende dalle insidie. «“Se mi amate”. Nelle parole di Gesù abbiamo la delicatezza di una proposta, non un imperativo categorico, non una costrizione, ma l’invito libero e liberante di un Dio che ama, che ti dona gioia, ti nutre, ti consola, e che ti comunica la sua pienezza d’amore: il dono dello Spirito Santo. Fratelli che mi ascoltate, io vi assicuro che sarete davvero beati se coglierete questo invito alla libertà e accoglierete il Paraclito, lo Spirito che vi difende dalle insidie del male e del demonio, e vi dona la libertà vera di figli di Dio».

Medici, infermieri chinati sul morente. Avviandosi alla conclusione il cardinale ha ricordato ai fedeli che «è lo Spirito Santo che ci rende in pienezza fratelli di Gesù, perché figli dello stesso Padre. È lo Spirito Santo che attesta nel nostro cuore che siamo figli di Dio. È lo Spirito Santo che ci rende tempio e dimora di Dio. Se riconoscessimo questa nostra grandezza e dignità, come cambierebbe la nostra vita! Da quante meschinità, egoismi, ripiegamenti su noi stessi, ci sentiremmo immediatamente liberati. Come sapremmo sempre riconoscere la nostra dignità di figli di Dio e riconoscerla nei fratelli! Quanti medici, infermieri – ho avuto testimonianze dirette – in questo tempo di pandemia, si sono chinati sul morente, tracciando un segno di croce! Un medico ha detto “io ho dato l’estrema unzione”: sì, tu hai compiuto l’atto di amore più grande che si potesse esprimere, perché hai riconosciuto in colui che moriva la dignità di una persona umana, di un fratello, di un figlio di Dio!». E il cardinale Bassetti ha accostato questo «atto di amore più grande» alla «fiammella di amore, che lo Spirito Santo depone nel cuore di ciascuno di noi, è la forza interiore che ci sostiene nel cammino della vita e ci fa crescere ad immagine del Signore Gesù. È l’energia, fratelli, che rigenera la nostra vita e il mondo».

Il testo integrale dell’omelia è pubblicato sul sito: www.diocesi.perugia.it .