Città di Castello – festa della Madonna delle Grazie

Avrà inizio mercoledì 23 agosto il Triduo di preparazione alla solennità della Madonna delle Grazie, patrona di Città di Castello e della Diocesi. i tre giorni saranno animati, con celebrazioni liturgiche e altri momenti comunitari di preghiera, da padre Luca M. Di Girolamo, frate dell’Ordine dei Servi di Santa Maria.

Nei giorni 23, 24 e 25 agosto la venerata immagine della “Madonna delle Grazie” rimarrà scoperta. Al mattino, alle ore 8.15 saranno celebrate le lodi cui seguirà, alle ore 8.30, la celebrazione della messa. Nel pomeriggio, alle ore 18, la recita del Rosario sarà animata ogni giorno da un diverso gruppo ecclesiale; alle ore 18.30 la messa sarà presieduta da p. Luca Di Girolamo. Ogni giorno i sacerdoti saranno disponibili per le confessioni dalle ore 17,30 alle ore 18,30.

Il programma del triduo prevede anche altri due momenti particolarmente significativi: la veglia di preghiera di mercoledì 23 agosto, alle ore 21, nella cappella della Madonna delle Grazie, e la tradizionale processione nella sera della vigilia, venerdì 25 agosto. La processione, presieduta dal vescovo diocesano, partirà alle 21 dal Santuario e percorrerà il seguente itinerario: Santuario di Santa Maria delle Grazie, Via delle Giulianelle, Via Campo dei Fiori, Via dei Conti, Via XI Settembre, Via Trastevere, Pomerio San Girolamo, Via della Fraternita, Via dei Fucci, Piazza Magherini Graziani, Via XI Settembre, Santuario di Santa Maria delle Grazie.

Sabato 26 agosto, giorno della festa, nel Santuario saranno celebrate le lodi mattutine alle ore 7.30. A partire dalle ore 8 e fino alle ore 11 sarà celebrata una messa a ogni ora. Alle ore 17.30 è prevista la celebrazione dei vespri solenni, cui seguirà, alle ore 18.30, la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo diocesano, mons. Luciano Palucci Bedini, e animata dalla Corale “Marietta Alboni” e dalla Confraternita di Santo Spirito. Sarà presente, in forma ufficiale, il gonfalone del Comune di Città di Castello con una rappresentanza istituzionale.

La venerata immagine della “Madonna delle Grazie” fu dipinta da Giovanni di Piamonte (collaboratore di Piero della Francesca) nel 1456, come risulta dal cartiglio raffigurato sulla tavola. La Vergine Maria è rappresentata nell’atto di indicare al Figlio, che tiene fra le braccia, Città di Castello, invocando così la benedizione divina sugli abitanti; ai lati della Vergine con il Bambino sono raffigurati i santi Florido (vescovo di Città di Castello e patrono della Diocesi, insieme a sant’Amanzio sacerdote) e Filippo Benizi. Per custodirla venne eretto, alla fine del XV secolo, un oratorio attiguo alla chiesa, che con le modifiche apportate negli anni ’70 del XIX secolo è divenuto cappella laterale della chiesa stessa. L’edificio venne edificato a partire dal 5 febbraio 1306 dai frati Servi di Maria, che trasferirono qui il loro primitivo convento eretto fuori le mura nel 1255. A seguito della soppressione degli Ordini religiosi da parte del nascente Stato italiano (in Umbria avvenuta già nel 1860), la chiesa venne affidata alla Compagnia della Madonna delle Grazie, che ha assicurato la continuità del culto. Dopo un ritorno dei frati dal 1951 al 1962, la chiesa è divenuta parrocchiale l’1 gennaio 1963 ed è oggi retta dal clero diocesano. La “Madonna delle Grazie” fu proclamata patrona da Città di Castello da parte del Comune nel 1783, con un provvedimento in seguito riconosciuto anche dall’autorità ecclesiastica.

Assisi – riapertura della chiesa di San Bartolo

La chiesa di San Bartolo a Correggiano di Assisi torna al suo antico splendore dopo i lavori di restauro. Per festeggiare la riapertura del piccolo edificio di culto, che fa parte della parrocchia di San Rufino, giovedì 24 agosto alle ore 18, in occasione della festa di San Bartolomeo, ci sarà la recita del santo rosario e a seguire la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino e animata da “Insieme Vocale Commedia Harmonica”. L’intervento, finanziato con i fondi dell’8×1000, ha riguardato lavori strutturali e di consolidamento.

La storia
La chiesa di San Bartolo, abbreviazione di San Bartolomeo, dal Santo a cui è intitolata, nasce per la necessità dei monaci benedettini ed è conosciuta fin dal 1088. In un documento del papa Innocenzo III al vescovo Guido di Assisi del 1198 circa, è nominata la chiesa di San Bartolomeo di Ursano o Orzano, più tardi chiamata di Correggiano, nome che potrebbe derivare dal vocabolo Corejano, dove nel 1291 è segnalato un oliveto. Il nome Correggiano potrebbe anche derivare dal fatto che probabilmente in tempo precristiano questo terreno avesse un tempio dedicato a Giano, per cui si passerebbe da Colle di Giano, Collis Iani, Coriani, Correjani, Correggiano. Nel 1543 i canonici di San Rufino affittano in San Bartolo di Correggiano della terra e questa rimarrà di loro proprietà. Quando monsignor Palmerini farà la visita pastorale nel 1718, troverà la chiesa ben tenuta e provvista del necessario, mentre la terra che possiede rendeva bene tra grano, vino, olio ecc.

La struttura
La facciata della chiesa è in pietra rosa locale e conserva i caratteri romanici.
Il potale ha un architrave in travertino ed è sormontato da una lunetta in pietra bianca e rossa dove un tempo probabilmente era dipinta l’immagine di San Bartolomeo. L’interno a navata unica non conserva più nulla dell’originaria struttura ed è priva di decorazione. Un elemento molto interessante che è stato conservato nel restauro è il lavello senza rubinetto collocato nell’area dell’abside. Il termine tecnico per indicarlo è “sacrarium” ed era utilizzato per il corretto smaltimento degli elementi sacri, come per esempio l’acqua che contiene un’ostia consacrata magari caduta (veniva fatta disciogliere in acqua), l’acqua usata per lavare i vari tessuti usati nelle liturgia (i corporali, i teli usati nelle unzioni sacre).

Spoleto – Norcia: il consiglio presbiterale sulla riorganizzazione pastorale della diocesi

I diciassette membri del Consiglio Presbiterale di questa Archidiocesi, come da loro competenza specifica, aiutano e sostengono il Vescovo nel guidare e servire la vita della Chiesa diocesana, manifestando così la corresponsabilità pastorale dell’intero presbiterio (di cui sono espressione) con il Vescovo, per il bene di tutte le comunità sparse sul territorio.
La recente riorganizzazione pastorale delle parrocchie e il conseguente trasferimento di alcuni sacerdoti ad altro ministero, hanno destato commenti, valutazioni e giudizi non sempre rispettosi delle persone e della verità, arrivando anche a ferire gravemente la comunione ecclesiale.

In questi ultimi anni, il Vescovo aveva chiesto ai Parroci e agli operatori pastorali un più intenso impegno di corresponsabilità e collaborazione, costituendo zone pastorali chiamate Pievanie, che abbiamo imparato a conoscere e a vivere nel tempo. La vita pastorale delle nostre comunità ha sperimentato così alcuni risvolti positivi ed entusiasmanti, nati proprio dal vivere esperienze dal nuovo sapore ecclesiale, fatto di sinergie, di evangelizzazione, di carità e di missionarietà.
La morte improvvisa di due sacerdoti in attività, ci ha posti dinanzi alla scarsità di clero e abbiamo compreso come la presenza presbiterale e pastorale necessitasse di un intervento coraggioso non più rimandabile, e che soprattutto potesse generare nuove dinamiche comunitarie per il presente e per il futuro.

Ripercorrendo alcune delle ultime lettere pastorali del nostro Arcivescovo, che in questi ultimi anni ci hanno preparato a questo momento di svolta, sottolineiamo un passaggio significativo che sintetizza la nostra riflessione: «È venuto il momento – ed è già tardi – di immaginare e mettere in atto delle forme di presenza pastorale coraggiose e innovative, reinterpretando il concetto di parrocchia, il ministero del parroco e degli operatori pastorali, le modalità dell’evangelizzazione… lasciando alle spalle il retaggio di tempi passati e concentrando le forze su alcune esperienze capaci di imprimere un indirizzo alla vita».

Senza dimenticare le parole raccomandate da Papa Francesco al nostro pellegrinaggio diocesano, il 20 maggio scorso: «Rinnovare la pastorale richiede scelte, e le scelte devono partire da ciò che più conta. Non abbiate paura di aggiornare le modalità dell’evangelizzazione, la catechesi, il ministero del parroco e il servizio degli operatori pastorali, per passare da una pastorale di conservazione, dove ci si aspetta che la gente venga, a una pastorale missionaria, dove ci si allena a dilatare il cuore all’annuncio, uscendo dalle “introversioni pastorali”».

Mossi dall’amore per la nostra Chiesa diocesana e dal desiderio di realizzare in questo tempo il bene possibile nelle nostre comunità, nei mesi scorsi i membri di questo Consiglio hanno riflettuto con il Vescovo sul modo più opportuno di attuare quanto oggi lo Spirito Santo chiede alla nostra Chiesa spoletana-nursina e insieme hanno definito l’attuale struttura pastorale, mentre ciascuno ha rimesso nelle sue mani il proprio mandato di parroco per favorire una più efficace distribuzione dei sacerdoti sul territorio. In tal modo essi potranno condividere fraternamente il proprio ministero presbiterale, coadiuvati da gruppi di laici formati e motivati a cui va la nostra fiducia per un annuncio del Vangelo rinnovato e vivace in tutte le comunità. Il nuovo assetto pastorale nasce dunque da questo percorso, condiviso nell’Assemblea del Clero a Verchiano avvenuta il 16 giugno scorso e dal dialogo personale che l’Arcivescovo ha avuto con ognuno dei preti nel tempo pasquale.

Coraggio! Il Signore risorto cammina con noi, suggerisce vie nuove e prepara doni preziosi di grazia e bellezza evangelica. A tutti e a ciascuno il compito di impegnarsi con generosità in questa nuova esperienza ecclesiale e di accogliere con sapienza quanto ci verrà donato.

Perugia – morte di mons. Luciano Tinarelli, parroco emerito di Monteluce, già pro-vicario generale, decano del Clero diocesano, dall’«animo profondamente sacerdotale»

Nella tarda serata del 17 agosto, Il Signore Gesù ha chiamato a sé mons. Luciano Tinarelli, parroco emerito di Monteluce in Perugia e decano del Clero diocesano (il sacerdote più anziano, da pochi mesi aveva compiuto 97 anni). L’arcivescovo mons. Ivan Maffeis, appresa la notizia della morte di don Luciano, si è raccolto in preghiera ricordando gli ultimi incontri avuti con lui e soprattutto «l’animo profondamente sacerdotale che lo contraddistingueva nonostante la sua età».
Sarà lo stesso mons. Maffeis a presiedere le esequie di don Luciano nella chiesa parrocchiale di Monteluce, sabato 19 agosto, alle ore 10. La cara salma verrà poi tumulata nella tomba di famiglia. Come annunciato dall’attuale parroco di Monteluce, don Nicola Allevi, oggi pomeriggio (venerdì 18 agosto), alle ore 16, la salma di don Luciano verrà esposta nella chiesa parrocchiale e recitato il santo rosario e alle ore 21 la preghiera del vespro.

Don Luciano era nato a San Mariano di Corciano il 4 marzo 1926 e ivi battezzato il 25 marzo dello stesso anno. Dopo aver compito gli studi liceali presso il Seminario arcivescovile di Perugia e quelli teologici al Seminario regionale di Assisi, viene ordinato presbitero nella cattedrale di San Lorenzo il 10 luglio 1949 dall’arcivescovo mons. Mario Vianello, contestualmente continua, a Roma, gli studi in diritto canonico. Svolge numerosi incarichi in diocesi nel corso degli anni: lavora presso il Tribunale ecclesiastico, è prefetto nel Seminario arcivescovile, cappellano a Mercatello e successivamente nella parrocchia cittadina di Sant’Andrea in Porta Santa Susanna, consulente dell’Ufficio amministrativo diocesano e delegato dell’arcivescovo presso il Consiglio di amministrazione della Diocesi. Nel triennio 1972-1975, l’arcivescovo Ferdinando Lambruschini lo nomina anche pro-vicario generale. Il primo maggio 1967 viene nominato parroco di Monteluce.

Il ricordo del vicario generale. «Don Luciano era un uomo di vasta cultura e di profonda anima e dedizione pastorale – commenta don Simone Sorbaioli, vicario generale dell’Archidiocesi –. Nella “sua” Monteluce ha espresso per oltre 50 anni tutto il suo valore in un’opera instancabile di catechesi, formazione laicale, fondazione e cura dell’oratorio e proficua collaborazione con le Istituzioni civile della città di Perugia. Come non ricordare che anche il Venerabile Vittorio Trancanelli, medico perugino del quale è in corso la causa di canonizzazione, ha frequentato e collaborato per lungo tempo la parrocchia di Monteluce animata e guidata da don Luciano».
«Nel 2016, per raggiunti limiti di età – ricorda don Simone Sorbaioli –, don Luciano lascia la guida della parrocchia, continuando tuttavia a dare testimonianza di un sacerdozio umile e operoso al servizio della sua gente. Si è spento serenamente sotto il peso dei suoi 97 anni, dopo qualche giorno di ricovero in ospedale, nella casa canonica di Monteluce, dove tanti ex parrocchiani si sono radunati per recitare il rosario e accompagnare nella preghiera l’anima di don Luciano tra le braccia misericordiose del Padre Celeste, riconoscenti dell’amore che ha dispensato come uomo e come sacerdote a generazioni di perugini non solo residenti nel quartiere di Monteluce».

Norcia – riaperta al culto la prima chiesa dopo il terremoto nel nursino quella di S. Michele Arcangelo nella frazione di Cortigno.

A Cortigno di Norcia – paese situato a 1200 metri di altitudine e 22 km di distanza dal capoluogo, denominato la “Terrazza sugli appennini” in quanto da esso si vedono le più importanti cime del Lazio, dell’Abruzzo, dell’Umbria e delle Marche – il 15 agosto 2023 è stata una bella giornata di festa. Dopo sette anni dai terremoti del 2016, infatti, è stata riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, accolto al suo arrivo a Cortigno da un prolungato applauso. Col Presule ha concelebrato il parroco della zona pastorale di Norcia don Marco Rufini. Presente il sindaco facente funzione di Norcia Giuliano Boccanera e molti fedeli. A Cortigno, stabilmente, vivono 12 persone; in estate, però, la frazione si riempie di quanti hanno lì le origini ma per motivi di lavoro vivono altrove. Da sottolineare che la chiesa di Cortigno è la prima nel territorio comunale di Norcia ad essere stata riaperta dopo i terremoti del 2016.

I lavori. «Sono lieto di essere qui nel giorno dell’Assunta – ha detto mons. Boccardo all’inizio della Messa – in cui ritroviamo questa chiesa ricca di fede e di arte. Grazie a quanti hanno reso possibile questa operazione non semplice». E il pensiero è andato all’ufficio tecnico della Diocesi diretto dal geom. Simone Desantis, ai progettisti architetto Fabrizio Altieri e ingegnere Fabio Iambrenghi, alla ditta R.B. s.r.l. di Gualdo Cattaneo (subentrata in corso d’opera, per vari motivi, alla ditta Cricchi, ndr), alla restauratrice delle opere d’arte Emanuela D’Abbraccio, agli abitanti, in particolare a Triante Angeli, che sono stati un costante pungolo per la riapertura della chiesa. Per effettuare i lavori di consolidamento sono stati necessari circa 64.000,00 euro: 48.226,44 giunti dalla struttura del Commissario Straordinario alla Ricostruzione e circa 15.000,00 euro di cofinanziamento dell’Archidiocesi. L’Arcivescovo ha anche riconsegnato tutte le opere d’arte che si trovavano nella chiesa prima del terremoto e che erano ricoverate al deposito del Santo Chiodo di Spoleto: manca all’appello solo la statua di S. Michele Arcangelo che è in restauro a Venaria Reale (TO).

L’omelia dell’Arcivescovo. Mons. Boccardo ha sottolineato che la solennità dell’Assunta «ci ricorda che la nostra vita, per quanto bella e ricca di successi, arriverà alla fine. Questo non ci deve rendere mesti, ma pronti a fare i conti con la realtà. Perché verrà il giorno in cui le maschere, i titoli e le divise non serviranno. Quello sarà il giorno della verità. E dobbiamo prepararci a quel giorno essendo persone serie, valutando bene ciò per cui impegnarsi e sacrificarsi. Nulla nella vita è magico, ognuno è costruttore del suo presente e del suo futuro; nulla avviene gratuitamente, le grandi mete si raggiungono col sacrificio, cadendo e rialzandosi». Poi, un pensiero alla riapertura della chiesa: «Ci rallegriamo per questa chiesa che ritroviamo. É un bel segnale per dire che le comunità più piccole della nostra Archidiocesi non sono meno importanti di quelle che si trovano nelle città. È bello venire qui e raccontare al Signore la nostra storia e attingere da questo altare la forza per ripartire».

Il ringraziamento del parroco. Don Marco Rufini al termine della Messa ha ringraziato l’Arcivescovo: «Grazie a lei Eccellenza perché ha accolto pazientemente le “pungolature” della gente e molto si è adoperato per giungere a questa giornata. La riapertura della chiesa di Cortigno ci dice che la storia di questa terra ferita dal terremoto riparte dalle periferie. Il luogo che riapriamo al culto ci aiuti ad essere ogni giorno più comunità, consapevoli che ciò ci unisce, anche oltre le distanze, è la preghiera».

Spoleto – celebrazioni per la solennità dell’Assunta. Mons. Boccardo ha richiamato la dignità inviolabile di ogni persona, fatta “a immagine e somiglianza di Dio”, qualunque sia la razza, il colore e la religione

“Bella al sol quando d’oro ammantata … Ave o pura Regina dei Santi … a Spoleto ti dava un guerrier”. A Spoleto, dal 13 al 15 agosto 2023, nelle celebrazioni per le solennità dell’Assunta, ha risuonato ancora una volta l’inno alla Santissima Icone. Celebrazioni che sono state presiedute dall’arcivescovo Renato Boccardo e si sono tenute nella Basilica Cattedrale.

Atto di affidamento. La sera di domenica 13 agosto c’è stato il solenne atto di affidamento a Maria della Diocesi e di tutte le comunità che la compongono. Ciò è avvenuto nel cuore dell’anno giubilare (ottobre 2022-ottobre 2024, ndr) indetto per l’825° anniversario del Duomo spoletino e nella solennità dell’Assunta, titolare proprio della Cattedrale e patrona dell’Archidiocesi. «L’anno del Giubileo – afferma mons. Boccardo – ha visto nei mesi scorsi il pellegrinaggio delle diverse categorie del popolo di Dio in Duomo: prego e spero che i diversi incontri e le liturgie celebrate abbiano contribuito e ancora contribuiscano a rafforzare il legame di appartenenza e dedizione dei credenti alla Chiesa locale. Questa sera affideremo alla Vergine le intenzioni, le urgenze, le paure e le difficoltà, le domande e le speranze di ciascuno». Ogni parrocchia era rappresentata dai rispettivi parroci e da una delegazione di fedeli. Al centro del presbiterio c’era la Santissima Icone donata a Spoleto da Federico Barbarossa nel 1185 in segno di pace e riconciliazione dopo che aveva distrutto la città; la tradizione afferma che sia stata dipinta da S. Luca ed è annoverata tra le immagini mariane del tipo della Paraklisis o della “intercessione”. Vescovo, presbiteri e fedeli hanno affidato ad essa, in modo particolare, la Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia affinché – ha detto mons. Boccardo – «la sua bellezza non sia offuscata mai da un cristianesimo rassegnato e smorto; trasparente al Vangelo, assuma con coerenza ed entusiasmo la missione di annunciare, celebrare e servire il tuo Figlio Gesù, via, verità e vita del mondo».

Processione da S. Gregorio al Duomo. La sera del 14 agosto c’è stata la processione da S. Gregorio al Duomo con la Santissima Icone. Giunti davanti al Portico della Cattedrale, la processione si è fermata e i portatori della SS.ma Icone si sono collocati sotto il Portico, a lato della Porta Santa. Dopo una preghiera dell’Arcivescovo, c’è stato l’ingresso in Duomo dalla Porta Santa: prima mons. Boccardo, poi il clero e i fedeli, infine la Santissima Icone. Intanto la corale cantava l’inno “Bella al sol”.

Solenne pontificale. La mattina del 15 agosto mons. Boccardo ha presieduto il solenne pontificale dell’Assunta in Duomo. Presente il voce sindaco della Città Stefano Lisci. Nell’omelia il Presule ha detto che «Dio ci ha dato Maria come modello e come aiuto affinché comprendiamo che la meta del nostro cammino e il nostro destino è la vita di Dio, là dove sarà raccolto ed esaltato il tutto della nostra fragile ma nobile umanità. La realtà di questo corpo destinato ad una pienezza di vita e di gloria richiama ancora una volta la dignità inviolabile di ogni persona, fatta “a immagine e somiglianza di Dio” (cf Gen 1, 27), qualunque sia la razza, il colore e la religione. E sottolinea la responsabilità che incombe su ogni uomo e donna di buona volontà nei confronti dei suoi simili. Abbiamo ogni giorno davanti agli occhi la disperazione e le tragedie di tanti profughi e migranti, costretti a lasciare la propria casa e il proprio Paese in cerca di libertà e sicurezza per sé e per i propri figli. Destano pertanto preoccupazione e sconcerto, insieme a viva riprovazione, parole e atteggiamenti di persone e comunità ecclesiali e civili che, anche sul nostro territorio, rasentano l’intolleranza e il razzismo quando si tratta di assicurare una regolata accoglienza e dare volto e mani al dovere della solidarietà e della cura nei confronti di ogni fratello e sorella in umanità. Come se i “buoni” stessero necessariamente da una parte (la nostra), e i “cattivi” fossero automaticamente quelli che vengono da fuori. A me e a tutti ricordo, senza ulteriori commenti, la parola severa di Gesù: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me» (Mt 25, 45). Non dimentichiamo che Dio glorifica chi lo ha glorificato in vita mediante il suo corpo, cioè con le opere generate dalla fede e che manifestano la fede, come ha fatto Maria». Al termine della Messa c’è stata la tradizionale benedizione alla Città di Spoleto dalla loggia centrale della Cattedrale.

Spoleto – celebrazioni per la solennità dell’Assunta

Dal 13 al 15 agosto 2023 l’Archidiocesi è in festa per la solennità dell’Assunta nel Giubileo della Basilica Cattedrale. Clicca sulla foto a sinistra per visionare il programma. La novità di quest’anno è l’appuntamento del 13 sera con l’atto di affidamento a Maria. Scrive a tal proposito l’Arcivescovo: «L’anno del Giubileo ha visto nei mesi scorsi il pellegrinaggio delle diverse categorie del popolo di Dio alla Cattedrale di Spoleto: prego e spero che i diversi incontri e le liturgie celebrate abbiano contribuito e ancora contribuiscano a rafforzare il legame di appartenenza e dedizione dei credenti alla Chiesa locale. La solennità dell’Assunta, titolare della Basilica e patrona dell’Archidiocesi, mi sembra offrire l’occasione propizia per pronunciare – nel cuore dell’Anno Giubilare – un solenne e corale Atto di Affidamento delle nostre comunità e della Diocesi tutta alla Vergine Maria. Tante sono le intenzioni, le urgenze, le paure e difficoltà, le domande e le speranze da affidare al cuore della Madre».

Spoleto – solenne Atto di affidamento della Diocesi alla Vergine Maria nell’anno giubilare

Domenica 13 agosto 2023 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto un solenne atto di affidamento a Maria della Diocesi e di tutte le comunità che la compongono. Ciò è avvenuto nel cuore dell’anno giubilare indetto per l’825° anniversario del Duomo spoletino e nella solennità dell’Assunta, titolare proprio della Cattedrale e patrona dell’Archidiocesi.

«L’anno del Giubileo – afferma mons. Boccardo – ha visto nei mesi scorsi il pellegrinaggio delle diverse categorie del popolo di Dio in Duomo: prego e spero che i diversi incontri e le liturgie celebrate abbiano contribuito e ancora contribuiscano a rafforzare il legame di appartenenza e dedizione dei credenti alla Chiesa locale. Questa sera affideremo alla Vergine le intenzioni, le urgenze, le paure e le difficoltà, le domande e le speranze di ciascuno». Ogni parrocchia era rappresentata dai rispettivi parroci e da una delegazione di fedeli. Al centro del presbiterio c’era la Santissima Icone donata a Spoleto da Federico Barbarossa nel 1185 in segno di pace e riconciliazione dopo che aveva distrutto la città; la tradizione afferma che sia stata dipinta da S. Luca ed è annoverata tra le immagini mariane del tipo della Paraklisis o della “intercessione”. Vescovo, presbiteri e fedeli hanno affidato ad essa, in modo particolare, la Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia affinché – ha detto mons. Boccardo – «la sua bellezza non sia offuscata mai da un cristianesimo rassegnato e smorto; trasparente al Vangelo, assuma con coerenza ed entusiasmo la missione di annunciare, celebrare e servire il tuo Figlio Gesù, via, verità e vita del mondo». La diocesi spoletana-nursina è arrivata a questo solenne atto di affidamento “fresca” della riforma della presenza e dell’azione pastorale sul territorio con il passaggio da 71 parrocchie a 16 Pievanie LEGGI QUI. E alla Vergine è stata chiesta la sua potente intercessione per questo rinnovato slancio missionario, per far sì che «le nostre Pievanie – ha detto il Presule – diventino luogo e strumento di vita fraterna, affinché la gioia della Buona Novella sia da tutti conosciuta, esperimentata e amata».

FOTO-GALLERY

Assisi – festa di San Rufino. Monsignor Sorrentino: “Tante criticità, a cominciare dalla crisi della famiglia, occorre uno scatto di entusiasmo”

“La festa di San Rufino ci porta all’attualità. Ci interroga. Ci chiede se siamo una comunità che si arrende alla stanchezza, che guarda stupita agli eventi che la segnano senza capacità di reazione, quasi arrendendosi a una prospettiva di estinzione. San Rufino ci dice, con il suo martirio, che invece la primavera è già seminata. E per sempre”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, durante il Pontificale da lui presieduto sabato 12 agosto per la solennità di San Rufino, patrono della Città di Assisi e della diocesi. Alla solenne celebrazione nella cattedrale assisana erano presenti le autorità civili e militari, il clero diocesano e tanti fedeli.

“Abbiamo la grazia di avere come patrono il fondatore di questa Chiesa. Colui che con la sua parola, la sua vita e il suo sangue ha tracciato la via sulla quale essa ha camminato per secoli. Non tutte le Chiese hanno per patrono il fondatore. È un privilegio che ci fa sentire comunità che cammina nel tempo, nell’unità tra le generazioni che si avvicendano”, l’incipit dell’omelia. Nel ricordare che “Assisi è ricca di cultura pre-cristiana”, Sorrentino ha sottolineato come “è con il passaggio a quella cristiana che c’è stato un salto di qualità: la qualità che veniva ormai non da uomini, ma da Dio stesso. E noi oggi vogliamo dire a San Rufino che egli non è morto invano. Che il sangue versato per noi ha prodotto frutti. E non soltanto i frutti eminenti di santità che, soprattutto con Francesco, Chiara e oggi il beato Carlo, rendono questa città un’attrazione per la Chiesa universale. Ma anche la santità nascosta, quella della ‘porta accanto’, come la chiama papa Francesco, che ha contraddistinto tante generazioni di persone devote, coerenti, umili, che hanno trovato nella fede il senso della vita”.

Non mancano però le criticità: “L’era internet – ha continuato il vescovo – sta riplasmando i nostri pensieri, i nostri costumi, i nostri rapporti”, senza dimenticare “ciò che sta avvenendo nel mondo della famiglia, il piccolo mondo da cui tutto dipende. Siamo ormai in un tempo in cui il valore stesso dell’amore di coppia, che si fa per sempre anche amore genitoriale, capace di indissolubilità e di fecondità, è messo radicalmente in questione. Non sappiamo dove questa crisi dell’istituto matrimoniale ci porterà, ma certamente, se non c’è un’inversione di rotta, non ci porterà verso il bene”. Monsignor Sorrentino si è soffermato poi sul “prossimo tratto del cammino pastorale, incentrato sul tema della carità faremo un’applicazione che avrà come ambito la ‘polis’, la città in tutte le sue espressioni. Parleremo, il 9-10 settembre prossimo, di carità politica, di un amore che, proprio per essere l’amore di Cristo a noi trasmesso da san Rufino, non può essere il piccolo amore dei nostri sentimenti personali espressi in maniera individuale e verso singole situazioni di bisogno, ma deve diventare un amore a tutto campo. Occorre uno scatto di entusiasmo, che parte dal coraggio di guardare in faccia la realtà, ma soprattutto di fissare gli occhi su Cristo”.

Le celebrazioni per San Rufino, cominciate venerdì sera con la veglia di preghiera, la processione e la benedizione della città, vanno avanti nel pomeriggio del 12 agosto con la santa messa delle ore 18 e il concerto delle 21 in cattedrale, a cura della Cappella musicale di San Rufino.

Assisi – festa di Santa Chiara. Il cardinale Ferrer: “Chiara, esempio della bellezza di Cristo”

“Santa Chiara vergine e povera, nata da una famiglia aristocratica si unisce ai frati minori della chiesetta della Porziuncola, vestita col sacco della penitenza, divenendo, nelle parole di Papa Benedetto XVI, vergine sposa di Cristo umile e povero, affascinata dall’amore per Cristo che, bellezza della sua divina persona, riempie il suo cuore”. Lo ha detto il cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto emerito del Dicastero per la dottrina della fede, nel corso della celebrazione eucaristica da lui presieduta in occasione della solennità di Santa Chiara di Assisi. Nella grande Basilica autorità civili e militari e moltissimi fedeli hanno preso parte alla festa dell’umile compagna di San Francesco di cui, l’11 agosto, si ricorda la memoria liturgica. Nella sua omelia il cardinale Ladaria Ferrer ha sottolineato le virtù e i carismi di Santa a Chiara. “Chi ha a che fare con Dio – ha detto – conosce i paradossi: Chiara non fa eccezione e ricorre alle contraddizioni per descrivere il suo sposo: dice, amandolo siete casta, toccandolo sarete pura, lasciandovi possedere da lui siete vergine. Ha conosciuto Cristo e Cristo occupa la totalità del suo essere. Questa totalità si è impossessata di Chiara con luce interiore che le ha permesso di conoscere la gloria di Dio. Come San Francesco attraverso la contemplazione, che lei afferma essere un esercizio che ristora. Ma la pianticella di San francesco è consapevole che la bellezza con cui il Signore si è impossessato di lei – ha continuato ancora – non viene da essa: le gemme e i ricami sono frutto della virtù con la quale lo sposo l’ha adornata, prima di sposarla. Questa dimensione sponsale si concretizza in Chiara nella sua conformazione a Cristo povero: il linguaggio mistico e sponsale in cui si muoveva non le impediva al contrario di scendere in esercizio pratico delle virtù. Come tutte le sante e i santi mistiche della cristianità non è una mistica senza opere: le opere sono il decantatore della vera mistica. Santa Chiara non fa eccezione: in Cristo, dirà lei, rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità.

Chiara è attratta dall’amore di Cristo, la cui benignità sazia, la cui soavità ricolma, il cui ricordo risplende soavemente, al cui profumo morti torneranno in vita, la cui visione gloriosa renderà beati tutti i cittadini della celeste Gerusalemme. In lei e in altre donne sante, la Chiesa tutta per mezzo della mistica vocazione nuziale delle vergini consacrate, appare ciò che sarà la sposa bella e pura di Cristo, come diceva Benedetto XVI”. Al termine della santa messa il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino e il ministro provinciale dei Frati minori di Umbria e Sardegna, padre Francesco Piloni, hanno ringraziato il cardinale per la sua presenze e le belle parole espresse su Santa Chiara e la centralità di Cristo.