Perugia – I° anniversario del terremoto alta valle perugina del Tevere. Omelia dell’arcivescovo Ivan Maffeis alla celebrazione eucaristica della ricorrenza

Uno spunto per leggere la situazione che stiamo vivendo ce lo offre la pagina appena ascoltata dal Secondo Libro delle Cronache. Il testo si apre con un affresco drammatico: la tragedia della guerra e della distruzione del tempio e, quindi, della città di Gerusalemme e la deportazione dei sopravvissuti in Babilonia.

Nel nostro caso, la causa è stata un evento naturale, un terremoto; l’esito però è stato analogo: abitazioni e chiese non più agili, tante famiglie costrette ad andarsene altrove, la comunità dislocata, smembrata, privata dei punti di riferimento di ieri.

Il brano delle Cronache si chiude però con la prospettiva assicurata dall’editto di Ciro, che consente il ritorno dall’esilio e la ricostruzione: “Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”, ovvero torni a casa.

Dai commenti dei rabbini, sappiamo che il vero dramma degli ebrei in Babilonia non fu l’esilio, ma l’essersi abituati, l’essersi rassegnati all’esilio. Così, quando si ritrovarono tra le mani la possibilità di far ritorno in Israele e di ricostruire le loro case e il tempio, molti ebrei di fatto preferirono rimanere in esilio, dove nel frattempo si erano sistemati, avevano trovato lavoro, si erano fatti le loro famiglie.

Se in parte questo è comprensibile – per gli ebrei di ieri e per quanti fra noi hanno trovato riparo altrove –, oggi siamo qui ad affermare la volontà invece di tornare ad abitare questi nostri paesi, di riaprire le case e le attività. Un sondaggio pubblicato oggi da un quotidiano nazionale sottolinea come il primo punto di riferimento per gli italiani sia il territorio, inteso come il luogo che permette di conoscersi e riconoscersi.

Lo stesso sondaggio fa però notare che il legame con il territorio non va di pari passo con la fiducia negli altri e, in generale, con la “fede”, che è all’origine della “fiducia”, e che è diventata più instabile. Si vive schiacciati sul presente, con il rischio di perdere il futuro.

A distanza di un anno, ringraziamo quanti – spesso nel silenzio – si sono spesi per alleviare le sofferenze e i disagi di chi è stato colpito dal sisma, curando anche il rapporto con le Istituzioni per non essere dimenticati. Non smettiamo di fare – e di farla insieme – la nostra parte per sostenere un processo di futuro: stando vicino alle persone, innanzitutto, perché nessuno si senta abbandonato; portando avanti le iniziative che ci aiutano a riconoscerci comunità – e la giornata odierna è senz’altro tra queste – e lavorando per la ricostruzione. Come Chiesa nei prossimi mesi cercheremo di riaprire un paio di chiese.

Ci sostiene la fiducia nelle parole che nel Vangelo odierno Gesù rivolge a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo”. Davanti a quello che accade, a noi spesso viene più facile fermarci a denigrare e a scuotere sconsolati la testa. Dio, invece, ama questo mondo, con la fame e la sete di vita che ci portiamo dentro; lo ama nonostante gli errori, i ritardi, le crisi, le cadute e le ansie che ci accompagnano. Non ascoltare, allora, le voci che ti incutono paura e scoraggiamento, perché queste voci non vengono da Dio. Se torniamo a fidarci, ogni giorno possiamo rinascere alla speranza, alla voglia di custodire e coltivare la nostra preziosità e quella delle persone che la vita ci ha messo accanto.

Questa fede ci aiuti a riconoscerci comunità unita nella sofferenza e anche nella speranza; ci aiuti ad amare la vita, a coglierne la bellezza, a saperla impegnare e spendere nel servizio reciproco.

Don Ivan

Vescovo

Perugia – Quaresima 2024: la Chiesa diocesana promuove due segni concreti di Carità. Le raccolte di offerte nelle parrocchie per i progetti Caritas e per le opere in Terra Santa

L’arcivescovo Ivan Maffeis, all’inizio del cammino quaresimale, ha proposto alla comunità cristiana di sostenere due segni di «condivisione concreta» a partire dalle parrocchie: «Domenica IV di Quaresima, 10 marzo, le offerte raccolte sono state destinate alla Caritas, impegnata a restituire dignità e ad accompagnare diverse migliaia di persone; Venerdì Santo, 29 marzo, si terrà una seconda colletta di questo tempo che ci accompagna a Pasqua, quella per la Terra Santa. Nella drammatica situazione odierna – commenta mons. Maffeis –, tale vicinanza è indispensabile per permettere alla Custodia di sostenere la presenza dei cristiani a Gaza, a Betlemme e a Gerusalemme, il mantenimento dei Luoghi Santi come delle attività pastorali e delle opere sociali – scuole, case per anziani, ospedale – che vanno a beneficio di tutti, in particolare dei più bisognosi».

La campagna “Restiamo umani”. «La Quaresima è il tempo dei poveri, il tempo per eccellenza dedicato alla Carità – ricorda don Marco Briziarelli, direttore della Caritas –. In questo tempo di grazia rilanciamo con forza nel territorio diocesano la campagna di raccolta fondi “Restiamo Umani”, una campagna che ci ha fatto incontrare e ci farà incontrare lo sguardo dei poveri, poveri che incontriamo tutti i giorni nelle strade. Il loro grido è un grido sempre più forte e numeroso, abbiamo da tempo superato le 3.000 famiglie corrispondenti ad oltre 12.000 persone».

Quasi una famiglia su dieci è povera. «Non possiamo restare sordi ad un grido che tocca quasi una famiglia su dieci», è l’appello del direttore don Briziarelli, che precisa: «ebbene sì una famiglia su dieci è povera o a rischio povertà con il conseguente rischio di esclusione sociale. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti nel contrasto alle povertà, abbiamo bisogno di persone, aziende, associazioni che scelgano la condivisone come scelta di vita».

Vivere una cittadinanza attiva. «Ogni famiglia che torna libera dalla catena della povertà – auspica il direttore Caritas – è una famiglia che riacquista la propria dignità, la propria libertà di scelta e la possibilità di tornare a vivere una cittadinanza attiva. La Campagna di raccolta fondi “Restiamo Umani” resterà attiva per tutto il Tempo di Quaresima e di Pasqua con l’obiettivo di raccogliere € 100.000,00. L’occasione mi permette di portarvi a conoscenza di quanto raccolto con la campagna “Restiamo Umani” nel periodo di Avvento e Natale».

Dal 3 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 sono stati raccolti: € 79.370,47 così ripartite:
• 164 donazioni da persone fisiche per un totale di: € 38.120,00.
• 10 donazioni da aziende per un totale di: € 26.930,00.
• 7 donazioni da associazioni per un totale di: € 2.200,00.
• 32 donazioni da raccolte in 32 parrocchie per un totale di: € 12.120,47.
«Un buon risultato che mostra il volto solidale della nostra comunità diocesana – commenta don Marco Briziarelli –, ma che ci dice che ancora c’è una grande possibilità per fare molto bene insieme… lasciandoci conquistare dalla Carità».

Auspicando l’adesione di tanti alla campagna, la Caritas rinnova le possibilità per aderire:
• Bonifico intestato a: Fondazione di Carità San Lorenzo, IBAN: IT30P0344003000000000161500, Causale: Erogazione Liberale. Fondazione di Carità San Lorenzo Onlus è l’ente operativo della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. Tutte le offerte sono deducibili/detraibili secondo regime fiscale.
• Oppure direttamente dal tasto DONA ORA nel sito www.caritasperugia.it o collegandovi direttamente al link: https://www.caritasperugia.it/restiamo-umani/

Assisi – Testimonianze e messaggi per la Giornata Europea dei Giusti

“La città di Assisi ha fatto tanto per noi ebrei e non lo dimenticheremo mai”. A dirlo in un messaggio online sui canali social del Museo della Memoria, Assisi 1943-1944, in occasione della Giornata europea dei Giusti, è Edith Bruck, ebrea di origini ungheresi sopravvissuta alla Shoah. “Oggi più che mai è importante non dimenticare, ma soprattutto vedere la speranza perché in qualunque situazione c’è qualcosa di buono”. Nella Giornata in cui si celebrano i Giusti dell’umanità, secondo l’intuizione di Gariwo che ha collegato il concetto di Giusto anche ad altri genocidi, stermini e discriminazioni oltre alla Shoah, Assisi ha voluto celebrare l’evento con una serie di messaggi e testimonianze, in rete sul canale Facebook, Instagram e Twitter del Museo della Memoria nell’arco della giornata; oltre a quello di Edith Bruck, online quello del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, che ha ricordato l’attività di Alexei Navalny, come un “uomo giusto, che ha saputo dare la propria vita, mettendosi dalla parte della libertà, dalla parte giusta”, del sindaco di Assisi, Stefania Proietti che ha sottolineato “come l’esempio dei Giusti di Assisi debba essere di insegnamento per il presente e per il futuro”, della ideatrice del Museo, Marina Rosati che ha evidenziato il ruolo formativo del Museo e del Giardino nel “seminare piccoli concetti e grandi valori tra i giovani”. Nel suo intervento la referente della didattica del Museo, Francesca Cerri, ha ricordato come i “Giusti accolgano, salvano, testimoniano il bene” e un quattordicenne di Assisi ha invitato i giovani a “non restare indifferenti a dire stop alle discriminazioni”.

Ceu – don Marco Briziarelli nuovo delegato regonale Caritas e don Marco Rufini coordinatore regionale della Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della Ceu

Nella riunione della Ceu del 5 marzo 2024, i vescovi hanno nominato don Marco Briziarelli, del Clero di Perugia-Città della Pieve, delegato regionale della Caritas Umbria, e don Marco Rufini, del Clero di Spoleto-Norcia, coordinatore regionale della Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della Ceu. I due sacerdoti subentrano rispettivamente al diacono Mauro Masciotti e all’avv. Francesca Di Maolo a cui i vescovi esprimono ringraziamenti e gratitudine per il servizio pastorale da loro svolto alla Chiesa umbra.
Breve nota biografica dei due sacerdoti umbri.
Don Briziarelli, classe 1980, è nato a Perugia ed ordinato sacerdote il 25 giugno 2016, direttore della Caritas diocesana, parroco della cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Tra gli incarichi ricoperti in diocesi quello di assistente spirituale dell’UNITALSI e di presidente dell’Associazione “Amici del Malawi”.
Don Rufini, classe 1967, è nato a Spoleto ed ordinato sacerdote il 27 settembre 1997, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, attuale pievano della Pievania dei Santi Benedetto ed Eutizio di Norcia e Preci.

Ceu – incontro con il presidente e il direttore di Caritas italiana, il direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei

Il 5 marzo, presso la sua sede, nel Pontificio Seminario Umbro “Pio XI”, la Conferenza episcopale umbra ha incontrato il presidente e il direttore di Caritas italiana, l’arcivescovo di Gorizia mons. Carlo Roberto Maria Redaelli e don Marco Pagniello, e il direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso don Giuliano Savina. Inoltre ha affrontato alcuni temi tra cui gli impegni dell’imminente Visita ad Limina Apostolorum dal Santo Padre Francesco, in calendario dal 18 al 22 marzo, e provveduto alle nomine del delegato Caritas Umbria e del coordinatore della Commissione per la pastorale sociale e del lavoro della Ceu.
Maggiore crescita della Carità nelle comunità. «I vescovi dell’Umbria sono molto interessati e coinvolti nel tema della Caritas, ma anche preoccupati nel senso di farla crescere ancora di più soprattutto nella dimensione di attenzione e formazione alle comunità parrocchiali». È il commento, a margine dell’incontro con la Ceu, del presidente della Caritas italiana, che ha aggiunto: «Apprezzo quanto i vescovi stanno facendo pastoralmente per fare crescere le comunità non solo ecclesiali, ma anche civili alla Carità con una sensibilità maggiore, perché la presenza della Caritas ha un’attenzione specializzata, molto attenta alla povertà che causa esclusione sociale. È una preoccupazione positiva, molto forte da parte dei vescovi umbri, che è anche la preoccupazione di Caritas italiana – ha sottolineato mons. Redaelli -, quella di lavorare molto non soltanto sull’attenzione alla povertà, ma sulla crescita della funzione pedagogica di Caritas italiana di una testimonianza della Carità che faccia lievitare davvero questa dimensione tipica dei cristiani».

Assisi – Scuola socio politica Toniolo con i coniugi Chianelli

Proseguono le lezioni della scuola socio-politica Giuseppe Toniolo. Mercoledì 6 marzo 2024 alle ore 19, all’Istituto Serafico arrivano Franco e Luciana Chianelli che presenteranno il libro “Il coraggio di chi ha perso. La storia e i sogni di un pazzo visionario”.

Edito da Prendinota editore, il libro descrive una storia lunga 33 anni che nasce da un immenso dolore, la perdita di un figlio, e diventa un grande messaggio di speranza per i malati di tumori del sangue, “Il coraggio di chi ha perso”, è un viaggio attraverso la memoria del suo autore, Franco Chianelli, che passa dagli anni drammatici della malattia e poi della scomparsa del piccolo Daniele a soli 10 anni e prosegue raccontando i primi passi dell’associazione di volontariato fondata dai coniugi Chianelli insieme ad altri 18 genitori che avevano condiviso con loro il dolore della malattia dei propri figli.

Un racconto ricco di storie di pazienti, famiglie, persone che hanno vissuto al residence “Daniele Chianelli” e di testimonianze di tanti protagonisti di questa avventura di solidarietà e amore. Alla presentazione interverranno anche la professoressa Maria Paola Martelli e il dott. Maurizio Caniglia. I proventi del volume saranno interamente devoluti al Comitato per la vita e in particolare all’ampliamento della nuova struttura di accoglienza per famiglie di malati oncologici. L’iniziativa è aperta a tutti coloro che vogliono partecipare.

Assisi – la reliquia del Beato Carlo Acutis per la quarta volta in Irlanda

“Quale gioia nel portare per la quarta volta una reliquia del Beato Carlo Acutis, da Assisi all’Irlanda, per una visita nell’ottava diocesi! Questo primo Beato del millennio, che segue le orme di San Francesco d’Assisi, è un invito a tutti, soprattutto ai giovani e alle famiglie, a non sprecare la vita, ma a farne un capolavoro”. Le parole del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, in preparazione al nuovo pellegrinaggio nella diocesi di Clogher dal 3 al 5 marzo – con inizio nella Saint Macartan’s Cathedral, a Monaghan, domenica 3 marzo, per poi spostarsi il giorno successivo nella Saint Michael’s Church, a Enniskillen città nota per la violenza mortale del passato e la riconciliazione e la pace del presente.
Ad accompagnare il frammento della reliquia sarà monsignor Anthony Figueiredo, responsabile delle Relazioni internazionali della diocesi. Il beato Carlo, il ragazzo in “jeans e scarpe da ginnastica”, è morto per leucemia a soli 15 anni nel 2006; nutriva una passione per la santità e basava la sua vita sull’Eucaristia per crescere nel rapporto con Gesù. Come diceva sempre “Essere sempre uniti a Gesù questo è il mio programma di vita”. Carlo, ispirato dalla Madonna e dai santi, fu trasfigurato dall’amore per Dio e per il prossimo, soprattutto gli ultimi della società, nutrito dalla coerenza nella vita sacramentale e nell’adorazione. La reliquia del beato Carlo Acutis è già stata tre volte in sette diocesi irlandesi: a giugno nell’arcidiocesi di Armagh e nella diocesi di Down e Connor, in settembre nelle diocesi di Derry, Elphin, Tuam (Knock) e Dromore e a novembre nell’arcidiocesi di Dublino: in tutti i casi, attirando migliaia di pellegrini.

 

Foligno – dimissioni del direttore della Caritas diocesana e delegato regionale diac. Mauro Masciotti

Il Vescovo Domenico Sorrentino, ha ricevuto e accettato le dimissioni del direttore della Caritas Diocesana, diacono Mauro Masciotti, così come l’Arcivescovo Presidente della Ceu, mons. Renato Boccardo, in data 27 febbraio 2024 ha ricevuto le dimissioni da Delegato Regionale della Caritas presentate da Mauro Masciotti, che le ha accolte, in considerazione della sua candidatura alle prossime elezioni Amministrative 2024. A ciò, si aggiunge la sospensione dal ministero diaconale. Per doverosa opportunità, le dimissioni dagli incarichi e la relativa sospensione dal Diaconato sono immediatamente esecutive.

Il vescovo di Foligno Mons. Domenico Sorrentino nelle lettera Pastorale “Carità Politica per una Chiesa Radicata nel territorio e nella Storia” ricorda che “La politica è un’alta forma di carità”.
La politica e l’impegno pubblico e sociale per il bene comune è una nobile vocazione e una preziosa missione che la Chiesa raccomanda e promuove tra i suoi fedeli. In tal senso la Chiesa, da sempre ha posto delle opportune condizioni e delle sagge limitazioni per coloro che, investiti di un mandato ecclesiale, ricoprono ruoli di responsabilità o esercitano dei servizi comunitari, laico o chierico (cfr. Can. 287 §2). Chiunque nel popolo di Dio ha un ufficio, una funzione e un incarico istituito e abbia desiderio di spendere le proprie energie e competenze in questa missione è dunque invitato a sospendere il proprio servizio secondo il proprio stato e la propria condizione rendendo chiara e pubblica la propria decisione.

Perugia – celebrati i primi cinque anni della parrocchia greco-cattolica romena

«Visitando i malati, entrando nelle case, trovo tante romene al fianco delle nostre famiglie. Gli italiani sanno che nel momento in cui voi smetteste di lavorare, le nostre famiglie si troverebbero in serie difficoltà. Mi auguro e auguro a voi che possiate trovare sempre accoglienza e dignità e, quando queste non ci fossero, possiate trovare in noi dei fratelli che si fanno carico di questa sofferenza». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis alla divina liturgia concelebrata con il visitatore apostolico per le comunità greco-cattoliche europee, l’arcivescovo Cristian Crişan, il 25 febbraio, nella chiesa greco-cattolica romena, in via Col di Tenda, a Perugia, in occasione dei primi cinque anni di questa comunità parrocchiale guidata da don Lucian Cordis.

«Una sofferenza – ha proseguito mons. Maffeis – che si aggiunge a quella da voi provata per la lontananza dai vostri cari. Nell’esprimere gratitudine al parroco don Lucian, che costruisce comunità portando alla nostra Chiesa, tante volte arida di spiritualità, un polmone della tradizione orientale, non posso non essere grato ai romeni perché in voi troviamo un popolo dignitoso e lavoratore che ci aiuta a camminare insieme, ricordandoci che siamo un’unica Chiesa con quella ricchezza che vive nella diversità senza mai far venire meno l’unità in Cristo Gesù nostro Salvatore».

Lo stesso arcivescovo Crişan ha parlato della Chiesa cattolica che «respira meglio quando ha due polmoni sia per gli orientali che per gli occidentali, mostrando la bellezza della Chiesa della diversità. Siamo un segno profetico di unità all’interno di questa diversità, come ci ricorda il documento conciliare “Lumen gentium”».

«L’Italia è la nostra seconda patria e la Chiesa italiana – ha commentato mons. Crişan – ha saputo accogliere la nostra presenza che in Romania è testimoniata a prezzo di sangue. Con il parroco don Lucian abbiamo voluto collocare in chiesa l’icona raffigurante i sette beati martiri greco-cattolici romeni beatificati dal Santo Padre Francesco nel 2019. Noi crediamo molto all’ecumenismo del sangue e del martirio e siamo sicuri che, nel coraggio dei martiri, la Chiesa sa trovare degli spunti nei tempi non facili in cui viviamo».

Alla celebrazione dei primi cinque anni della parrocchia greco-cattolica romena di Perugia, una delle 73 presenti in tutt’Europa di cui 35 in Italia, sono intervenuti diversi parroci provenienti da Nord a Sud della Penisola e alcuni seminaristi di Roma. Si è pregato anche per le vocazioni alla vita sacerdotale e alla vita consacrata, non trascurando la preghiera per la pace in un mondo segnato da guerre e violenze come in Ucraina, Paese confinante con la Romania.

Riccardo Liguori

Assisi – Appello contro la guerra e l’uso del nucleare nel corso del convegno del Comitato per una Civiltà dell’Amore

“Il nucleare costituisce una minaccia per l’umanità, si pensi alle 12.500 testate nucleari strategiche esistenti di cui i 3.700 già schierate su missili e aerei. In questo luogo, la sala della Spogliazione, in cui risuonano otto secoli di messaggio di pace incarnato dal corpo nudo di Francesco di Assisi, questo dibattito ha qualcosa di paradossale e, al tempo stesso, di attuale e di ispirante per il cammino dell’umanità”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, nel suo intervento al convegno “Religioni e conversione delle armi nucleari in progetti di pace e sviluppo” organizzato dal Comitato per una Civiltà dell’Amore, in corso oggi, sabato 24 febbraio, nella sala della Spogliazione del palazzo vescovile ad Assisi.

“Proprio questo luogo e la bomba valoriale che rappresenta – ha aggiunto monsignor Sorrentino – ci hanno ancora una volta spinto a collaborare con Civiltà dell’Amore aprendo gli spazi del nostro Santuario a una riflessione che, non a caso, in questa giornata si declina come un momento di riflessione-preghiera, e poi, solo dopo, nelle ore pomeridiane, di riflessione prospettica e, se si vuole, politica, proiettata sugli sviluppi di una energia nucleare che, con gli uomini che l’hanno scoperta e declinata per il male, in una energia che si ‘converta’ in possibilità di bene, facendo i conti onestamente sulla questione dei rischi di una tale conversione”. Monsignor Sorrentino ha lodato anche la “connessione” di questo convegno allo ‘spirito di Assisi’, coniato proprio in termini di preghiera per la pace da San Giovanni Paolo II, che “convocando ad Assisi il 27 ottobre 1986 i leader religiosi dell’umanità, volle dare un ruolo ed anzi un primato alla preghiera, come espressione di un dialogo del vissuto più che del parlato, un vissuto in cui si fa spazio alla grazia più che all’iniziativa umana”.

La giornata, voluta nel giorno del secondo anniversario della guerra in Ucraina, si è aperta con i saluti di padre Marco Moroni, custode del Sacro Convento e di Giuseppe Rotunno, presidente del Comitato per una Civiltà dell’Amore, ma anche del sindaco di Assisi Stefania Proietti, che ha sottolineato la sua gioia per “un momento davvero bellissimo in cui alla preghiera si unisce un argomento che forse suscita riso e ironia, il disarmo nucleare. Ma vorrei ringraziare il presidente Rotunno che ci fa sentire la responsabilità e il dovere di richiamare alla pace. Porto il saluto di una comunità intera che chiede con forza che Assisi spenda il suo nome per la pace, e che condanna le manganellate ai minorenni che si impegnano per la pace. Chiediamo inoltre di non fermarci al disarmo, parliamo anche del boicottaggio dell’economia di guerra”.

Al panel “Le Religioni e la conversione nell’era globale”, oltre al cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico in Mongolia, la Commissione Spirito di Assisi, i rappresentanti delle religioni e Andrea Bartoli della Sant’Egidio Foundation for peace and dialogue, è intervenuto anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme: “Saluto questo incontro su pace e dialogo religiosi che arriva in un momento molto difficile in Terra Santa: nessuno vuole sentire la parola pace e in pochi ci credono, non si vuole neanche sentire parlare di rapporto tra religioni e pace, perché si dice che i motivi delle tensioni siano religiosi e che ci siano delle scelte politiche legate alla religione. Quello che viviamo è il momento più difficile degli ultimi decenni, ed è uno spartiacque nella vita politica del paese. Tra israeliani e palestinesi ci sono questioni rimaste in sospeso che ora sono esplose e serve affrontare i problemi alla radice: oggi le relazioni tra le varie comunità sono ai minimi storici, gli ebrei non si sentono supportati da cristiani e i musulmani sono accusati di essere conniventi con i fatti 7 ottobre, mentre cristiani si dividono qui e là. Ma la crisi deve essere un’opportunità e un momento di crescita: il dibattito ha puntato molto sulle ferite del passato, un bagaglio che ci portiamo tutti dietro, ma bisogna guardare le ferite del presente e il dialogo interreligioso deve essere capace di costruire prospettive per il futuro. Abbiamo bisogno di una nuova sintassi del dialogo interreligioso, di rimettere a fuoco temi e rapporto tra politica e religione, il rapporto tra fede, religione e Stato, il rapporto tra religione e terra. Noi cristiani abbiamo spiritualizzato la lettura biblica, ma altri non lo hanno fatto: ci sono differenze che non abbiamo affrontato e ora sono nodi venuti al pettine. Bisogna abbattere pregiudizi e stereotipi, un passo necessario per costruire prospettive di pace: in Medio Oriente non si può parlare di pace senza religione, ma finora la visione religiosa non è stata inclusa, si parla solo di territori e spazi, argomenti che non hanno funzionato. È necessario riconnettere la visione religiosa ‘liberata’ dal potere, dai condizionamenti, per illuminare chi decide nella maniera giusta perché, se si costruiscono prospettive di pace in Medio Oriente verrà contagiato anche il resto del mondo”.

Nel pomeriggio il panel dal titolo: “La conversione delle armi nucleari e la pace nel mondo”. Dopo il dibattito, la giornata si chiuderà con le riflessioni finali di monsignor Sorrentino e del presidente Rotunno.