Assisi – scuola socio-politica “Toniolo” all’istituto Serafico il nuovo ciclo di lezioni in preparazione a “Economy of Francesco”

Sarà l’economista Luigino Bruni a inaugurare il ciclo di lezioni della Scuola socio-politica “Giuseppe Toniolo” della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino che prenderà il via sabato 30 novembre alle ore 17 all’Istituto Serafico di Assisi con una relazione dal titolo: «“The Economy of Francesco” dall’idea al patto» e che vedrà la presenza di un team di giovani. L’incontro inizierà con i saluti del sindaco di Assisi, Stefania Proietti e del direttore della Scuola socio-politica, Francesca Di Maolo. Seguirà l’introduzione del vescovo monsignor Domenico Sorrentino.

«Verso “The Economy of Francesco”». È il tema del ciclo di lezioni, che quest’anno saranno dieci, e che si concluderanno sabato 28 marzo con l’appuntamento dal titolo “Papa Francesco incontra i giovani: il patto per una nuova economia”.
“La scuola – spiega Francesca Di Maolo – propone un ciclo di incontri e di esperienze in preparazione dell’evento ‘Economy of Francesco’ voluto da papa Francesco ad Assisi dal 26 al 28 marzo. È un’occasione in cui lo stesso Santo Padre ha voluto invitare i giovani economisti, imprenditori e change-makers del mondo per avviare con loro un processo di cambiamento globale affinché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, inclusiva e sostenibile, senza lasciare nessuno indietro. Riteniamo che questo appello ci riguardi tutti e per questo motivo la Scuola socio-politica Giuseppe Toniolo propone diverse tematiche su cui confrontarsi. Lo scopo è quello di dare voce al pensiero dei giovani che saranno invitati costantemente a dialogare con i vari relatori sui temi proposti. Avvertiamo fortemente che è iniziato un processo di cambiamento e siamo tutti chiamati ad impegnarci per rivedere l’attuale economia. Il patto di marzo vuole essere una speranza per i diritti delle generazioni future, per l’accoglienza della vita, per l’equità sociale, per la dignità dei lavoratori e per la custodia del nostro Pianeta”.

Per iscriversi alla scuola, uno degli eventi accreditati “Towards” in preparazione a “The Economy of Francesco”, scaricare il modulo di partecipazione disponibile sul sito della diocesi www.diocesiassisi.it inviandolo compilato alla mail della segreteria: scuolasp@assisi.chiesacattolica.it.

Terremoto Albania: la solidarietà dell’arcivescovo Renato Boccardo ai fratelli e alle sorelle di Durazzo e Thumane

La Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia è vicina al popolo albanese che è alle prese con le drammatiche conseguenze del terremoto che, la mattina del 26 novembre 2019, ha generato morti e distruzione. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo assicura la sua preghiera per i fratelli e le sorelle dell’Albania e invita la popolazione di tutta la Regione a fare altrettanto. Il Presule, poi, esorta in modo particolare le persone dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia alla solidarietà con gli abitanti di Durazzo e Thumane, le città più colpite: «É giusto – afferma – fare la nostra parte. Come noi abbiamo visto accorrere con il cuore e con le mani molte persone dopo i terremoti che hanno sfigurato la Valnerina, è doveroso essere ora siamo vicini agli amici albanesi. Invito tutti a seguire le indicazioni della Chiesa italiana che, tramite la Caritas, è già operativa per portare una luce di speranza nel pieno del buio più oscuro che il terremoto causa». Si possono trovare tutte le info al sito: www.caritas.it.

Spoleto – Messa nel Carcere per gli agenti della Polizia Penitenziaria e il personale civile. Mons. Boccardo: «Vi esorto ad avere sempre l’orecchio teso per provare a comprendere questi fratelli, certi che il bene non muore mai»

Nella mattina di martedì 26 novembre 2019 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è recato nella Casa di Reclusione di Spoleto per la celebrazione della Messa in memoria di S. Basilide, patrono della Polizia Penitenziaria. Accompagnato dal cappellano mons. Eugenio Bartoli, il Presule è stato accolto dal direttore dott. Giuseppe Mazzini, dal vice direttore dott.ssa Chiara Pellegrini e dal commissario Marco Piersigilli comandante della Polizia Penitenziaria.

Il primo momento della visita si è svolto nell’ufficio del Direttore, il quale ha illustrato all’Arcivescovo i numeri attuali della Casa di Reclusione: 460 detenuti, di cui 85 in regime di 41 bis, e 310 unità lavorative tra Polizia Penitenziaria e personale civile. «Grazie al contributo di tante persone – ha detto il dott. Mazzini – riusciamo a fare dei piccoli miracoli quotidiani nonostante la carenza di personale». Da parte sua mons. Boccardo ha ricordato le tante visite ai detenuti in questi dieci anni, le diverse celebrazioni eucaristiche con loro, in particolar modo quella per il Giubileo straordinario della Misericordia con l’apertura della Porta Santa anche in Carcere. Ma soprattutto il Presule si è soffermato su quei quindici giorni del 2014 in cui ha incontrato uno ad uno i detenuti del 41 bis nelle loro celle: «Quei momenti rimarranno per sempre impressi nella mia mente e nel mio cuore», ha detto. Poi, mons. Boccardo ha parlato delle altre volte che si è recato in Carcere: «Ogni volta che dialogo con i detenuti rimango colpito dalla dimensione umana di questi fratelli, spesso noto una grande sofferenza per quanto commesso, dai loro racconti emerge la grande nostalgia per i familiari lontani». Poi, il dott. Mazzini ha accompagnato l’Arcivescovo all’undicesimo piano della torre del Carcere, il palazzo più alto della Città di Spoleto: da lì ha potuto osservare l’ampiezza della Casa di Reclusione e ammirare il panorama della valle spoletana.

Alle 11.30 è iniziata la celebrazione eucaristica nella palestra del carcere, cui hanno partecipato diversi agenti della Polizia Penitenziaria e il personale civile. Hanno concelebrato don Eugenio e don Edoardo Rossi, cerimoniere arcivescovile. Nel saluto iniziale il direttore Mazzini si è così rivolto al Vescovo: «Benvenuto a nome di questa porzione del suo gregge che vive e lavora in questa Casa. Le nostre giornate a volte sono faticose e irte di ostacoli, sperimentiamo crisi e depressioni. Le chiediamo di sostenerci nella preghiera affinché il nostro servizio sia sempre più un ponte tra questo ambiente chiuso per eccellenza e la comunità che sta al di là delle sbarre e dei muri e che poco o nulla sa di quanto accade qui».

Nell’omelia mons. Boccardo si è così rivolto agli agenti e al personale civile: «Voi siete a contatto ogni giorno con storie tragiche, con varie manifestazioni del male: ma anche nelle storie più tragiche una scintilla di bene rimane nel cuore dell’uomo. E voi siete chiamati a far emergere questo bene. Qui regole e disciplina sono necessarie, ma è altrettanto fondamentale un supplemento umanità per stare a contatto con persone segnate da profonde ferite. So che a volte è difficile e la dimensione umana rischia di passare in secondo piano, ma vi esorto ad avere sempre l’orecchio teso per provare a comprendere questi fratelli, certi che il bene non muore mai e può essere riattivato e rimesso in movimento. Invoco il Signore – ha concluso l’Arcivescovo – affinché vi dia la forza necessaria per parlare al momento giusto e per tacere al momento giusto; che vi dia occhi e orecchi attenti per andare oltre le colpe di chi vive in questa Casa; che vi renda ogni giorno capaci di versare sulle ferite dei detenuti l’olio della consolazione e il vino della speranza, così che da questo luogo possa partire un messaggio di fiducia sulle potenzialità delle persone».

Al termine della Messa l’Arcivescovo ha incontrato quattro detenuti; uno di loro gli ha consegnato una lettera a nome di tutti gli abitanti del Carcere, dove tra l’altro si legge: «Eccellenza, abbiamo il diritto e il dovere di cambiare e ricominciare, sopportare il peso di ogni scelta, di ogni passo, il peso del coraggio. Grazie per la sua costante vicinanza e per il suo affetto che ci dimostra ogni volta che viene tra noi e che don Eugenio ci ricorda ogni giorno. Preghi per noi». La mattinata si è conclusa con il pranzo nella mensa della Polizia Penitenziaria.

Riflessione e valutazione dei Vescovi dopo l’Assemblea Ecclesiale Regionale. A Natale i Presuli rivolgeranno alle comunità cristiane dell’Umbria un messaggio con le prime risonanze dell’Assemblea

Lunedì 25 novembre 2019 si è tenuta la consueta riunione della Conferenza episcopale umbra (Ceu) presso il Pontificio Seminario regionale Pio XI ad Assisi. I Vescovi hanno così avuto modo di condurre una riflessione e valutazione sull’Assemblea ecclesiale regionale che si è svolta a Foligno (18 e 19 ottobre u.s.) sul tema “Perché la nostra gioia sia piena, l’annuncio di Gesù Cristo nella terra umbra” e si sono rallegrati per la partecipazione qualificata e appassionata degli oltre 400 delegati, rappresentanti delle otto Diocesi, e degli invitati speciali.

Dalle sintesi dei 28 tavoli di lavoro è emerso innanzitutto un vivo ringraziamento per questa esperienza ecclesiale, che ha coinvolto i partecipanti in un confronto libero e attento sulla situazione delle Chiese dell’Umbria. Insieme alla constatazione di una certa fatica affrontata dalle comunità cristiane nell’annunciare e nel vivere la gioia del Vangelo, sono emersi il vivo desiderio e la ferma volontà di avviare sempre più uno stile sinodale tra le Chiese diocesane, condizione indispensabile affinché la Buona Novella possa permeare la vita e le attese della gente in questo nostro tempo, caratterizzato dalla complessità e dalla frammentazione sociale.

I Vescovi – che rivolgeranno alle comunità cristiane della Regione un “Messaggio natalizio” con le prime risonanze dell’Assemblea – condividono con Papa Francesco l’urgenza di percorrere la via di una reale conversione missionaria che faccia guardare al futuro delle Chiese con speranza, audacia e coraggio.

IL SITO DELL’ASSEMBLEA ECCLESIALE REGIONALE

Città di Castello: la diocesi ricorda il Vescovo Giovanni Muzi a 170 anni dalla morte

Nella ricorrenza dei 170 anni dalla morte di mons. Giovanni Muzi (1772-1849) la Diocesi di Città di Castello promuove una giornata di studia dedicata a questa significativa figura di vescovo, che guidò la Chiesa tifernate dal 1825 al 1849.

Venerdì 29 novembre, alle ore 11, presso il Museo Diocesano, verrà inaugurata la mostra documentaria “Giovanni Muzi, un vescovo tra misericordia e storia”. Nel pomeriggio, alle ore 16.30, nella sala conferenze del Museo Diocesano, la prof.ssa Maria Lupi, ordinario di Storia della Chiesa nell’Università di Roma Tre, proporrà la conferenza “Giovanni Muzi, diplomatico e pastore in un’epoca di transizione”. L’iniziativa è promossa dall’Archivio Storico Diocesano, dalla Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” e dal Museo Diocesano.

Nato a Roma nel 1772, il Muzi è noto agli studiosi soprattutto per la sua attività diplomatica, svolta prima a Vienna e poi in Cile e altri Paesi dell’America Latina, nel momento della loro indipendenza. Una fase, quest’ultima, particolarmente cruciale, nella quale il Muzi si mosse con tatto diplomatico senza tuttavia conseguire tutti gli obiettivi richiestigli dalla Santa Sede. Al rientro in Italia della missione, della quale faceva parte anche il futuro papa Pio IX, il Muzi venne inviato come vescovo a Città di Castello, dove seppe inserirsi a fondo nella vita ecclesiale e sociale. Il suo lungo episcopato è caratterizzato dall’attenzione verso la formazione culturale del clero, l’istruzione delle fanciulle povere, l’attenzione ai poveri e ai malati. Proprio per soccorrere gli infermi nel 1841 istituisce la congregazione delle Figlie della Misericordia, ancora oggi presenti nelle diocesi di Città di Castello e di Perugia – Città della Pieve. Un ulteriore elemento che caratterizza il suo servizio episcopale è lo studio della storia della Chiesa locale: il frutto di lunghi anni di ricerche negli archivi locali è stato pubblicato tra 1842 e 1844 nei sette volumi delle “Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello”. Morì a Spoleto, dov’era in corso un’assemblea dei vescovi umbri, il 29 novembre 1849; il suo corpo, inizialmente tumulato in San Filippo a Spoleto, venne trasferito nella cripta della Basilica Cattedrale di Città di Castello nel 1841. Nell’Archivio Storico Diocesano di Città di Castello si conserva un ricco fondo documentario, che contiene tra l’altro anche studi storici rimasti inediti, tra cui una biografia di sant’Albertino da Montone.

Spirito di Assisi – il 27 novembre incontro per la pace dedicato alla preghiera per il popolo Hazara, minoranza dell’Afghanistan

Torna il 27 novembre l’appuntamento di preghiera per la pace, questo mese dedicato al popolo Hazara. L’appuntamento voluto dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi” si ripete con cadenza mensile. “Sono ancora vivi in noi – scrive il vescovo – i momenti e le iniziative che hanno accompagnato in Assisi il 33° anniversario dello storico incontro dei rappresentanti delle religioni per la pace nel mondo. L’edizione di quest’anno è stata caratterizzata dalla musica come linguaggio universale che si compone in armonia grazie alla diversità di generi, strumenti, suoni, pause, silenzi… tutti elementi che sembrano metafora perfetta dell’incontro e della preghiera di fedi diverse. Quest’anno abbiamo inteso celebrare in tante forme anche l’ottavo centenario della visita di Francesco al Sultano di Damietta, evento a cui ben si connette lo “spirito di Assisi”, e abbiamo generato un confronto tra i giovani rappresentanti delle religioni sul tema dell’economia in preparazione a “Economy of Francesco” che ci vedrà impegnati nel mese di marzo. Ora – continua monsignor Sorrentino – riprendiamo il cammino di speranza sostenuto dalla preghiera con la quale ciascuno di noi si rivolge a Dio ponendo l’attenzione sul popolo Hazara, una minoranza che vive nella martoriata terra dell’Afghanistan e che soffre persecuzione e violenza. Che il 27 prossimo si alzi la nostra invocazione e si congiunga al grido di dolore di quel popolo. Ciascuno con la propria comunità di fede, nel luogo e nell’ora che riterrà più opportuni non faccia mancare la preghiera perché, pietra su pietra, si costruisca la pace nel mondo e si accolga finalmente il dono di Dio”. Come di consueto religiosi e laici sono invitati a pregare per questa minoranza nei vari momenti e nelle celebrazioni eucaristiche della giornata. Non è previsto un momento comune, ma ognuno è invitato a pregare per questa intenzione nell’arco della giornata del 27 novembre.

Gubbio – Mirko Nardelli, un nuovo diacono sulla strada verso il sacerdozio

La Chiesa eugubina ha un nuovo diacono, un giovane “figlio” della comunità in cammino verso la consacrazione sacerdotale. Si tratta di Mirko Nardelli, 32 anni, perugino di nascita ma con le radici paterne a Gubbio.
Nella chiesa di San Francesco è ordinato diacono dal vescovo, mons. Luciano Paolucci Bedini, che ha presieduto una solenne liturgia concelebrata dal clero diocesano, da altri giovani sacerdoti umbri e dai formatori del Pontificio Seminario regionale di Assisi. Proprio nella struttura regionale assisana Mirko continuerà la sua attività formativa per tre giorni alla settimana e i servizi pastorali presso l’ospedale e il carcere di Perugia, in vista della consacrazione sacerdotale prevista per il prossimo anno.
«Nel tuo ministero – ha detto il vescovo Luciano Paolucci Bedini, rivolgendosi a Mirko durante l’omelia – non sarai solo, e non puoi neanche essere “per conto tuo”. Servi la Chiesa, Mirko. Questa nostra Chiesa e la Chiesa intera. Amala nel suo capo, che è Gesù, e nelle sue membra. Amala sempre, e quando sarai scandalizzato dalle sue ferite e tentato di giudicarla per le sue miserie, servila per amore nelle sue povertà».
Mirko Nardelli si è diplomato al “Capitini” come ragioniere, perito commerciale e programmatore. Nella parrocchia eugubina della Madonna del Prato ha mosso i primi passi come chierichetto e come catechista. Poi il volontariato come animatore all’oratorio “Don Bosco”, il gruppo teatrale “Carlo Nardelli” e le esperienze con la Pastorale giovanile e vocazionale diocesana, fino all’ingresso in seminario nel 2013.
«Il mio legame con Gubbio – ci racconta Nardelli – è stato sempre molto forte, grazie alla presenza qui dei nonni paterni e alle amicizie che riempivano le mie giornate durante le vacanze estive da bambino e ragazzo. Fin da piccolo ho sempre sentito il desiderio di mettermi al servizio degli altri e consacrare al Signore la mia vita. Ho iniziato nella comunità parrocchiale di Madonna del Prato, con un servizio che nel tempo è maturato come legame con la Chiesa eugubina».
Oltre alla Madonna del Prato, Mirko ha prestato il suo servizio da seminarista anche nelle parrocchie di San Pietro e San Giovanni, a San Domenico, e ora si divide tra le comunità di Santa Maria Ausiliatrice a Padule, Santa Maria in Torre dei Calzolari e Sant’Anna di Spada, aiutando i parroci soprattutto nella catechesi e nelle attività giovanili.

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Omelia del vescovo
L’omelia del vescovo Luciano

Al cospetto della Trinità santissima, in questo santo giorno, noi riuniti in festa, come famiglia dei figli di Dio, con gioia celebriamo la vittoria dell’amore di Cristo che istaura il suo regno di vita nuova. Questa nostra assemblea è convocata oggi per fare memoria della salvezza e accogliere con stupore ancora un dono della sua grazia nella consacrazione di questo nostro figlio e fratello Mirko che viene ordinato diacono. Per questo siamo tanti, siamo tutti come Chiesa, nella differenza dei cammini e dei ministeri: il Vescovo Mario, i sacerdoti, i diaconi, le sorelle e i fratelli consacrati, tanti giovani, famiglie, tutti figli di un Padre buono e di un Re di pace, potente nell’amore e nella misericordia.
Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ci ricorda che siamo chiamati a ringraziare con gioia il Padre perché ci ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Ciò che mai saremmo stati capaci di fare da soli, ciò che impossibile ci appare di fronte alla nostre pochezze, l’essere figli santi di un Dio santo per godere con tanti nostri fratelli della sua luce, questo ci è donato per grazia e di questo insieme possiamo essere grati e felici.
“È lui – continua Paolo – che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore”. E se oggi ti è possibile, Mirko, donare tutta la tua vita affinché venga consacrata a servizio di Dio è perché anche tu, come tutti noi, sei stato prima di tutto liberato dal potere delle tenebre, salvato dal rischio di vivacchiare, di sopravvivere senza meta e non vivere in pienezza, di soccombere all’inganno del male o al peso del dolore.
Invece, quell’amore che hai incontrato e conosciuto, che è l’amore del Padre, e che ci è stato manifestato nel Figlio Gesù, quell’amore ti ha trasferito nel suo regno di salvezza e di pace. E ora, di quel regno tu diventi servo per amore. Servo di quell’amore che libera e rigenera, che difende e custodisce, che cura e guarisce. Cristo, il re della storia e della tua storia, ti chiama a offrire tutta la tua vita perché altri possano incontrare e fidarsi di questa signoria, di questa potenza di misericordia.
“Egli è immagine del Dio invisibile” – dice ancora san Paolo. Ciò che di Dio ancora non vediamo si manifesta nel servizio. La missione di Gesù, il suo annuncio del regno di Dio, il suo chinarsi sulle ferite degli uomini, il suo operare la misericordia del Padre verso i peccatori, tutto il suo ministero di salvezza è stato un servire l’uomo.
Dal suo farsi uomo, per entrare nella storia e assumere tutto il cammino dell’umanità, e fino al dono totale della sua vita, Cristo si è messo al servizio dei suoi fratelli. E solo questo ha messo in luce il vero volto di Dio, che troppo spesso l’uomo non conosce in verità, o ha smarrito, o confuso con i tanti idoli del mondo. La tua vita di diacono Mirko, nei gesti e nelle opere, anche senza troppe parole, può essere immagine autentica di quel volto divino che ogni cuore anela. Nell’umiltà, nella mitezza e nella generosità della tua vita messa a servizio degli altri puoi aiutarli ad aprire nuovi sentieri per incontrare il Signore, per riconoscerlo e per imparare ad amarlo, e puoi farti compagno di strada e sostegno per chi fatica di più.
“Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa”. L’inno della lettera ai Colossesi approda qui. Cristo Gesù, con il suo sacrificio pasquale, ha riconciliato il cielo e la terra, ha riaperto la relazione tra Dio e gli uomini, con una pace nuova e piena, firmata con il sangue della sua croce. Così nasce la Chiesa, sua sposa e suo corpo, di cui tutti siamo porzione viva. Tutti servi e solo Cristo capo e pastore. Il tuo diaconato nasce da questa Chiesa, nella Chiesa, ed è per il servizio della Chiesa e della sua missione. Nel tuo ministero non sarai solo, e non puoi neanche essere “per conto tuo”. Servi la Chiesa Mirko. Questa nostra Chiesa e la Chiesa intera. Amala nel suo capo, che è Gesù, e nelle sue membra. Amala sempre, e quando sarai scandalizzato dalle sue ferite e tentato di giudicarla per le sue miserie, servila per amore nelle sue povertà.
“Dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi e i soldati invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto»”.
Il vangelo ci racconta che sulla sua croce Gesù è salito come un re. Coronato del male che attraversa l’esistenza del mondo e inchiodato dalle miserie degli uomini suoi fratelli, eppure libero per la fiducia in Dio suo Padre e vincente per la potenza del perdono. Da quel trono regale, che è la croce, Cristo attira a se tutti coloro che desiderano essere liberati dalla morte ed entrare per sempre nel suo regno di vita vera.
Gesù crocifisso, il Signore, il Figlio di Dio, non ha ceduto alla tentazione di salvare se stesso, di mostrare una potenza schiacciante che distruggesse i suoi nemici e salvasse solo umanamente i suoi amici. Resta con Gesù Mirko, come Maria non temere di restare sotto quella croce. Fidati del suo amore paziente, affidati alla sua croce, non cedere alla tentazione di salvare te stesso, o di salvare solo qualcuno escludendo altri. Lascia che il Signore usi il dono della tua vita per ascoltare il grido o il sussurro di chi, vicino o lontano, teme di essere dimenticato da Dio.
Non temere di condividere la tribolazione di chi cammina con te, o di chi per grazia incontrerai nel tuo cammino. Sii servo dei tuoi fratelli perché essi beneficiando del tuo servizio comprendano la bellezza di essere figli di un re così grande ed eredi del suo regno di gioia eterna.
“Andremo con gioia alla casa del Signore… per lodare il nome del Signore” abbiamo pregato insieme nel salmo responsoriale.
Carissimi fratelli e sorelle, questa sera davvero siamo qui solo per rendere lode al Signore e lasciarci attrarre da lui nostro re. Gesù di nessuno è dimentico, si è ricordato di tutti noi quando è entrato nel suo regno, e ci chiama a regnare con lui nella giustizia e nell’amore, camminando sulle sue orme e facendo della nostra vita un dono per amore dei fratelli, con la lieta certezza che così condivideremo la sua gloria in paradiso. Amen.

Giornata nazionale della Colletta Alimentare

Sabato 30 novembre si svolgerà la XXIII Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.
In Umbria davanti ad oltre 260 supermercati 1.500 volontari consegneranno una busta, a chi entrerà per fare la spesa, e chiederanno di acquistare alimenti anche per i più bisognosi della nostra Regione, in particolare tonno in scatola, olio, legumi e pomodoro in scatola, omogeneizzati.
I prodotti raccolti, saranno stoccati nei magazzini del Banco per poi essere distribuiti alle persone assistiti, oltre 17.000, della Regione Umbria

Perugia: veglia diocesana di preghiera per le vocazioni. Il cardinale Bassetti ai seminaristi che hanno ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato: «Dare a Cristo la vostra vita non è un volo di farfalla tra i fiori. E’ gemito, è fatica, è fedeltà, è costanza»

«Cari figli, io stasera vi accolgo tutti come vasi preziosi di nardo, perché il vostro profumo si diffonda. Aiutateci con la vostra giovinezza, con la freschezza del vostro sì, a tenere sempre vivo nella nostra Chiesa il desiderio e l’entusiasmo di servire il Signore. E sappiate con il vostro esempio contagiare altri giovani, a seguire la chiamata». Così il cardinale Gualtiero Bassetti al termine dell’omelia pronunciata a Perugia, la sera del 23 novembre, nella chiesa parrocchiale di San Raffaele Arcangelo, alla Veglia diocesana di preghiera per le vocazioni, concelebrata insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, rivolgendosi ai sette seminaristi a cui ha conferito i  ministeri del lettorato e dell’accolitato: Claudio Faina (lettorato), Daniele Malacca, Emmanuel Olajide, Michael Tiritiello, Samy Cristiano Abu Eideh, Simone Strappaghetti e Vittorio Bigini (accolitato). Quest’ultimo è stato il “portavoce” nel raccontare, in sintesi, il loro essere stati accolti da Dio dopo vite movimentate, combattute interiormente, anche distanti dalla fede, e il loro “eccomi” nel voler servire il Signore partendo dagli “ultimi”. Il cardinale ha ringraziato le loro famiglie per la generosità dimostrata nell’aver donato alla Chiesa i loro figli accogliendo, con qualche difficoltà iniziale, la volontà del Signore. Un dono significativo, che dà speranza alla Chiesa e al popolo di Dio in un periodo di crisi di vocazioni.

E’ stato un incontro vissuto, come ha sottolineato lo stesso cardinale, «con molta intensità, partecipazione e con tanta gratitudine al Signore nel vivere questi eventi così significativi per la nostra Chiesa», promosso dal Centro diocesano vocazionale guidato da don Alessandro Scarda, direttore anche del Coro giovanile “Voci di Giubilo” che ha animato la veglia di preghiera a cui hanno preso parte diversi parroci, religiosi e religiose, giovani e famiglie, accolti dal parroco don Alessio Fifi.

Il cardinale, commentando il passo del Vangelo di Marco sullo “spreco” del profumo di nardo versato dalla Maddalena sul corpo di Gesù, ha spiegato che «non è sprecata una vita che si dona totalmente al Signore e alla sua Chiesa. Gesù – ha evidenziato il presule – dà una risposta molto profonda a quanti sostengono: “ma cos’è questo spreco?”. Egli dice che, l’atto di amore e di misericordia che la donna ha compiuto nei suoi confronti, preannunciando con esso la sua sepoltura, vale più dell’elemosina. Lo “spreco” diventa allora l’atto più grande di amore ed è il nocciolo della veglia di questa sera».

«Cari figli – rivolgendosi il cardinale ai sette seminaristi –, per la mentalità di questo mondo anche voi state facendo della vostra vita “uno spreco”, che per alcuni è considerato anche inutile. Tante volte sento dire nei confronti di un giovane o di una giovane che si donano totalmente a Dio e alla sua Chiesa: “Si poteva fare una famiglia, era un ingegnere, era una professionista, quanto potevano essere utili alla società e invece sprecano la loro vita”. Ma voi, con il vostro “eccomi”, sapete bene in quali mani mettete la vostra vita e a chi vi affidate, a Gesù. Voi sapete bene che, per essere tra non molto consacrati diaconi e poi presbiteri, offrire la propria vita. E voi, che grazie a Dio siete tutti adulti, sapete bene che, dare a Cristo la vostra vita non è un volo di farfalla tra i fiori. E’ gemito, è fatica, è fedeltà, è costanza. Cristo, cari figli, ne sono certo, vi darà la possibilità di cantare sempre la canzone del cuore, dell’amore anche sotto un cielo grigio di nubi».

Venerabile Giunio Tinarelli – celebrazione per il 50° anniversario della traslazione in Duomo

Con la celebrazione nella Cattedrale di Terni, il 24 novembre domenica di Cristo Re, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese è stato ricordato il venerabile Giunio Tinarelli per il 50esimo anniversario della traslazione in Duomo, alla presenza del sindaco Leonardo Latini e del prefetto vicario Andrea Gambassi.
Numerosi i volontari presenti alla celebrazione in rappresentanza dell’Unitalsi, del Centro Volontari della sofferenza e dei Silenziosi operai della Croce, delle quali Giunio è stato membro e animatore in ogni occasione.
A 50 anni dalla traslazione (23 novembre 1969) e a 10 anni dalla dichiarazione di Venerabile (19 dicembre 2009, Papa Benedetto) la Chiesa diocesana intende approfondire la figura e il carisma di Giunio, per prolungarne nel tempo la sua missione di dare senso e speranza nella malattia.
“La nostra contemplazione oggi avviene in compagnia del venerabile Giunio Tinarelli, nostro concittadino, fratello nella fede – ha detto il vescovo – vissuto con uno stile di vita e ad un livello, che è difficile raggiungere; va oltre la comprensione umana; si rappresenta ai piani alti della fede, della mistica, della contemplazione e dell’amore, riservato agli eletti del Signore. Mi è venuto spontaneo associarlo a San Francesco d’Assisi, che soprattutto nella seconda parte della vita, aveva ormai il corpo tutto piagato, afflitto dalla cecità incombente, e infine con le piaghe delle stimmate aveva raggiunto la conformazione a Cristo crocifisso”.
“La testimonianza di Giunio – ha aggiunto – oggi è difficile da comprendere, né noi ci sentiamo di giudicare quanti rifiutano o si ribellano nella sofferenza, specie quella grave. Spesso l’unica soluzione che viene invocata è la morte: attesa, ricercata, procurata, permessa. Oggi va proposta non per ricercare o esaltare la sofferenza, ma per indicare la via salvifica del dolore attraverso la condivisione – compassione dei bisogni e sofferenze dell’umanità. Senza la contemplazione e la vicinanza di Cristo non riusciremo a liberarci dalla gabbia e dalla dura prigionia del dolore e la nostra vita non avrà senso”.

“La commemorazione di Giunio – ha concluso il vescovo -, già operaio nelle acciaierie e disabile, oggi ci spinge ad allargare l’attenzione all’Italia, al mondo del lavoro e alla nostra Terni, che attraversano un momento delicato e difficile: l’incerta situazione politica, la crisi delle acciaierie di Taranto e non sappiamo di altri stabilimenti, Terni compresa, le proposte di leggi sul fine vita, sul suicidio assistito, l’attenzione al mondo della malattia, della disabilità e della vecchiaia”.
La celebrazione è stata presieduta dalla riflessione sul tema: “Giunio Tinarelli, una vita vissuta in pienezza” guidata da don Luigino Garosio, Postulatore Generale delle Cause dei Silenziosi Operai della Croce.