Norcia – Atto Accademico nel 60° anniversario della proclamazione di S. Benedetto a patrono d’Europa.

Giovedì 31 ottobre 2024 alle ore 17.00, a Norcia, presso la Sala Digipass, si terrà un Atto Accademico nel 60° anniversario della proclamazione di S. Benedetto a patrono d’Europa, avvenuta il 24 ottobre 1964 da parte di S. Paolo VI con la Lettera apostolica Pacis Nuntius. Si legge tra l’altro nel testo pontificio: «Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente: questi i giusti titoli della esaltazione di san Benedetto Abate. Al crollare dell’Impero Romano, ormai esausto, mentre alcune regioni d’Europa sembravano cadere nelle tenebre e altre erano ancora prive di civiltà e di valori spirituali, fu lui con costante e assiduo impegno a far nascere in questo nostro continente l’aurora di una nuova èra».

Dopo i saluti istituzionali, si entrerà nel vivo dell’Atto Accademico con le relazioni di:

Dom Donato Ogliari, OSB, Abate di San Paolo fuori le mura, che parlerà di “Benedetto e l’Europa”;
On. Paolo Gentiloni, Commissario Europeo, che parlerà de “L’Europa e Benedetto”;
On. Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanza, che parlerà de “La Regola di Benedetto per il bene comune”;
Mons. Mariano Crociata, Vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e Presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, parlerà di “Le Chiese per l’Europa”.
Le parole dell’Arcivescovo di Spoleto-Norcia. «Con questo Atto Accademico – afferma mons. Renato Boccardo – intendiamo guardare oggi al dialogo possibile e reciproco e certamente ancora fecondo tra Benedetto e l’Europa, alla cui costruzione anche le Chiese vogliono assicurare il loro fattivo contributo. Il nostro auspicio è che anche questo atto di omaggio alla memoria del Santo di Norcia possa contribuire non solo a risvegliarne il ricordo, ma a riproporne la saggezza del pensiero e dell’azione che ancora possono proiettare un fascio di luce sul cammino presente e futuro del nostro Continente».

Diretta nei canali social. L’incontro sarà presentato dal giornalista Daniele Morini, direttore del settimanale La Voce, e verrà trasmesso in diretta streaming nei canali social dell’Archidiocesi (Facebook: SpoletoNorcia; YouTube: Archidiocesi Spoleto Norcia).

Gubbio – Ottobre missionario: torna la raccolta cibo per le parrocchie boliviane

Come ormai consuetudine, nel mese di ottobre il vociare festoso di giovani e ragazzi è tornato a farsi sentire nelle strade del centro eugubino e in quelle delle comunità parrocchiali della periferia. Nello scorso fine settimana, infatti, è iniziata la raccolta cibo proposta dal Centro diocesano missionario di Gubbio.

I legami della Chiesa eugubina con l’America Latina
La Chiesa eugubina, infatti, ha molti contatti con l’America Latina in particolare grazie al sacerdote fidei donum in Bolivia, don Antonio Zavatarelli. Lo stesso don Leonardo Giannelli, coordinatore del Centro missionario, è stato per oltre vent’anni missionario in Bolivia. Anche stavolta, grazie alla raccolta cibo, sarà riempito un intero container.

Come contribuire alla raccolta cibo
Tutti possono contribuire donando pasta, riso, farina, olio, zucchero, scatolame. Il cibo raccolto sosterrà la vita delle parrocchie di Peñas e Santiago de Huata, insieme alla Casa di Batallas, che portano avanti progetti di crescita locale offrendo formazione, vicinanza e aiuto alle famiglie più bisognose. In molte zone della diocesi eugubina i ragazzi sono già passati, mentre domenica 3 novembre si attiverà la parrocchia di San Pietro nel centro storico eugubino e – sempre i primi giorni di novembre – la raccolta raggiungerà anche Umbertide.

Le prossime tappe della raccolta
Per quasi un mese, comunque, sarà possibile portare le provviste presso le parrocchie o direttamente a “Casa Giovani” a Sant’Agostino di Gubbio, tutti i giorni dalle ore 15 alle 19.30. Dal 22 al 24 del mese prossimo è previsto il campo di lavoro per l’inscatolamento dei viveri raccolti ed entro metà dicembre ci sarà il carico e la partenza del container, che entro sei mesi arriverà poi in Bolivia. Per informazioni e contatti si può scrivere a centromissionario@diocesigubbio.net o chiamare il numero 3381768027.

Perugia – Conclusa la missione giovani: “Essere felici. Non restare ai margini della strada”.

«Abbiamo incontrato dei giovani che coltivano e conservano desideri alti, di una vita bella, piena, felice; desideri che abbiamo riscontrato nelle classi delle scuole superiori, con gli universitari, per strada, negli incontri a tu per tu… Rispetto alla precedente “Missione” (2011) c’è stata una maggiore accoglienza, disponibilità al dialogo dei giovani che abbiamo incontrato anche su temi importanti come i desideri, la ricerca del senso della felicità e del senso della vita». È il bilancio «estremamente positivo» tracciato da fra’ Alfio Vespoli, responsabile del gruppo missione ed evangelizzazione dei Frati Minori dell’Umbria, e da don Simone Pascarosa, vicario episcopale della pastorale diocesana, nella giornata conclusiva della “Missione Giovani 2024” svoltasi a Perugia dal 18 al 27 ottobre. Una missione che ha fatto emergere quanto desiderio di felicità, gioia e pace, annunciato dal Vangelo, c’è anche ai “margini” della strada della vita dell’uomo.
Ne parlano entusiasti due dei giovani missionari, Federico e Pietro, “portavoce” dei loro compagni e compagne di viaggio, nel dire: «All’inizio pensavamo di dare tanto alla missione, ma in realtà è molto di più quello che si è ricevuto nell’avvicinare e nel confrontarci con gli altri. Abbiamo toccato temi fondamentali della vita anche con fatica, ma il coraggio, la forza ci sono venuti dal fatto che pochissimi si sono sottratti al nostro invito a dialogare. Crediamo di aver seminato bene, speriamo di vedere germogliare i frutti… Abbiamo annunciato una Chiesa viva, bella, giovane… Siamo diventati un corpo unico vissuto nell’ampliare ognuno il pensiero dell’altro nell’annunciare Gesù Cristo alle persone. È stata un’esperienza unica che tutti devono provare liberamente, perché tocca la parte più profonda del nostro cuore, che spesso dimentichiamo di avere. È una vita spesa per gli altri nella quotidianità senza diventare frati, suore, preti per andare ad annunciare. Un’esperienza che proseguiremo nel post-missione consapevoli che si riceverà ancora del bene per poi donarlo. Ringraziamo il vescovo Ivan e i frati, le suore e i parroci che ci hanno permesso di vivere quest’esperienza piena di fede».
«Un po’ tutti abbiamo respirato quel clima di fraternità e di condivisione dell’annuncio missionario del Vangelo che ci ha uniti e che rimane un patrimonio da coltivare e da valorizzare». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica domenicale conclusiva della “Missione Giovani” in una gremita cattedrale di San Lorenzo da lui presieduta insieme a una rappresentanza di sacerdoti francescani e diocesani, esprimendo a tutti loro parole di gratitudine per l’opera missionaria svolta a beneficio dell’intera comunità diocesana. Diversi religiosi e religiose insieme a sacerdoti diocesani hanno formato cento giovani missionari, che, a loro volta, nei dieci giorni della “Missione”, hanno avvicinato e dialogato con centinaia di loro coetanei. Di questi, 400 ogni sera, dal 22 al 26 ottobre hanno riempito il teatro Pavone partecipando alle catechesi e alle adorazioni eucaristiche in cattedrale e nella chiesa della Misericordia.
Cosa ha detto a tutti loro l’arcivescovo Ivan, all’omelia, commentando il Vangelo della domenica, del cieco a cui Gesù dona la vista? Ha portato l’esempio di Stefania, nemmeno ventenne, iscritta al primo anno di università, che qualche mese fa scopre di avere un tumore e muore all’Hospice di Perugia mercoledì scorso. La mamma trova un foglietto scritto dalla figlia dove aveva appuntato «le ragioni per cui voglio vivere».
«Sono dodici punti su cui potremo costruire la prossima “Missione Giovani” – ha commentato mons. Maffeis –. C’è dentro la passione di Stefania, il suo sogno di poter maturare una professione che l’aiuti a rispondere alle domande di tanti; c’è dentro, è l’ottavo punto, quello più secco: “Voglio essere felice”».
Mons. Maffeis si sofferma sull’«ultimo protagonista del Vangelo: la comunità. La comunità che da una parta informa il cieco: “sta passando Gesù”, ma che poi è subito pronta a farlo tacere perché non disturbi, perché resti nel suo ruolo, ai margini della strada. Credo che a volte anche come Chiesa giochiamo questa parte: annunciamo, senza troppa convinzione, informiamo, ma non comunichiamo vita perché preoccupati che nulla cambi, ognuno stia al suo posto… È una comunità cieca, seduta che rischia di restare ai margini della storia degli uomini, ma il Signore vuole servirsi di questa comunità che comprende la lezione e cambia tono con il cieco: “Coraggio, alzati, Gesù ti chiama”. Chiediamo che l’incontro del Signore ci renda attenti a tutti i nostri compagni di scuola, di università, di lavoro, ai nostri famigliari che stanno gridando. Chiediamo al Signore un cuore che sappia ascoltare il grido di tanti e sappia restituire un riflesso di quella luce, di quella speranza che Dio ci ha donato. Affinché questa luce e questa speranza non si offuschino, vi proponiamo di scegliere un cammino con cui continuare e valorizzare il tesoro di questa “Missione Giovani”, perché non resti semplicemente un ricordo».
Infatti c’è il post-missione con una serie di incontri sulle “Dieci Parole” promossi da parrocchie, associazioni e movimenti; il primo, mercoledì 31 ottobre (ore 19), è presso la chiesa dell’abbazia di San Pietro a Perugia. Il calendario completo è consultabile e scaricabile al link: Dieci Parole – Diocesi Perugia .
Momento non secondario della celebrazione eucaristica conclusiva della “Missione Giovani” è stato, dopo l’omelia, quello della restituzione all’arcivescovo da parte di ciascuno dei cento missionari del Tau, la “croce francescana” ricevuta lo scorso 18 ottobre e indossata per tutto il periodo della “Missione” (vedi fotogallery).
Al termine, i missionari hanno dato il loro arrivederci alla città di Perugia con canti e danze fuori della cattedrale, accanto alla splendida duecentesca Fontana Maggiore.
Riccardo Liguori

Giubileo 2025 – Le Diocesi umbre si preparano ad accogliere 8.000 giovani italiani e stranieri, pellegrini a Roma

L’organizzazione dell’accoglienza dei giovani pellegrini italiani e stranieri nelle Diocesi dell’Umbria, per poi recarsi in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo dei Giovani del prossimo agosto, è entrata nel vivo e per molti aspetti ricalca quella delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG). Lo rende noto don Luca Castrica, coordinatore della segreteria per l’accoglienza dei giovani in Umbria in occasione del “Giubileo dei Giovani 2025”.

«La velocità con la quale i gruppi si stanno prenotando – precisa il responsabile dell’accoglienza – rende probabile il raggiungimento del tetto massimo di 8.000 partecipanti (1.000 per Diocesi) entro la data di chiusura delle iscrizioni, prevista per il 30 marzo 2025. Il dato è incoraggiante, ma comporta che le parrocchie individuino in tempi rapidi le famiglie disponibili ad ospitarli…».

«Il cammino di preparazione al Giubileo – commenta don Luca Castrica – è stato positivamente influenzato dalla recente diffusione della Bolla di indizione di Papa Francesco intitolata Spes non confundit. In essa, il Santo Padre auspica che le iniziative in programma possano “essere per tutti occasione di rianimare la speranza” in un contesto, come quello attuale, nel quale molti guardano al futuro con scetticismo e pessimismo, “come se nulla potesse offrire loro felicità”. Tra di essi annovera anche i giovani, sui quali si fonda l’avvenire dell’umanità, in virtù dell’entusiasmo che li contraddistingue… L’invito del Papa per il Giubileo sia “occasione di slancio nei loro confronti” e invita tutte le persone di buona volontà a prendersi cura “con una rinnovata passione […] dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni”, nella certezza che essi costituiscano la gioia e la speranza del mondo».

Viene diffuso anche un programma di massima dell’accoglienza in Umbria degli 8.000 giovani pellegrini (Programma Ospitalità giovani – Conferenza Episcopale Umbria) che arriveranno nel pomeriggio del 24 luglio. Il giorno seguente, agli ospiti nelle Diocesi di Terni-Narni-Amelia, Orvieto-Todi, Assisi-Nocera-Gualdo e Foligno, sarà proposto un itinerario di conoscenza della Chiesa particolare che li accoglie. I giovani assegnati alle altre Diocesi si recheranno, invece, ad Assisi, dove avranno la possibilità di visitare i luoghi francescani. Sabato 26 luglio il programma sarà identico a quello del giorno precedente, con la differenza che l’itinerario diocesano sarà proposto dalle Diocesi di Perugia-Città della Pieve, Gubbio, Città di Castello e Spoleto-Norcia, mentre le comitive associate alle altre Chiese faranno visita alla città del Poverello. Domenica 27 luglio, nel mattino, è prevista la Santa Messa e il pranzo nelle parrocchie ospitanti. Nel secondo pomeriggio tutti i giovani presenti in Umbria si ritroveranno nuovamente ad Assisi, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli, per un incontro di preghiera e di festa. Il 28 luglio in orari variabili in base alla Diocesi, è prevista la partenza dei pellegrini per Roma.

Perugia -Perugia – Missione Giovani, con la loro intraprendenza i giovani missionari hanno coinvolto centinaia di coetanei.

Di “chiasso”, a Perugia, i cento ragazzi e ragazze della “Missione Giovani 2024” ne stanno facendo nell’annunciare a tanti loro coetanei la gioia e la felicità della vita attraverso il Vangelo. È quanto è avvenuto nelle prime cinque giornate di questa esperienza di fede, di incontro, dialogo e socialità, in svolgimento dal 18 al 27 ottobre, guidata dall’equipe della “Missione ed evangelizzazione” dei Frati Minori dell’Umbria insieme ad altri religiosi e religiose, a sacerdoti diocesani e seminaristi.
Un “chiasso” che lo aveva “promesso” fra’ Alfio Vespoli, responsabile della “Missione”, all’arcivescovo Ivan Maffeis, alla celebrazione di avvio, il 18 ottobre: «Faremo un chiasso insopprimibile soprattutto nel cuore dei giovani che incontreremo in città…». Ben 400 di loro hanno accolto l’invito dei coetanei missionari a partecipare alla prima delle catechesi serali (ore 21), al Teatro Pavone (dal 22 al 26 ottobre) a cura dei Frati Minori.
Alcuni prendevano appunti come se stessero ad una lezione universitaria, altri concentrati ad ascoltare facendo il gesto di “silenzio” con il dito indice davanti alle labbra ai vicini di posto… Tanti volti dagli sguardi attenti e pochissimi gli occhi assonnati come anche gli sbadigli. «Si è colto un grande interesse e coinvolgimento, oltre le più rosee aspettative…»: è stato il commento, a caldo, dei giovani missionari.
Anche la preghiera dell’adorazione eucaristica in cattedrale, che ha concluso la giornata, ha visto una folta partecipazione di ragazzi e ragazze. Tra questi anche chi non è un assiduo frequentatore di luoghi di culto, come alcuni giovani che non hanno esitato a “confessare” agli amici: «Era da molto tempo che non entravo in chiesa…».
Ieri è stato un giorno particolare per i giovani, il 22 ottobre la Chiesa fa memoria liturgica di un grande santo, Giovanni Paolo II, il Papa delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG). A ricordarcelo, a margine della sua catechesi al Pavone, è stato fra’ Mirco Mazzocato, del servizio orientamento giovani dei Minori Francescani di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. «Oggi l’abbiamo pregato ed io ho sentito forte la sua intercessione – ci ha raccontato il frate –. Mi tornano alla mente le sue famosissime parole al Giubileo del 2000, quando disse ai giovani: “E’ Cristo che cercate quando sognate la felicità”. Mi sembra che i giovani abbiamo desidero di felicità, una generazione diversa che va molto ascoltata e compresa, ma resta insopprimibile l’anelito di gioia che è nell’uomo. Noi nasciamo per questo e c’è poco da raccontarsi… Siamo creati per essere felici, ma poi sta a noi nell’essere messi nella condizione di ricevere quella Parola che dà volto a Colui che i giovani stanno da sempre cercando anche se spesso non lo sanno».
Fra’ Mirco ha dedicato la catechesi sulla “donna emorroissa” del Vangelo di Marco (Mc 5,25), dicendoci, all’uscita dal Pavone: «Abbiamo rivisto per la nostra conversione, che stavamo sopra il palco, di come ancora oggi dentro le sfide della vita tanti giovani hanno fame e sete di toccare qualcosa che resti, la speranza. Hanno voglia di toccare il lembo del manto di Gesù… Sento nel cuore di ringraziare i tanti sacerdoti delle parrocchie che continuano a lavorare nella messe, che è il campo della Chiesa, del mondo continuando ad essere strumento e padri per condurre i giovani davanti al Signore».
Nelle prime cinque giornate di missione i giovani hanno visitato il Carcere, recitato il rosario nella chiesa dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, fatto tappe al Pala Barton per sostenere la “Sir Safety Perugia”, la squadra campione di volley, al vicino Luna Park, alle facoltà universitarie, ai luoghi e locali del centro storico più frequentati come “Umbro’” (ospitati dall’ARCI), non mancando all’appuntamento quotidiano dell’adorazione eucaristica ( ore 10.30-0.30), nell’antica chiesa della Misericordia della centralissima piazza Piccinino, a pochi passi dalla cattedrale di San Lorenzo.

Il “viaggio” continua con le ultime tappe: giovedì 24, venerdì 25 e sabato 26, sempre alle ore 21, presso il Teatro Pavone si svolgeranno le ultime tre catechesi: tre incontri che puntano a far sentire come l’incontro con il Signore Gesù risponda alle domande più profonde di vita che ciascuno si porta dentro. Domenica 27, alle 11, la celebrazione conclusiva in Cattedrale con il Vescovo Ivan Maffeis.

Riccardo Liguori

Raccontare le risorse, non solo le sciagure. Dal Coordinamento nazionale addetti alla comunicazione Caritas diocesane

«Per la Caritas la comunicazione è anche formazione nel raccontare tante attività e tante loro storie di vita. La nostra formazione nasce soprattutto dall’ascolto che facciamo delle comunità, delle persone che incontriamo e questo è il nostro punto di forza non soltanto nell’accompagnare le persone nelle situazioni di difficoltà». Lo ha detto don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana, nell’aprire i lavori del recente Coordinamento nazionale degli addetti alla Comunicazione delle Caritas diocesane, tenutosi a Roma in Caritas italiana, dedicato al “Dare voce ai territori”, vissuto anche come evento conclusivo di un ciclo di quattro incontri formativi online dal titolo: “Dalla progettazione all’attuazione di un piano editoriale”.
Al Coordinamento anche i rappresentanti delle Caritas diocesane umbre di Città di Castello, Foligno e Perugia. È stata una proficua occasione di confronto con i direttori de Avvenire, Marco Girardo, di Tv2000 e Radio InBlu, Vincenzo Morgante, dell’agenzia di stampa SIR, Amerigo Vecchiarelli, dell’Ufficio nazionale Comunicazioni sociali della CEI, Vincenzo Corrado, e con il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, Massimo Monzio Compagnoni. A coordinare i lavori Paolo Valente, vice direttore e responsabile della Comunicazione di Caritas italiana.
«Ci stiamo riorganizzando al meglio – ha proseguito don Pagniello – per quelle che sono le nuove sfide attraverso un piano pastorale strategico, dando alla Comunicazione un ruolo importante, perché per noi la pedagogia dei fatti vuol dire realizzare delle opere segno che, per essere tali, devono comunicare qualcosa. Non ci si deve limitare a comunicare la prestazione di un servizio, non solo di un piatto caldo, di un posto letto, ma, come direbbe Papa Benedetto XVI, “il profumo e il sapore del Vangelo”».
«In questa riorganizzazione – ha precisato – ci siamo dati tre obiettivi. Il primo, lavorare con e per la comunità, perché non dobbiamo comunicare solo come Caritas, ma quello che la Chiesa, in quel determinato territorio sta vivendo, sta facendo. Questo è anche la bellezza della nostra presenza capillare sul territorio. Quando la comunità si sente al centro, viene stimolata, formata e animata è capace di fare grandi cose e questo va raccontato».
«Il secondo obiettivo è quello di non raccontare solo le sciagure, ma vanno soprattutto raccontate le risorse che sono le persone che abbiamo di fronte a noi nei centri di ascolto, nelle opere segno, negli empori, nelle mense… Come è una risorsa per l’Italia l’immigrato che arriva, non un problema. Raccontiamo attraverso i fatti che le persone, i piccoli paesi, le aree interne possono essere una risorsa per la Chiesa e per l’Italia. Raccontiamo la bellezza e non soltanto la fatica del servizio che facciamo».
«Il terzo obiettivo è quello di pensare alla comunicazione anche di tutela dei diritti, di rappresentanza. Dare voce a chi non ha voce, il nostro slogan di sempre, ci deve portare non semplicemente a fare una denuncia, ma a rappresentare quelli che possono essere i diritti e le vie nuove da percorrere su alcune questioni. Con Avvenire abbiamo sperimentato una pagina particolare per Caritas nel non raccontare solo i numeri della povertà, ma cosa facciamo come risposte a quei numeri attraverso una comunità che legge un bisogno, che attiva delle risorse e che dà delle risposte».
A fare “sintesi” di quanto è emerso nella prima giornata (la seconda è stata dedicata agli “sviluppi dell’Intelligenza Artificiale”), è stato il vice direttore Paolo Valente, cogliendo da diversi interventi dei partecipanti, oltre che dai relatori, la necessità di comunicare bene, con più formazione, non a compartimenti stagno facendo sinergia tra tutti gli ambiti pastorali.
«Come l’amico che, nel Vangelo di Luca, si alza a mezzanotte per chiedere dei pani – ha commentato Valente –, siamo pronti a chiedere, cercare, bussare, per ricevere, trovare e aprire porte. Per rendere “parlanti” le nostre opere e i nostri progetti. Si tratta di promuovere la carità, l’amore gratuito per sorelle e fratelli, prima della Caritas, la cui mission è la promozione della testimonianza della comunità».
Riccardo Liguori

Associazione Santo Sepolcro Foligno – concerto di beneficenza dei Neri x Chiesa a sostegno delle popolazioni di Terra Santa

Sabato 26 ottobre alle ore 16,30, presso la chiesa del Convento delle Suore Angeline “Laudato sii”, in via delle Stuoie,1 – Santa Maria degli Angeli (Assisi) si esibiranno i Neri x Chiesa.
Il gruppo nasce da una grande amicizia di otto giovani del territorio cilentano basata sull’amore per i sani principi. Il territorio, la natura e la musica hanno influito molto sulla loro sensibilità e la specializzazione presso il Conservatorio ha contribuito sulla crescita personale e professionale.
Ogni componente del gruppo proviene da parrocchie differenti, presenti sul territorio diocesano, nel quale ognuno ha vissuto la propria esperienza di fede e di vita.
L’idea dei Neri x Chiesa nasce dal piacere di fare musica insieme, iniziando così a vivere un percorso di fede arricchente e di testimonianza di gruppo, grazie a diverse esperienze di evangelizzazione vissute soprattutto con Don Gianluca Cariello, partendo da Assisi e all’interno della diocesi e non solo, riscuotendo molto successo.
Il fine della serata è offrire un’ esperienza di evangelizzazione in cui, attraverso le ultime sette parole di Cristo e alcuni brani di cantautori italiani, tra i più conosciuti, si possa vivere un’ esperienza autentica e originale.

L’ingresso è gratuito e il concerto ha una durata di circa due ore.

IL ricavato delle offerte sarà destinato a sostenere la popolazione di Terra Santa, martoriata da guerre che mettono in seria difficolta la vita delle persone. Manca acqua, cibo, abitazioni, lavoro e molti bambini non possono andare a scuola.

L’Associazione Santo Sepolcro Foligno ETS promuove, da oltre dodici anni, varie iniziative (Concerti, mostre, prosa,mercatini, lotterie, pubblicazioni, pellegrinaggi, viaggi, presentazione di libri, visite guidate in luoghi simbolo della cristianità, cene, pranzi, conferenze) in varie regioni d’Italia e non solo in Umbria, per sostenere i più bisognosi tra cui gli ucraini, i siriani ecc.

Per informazioni e prenotazione
E mail: associazione@santosepolcrofolignoets.it

Intervista al presidente della Ceu, l’arcivescovo Renato Boccardo, in vista del Giubileo, degli “Stati Generali” delle Commissioni Ceu e sul rapporto “Chiesa-Politica”

Tocca temi di grande attualità non solo per la Chiesa, ma per l’intera società umbra, l’intervista rilasciata da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu), al sito-quotidiano online Chiesainumbria, in vista sia del Giubileo 2025 sia degli “Stati Generali” delle Commissioni Ceu, ad Assisi, il prossimo 9 novembre, per fare il punto sul Cammino sinodale della Chiesa voluto da Papa Francesco. Gli “Stati Generali” vedranno la partecipazione di circa duecento membri, in gran parte laici, delle attuali ventidue Commissioni Ceu raggruppate in sei macro aree: Evangelizzazione e Liturgia; Carità e Salute (Delegazione Caritas; Fondazione Contro l’Usura; Commissioni pastorali Salute e Sociale); Clero e Vita Consacrata; Laici (Famiglia; Giovani e Vocazioni; Servizio Tutela Minori); Cultura e Comunicazione; Giuridico-Amministrativa (cfr. www.chiesainumbria.it – sezione “Commissioni”)

Monsignor Boccardo, nell’intervista, si sofferma su come la Chiesa umbra si sta preparando a vivere l’anno giubilare sia localmente, privilegiando la dimensione personale e comunitaria di questo evento di grazia, sia nell’accogliere i pellegrini di passaggio e sosta nella nostra regione, in primis i giovani diretti a Roma per il loro Giubileo della prossima estate, offrendo cammini di spiritualità e la possibilità di conoscere il vasto patrimonio storico-artistico e culturale ecclesiale. Nel contempo, non trascura le criticità, come la crisi delle vocazioni, ed esorta ad un maggiore impegno per l’evangelizzazione di tutti. «Non si tratta di portare la gente in chiesa, di aumentare il numero dei partecipanti alle nostre celebrazioni – afferma il presidente della Ceu -. Si tratta di aiutare la gente ad incontrare il Signore Gesù… Far vedere con la nostra testimonianza di cristiani che seguire il Vangelo può dare senso e pienezza alla vita anche nel terzo millennio».

Altro tema trattato da monsignor Boccardo, nel sostenere l’importanza di operare tutti per «il bene massimo della società», è il rapporto “Chiesa-Politica”, facendo chiarezza su un aspetto non secondario in questo periodo, soprattutto per gli umbri chiamati alle urne il 17-18 novembre per eleggere il presidente della Regione e l’Assemblea Legislativa. «I Vescovi non hanno candidati politici da proporre e tanto meno da sostenere nelle elezioni regionali del prossimo novembre, così come in tutte le altre – precisa il presidente della Ceu -. La Chiesa richiama i cattolici e tutti gli uomini e donne di buona volontà ad operare per una società nella quale tutti abbiano il proprio posto e vedano rispettata la propria dignità, in particolare i più fragili, al di là di ogni ideologia e di ogni interesse di gruppo…».

Monsignor Boccardo conclude ammettendo che «c’è sempre il rischio che qualcuno si voglia appropriare del cappello della Chiesa, ma la Chiesa non garantisce cappelli di nessun genere, la Chiesa ribadisce la propria volontà di lavorare insieme nella ricerca del bene di tutti, nella promozione della solidarietà, dell’accoglienza e dell’attenzione privilegiata alle fasce più deboli della società, sia a chi ha problemi economici sia a chi viene da fuori, protagonista della grave tragedia delle migrazioni, sia a tutti coloro che stanno tentando di uscire da una situazione che li opprime e li umilia».

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Eccellenza, la Chiesa umbra si sta preparando all’imminente Giubileo, in che modo?

«Nella Bolla di indizione Papa Francesco ci ha indicato alcune piste preferenziali: la prima è quella personale, interiore, per creare le condizioni affinché l’appello alla riconciliazione, al rinnovamento, alla novità di vita che porta il tempo giubilare possa trovare un terreno fecondo a livello personale. Poi, nella misura in cui le persone si rinnovano anche la vita cristiana e le comunità si rinnovano. A livello organizzativo, i delegati diocesani per il Giubileo si sono già incontrati per confrontarsi sui diversi percorsi che le Chiese stanno elaborando e individuando per vivere anche localmente questo tempo di grazia».

L’Umbria, con le sue grandi figure di santità e luoghi di spiritualità noti in tutto il mondo, è da sempre terra di passaggio e sosta per tanti pellegrini diretti a Roma. Siamo pronti ad accoglierli?

«Certamente, molta della nostra attenzione è riservata alla capacità dell’accoglienza, peraltro già sperimentata durante il Grande Giubileo del 2000. In particolare, un gruppo di lavoro si occupa dell’accoglienza da assicurare ai tanti giovani che transiteranno nella nostra regione alla volta di Roma, a fine luglio, in occasione del “Giubileo dei Giovani”. Si sta puntando molto sull’accoglienza nelle famiglie, perché non si tratta semplicemente di fornire un tetto e un pasto, ma di promuovere una conoscenza e un arricchimento reciproci, uno scambio di storie di vita. Abbiamo fiducia che non soltanto a livello giovanile, ma nelle diverse comunità questa accoglienza possa essere un investimento che arricchisce la dimensione umana della vita anche degli adulti».

Altro ambito di impegno e promozione dell’Umbria religiosa e culturale per il Giubileo sono i cammini di fede…

«Su quest’ambito si sta lavorando molto perché, pensando ai pellegrini che vorranno raggiungere Roma a piedi, la nostra regione è ricca di cammini legati alla memoria dei nostri Santi e delle nostre Sante. La dimensione del pellegrinaggio giubilare è anche un momento da vivere nel silenzio, nel raccoglimento, nella solitudine… Per questo l’accoglienza del pellegrino può diventare anche una delle caratteristiche dell’Anno Santo. Un anno che donerà agli umbri e a tutta la Chiesa altre due figure di santità: la beatificazione dello spoletino don Giovanni Merlini, che sarà la prima giubilare (il 12 gennaio), e la canonizzazione di Carlo Acutis. Inoltre, ci prepareremo a vivere il nostro pellegrinaggio regionale, a Roma, alla tomba dell’Apostolo Pietro, in programma il 13 settembre, che vedrà la partecipazione di alcune migliaia di fedeli umbri con i loro Pastori».

Gli umbri, richiamando il tema del Giubileo, come potranno essere loro stessi dei “pellegrini di speranza” nella propria terra, nel farsi più prossimi, ad esempio, con quanti vivono gravi disagi?

«Non possiamo farci assorbire totalmente dalla dimensione logistica e gestionale dell’evento giubilare, ma privilegiare, come dicevo all’inizio, la dimensione personale e comunitaria, perché il Giubileo ci viene offerto come un tempo di grazia. Già nell’antico Israele il Giubileo portava con sé il tema della “restituzione”. Restituire quanto nel corso del tempo era stato alienato, riportare a pienezza quanto si era incrinato, curare e guarire quanto era stato ferito. Il Papa ci parla di “pellegrini di speranza” e ci esorta a ricomporre l’unità dell’essere umano con una attenzione particolare a chi affronta con maggiore fatica le ferite della vita. Immettere dei germi di speranza nel tessuto della vita quotidiana».

Come si può ricomporre l’unità dell’essere umano?

«Penso alle relazioni, ai gesti di vicinanza, di accoglienza, di solidarietà nei confronti delle persone che il Papa definisce gli “scarti” della società. Sappiamo anche in Umbria quante sono le Istituzioni religiose e civili che si prendono cura del reinserimento nella vita sociale di chi ha vissuto momenti difficili. Penso alle opere segno delle nostre Caritas. Penso alle carceri, alle case di cura e a quelle di riposo, tutti luoghi dove il cristiano può portare una parola, un gesto concreto che riscaldi il cuore. Penso ai problemi che segnano gravemente la vita quotidiana delle famiglie, come quelli della mancanza o della difficoltà del lavoro. Penso al mondo giovanile bisognoso di segni concreti che diano speranza; e questa è una responsabilità di non poco conto degli adulti, chiamati a trasmettere ai giovani le “chiavi” per interpretare la vita e affrontare con fiducia il futuro. Sono una fucina di valori i nostri Oratori».

L’evento giubilare è anche un’occasione per valorizzare ancora di più il vasto patrimonio storico-artistico della Chiesa umbra. Cosa verrà offerto?

«Quanti verranno in Umbria nel 2025 potranno godere della ricchezza di quei monumenti che noi oggi presentiamo al mondo con giustificato orgoglio, e che sono il frutto, nella stragrande maggioranza, della fede del popolo cristiano che con grandi sacrifici ha voluto rendere bella la Casa di Dio arricchendola di tante opere d’arte. È un contribuito alla bellezza che noi vogliamo dare offrendo la possibilità ai pellegrini e a tutti i visitatori di godere di quello che noi abbiamo continuamente a nostra disposizione».

Eccellenza, nel prepararsi al Giubileo la Chiesa non si distrae dalle sue criticità come la crisi delle vocazioni…

«Io sostengo da sempre che non c’è crisi di vocazioni, perché Dio continua a chiamare, la crisi sta nella capacità di rispondere. C’è una crisi di risposta perché, probabilmente, i nostri giovani non sono accompagnati a scoprire e valorizzare la dimensione dell’ascolto e, dunque, a discernere tra le diverse voci che li circondano, e nelle quali sono immersi, quella di Dio che li chiama. Questo perché nelle nostre comunità parrocchiali, presi da tante urgenze e priorità, si è messo un po’ da parte il clima di raccoglimento, di silenzio, di frequentazione della Parola di Dio, dell’accompagnamento spirituale, che può aiutare sia i giovani che gli adulti a scoprire il progetto di Dio per ciascuno».

Nonostante questo si colgono dei segnali incoraggianti in ambito vocazionale? 

«Direi di sì. Il nostro Seminario Regionale oggi è frequentato da ventuno giovani che si preparano al sacerdozio. Come Conferenza episcopale umbra, in quest’ultimo periodo, abbiamo avuto la possibilità di garantire il completamento dell’équipe formativa, costituita dal rettore, dal vice rettore, da due padri spirituali e da altri collaboratori che con le loro specifiche competenze accompagnano i giovani in questo cammino. Naturalmente, quando guardiamo i numeri vediamo la grande sproporzione tra i sacerdoti che invecchiano e concludono il proprio percorso terreno, e le giovani forze che sono chiamate a sostituirli. Papa Francesco ci ha detto: “Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca”. In questa epoca nuova, che ci fa paura perché non la conosciamo e non la sappiamo gestire, dobbiamo avere modalità nuove di presenza e di azione pastorale».

Prima del Giubileo la Chiesa è impegnata negli “Stati Generali” delle Commissioni Ceu. Questo per fare il punto in Umbria sul Cammino sinodale della Chiesa, quindi sulla missione e sull’annuncio del Vangelo?

«Ormai da anni abbiamo ascoltato, interiorizzato e tentato di rendere operativo l’appello insistente di Papa Francesco alla missione, che è l’annuncio del Vangelo. Annunciare il Vangelo in un mondo che non soltanto cambia velocemente ma che è già cambiato, richiede di prendere coscienza che il rinnovamento non consiste semplicemente nel cambiare le strutture, ma specialmente e innanzitutto nel rinnovare l’autenticità della nostra fede e la professione della nostra vita cristiana. Nel contempo, siamo chiamati a trovare i mezzi per annunciare il Vangelo di Gesù a questa società concreta. Non si tratta di portare la gente in chiesa, di aumentare il numero dei partecipanti alle nostre celebrazioni. Si tratta di aiutare la gente ad incontrare il Signore Gesù e il resto verrà di conseguenza. Far vedere con la nostra testimonianza di cristiani che seguire il Vangelo può dare senso e pienezza alla vita anche nel terzo millennio».

La finalità di questi “Stati Generali” non è per contarsi e nemmeno per guardarsi gli uni e gli altri. Può dirci quale è?

«La sua finalità è quella di prendere coscienza, ancora una volta, della missione affidata ad ogni battezzato e mettere insieme non soltanto le nostre esperienze ma anche le nostre differenze, che sono sempre un arricchimento. Bisogna mettere insieme tutte le nostre forze, domandarci quale tipo di presenza significativa come cristiani possiamo avere nella società di oggi. È questo il servizio più prezioso che come Chiesa possiamo rendere alla società. Penso agli Apostoli Pietro e Giovanni che, andando al Tempio di Gerusalemme, incontrano uno storpio che chiede la carità e Pietro risponde: “Non ho né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo alzati e cammina”. La nostra Chiesa in Umbria, oggi, dice la stessa cosa: non abbiamo le formule segrete per superare tutti i problemi, non abbiamo la capacità di affrontare chissà quali sfide, ma siamo coscienti di avere un tesoro prezioso che è la presenza del Signore Risorto. È di questo tesoro che noi siamo debitori nei confronti della società».

Eccellenza, ha appena menzionato il servizio che la Chiesa rende alla società. Quella umbra è chiamata alle urne, il 17-18 novembre, per eleggere il presidente della Regione e l’Assemblea legislativa…

«Papa Paolo VI diceva che “la politica è la forma più alta della carità” e la Dottrina sociale della Chiesa continua a proporre la ricerca, la promozione, la realizzazione del bene comune. Tutti coloro che ricevono la fiducia dei cittadini sono chiamati ai diversi livelli di governo (locale, regionale, nazionale) a farsi carico dei loro contemporanei con prospettive ampie e sguardo attento, solleciti non del bene di qualcuno ma del bene di tutti. E per ottenere il bene di tutti bisogna essere disponibili a rinunciare a qualcosa del bene personale, a prescindere dalla appartenenza partitica».

La Chiesa, attraverso il suo Magistero, contribuisce non poco al bene dell’intera società, incoraggiando i cattolici dei diversi schieramenti a farsi interpreti dei propri ideali e valori nei consessi democratici. Incoraggiamento che spesso è recepito o anche confuso con l’appoggiare uno o più politici. Eccellenza, vuole provare a fare chiarezza?

«I Vescovi non hanno candidati politici da proporre e tanto meno da sostenere nelle elezioni regionali del prossimo novembre, così come in tutte le altre.  La Chiesa richiama i cattolici e tutti gli uomini e donne di buona volontà ad operare per una società nella quale tutti abbiano il proprio posto e vedano rispettata la propria dignità, in particolare i più fragili, al di là di ogni ideologia e di ogni interesse di gruppo… Tutti i cittadini hanno la grave responsabilità di esprimere il proprio voto, perché non si può guardare alla finestra quello che succede, così come non ci si può lamentare di quello che non succede senza impegnarsi in prima persona. Nel contempo, anche gli eletti hanno una grave responsabilità: quella di dover rendere conto agli elettori delle loro azioni e della realizzazione delle promesse manifestate in campagna elettorale. Se vogliamo progredire e guardare avanti, sappiamo che solo con lo sforzo e la collaborazione di tutti, ai vari livelli, si riesce a costruire qualcosa di buono».

L’incoraggiamento della Chiesa nei confronti dei cattolici ad impegnarsi in prima persona c’è sempre stato, soprattutto da quando non c’è più la DC…

«Si parla di sussidiarietà, di collaborazione intelligente e certamente la comunità cristiana non si tira indietro nell’assumersi le proprie responsabilità, ma attende dalla controparte, sia politica, sociale o economica, l’apertura e la disponibilità a lavorare insieme, come dicevo prima, per il bene comune. È vero che c’è sempre il rischio che qualcuno si voglia appropriare del cappello della Chiesa, ma la Chiesa non garantisce cappelli di nessun genere; la Chiesa ribadisce piuttosto la propria volontà di lavorare insieme nella ricerca del bene di tutti, della solidarietà, dell’accoglienza e dell’attenzione privilegiata alle fasce più deboli della società, sia a chi ha problemi economici sia a chi viene da fuori, protagonista della grave tragedia delle migrazioni, sia a tutti coloro che stanno tentando di uscire da una situazione che li opprime e li umilia».

Riccardo Liguori

Spirito di Assisi – il 27 ottobre torna la preghiera interreligiosa per la pace

“Noi credenti in Dio partendo dalla nostra responsabilità religiosa e morale, chiediamo a noi stessi e ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive”. È questo uno dei passaggi dell’invito alla preghiera di monsignor Domenico Sorrentino, vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, in occasione del prossimo 27 ottobre, 38esimo anniversario dello Spirito di Assisi che ricorda lo storico incontro interreligioso di preghiera per la pace del 1986, voluto da San Giovanni Paolo II. Nella sua lettera, monsignor Sorrentino scrive che “nell’anniversario dello spirito di Assisi del 27 ottobre 1986, non possiamo fare a meno di volgere ancora lo sguardo ai tanti conflitti armati in corso e a farci voce del dolore delle tante vittime che questi producono. Come donne e uomini di fede – aggiunge il vescovo -, siamo chiamati ad adottare lo sguardo di Dio sull’umanità, sguardo che è sempre una volontà di pace. Per questo, come membri di tante religioni diverse, siamo chiamati a riaffermare il bene supremo della pace nelle nostre coscienze, nella preghiera e nelle nostre scelte, come avvenne in quello storico incontro di Assisi. Dobbiamo smascherare ogni tentativo strumentale di usare Dio e la religione per giustificare o addirittura motivare l’uso della forza e della violenza in tutte le sue espressioni. Pertanto ci facciamo volentieri eco di quanto Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, affermarono nel Documento sulla Fratellanza umana ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019”.

Ricco il programma di quest’anno, che si apre venerdì 25 ottobre alle ore 10.30 nella Sala della Spogliazione del palazzo vescovile di Assisi con un incontro di approfondimento con gli studenti, dal titolo “Lo Spirito di Assisi è giovane”. Dopo il videomessaggio del vescovo Sorrentino ci sarà il dialogo con don Tonio Dell’Olio, presidente della Commissione spirito di Assisi. Sabato 26 ottobre dalle ore 8 alle ore 20 nella chiesa della Cittadella – Laudato sì preghiera continua per la pace. Domenica 27 ottobre alle ore 12, nella Basilica superiore di San Francesco, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Sorrentino. Nel pomeriggio alle ore 17 nel Refettorietto della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli è prevista la preghiera interreligiosa con la partecipazione dei membri di diverse tradizioni religiose.

Perugia – Al via la “Missione Giovani 2024” Il 18 ottobre, con la celebrazione eucaristica di mandato missionario, più di cento ad annunciare il Vangelo ai loro coetanei

Va e annuncia il Vangelo! È il “mandato missionario” che il vescovo Ivan, insieme ai frati minori e ai sacerdoti diocesani, ha affidato a più di cento ragazzi e ragazze nel consegnare a ciascuno di loro il “tau”, la croce francescana (vs. fotogallery), simbolo della “Missione Giovani 2024” avviata la sera del 18 ottobre, a Perugia, con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Donato all’Elce, vissuta anche in preparazione alla Giornata Mondiale Missionaria di domenica 20 ottobre. Questi giovani, provenienti da comunità parrocchiali, associazioni, gruppi e movimenti presenti nelle sette Zone pastorali dell’Arcidiocesi, simbolicamente rappresentate da sette lumi accesi sull’altare (vs. fotogallery), vivranno dieci giorni intensi nel portare la proposta cristiana ai loro coetanei. Il programma della missione, con luoghi, iniziative e incontri, è consultabile-scaricabile al link: Al via la Missione Giovani – Diocesi Perugia.

All’omelia, il vescovo Ivan, nel ricordare le «regole d’ingaggio» dei giovani missionari per tenere a debita distanza gli idoli del nostro tempo nell’annunciare il Vangelo, ha esortato tutti dicendo: «Curate i malati e non penso solo a quelli dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, dell’Hospice o che giacciono nei letti di casa nostra. Penso alle tante persone ferite nelle relazioni, ferite perché si sentono tradite o incomprese. Penso a tante persone che hanno visto sfumare il progetto buono di vita».

«Curate i malati – si è raccomandato nuovamente il vescovo –, perché la vera grandezza sta nel sapersi chinare sull’altro, saper maturare quello spessore di con-passione, che ti permetta davvero di aiutare l’altro se non a risolvere i suoi problemi, di aiutarlo a portarli, a non perdere la fiducia, a gioire di tutti quei segni di bene, di bellezza e di vita che il Signore continua, anche grazie a ciascuno di noi, a seminare nel campo». Il testo integrale dell’omelia è al link: Le regole di ingaggio di un missionario

Fra’ Alfio Vespoli, dei frati minori, responsabile della “Missione Giovani”, nel prendere la parola al termine della celebrazione, ha promesso al vescovo Ivan di «fare un chiasso insopprimibile soprattutto nel cuore di ragazzi e ragazze incontrandoli per le vie, le piazze, nei locali, nelle scuole, nelle facoltà…, perché il Signore ci darà la grazia per fare questo. Un chiasso che ricorderà che sono figli amabili e preziosi. Il cuore di ciascuno di loro non aspetta altro che gli venga ricordato che è amato da Dio, non aspetta altro che ricevere dai giovani missionari, attraverso il loro sguardo, i loro occhi, la loro preghiera l’annuncio che è un figlio preziosissimo. Questo sarà il chiasso che faremo nei prossimi giorni a Perugia – ha precisato fra’ Alfio –. Grazie a tutti i giovani che si dedicheranno all’annuncio della Parola di Dio e per quanti non sono giovani, chiediamo di sostenere la missione con la preghiera».