Perugia: veglia diocesana di preghiera per le vocazioni. Il cardinale Bassetti ai seminaristi che hanno ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato: «Dare a Cristo la vostra vita non è un volo di farfalla tra i fiori. E’ gemito, è fatica, è fedeltà, è costanza»

«Cari figli, io stasera vi accolgo tutti come vasi preziosi di nardo, perché il vostro profumo si diffonda. Aiutateci con la vostra giovinezza, con la freschezza del vostro sì, a tenere sempre vivo nella nostra Chiesa il desiderio e l’entusiasmo di servire il Signore. E sappiate con il vostro esempio contagiare altri giovani, a seguire la chiamata». Così il cardinale Gualtiero Bassetti al termine dell’omelia pronunciata a Perugia, la sera del 23 novembre, nella chiesa parrocchiale di San Raffaele Arcangelo, alla Veglia diocesana di preghiera per le vocazioni, concelebrata insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, rivolgendosi ai sette seminaristi a cui ha conferito i  ministeri del lettorato e dell’accolitato: Claudio Faina (lettorato), Daniele Malacca, Emmanuel Olajide, Michael Tiritiello, Samy Cristiano Abu Eideh, Simone Strappaghetti e Vittorio Bigini (accolitato). Quest’ultimo è stato il “portavoce” nel raccontare, in sintesi, il loro essere stati accolti da Dio dopo vite movimentate, combattute interiormente, anche distanti dalla fede, e il loro “eccomi” nel voler servire il Signore partendo dagli “ultimi”. Il cardinale ha ringraziato le loro famiglie per la generosità dimostrata nell’aver donato alla Chiesa i loro figli accogliendo, con qualche difficoltà iniziale, la volontà del Signore. Un dono significativo, che dà speranza alla Chiesa e al popolo di Dio in un periodo di crisi di vocazioni.

E’ stato un incontro vissuto, come ha sottolineato lo stesso cardinale, «con molta intensità, partecipazione e con tanta gratitudine al Signore nel vivere questi eventi così significativi per la nostra Chiesa», promosso dal Centro diocesano vocazionale guidato da don Alessandro Scarda, direttore anche del Coro giovanile “Voci di Giubilo” che ha animato la veglia di preghiera a cui hanno preso parte diversi parroci, religiosi e religiose, giovani e famiglie, accolti dal parroco don Alessio Fifi.

Il cardinale, commentando il passo del Vangelo di Marco sullo “spreco” del profumo di nardo versato dalla Maddalena sul corpo di Gesù, ha spiegato che «non è sprecata una vita che si dona totalmente al Signore e alla sua Chiesa. Gesù – ha evidenziato il presule – dà una risposta molto profonda a quanti sostengono: “ma cos’è questo spreco?”. Egli dice che, l’atto di amore e di misericordia che la donna ha compiuto nei suoi confronti, preannunciando con esso la sua sepoltura, vale più dell’elemosina. Lo “spreco” diventa allora l’atto più grande di amore ed è il nocciolo della veglia di questa sera».

«Cari figli – rivolgendosi il cardinale ai sette seminaristi –, per la mentalità di questo mondo anche voi state facendo della vostra vita “uno spreco”, che per alcuni è considerato anche inutile. Tante volte sento dire nei confronti di un giovane o di una giovane che si donano totalmente a Dio e alla sua Chiesa: “Si poteva fare una famiglia, era un ingegnere, era una professionista, quanto potevano essere utili alla società e invece sprecano la loro vita”. Ma voi, con il vostro “eccomi”, sapete bene in quali mani mettete la vostra vita e a chi vi affidate, a Gesù. Voi sapete bene che, per essere tra non molto consacrati diaconi e poi presbiteri, offrire la propria vita. E voi, che grazie a Dio siete tutti adulti, sapete bene che, dare a Cristo la vostra vita non è un volo di farfalla tra i fiori. E’ gemito, è fatica, è fedeltà, è costanza. Cristo, cari figli, ne sono certo, vi darà la possibilità di cantare sempre la canzone del cuore, dell’amore anche sotto un cielo grigio di nubi».

Venerabile Giunio Tinarelli – celebrazione per il 50° anniversario della traslazione in Duomo

Con la celebrazione nella Cattedrale di Terni, il 24 novembre domenica di Cristo Re, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese è stato ricordato il venerabile Giunio Tinarelli per il 50esimo anniversario della traslazione in Duomo, alla presenza del sindaco Leonardo Latini e del prefetto vicario Andrea Gambassi.
Numerosi i volontari presenti alla celebrazione in rappresentanza dell’Unitalsi, del Centro Volontari della sofferenza e dei Silenziosi operai della Croce, delle quali Giunio è stato membro e animatore in ogni occasione.
A 50 anni dalla traslazione (23 novembre 1969) e a 10 anni dalla dichiarazione di Venerabile (19 dicembre 2009, Papa Benedetto) la Chiesa diocesana intende approfondire la figura e il carisma di Giunio, per prolungarne nel tempo la sua missione di dare senso e speranza nella malattia.
“La nostra contemplazione oggi avviene in compagnia del venerabile Giunio Tinarelli, nostro concittadino, fratello nella fede – ha detto il vescovo – vissuto con uno stile di vita e ad un livello, che è difficile raggiungere; va oltre la comprensione umana; si rappresenta ai piani alti della fede, della mistica, della contemplazione e dell’amore, riservato agli eletti del Signore. Mi è venuto spontaneo associarlo a San Francesco d’Assisi, che soprattutto nella seconda parte della vita, aveva ormai il corpo tutto piagato, afflitto dalla cecità incombente, e infine con le piaghe delle stimmate aveva raggiunto la conformazione a Cristo crocifisso”.
“La testimonianza di Giunio – ha aggiunto – oggi è difficile da comprendere, né noi ci sentiamo di giudicare quanti rifiutano o si ribellano nella sofferenza, specie quella grave. Spesso l’unica soluzione che viene invocata è la morte: attesa, ricercata, procurata, permessa. Oggi va proposta non per ricercare o esaltare la sofferenza, ma per indicare la via salvifica del dolore attraverso la condivisione – compassione dei bisogni e sofferenze dell’umanità. Senza la contemplazione e la vicinanza di Cristo non riusciremo a liberarci dalla gabbia e dalla dura prigionia del dolore e la nostra vita non avrà senso”.

“La commemorazione di Giunio – ha concluso il vescovo -, già operaio nelle acciaierie e disabile, oggi ci spinge ad allargare l’attenzione all’Italia, al mondo del lavoro e alla nostra Terni, che attraversano un momento delicato e difficile: l’incerta situazione politica, la crisi delle acciaierie di Taranto e non sappiamo di altri stabilimenti, Terni compresa, le proposte di leggi sul fine vita, sul suicidio assistito, l’attenzione al mondo della malattia, della disabilità e della vecchiaia”.
La celebrazione è stata presieduta dalla riflessione sul tema: “Giunio Tinarelli, una vita vissuta in pienezza” guidata da don Luigino Garosio, Postulatore Generale delle Cause dei Silenziosi Operai della Croce.

Perugia: la Veglia diocesana di preghiera per le vocazioni “Datevi al meglio della vita” (ChV 143)

L’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve organizza nella serata di sabato 23 novembre (ore 21), presso la chiesa parrocchiale di San Raffaele Arcangelo in Madonna Alta di Perugia, la Veglia di preghiera per le vocazioni presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, che anticiperà il tema del Convegno nazionale vocazionale “Datevi al meglio della vita” (ChV 143), in programma a Roma dal 3 al 5 gennaio 2020.

«La veglia – annuncia don Alessandro Scarda, responsabile del Centro diocesano vocazioni – vedrà sette nostri seminaristi ricevere il ministero dell’accolitato e del lettorato e la partecipazione di giovani, famiglie e religiosi». Riceveranno l’accolitato i seminaristi Daniele Malacca, Emmanuel Olajide, Michael Tiritiello, Samy Cristiano Abu Eideh, Simone Strappaghetti e Vittorio Bigini; mentre il seminarista Claudio Faina riceverà il ministero del lettorato.

«Arrivata alla sua settima edizione, la veglia vocazionale – ricorda don Alessandro Scarda – è un appuntamento atteso da molti per pregare con tutta la comunità dei credenti riunita intorno al vescovo. La presenza dei seminaristi e dei religiosi, inoltre, diventa il frutto visibile di tale preghiera e insieme la possibilità di ascoltare dal viva testimonianza di chi si è messo in cammino per seguire il Signore in una scelta di vita consacrata. Quest’anno ascolteremo Vittorio Bigini, della parrocchia di San Sisto, che il prossimo 12 dicembre riceverà il diaconato insieme ad altri cinque confratelli».

E’ da annotare che il Centro diocesano vocazioni, insieme alle Pastorali giovanile e universitaria inizieranno un cammino per i giovani dai 18 ai 35 anni dal titolo: “Sui passi della Bellezza”. Questo cammino è iniziato domenica scorsa 17 novembre (ore 18), presso la parrocchia di San Costanzo di Perugia, e proseguirà fino al 5 aprile 2020.

Terni – celebrazioni nel 50° della traslazione in Duomo del venerabile Giunio Tinarelli

L’Unitalsi sottosezione di Terni, il Centro Volontari della Sofferenza e l’associazione Silenziosi Operai della Croce, in occasione del 50° anniversario della traslazione del corpo del Venerabile Giulio Tinarelli in Cattedrale, organizzano sabato 23 novembre al Museo Diocesano di Terni un incontro con gli studenti delle Scuole Medie Superiori sul tema: “Giunio Tinarelli un Santo dei nostri giorni” e visita alla mostra fotografica che ricorda l’avvenimento e la vita di Giunio Tinarelli. Alle 17.00 al Museo diocesano in programma la tavola rotonda sul tema: “Giunio Tinarelli, quale risposta alle problematiche della vita”, modera Antonio Diella. Intervengono: Luca Diotallevi, Riccardo Marcelli, Alberto Virgolino, Emanuela Buccioni, Paolo Marchiori. Alle ore 21.00 in Cattedrale la Veglia di preghiera
Domenica 24 novembre, giorno in cui 50 anni fa avvenne la traslazione, alle ore 10 in Cattedrale ci sarà un momento di riflessione sul tema: “Giunio Tinarelli, una vita vissuta in pienezza” guidato da don Luigino Garosio, postulatore generale delle Cause dei Silenziosi Operai della Croce, seguirà alle 11.00 la messa solenne presieduta dal Vescovo Giuseppe Piemontese.

«Il 24 novembre 1969, nel momento in cui la salma di Giunio Tinarelli usciva dal Cimitero Urbano per essere traslata in Cattedrale – ricorda mons. Carlo Romani, parroco emerito della Cattedale di Terni – mentre il corteo varcava i cancelli, si interruppe una pioggia scrosciante e apparve un pallido sole che permise si incamminasse il corteo. La folla, nonostante il pessimo tempo, era enorme e si ingrossava sempre di più. Mai vista tanta gente in un corteo funebre. Tutte le Associazioni cattoliche erano presenti ed anche un gruppo di operai delle Acciaierie che, in tuta ed elmetto, affiancava la salma. Sembra strano che per un uomo di elementare cultura, semplice operaio siderurgico, stecchito per ben 18 anni su un letto di sofferenza, si sia commossa l’intera città. Molti lo conoscevano, ma moltissimi non l’avevano mai incontrato, eppure Giunio Tinarelli era diventato un personaggio per la fede con la quale aveva accettato la sua malattia, per la testimonianza ed il coraggio che dava ai molti che incontrava nella sua modestissima casa, per l’esempio che trasmetteva ai tanti malati attraverso una fitta corrispondenza epistolare».

Il venerabile Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, di una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.

Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo.

Assisi – concerto per i giovani “A Te Grido Signore Mia Roccia”, il 24 novembre al teatro Lyrick

“Una grande occasione di gioia e fraternità per tutti voi che si ripete domenica 24 novembre per la terza volta. Vi aspettiamo numerosi per stare insieme”. E’ questo l’appello del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, in vista del concerto “A Te “A Te Grido Signore Mia Roccia – Musica per l’incontro” che si terrà presso il teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli a partire dalle ore 16. “Sarà una serata di gioia, di canto, di bellezza che si concluderà con l’adorazione eucaristica – continua il vescovo – ; perché la preghiera non è qualcosa di astratto, ma sta nella nostra vita e ci aiuta a gioire e fraternizzare”. L’evento, organizzato dalla Pastorale giovanile diocesana e dall’Associazione di volontariato “Laudato Si’”, in collaborazione con il Comune di Assisi, sarà presentato dal cantante Marco Mammoli, già autore dell’Inno della GMG del 2000 e da padre Mirko Mazzocato, già referente della Pastorale Giovanile. Tra gli ospiti presenti sul palco del Lyrick ad annunciare l’amore di Dio attraverso la loro musica e la loro personale testimonianza di vita ci saranno: il coro giovanile della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino; i gruppi musicali Reale, Kantiere Kairòs; Sandesh Manuel, Dajana e i ballerini della scuola di danza “Rondine Balletto di Assisi”.
La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata sul sito: http://www.diocesiassisi.com/eventi/a-te-grido-signore-mia-roccia/.

Caritas di Gubbio: “laboratorio” sui poveri vecchi e nuovi sempre meno ascoltati da politica e media

Il territorio eugubino, le nuove forme di povertà, dovute spesso alle crisi familiari e sociali, il ruolo di chi è impegnato in “prima linea” sul campo. E’ stato un vero e proprio “convegno-laboratorio” quello organizzato dalla Caritas diocesana di Gubbio per mettere intorno a un tavolo responsabili e operatori dei servizi sociali territoriali, realtà associative che si occupano di accoglienza, operatori pastorali e parrocchiali.
In occasione della terza Giornata mondiale per i poveri, indetta da papa Francesco, l’appuntamento dal titolo “Chi ascolta, chi ascolta?” è stato utile per instaurare un dialogo e un confronto fra tutte quelle persone che – a vario di titolo, per professione o per fede – hanno l’opportunità di incontrare i poveri ogni giorno. Non a caso, il convegno è stato ospitato dall’“Aratorio familiare”, associazione che in questi ultimi anni è diventata un punto di riferimento e di solidarietà per l’intera comunità.
Assistenti sociali, insegnanti, volontari delle parrocchie e di varie associazioni, sacerdoti, educatori e psicologi, rappresentanti del mondo delle istituzioni e del privato sociale si sono messi in discussione con l’obbiettivo di elaborare una linea condivisa su una tematica molto importante e centrale come quella dell’“ascolto”.
Una partecipazione molto attiva e interessata, che alla fine ha delineato un quadro positivo delle attività nel settore, ma – allo stesso tempo – ha fatto emergere significative criticità.
«È affiorata dagli interventi – spiega Giuseppe Carbone della Caritas diocesana – la preoccupazione per la complessità e la diversità delle “nuove povertà”, legate alla sfera psicologica e spirituale. In particolare, è la crisi delle relazioni familiari e sociali a produrre le maggiori fragilità e vulnerabilità nelle persone».
Coloro che ogni giorno incontrano e ascoltano vecchi e nuovi poveri del territorio hanno evidenziato come spesso sia difficile farsi ascoltare dalla politica, dai media e da tutti quei soggetti che hanno il dovere di presentare progetti di medio e lungo periodo nell’ambito delle politiche sociali.
«Chi ha partecipato al nostro incontro – aggiunge Carbone – è consapevole che si debba uscire da logiche emergenziali per fare posto allo studio, alla formazione, all’analisi dei bisogni del territorio, per dare voce ai poveri, accompagnarli e metterli al centro delle nostre comunità. Guardare in faccia alle povertà, paradossalmente, può essere una grande occasione di crescita, soprattutto per le nuove generazioni. Chi ha bisogno degli altri per vivere ci insegna a combattere due brutti mali del nostro tempo: l’individualismo e l’autosufficienza».

Gubbio – ordinazione diaconale di Mirko Nardelli

Mirko Nardelli, 32 anni, perugino di nascita ma con le radici paterne a Gubbio, per ora è l’ultimo aspirante sacerdote della diocesi eugubina. Sta frequentando il sesto ed ultimo anno nel seminario di Assisi.
Domenica 24 novembre, alle ore 17 nella chiesa di San Francesco, sarà ordinato diacono dal vescovo, mons. Luciano Paolucci Bedini. Poi continuerà la sua attività formativa per tre giorni alla settimana e i servizi pastorali presso l’ospedale e il carcere di Perugia, in vista della consacrazione sacerdotale prevista per il prossimo anno.
Mirko si è diplomato al “Capitini” come ragioniere, perito commerciale e programmatore. Nella parrocchia eugubina della Madonna del Prato ha mosso i primi passi come chierichetto e come catechista. Poi il volontariato come animatore all’oratorio “Don Bosco”, il gruppo teatrale “Carlo Nardelli” e le esperienze con la Pastorale giovanile e vocazionale diocesana, fino all’ingresso in seminario nel 2013.
«Il mio legame con Gubbio – ci racconta Nardelli – è stato sempre molto forte, grazie alla presenza qui dei nonni paterni e alle amicizie che riempivano le mie giornate durante le vacanze estive da bambino e ragazzo. Fin da piccolo ho sempre sentito il desiderio di mettermi al servizio degli altri e consacrare al Signore la mia vita. Ho iniziato nella comunità parrocchiale di Madonna del Prato, con un servizio che nel tempo è maturato come legame con la Chiesa eugubina».
Oltre alla Madonna del Prato, Mirko ha prestato il suo servizio da seminarista anche nelle parrocchie di San Pietro e San Giovanni, a San Domenico, e ora si divide tra le comunità di Santa Maria Ausiliatrice a Padule, Santa Maria in Torre dei Calzolari e Sant’Anna di Spada, aiutando i parroci soprattutto nella catechesi e nelle attività giovanili.

Città di Castello – lutto per la morte di mons. Giuseppe Tanzi

Questa mattina 15 novembre, presso l’ospedale di Città di Castello è morto mons. Giuseppe Tanzi.
Nato a Fighille nel comune di Citerna il 15 maggio 1935 è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1960. Ha esercitato il ministero come parroco di Petena-Petriolo dal 01.09.1960 al 31.12.1962. Successivamente é stato trasferito nella zona sud della diocesi ed è stato parroco di Pereto dal 01.01.1963 al 29.06.1986, parroco di S. Magno in Ronti e di S. Lorenzo in Volterrano dal 29.06.1986 al 29.11.2015 e Parroco di S. Maria in Morra dal 26.10.2003 al 29.11.2015.
Ha svolto il suo servizio pastorale come vicario della Zona Pastorale Trestina-Canoscio dal 1998 al 2004. ha fatto parte del consiglio presbiterale dal 1996 al 2001, dal 2000 al 2002 é stato consigliere per gli affari economici della diocesi. Ha svolto pure l’incarico di membro della Commissione Diocesana Arte Sacra e Beni Culturali Ecclesiastici 2002-2005.
Ha avuto una particolare attenzione per i poveri (come referente per la Caritas ha soccorso le persone bisognose in Kosovo)
Laureato in lettere ed in teologia per molti anni é stato insegnante nelle scuole medie.
É stato profondo conoscitore dei santi della chiesa tifernate: ha svolto accurati studi sul vescovo Giovanni Muzi e sulla beata Margherita da Castello. In tanti ricordano il suo laborioso contributo quale direttore della commissione storica che ha provveduto ad impostare il lavoro del tribunale ecclesiastico insediato per poter chiedere la canonizzazione della cieca della Metola. Il 16 agosto 2000 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.

La Chiesa diocesana di Città di Castello ringrazia il Signore per il dono del sacerdozio di don Giuseppe e si unisce al dolore e alla speranza di tutti i familiari che lo hanno benevolmente seguito, curato ed amato.
La camera ardente é allestita nell’obitorio dell’Ospedale di Città di Castello.

Le esequie, con partenza dall’obitorio alle ore 14.30, si svolgeranno sabato 16 novembre alle ore 15 nella Basilica di Canoscio. Il feretro verrà tumulato nel cimitero di Ronti.

Amelia – celebrazione per la festa di santa Fermina patrona della città e copatrona della diocesi di Terni-Narni-Amelia

Domenica 24 novembre ad Amelia si celebrerà la festa di Santa Fermina, patrona della città e copatrona della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Una celebrazione che è un evento comunitario religioso e civile, un incontro annuale tra Amelia e Civitavecchia per rinsaldare il gemellaggio tra le due città nel nome della comune patrona Fermina, giovane martire del III secolo. Due saranno i principali momenti liturgici di domenica 24 novembre: alle ore 11.15 la celebrazione nella Cattedrale presieduta dal parroco della cattedrale di Civitavecchia mons. Cono Firringa alla presenza dei pellegrini, delle autorità e rappresentanze della città laziale, insieme ai bambini del catechismo e fedeli di Amelia. Al termine ci sarà l’omaggio ai pellegrini e autorità con l’esibizione del complesso bandistico “Città di Amelia” e la premiazione degli alunni del concorso “S.Fermina” riservato alle scuole dell’amerino.
Alle ore 17.30 la solenne celebrazione nella Cattedrale di Amelia sarà presieduta da padre Giuseppe Piemontese, vescovo di Terni-Narni-Amelia, alla presenza dei sacerdoti della diocesi e dei sindaci di Civitavecchia, Amelia, Alviano, Attigliano, Giove, Guardea, Lugnano in Teverina e Penna in Teverina, animata dalla corale “Amerina”.
La celebrazione sarà preceduta alle 17 dalla rievocazione storica della pesatura e offerta dei ceri, secondo gli Statuti del 1346 e dall’accensione dei ceri con la “Fiaccola S. Fermina” portata dalle associazioni sportive di Civitavecchia. Nei tradizionali abiti del Trecento, i rappresentanti dei borghi del territorio comunale offrono alla patrona grossi ceri il cui peso equivale simbolicamente a quello dei nuclei familiari presenti nel borgo che essi amministrano.

SANTA FERMINA
Di origini romane, Fermina si convertì giovanissima al Cristianesimo, con impegno ed entusiasmo si consacrò all’apostolato, convertendo tantissime persone, sollecitata da una fede fervida e operosa. Secondo la sua passio, che non è anteriore al sec. VI, Fermina era una vergine romana figlia dello stesso praefectus urbis, Calpurnio. Da Roma la famiglia si trasferì a Civitavecchia e quindi ad Amelia. La giovane Fermina qui visse una vita eremitica, rivolgendo ai fedeli parole di conforto esortandoli coraggiosamente alla fede e all’amore.
Un consularis Olimpiade, che aveva tentato di sedurla, fu da lei convertito e diede poi la vita per la fede. Fermina seppellì il martire in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il 1° dicembre.
Denunciata come cristiana, Fermina fu arrestata e condotta davanti al giudice Megezio il quale, nemico acerrimo dei cristiani, la sottopose a minacce e tormenti più spietati che non spezzarono però il suo coraggioso rifiuto di rinnegare la fede cristiana. Più tardi anche lei subì il martirio. Era il 24 novembre del 304 d. C quando la giovane Fermina fu martirizzata dal Prefetto romano di Amelia, Magenzio. Dopo numerosi tormenti, appesa con i capelli alla colonna (la tradizione vuole che sia quella posta all’ingresso del Duomo), mentre veniva torturata con le fiamme, Fermina morì pregando il Signore per sé e per i suoi persecutori. Molti vedendola morire in quel modo si convertirono al Vangelo. I resti del prezioso corpo vennero segretamente sepolti con grande venerazione dai Cristiani, fuori le mura di Amelia, e vi restarono occulti per circa sei secoli. Furono ritrovati nell’anno 870 e da allora sono solennemente custoditi nella Cattedrale di Amelia.
Le si attribuiscono numerosi miracoli, uno dei quali avvenne durante la navigazione verso Civitavecchia (allora Centumcellae); una violenta tempesta che infuriava in mare sulle imbarcazioni venne placata dall’intervento miracoloso della vergine Fermina. La santa sostò per un periodo in una grotta del porto, sulla quale è stato successivamente costruito il Forte Michelangelo. Per questo è anche la protettrice dei naviganti.
Dopo oltre 17 secoli, Fermina è un esempio di come amare il Signore, anche in mezzo ai sacrifici, ai problemi, alle difficoltà della vita e, le celebrazioni in suo onore, mostrano, ancora oggi, l’intensa devozione che la popolazione locale da secoli destina alla propria patrona. La festa di Santa Fermina a Civitavecchia si celebra il 28 Aprile, giorno in cui giunsero nella città le reliquie donate dalla città di Amelia (28 aprile 1647).

Inaugurazione dell’Anno Accademico degli Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose di Assisi. Messa presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo e lectio magistralis dell’economista Luigino Bruni

Venerdì 15 novembre 2019 è stato inaugurato l’Anno accademico 2019-2020 degli Istituti Teologico (ITA) e Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi. Alle 9.00 nella Basilica Superiore di S. Francesco in Assisi il Moderatore dei due Istituti mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, ha presieduto la Messa alla presenza del corpo docenti, del personale non docente e degli studenti. Padre Giulio Michelini, ofm, preside dell’ITA, anche a nome del direttore dell’ISSRA suor Roberta Vinerba, all’inizio della celebrazione ha salutato mons. Boccardo e tutti gli intervenuti. La liturgia è stata animata dalla corale dei due Istituti.

L’arcivescovo Boccardo nell’omelia si è così rivolto ai docenti e agli studenti: «Siete chiamati a riempire le vostre giornate di santità e giustizia, di responsabilità e di dono, per essere trovati “ricchi” nel giorno del Signore». Poi, nello specifico ha detto agli studenti: «Nella ricchezza e diversità delle vocazioni, vi formate qui per diventare “discepoli-missionari” nel mondo di oggi che presenta problemi complessi e difficili, sfide nuove davanti alle quali si rimane a volte disorientati; ma che nello stesso tempo esprime una ricerca di valori spirituali ed etici e manifesta una nuova fame e sete per la trascendenza e il divino. Dovete prepararvi a questa missione attraverso una formazione solida, organica e completa che, lungi dal chiudersi ai problemi odierni, guardi con discernimento al tempo presente, non assumendone i pensieri, i costumi, i gusti, ma studiandolo, amandolo, servendolo». Ai docenti, invece, mons. Boccardo ha ricordato che «noi Vescovi, insieme con i superiori religiosi, nell’affidarvi la missio canonica guardiamo a voi con fiducia e vi chiediamo sincera collaborazione. La vostra missione si presenta talvolta arida e faticosa; tuttavia, non potete dimenticare che state contribuendo in modo significativo e incisivo all’edificazione della Chiesa. Se qualsiasi tipo di insegnamento richiede una certa sapienza, per voi, docenti delle facoltà ecclesiastiche, è necessaria una sapienza che viene dall’alto, che si acquista mediante l’esercizio intellettuale e l’invocazione incessante dello Spirito Santo. Sarà questa sapienza che trasformerà giorno per giorno il vostro compito in viva testimonianza. I giovani non soltanto vi ascoltano, ma vi guardano; anzi, mentre vi ascoltano vi scrutano per percepire se e come voi vivete le verità che illustrate loro».

I due Istituti sono gestiti dalla Fondazione “Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi” eretta canonicamente nel 2015 e che annovera tra i soci fondatori: la Conferenza episcopale umbra, la Custodia generale del Sacro Convento di Assisi dei Conventuali, le Province umbre dei Frati Minori, Cappuccini e del Terz’Ordine Regolare, le suore Francescane Missionarie d’Assisi e le suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino. L’ITA, che ha come mission principale la formazione dei candidati ai ministeri ordinati e agli ministeri ecclesiali, è aggregato alla Facoltà Teologica della Pontificia Università Lateranense; l’ISSRA, che nasce per fornire ai credenti una formazione nell’ambito del sapere teologico e delle scienze religiose al fine di preparali ad abitare consapevolmente la contemporaneità, è invece collegato alla Facoltà di Sacra Teologia della Pontificia Università Lateranense. Gli studenti dei due Istituti sono più di 300, una trentina i docenti.

Relazione del prof. Luigino Bruni. Al termine della Messa, nel Salone Papale del Sacro Convento, c’è stata la lectio magistralis dell’economista Luigino Bruni sul tema “Il Cantico dell’Economia: Francesco, ricchezza e povertà”. Nella seconda parte del suo intervento, il relatore ha parlato dell’Economia di Francesco in vista dell’evento internazionale “The economy of Francesco” convocato dal Papa e che si terrà proprio ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020, per il quale Bruni è membro del comitato scientifico di preparazione. «Assisi – ha detto – oltre ad essere patria di spiritualità, di pace e di ambiente è anche patria di economia. I primi francescani, infatti, hanno generato le prime riflessioni sui prezzi, sulla moneta, sul commercio. Nel terz’ordine c’erano addirittura dei mercanti. La povertà scelta dei francescani diventa quindi una via di comprensione diversa del valore dell’economia. Nascono poi i Monti di Pietà per combattere l’usura, al servizio dei poveri. E noi ad Assisi il prossimo anno vogliamo riflettere proprio su una economia più in linea con il Vangelo. Ci saranno varie idee a confronto, chi sostiene che il capitalismo è Dio e chi afferma invece il contrario. Il nostro obiettivo è essere profetici e inclusivi, partendo dal bacio di Francesco al lebbroso che richiama un’economia che include il povero».

Premio “Giampiero Morettini”. Prima dei saluti finali, suor Roberta Vinerba ha annunciato che, grazie ad un benefattore che vuole rimanere anonimo, verrà istituito un premio per la miglior tesi di licenza ITA e ISSRA: «È una carezza di Dio – ha detto il direttore dell’ISSRA – per il lavoro dei nostri due Istituti». Infine padre Giulio Michelini ha consegnato il premio al merito (pagamento delle tasse universitarie) “Giampiero Morettini”, seminarista della Diocesi di Perugia-Città della Pieve morto mentre era studente dell’ITA, alla studentessa Maria Rita Farinelli (religiosa). Erano presenti, commossi, i genitori di Morettini.