Perugia – il cardinale Gualtiero Bassetti in visita all’Hospice dell’USL 1 Umbria. Il presule al personale sanitario e ai fedeli presenti: «Lo sguardo di amore dà vita, comunica vita».

Volti e sguardi segnati dalle lacrime, dalla commozione si coglievano tra i fedeli mentre il cardinale Gualtiero Bassetti teneva l’omelia della celebrazione eucaristica presso l’Hospice di Perugia, il Centro residenziale di cure palliative dell’Usl 1 Umbria, visitato dal presule il 4 gennaio. E’ stata la prima visita pastorale del 2020 che il cardinale ha voluto dedicare, come nel 2019, a questa struttura sanitaria dove nell’ultimo anno sono stati accolti 222 malati e 250 assistiti a domicilio.

Accolto dalla responsabile dell’Hospice, la dott.ssa Susanna Perazzini, il cardinale Bassetti ha visitato i degenti e si è intrattenuto con i loro familiari, il personale sanitario e i volontari, celebrando la s. messa alla presenza anche di numerosi fedeli che negli anni hanno avuto dei congiunti ricoverati nella struttura a cui sono rimasti legati e grati per il sostegno ricevuto. Concelebranti sono stati don Domenico Lucchiari, cappellano dell’Hospice perugino, e don Robin Weatherill, cappellano dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Il cardinale ha avuto per tutti parole di conforto e d’incoraggiamento, evidenziando quanto sia importante nella vita, soprattutto se è sofferta a causa di una grave malattia, uno «sguardo di amore per l’altro». Nel commentare il brano del Vangelo di sabato 4 gennaio (Gv 1, 35-42), il porporato si è soffermato sulla «pedagogia dello sguardo».

«In questo brano del Vangelo si parla tre volte di sguardi – ha sottolineato Bassetti –. Credo che sia una pedagogia molto importante quello del nostro sguardo, soprattutto quando stiamo con i bambini e con le persone ammalate. Ci rendiamo conto quanto è importante, soprattutto con i più piccoli, comunicare con lo sguardo. Noi comunichiamo troppo con la parola e delle volte ci accorgiamo che la parola fa anche dei guai. Spesso ci si parla più con gli occhi, perché esprimono più il cuore. Basta uno sguardo per arrivare dove non arrivano le parole, perché con uno sguardo puoi comunicare affetto, amicizia, simpatia e tanta tenerezza. Uno sguardo buono può dire all’altro: “io ti voglio bene”, facendogli capire che saresti anche disposto a dare la vita per lui».

«E’ importante lo sguardo nella nostra vita – ha proseguito il cardinale – ed anche un bambino è in grado di comprenderlo. Ho notato spesso che quando un bimbo cade in terra, prima ancora di avvertire dolore, si vuole rendere conto dello sguardo delle persone che lo amano per capire se piangere o alzarsi. Lo sguardo di amore dà vita, comunica vita. Impariamo da Gesù la dolcezza di questo sguardo e cerchiamo di averlo per tutti, in particolare per chi si trova in condizione di fragilità di salute. Come è importante donarsi ai nostri fratelli con uno sguardo benevolo. Non si segue Gesù se non ci si dona agli altri».

“L’omelia, il dialogo di Dio con il suo popolo”. Ciclo di quattro incontri promosso dall’Istituto Teologico di Assisi in collaborazione con la Ceu. Interverranno: il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente Cei, l’arcivescovo Renato Boccardo, presidente Ceu, e mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie

Alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, dal 3 al 4 gennaio e dal 10 all’11 gennaio 2020, si terrà un ciclo di quattro incontri di omiletica promosso dall’Istituto Teologico di Assisi (ITA) in collaborazione con la Conferenza Episcopale Umbra (CEU), rivolto a tutti gli interessati, in particolare agli studenti e agli ex alunni dell’ITA, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi (ISSRA) e del Pontificio Seminario “Pio XI” di Assisi, ai sacerdoti e ai diaconi dell’Umbria. Questo ciclo di incontri si ispira all’esortazione apostolica di papa Francesco Evangelii gaudium (numeri 135-159), riguardante l’omelia, dove si legge che nonostante i molti «reclami in relazione a questo importante ministero», «l’omelia può essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita».

E’ una proficua occasione per riflettere sull’importanza dell’omelia, che va impostata e recepita non tanto come «un momento di meditazione e di catechesi, ma è il dialogo di Dio con il suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esigenze dell’Alleanza», evidenziano gli organizzatori del ciclo di incontri. «Vi è una speciale valorizzazione dell’omelia – aggiungono –, che deriva dal suo contesto eucaristico e fa sì che essa superi qualsiasi catechesi, essendo il momento più alto del dialogo, che è già aperto, tra il Signore e il suo popolo, prima della comunione sacramentale».

Ad aprire questo ciclo di incontri nel pomeriggio di venerdì 3 gennaio (ore 15) saranno il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo, presidente della Ceu. Diversi e qualificati sono i relatori delle quattro giornate, tra cui mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, che interverrà nella mattinata di sabato 11 gennaio (ore 10.30) sul tema “Omelia e Evangelii gaudium, l’esortazione di papa Francesco che evidenzia come «chi predica deve riconoscere il cuore della sua comunità per cercare dov’è vivo e ardente il desiderio di Dio, e anche dove tale dialogo, che era amoroso, sia stato soffocato o non abbia potuto dare frutto» (137). Mons. Marini sarà preceduto dal preside dell’ITA, il biblista padre Giulio Michelini (Ofm), che relazionerà sul tema: “Omelia e Sacra scrittura”.

Per informazioni dettagliate sull’iniziativa e sulle attività dell’ITA, consultare il sito: www.istitutoteologicoassisi.it

Il messaggio augurale per il nuovo anno del cardinale Gualtiero Bassetti nella 53a Giornata mondiale della pace. La Chiesa protagonista di due eventi a sostegno della promozione umana

Carissimi,

Papa Francesco, nel suo messaggio per l’odierna giornata mondiale della pace, ci ha ricordato che «il mondo non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni… La pace è “un edificio da costruirsi continuamente”, un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune…». Con queste convinzioni nel cuore e avendo dinanzi agli occhi i drammi di tanti popoli della terra, mi piace presentare due iniziative che nei prossimi mesi di febbraio e marzo impegneranno la Chiesa italiana e molti vescovi e laici di diverse nazioni: l’incontro di Bari, dal titolo “Mediterraneo, frontiera di pace”, avrà luogo dal 19 al 23 febbraio; mentre alla fine di marzo verranno ad Assisi economisti e imprenditori di tutto il mondo per riflettere insieme sui problemi dello sviluppo economico e della dignità umana. Entrambi gli incontri vedranno la partecipazione di Papa Francesco.

Convocando l’incontro di Bari, ho voluto, in qualche modo, riprendere un’iniziativa per molti versi passata alla storia, denominata “Colloqui mediterranei” e promossa negli anni ’50 e ’60 dal sindaco “santo” di Firenze Giorgio La Pira. Tali “Colloqui” ebbero come punto unificante e come finalità il dialogo fra le tre famiglie religiose (ebrei, cristiani, musulmani) visto come essenziale contributo alla pace mondiale; essi allargarono successivamente gli orizzonti all’Africa sub-sahariana, attraendo i paesi che durante gli anni ’60 uscivano dal colonialismo. Al prossimo incontro di Bari parteciperanno i vescovi delegati dei paesi che affacciano sul Mediterraneo, diverse autorità politiche di livello mondiale e studiosi di rapporti internazionali. Sarà l’occasione per un’ampia e condivisa riflessione sulla vita delle Chiese delle sponde del grande “Lago di Tiberiade”, come La Pira chiamava il Mediterraneo, e sui rapporti tra i popoli che vivono in questo grande bacino. Con l’aiuto di Dio, speriamo di favorire in tal modo il dialogo e la convivenza pacifica in questo luogo del mondo, da cui trae origine la nostra civiltà e la nostra fede.

Con l’incontro internazionale di Assisi, a fine marzo, si cercherà invece di riflettere sulle nuove prospettive dell’economia mondiale e di trovare nuove strade affinché la crescita economica e sociale non sia contraria al rispetto della dignità umana e alla salvaguardia del creato. La Chiesa, da almeno un secolo, ha promosso una grande riflessione sullo sviluppo economico e i suoi riflessi sulla vita e la dignità del persone. Ricordiamo quanta diffusione e impressione fece in tutto il mondo l’enciclica di Papa Leone XIII Rerum novarum, con la quale si affrontava la drammatica situazione della classe operaia e dei mezzi di produzione industriale di fine ’800. Oggi, come allora, siamo chiamati ad offrire al mondo globalizzato una rinnovata riflessione per un’economia solidale. Pertanto il Papa incoraggia gli imprenditori a perseverare lungo il cammino della generosa solidarietà e a lavorare per il ritorno dell’economia e della finanza a un approccio etico che favorisca il rispetto di tutti.

Guardiamo a questi due prossimi eventi mondiali con tanta fiducia e speranza, sicuri che il Signore ci aiuterà in questo servizio di riflessione e di promozione umana.

Gualtiero card. Bassetti

Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve

Spoleto – Te Deum di ringraziamento. Mons. Boccardo: «Nella società in cui vivo posso contribuire – non fosse altro che con il mio voto – a far prevalere una ideologia di pace e di comprensione tra i popoli, anziché le ideologie basate sull’odio, sulla violenza, o sul sovranismo e nazionalismo esasperato»

Il pomeriggio del 31 dicembre la Chiesa ha celebrato il Te Deum, inno di lode e di ringraziamento e supplica al Signore al termine dell’anno civile. A Spoleto l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha celebrato questa Messa nella Basilica Cattedrale, alla presenza dei parroci della Città e di diversi fedeli. Il Presule nell’omelia ha detto che se «ripercorriamo con onestà il tempo dell’anno che finisce, se siamo sinceri, dobbiamo riconoscere che anche noi, come i bambini, vogliamo tutto. O meglio: c’è in noi l’aspirazione bramosa a entrare nel tutto, perché percepiamo che solo il tutto dà senso compiuto all’esistenza. E lo ricerchiamo con affanno in mille modi questo tutto, talvolta anche facendoci del male. E dimentichiamo che le cose di sempre sono quelle che costituiscono la nostra vita. Noi vorremmo tutto, e invece dobbiamo scegliere e vivere ciò che è parziale. Sono figlio dei miei genitori, non della regina d’Inghilterra; vivo in questa parrocchia e non a New York; lavoro in questa fabbrica, e non in un’azienda d’informatica a Silicon Valley. Ho queste capacità, questa sensibilità; posso migliorarmi e migliorare le condizioni di vita, ma solo a patto che mi accolga per quello che sono, con le mie ferite e i miei doni». «La nostra conclusione – ha detto mons. Boccardo – è il mio quotidiano, fatto di routine, di eventi piccoli e grandi, di gioie e sofferenze, di imprevisti piacevoli e spiacevoli, di incontri con gente dal cuore buono e con profittatori, di giorni in cui mi pare di spaccare il mondo e di altri in cui mi sento uno straccio; il mio essere giovane pieno di speranze e di illusioni, o adulto ormai navigato, o anziano che vede la vita fuggire… Il mio quotidiano è il luogo da amare di un amore operoso, è il tempo della Grazia, dove Dio mi raggiunge e si fa a me dono, perché io diventi dono per gli altri. È il presente quello che conta per noi». E poi, ha concluso l’Arcivescovo, «affinché l’anno che inizia sia davvero “buono”, occorre dunque imparare a fare memoria di tutto il bene che ci è stato dato nell’arco dell’esistenza: madre e padre, famiglia, amici, insegnanti, lavoro, malattie e guarigioni, sconfitte e rinascite, e via via tutti i volti e le circostanze che ci hanno accompagnato, anche nel dolore. Ripercorrendo la nostra storia possiamo ricostruire la trama di un disegno che ci conduce. Riconoscendo quel percorso come in filigrana comprendiamo che possiamo fidarci, e affidarci. Comprendiamo che l’anno che viene, sconosciuto, non è un tuffo nel buio. Così la memoria diventa realmente motore di speranza. Autentica, però, e fortemente radicata; non attesa superstiziosa che si culla nel frastuono dei fuochi d’artificio».

La mattina del 1° gennaio, solennità di Maria Madre di Dio, mons. Boccardo ha presieduto il solenne pontificale nel Duomo di Spoleto. In questa giorno, da 53 anni, la Chiesa la Giornata Mondiale della Pace, una giornata destinata a suscitare una coscienza, una mentalità, una psicologia di pace. E ogni anno il Papa offre all’attenzione e alla riflessione delle persone di buona volontà un messaggio nel quale invita a farsi operatoti di pace. «A questo livello – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – possiamo affermare allora che la pace dipende anche da me, in quanto io posso contribuire a stabilire la pace in quella prima fondamentale cerchia che è la famiglia; in quanto posso, con la mia azione e l’impegno sociale, rafforzare il fondamento stesso della pace che è la giustizia; in quanto, nella società in cui vivo posso contribuire – non fosse altro che con il mio voto – a far prevalere una ideologia di pace e di comprensione tra i popoli, anziché le ideologie basate sull’odio, sulla violenza, o sul sovranismo e nazionalismo esasperato. Ogni uomo può essere, nel suo piccolo, un “figlio della pace” e portare il suo contributo alla pace universale, perché non c’è pace universale se non vi sono uomini di pace. Miliardi di uomini senza pace non possono formare un’umanità in pace, come miliardi di gocce di acqua torbida non possono formare un mare pulito». Poi, mons. Boccardo si è soffermato sulla pace evangelica che è la riconciliazione con Dio ottenuta in Gesù Cristo, la pace che ricostruisce l’uomo in unità e gli restituisce quella sicurezza interiore per cui può esclamare: “Se Dio è per noi chi sarà contro di noi? La guerra, la fame? Niente potrà mai separarci dall’amore di Dio” (Rm 8, 31.39). «È una certezza del cuore – ha detto l’Arcivescovo – che vince ogni paura e ogni cattiveria e che neppure la guerra più selvaggia è in grado di distruggere. Un uomo così è automaticamente anche un uomo che diffonde pace; è “un operatore di pace”. Questa pace non si ferma nel cuore del singolo cristiano; da essa nasce una comunità di pace: Gesù ha abbattuto il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia… per riconciliare tutti con Dio in un solo corpo (cf Ef 2, 14.16). Ogni apartheid, ogni barcone che affonda nel Mediterraneo, ogni muro che viene eretto in Europa è così escluso alla radice. In questo inizio del 2020 – ha concluso il Presidente della Conferenza episcopale umbra – siamo qui per metterci di fronte al volto di Cristo bambino perché, ascoltandolo, possiamo raggiungere la conoscenza del vero e del bene. Non c’è modo migliore per formarsi una coscienza di pace che ascoltare, pregare, meditare, contemplare la parola di Dio fatta carne in Gesù, parola che ci raggiunge attraverso le sacre Scritture, attraverso la tradizione e la Chiesa, mediante l’ispirazione interiore dello Spirito Santo. Questo è il compito della pace per ciascuno di noi. Così, di fronte ai grandi problemi della guerra e della pace nel mondo, non ci sentiremo soltanto sgomenti, impotenti, intimoriti, bensì partecipi di un impegno che fin da questo momento deve segnare le ore, i minuti, i secondi di questo 2020, perché sia un anno della pace e della giustizia».

Perugia – celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum di Ringraziamento in cattedrale presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti. Il presule all’omelia: «Sia questo per noi un tempo di riflessione e di preghiera per guardare alla nostra vita»

Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha presieduto, nella cattedrale di San Lorenzo, martedì pomeriggio 31 dicembre, la celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum di Ringraziamento insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi e ai canonici. Presenti numerosi fedeli perugini e turisti in visita al capoluogo umbro in occasione delle festività natalizie.

Carissimi,
si chiude stasera un altro anno della nostra vita e della storia del mondo. Con l’intera umanità, sentiamo lo scorrere inesorabile del tempo e il consumarsi del secolo che abbiamo iniziato, con grande speranza e gioia, ormai da venti anni.
Una salvezza rifiutata da tanta parte dell’umanità.
La Parola di Dio, che ci ha guidato nel tempo natalizio, ci invita questa sera a contemplare di nuovo il Verbo di Dio, il Figlio unigenito, venuto nel mondo come luce vera per illuminare tutte le genti. Il prologo del Vangelo di Giovanni è un inno magnifico alla divinità di Gesù, Parola eterna del Padre, che “a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio”. La luce del Signore è brillata nelle tenebre del mondo. Egli ha rischiarato il volto dell’umanità e ha aperto ai popoli la via del Cielo.
Ma non tutti lo hanno accolto. L’amara constatazione dell’evangelista: “il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Si direbbe una missione fallita, un incontro mancato, una salvezza rifiutata da tanta parte dell’umanità. Eppure la luce del Signore brilla per tutti e ognuno può avvicinarsi ad essa, ardere, consumarsi nel suo fuoco d’amore.

E’ ancora l’apostolo Giovanni, nella sua prima lettera, a indicare l’ora dell’anticristo, colui che non solo non accoglie la luce, ma la combatte e cerca di trascinare nelle tenebre anche gli altri. L’ora del tradimento e dell’apostasia è sempre presente nella storia dell’umanità e lo sarà fino alla fine dei tempi.

Sia questo per noi, fratelli e sorelle, un tempo di riflessione e di preghiera per guardare alla nostra vita, considerare la capacità e la forza di accogliere la luce divina e allontanare da noi la tentazione di tanti piccoli tradimenti. Il Signore, venuto nel mondo per salvarci e attirarci a lui, sostenga e ravvivi la nostra fede.

I tanti fatti drammatici del 2019.
La vicenda umana è costellata di avvenimenti lieti, ma intrisa di tante storie di sofferenza: anche questo anno 2019, che sta per chiudersi, ci ha coinvolti in tanti fatti drammatici, che manifestano appieno l’incapacità di vivere nella pace, nel rispetto dei diritti e della dignità di tutti. In questi mesi, i mezzi della comunicazione sociale ci hanno mostrato immagini di scontri violenti in più parti del mondo: da Hong Kong a Baghdad, da Parigi a Santiago del Cile. Un malessere sociale assai diffuso corre attraverso le città dell’Europa e del mondo. Crisi sociali e politiche, talvolta latenti, riesplodono ovunque con forza e violenza.
Tornano alla mente episodi di terrorismo che hanno insanguinato città d’Europa, della Nuova Zelanda, della Nigeria e di altri paesi africani. Ci fa soffrire la brutale violenza contro i cristiani in diverse parti del mondo. Come non ricordare stasera la “Pasqua di sangue” dello Sri Lanka, con gli attentati in tre chiese, che hanno provocato quasi trecento morti. Proprio nello scorso mese di agosto, ho avuto modo di visitare quel paese asiatico e di pregare nei luoghi della strage.

Il dissolversi delle comunità cristiane.
La storia del cristianesimo è fatta da tanti avvenimenti di gloria, ma anche di tante persecuzioni e avversità. Oltre ai fatti di sangue, sollecita la nostra coscienza e la nostra riflessione il rifiuto tacito e indifferente del fatto religioso. La vita di fede sembra non interessare più a molti, soprattutto tra le nuove generazioni. Papa Francesco, nel saluto alla Curia Romana, ha ricordato che: “non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata” (20/12/2019).
Si assiste oggi, in varie parti del nostro mondo, al dissolversi delle comunità cristiane. Fondate da una fede millenaria, irrobustite lungo i secoli da tante opere di carità, sembrano venir meno all’improvviso.

Fede e promozione umana intrecciate lungo la storia della Chiesa.
Eppure tante persone cariche di passione, fede religiosa e solidarietà si sforzano ogni giorno di dare concretezza al messaggio d’amore del Vangelo, venendo incontro ai bisogni degli ultimi e degli scarti della società opulenta. Volontari di tante diocesi e associazioni si impegnano in ogni parte del mondo in innumerevoli gesti di evangelizzazione e di promozione umana. Partecipando ad un interessante incontro a Firenze con i Medici dell’Africa CUAMM, ho scoperto una ricchezza di impegno, prima impensabile. Solo questa associazione medico-sanitaria cattolica gestisce in Africa 23 ospedali in otto paesi; più di mille strutture sanitarie; offre assistenza per almeno 200.000 parti sicuri all’anno, con l’impegno di 11.000 operatori sanitari. E come questa realtà dei Medici per l’Africa ve ne sono molte ad operare nel mondo: per prevenire o risolvere problemi di salute; assistere i malati, accogliere i profughi e i giovani abbandonati a se stessi. Da sempre, fede e promozione umana si sono intrecciate lungo la storia della Chiesa, offrendo all’umanità molte vie di salvezza e di progresso.

La vita della Chiesa universale e locale.
Avvenimenti importanti, in questi ultimi mesi, hanno segnato la vita della Chiesa universale e locale. Ne è esempio il Sinodo sulla regione amazzonica, voluto da Papa Francesco per accendere i riflettori su un vasto territorio del mondo, da sempre scenario di violenza e soprusi. A farne le spese sono soprattutto le popolazioni indigene, costrette ad una vita di miseria o alla fuga. Lo sfruttamento delle foreste sta impoverendo il mondo, provocando crisi ambientali dalle inimmaginabili conseguenze. Il Sinodo ha messo in luce tali problemi, e richiamato l’impegno dei cristiani per una evangelizzazione sempre rispettosa delle tradizioni, ma altrettanto premurosa di far conoscere la vera liberazione in Cristo Signore.

A livello regionale, abbiamo celebrato, nello scorso mese di ottobre, l’Assemblea ecclesiale regionale. Un evento non frequente che, mettendo insieme i delegati delle otto diocesi, dei religiosi e delle religiose e dell’associazionismo cattolico, ha cercato di offrire una riflessione seria sulla vita di fede e sull’impegno ecclesiale in Umbria. Se i dati statistici rilevati non sono certo consolanti, con la continua emorragia di fedeli dalle chiese, il crollo dei matrimoni religiosi e delle vocazioni alla vita consacrata, abbiamo però potuto constatare l’impegno e la donazione di tante persone affinché la Parola del Signore si diffonda sempre e la vita di fede resti al centro delle nostre azioni umane. Abbiamo bisogno di sacerdoti e laici formati, pienamente consapevoli del valore della vita cristiana, capaci di portare luce e forza nelle comunità parrocchiali, nelle strutture umane, da quelle politiche a quelle economiche, da quelle sociali al volontariato.

L’augurio di un proficuo lavoro agli amministratori locali.
Per quanto riguarda la società, in seguito alle elezioni che si sono svolte in Umbria, auguriamo a tutti gli amministratori un proficuo lavoro a servizio del bene comune della collettività regionale, ove la crisi economica ancora non è superata e la ferita del terremoto è sempre aperta.

Carissimi, se tanti problemi ci angustiano, noi guardiamo sempre con più fede e speranza al Signore Gesù, luce delle genti. Egli non ci abbandona, Dio non ci lascia soli, Egli sempre guida il suo popolo e lo conduce ai pascoli di salvezza. Maria Santissima, che ha donato al mondo il Redentore, sia la stella che porta all’umile grotta di Betlemme e ci mostri il figlio amatissimo: speranza del mondo! Auguri a tutti per l’anno nuovo!

Gualtiero card. Bassetti

Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve

Presidente della Cei

Terni – celebrazione del Te Deum in Cattedrale. Mons. Piemontese: «La mancanza di lavoro, l’emigrazione giovanile, il problema dell’integrazione dei migranti, la lentezza della burocrazia, rischia di gettare nella rassegnazione i residui sussulti di speranza».

Celebrata dal vescovo Giuseppe Piemontese nella Cattedrale di Terni la solenne messa di ringraziamento di fine anno con il canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla celebrazione erano presenti i canonici della Cattedrale di Terni, il sindaco di Terni Leonardo Latini, il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Flamini, cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i rappresentanti delle autorità militari e il gonfalone del Comune di Terni e della Provincia.
«La celebrazione di fine anno – ha detto il vescovo – è l’occasione per dire il nostro personale e comunitario grazie a Dio per l’anno appena trascorso e per quanto vissuto in ambito religioso, civile e sociale. Un momento nel quale si intrecciano memoria, ringraziamento, invocazione per l’anno nuovo, nel nome di Maria Madre di Dio».

L’ecologica, la ricostruzione post terremoto e la precarietà sociale
Nell’omelia molti sono stati i riferimenti del vescovo a quanto accaduto nell’anno trascorso «che hanno inciso un segno indelebile e che influiranno nel futuro della nostra storia personale, della società e della Chiesa», dalle catastrofi, disgrazie a livello globale causate dagli sconvolgimenti climatici, alluvioni, terremoti, alle guerre, migrazioni forzate, politiche minacciose di potenze e prepotenze a livello mondiale e locale.
«Anche se la sensibilità ecologica sembra accresciuta, pochi sono stati gli interventi concreti per un cambio di direzione a livello globale e nazionale: qualche rattoppo, ma nessuna visione e progettualità. La stessa ricostruzione post terremoto procede con lentezza insostenibile. Sembra che manchi intelligenza, inventiva e capacità ricostruttiva e programmatica di governo e di impresa.
Pur con lo sforzo di due governi, la condizione sociale resta precaria. La mancanza di lavoro con una disoccupazione ancora preoccupante, l’emigrazione giovanile, l’incapacità di affrontare con dignità il problema dell’integrazione dei migranti, la carenza di alloggi, la lentezza della burocrazia ad ogni livello, che a volte sembra accanirsi nel complicare piuttosto che risolvere i problemi della gente… Si sta rischiando di gettare nella rassegnazione inconcludente i residui sussulti di speranza».

Il ringraziamento per l’anno trascorso
«Motivi di riflessione e di gratitudine per la nostra Diocesi sono la visita pastorale, che si è conclusa il giorno 8 dicembre, il Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, l’Assemblea Ecclesiale Regionale, il rinnovo degli Organismi di partecipazione parrocchiali e diocesani,
l’impegno di evangelizzazione e di carità delle parrocchie, delle associazioni e della Diocesi attraverso le molteplici iniziative di carità, di attenzione ai poveri, alle famiglie, ai migranti e richiedenti asilo; attraverso le iniziative culturali e formative promosse dall’Istess, dall’Istituto Leonino, dall’Azione Cattolica. Ognuno potrebbe richiamare ragioni di gratitudine e di speranza nella propria vita e nella propria famiglia».

La giornata per la pace
Il vescovo ha quindi rivolto un pensiero per la giornata del primo gennaio, in cui la Chiesa cattolica celebra la 53^ giornata per la pace dal tema: “La Pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica” che invita i cristiani a custodire nella mente e nel cuore gli eventi di Dio e gli orrori umani, quale premessa per aprire il cuore alla speranza che viene alimentata dalla memoria degli orrori causati dalle guerre: sofferenze inaudite delle devastazioni, deportazioni, distruzioni delle bombe atomiche, che, dice il Papa, vanno assolutamente bandite dal consesso umano. Alla pacificazione dei rapporti personali, oggi è va aggiunta in maniera improcrastinabile una pacificazione verso l’ambiente, promuovendo una conversione ecologica».

Gli auguri per il nuovo anno
«Questo nuovo tempo vogliamo porre appunto sotto la benedizione di Dio, perché conceda pienezza di vita, abbondanza di figli, fertilità dei beni fisici, materiali, culturali, morali e spirituali. Vogliamo insieme ringraziare il Signore per ogni uomo o donna che, il Signore ha posto accanto a noi. Vogliamo pregare per i governanti, gli Amministratori, per la serena convivenza civile, per la pace nelle nostre famiglie e nelle nostre città. Che il volto del Signore brilli sul volto di ogni persona, che vive sulla terra».

L’OMELIA DEL VESCOVO

Perugia – celebrata a livello diocesano la Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «La famiglia è la sorgente della pace»

«Natale è prendere con noi il Bambino Gesù, accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita, nei nostri pensieri. E’ questo il significato profondo del Natale. A coloro che l’hanno accolto Egli ha dato il potere di diventare figli di Dio, ma il Natale è ancora di più e riguarda anche la famiglia». L’ha ricordato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nel giorno in cui la Chiesa ha celebrato la Santa Famiglia di Nazareth, il 29 dicembre, durante la celebrazione eucaristica della Festa diocesana delle famiglie promossa dall’Ufficio per la pastorale familiare dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve; incontro tenutosi di pomeriggio nel complesso parrocchiale della Santa Famiglia di Nazareth di San Sisto con numerosi fedeli e giovani.

I bambini hanno bisogno di un padre e di una madre, un fatto non più scontato.

Pensando alla Santa Famiglia di Nazareth, ha sottolineato il cardinale, «ci sarebbero tante riflessioni da fare, ad iniziare dai bambini che hanno bisogno di un padre e di una madre, così fu anche per Gesù. Oggi, purtroppo, questo fatto – che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre – non è più scontato. Senza una famiglia completa i bimbi non potranno crescere nella salute del corpo e del cuore. Senza una famiglia, senza amore paterno e materno è impossibile educare. Il Natale torna a dire a tutte le famiglie di accogliere Gesù, di accogliere i figli. Il Vangelo del Natale è come l’Angelo che torna e chiede ai genitori di prendere con sé il bambino. La liturgia di oggi vuole che contempliamo Maria e Giuseppe con Gesù. E’ la Famiglia di Nazareth, dove – dice Paolo VI – si pregava, si meditava nel silenzio, si lavorava e si vivevano quelle virtù espresse proprio dal Libro del Siracide e nella Lettera ai Colossesi».

Custodire le persone affidate con la tenerezza di Giuseppe.

Il cardinale si è poi soffermato sulla «tenerezza di Giuseppe con cui custodiva il piccolo Gesù», ricordando le parole di papa Francesco pronunciate il 19 marzo 2013, giorno dell’inizio del suo Pontificato, ripetendo per sette volte la parola tenerezza nel descrivere san Giuseppe: «chiunque avesse delle responsabilità sia nel governo della famiglia sia nel governo della società, dovrebbe imitare la tenerezza di Giuseppe che consiste non in un potere da esercitare, ma in una attitudine a custodire. L’autorità di Giuseppe è custodire Gesù e noi dobbiamo avere la stessa tenerezza nel custodire le persone che all’interno della nostra famiglia Dio ci ha affidato. Ecco la tenerezza, la bontà, l’umiltà, la mansuetudine…, delle virtù che delle volte non si sa più dove stiano di casa. Invece di perdonarsi, spesso si punta il dito perché è molto più facile».

La famiglia una delle poche agenzie educative.

«Ritornando al significato della festa di oggi – ha proseguito il cardinale – possiamo dire che Maria e Giuseppe hanno avuto bisogno di Gesù, come Lui ha avuto bisogno della sua famiglia per compiere la sua missione sulla terra. La famiglia richiede un cuore che genera, un amore che accetta le sfide dei figli. Oggi è difficile educare i figli, perché la famiglia, anche se cristiana, si trova ad essere una delle poche agenzie educative che trasmette ancora principi e valori che sono secondo il Vangelo, secondo il comandamento di Dio. Purtroppo la famiglia in questa opera educativa non è aiutata quasi da nessuno. Oggi la famiglie è sola, ma non si deve vergognare di andare controcorrente e voi ragazzi non vergognatevi se i genitori dei vostri compagni di scuola si comportano in maniera diversa, che è tutto fuorché educare. Educare vuol dire insegnare il bene, dare dei principi buoni, insegnare l’amore verso il prossimo, insegnare il rispetto… Voi genitori siete chiamati a imitare l’obbedienza di Maria e di Giuseppe alla parola dell’Angelo, per essere padri e madri secondo il Vangelo dovete avere la loro stessa preoccupazione di seguire Gesù, di non perderlo, di cercarlo sempre».

Gesù centro della famiglia.

«Gesù resti al centro della famiglia, sia il maestro dell’amore, un amore, quello della famiglia, che non si chiude, ma che si dona e che si espande – ha sottolineato il cardinale –. Osservando qualche bambino debole impareremo ad amare tutti i bambini; non tenete lontano nessuno in famiglia, anche le persone più anziane e più fragili, perché se si escludono dal nostro cuore è come se si escludessero tutti, in primis Gesù. Con questi propositi prepariamoci al nuovo anno e la Famiglia di Nazareth per tutti noi resti l’icona a cui guardare per poter rendere le nostre famiglie più salde nell’amore e più forti nell’edificare un mondo di giustizia e di pace. Il Papa ha scritto: “Se non c’è famiglia non c’è pace”. Riflettiamo su queste parole, perché la famiglia è la sorgente della pace».

Foligno – gran concerto dell’Epifania promosso dall’associazione Santo Sepolcro Foligno Onlus

In occasione delle festività e per commemorare la visita dei re Magi a Gesù, in Betlemme, verrà realizzato un concerto di beneficenza per diffondere la conoscenza della Terra Santa e per raccogliere offerte al fine di sostenere i bambini bisognosi di Gerico della Custodia di Terra Santa e contribuire a sviluppare altri progetti nella terra del Messia.
Il concerto di lunedì 6 gennaio 2020, presso l’Auditorium San Domenico in Foligno, ore 17,30, verrà realizzato dall’Orchestra giovanile di Assisi e dal Gruppo Vocale Tritonus di Perugia che eseguiranno brani tradizionali dal repertorio natalizio, diretto dal maestro Francesco Seri e dal direttore del coro Franco Radicchia.
Alla manifestazione musicale parteciperanno alcuni elementi dell’ Ente autonomo Giostra della Quintana di Foligno i quali si esibiranno in una piacevole rappresentazione. Sul palco dell’Auditorium si esibiranno oltre quaranta artisti.
Il concerto è stato promosso dal Commissario di Terra Santa per l’Umbria P. Giuseppe Battistelli. Ofm, e gestito dall’associazione Santo Sepolcro Foligno Onlus, con il patrocinio del Comune di Foligno, Diocesi di Foligno, Ente Autonomo Giostra della Quintana di Foligno, dalla Fondazione Terra Santa, dalla Custodia di Terra Santa e da Frate Sole – Viaggeria Francescana.
L’associazione Santo Sepolcro Foligno Onlus intende perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale, attraverso iniziative culturali con particolare riferimento allo sviluppo della cultura cristiana tramite la conoscenza dei luoghi simbolo della cristianità, quali la Terra Santa, in particolare del Santo Sepolcro di cui una copia fedele è riprodotta presso il Convento San Bartolomeo di Foligno.
A tale scopo l’Associazione promuove, favorisce e sviluppa iniziative, anche con il contributo di Amministrazioni locali e di Enti pubblici, tra cui: pellegrinaggi, concerti, conferenze, mostre, proiezioni, spettacoli teatrali, visite guidate e incontri vari.
Per informazioni e prenotazioni:
Tel.393.9715743 (segreteria )
E mail: associazione@santosepolcrofolignoonlus.it
Sito: www.santosepolcrofolignoonlus.it

Perugia – pranzo di Natale del cardinale Gualtiero Bassetti con le detenute. «La luce più forte è quella che viene da Betlemme e che possa illuminare tutti gli angoli bui che sono nella nostra società»

«Pranzare insieme con tutte voi il giorno di Natale è un segno dell’attenzione da parte mia e della Caritas diocesana verso voi che state vivendo una condizione particolare della vostra vita. Auguro a voi, alle vostre famiglie, a tutto il personale di quest’istituto, perché il carcere è una grande realtà, un Natale buono e luminoso. La luce più forte è quella che viene da Betlemme e che possa illuminare tutti gli angoli bui che sono nella nostra società e la realtà del carcere è uno di questi. Solo la luce di Gesù può illuminare uomini, donne ed entrare nel profondo del cuore e dei problemi che ciascuno di noi porta con sé. Il Bambino di Betlemme non vi deluderà!». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha salutato, all’inizio del pranzo di Natale, i 95 commensali presenti in una sala della sezione femminile della Casa Circondariale di Capanne Perugia, che per la prima volta ha ospitato quest’iniziativa. Anche quest’anno una rinomata pasticceria del centro storico della città non ha fatto mancare il suo dono al tradizionale pranzo di Natale del cardinale con gli “ultimi”, un panettone farcito di 10 kg che ha reso ancor più familiare l’incontro. Durante il pranzo un gruppo di donne ha intonato dei canti spiritual accompagnati con entusiasmo da tutti i partecipanti attraverso il battito ritmato delle mani, quasi da respirare un’aria da pranzo in famiglia. A ciascuna detenuta sono stati donati dalla Caritas diocesana un presepe in miniatura, in legno d’ulivo, confezionato da una famiglia palestinese della parrocchia di Santo Spirito e una agenda tascabile 2020.

Tra gli ospiti del cardinale (il pranzo è stato offerto da lui e servito da volontari), oltre a settanta detenute, c’erano la direttrice del Carcere Bernardina Di Mario, il comandante della Polizia Penitenziaria Fulvio Brillo, il cappellano padre Francesco Bonucci, il direttore della Caritas diocesana Giancarlo Pecetti con la moglie Maria Luisa, la responsabile del gruppo volontari in carcere dell’Associazione perugina di volontariato suor Carla Casadei, i rappresentanti di altre associazioni di volontariato e la giovane famiglia della titolare del servizio di ristorazione esterno alla struttura che ha preparato il pranzo. Per i suoi figli è stata una particolare esperienza di vita nel giorno di Natale, quando molti dei coetanei sono affaccendati ad aprire i regali sotto l’albero, vissuta comunque con gioia perché ha permesso loro di stare insieme alla mamma al lavoro. Una detenuta ha commentato: «Oggi è davvero Natale, perché ci sono dei ragazzi, che, pur prendendo coscienza di questa dura realtà, ci fanno sentire quasi a casa». Anche questo è un segno di umanità all’interno di un carcere, che va colto come un messaggio di speranza: una vita migliore ci può essere oltre la reclusione.

Al termine del pranzo, il cardinale Bassetti ha letto alcuni brani delle lettere che negli anni ha ricevuto da detenuti e detenute. Come ha evidenziato lo stesso presule, «ci aiutano ad accogliere dei motivi di speranza, perché la speranza è la più grande virtù cristiana e umana. Se si perde la speranza e si perde la fede si brancola nel buio. Non voglio essere io, oggi, a farvi la predica, ma ascolterete le parole dette da alcuni di voi, come quelle della lettera, che ho riletto con il cuore, che mi ha spinto a venire a fare il Natale con voi: “Padre ci aiuti, siamo tutti peccatori, ma non tutti delinquenti. Ci consola il fatto che la giustizia divina non ha tempi più lunghi di quella umana”».

«La presenza del cardinale Bassetti, oggi, dà un senso al Natale anche all’interno di questa struttura – ha commentato la dott.ssa Di Mario direttrice del carcere –. D’altronde la vicinanza all’Istituto e alle persone che ci lavorano e ci vivono il cardinale l’ha sempre dimostrata. La prima visita pastorale da neo arcivescovo di Perugia fu alla realtà del Carcere di Capanne, come anche la prima visita da neo cardinale, lanciando sempre un segnale importante nel fare da collegamento con la comunità cittadina civile e religiosa. Sin dall’inizio ha voluto che questa realtà si sentisse parte della sua Diocesi, diventando uno dei luoghi preferenziali della comunità cristiana tra quelli più difficili. Si tratta di un “ponte” non immaginario, ma concreto che il cardinale Bassetti ha costruito con l’aiuto di molti. Basti pensare alle realtà di volontariato come l’Associazione perugina di volontariato, la Caritas diocesana, la Croce Rossa, l’“Ora d’aria”, che contribuiscono in maniera fattiva affinché all’interno dell’istituto la pena abbia una funzione risocializzante. Anche il pranzo di Natale, è un’occasione per guardarsi l’un l’altro con occhi diversi e con uno spirito di solidarietà, inclusione, in modo da scrivere delle pagine migliori del libro della vita di ognuno guardando con fiducia al futuro».

«Anche oggi il personale è contento della visita di sua eminenza – ha commentato il comandante Brillo – in quanto rende più vicino il mondo esterno a quello interno e questo nobilita il nostro lavoro che svolgiamo 24 ore su 24, incluso i giorni festivi come il Natale. E’ un’attenzione alla nostra realtà che dimostra la vicinanza della Chiesa e dei cittadini verso il carcere che, non va dimenticato, è una parte della nostra società».

Oltre all’iniziativa del Pranzo di Natale in Carcere, a Perugia città, il 25 dicembre, sempre su indicazione del cardinale Bassetti, è stato aperto il Punto di Ristoro “San Lorenzo”, più conosciuto come la “Mensa di via Imbriani 41” (in pieno centro storico), una struttura di valenza sociale avviata in collaborazione dal Comune e dalla Caritas nel 2008, dove quotidianamente circa 70 persone (in gran parte pensionati e invalidi) ricevono un pasto caldo, soprattutto tanta umanità nell’essere accolti ed ascoltati. Il giorno di Natale, intorno alle 13 è stato servito il pranzo a persone in difficoltà e sole, come tutti i giorni e in semplicità, perché l’importante è stare insieme, in un clima familiare. La “Mensa San Lorenzo” è anche un punto di riferimento per le persone anziane del quartiere dove è situata, adiacente all’antica chiesa della Madonna del Carmine.

«Non ci aspettavamo di vedere a Natale dei volti nuovi e giovani – ha commentato Stella Cerasa, assistente sociale e responsabile della Mensa “San Lorenzo” –. Si sono presentate alcune famigliole e un gruppetto di studenti universitari che non hanno borse di studio. Hanno saputo della nostra apertura nel giorno di Natale e sono venuti a trovarci. Con i volontari abbiamo dato appuntamento a tutti gli ospiti di Natale anche il giorno di Santo Stefano (il 26 dicembre), invitando i nuovi arrivati a regolarizzare la loro presenza a Mensa, tutti i giorni, presso le preposte strutture dei Servizi sociali del Comune e della Caritas diocesana».

Spirito di Assisi – preghiera per il Libano, l’appuntamento mensile del 27 in ricordo dell’incontro interreligioso del 1986

“Il nostro appuntamento mensile di preghiera per la pace cade questo mese in giorni che a noi cristiani ricordano la nascita di Gesù, venuto a condividere la nostra povertà per insegnarci la via della pace”.
È questo uno dei passaggi dell’invito del vescovo monsignor Domenico Sorrentino, lanciato in occasione dell’appuntamento di preghiera per la pace che si ripete il 27 di ogni mese, dedicato al Libano. La preghiera del 27 ricorda lo storico incontro interreligioso del 1986 voluto da San Giovanni Paolo II.
“Guardando ai tanti scenari di sofferenza e di guerra – prosegue monsignor Sorrentino – , desidero invitare non solo i nostri fratelli di fede, ma anche i credenti di altre religioni, a pregare per il Libano. In questo Paese da secoli si sperimenta la convivenza di comunità religiose diverse. Lì in passato hanno trovato e trovano tuttora rifugio persone in fuga da guerre e persecuzioni. Lì purtroppo la violenza si è spesso abbattuta con forme tanto crudeli e spietate sia nella forma della guerra civile che nel conflitto armato. Oggi è anche la situazione sociale a lanciare un grido d’allarme. Illuminanti le parole che Bechara Boutros Rai, Patriarca maronita, ha pronunciato nel corso dell’omelia domenica 15 dicembre: “Se i politici si facessero ispirare davvero dalla volontà divina e pregassero, il Libano non si troverebbe oggi in una situazione disperata a livello economico e finanziario, con istituzioni paralizzate. Il popolo non sarebbe ridotto alla fame, umiliato, con più di un terzo di cittadini al di sotto della soglia di povertà, mentre circa la metà dei libanesi è disoccupata”.
Per chi come noi si muove nello “spirito di Assisi” – continua il vescovo – , il Libano è un laboratorio privilegiato, una sfida e una prova della convivenza tra comunità di fedi diverse. Anche per questo è bello che si senta sostenuto dalla preghiera di tante tradizioni religiose. Il 27 dicembre, ciascuno con la propria comunità, si rivolga con fiducia all’unico Dio per chiedere la pace per il popolo libanese.

Il Signore dia ai responsabili la luce necessaria perché si trovino le soluzioni politiche, economiche e sociali più efficaci”.

Come di consueto religiosi e laici sono invitati a pregare per questo Paese nei vari momenti e nelle celebrazioni eucaristiche della giornata. Non è previsto un momento comune, ma ognuno è invitato a pregare per questa intenzione nell’arco della giornata del 27 dicembre.