Museo della Porziuncola: “Andrò a vederla un dì” – Concerto dedicato alla Vergine Maria

Domenica 8 dicembre alle ore 17.30 nella sala san Pio X del Museo della Porziuncola, che fino al 12 gennaio ospita la Mostra Fotografica “Bella Tu Sei Qual Sole”, si svolgerà un concerto dedicato alla Vergine Maria “Andrò a vederla un dì”, realizzato da un cast artistico tutto al femminile.

Questo evento musicale, nella cornice perfetta della Mostra e proprio nel giorno dell’Immacolata Concezione, vuole essere un momento di condivisione e di festa, passando da canti della tradizione popolare a brani di musica colta e poco conosciuta, senza tralasciare i grandi classici della storia mariana.

Ascolteremo quindi le voci e i ritmi di Maria Chiara Fiorucci all’arpa, Micaela Baldwin al flauto e il soprano Elisa Bovi che ci delizieranno con, “Andò a vederla un dì”, “Lodate Maria”, “Salve Maria” di S. Mercadante, “Stabat Mater” di Z. Kodàly per concludere con le più conosciute “Ave Maria” come quella di Schubert.

Un concerto tutto da assaporare che ci farà calare nell’atmosfera e nel calore del periodo Natalizio, regalandoci anche momenti di riflessione e meditazione sulla figura di Maria, “giglio di puri candori”, per citare uno dei testi.

Terni – Ordinazione diaconale di Daniele Martelli, Giuseppe Zen, Graziano Gubbiotti – Mons. Piemontese: “Vi state “laureando” come servitori che con l’esempio, svolgono la missione del “servizio evangelico” e verso i poveri”.

Diocesi di Terni-Narni-Amelia in festa il 30 novembre nella Cattedrale di Terni, dove per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Giuseppe Piemontese, sono stati ordinati diaconi i seminaristi Daniele Martelli e Giuseppe Zen, giovani della comunità in cammino verso la consacrazione sacerdotale, e Graziano Gubbiotti della parrocchia di Santa Maria del Carmelo di Terni, nuovo diacono permanente.
Una liturgia molto partecipata e intensamente vissuta. Molti i fedeli presenti provenienti dalle parrocchie dove attualmente i neo diaconi prestano il loro servizio pastorale, Santa Maria Assunta nella Cattedrale di Terni, San Giovanni Bosco in Campomaggiore, Santa Maria del Carmelo, e quelle dove in passato hanno svolto il ministero. Con mons. Piemontese hanno concelebrato numerosi sacerdoti della Diocesi, i sacerdoti formatori del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, il rettore mons. Carlo Franzoni. Presenti i seminaristi compagni di Daniele e Giuseppe negli anni della formazione, che hanno fatto servizio liturgico, coordinati dal cerimoniere diocesano Marco Farroni. La Messa è stata animata dalla corale composta da elementi di diverse parrocchie e della pastorale giovanile, diretta da don Sergio Rossini.
“Vi state “laureando” come servitori – ha detto il vescovo nell’omelia – che con l’esempio e la professionalità, svolgono la missione del “servizio evangelico”. Come i servitori=diaconoi di Cana, che servono alla festa delle nozze del re che è Gesù, alla mensa del Signore dove siedono discepoli di ogni lingua, popolo e nazione. Indosserete per sempre la dalmatica e la stola del servizio, il grembiule di Gesù nell’ultima cena, per lavare i piedi ai poveri, servirli perché in essi è presente Cristo. Ricordate la bella immagine, lasciataci da don Tonino Bello: “Stola e grembiule sono il dritto ed il rovescio dello stesso paramento sacro: la stola che ci fa ministri del Vangelo ed il grembiule che ci fa lavapiedi del mondo”.
Un servizio che ha come atteggiamento profondo l’umiltà di chi non si sente superiore agli altri, ma ultimo, dipendente da Dio e dai superiori, soggetto ai fratelli, specie ai poveri. Un servizio che nasce dalla forza dell’amore: un amore vero, adulto, forte, entusiasta, sensibile, verso Dio e verso gli uomini, nostri fratelli”.
Al termine della celebrazione i tre diaconi hanno espresso i loro ringraziamenti a Dio per il dono della vocazione, alle rispettive famiglie per averli sostenuti sempre nel loro cammino, i vescovi che li hanno seguiti in questi anni, i vari formatori, i sacerdoti con cui hanno collaborato.
La serata si è conclusa con un momento di fraternità e di festa.

Commissione regionale per il Sovvenire – La seconda edizione del bilancio delle Chiese umbre sulla destinazione dei fondi dell’8Xmille sarà presentato a Perugia sabato 23 novembre

La seconda edizione del bilancio annuale delle Diocesi Umbre sui fondi dell’8xmille della Chiesa Cattolica e del Sostentamento del clero sarà presentato sabato 23 novembre alle ore 11.30 presso la parrocchia di Santa Maria della Speranza a Olmo di Perugia, alla vigilia della Giornata nazionale dedicata al sostentamento dei sacerdoti.
Il Servizio regionale per il Sovvenire presenterà alla stampa i bilanci 8xmille delle diocesi dell’Umbria (riferiti all’anno 2018), raccolti nella pubblicazione dal titolo: “8Xmille-soldi spesi bene”. Interverranno: mons. Luciano Paolucci Bedini Vescovo di Gubbio e delegato della Conferenza Episcopale Umbra per il Sovvenire; il diacono Giovanni Lolli coordinatore del Sovvenire per l’Umbria e delegato per la Diocesi Perugia – Città della Pieve; Matteo Calabresi direttore del Servizio della CEI per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.
Nel pomeriggio dalle ore 15 alle 16 si terrà l’incontro “Chiedilo a loro live” con la presenza di testimoni delle opere realizzate con i fondi dell’8Xmille e la visione di otto filmati sulle opere diocesane, con allestimento di una sala multimediale ed una sala con un addetto dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
Seguirà alle ore 16 la tavola rotonda: “C’è un paese: 8xmille per lo sviluppo. Le opere della Chiesa locale realizzate con il contributo 8xmille” alla quale interverranno: il dicono Giovanni Lolli coordinatore del Sovvenire per l’Umbria; mons. Marco Salvi Vescovo ausiliare della Diocesi di Perugia – Città della Pieve; Umberto Folena giornalista e collaboratore di “Avvenire”; Matteo Calabresi direttore del Servizio della CEI per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica

Un ampio servizio sull’argomento è stato pubblicato dal settimanale regionale “La Voce” di questa settimana, mentre il documento sarà disponibile in tutti gli uffici diocesani del Sovvenire e del sostentamento clero e on line sui siti: www.sovvenire-umbria.it e www.chiesainumbria.it

Il bilancio annuale mostra al centesimo come, in Umbria, siano stati spesi i fondi dell’8xmille (circa 22 milioni di euro nel 2018) sotto forma di beni materiali e valori sociali, come servizi di sostegno allo studio, campi estivi, oratori, sport, formazione, settore alimentare delle Caritas, Progetto Policoro per il sostegno dei giovani nel mondo del lavoro.

«Progetti e iniziative che coinvolgono tante persone – spiega mons. Paolucci Bedini vescovo di Gubbio e delegato Ceu per il Sovvenire – e si avvalgono della loro opera volontaria. In tal modo moltiplicano a dismisura il valore degli investimenti. Ciò che sarebbe impensabile senza questa contribuzione diventa motore di rinnovamento, di apertura, infonde coraggio e speranza e tiene viva la coscienza comune della socialità. Sempre ciò che è per la Chiesa, si trasforma in qualcosa che fa bene a tutti: accoglie, accompagna, si prende cura, integra».

Dal bilancio si evince che nel 2018 sono stati assegnati alle otto diocesi dell’Umbria un totale di 3.837.829,15 euro per la carità; 8.878.133,19 euro per il sostegno dei sacerdoti, 5.038.602,39 euro per l’edilizia di culto, 3.982.221,13 euro per il culto e la pastorale, per un totale di 21.736.785,86 euro.

«Il documento – spiega il coordinatore di Sovvenire Umbria diacono Giovanni Lolli – mostra come nelle nostre diocesi sono stati utilizzati concretamente i fondi dell’8xmille, ma non riesce a quantificare in modo altrettanto preciso quale è stato l’utile prodotto da queste spese nella nostra regione. L’opera della Chiesa ha creato, nel suo moto di carità, opportunità di sviluppo e crescita per la società civile. Documentare questo di più, quantificarlo in cifre non è facile, perché quanto appare facile da capire con l’intuizione e il buon senso non è altrettanto facile da misurare con i numeri».

Nel documento, il bilancio di ogni diocesi è accompagnata da un breve scheda illustrativa di un’opera segno realizzata nell’anno sia con una foto e un breve testo che con un link ad un breve video con i protagonisti di quell’opera. Inoltre una sezione del documento (bilanci 8xmille) ogni anno è dedicata a capire come, in un certo settore, questi talenti sono moltiplicati. Una sezione del resoconto è riservato al settore alimentare delle Caritas, dove è evidenziato come quanto dato dall’8xmille e dalle altre fonti di finanziamento viene reso moltiplicato, il fattore moltiplicativo qui è compreso tra due e tre. A fronte di circa 0,8 mln di euro erogati ne vengono resi almeno 1,7 milioni di euro ogni anno. «Potremo proseguire nel documentare nei prossimi anni – aggiunge Lolli – il valore dell’assistenza agli anziani, il valore del servizio antiusura, quello del Progetto Policoro oppure il valore dei beni culturali e dell’edilizia di culto».

 

documento bilancio 8Xmille umbria 2018  

I video delle opere segno della Caritas realizzate con l’8Xmille

Foligno – Le agenzie educative insieme per realizzare le buone prassi per il clima

Mercoledì 27 novembre tutte le classi prime della Scuola media Gentile da Foligno dell’Istituto comprensivo Foligno 4, nell’ambito del Progetto Cittadini del Mondo promosso dalla Diocesi di Foligno, hanno vissuto una mattinata all’insegna della custodia del creato e dei nuovi stili di vita grazie anche all’intervento dell’Ingegnere ambientale Stefania Proietti attualmente Sindaco della città serafica di Assisi. La passione per l’ambiente, ha detto il Sindaco Proietti, deriva dalle sue radici familiari cioè di quella civiltà contadina che gli ha insegnato ciò che oggi chiamiamo “economia circolare” e che secondo lei sarà veramente la salvezza del mondo. Studia Ingegneria meccanica e dedica la tesi di laurea ai temi della sostenibilità, dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili. Dal 2006 partecipa in qualità di relatore alle Conferenze delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Nel 2010 viene chiamata come esperto del V Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici redatto per le Nazioni Unite dall’IPCC Intergovernmental Panel on Climate Change. Nel 2015 ha relazionato alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP21 in materia di soluzioni sostenibili innovative per aumentare l’accesso all’energia in aree remote, come azione strategica per contribuire alla riduzione della povertà energetica e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. “Sono di Assisi – sottolinea il Sindaco agli studenti che hanno riempito le gradinate dell’auditorium della scuola – e sento forte questa responsabilità di essere della città di San Francesco che è patrono dei cultori dell’ecologia (29 novembre). Ho iniziato a studiare cosa diceva la Chiesa, perché la crisi ambientale è anche una crisi sociale, come ci ricorda Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato sì, e il cambiamento climatico affligge e dà problemi, fino a togliere la vita, soprattutto ai poveri. E al tema ambientale sono collegate le guerre: le ricerche sulle strategie energetiche dimostrano che i conflitti sono posizionati esattamente dove sta il petrolio, dove si va a depredare risorse“. Il Sindaco Stefania Proietti è stata accolta dalla Dirigente scolastica prof.ssa Giuseppa Zuccarini, dalla prof.ssa Mariella Regno docente di religione cattolica, da Mons. Luigi Filippucci responsabile Progetto Cittadini del Mondo. Al termine della mattinata i ragazzi insieme al Sindaco Proietti, ai docenti e agli altri invitati hanno messo a dimora nel giardino della scuola ben otto piante di ulivo, una per classe, acquistate con il contributo delle famiglie dei ragazzi stessi.

Città di Castello – Caritas diocesana. Incontro di formazione sull’elaborazione del lutto

“L’elaborazione del lutto e la vicinanza a chi ha perso una persona cara” è stato il tema dell’incontro formativo organizzato dalla Caritas diocesana, evento che fa parte di un percorso di formazione intitolato “l’ascolto dell’altro”. Come ricorda l’articolo a firma del diacono Giuseppe Floridi, pubblicato nell’ultimo numero del settimanale La Voce, l’incontro era rivolto a tutti coloro che vogliono vivere bene la relazione con l’altro, soprattutto con che vive un momento di difficoltà, e di sofferenza.

La tematica particolarmente sentita è stata affrontata grazie all’intervento di don Zeno Ferrari monaco di Camaldoli, esperto in questi argomenti che da diversi anni tiene percorsi per il superamento del lutto. La morte è un evento certo con il quale ci dobbiamo tutti confrontare, è una problematica importante forse è il problema esistenziale più importante di tutta la nostra vita. La separazione da una persona cara provoca spesso una sofferenza ed una ferita molto profonda difficile da rimarginare e per questo è importante per chi la subisce non restare solo, ma avere qualcuno con cui parlarne. Gli effetti di questa sofferenza come ci ha riferito don Zeno possono essere l’alienazione dalla realtà, il continuare a vivere la propria esistenza come nulla fosse successo, la rabbia, il non potersi perdonare alcuni eventi vissuti con chi non c’è più. Tutte situazioni che lasciano il segno, occorre quindi prenderne innanzitutto consapevolezza e proseguire nel cammino della vita ricordando ciò che di bello si è vissuto con il proprio caro, nella speranza di una sintonia che continua anche nel presente e un ricongiungimento nella vita eterna all’interno di quella che viene definita “comunione dei santi”. I partecipanti numerosi, fra i quali anche il vescovo, facenti parte dei centri di ascolto Caritas, i ministri istituiti, ministri straordinari della comunione, diaconi e anche qualche sacerdote, hanno seguito attentamente la relazione di don Zeno e preso atto della necessità di andare anche nel pratico per realizzare quella vicinanza umana e spirituale che queste situazioni chiedono. Si è parlato quindi della possibilità di istituire gruppi di mutuo aiuto per chi sta vivendo un lutto, dimostrando l’efficacia dello stare insieme e della condivisione di esperienze comuni che se vissute vicino ad altri possono diventare meno dolorose e anche fonte di crescita personale e di vita. Crediamo che questi tipi di incontri siano utili per sollecitare, stimolare un approfondimento personale per continuare a essere vicini a chi stà vivendo un momento difficile della propria vita, avendo ulteriori strumenti a disposizione e farlo con maggiore sicurezza ed efficacia. Inoltre sono anche un modo per fare qualcosa insieme, e di collaborazione fra varie realtà diocesane che condividono più o meno le stesse esperienze.

Campi di Norcia: inaugurazione del Centro di Comunità alla presenza dell’arcivescovo Renato Boccardo e dei vescovi di Como, mons. Oscar Cantoni, e Mantova, mons. Gianmarco Busca. È l’ottavo Centro di Comunità aperto nel territorio dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia dai sismi del 2016

Sabato 30 novembre 2019 alle ore 11.00 verrà inaugurato il Centro di Comunità “S. Andrea” a Campi di Norcia, luogo per le celebrazioni eucaristiche e per altri momenti della vita cristiana. É l’ottavo ad essere aperto nel territorio dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia dopo i terremoti del 2016 che hanno distrutto la quasi totalità della chiese della Valnerina e lesionato diversi edifici di culto della Valle Spoletana. Il primo ad essere inaugurato fu quello di Norcia presso la Madonna delle Grazie (16 giugno 2017), poi quello di Santa Maria della Visitazione a Cascia (17 settembre 2017), quello di Avendita di Cascia (21 marzo 2018), quello di Cerreto di Spoleto (8 luglio 2018), quello di Cortaccione di Spoleto (18 agosto 2019), quello di S. Pellegrino di Norcia (12 ottobre 2019) e, infine, quello di Atri di Cascia (10 novembre 2019).

Dono delle Diocesi di Como e Mantova. Sarà l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo a benedire il nuovo Centro con una solenne Celebrazione eucaristica. La nuova struttura – di 200 metri quadri, più una sacrestia e un bagno attrezzato per diversamente abili – è stata donata dalle Caritas delle diocesi di Como e di Mantova. E a Campi domenica prossima a concelebrare con mons. Boccardo ci saranno i vescovi di queste Chiese lombarde: mons. Oscar Cantoni di Como e mons. Gianmarco Busca di Mantova. I Presuli saranno accompagnati dai rispettivi direttori Caritas.

Soddisfatto il parroco dell’Abbazia di S. Eutizio don Luciano Avenati. «Per avere questo Centro – afferma – abbiamo atteso parecchio a causa di alcune variazioni di terreni non adatti geologicamente. Ma ora ci siamo. È un segno di speranza per il futuro e la rinascita del territorio: questa particolare “casa” è importante perché garantisce una vita di fraternità e di relazioni umane; inoltre permetterà di crescere ulteriormente nella fede e nell’adesione al Vangelo, caratteristiche che hanno fatto germogliare la vita, la storia e la cultura di questo territorio e che non possiamo perdere per nessun motivo. Il Centro – prosegue don Avenati – sarà a servizio delle comunità della Valle Campiana, mentre l’altra Valle della parrocchia, quella di Preci, si riunisce per la vita cristiana nel Centro realizzato dopo il terremoto del 1997».

Il Centro internamente è stato allestito dalla parrocchia. Vi verrà posizionata la statua della Madonna della Croce che è stata prelevata dal deposito dei beni culturali di Santo Chiodo a Spoleto e che prima del sisma era conservata nella chiesa di S. Salvatore. Rimarrà stabilmente nel Centro di Comunità, in quanto dotato dei sistemi di sicurezza richiesti. Ci sarà, poi, la copia della croce di Petrus pictor spoletino fatta realizzare nel 2001 dal compianto don Mario Curini, morto a cavallo il 30 maggio 2012 a 46 anni, per la chiesa di S. Salvatore di Campi. L’originale, dipinta tra il 1241 e 1242, è conservata da molti anni nel Museo diocesano di Spoleto. «Sembrava – dice don Luciano Avenati – che questa copia fosse andata perduta col crollo della chiesa e invece è stata trovata sotto le macerie dell’iconostasi. L’abbiamo fatta restaurare e ora, anche nel ricordo di don Mario che è stato parroco di Campi e Ancarano prima di andare a Norcia, verrà collocata nel nuovo Centro». Sulle finestre, invece, troveranno posto, a gruppi di due o di tre, le immagini dei Santi che hanno fatto la storia del territorio e che accompagnano da anni la vita di fede di queste popolazioni: i Santi Benedetto e Ponziano, patroni della Diocesi; S. Eutizio e S. Antonio; S. Biagio, S. Spes e S. Fiorenzo; Santa Lucia, Santa Scolastica e Santa Rita. Infine, verrà posizionata anche una copia della statua lignea di S. Andrea (l’originale è al Museo diocesano di Spoleto).

Locandina campi di norcia

Terni – ordinazione diaconale dei seminaristi Daniele Martelli e Giuseppe Zen e ordinazione a diacono permanente di Graziano Gubbiotti

La Chiesa diocesana è in festa per l’ordinazione diaconale dei seminaristi Daniele Martelli, Giuseppe Zen, giovani della comunità in cammino verso la consacrazione sacerdotale, e di Graziano Gubbiotti che diventerà diacono permanente, che saranno consacrati sabato 30 novembre alle ore 17 nella Cattedrale di Terni per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Giuseppe Piemontese.
Una scelta vocazionale accomunata dalla frequentazione di comunità parrocchiali vive e impegnate nell’evangelizzazione, nella missione e carità.

Daniele Martelli è nato a Terni nel 1990 ed è cresciuto nella parrocchia di San Giovanni Battista dove ha partecipato attivamente alla vita della comunità. In particolar modo è stato responsabile della catechesi dei bambini e delle attività giovanili. In questa parrocchia, in anni molto vivi e ricchi di fervore nell’azione evangelizzatrice, Daniele fa la sua scelta vocazionale, dopo aver lavorato in ambito educativo e di animazione, quello turistico, quello culturale, come libraio e bibliotecario.

Nel 2012 inizia la sua formazione ad Assisi presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI. Nel 2015 viene ammesso agli ordini sacri per poi ricevere il ministero del lettorato nel 2016 e dell’accolitato nel 2017. In questi anni ha svolto servizio a Terni nella parrocchia di San Giovanni Battista e a Narni scalo nella parrocchia di Sant’ Antonio.

È attualmente in servizio nella Cattedrale di Terni e all’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile. Il suo impegno è stato in particolar modo nel mondo degli oratori, di cui è anche formatore di educatori e animatori per conto di ANSPI.

Carico di passione per l’educazione dei giovani, e affascinato dall’esempio di don Bosco, nel 2018 diventa Salesiano Cooperatore.

Giuseppe Zen è nato a Terni nel 1979, dove ha vissuto dapprima nel quartiere periferico di Cospea e successivamente nel centro città. Fin da piccolo, insieme a tutta la sua numerosa famiglia, ha frequentato la comunità parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Vito a San Vito di Narni, sotto la guida spirituale di don Giuseppe De Santis. In questa parrocchia, dove è stato battezzato, ha frequentato il catechismo e ha ricevuto i sacramenti della Prima Comunione e della Cresima, ha svolto per tutti gli anni della sua giovinezza il ministrante.

Dopo il diploma di maturità classica, ha conseguito la laurea in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Viterbo. Ha svolto lavori saltuari, tra cui alcune esperienze nell’educazione ambientale e nel mondo della scuola. Poco dopo la laurea ha maturato il desiderio di entrare in seminario per verificare la sua chiamata. Nel 2013 è entrato nel Seminario Regionale di Assisi. È stato ammesso agli ordini sacri il 31 gennaio 2017 nella chiesa di S. Giovanni Bosco, ha ricevuto il ministero del Lettorato il 29 ottobre dello stesso anno nella Cattedrale di Terni e il ministero dell’Accolitato il 7 ottobre 2019 nella chiesa di S. Giovanni Bosco, al termine della visita pastorale del Vescovo in questa parrocchia. Attualmente sta frequentando il sesto anno nel Seminario Regionale di Assisi, che prevede incontri formativi e attività caritative in ospedale e in carcere.

Graziano Gubbiotti, 46 anni, ternano di nascita, ha concluso gli studi Teologici presso la scuola Teologica Diocesana di Rieti. E’ sposato con Daniela Novelli dal 2010, padre di Maria Stella di anni 9 e Francesco di anni 8; Graziano dopo molti anni impegnati in Croce Rossa Italiana, dal 2017 presta servizio presso gli uffici della Usl Umbria 2 di Terni. All’età di circa vent’anni – ci racconta Graziano – un’esperienza personale ha cambiato il suo modo di vedere la vita, spostando la sua attenzione sui malati e le persone più bisognose: in un pellegrinaggio presso il Santuario di San Giovanni Rotondo coglie l’importanza dell’ascolto e del conforto delle persone sofferenti, prendendo come esempio San Pio da Pietrelcina. Dal 2015 svolge il servizio dell’Accolitato presso la Parrocchia di appartenenza S. Maria del Carmelo, occupandosi della Liturgia, della formazione dei ministranti, del Viatico agli infermi e dell’assistenza ai poveri. Dopo un periodo di discernimento ha compreso l’importanza del dono ricevuto, che è Grazia per tutta la sua famiglia.

Perugia: L’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti all’incontro conclusivo di “Luoghi invisibili”. Il presule: «E’ una manifestazione che interpreta un bisogno che c’è nelle persone, per questo ha successo e mette insieme sia la dimensione religiosa che quella laica della città»

Si è svolto nel pomeriggio del 27 novembre, nella “Sala S. Francesco” dell’Arcivescovado di Perugia, l’incontro conclusivo dell’edizione 2019 di “Luoghi invisibili. La Perugia che si scopre”, un evento di alto valore culturale promosso da sei anni in sinergia tra il Comune e l’Archidiocesi con il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, avente come obiettivo quello di far “riscoprire” tesori d’arte e di storia dimenticati o sconosciuti ai cittadini. Quest’anno tra i principali “Luoghi invisibili” che sono stati riportati al centro dell’attenzione del visitatore le “chiese leonine” fatte erigere durante il lungo episcopato perugino del cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, opere proseguite anche durante il suo pontificato.

L’incontro del 27 novembre, dedicato a “Le chiese leonine in Umbria. Conoscere e valorizzare un patrimonio invisibile”, ha visto gli interventi di presentazione dell’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti, già vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve e presidente uscente di “Luoghi invisibili”, dell’assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano e del rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio Mauro Cesaretti. Mentre hanno relazionato sul tema dell’incontro Paolo Belardi, dell’Università degli Studi di Perugia e presidente del Corso di laurea in Design, Isabella Farinelli, responsabile dell’Archivio storico diocesano di Perugia, e Valeria Menchetelli, dell’Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale.

Mons. Giulietti, intrattenendosi con i giornalisti a margine dell’incontro, ha messo in risalto l’importanza di “luoghi invisibili” per la Chiesa e per la città di Perugia, sottolineando che l’edizione 2019, grazie alle “chiese leonine”, ha fatto “scoprire” dei luoghi splendidi di periferia, pregni di storia e di cultura, essendo stati in gran parte edificati nei borghi della campagna perugina. «Con molto piacere sono ritornato a Perugia per parlare della città e della diocesi – ha commentato mons. Giulietti –. Ed è per me un doppio motivo di contentezza nel dare un contributo alla conoscenza del nostro bel territorio. “Luoghi invisibili” è una manifestazione che ha lo scopo, innanzitutto, di aiutare i perugini a riappropriarsi del loro territorio, a conoscerlo e a scoprire tanti suoi luoghi. Quest’anno il motivo di principale interesse è stato il ciclo delle chiese leonine (sono più di cinquanta, ndr), che hanno uno stile unitario e rappresentano un programma edilizio di grande importanza e pregio che non è conosciuto come, invece, sono queste chiese tutte fruibili e aperte al culto».

Tra settembre e ottobre, i mesi in cui si è svolta l’edizione 2019 di “Luoghi invisibili”, i visitatori sono stati 10.000, questo, ha spiegato mons. Giulietti, «perché c’è un grande interesse della gente che ha la percezione dell’importanza di conoscere il luogo in cui abita e di sentirsi radicata in qualcosa e di scoprire che ha ricevuto una eredità importante che vale la pena conoscere e custodire. Penso che questo sia un bel fenomeno, che non è nel segno del sovranismo ma nel segno dell’identità più feconda perché è un patrimonio a disposizione di tutti, che diventa luogo di incontro, che ha un messaggio positivo da trasmettere. Credo che “Luoghi invisibili” sia una manifestazione che interpreta un bisogno che c’è nelle persone, per questo ha successo e mette insieme sia la dimensione religiosa che quella laica trattandosi di luoghi non solo facenti parte del patrimonio della Chiesa, anche se questo è il più consistente, ma anche di quello delle Istituzioni civili».

Alla domanda se “Luoghi invisibili” può essere “esportato” a Lucca, l’arcivescovo della città tostana ha risposto: «Mi sono accorto che anche la Diocesi di Lucca custodisce moltissime cose poco note e, addirittura, chiese che non si aprono più da tempo, un fenomeno comune un po’ a tutta l’Italia. Sarebbe un format interessante “Luoghi invisibili” anche per Lucca, che ha moltissime manifestazioni e trovare uno spazio per un nuovo evento non è sempre facile».

Assisi – ventesimo anniversario della riapertura della Basilica di San Francesco dopo il terremoto del 1997

A venti anni esatti dalla riapertura della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, dopo i lavori di ricostruzione e restauro post sisma del ‘97, la comunità francescana del Sacro Convento ricorderà, domani 28 novembre alle 18, quella giornata con una solenne celebrazione eucaristica. Presiederà la cerimonia nella Basilica Superiore di San Francesco il Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino. Presenti tra gli altri la Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.

Nel crollo vennero travolte e uccise quattro persone: il giovane postulante Zdzislaw Borowiec, padre Angelo Api e due tecnici della Sovrintendenza ai beni culturali dell’Umbria, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, che partecipavano ad un sopralluogo organizzato per verificare i danni provocati dalla scossa avvenuta nella notte.

Perugia – presentazione del 4° Rapporto sulle povertà “La forza della fragilità. L’impegno Caritas”. Dal Rapporto emerge «una domanda di aiuto in crescente espansione e marcatamente differenziata». Vicinanza alle famiglie di albanesi il cui Paese è alle prese con la difficile emergenza terremoto

Venerdì 29 novembre (ore 16), presso il “Villaggio della Carità” di Perugia (via Monte Malbe 1 – zona via Cortonese), sarà presentato il 4° Rapporto diocesano sulle povertà a cura della Caritas di Perugia-Città riferito ai dati 2018 raccolti dai Centri di ascolto (diocesano e parrocchiali). Redatto dall’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’esclusione sociale diretto dall’economista Pierluigi Grasselli, il 4° Rapporto si intitola: “La Forza della fragilità. L’impegno Caritas”.

Tra le famiglie di stranieri regolari che si sono recate al Centro di ascolto diocesano nell’ultimo anno ci sono anche 49 albanesi (la quarta nazionalità più numerosa dopo Marocco, Equador e Nigeria), a cui la Caritas perugina non fa mancare la sua vicinanza materiale e spirituale a seguito del terremoto che ha colpito il loro Paese. A questa emergenza umanitaria la Caritas diocesana dedicherà l’“Avvento di Fraternità 2019” con una raccolta di offerte nelle parrocchie da destinare agli interventi messi in campo dalla rete Caritas a sostegno delle popolazioni terremotate d’Albania.

Alla presentazione del Rapporto interverranno il direttore della Caritas Giancarlo Pecetti e il prof. Pierluigi Grasselli. Quest’ultimo ha curato un’anticipazione-sintesi dei contenuti dello studio che offre (di seguito) ai media.

Nell’attuale quadro di povertà in Italia e in Umbria, il nostro Osservatorio segnala, con riferimento al microcosmo di quelli che alla Caritas diocesana si rivolgono con richieste di aiuto, l’espansione significativa di queste negli anni recenti e la loro marcata differenziazione. Con riferimento agli utenti del Centro di ascolto diocesano, e distinguendo per cittadinanza, si nota la prevalenza degli stranieri, in grande aumento nel quinquennio 2014-2018 (da 425 su 773 nel 2014 a 714 su 1008 nel 2018, ovvero dal 55% al 70,8%). Distinguendo per genere, le femmine nel complesso nel 2018 superano fortemente i maschi (577 femmine contro 431 maschi, ovvero 57% contro 43%), risultando ancor più nettamente prevalenti con riferimento ai soli stranieri (61% di femmine contro il 39% di maschi). Una prima grande diversità si rivela nella distribuzione per classi di età. Mentre la classe 18-34 pesa, nel 2018, tra gli italiani per il 10%, per gli stranieri vale il 31%. Per la classe 35-44 al 37% degli stranieri si contrappone il 20% degli italiani. All’opposto, la classe 55-74 è il 33% degli italiani, di contro all’11% degli stranieri. Se ne deduce il prevalere delle classi di età più produttive tra gli stranieri, e la distribuzione, tra i due gruppi, dei bisogni fondamentali di lavoro e di assistenza. In specie, si propone il problema della disoccupazione dei giovani, con il rischio di povertà ed esclusione sociale, particolarmente elevato per i giovani di provenienza straniera. Una marcata differenziazione si riscontra, sempre nel 2018, anche sul fronte del nucleo di convivenza, che mostra in generale il prevalere di quelli che vivono con familiari: per gli italiani si tratta del 53% (che scende al 34% considerando solo i maschi), ma per gli stranieri il dato sale al 77%; gli italiani che vivono da soli sono invece il 44% (che sale al 62% con riferimento ai soli maschi) contro il 19% degli stranieri. Gli italiani poveri risultano dunque più vecchi e più soli, e quindi esposti al rischio di numerose criticità. Questa situazione, focalizzata sulle famiglie, ci richiama inoltre i valori molto alti, segnalati dall’Istat, della povertà assoluta tra le famiglie con componenti straniere, e il grido di allarme lanciato in Italia per la cospicua e crescente povertà minorile, indotto dalle condizioni di povertà delle famiglie. Quanto alla condizione abitativa, la maggior parte degli italiani (47%) vive in case in affitto da privati; per il 20% vive in case in affitto da ente pubblico (a condizioni vantaggiose); per il 10% dispone di una casa in proprietà. Per gli stranieri poveri le quote rispettive sono, in corrispondenza, il 74%, il 7%, l’1%; essi risultano dunque colpiti intensamente dalle molteplici difficoltà della condizione abitativa. Sul versante del grado di istruzione, tra gli stranieri l’incidenza più elevata riguarda i detentori di un diploma professionale (32%, contro il 20% degli italiani), seguiti da quelli con una licenza media superiore (18%, contro l’11% degli italiani); il 13% degli stranieri dispone infine di un diploma universitario (di contro a un valore pressoché nullo per gli italiani). Gli italiani poveri risultano non solo più vecchi e più soli, ma anche meno istruiti degli stranieri poveri; in generale, il basso livello di scolarizzazione ci rimanda al fenomeno della povertà educativa, collegata all’abbandono precoce del percorso scolastico. Per ciò che riguarda infine la condizione occupazionale, tra gli stranieri la percentuale di disoccupati (67%) è molto più elevata che tra gli italiani (54%), e mostra una forte prevalenza di femmine, invece che di maschi, come nel caso degli italiani; l’incidenza dei pensionati è inoltre irrilevante (4%), mentre è cospicua tra gli italiani (22%). Di fronte a questi caratteri della domanda, gli interventi compiuti dalla Caritas di Perugia si sono negli anni recenti molto espansi in termini quantitativi, e con un forte ampliamento dei servizi offerti: prevalgono nettamente i servizi di ascolto, seguiti dall’erogazione di beni e servizi materiali, dalla distribuzione di sussidi economici, da consulenze professionali, da servizi sanitari e servizi di alloggio. Si è poi fortemente potenziata la componente progettuale, orientata in particolare alla formazione ed all’avviamento al lavoro. In un’ottica più generale, è richiesta un’offerta articolata ed efficiente di servizi, pubblici e non, dei quali siano garantiti dotazione adeguata, accesso e fruibilità. E’ auspicabile, per fronteggiare al meglio il fenomeno della povertà, una Pubblica Amministrazione solerte nel monitoraggio, sollecita nel favorire la partecipazione di operatori e cittadini, nella direzione di un welfare sussidiario e comunitario.

Pierluigi Grasselli