Foligno – La notte dei Santuari a Rasiglia

Giovedì 1° giugno si svolgerà dalle 20.30 alle 23.00 presso il Santuario della Madonna delle Grazie in Rasiglia l’evento “La notte dei santuari”. Iniziativa, di ampio respiro nazionale, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana che mette in risalto il grande valore simbolico che hanno questi luoghi dello Spirito nel tessuto sociale, culturale e spirituale.
l Santuario della Madonna delle Grazie sorge a circa 2 km dalla frazione di Rasiglia, presso la Strada Statale 319 Sellanese, nelle vicinanze del fiume Menotre. Secondo l’atto di fondazione, rinvenuto nell’archivio notarile di Foligno, il santuario fu fondato il 15 Agosto 1450 da Antonio Bolognini (vescovo di Foligno) su richiesta di don Bartolomeo, parroco di Rasiglia, a seguito del ritrovamento di una statua della Madonna in terracotta, inginocchiata in adorazione del Bambino. Nonostante il successivo spostamento della statua in altre diocesi, essa sarebbe tornata più volte al luogo d’origine e, ritenendo questo un segno della volontà divina, si decise di erigervi una chiesa.
Il nome Madonna delle Grazie si può comprendere guardando gli affreschi ed i numerosissimi ex-voto che sono alcuni dei segni della riconoscenza dei fedeli e delle comunità protetti dalla Madonna. Le grazie elargite sono anche all’origine dei numerosi pellegrinaggi; primi in ordine di tempo quelli dei paesi di Roviglieto, Volperino e Scopoli, in ricordo dei quali Don Pietro Corradi, parroco di Rasiglia, scolpì nel 1937 tre Madonne sulle colonne del porticato antistante.

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Assisi – Celebrazione Eucaristica presieduta dal Cardinale Lazarus You Heung-sik nel Santuario della Spogliazione

“La rivelazione del Risorto che ascende al Cielo culmina con il dono dell’Eucaristia, fonte e sorgente di tutta la vita cristiana. Vita cristiana, che trova il suo apice nell’amore per i fratelli, anche per i nemici. Ecco la vera fraternità, che ci rende capaci di allargare il nostro cuore alla solidarietà verso tutti i fratelli, soprattutto i più poveri!”. È uno dei passaggi dell’omelia della celebrazione eucaristica presieduta nella mattinata di domenica 21 maggio nella Chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione dal cardinale Lazarus You Heung-sik, Prefetto del Dicastero per il Clero con cui si è chiusa la tre giorni in occasione del sesto anniversario dell’inaugurazione del Santuario.

“L’Eucaristia – ha detto ancora il cardinale – trasforma veramente la nostra vita: questa profonda esperienza di vita interiore è propria dei Santi. È pertanto necessario riscoprire, alla loro scuola, il grande valore nascosto nell’Eucaristia, il suo potenziale di bellezza, la sua carica trasformante per la comunità. A leggere la storia ci aiutano loro, i Santi: Francesco, il Beato Carlo. Essi sono il miglior commento al Vangelo, i più fedeli interpreti della storia, di quel dialogo d’amore che lo Spirito intesse con il popolo di Dio, rinviandoci alla contemplazione dell’unico mistero di Cristo nato, morto, risorto, asceso al Padre e inviante lo Spirito, facendo nascere anche in noi il desiderio del Cielo”. E proprio il beato Carlo in tal senso può essere un esempio: “La devozione di Carlo all’Eucaristia non si limitava alla partecipazione alla Messa, ma si prolungava nell’adorazione davanti al tabernacolo. Trascorreva infatti in silenzio molto tempo in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Se ne stava in adorazione davanti a quel Gesù che tanto amava e dal quale si sentiva infinitamente amato e cercato”.

Nel pomeriggio di sabato si è svolta invece la presentazione del libro “Francesco e i vescovi di Assisi, storia di un rapporto”, scritto dal frate conventuale padre Felice Autieri, alla presenza di padre Pietro Messa, docente di storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum di Roma, del professore Nicolangelo d’Acunto, ordinario di storia medioevale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino e della giornalista e conduttrice tv, Safiria Leccese che ha moderato l’incontro. Il volume vuole delineare il percorso umano e spirituale vissuto tra Francesco e i vescovi di Assisi, Guido I e Guido II, e raccontare la storia di Francesco da un punto di vista poco noto e inusuale, quello del rapporto del futuro Santo con i vescovi cittadini. “In questo luogo – il saluto introduttivo di monsignor Sorrentino – riemerge non la storia per fare il monumento a qualcuno, ma la storia di qualcosa che va avanti negli anni e nel futuro. Quello che è avvenuto qui è importante per la chiesa e tra le cose avvenute qui c’è anche il rapporto speciale di Francesco con i due vescovi di nome Guido. Un rapporto per tanto tempo oscurato persino nella prima storiografia francescana: tutto quello che noi sappiamo di Francesco è parte di una storiografia che racconta il Francesco santo e non quello storico in carne e ossa. Solo con la sala della Spogliazione, nata intorno al 1600 sotto il vescovo Crescenzi, si cominciò a rileggere la storia raccontando quello che era successo e come Francesco ha trovato nel vescovo un padre in cui sentiva la voce di Dio e in cui trovava l’affetto della chiesa madre”.

Assisi – A un laboratorio di panificazione del Ciad il “Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis”

È andato a “Bethleem, la maison du pain”, un progetto per avviare un laboratorio di panificazione e altri prodotti da forno in cui ragazze e ragazzi, poveri e disagiati di Baïbokoum, una piccola città situata nell’estremo sud-ovest del Ciad, possano lavorare insieme, l’assegno da 50.000 euro del Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità, che ha visto la partecipazione, al Santuario della Spogliazione – Chiesa di Santa Maria Maggiore, del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, dell’imprenditore Brunello Cucinelli e del cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. Ad annunciare il progetto vincitore, nel corso della mattinata di sabato 20 maggio, moderata da Marina Rosati, direttrice dell’ufficio Comunicazioni sociali della diocesi, è stato il vescovo Sorrentino: “L’anno scorso il Papa con The Economy of Francesco ha avviato un processo di rinnovamento dell’economia, da noi tradotta in questo santuario come economia della fraternità, un processo di rinnovamento che sta sui passi di Francesco. Oggi il nostro abbraccio va a una terra lontana e povera, il Ciad, cui destiniamo 50.000 euro – per cui ringraziamo Dio e il cuore di alcuni benefattori – per mettere in moto un processo di una nuova economia in cui dal basso si aiutano persone che non hanno altro capitale che quello della fraternità”.

“Ringraziamo la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino – le parole del cardinale Tagle – per questo premio che promuove il rinnovamento e ci congratuliamo con i giovani vincitori che diventano agenti di una rinnovata fraternità ed economia. Vediamo gli effetti disumanizzanti e distruttivi di un’economia quando la cura di fratelli e sorelle perde il suo ruolo centrale. Bisogna dire no a un’economia che produce più schiavi che beni, in cui il bene comune viene ignorato e si produce più povertà che pane”.
Cucinelli, che ha realizzato il foulard con la riproduzione dell’affresco della rinuncia dei beni, presente nella sala della Spogliazione, che intende ricordare simbolicamente il mantello con cui il vescovo Guido coprì il corpo di san Francesco nel momento in cui si spogliò nella pubblica piazza e restituì i suoi averi al padre Pietro Di Bernardone, l’auspicio per un nuovo contratto sociale con il Creato: “La pandemia ci ha insegnato a guardare la povertà con occhio diverso e mi piace immaginare che è necessario un nuovo contratto sociale con il Creato. Di contratto sociale hanno parlato in molti, da Platone a Rousseau, e tra di loro si inserisce Francesco, che parlava con tutti: credo che adesso sia arrivato il momento di attivare un nuovo contratto sociale con il Creato, con l’aria, la terra, gli animali. E penso che questo sarà un secolo d’oro in tal senso, anche se abbiamo un problema molto forte da affrontare insieme, quello del lavoro, che è un problema generazionale: negli ultimi 30 anni abbiamo tolto dignità morale ed economica al lavoro operaio, ma dobbiamo ritrovare quell’equilibrio sentendoci tutti persone perbene e anime pensanti”. A ritirare l’assegno da 50.000 euro e ricevere il foulard di Cucinelli sono state la madre generale, suor Mary Melone e suor Brigitte Ndjenoyom, proprio del Ciad: “Grazie per questo gesto senza precedenti che traduce lo spirito di altruismo e generosità espressi dalla spogliazione di San Francesco di Assisi e che si concretizzano oggi nei gesti di aiuto ai più poveri. La crisi economica e sociale non risparmia nessun angolo di umanità e per molte popolazioni le possibilità di riscatto diventano più rare e inaccessibili: è il caso del Ciad, un vasto paese, ricco di materie prime, che sono però a beneficio delle grandi potenze a scapito della popolazione che vive in grande povertà. I giovani di questo Paese subiscono nella maggior parte dei casi violenze e non hanno risorse economiche; abbiamo cercato di concretizzare l’impegno per far lavorare i giovani insieme e utilizzando le risorse che la natura offre è possibile uscire dalla povertà e dare una speranza a questi giovani. Collaboriamo da 8 anni in questa piccola impresa, un panificio, ci siamo dovuti fermare perché si è rotto il forno. Abbiamo pregato e sperato che ci arrivasse aiuto, siamo stati ascoltati. Ora è arrivato il vostro gesto di carità alla nostra opera nata dal basso che rappresenta la realizzazione di una nuova economia capace di rendere i ragazzi più consapevoli delle loro potenzialità”.

SINTESI DEL PROGETTO
Mettendo i propri talenti in comune e utilizzando le risorse locali, il progetto “Bethleem, la maison du pain” vuol far sì che 12 giovani del Ciad, possano prendersi cura di sé stessi e della loro comunità attraverso un lavoro degno. I 12 giovani che si mettono insieme, grazie all’incoraggiamento e l’accompagnamento delle Suore Francescane Angeline in loco, sono poveri e scartati: ragazzi e ragazze di strada, esclusi dalle loro comunità a causa della malattia, considerata motivo di impurità, per esempio l’epilessia, orfani, disoccupati, una ragazza madre, un ragazzo con genitori affetti da epilessia e un altro con genitori non vedenti. Dall’agosto 2023 a giugno 2024, i giovani riceveranno una formazione permanente sull’economia di fraternità, sulla tecnicalità della panificazione e sull’uso degli strumenti durante e al di là del periodo della costruzione del laboratorio e dell’acquisto dei macchinari, previsto tra luglio a novembre 2023 e finanziati dal Premio per la start up, utilizzando largamente gli stakeholder e fornitori locali, ed operai delle città e dei villaggi vicini così da promuovere e sostenere l’economia locale.

Come ha spiegato monsignor Anthony Jesus Aleluia Figueiredo, coordinatore del Premio, membro del Cda della Fondazione diocesana di religione Assisi-Santuario della Spogliazione, il guadagno della vendita sarà reinvestito nell’acquisto delle materie prime e nella messa a regime della produzione che consentirà una retribuzione degna e regolare dei giovani coinvolti nella start up. In più, contando sull’aumento delle risorse finanziarie, derivanti dalla vendita del pane e di altri prodotti da forno sul mercato locale, utilizzando biciclette, tramite il porta a porta nei quartieri della città, nei mercati vicini e presso il panificio stesso, si intende estendere il modello utilizzato per la produzione ad altri prodotti culinari e allestire un piccolo laboratorio per la produzione dei saponi. Saranno utilizzate le risorse naturali e locali, come il karkadè o i semi di arachidi, coinvolgendo altri giovani in situazioni di miseria.

Spoleto – Pellegrinaggio diocesano a Roma, udienza privata con Papa Francesco, che ha parlato di bellezza e intercessione. Il Santo Padre: «Grazie per questo bel pellegrinaggio. So che la facciata della vostra Cattedrale, apparsa in televisione tante volte negli ultimi anni, è diventata familiare ad ogni italiano”

Sabato 20 maggio 2023 l’arcivescovo Renato Boccardo ha accompagnato in pellegrinaggio in Vaticano 1571 fedeli della Chiesa di Spoleto-Norcia nell’ambito delle celebrazioni per l’825° anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta. La maggior parte dei pellegrini sono andarti in treno, altri in autobus e qualcuno in autonomia. Il convoglio ferroviario speciale è partito alle 5.00 dalla stazione di Spoleto, si è fermato in quella di Terni per far salire altri pellegrini e alle 8.00 ed è giunto alla stazione di S. Pietro. Tra i partecipanti c’erano tanti bambini, diversi giovani, sacerdoti, religiosi e religiose, alcune persone diversamente abili ed un gruppo di ucraini accolti a Polino e accompagnate dal sindaco Remigio Venanzi.
Alle ore 10.15 c’è stata l’udienza privata con Papa Francesco nell’aula “Paolo VI”. Il Santo Padre è stato accolto da un grande applauso e dal grido “Francesco, Francesco”. Il Pontefice nel suo discorso, integralmente pubblicato nel sito della Santa Sede (https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/05/20/0378/00830.html, si è soffermato sulla bellezza e sull’intercessione.

«So – ha detto il Papa – che la facciata della vostra Cattedrale, apparsa in televisione tante volte negli ultimi anni, è diventata familiare ad ogni italiano. Ma so soprattutto che è una chiesa molto bella. La bellezza attrae. E comunicare la fede è anzitutto questione di bellezza. Ma la bellezza non si spiega, si mostra, si fa vedere; non si può convincere della bellezza, occorre testimoniarla. Perciò nella Chiesa ciò che si testimonia è più importante di ciò che si predica. E il vostro Duomo, con le sue magnifiche cappelle, custodisce storie di vita e di fede, racchiude santità e bellezza. È una testimonianza di storia, di vita, di bellezza, di santità. Ecco, vi auguro di essere scopritori di bellezza, cercatori dei tesori della fede; di non fermarvi alla superficie delle cose, ma di vedere oltre, apprezzando e abbracciando il patrimonio di santità e servizio che è la ricchezza della Chiesa. E anche di accrescerlo, perché la fede non può rimanere un ricordo del passato, qualcosa di “museale”, no; ma rivive sempre nella gioia del Vangelo, nella comunità fatta di persone, nell’assemblea di quanti sperimentano la misericordia e si riconoscono per grazia fratelli e sorelle amati da Dio

«Oltre alla bellezza – ha proseguito il Pontefice – vorrei condividere con voi una seconda parola che credo vi riguardi in modo particolare. La parola è intercessione. Il vostro Duomo, dedicato alla Madre di Dio, ha la sua effige più rappresentativa nella “Santissima Icone”. Questa immagine raffigura la Vergine con le mani alzate, mentre intercede per noi: “intercessora”. Ed è “un’icona che parla”: infatti il suo cartiglio dà voce all’immagine. Lo fa attraverso un dialogo tra Gesù e sua Madre, un dialogo quasi drammatico, con Cristo che dice: “Che cosa chiedi, o Maria?”, e Lei risponde: “La salvezza dei viventi”. Lui ribatte: “Ma provocano a sdegno”. E lei: “Compatiscili, Figlio mio”. Lui: “Ma non si convertono!”, e Lei: “E tu salvali per grazia”. È con questa intercessione che la Madonna tocca il cuore del Figlio. E questa non è un’immagine poetica, è la verità. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi – diciamo nell’Ave Maria. E lei prega per noi. Noi le chiediamo di pregare per noi e lei lo fa, lei parla al Figlio. L’intercessione ha come una dimensione interessante, è portare gli altri davanti al Signore, lottare con Lui attraverso la preghiera, sapendo insistere, non solo e non tanto per i nostri amici e per le persone care, come si fa di solito, ma soprattutto per chi è lontano, per chi non è dei nostri, per chi ci critica, per chi non conosce l’amore di Dio. Una Chiesa che intercede, prega per gli altri, che porta il mondo al Signore senza diventare mondana, è una Chiesa sempre viva, sempre vivace, sempre bella. Quante volte, invece, serpeggia anche tra noi il virus della lamentela, perché “le cose che non vanno sono tante”, “i tempi passati erano migliori”, “il parroco di prima era più bravo”, e questa musica di lamentarsi. La lamentela è una cosa amara, brutta, sai? Ti sembra che sia una cosa dolce? No. Amareggia il cuore, la lamentela. Il cristiano non può lasciarsi intrappolare nei lacci di questa mondanità stanca e snervante, ma è chiamato a riscoprire la bellezza che ha ricevuto per grazia e a intercedere, cioè ad attirare la bellezza sugli altri. Cari fratelli e sorelle, questo giubileo vi aiuti a rinsaldare le radici, così che voi della valle spoletana e dei monti nursini, dalla vostra Basilica secolare, alla scuola di Maria e del vostro patrono il martire San Ponziano, possiate gioire per la bellezza dell’amore di Dio e dell’essere Chiesa, e sentirvi chiamati a intercedere. Questo vi auguro mentre di cuore vi benedico. E vi chiedo un favore: sostando nella Cattedrale di Spoleto presso la Santissima Icone, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie».

Al termine dell’udienza generale mons. Boccardo ha donato a Papa Francesco una riproduzione della Santissima Icone. «Il Santo Padre – racconta il Presule – mi ha ringraziato di questo omaggio e per aver organizzato questo bel pellegrinaggio». Prima di lasciare l’aula “Paolo VI” il Pontefice ha salutato i disabili e alcuni giovani, poi è passato con la carrozzina in tutti i corridoi dell’aula salutando i pellegrini. Alle ore 12.00, poi, c’è stata la preghiera dell’Angelus nella Grotta della Madonna di Lourdes ai Giardini Vaticani presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete emerito della Basilica Vaticana. Nel pomeriggio è prevista la celebrazione eucaristica all’altare della Cattedrale della Basilica di S. Pietro presieduta dall’arcivescovo Boccardo.

Perugia – presentato il libro “La Chiesa nel digitale…”. Occasione di confronto non solo per addetti. Un “manuale” di “ricerca, formazione, azione” ed anche di “buonsenso”

“Il libro che abbiamo tra le mani è il frutto di un lavoro condiviso e portato avanti con fatica, con passione e con grande attenzione al territorio e di questo sono riconoscente”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, delegato dei vescovi umbri per le comunicazioni sociali e membro del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, intervenendo a Perugia, il 20 maggio, alla presentazione del volume “La Chiesa nel digitale. Strumenti e proposte” a cura del giornalista Fabio Bolzetta con la prefazione di papa Francesco, per i tipi della Tau Editrice di Todi. Una pubblicazione nata dall’esperienza dei 150 video tutorial realizzati dall’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani (WECA) al cui progetto “Solidarietà digitale” a sostegno delle parrocchie saranno interamente destinati tutti i diritti d’autore del volume.

Camminare insieme per costruire ponti.
La presentazione è stata promossa dall’UCSI Umbria (Unione Cattolica Stampa Italiana) insieme all’Associazione WECA, in collaborazione con l’Archidiocesi, socio fondatore della stessa WECA, avvenuta, ha sottolineato l’arcivescovo Maffeis, alla vigilia della LVII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Presentarlo oggi, ha detto, “è anche un richiamo a riflettere sul messaggio del Papa per questa LVII Giornata, una esortazione ad ascoltare col cuore per poi parlare col cuore. Il Papa continua a ricordarcelo anche provocandoci con il Sinodo, che diventa un esercizio concreto di essere Chiesa. Una Chiesa che impara ad ascoltare al proprio interno, impara ad ascoltare il mondo facendolo con umiltà e con la consapevolezza che, o si cammina insieme, o non si arriva da nessuna parte, nemmeno quando si possedesse la verità. Papa Francesco, nel messaggio, sottolinea la verità con carità per una comunicazione che sappia costruire ponti e non muri, per una comunicazione che sia sempre più dialogo…”. Mons. Maffeis ha concluso dicendo: “Ringrazio per la presenza, per questo libro, dal curatore ai relatori con cui ho lavorato per anni apprezzandoli e stimandoli, all’editore Andrea Scorzoni della Tau Editrice sia per il coraggio di pubblicare libri sia per la qualità con cui lo fa. Anche questo contribuisce a veicolare contenuti dove la forma è anche sostanza”.

Gli intervenuti.
Alla presentazione, moderata da Daniele Morini, direttore de “La Voce” e di “UmbriaRadio InBlu”, sono intervenuti il presidente dell’UCSI Umbria Manuela Acito, il curatore Fabio Bolzetta, presidente di WECA, Giovanni Silvestri, direttore del Servizio informatico della Cei, e Rita Marchetti, docente di Sociologia dei Media digitali presso l’Università degli Studi di Perugia.
Ricordando l’alluvione. Morini ha tracciato anche le “conclusioni”, auspicando un proficuo prosieguo della Chiesa nel digitale con tre “massime” attinte dal libro, “ricerca, formazione e azione”, aggiungendo una quarta emersa dalla presentazione perugina, quella del “buonsenso”. Un “manuale” per “gestire gli strumenti del digitale e non farsi gestire da essi”. Morini non poteva non aprire l’incontro soffermandosi sull’alluvione in Emilia Romagna, regione a cui “La Voce” è legata venendo stampata a Imola. L’ultimo numero del settimanale potrebbe arrivare ai lettori con qualche giorno di ritardo, un disguido che non ha nulla a che vedere con i gravissimi disagi vissuti da migliaia di abitanti di interi territori devastati con diverse vittime.

Non essere dualisti.
Il moderatore, al termine, ha ricordato l’evento della Marcia della Pace Perugia-Assisi di domenica 21 maggio, che, ha detto, “rientra nelle comunicazioni sociali, perché gli operatori dei media hanno delle responsabilità deontologiche da assolvere. Non possiamo avere due facce di una medaglia, non possiamo essere dualisti: una vicenda va raccontata allo stesso modo sul giornale o in radio e tv, così come sui social”. Una sottolineatura richiamata all’inizio dal presidente UCSI Umbria Acito nel dire che il digitale, riferendosi in particolare ai social, “presenta delle insidie e chi lo abita lo deve fare con attenzione e ben formato”.

Abitare da cristiani il digitale.
Sempre Manuela Acito ha parlato dell’importanza del digitale nei media negli ultimi anni, in particolare nel periodo della pandemia, “un’importanza altissima – ha detto – e di questo ce lo ricorda anche papa Francesco, nell’introduzione del volume, affermando l’importanza che ha avuto la comunicazione digitale e i nuovi strumenti tecnologici, come i social media, per tenere unite le comunità in quel periodo difficile, permettendo ai fedeli di seguire in streaming le messe stando a casa… Ed è sempre il Papa a ricordarci che il virtuale mai potrà sostituire la bellezza dell’incontro a tu per tu, ma il mondo digitale è abitato e va abitato da cristiani”. Su questo aspetto si sono trovati d’accordo anche il curatore del libro Fabio Bolzetta, la docente Rita Marchetti e il direttore informatico Cei Giovanni Silvestri, che, in sintesi, hanno fatto appello al “buonsenso” nell’utilizzo del Web per gli incontri “da remoto” post-pandemia.

Il Web e la Chiesa umbra.
Nel tracciare la storia del Servizio informatico della Cei, Silvestri ha detto che “questo servizio è nato grazie alla lungimiranza, intuizione e saggezza dei vescovi italiani. Intuizione di fornire alla stessa Cei e poi alle diocesi e alle parrocchie una gestione amministrativa trasparente attraverso l’informatizzazione. Anche la comunicazione, con l’arrivo di Internet, l’utilizzo informatico è stato messo a sua disposizione, un binomio sempre più inscindibile tra il nostro Servizio e l’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, dando vita a diverse attività di ricerca anche con l’Università degli Studi di Perugia. Oltre alla rete delle radio e tv cattoliche, è nata l’Associazione WECA e la Diocesi perugina è tra i suoi soci fondatori, a testimonianza che c’è tanta Umbria nel cammino tra gli strumenti informatici e quelli dei media. Un cammino stimolato da vescovi attenti e sensibili come Ennio Antonelli, Giuseppe Chiaretti e Giuseppe Betori e da sacerdoti comunicatori lungimiranti come Elio Bromuri, che tanto si prodigò a mettere in rete tra loro questi mezzi”. E non ha dimenticato di menzionare gli allora giovani “pionieri” del Servizio informatico diocesano, Massimo Cecconi, Simone Cecchini e Andrea Franceschini, oggi titolari della società “H24.it” che collabora con il Servizio informatico della Cei.

La responsabilità di ciascuno.
La prof.ssa Marchetti si è soffermata sulla “responsabilità di ciascuno” non riguardante, come ha scritto il Papa nel citato messaggio, soltanto gli operatori della comunicazione. “In un’epoca di polarizzazione e sommersi da tante informazioni – ha evidenziato la docente –, spesso ci accontentiamo di quello che conferma i nostri pregiudizi, ma dobbiamo fare la nostra parte anche quando crediamo a contenuti creati da altri, con il riflettere e il verificare la loro veridicità, altrimenti contribuiamo ad inquinare il contesto informativo e comunicativo nel quale siamo inseriti”. Inoltre, “tutto quello che leggiamo, vediamo, ascoltiamo attraverso i tanti mezzi di comunicazione, contribuisce alla costruzione sociale della realtà quello che noi reputiamo essere vero. E se l’informazione in generale ha questo ruolo importante, abbiamo tutti il dovere di capire come funzionano le piattaforme digitali e, pertanto, è importante formarsi costantemente. Gli stessi incontri che sta portando avanti la WECA sul territorio nazionale, anche attraverso la presentazione di questo libro, vogliono andare nella direzione di questo percorso formativo”.

Curare il legame con i territori.
Fabio Bolzetta, appena tornato dalle zone alluvionate, ha detto di credere “tantissimo nel legame con i territori” e l’Umbria, ha raccontato, “è la terra di mia moglie, dove mi sono sposato, e ho seguito molto gli eventi sismici del 2016, tanto da essere stato riconosciuto cittadino onorario del Comune di Norcia per i servizi giornalistici realizzati e per il libro ‘Voce dal terremoto’”. Nel rapporto tra media tradizionali e digitale, ha commentato, “quando il digitale si è avvicinato alle colonne dell’editoria, molto spesso, nel contatto con la carta stampata, più che creare connessioni sono stati creati cortocircuiti. Il digitale e le nuove tecnologie comunicative sono state attaccate, perché avrebbero cancellato il cinema e spazzato via il libro. In realtà il digitale non ha eliminato, ma rinnovato ogni media tradizionale a partire dalla tv, che ha perso il suo potere di convocazione, eccetto che per eventi particolari (es. lo sport, il Festival di Sanremo…). E con la pandemia sono state trasformate alcune certezze, dalla qualità e dalla ricchezza di uno studio televisivo al conduttore solitario che presentava il telegiornale della propria abitazione”.
Infine l’auspicio di Bolzetta “ad essere nel cambiamento e la prima esigenza è quella della formazione rispetto ad un mondo che cambia ogni giorno e non riguarda soltanto chi è operatore della comunicazione o dell’informazione, ma chi ha responsabilità rispetto a tali prodotti, o chi ne usufruisce”. E ha concluso con alcune criticità, limiti e disfunzioni del Web, come le “fake news, che non significa notizie errate, ma notizie volutamente false e messe online, come anche temi che riguardano realtà territoriali, come casi nazionali, perché è più facile veicolare la falsità che non la verità”.

Assisi – visita del presidente Fontana: “Francesco e Carlo fondamentali per il futuro della nostra Italia”

“Ho citato il Beato Carlo nel mio discorso di insediamento perché penso che sia una figura importante per l’Italia e i giovani. In Italia c’è una gioventù brava, buona e disponibile per gli altri: Carlo Acutis potrebbe sicuramente essere il suo patrono. È una proposta? Ci sono persone che sono più autorevoli di me, ma sicuramente è un beato che sta attirando dei giovani ed è importante perché ci aiuta a capire che si possono vivere i valori cristiani essendo giovani”. Lo ha detto il presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, venerdì pomeriggio 19 maggio, durante i saluti nel momento pubblico nella chiesa di Santa Maria Maggiore – Santuario della Spogliazione.
Non è mancato un pensiero per le popolazioni martoriate dell’Emilia Romagna: “A loro esprimo tantissima solidarietà, per tutti i cittadini e per tutti coloro che hanno perduto i loro cari e i loro beni. Da Assisi l’appello affinché le forze politiche e le istituzioni affrontino questa emergenza con unità e un ringraziamento anche agli eroi che soccorrono: in Italia ci sono tanti cuori d’oro, lo si vede tutti i giorni e non solo in momenti come questo. Quella solidale è la storia dell’Italia, nelle difficoltà ci si aiuta e anche la politica deve aiutare: anche per questo spero che le forze politiche e le opposizioni siano unite in questo momento”.

Accompagnato dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra e Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, nei vari luoghi del Santuario, il presidente Fontana ha visitato la tomba del Beato Carlo Acutis, la ritrovata Porta di Francesco e il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” fino agli ultimi scavi per la riscoperta dell’antico Episcopio. “Sono voluto venire da Carlo – ha detto ancora Fontana – perché si parla delle cose che non vanno, e che vanno male: ci sono epidemie, guerre, violenze e una parte di gioventù sicuramente in difficoltà, ma ci sono anche tanti giovani che son bravi e penso che sull’esempio di Carlo dobbiamo valorizzare non solo il bello dell’arte, ma anche il bello dei sentimenti, per dare degli esempi positivi che la gente e i giovani possano seguire. Grazie Carlo, Grazie a tutti voi che portate avanti il suo ricordo e quello di San Francesco che sono fondamentali per il futuro della nostra Italia e della nostra civiltà”, il saluto finale del presidente della Camera ai partecipanti alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi, dal titolo “Istituzioni, tra legalità e solidarietà”, cui hanno preso parte Fausto Cardella, presidente della Fondazione Umbria contro l’Usura, Stefania Proietti, sindaco della Città di Assisi e don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano.

“Il Santuario sta diventando di un’attrattività straordinaria, il mondo ci guarda e questa tre giorni mira a mettere a fuoco i temi che hanno a che fare con la spogliazione di Francesco e la bella vicenda giovanile di Carlo, ma anche con la nostra vita. Legalità, istituzioni, solidarietà ed economia della fraternità sono i valori di cui abbiamo bisogno per guardare al futuro, perché senza radici non si va molto lontano”, le parole del vescovo monsignor Sorrentino. “La spogliazione è un concetto che fotografa il cuore del Vangelo, il Dio che per amore si spoglia della sua gloria per farsi uno di noi e camminare con noi nella nostra storia piena di bellezze, ma anche piena di fatiche, piena di croci. Per questo va riscoperta”.
Sabato 20 maggio alle ore 11 è in programma la consegna del “Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità”, alla presenza di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, dell’imprenditore Brunello Cucinelli, e del cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione. I tre finalisti dell’edizione 2023 del Premio vengono tutti da paesi poverissimi – Amazzonia, Burundi e Ciad – nello spirito dell’iniziativa che mira a ispirare in modo generativo le persone con scarse possibilità economiche, in particolare i giovani al di sotto dei 35 anni e nelle regioni più povere del mondo.
Nel pomeriggio alle ore 16.30 la presentazione del libro “Francesco e i vescovi di Assisi, storia di un rapporto” di padre Felice Autieri, con la partecipazione di padre Pietro Messa, docente di storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum di Roma, del professore Nicolangelo d’Acunto, ordinario di storia medioevale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e della giornalista e conduttrice tv, Safiria Leccese che modererà l’incontro. Alle ore 21,15 di sabato ci sarà lo spettacolo teatrale “Il destino di una testa di legno”, ideato, scritto e musicato dai ragazzi di Assisi. Infine, domenica 21 maggio alle ore 11 la santa messa presieduta dal cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero. La tre giorni del Santuario è organizzata dalla Fondazione diocesana Assisi Santuario della Spogliazione, con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e con il sostegno della Fondazione Perugia.

“Il bene è contagioso!”, l’esperienza di Perugia-Città della Pieve per la seconda tappa del percorso di formazione per neo direttori ed equipe di Caritas diocesane

Sarà la Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve ad ospitare, nel capoluogo umbro, dal 22 al 25 maggio, la seconda tappa del “Percorso di formazione base per nuovi direttori e membri delle equipe delle Caritas diocesane”, promosso ogni anno pastorale da Caritas Italiana, al fine di orientarli e sostenerli nell’avvio del loro servizio. Un percorso formativo iniziato lo scorso gennaio e si concluderà in autunno, a cui prendono parte 80 (42 maschi e 38 femmine), tra neo direttori, vicedirettori, membri operatori e volontari delle Caritas diocesane. Il 67% di loro ha un’esperienza di servizio da 0 a 4 anni, la gran ha un’età compresa tra i 22 e i 50 anni e 58 sono laici\che, provenienti dalle 16 Delegazioni Caritas regionali, in prevalenza dal Triveneto, Campania e Calabria. Sono le regioni in cui, nell’ultimo anno, le Caritas hanno avuto un ricambio maggiore di direttori e membri delle equipe.

Finalità del percorso. “In media, annualmente, il 10% delle attuali 218 Caritas diocesane – spiega Francesca Levroni, referente dell’Ufficio formazione e animazione di Caritas Italiana – è interessato al ricambio dei direttori. È importante far conoscere alle ‘new entry’ e ai membri delle loro equipe l’identità e i compiti della Caritas (in Italia, in diocesi e in parrocchia), oltre a sostenerli nell’acquisire le competenze necessarie per organizzare l’attività della Caritas diocesana in riferimento ai compiti e al contesto ecclesiale e civile”. In particolare, precisa la responsabile di Caritas Italiana, “fare loro acquisire la propensione a pianificare l’attività della Caritas diocesana mediante una lettura del contesto, l’individuazione di bisogni, la selezione delle priorità e il bilanciamento di tempi e risorse disponibili” e sapersi “orientare sul tema dello sviluppo di comunità e confrontarsi con alcune sperimentazioni in atto”, come anche “favorire la strutturazione di relazioni, confronto e scambio di pratiche, anche attraverso la visita a una Caritas diocesana”.

La scelta di Perugia. In riferimento a quest’ultimo aspetto, la scelta è caduta sulla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. “Scelta avvenuta – spiega Francesca Levroni – in base non ad un modello che va poi adottato, ma per l’esperienza acquisita da questa Caritas. In primis dalla peculiarità del percorso che essa è riuscita a costruire sul territorio, anche attraverso le criticità, della propria presenza sia nel saper farsi carico delle situazioni di bisogno, attivando progetti di prossimità, sia di promozione ed accompagnamento delle Caritas parrocchiali e delle opere segno e strutture di accoglienza”. Non meno importante, evidenzia ancora la responsabile di Caritas Italiana, “è la capacità di collaborazione della Caritas con le Istituzioni civili locali preposte al welfare”. Nella scelta non va trascurata, conclude Francesca Levroni, “la capacità di animazione della comunità da parte della stessa Caritas. Ad esempio quella di Perugia-Città della Pieve è riuscita ad attivare un emporio della solidarietà in un edificio condominiale”. Il riferimento è all’emporio “Don Gustavo” di Ponte Pattoli, aperto un anno fa, dopo la fase acuta della pandemia, che ha coinvolto, oltre a tante persone, anche alcune realtà imprenditoriali benefattrici.

Esperienze, progetti e testimonianze. La quattro-giorni di formazione Caritas, che avrà come location e sede delle “lezioni teoriche” l’Hotel Sacro Cuore di Perugia, da lunedì 22 maggio (ore 10) a giovedì 25 maggio (ore 13), porterà gli ospiti corsisti a visitare alcune realtà socio-caritative tra le quali il menzionato emporio “Don Gustavo”, il Centro d’Ascolto “San Giuseppe” di Bosco, il “Villaggio della Carità” di Perugia, la “Casa della Carità-Santuario della Madonna dei Bagni” di Deruta, le opere segno nel centro storico perugino: “Casa Sant’Anna dei Servitori”, “Casa San Vincenzo” e la “Mensa-Ristoro Sociale San Lorenzo” nata dalla collaborazione tra la Caritas e il Comune di Perugia. Non è un caso che tra i relatori delle quattro giornate ci siano alcuni rappresentanti delle Istituzioni civili perugine ed umbre, che animeranno la tavola rotonda sul “lavoro di rete con il territorio”. Inoltre saranno presentati alcuni progetti sulla marginalità estrema per l’accoglienza dei senza dimora e di attenzione al mondo del carcere.

Esempi concreti che testimoniano quanto “Il bene è contagioso!”, recita lo “slogan” della Caritas diocesana di Perugia scelto come titolo di questa seconda tappa del percorso di formazione di Caritas Italiana.

Crescere insieme nel servizio. “È un’occasione di grande crescita poterci confrontare con altre Caritas – commenta don Marco Briziarelli, direttore della Caritas perugina –. Camminare insieme ai fratelli che iniziano questa nuova esperienza da direttori con le loro equipe diocesane, significa avere uno sguardo esterno che diventa per tutti fondamentale per poter crescere nel servizio e nell’accompagnamento alle tante povertà e ai tanti bisogni delle nostre famiglie. Un occhio esterno è sempre fondamentale, perché è capace di vedere criticità ed opportunità che noi non riusciamo a cogliere nel nostro quotidiano. Un grande grazie lo rivolgiamo a Caritas Italiana – conclude don Marco Briziarelli – per questa opportunità che ci viene data nel conoscerci e nell’arricchirci vicendevolmente”.

Perugia – celebrato il primo anniversario della dedicazione della chiesa San Giovanni Paolo II. L’arcivescovo Ivan Maffeis: “Per essere così giovane, questo luogo è così ricco di memoria, di storia, è denso di preghiera e carico di emozioni, di luce!”

La comunità delle Parrocchie di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino di Perugia, riunite nell’Unità pastorale “San Giovanni Paolo II”, hanno celebrato, nei giorni scorsi, il primo anniversario della dedicazione della chiesa che porta il nome del grande papa polacco. Era il 15 maggio 2022 quando il cardinale Gualtiero Bassetti scelse la dedicazione di questa chiesa come ultimo atto solenne del suo episcopato perugino-pievese.

Una testimonianza inedita. I fedeli, convocati dai parroci don Fabrizio Crocioni e don Antonio Paoletti, si sono ritrovati per un triduo di ringraziamento iniziato il 13 maggio con una serata di “Parole e musica”. Fulcro di questo incontro è stata la “testimonianza inedita” di mons. Vittorio Gepponi, che ha restituito un profilo vivido e attuale del Pontefice santo. Il sacerdote, durante gli anni nei quali ha prestato servizio alla Segreteria di Stato, ha avuto modo di conoscere da vicino il pontefice e ne ha voluto ripercorrere alcuni tratti. Ha destato particolare stupore nei presenti il venire a conoscenza, come nel momento della morte di Giovanni Paolo, moltissime persone si siano convertite. Mons. Gepponi, che ha lavorato alla postulazione del papa, ha letto alcune di queste testimonianze intervallate da canti scelti fra quelli più significativi del pontificato di San Giovanni Paolo II. È stato proiettato anche un video-raccolta di foto della visita del Papa a Perugia il 26 ottobre 1986, della quale sono state fatte ascoltare le parole pronunciate in Piazza IV Novembre rivolte ai giovani.

Sport e Oratorio “GP2”. Non potevano mancare al primo anniversario lo sport e le attività oratoriali. Domenica scorsa in tanti si sono ritrovati sul campo di calcetto per il “Torneo San Giovanni Paolo II”, organizzato dal laboratorio sport dell’Oratorio San Giovanni Paolo II e terminato con una apericena organizzata dal laboratorio famiglie del “GP2”.

La luce della prima candela. Culmine delle celebrazioni, lunedì 15 maggio, è stata l’Eucaristia presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, che ha rivolto parole dense di affetto alla comunità. “La luce della prima candela di questo primo compleanno è data da una comunità viva, che spezza il pane della fraternità a partire dai sacerdoti, dai fratelli del Cammino Neocatecumenale e del Rinnovamento nello Spirito. Penso anche ai tanti giovani che qui si ritrovano. Per me rimarrà indimenticabile l’accoglienza che mi han fatto il giorno del mio ingresso in questa chiesa (era l’11 settembre 2022, giorno della sua consacrazione episcopale e presa di possesso dell’Archidiocesi, n.d.r.)”.

La testimonianza del primato di Dio. “La luce della prima candela – ha proseguito mons. Maffeis – ha il volto di una Chiesa che testimonia in questo tempo confuso il primato di Dio, della sua misericordia. Siete il luogo in cui ci si educa a rispondere con amore all’amore di Dio. Una comunità alternativa che mostra che c’è la possibilità in modo diverso, nel perdono, nell’amore gratuito. Per essere così giovane, questo luogo è così ricco di memoria, di storia, è denso di preghiera e carico di emozioni, di luce!”

La chiamata dei più piccoli sul presbiterio. La celebrazione ha visto anche la benedizione per il venticinquesimo di ordinazione del diacono Remigio Dolci, che è stato accolto da un lungo e spontaneo applauso dall’assemblea, segno di gratitudine per la sua presenza e il suo servizio. Al termine della celebrazione, mons. Maffeis ha voluto chiamare sul presbiterio tutti i bambini e ragazzi, dagli zero ai dodici anni, per una benedizione corale e particolarmente festosa.

Assisi – anniversario santuario della Spogliazione. Il Vescovo: “Questo luogo di Assisi, un vulcano di grazia in eruzione”

“Siamo nel luogo della Spogliazione di Francesco, qui su queste pietre 800 anni fa si spogliò di tutto per essere tutto di Dio e dei fratelli: questo luogo è diventato oggi un vulcano in eruzione, tanta grazia sta emergendo: qui si riflette, si prega, ci si converte, si fa economia della fraternità e si dona al mondo una speranza. Tanti stanno venendo da Francesco d’Assisi e da Carlo Acutis, vi aspettiamo per questa tre giorni di festa del santuario, tanti gli eventi, siete tutti i benvenuti”. Questo l’invito del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, lanciato dai social della diocesi assisana e del Santuario della Spogliazione, in occasione del sesto anniversario dell’inaugurazione del Santuario stesso: una tre giorni da venerdì 19 a domenica 21 maggio.
La serie di iniziative dal titolo “#Nulla di proprio. Per un mondo fraterno e solidale tra arte, musica e spiritualità” vedrà anche, sabato 20 maggio alle ore 11, rinnovarsi il premio “Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità”. I tre finalisti dell’edizione 2023 del Premio vengono tutti da paesi poverissimi – Amazzonia, Burundi e Ciad – nello spirito dell’iniziativa che mira a ispirare in modo generativo le persone con scarse possibilità economiche, in particolare i giovani al di sotto dei 35 anni e nelle regioni più povere del mondo. L’iniziativa vedrà la presenza di Chiara Amirante, fondatrice di Nuovi Orizzonti, dell’imprenditore Brunello Cucinelli, ideatore del foulard in cachemire con l’immagine della spogliazione che verrà donato al vincitore e del cardinale Luis Antonio Tagle, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione.
Nel pomeriggio di sabato, alle ore 16.30, la presentazione del libro “Francesco e i vescovi di Assisi, storia di un rapporto” di padre Felice Autieri, con la partecipazione di padre Pietro Messa, docente di storia del francescanesimo alla Pontificia Università Antonianum di Roma, del professore Nicolangelo d’Acunto, ordinario di storia medioevale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dello storico assisano Francesco Santucci e della giornalista e conduttrice tv, Safiria Leccese che modererà l’incontro. Il libro è un racconto della vita di Francesco narrato da una prospettiva inedita, quello del rapporto con i presuli della città di Assisi. Alle ore 21,15 di sabato ci sarà lo spettacolo teatrale “Il destino di una testa di legno”, ideato, scritto e musicato dai ragazzi di Assisi. Infine, domenica 21 maggio alle ore 11 la santa messa presieduta dal cardinale Lazarus You Heung-sik, prefetto del Dicastero per il Clero. La tre giorni del Santuario è organizzata dalla Fondazione diocesana Assisi Santuario della Spogliazione, con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e con il sostegno della Fondazione Perugia.
La tre giorni si aprirà venerdì 19 maggio alle ore 15 con la visita dell’onorevole Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati che verrà accompagnato dal vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, nei vari luoghi del Santuario. Il presidente Fontana porterà poi i saluti ai partecipanti alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Bianconi, dal titolo “Istituzioni, tra legalità e solidarietà” alla quale prenderanno parte Fausto Cardella, presidente della Fondazione Umbria contro l’Usura, Stefania Proietti, sindaco della Città di Assisi e don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano.

Gubbio – celebrazione della festa del patrono. “Sant’Ubaldo, figlio e maestro della pace di Dio”

La cattedrale eugubina dei santi Mariano e Giacomo ha ospitato questa mattina la solenne celebrazione per la memoria liturgica del vescovo e patrono Ubaldo, con il pontificale del suo sessantesimo successore, mons. Luciano Paolucci Bedini, e alla presenza delle autorità ceraiole e del territorio diocesano e delle delegazioni delle città gemellate con Gubbio.

Il video integrale della celebrazione

L’OMELIA DI MONS. LUCIANO PAOLUCCI BEDINI
In questo annuale appuntamento solenne insieme torniamo a rendere omaggio alla santità del nostro amato patrono. Pensare a lui, far memoria della sua vita esemplare, rendere gloria al Signore per il suo dono e celebrare la devozione di questo popolo, sappiamo bene che prima di tutto beneficia noi e risponde al dovere di non smarrire le radici buone che ci uniscono e ci alimentano.

Anche la nostra assemblea, nelle sue varie rappresentanze, stamane ci richiama all’unità e alla concordia per le quali Ubaldo ha speso la sua intera vita. Un fraterno saluto va al sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, insieme ai sindaci e ai rappresentanti dei Comuni del nostro territorio. Come anche alle autorità ceraiole e ai protagonisti della giornata di ieri. Un ringraziamento sentito va a tutti gli uomini e le donne che ieri hanno garantito la nostra sicurezza e il sereno svolgimento della manifestazione.

A questo nostro festoso tributo sentiamo uniti e presenti i fratelli delle città gemellate di Thann e di Jessup, che sono tornati finalmente a condividere con noi il gesto corale della Festa dei Ceri, con tutte le altre delegazioni amiche che ci hanno visitato e che salutiamo con letizia.

La solenne liturgia di questo giorno ci guida nel far memoria della grande figura del nostro santo. Nel ritornello al salmo responsoriale abbiamo pregato così: “Ai miei fratelli annunzierò la pace”. È evidente il legame di queste parole della Sacra Scrittura con la vita del nostro vescovo patrono. Tutta la vicenda umana e spirituale di sant’Ubaldo può essere riletta alla luce di questa espressione. Quasi il manifesto programmatico della sua vocazione di cristiano prima, di sacerdote e di vescovo poi. La pace di cui Ubaldo è testimone e annunciatore è la pace di Dio. Il dono che scaturisce dalla risurrezione di Gesù dopo la vittoria sul male e la sconfitta della morte. La pace che Gesù risorto offre ai suoi discepoli nel cenacolo, il dono che ristabilisce la comunione tra Dio e i suoi figli e l’armonia originale della creazione. L’unica pace vera e possibile perché radicata nel sacrificio di Cristo e custodita dalla fedeltà di Dio.

Quando diciamo che sant’Ubaldo è stato un uomo di pace e, che ha sempre esercitato un ruolo di pacificatore tra i suoi fratelli, facciamo riferimento alla pace di Dio e a come il nostro patrono l’ha prima di tutto accolta nella fede e poi testimoniata con tutta la sua esistenza quotidiana.

Diceva nella prima lettura il libro del Siracide: “Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni consolidò il santuario. Avendo premura di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città nell’assedio”. Queste parole descrivono bene lo stile e la perseveranza di Ubaldo uomo di pace. È nell’umile e nascosto impegno quotidiano per il bene che si costruisce e si radica la pace tra di noi. Un lavoro artigianale, lento e costante, come ci indicano i verbi che lo descrivono: riparare, consolidare, impedire le cadute e fortificare. La nostra vita sociale, le relazioni pubbliche e istituzionali, come anche quelle private e familiari, abbisognano di una cura diuturna e paziente perché non scadano e non si deteriorino. Ciò che di buono scaturisce dalla nostra creatività e dalla nostra solidarietà è soggetto al logorio e necessita di riparazioni continue per non rischiare di creare distanze invece di alleanze, di contrapporci invece che suscitare collaborazioni, di dividerci invece che unire le forze per un bene comune. L’insegnamento di sant’Ubaldo è limpido e luminoso: un popolo unito, che vive nella pace, si edifica e si custodisce solo grazie a uomini e donne che sanno dove attingere il dono della pace vera e non temono di farne lo stile della loro quotidianità.

Anche le parole dell’apostolo Paolo ci invitano a questo: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi”. La pace che Dio ci ha donato in Cristo morto e risorto va annunciata ai fratelli, e sappiamo bene che non sono quasi mai le parole a convertire i nostri cuori e di conseguenza i nostri comportamenti, ma solo la concretezza di vite trasformate dalla pace e rinnovate dal desiderio di unità e di concordia. Il Signore in sant’Ubaldo ce ne offre un esempio mirabile, e anche oggi continua a dirci: fatevi imitatori! Imitatori di chi, come il nostro vescovo santo, non si è tirato indietro da questa nobile responsabilità.

In questi nostri giorni, moderni per tante cose, eppure terribilmente vecchi per le modalità con cui troppo spesso si affrontano tra noi le tensioni e le differenze, c’è un bisogno urgente di uomini e donne capaci di gesti nuovi, liberi dagli stereotipi che portano alla divisione, capaci di generare relazioni rinnovate dall’ascolto attento, dal dialogo rispettoso e dalla sincera volontà di guardare avanti insieme, senza esclusioni, senza prevaricazioni, senza privilegi e senza arroganza. Sentiamoci in questo veri figli del nostro patrono, cerchiamo in lui la luce e la forza per fare scelte giuste e buone per tutti, invochiamo la sua intercessione e la sua custodia per non cadere nella tentazione dell’indifferenza e della irresponsabilità, specialmente davanti alle nuove generazioni che ci sono affidate, e per questo invochiamo insieme ancora una volta la potente intercessione del nostro patrono:

Santo vescovo Ubaldo,
figlio e maestro della pace di Dio,
che nella tua vita ci hai dato l’esempio
e ci hai indicato la fonte della vera pace,
fa di noi tuoi figli un popolo che ama la pace, che custodisce la pace
e che la edifica con le proprie mani.

Insegnaci a compiere ogni giorno gesti di unità,
rendici capaci di ascolto e di dialogo.
Dacci la forza per rifiutare ogni forma di violenza,
fa che impariamo l’arte della concordia.

Guidaci ancora nel paziente lavoro
di tessere relazioni fraterne e solidali, senza dimenticare nessuno,
sempre con il tuo prezioso aiuto. Amen.

+ don Lucianovescovo