Perugia – il musical “Il figlio prodigo” a sostegno della campagna “Una spesa per tutti” degli Empori Caritas.

Dopo il concerto dello scorso luglio con la meravigliosa musica di Fabrizio de André – PFM Tour Falsi d’autore 1979, a sostegno dei progetti socio-caritativi promossi dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, venerdì 15 settembre, alle ore 21, presso l’Auditorium “Don Nello Palloni” della chiesa di San Barnaba (zona via Cortonese di Perugia), andrà in scena il musical “Il figlio prodigo”. Protagonisti i giovani della comunità parrocchiale di San Giovanni Battista in Ferro di Cavallo. L’ingresso è libero e le offerte raccolte dagli organizzatori saranno devolute alla campagna “Una spesa per tutti” dei cinque Empori della Solidarietà attivati dalla Caritas in collaborazione con le parrocchie delle aree più sensibili del territorio diocesano.

Giovani al servizio dei poveri. Dalla Caritas perugina, attraverso il suo direttore don Marco Briziarelli, giunge «un grandissimo grazie a questi ragazzi per il regalo che faranno a tante famiglie che vivono momenti difficili. Incontrare arte, giovani e solidarietà – commenta don Briziarelli – è un mix veramente importante e bello. So che i ragazzi hanno lavorato molto per prepararsi a questo musical, portandolo con successo in varie location. E per noi è una grandissima gioia, che ci riempie il cuore, sapere che sono giovani desiderosi di donare la loro arte, la loro fatica mettendole al servizio dei poveri».

Una carezza della Provvidenza. «Tutto il ricavato di questo musical con ingresso ad offerta andrà a sostegno dei nostri cinque Empori della Solidarietà. Siamo vivendo un momento critico, perché i rincari delle materie prime ci stanno mettendo a dura prova. Stiamo facendo fatica ad avere nei nostri empori i beni primari da poter mettere a disposizione alle 1.827 famiglie che vengono a fare la spesa gratis. La scelta di supportare questo progetto diventa una grandissima carezza di Dio da parte di questi giovani, una carezza della Provvidenza. Da noi un grazie profondo a tutti coloro che parteciperanno e vi aspettiamo numerosi per vivere insieme questo spettacolo donato dai giovani in cui si uniscono arte e solidarietà».

La storia di tante famiglie. A spiegare il messaggio che l’iniziativa vuole veicolare è Federico Fiorucci, animatore della Parrocchia di Ferro di Cavallo. «“Il figlio prodigo” è il musical che parla di noi, è la storia di tante famiglie con figli che si ribellano ai genitori e di quelli che non lo fanno ma solo per senso del dovere quando, spesso, per loro un senso neanche ce la più. È la storia dei genitori che sono in bilico di lasciare andare i figli, consegnarli alla vita, o trattenerli per preservare la loro stessa vita».

Perdono e misericordia. «Intorno a questa famiglia – prosegue Fiorucci – si muovono complici o antagonisti tutti quelli che con la famiglia, a vario titolo, hanno a che fare componendo e tessendo le relazioni sociali. Sono amici, colleghi, datori di lavoro, compagni di viaggio, ma anche finti amici. In questo musical originale, che nasce durante la pandemia in cui sono state scritte molte delle canzoni che arricchiscono la tessitura del musical stesso, si raccontano tutti i contrasti e le sfaccettature dell’animo: l’allegria, i tradimenti, lo sballo, la solidarietà, l’indifferenza, l’amore e, primi fra tutti, il perdono e la misericordia».

Protagonisti del cambiamento. «Lo raccontano – precisa sempre Fiorucci – i giovani del quartiere perugino di Ferro di Cavallo, che animano già a vario titolo e ruoli la comunità parrocchiale e hanno lavorato per un anno con dei coach per il canto, il ballo, la recitazione e che li hanno aiutati a diventare in piccolo, sempre in maniera improvvisata ed artigianale ma molto vera, degli attori, dei cantanti, dei ballerini. Il regista di tutto è Dio, che silenzioso ma presente, dirige questo contemporaneo ritratto di relazioni umane che è specchio delle relazioni fra l’uomo, Dio e il suo prossimo ed in cui, alla fine, siamo chiamati a guardare dentro di noi e spesso a cambiare perché il motto, lo slogan è proprio la possibilità a dare vita ad un cambiamento di noi stessi per diventare sempre più simili a quel padre misericordioso che è il vero protagonista della storia».

Perugia – celebrata la festa diocesana della Madonna delle Grazie in cattedrale. Conferito il Pallio all’arcivescovo mons. Ivan Maffeis dal Nunzio apostolico mons. Emil Paul Tscherring

«Abbiamo celebrato e ringraziato insieme il Signore, via e verità ultima, pienezza della nostra esistenza. In Lui troviamo la pace, nella sua Parola, nel pane dell’Eucaristia, nella sua Croce, nei fratelli, a partire dai più poveri, bisognosi e sofferenti». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il pomeriggio del 12 settembre, a conclusione della celebrazione eucaristica della Festa diocesana della Madonna delle Grazie. Celebrazione in cui è stato ricordato il primo anno di episcopato di mons. Maffeis e conferito allo stesso presule il Pallio degli arcivescovi metropoliti dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherring, alla presenza dei vescovi delle Diocesi della Metropolia, di numerosi sacerdoti e diaconi e di diversi rappresentanti delle Istituzioni. Mons. Maffeis, in occasione della festa mariana, ha donato alla comunità diocesana la sua prima Lettera pastorale dal titolo: “Il coraggio del passi”.

Rivolgendosi al rappresentante del Papa, ringraziandolo, mons. Maffeis ha detto: «la sua presenza, prima e più ancora del Pallio, è sigillo della nostra comunione con il successore di Pietro, il Santo Padre Francesco. Grazie ai confratelli nell’episcopato, in ognuno di noi risuona la voce delle nostre Chiese particolari, ma è soltanto insieme, nella comunione e nella collegialità, che possiamo camminare sulla via del Vangelo. Grazie a questo Popolo Santo, ad ogni sacerdote, perché io vi considero la mia famiglia … Grazie per avermi accolto come vostro Pastore, grazie per il legame di fraternità con cui ci aiutiamo a metterci in ascolto di quanto oggi lo Spirito e la Chiesa ci suggeriscono per renderci testimoni dell’Amore di Dio in questo nostro contesto. Grazie alle persone che operano spesso con mille difficoltà nelle nostre Istituzioni civili e militari… Grazie ai rappresentanti della scuola, dell’università, della sanità, del mondo della comunicazione e di diverse confraternite ed associazioni, in quanti, durante quest’anno, ho trovato attenzione ed impegno, disponibilità e condivisione al servizio del bene comune».
«Sotto il manto di Maria, Madre di ogni Grazia – ha concluso mons. Maffeis –, torno ad apporre anche il mio servizio. La sua intercessione e la vostra vicinanza rendano sempre aperta la porta del mio cuore, perché, mi auguro, nell’umiltà e nella gratuità possa essere in mezzo a voi uomo di preghiera per sapere incoraggiare gli altri, uomo di riconciliazione e di pace in dialogo con tutti, segno della gioia del Vangelo, strumento, ad un tempo, della fermezza e della tenerezza di Dio per ogni creatura».

La prima volta del conferimento del Pallio in cattedrale.
Suggestivo è stato il rito del conferimento del Pallio, avvenuto per la prima volta in cattedrale, dopo le nuove disposizioni del Papa: non più nella Basilica vaticana di San Pietro, ma in ogni cattedrale metropolitana. Questo, ha spiegato il Nunzio, «per esaltare il vincolo di intima comunione che esiste tra il Papa, successore di Pietro, ed i Vescovi, successori degli Apostoli, nonché di questi ultimi con il clero, i diaconi, i consacrati e l’intera comunità dei fedeli».
Mons. Tscherring, nell’omelia, ha rivolto ai fedeli perugini il saluto del Santo Padre. «Papa Francesco – ha detto – vi invia la sua Benedizione Apostolica, quale segno della sua paterna sollecitudine per il Popolo di Dio che vive in questa cara Arcidiocesi e nella bella Umbria».
Prima ancora mons. Tscherring aveva spiegato «l’importanza e la bellezza del Pallio», precisando che «la lana bianca con il quale il Pallio è confezionato proviene dagli agnelli di pochi mesi, benedetti dal Papa il giorno di sant’Agnese, il 21 gennaio di ogni anno, allevati dai Monaci Trappisti nel monastero di Tre Fontane, a Roma, luogo dove è stato martirizzato San Paolo Apostolo… Si tratta di un segno antichissimo che i vescovi di Roma, cioè i papi, indossavano dal IV secolo e simbolizza il giogo che Cristo carica sulle Sue spalle».

Caritas regionale – il nuovo delegato regionale è Mauro Masciotti della diocesi di Foligno

Nuovo incarico per il direttore della Caritas diocesana di Foligno. Mauro Masciotti è stato nominato dal presidente della Conferenza episcopale dell’Umbria, Monsignor Renato Boccardo, nuovo delegato della Caritas regionale e membro del Consiglio nazionale di Caritas Italiana per i prossimi cinque anni. Una nomina che Mauro Masciotti ha accolto con “profonda gioia cristiana e senso di responsabilità” non nascondendo però “preoccupazione per il tempo che stiamo vivendo”. “Confido nell’aiuto del Signore – ha quindi dichiarato – nella protezione di Maria, nel vostro aiuto e soprattutto nella vostra preghiera”.
Mauro Masciotti succede a Marcello Rinaldi della diocesi di Orvieto-Todi

Assisi – Una reliquia del Beato Carlo Acutis in Irlanda

“Siamo felici che una reliquia del beato Carlo Acutis possa raggiungere l’Irlanda perché siamo convinti, viste le precedenti esperienze, la devozione verso questo giovane, vissuto nel solco del Vangelo, possa essere d’esempio e di aiuto alla Chiesa e a tanti ragazzi che sono alla ricerca di punti di riferimento per cogliere la bellezza della fede”. A dirlo è il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino in vista della missione in Irlanda con una reliquia del Beato Carlo Acutis, in programma dal 13 al 18 settembre nella Cattedrale di Derry (14 settembre) e nella Cattedrale di Dromore (17 settembre) e nel santuario di Knock nell’arcidiocesi di Tuam (15 settembre) e alla chiesa di Sant’Ann nella diocesi di Elphine, per la conferenza eucaristica “Abide”. Ad accompagnare il frammento del pericardio, la membrana che ha protetto il suo cuore, ci sarà, oltre a monsignor Sorrentino, anche monsignor Anthony Figueiredo, responsabile delle Relazioni Internazionali.

Il Beato Carlo Acutis, il giovane morto di leucemia ad appena 15 anni nel 2006, aveva incentrato la sua vita proprio sull’Eucaristia per crescere nel suo rapporto con Gesù: “Quanto più riceviamo l’Eucaristia”, diceva, “più diventeremo come Gesù”. Carlo cercava di partecipare tutti i giorni alla Messa e di trascorrere del tempo in Adorazione, credendo che “quando ci troviamo davanti a Gesù nell’Eucaristia, diventiamo santi”. La reliquia del Beato Carlo Acutis è già stata venerata lo scorso giugno in Irlanda, nella diocesi di Armagh e nella diocesi di Down e Connor; ad agosto centinaia di giovani hanno venerato la reliquia alla GMG di Lisbona, di cui il Beato Carlo era uno dei patroni.

Perugia – “Il coraggio dei passi”, la prima Lettera pastorale dell’arcivescovo Ivan Maffeis, in “rete” e in edizione cartacea dal 12 settembre, Festa diocesana della Madonna delle Grazie

«Sopra un paio di scarpe da ginnastica, i calzoncini corti e una maglietta sudata, indossa un sorriso discreto e buono, che non si spegne quando i ragazzi – senza troppa convinzione – provano a dipingermelo come esigente e impegnativo. Guardo con sconfinata gratitudine questo prete, che ha compiuto i 75 lo scorso anno: nella calura del tardo pomeriggio congeda i bambini, riassume ai giovani il programma dell’indomani e, nel salutarli, raccomanda loro di ricordarsi di chiudere il cancello dell’Oratorio. Non alza la voce, non ne ha bisogno: ha su di sé gli occhi di tutti. Ed è uno sguardo carico di stima e d’affetto». Così introduce l’arcivescovo Ivan Maffeis la sua prima Lettera pastorale, “Il coraggio dei passi”, alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, in “rete” (consultabile-scaricabile) e in edizione cartacea (Ed. La Voce, Perugia, settembre 2023, pp. 24) dal 12 settembre, Festa diocesana della Madonna delle Grazie.

Frutto di una puntuale riflessione. Si tratta di un “dono” di mons. Maffeis alla Chiesa che il Papa gli ha affidato un anno fa, l’11 settembre 2022, giorno della sua ordinazione episcopale nella cattedrale di Perugia. Non è un bilancio del suo primo anno di episcopato, ma è il frutto di una puntuale riflessione pastorale dopo aver conosciuto tutte le componenti della Chiesa diocesana, avviato contatti con le realtà istituzionali, socio-culturali e produttive del territorio, soprattutto su quanto è emerso dall’Assemblea diocesana dello scorso maggio. La prossima si svolgerà il 15 ottobre 2023 (dalle ore 15.30), presso la chiesa San Giovanni Paolo II in Ponte della Pietra. Il tema, che verrà introdotto dallo stesso Maffeis, approfondito nei lavori di gruppo, è: Unità pastorali, una scelta missionaria. Un cambiamento di passo in stile sinodale.

Una proposta di cammino. Questa lettera è, come si evince dal titolo, una proposta di cammino che attende la Chiesa perugino-pievese per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile (non è casuale l’immagine di giovani in copertina), per contribuire allo sviluppo di una società più umana e più giusta per dirsi, in primis, cristiana. Mons. Maffeis, fin dalle prime righe, cita sacerdoti, giovani e oratori, una sorta di “viatico” alla «cronaca estiva» che «ci ha messo sotto gli occhi episodi in cui a farla da padrone è la povertà di senso. Diciasettenni che mettono a ferro e fuoco città, saccheggiando negozi di marca. Minorenni accusati di aver trasformato una festa in violenza e abuso ai danni di ragazzine. Femminicidi quotidiani, compiuti da chi confonde l’amore con il possesso, la persona con la cosa».

Tanti don Milani. «Questo sfondo rende ancora più grandi le figure di tanti educatori – preti e giovani animatori – che si sono lasciati coinvolgere nella vita di migliaia di bambini e adolescenti con settimane di Grest, campi estivi, Gmg di Lisbona, StarCup. Come i Salesiani, con la loro attenzione a offrire ai giovani l’opportunità di inserirsi a pieno titolo nella vita e nel mondo del lavoro. O come i Conventuali che, durante Umbria Jazz, hanno portato la freschezza dell’esperienza cristiana nelle piazze… Quanti don Milani conosce questa nostra Chiesa! Diversi per età, storia e sensibilità, sono accomunati dalla passione per la vita buona del Vangelo; proprio come il Priore di Barbiana – del quale ricorrono i cent’anni dalla nascita – rinnovano a ogni ragazzo il loro I care: mi riguardi, mi interessi, mi stai a cuore».

Anticorpo all’isolamento. «In una stagione di fragilità diffusa – scrive Maffeis –, la comunità cristiana rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna la crescita delle giovani generazioni».

Il nuovo anno scolastico. L’arcivescovo si sofferma anche sul «nuovo anno scolastico» rivolgendo «a ogni insegnante – a partire da quelli di religione – l’augurio di un tempo reso fecondo dall’attenzione ai ragazzi e dall’alleanza educativa con le famiglie: sono condizioni per poter condividere sui banchi della vita quei beni culturali e relazionali che rendono interessante e significativa la giornata di ciascuno».

Attenzione alla centralità della persona. I titoli di ciascun capitolo della Lettera sintetizzano bene il contenuto: “Mi stai a cuore”, “La Consegna dell’Assemblea diocesana”, “Se la fede s’allontata dalla sorgente”, “Punti di forza”, “Passi di cambiamento” e “Il tratto di strada che ci attende”. Tra i “Punti di forza” come non evidenziare quello della carità in cui, scrive mons. Maffeis, «si respira una discreta capacità di fare rete, conseguenza di un investimento lungimirante e perseverante, come dimostrano i Centri d’ascolto, gli empori, le mense della Caritas, le Case della Carità: tutte realtà contraddistinte dalla formazione degli operatori e dall’attenzione a chi si trova nel bisogno ed è esposto a situazioni di fragilità, malattia, disabilità, emarginazione e solitudine. L’Opera don Guanella, posta lungo la Strada Tuderte, la Villa Nazarena a Pozzuolo, il Villaggio Santa Caterina a Solfagnano come le tante residenze che – a partire da Fontenuovo – ospitano anziani, sono solo alcuni esempi di realtà certamente diverse, ma accomunate dall’attenzione per la centralità della persona».

No a una Chiesa appesantita. Nel soffermarsi sui “Passi di cambiamento”, l’arcivescovo riflette su quanto ha detto il Papa ai vescovi italiani lo scorso maggio: «Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia al passo dello Spirito, rimarrà lì e non potrà camminare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo… Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa».

Andare avanti con coraggio. Inoltre, evidenzia Maffeis pensando ai contributi dell’Assemblea diocesana e a quanto detto dal Papa, «le nostre comunità avvertono l’importanza e perfino l’urgenza di avere il coraggio del nuovo, pur senza dimenticare la ricchezza della Tradizione: un nuovo modo di essere Chiesa, di vivere da cristiani, di fare le cose». E per “Il tratto di strada che ci attende”, mons. Maffeis è ottimista, com’è il suo carattere incoraggiante e speranzoso che aiuta molto il cammino della Chiesa perugino-pievese. «Andiamo avanti con coraggio – scrive nel concludere la Lettera –, memori che le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santi. Non è forse strettamente legata a molti di loro – a partire da San Benedetto e da San Francesco – la stessa bellezza della nostra terra umbra?».

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Assisi – assemblea diocesana e consegna del piano pastorale sulla Carità politica. Mons. Sorrentino: “Abbiamo bisogno di cristiani più formati e consapevoli”

“Sarei tanto felice, se dopo tanti anni di servizio, nei quali ritengo di avervi dato nella mia povertà, linee di rinnovamento pastorale che credo vitali e urgenti, ma che siamo ben lontani dall’aver realizzato, mi deste la consolazione di sentirmi accompagnato ed esaudito. Credo che sarebbe un bene anche per voi, per la nostra Chiesa e per il nostro territorio. Tutto affido alla grazia e alla benevolenza del Signore”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, domenica pomeriggio 10 settembre nella cattedrale di San Rufino ad Assisi, nel corso della celebrazione eucaristica di consegna del piano pastorale dal titolo: ‘Carità politica per una Chiesa radicata nel territorio e nella storia’. Il vescovo Sorrentino ha spiegato che “arrivando alla carità politica, siamo a un punto particolarmente importante, ma anche particolarmente delicato del nostro impegno di Chiesa. Occorre formarci bene. La scelta che vi propongo quest’anno è appunto quella formativa”. Facendo riferimento poi alla proroga del suo mandato episcopale il vescovo ha precisato che “avevamo programmato da tempo questo discorso sulla carità politica, ma essendo io arrivato all’età canonica in cui noi vescovi siamo invitati a lasciare ad altri il testimone, temevo che proprio questo tema conclusivo sarebbe rimasto fuori dal mio servizio. Ed invece il Papa ha voluto confermarmi per questa sorte di tempi supplementari, di cui io stesso non conosco i termini. Mi sono permesso a conclusione di questa lettera, di usare ancora la metafora sportiva per dire che ringrazio Dio per avermeli dati, ma mi piacerebbe però che il ‘goal’ lo facessimo insieme”.

Poi il vescovo ha posto l’accento sulle linee guida del piano: “È tempo di un cristianesimo adulto, capace di essere informato, responsabile, attivo nella realtà sociale, economica, politica, perché il Vangelo illumini anche questi ambiti così vitali della civile convivenza”. A sottolineare e condividere i punti del piano pastorale era stato, sabato mattina, Marco Tarquinio, editorialista e già direttore di Avvenire, che si è soffermato, tra gli altri, sui temi della famiglia, ambiente, relazioni, pace, educazione, formazione.

“Il territorio della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, ma soprattutto Assisi – ha detto Tarquinio – è imperniato di fede profonda, con figure in grado di cambiare la vita della fede e delle persone. I cristiani sono uomini e donne che partecipano interamente al tempo in cui vivono, alle gioie, ai dolori, alle sofferenze e alle angosce degli altri fratelli e sorelle, nel segno della fede che, come diceva Benedetto XVI, aiuta a illuminare i valori che abbiamo saputo indagare e scoprire. L’azione politica è una delle azioni del cristiano”. Tarquinio ha poi fatto un appello alla fratellanza tra popoli: “Molti di quelli che arrivano da lontano hanno la nostra stessa fede e non ce ne accorgiamo, li cataloghiamo per il colore della pelle senza pensare a quello che hanno dentro. E non bisogna dimenticare che il tempo cui viviamo è quello in cui la famiglia ha perso le sue dimensioni fondamentali, una crisi frutto delle politiche che sono state fatte. Abbiamo perso la dimensione verticale, quando le generazioni convivevano e che nella società che abbiamo costruito si è spezzata: ora ognuno vive per conto suo. Ma abbiamo anche perso la dimensione orizzontale: è in crisi il rapporto genitori-figli, abbiamo costruito sistemi di vita e di lavoro per cui padre e madre fanno fatica a stare insieme e anche i figli faticano a stare con i genitori. Abbiamo perso la sapienza civile del matrimonio: lo pensiamo come una gabbia e abbiamo costruito società da rapporti flebili che si sciolgono rapidamente. Ma ridare unità e armonia alla vita degli uomini e delle donne è una sfida per cui la comunità cristiana può essere protagonista, difendendo la vita nascente e nel rispetto assoluto della vita morente”. L’assemblea diocesana si è poi caratterizzata per un interessante dibattito innescato dalle domande di alcuni amministratori e rappresentanti delle istituzioni presenti in sala, come il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, il vice sindaco di Assisi, Valter Stoppini, la presidente del consiglio comunale assisiate, Donatella Casciarri e Laura Pizziconi, consigliere comunale del medesimo consesso.

Perugia: Alla giornata conclusiva della “Star Cup 2023 – Louder (alza la voce)” l’arcivescovo Maffeis. Il presule a ciascun giovane partecipante: «L’amore sia l’inizio e il fine di tutte le tue azioni»

I campi da calcetto e gli spalti si sono svuotati di atleti e tifosi per gremire la grande tensostruttura del Centro sportivo di Santa Sabina (Perugia) dove, poco dopo mezzogiorno di domenica 10 settembre, l’arcivescovo Ivan Maffeis ha celebrato l’Eucaristia del grande evento della “Star Cup”. È il torneo di “Calcio a 5” (quest’anno con ben 108 squadre maschili e femminili per un totale 4mila giovani coinvolti) di diverse realtà parrocchiali, oratoriali e di associazioni dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve giunto alla 17a edizione dedicata al tema “Louder (alza la voce)”. Concelebranti alcuni sacerdoti tra cui don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, e don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana.

Il santuario più importante. Nel giorno del Signore i giovani della “Star Cup”, il torneo che si gioca “dentro e fuori dal campo”, si sono raccolti nel loro cuore, «che è il santuario più importante – ha commentato mons. Maffeis –, è la Chiesa in cui ritroviamo noi stessi. Preghiamo un momento, nel silenzio del nostro cuore, presentando al Signore quello che più ci preme: la nostra famiglia, i nostri amici… Ricordiamo i tanti giovani ammalati e chi voleva essere qui e per un motivo o l’altro non ha potuto esserci».

Alzare la voce. È stata una celebrazione molto partecipata e toccante nel vedere tantissimi giovani raccogliersi in preghiera e mettersi in ascolto della Parola di Dio, terminata con la consegna, a ciascun partecipante, di un braccialetto colorato come segno distintivo della “Star Cup” che invita ad “alzare la voce” nella vita a difesa dei valori umani enunciati dal Vangelo.

Il grido della vita. Ad incoraggiare i giovani ad “alzare la voce” è stato lo stesso arcivescovo durante l’omelia nel parlare di «un grido che fa eco al Dio della vita, di quel Dio che sogna un uomo libero, sogna che nessuno resti prigioniero dei tanti sepolcri che la vita ci costruisce e poi siamo noi stessi a chiuderci dentro. Quel Dio che ci provoca ad uscire dicendoci: vieni fuori dalle tue paure e dai tuoi egoismi, vieni fuori da tutto quello che soffoca la vita e la spegne. È il grido del ceco nato, che racconta il Vangelo, quello di un uomo che non si rassegna alle tenebre, a stare ai margini della strada al punto tale di gridare più forte di quella comunità che sembrerebbe preoccupata solo di farlo zittire».

Il grido della Chiesa. E qui la raccomandazione-esortazione di mons. Maffeis: «Ragazzi non fidatevi mai di chi non vi ascolta, di chi da una parte vi fa i complimenti ma dall’altra vi tiene ai margini, perché sa gia quello che vi serve. Seguite chi vi ascolta, chi ha tempo, chi ha cuore e disponibilità per voi. Il grido della Chiesa, che siamo noi, non è preoccupata tanto di consegnarvi la dottrina, un libro, un catechismo, è preoccupata, in senso buono, di camminare con voi e di scoprire oggi la freschezza del Vangelo vissuto, di riscoprire in Gesù Cristo quella presenza che riscalda il cuore, che permette di fidarsi e di guardare avanti».

Grazie a tante sentinelle. «Anche la Parola del Signore che abbiamo ascoltato ci presenta qualcuno che sa gridare, di una sentinella, di uno che sui bastioni custodisce la città vegliando quando gli altri dormono, la cistodisce perché ha a cuore la sua comunità. La sentinella, nella Sacra scrittura è colei a cui chi sta sotto le mura si rivolge per chiedere: “quanto resta ancora della notte?”. Anche noi viviamo tante notti della vita in cui sembra venire meno ogni speranza, ogni ragione. Ma la Sentinella, nello scrutare l’orizzonte, anche a noi dice: “Non abbiate paura il giorno viene”. Io dico grazie a tutti i vostri animatori, ai sacerdoti, ai giovani, a quanti non si stancano sui bastioni di questo tempo di testimoniare, di gridare che la notte finisce e che c’è un’alba, un giorno in cui alzarsi, ricominciare, incontrarsi e vivere».

Le due domande. Mons. Maffesi ha terminato con due domande rivolte a ciascun giovane della “Star Cup 2023”. La prima: «Chi è la tua sentinella, chi è che ha talmente a cuore il tuo bene, la tua felicità? Per noi adulti è molto più facile voltarsi dall’altra parte, aumentare la distanza, essere indifferenti, piùttosto che intervenire…». La seconda domanda: «E tu per chi sei sentinella? Nessuno di noi è troppo piccolo per non essere sentinella di qualcun altro. Hai qualcuno a cui vuoi così bene da trovare il coraggio di dirgli la verità, anche quando sbagli… Se gridi, diceva sant’Agostino, grida per amore, se taci, taci per amore. L’amore sia l’inizio e il fine di tutte le tue azioni».

Perugia – celebrata nella chiesa del Gesù la festa della “Madonna bambina” dall’arcivescovo emerito, il cardinale Bassetti

A Perugia, nella cinquecentesca chiesa del Gesù, nel fine settimana (9-10 settembre), si è celebrata la memoria liturgica della Natività di Maria, facendo festa alla “Madonna bambina”. La sua icona è presente in più opere custodite nel complesso monumentale di questo luogo di culto, unico nel suo genere, composto dalla chiesa, situata al piano-strada di piazza Matteotti, e dei sottostanti tre Oratori dei “Nobili”, degli “Artisti e Mercanti” e dei “Contadini”.

La devozione per l’ex voto. Per questa sua unicità la chiesa del Gesù, riaperta al culto da alcuni anni e resa più fruibile dal suo attuale rettore, don Mauro Angelini, custodendola e valorizzandola a livello spirituale e culturale, è sempre più metà di pellegrini che arrivano da tutt’Italia e da diverse parti del mondo. Vi giungono per raccogliersi in preghiera, come racconta don Angelini, davanti alle diverse immagini della “Madonna bambina”, in particolare all’ex voto che la ritrae, un prezioso manufatto risalente tra il XVII e il XVIII secolo. Si tratta, spiega il sacerdote, «di un ex voto per grazia ricevuta di una famiglia nobile. Questa famiglia, invece di fare il “classico” cuore argentato, dorato con inciso “GR”, ha fatto riprodurre da un artista una Madonna bambina in cera, adagiata in una culla molto bella, facendo mettere i capelli del bambino che aveva ottenuto la grazia. Una testimonianza storica della fede mariana di cui la città è ricca di segni tangibili, oltre ad essere stata, nei secoli, posta sotto la protezione della Beata Vergine Maria».

Invocare sempre Maria. Sull’importanza di affidarsi all’intercessione della Madre di Dio, soprattutto nei periodi più bui della vita dell’umanità, si è soffermato, nell’omelia, l’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha presieduto la celebrazione eucaristica della sera del 9 settembre insieme all’arciprete della cattedrale di San Lorenzo mons. Fausto Sciurpa e al rettore don Mauro Angelini. «Nei momenti più difficili della cristianità, dagli inizi fino ad oggi – ha evidenziato il cardinale –, il popolo, con una fede immensa, ha invocato la protezione di Maria. Aveva ragione san Bernardo quando diceva: “Guarda questa Stella che è nel Cielo della tua esistenza e invocala perché essa ti guida a Gesù”».

Un’invocazione continua. «Sono duemila anni che la Chiesa prega con l’Ave Maria – ha ribadito Bassetti – e quando i tempi diventano più duri e più i problemi si affacciano nella vita delle persone e dell’umanità, più il vero popolo dei credenti invoca Maria. Adesso siamo in un momento in cui questa invocazione dovrebbe essere continua, perché la situazione in cui viviamo, particolare e generale, è molto complessa. Basti pensare alle calamità naturali, come il terribile terremoto in Marocco, ai conflitti nel mondo, come la guerra in Europa dove non si vede soluzione. E come non pensare alle tante violenze, ad iniziare da quelle subite dalle donne, vittime spesso di femminicidi, o alle violenze commesse addirittura da minori. Se vogliamo riportare la nostra gioia e la nostra testimonianza di cristiani nella società di oggi, dobbiamo mettere in pratica le parole di Maria rivolte a coloro che servivano il vino alle Nozze di Cana: “fate tutto quello che Gesù vi dirà”, cioè non lasciate cadere a vuoto neppure una delle parole del Vangelo».

Il messaggio dell’arcivescovo Maffeis. Al termine della celebrazione, a cui hanno preso parte numerosi fedeli e diversi rappresentati delle Istituzioni civili, tra cui la presidente della Regione Donatella Tesei e il prefetto di Perugia Armando Gradone, il rettore don Angelini ha letto il messaggio dell’arcivescovo Ivan Maffeis (fuori diocesi per impegni precedentemente assunti) rivolto a quanti frequentano la chiesa del Gesù. Anche mons. Maffeis ha affidato all’intercessione di Maria «il bene della comunità cristiana e dell’intera città; una preghiera particolare la rivolgo per quanti – nei diversi ambiti professionali, civili, militari e religiosi – ne portano la responsabilità diretta».

La chiesa del Gesù, ha precisato il rettore nell’invitare i rappresentanti delle istituzioni a portare il loro saluto, «è la trentesima più importante delle 700 chiese del Fondo edifici di culto di proprietà dello Stato».

Esempio di comunione ecclesiale. Don Mauro Angelini, a margine della celebrazione, ha voluto evidenziare la significativa partecipazione dell’arciprete mons. Sciurpa. «Testimonia – ha precisato – il legame e la collaborazione con la vicina cattedrale, a partire dalle confessioni sempre più richieste, da permettere, con orari condivisi, ai fedeli e ai pellegrini di trovare confessori in più momenti della giornata, così come di poter partecipare alle diverse celebrazioni eucaristiche sia nei giorni festivi che in quelli feriali. È molto importante questa collaborazione per la stessa comunione ecclesiale alla quale tiene tantissimo il nostro arcivescovo».

Foligno – assemblea ecclesiale “Carità, politica e territorio”

Domenica 24 settembre Festa della Dedicazione della Cattedrale di San Feliciano, alle ore 16.30 presso il Santuario della Madonna del Pianto, tutta la comunità diocesana è invitata a partecipare all’Assemblea d’indizione del nuovo anno pastorale 2023 – 2024.
La riflessione verterà sul tema della politica quale forma d’amore e di servizio nei confronti del territorio. “La politica è la forma più alta di carità“ frase per la prima volta pronunciata da Papa Pio XI che precisò ancora meglio “Tutti i cristiani sono obbligati ad impegnarsi politicamente. La politica è la forma più alta di carità, seconda sola alla carità religiosa verso Dio”.
Il programma prevede alle ore 17.00, dopo la preghiera iniziale d’invocazione dello Spirito Santo, la relazione della Dott.ssa Francesca Di Maolo, Direttore della scuola socio-politica G. Toniolo
A seguire alle ore 17.30 le comunicazioni e la consegna da parte del Vescovo Mons. Domenico Sorrentino dei nuovi orientamenti per l’anno pastorale 2023 – 2024.
L’Assemblea si concluderà alle 18.30 con la Santa Messa presieduta dal Vescovo nell’anniversario della dedicazione della Cattedrale che costituisce il centro liturgico e spirituale della nostra Diocesi.

Perugia – il cordoglio dell’arcivescovo Maffeis e dell’intera comunità diocesana per la morte dell’abate benedettino emerito Giustino Farnedi.

Appresa la notizia, nella mattinata dell’8 settembre, del ritorno alla Casa del Padre dell’abate benedettino emerito dom Giustino Farnedi (1939-2023), l’arcivescovo Ivan Maffeis esprime a nome suo e dell’intera comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve il profondo cordoglio ai familiari e ai monaci dell’Abbazia perugina di San Pietro.
Il vicario generale don Simone Sorbaioli, che ha conosciuto l’abate Farnedi fin dall’arrivo di questi a Perugia (2004), dopo aver terminato il mandato presso il Monastero di Pontida, ne ricorda i tratti umani e spirituali dalle non comuni doti di «un pastore sempre innamorato e testimone della “Regola di San Benedetto” praticata nei suoi diversi incarichi svolti anche a livello diocesano, in primis quello di vicario episcopale per la Vita consacrata (2013), affidatogli dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Fu anche segretario delle Comunità di vita consacrata maschili (Cism) – ricorda il vicario generale –, distinguendosi non poco nella loro animazione e formazione. Significativa la sua collaborazione, svolta fino all’ultimo, di delegato vescovile per il Sacramento della Confermazione, incarico conferitogli nel 2005 dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti e confermato dai suoi successori Bassetti e Maffeis».

Don Simone Sorbaioli ha sempre molto apprezzato e stimato l’abate Giustino Farnedi anche per la sua «grande competenza e passione per lo studio e la ricerca sul Monachesimo occidentale, in particolare quello umbro e italiano, curando diverse pubblicazioni tra cui “L’Abbazia di San Pietro in Perugia e gli studi storici”. È stato un uomo e un benedettino di raffinata cultura che attraverso il suo lavoro di fine ricercatore ha saputo valorizzare ed attualizzare la storia e la testimonianza dei figli di San Benedetto, anche dal punto di vista sociale, non solo negli scritti ma nel suo ministero sacerdotale. La sua affabilità, disponibilità, cordialità mancheranno a tante persone che lo hanno conosciuto. Con tanti fedeli e non, non esitava ad intessere rapporti di amicizia. Per noi sacerdoti è stato un valido punto di riferimento spirituale e culturale da prendere di esempio, come anche la sua propensione a tessere rapporti di collaborazione in diversi ambiti pastorali con vescovi e parroci».

Dalla serata dell’8 al mattino del 10 settembre si potrà rendere omaggio e raccogliersi in preghiera davanti alla salma dell’abate Giustino, esposta nella chiesa abbaziale di San Pietro di Perugia dove lunedì 11 alle ore 10.30, sarà celebrata la messa esequiale. Al termine la salma verrà trasferita a Roma, presso l’Abbazia di San Paolo Fuori le Mura.

Breve nota biografica. Era nato a Roversano (Cesena) il 23 gennaio 1939, ultimo di sei figli i cui due maschi divennero entrambi sacerdoti. Il 18 ottobre 1959 emise la professione monastica a Santa Maria del Monte in Cesena, dove era entrato ad appena 11 anni, e lì fu ordinato sacerdote il 19 marzo 1964. Studiò Teologia e Liturgia nel Pontificio ateneo di Sant’Anselmo, diplomandosi in Biblioteconomia alla Biblioteca apostolica vaticana e in Paleografia, archivistica e diplomatica all’Archivio segreto vaticano. A Roma iniziò la sua attività di editore e di promotore della ricerca sulla cultura monastica. Fra i numerosi incarichi, negli anni ’80 fu direttore della Libreria editrice vaticana (Lev). Al termine del suo mandato alla Lev assunse incarichi di rilievo nel governo della Congregazione benedettina cassinese. L’11 ottobre 1989 fu eletto abate del Monastero di San Giacomo a Pontida (Bg), dove fu anche parroco, animando numerose attività religiose, culturali e sociali da suscitare l’apprezzamento e la stima profonda di tanti fedeli e delle autorità civili ed ecclesiastiche. Terminato il mandado di abate di San Giacomo, nel 2003, si trasferì per un anno nell’Abbazia di San Paolo Fuori le Mura a Roma, per poi giungere, l’’anno seguente a Perugia, nell’Abbazia di San Pietro divenendone conservatore del Monumento abbaziale e direttore dell’Archivio storico benedettino. Nel capoluogo umbro ha affrontato importanti studi sul monachesimo, realizzando non poche ricerche date anche alle stampe sulla storia dell’Abbazia perugina di San Pietro dove è morto l’8 settembre 2023, giorno in cui la Chiesa fa memoria liturgica della nascita della Beata Vergine Maria.