Perugia – celebrata la festa di sant’Antonio Abate. Il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi: «Non avere paura della lotta per l’affermazione del bene nella società e in ciascuno di noi»

«Dopo 1700 anni ricordiamo ancora sant’Antonio Abate, vissuto nel III secolo d.C., protettore di questo rione di Perugia, perché ancora ha qualcosa da dire alla nostra comunità e alla nostra Chiesa. Un esempio di cristiano molto attuale, che vendette tutti i suoi averi per convertirsi e dedicarsi totalmente al Signore. Il suo primo insegnamento è stato l’amore e il bene assoluto a Cristo e questo deve far riflettere noi credenti che spesso mettiamo la nostra fede dentro un cassetto e la tiriamo fuori all’occorrenza». Lo ha evidenziato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi durante l’omelia pronunciata nel pomeriggio del 12 gennaio, giorno in cui a Perugia si è celebrata la festa liturgica di sant’Antonio Abate nell’omonima chiesa situata nell’antico rione che porta il nome di questo grande Santo. Una festa molto sentita dai perugini non solo residenti a Borgo Sant’Antonio, giunti poco dopo l’ora di pranzo per partecipare alla processione e alla celebrazione eucaristica; celebrazione che si è conclusa, come vuole la tradizione, con la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa (un video è pubblicato dal sito di Umbria Radio In Blu: https://www.umbriaoggi.news/perugia-celebrata-la-festa-di-santantonio-abate/).

Tanti quadrupedi e volatili hanno gremito l’antico borgo cittadino: dagli animali domestici a quelli da cortile, ma anche due splendidi esemplari di alpaca, asini, cavalli, pony e maialini. Proprio un maialino è rappresentato nell’iconografia di sant’Antonio Abate, l’animale che aiutò il santo, narra la tradizione popolare, a strappare delle anime defunte dalle sgrinfie del demonio. Questo significa, ha commentato mons. Salvi, «che la scelta di fede è una lotta, quella di combattere il male che è nella società e in ciascuno di noi. Il peccato non è quello degli altri, spesso è in nostro. Avere fede è una lotta con noi stessi per far emergere il bene nella nostra vita, perché ciascuno di noi è fatto per il bene. E’ un bene verso tutte le creature, rivolto alla bellezza di Dio come ci ricorda il bastone, a forma di “tau”, di sant’Antonio Abate. La festa di questo Santo – ha concluso il vescovo ausiliare – ci aiuti sempre di più a riscoprire Dio come il bene più grande della vita e, nello stesso tempo, di non avere paura della lotta per l’affermazione del bene e di un amore grande che ci raggiunge, perché tutto trova compimento in Dio».

Spoleto – la reliquia di S. Ponziano nella Cappella dell’Ospedale di Spoleto e nella Casa famiglia della Comunità “Papa Giovanni XXIII” a Capro di Bevagna

La reliquia di S. Ponziano, patrono di Spoleto, la mattina di domenica 12 gennaio 2020 ha sostato nella Cappella Gesù Misericordioso dell’Ospedale “S. Matteo degli infermi” della Città. Alle 10.30 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia ha presieduto la Messa insieme al cappellano padre Stefano Ruta dei Frati Minori Cappuccini. Presenti diversi fedeli, tra cui alcuni medici e infermieri, nonché familiari dei degenti del nosocomio. «È significativo che la reliquia del nostro patrono – ha detto mons. Boccardo all’inizio della celebrazione – sia in questa casa dove gli spoletini e altre persone del territorio circostante passano un tempo di prova e di sofferenza».

In questa domenica la Chiesa fa memoria del Battesimo del Signore e del conseguente avvio del suo ministero pubblico. Nell’omelia l’Arcivescovo, nell’invitare i presenti a ricercare la data del proprio Battesimo e farne memoria, ha sottolineato come «Dio si riconosce in ciascuno di noi proprio col Battesimo e non si dimentica mai di noi; è sempre sollecito anche con i figli più ribelli, il nostro nome è inciso sulle palme delle sue mani». Poi, un passaggio sulla presenza della reliquia nella Cappella dell’Ospedale: «A S. Ponziano, che per non rinnegare la fede è stato decapitato, chiediamo il dono della fortezza e della consolazione per quanti sono ricoverati in questo momento e per i loro familiari. Il mio pensiero va anche ai medici, agli infermieri e a tutto il personale che qui lavora: ogni giorno – ha detto il Presule – dispensate tanti gesti di bene con sollecitudine e nel silenzio. Questi gesti sono un antidoto forte al male diffuso in questa società». Al termine della Messa, mons. Boccardo ha salutato uno ad uno i fedeli presenti.

Il pomeriggio prima, sabato 11 gennaio, la reliquia di S. Ponziano ha fatto tappa nella chiesa dell’Annunziata a Capro di Bevagna. Nell’attiguo convento, un tempo residenza dei Frati Minori, c’è la Casa famiglia “Nulla è impossibile a Dio” della Comunità “Papa Giovanni XXIII” fondata da don Oreste Benzi. Vi abitano i coniugi Francesca e Guido Camanni: non potendo avere figli naturali, hanno adottato minori con gravi disabilità che nessuno voleva e altri ne hanno in affido. Con loro erano presenti alcuni abitanti della zona e naturalmente il parroco di Bevagna e Cantalupo don Claudio Vergini. Nella riflessione mons. Boccardo ha sottolineato come «la testimonianza di fede di Ponziano, che pur di non rinnegare la fede è stato decapitato, può ispirare e sostenere la nostra vita. Da lui impariamo la coerenza e la fedeltà. Noi cristiani che viviamo in Occidente non siamo a rischio di persecuzione come lo fu Ponziano e come anche oggi tanti nostri fratelli in altre parti del mondo lo sono. Siamo però vittime – ha detto il Presule – di una persecuzione che agisce sottilmente: in modo particolare le mode che guidano ogni nostra scelta e il facile compromesso. S. Ponziano ci aiuta allora a non essere mediocri ma generosi. E qui a Capro c’è questa Casa della “Giovanni XXIII” che è luogo della sofferenza e della speranza; qui la solidarietà rende feconda la vita; qui ogni giorno ci viene ricordato che non possiamo essere insensibili alla sofferenze del fratello».

Terni – lutto in diocesi per la morte di mons. Giuseppe Marinozzi decano del clero diocesano, 104 anni

Una lunga vita a servizio della chiesa diocesana e della comunità di Amelia quella di mons. Giuseppe Marinozzi, 104 anni, per ben 73 parroco di San Matteo apostolo ed evangelista di Sambucetole, che è tornato alla casa del Padre domenica 12 gennaio 2020.
Decano del clero diocesano, solo qualche me se fa aveva festeggiato il suo 104 compleanno e il 23 luglio scorso l’importante anniversario degli 80 anni di sacerdozio, con una celebrazione insieme al vescovo Giuseppe Piemontese, ai sacerdoti e alla comunità di Sambucetole, nel santuario di Collevalenza dove in questi ultimi anni risiedeva ospite nella casa del clero. Un traguardo raggiunto con lo spirito volitivo, umile e riservato che ha caratterizzato la vita di don Giuseppe, un sacerdote buono, amato e conosciuto da tutti nell’amerino e in diocesi.
Mons. Giuseppe Marinozzi era nato a Chianni (PI) il 26 ottobre del 2015. Ha frequentato il seminario diocesano di Amelia e il pontificio seminario regionale Pio XI di Assisi ed è stato ordinato sacerdote il 23 luglio 1939 nella Cattedrale di Amelia da mons. Vincenzo Lojali. Nel 1942 è stato nominato vicario parrocchiale l’anno dopo parroco a Sambucetole, dove ha svolto il suo ministero ininterrottamente fino alla fine del 2014.
Giovane sacerdote, negli anni ’60 ha insegnato latino e greco nel seminario di Amelia e religione nelle classi delle medie e del Ginnasio. Ha collaborato per molti anni, dopo la morte di mons. Sensini, già vicario di Amelia, con la Curia Diocesana, mantenendo aperto l’Ufficio Matrimoni presso la Curia di Amelia e seguendo le pratiche matrimoniali, fino agli anni recenti. Negli anni Ottanta ha retto, dopo la partenza del padri Cistercensi la parrocchia di Foce e il Santuario della Madonna delle Grazie. Nella sua parrocchia, all’inizio degli anni Sessanta, portò anche la televisione in bianco e nero, per condividere la visione delle prime trasmissioni d’intrattenimento.
Schivo nell’accettare inviti a pranzo o a cena nelle famiglie, era invece un cuoco provetto, famoso per i suoi biscotti che regolarmente preparava per i bambini della scuola materna parrocchiale, o per i ragazzi del catechismo o per le donne che pulivano la chiesa. La gente di qualsiasi età racconta che era impossibile uscire dalla canonica senza aver accettato qualcosa di dolce o altro. Autista provetto e “vivace” ha rinnovato la patente di guida, fino a 97 anni.
Sempre vivo in lui è il ricordo del vescovo che lo ha ordinato sacerdote nel 1939 nella cattedrale di Amelia, mons. Vincenzo Lojali, di cui è in corso la causa di beatificazione, e che definiva lui ed altri due sacerdoti scomparsi “la primizia del suo episcopato”.

Domani pomeriggio 13 gennaio sarà allestita la camera ardente nella chiesa parrocchiale di Sambucetole, mentre martedì 14 gennaio alle ore 15 si terranno la celebrazione delle esequie nella con cattedrale di Amelia presiedute dal vescovo Giuseppe Piemontese.

Perugia – Il Cantico dei Cantici tema della XXXI Giornata di dialogo cattolico-ebraico. A parlarne al Centro ecumenico “San Martino” il rabbino di Roma Cesare Moscati

Fin dai suoi albori la Giornata nazionale di dialogo cattolico-ebraico, felice intuizione della Conferenza episcopale italiana (Cei), a Perugia è stata vissuta con interesse e partecipazione, promossa dal Centro ecumenico “San Martino” in collaborazione con l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Giunta alla sua XXXI edizione, questa Giornata si nel capoluogo umbro lunedì 13 gennaio (ore 17.30), presso la sede del Centro “San Martino” (via del Verzaro 23), e vedrà la presenza del rabbino della comunità ebraica di Roma Cesare Moscati.

«Il dottor Moscati partecipa da numerosi anni al dialogo cattolico-ebraico che si svolge nella sede del Centro ecumenico. Si può dire che la sua partecipazione è avvenuta sin dagli albori di questa iniziativa». Ad evidenziarlo è la prof.ssa Annarita Caponera, presidente del Centro “San Martino”, riconfermata di recente dall’assemblea dei soci in tale incarico per un altro quadriennio.

«Il tema della XXXI Giornata di dialogo cattolico-ebraico – annuncia la prof.ssa Caponera –, come si evince dal sussidio della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, è Il Cantico dei Cantici. L’incontro perugino di lunedì prossimo è una concreta realizzazione di quel «fraterno dialogo» di cui parlava la dichiarazione Nostra Aetate (n. 4), sul dialogo con i non cristiani approvata nel 1965 dal Concilio Vaticano II, che è stata per entrambe le parti una pietra miliare nell’apertura di una nuova epoca, avendo auspicato un dialogo tra fratelli, tra popoli e singoli che desiderano crescere nella consapevolezza e nella consolazione di questa fraternità: una fraternità per troppo tempo nascosta e disumanamente ostacolata, una fraternità che non abbiamo ancora finito di riscoprire, una fraternità che però si manifesta sempre più nella sua indispensabile e provvidenziale attualità».

«I cristiani, per comprendere se stessi – prosegue la presidente del Centro “San Martino” –, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche, e la Chiesa, pur professando la salvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’irrevocabilità dell’Antica Alleanza e l’amore costante e fedele di Dio per Israele».

L’auspicio è che l’iniziativa della Giornata di dialogo cattolico-ebraico – conclude Annarita Caponera –, possa contribuire alla crescita e alla diffusione di un pensiero di conoscenza più approfondita e di collaborazione ancora più concreta tra la comunità ebraica e la comunità cattolica».

Perugia – la lectio del cardinale Gianfranco Ravasi sul Libro dei Salmi in una gremita Sala dei Notari. Il porporato: «Perugia un luogo in cui i Salmi potrebbero manifestare la loro bellezza pur nel momento del dolore»

«I Salmi, che sono la sostanza della preghiera, sono anche i fondamenti della cultura europea. Da una parte rappresentano il respiro spirituale di tutta una comunità, in particolare dei credenti; dall’altra non bisogna dimenticare che sono centocinquanta poesie di tonalità diverse che meriterebbero ciascuna di essere definita, perché rappresentano, in questo caso, non più il respiro dell’orante, ma il respiro dell’umanità in quanto tale». A evidenziarlo è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, invitato a Perugia la sera del 10 gennaio, in una gremita Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori, a tenere una lectio sul Libro dei Salmi; un’iniziativa promossa dal Servizio animazione biblica (Sab) dell’Archidiocesi perugino-pievese. A introdurre l’illustre ospite è stato il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha ricordato l’importanza dell’opera svolta dal Sab diocesano: «aiuta a far crescere nella nostra comunità l’amore e la passione per la Bibbia, perché contiene la Parola di Dio, ci dice il Concilio. Parola che, attraverso lo studio e la riflessione dei testi biblici, deve essere più apprezzata non solo nella nostra vita personale, ma in quella di tutta la nostra Chiesa».

Un doppio volto.

Il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura ha incentrato la sua riflessione sull’aspetto «double face, con un doppio volto» di questo testo biblico, che «è un testo sacro ed anche un grande testo della storia della cultura europea. Pensate che cosa vuol dire quella sorta di onda sonora che per secoli è andata avanti attraverso la musica, accompagnando i Salmi come componenti fondamentali di intere partiture».

Non solo per il credente.

I Salmi racchiudono anche due differenti tipi di rapporto con Dio, agli antipodi tra loro, che il cardinale Ravasi ha spiegato con due colorazioni. «Noi troviamo, per esempio, il colore violetto, aspro del dolore, della prova della sofferenza più atroce e del silenzio di Dio, dell’assenza stessa di Dio e, dall’altra parte, troviamo il rosso accesso della lode, dell’inno, della festa, della musica. Sono generi letterali molto diversi tra di loro, che riassumono in pratica tutto l’orizzonte dell’esperienza umana a partire dall’abisso profondo, della desolazione, della disperazione (come il Salmo 88) e dall’altra parte abbiamo le vette, lo Zenith celeste dell’incontro con Dio, della fiducia, della serenità. Per questa ragione il Libro dei Salmi è un testo emblematico non solo per il credente, ma per l’umanità di tutti i tempi che usa la poesia, la spiritualità, il registro della fantasia, dell’intuizione, della creatività per esprimere se stessa e interrogare il Cielo».

Una storia con l’umanità.

Il cardinale Ravasi, nell’intervista video al sito di Umbria Radio In Blu (https://www.umbriaoggi.news/la-lectio-del-cardinale-ravasi-a-perugia-i-salmi-fondamento-della-cultura-europea/), ha evidenziato che «i Salmi sono per loro natura un testo sorprendente all’interno della Bibbia, che è Parola di Dio, mentre le preghiere sono ovviamente parola dell’uomo. E questo è un grande insegnamento che viene rivolto a tutti, perché la bibbia è non soltanto una solitaria Parola di Dio, ma è un dialogo, una storia con l’umanità, quella della Salvezza. Per questo motivo la polvere delle strade, della quotidianità, la valle in cui serpeggiano gli interrogativi dell’umanità sono propri di questo libro più che non di altri. Un altro libro che si muove su questa linea è quello di Giobbe, il lamento di un uomo disperato, per certi aspetti, che però invoca Dio».

Come la freschezza e l’immediatezza dei giovani.

Soffermandosi sull’importanza che i Salmi hanno anche per i giovani, Ravasi ha detto: «è una preghiera che ha una freschezza rispetto a certe preghiere devozionali, pedanti e pesanti. Rispetto alla tentazione anche di avere una religiosità un po’ magica, superficiale, tradizionale, i Salmi sono, invece, il diretto invocare Dio. E’ un po’ quello che fanno i giovani, senza tante paratie di difesa e senza autopromozioni davanti a Dio, ma con la semplicità, la spontaneità e l’immediatezza dell’invocare Dio».

Lo splendore di Perugia.

Il cardinale ha avuto anche «una sottolineatura particolare per Perugia», che lo ha ospitato per la terza volta negli ultimi quattro anni: «Tra le tante città del mondo ricche di arte, di cultura e con persone che leggono poesie, Perugia è splendida. La stessa conferenza che ho tenuto in un contesto come il Palazzo dei Priori con la sua Sala dei Notari, che si affaccia in una piazza mirabile e nota in tutto il mondo, testimonia questo splendore di arte e di storia, facendo di Perugia un luogo in cui i Salmi potrebbero manifestare la loro bellezza pur nel momento del dolore, perché c’è una bellezza segreta anche quando, per esempio, la poesia e la preghiera sono supplica».

Perugia: domenica 9 febbraio, la 28a Giornata mondiale del malato celebrata in diocesi

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve celebra la 28a Giornata mondiale del malato domenica 9 febbraio (ore 15.30), presso la chiesa parrocchiale del quartiere perugino di Santa Lucia, con la S. messa presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti per malati, disabili e quanti si prendono cura di loro: medici, operatori socio-sanitari, volontari e familiari. Il tema della Giornata è tratto dal Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28).

Papa Francesco, in occasione di questa Giornata, sottolinea il dottor Stefano Cusco, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, «ha rivolto un messaggio in cui evidenzia quanto sia importante per l’uomo la guarigione di Dio: “Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri – scrive il Papa – che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza”. Queste parole del Santo Padre – conclude il dottor Cusco – le accogliamo nella nostra professione di operatori sanitari accanto a quanti soffrono nel corpo e nello spirito come un incoraggiamento e nella speranza che possano essere condivise da tutti, credenti e non, nel diventare dei “buoni samaritani” nella vita di tutti i giorni».

Perugia: L’“Ambulatorio della Solidarietà” si presenta e avvia la campagna “Ho bisogno di te” rivolta a medici specialisti. Martedì 11 febbraio conferenza stampa con il cardinale Gualtiero Bassetti e l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche mons. Francesco Massara

Tra le iniziative promosse a Perugia in occasione della Giornata del malato, che la Chiesa celebra nel mondo l’11 febbraio, festa liturgica della Madonna di Lourdes, è in programma la presentazione dell’“Ambulatorio della Solidarietà”, attivato di recente presso la Casa di Cura “Clinica Lami” di proprietà delle Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche e di Perugia-Città della Pieve.

Si tratta di un ambulatorio per pazienti indigenti, coloro che non hanno la possibilità economica di pagarsi una visita specialistica o degli accertamenti clinici e per tale motivo non si curano. E’ un progetto promosso da Caritas diocesana, Ufficio diocesano per la pastorale della salute, Sezione perugina dell’Amci (Associazione medici cattolici italiana) in collaborazione con la stessa “Clinica Lami”.

Martedì 11 febbraio, alle ore 11, presso la Sala San Francesco del Palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre 6), si terrà una conferenza stampa di presentazione del progetto “Ambulatorio della Solidarietà” a cui interverranno il cardinale Gualtiero Bassetti, l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche mons. Francesco Massara e i presidenti della Casa di Cura “Clinica Lami” dottor Fabio Barboni e dell’Amci di Perugia dottor Marco Dottorini.

All’incontro con la stampa sarà avviata la campagna “Ho bisogno di te” rivolta a medici specialisti disposti a offrire un’ora del proprio tempo libero e della propria professionalità da dedicare all’“Ambulatorio della Solidarietà”. Riguardo a questa campagna è stata inviata una richiesta di collaborazione all’Azienda Ospedaliera “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, all’Azienda USL Umbria 1 e all’Ordine dei Medici di Perugia. In tutta l’Umbria, spiegano i promotori del progetto, «sono circa 200.000 le persone con reddito basso (“R1” da 0 a 36.000 euro) di cui diversi perugini si recano periodicamente ai Centri Caritas per chiedere aiuto o, più semplicemente, che è più grave per la loro salute, non si curano».

Spoleto – La reliquia di S. Ponziano alla Scuola di Polizia. L’Arcivescovo: «Siamo qui per dire che questa realtà è parte integrante e significativa della nostra Città»

«Siamo qui con la reliquia di S. Ponziano per dire che questa Scuola è parte integrante della Città di Spoleto, è una delle sue realtà più significative. È un gesto di amicizia e di simpatia nei vostri confronti: così potete condividere con gli spoletini la festa del patrono». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha avviato ufficialmente venerdì 10 gennaio, presso l’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto, le celebrazioni 2020 di S. Ponziano, patrono della Città e della Diocesi. Il Presule era accompagnato dagli assistenti spirituali della Scuola, don Jozef Gercàk e don Edoardo Rossi, ed è stato accolto dal Primo dirigente della Polizia di Stato Maria Teresa Panone, direttore della struttura, dai funzionari, dal personale quadro permanente e naturalmente dai 450 allievi che in questo momento stanno frequentando i corsi. Provengono da varie parti d’Italia, il più giovane ha 19 anni, il più grande 28. Presente anche il Dirigente del Commissariato di Spoleto Claudio Giuliano e il presidente dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato – sezione di Spoleto Roberto Ianuale.

Nel breve momento di preghiera è stato letto un pezzo della passio di S. Ponziano, che mons. Boccardo ha poi commentato. «Il giovane patrono di questa Città – ha detto – ha pagato con la vita la fedeltà al suo progetto, quello di essere cristiano. A noi che siamo qui oggi il martire ci dice che la vita ha successo quando alla base c’è un’idealità e una meta da raggiungere. E allora sono convito che voi, cari allievi di questa Scuola, non pensate alla Polizia di Stato solo come ad un lavoro stabile e ad uno stipendio fisso; ogni giorno siete chiamati a far emergere quella idealità che vi ha fatto scegliere la Polizia, ossia dare il proprio contributo a servizio della gente che vive in Italia. Farete i poliziotti in una società dove la confusione abbonda e il compromesso è la regola di vita. A voi spetterà allora, con responsabilità diverse e con professionalità, prossimità al popolo italiano, consapevoli che l’altro non è un estraneo, ma un essere umano come me. S. Ponziano vi aiuti ad essere coerenti al progetto di vita che avete scelto e vi renda capaci di dire i sì e i no al momento giusto».

Le celebrazioni in programma

Incontro con l’economista Bruni. La sera di venerdì 10 gennaio alle 21.00 presso la parrocchia del Sacro Cuore a Spoleto l’economista Luigino Bruni terrà una conferenza su “Capitalismo e cristianesimo”. Bruni è il direttore scientifico dell’evento “Economy of Francesco” che dal 26 al 28 marzo 2020 vedrà riuniti ad Assisi, assieme al Papa, giovani economisti, imprenditori e change-makers di tutto il mondo. Questo appuntamento rientra nei “Convegni di S. Ponziano” pensati dall’allora arcivescovo Ottorino Pietro Alberti con la finalità di offrire un momento di formazione in prossimità della festa del patrono.

S. Ponziano pellegrino di misericordia. La reliquia del Santo sarà poi in tre significative opere di carità e di prossimità a quanti vivono situazioni di fragilità. Sarà l’Arcivescovo ad accompagnarla e a presiedere i vari momenti di preghiera: sabato 11 gennaio alle ore 17.30 a Capro di Bevagna presso la Casa Famiglia della Comunità “Papa Giovanni XXIII”; domenica 12 gennaio alle 10.30 celebrazione eucaristica presso la cappella dell’Ospedale “S. Matteo degli infermi” di Spoleto; lunedì 13 gennaio alle 15.30 tra le persone disabili accolte dalle Suore della Sacra Famiglia a “Villa don Pietro Bonilli” a Montepincio di Spoleto.

Veglia di preghiera presieduta da mons. Fontana. Lunedì 13 gennaio alle ore 21.00, nella Basilica Cattedrale di Spoleto, si terrà una veglia di preghiera presieduta da mons. Riccardo Fontana arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, a suggellare l’arrivo della reliquia di S. Ponziano in Duomo. Il Presule toscano dal 1996 al 2009 è stato arcivescovo di Spoleto-Norcia, Chiesa nella quale fece solenne ingresso proprio nella festa di S. Ponziano di ventiquattro anni fa.

Pontificale e processione. Martedì 14 gennaio alle ore 11.30 l’arcivescovo Renato Boccardo presiederà il solenne pontificale in Duomo, che verrà trasmessa in diretta sulla pagina facebook della Diocesi: SpoletoNorcia. Nel pomeriggio del 14 gennaio, alle 16.00 mons. Boccardo presiederà in Cattedrale i Secondi Vespri Pontificali e a seguire la processione per le vie del centro di Spoleto che si concluderà nella Basilica di S. Ponziano: come da tradizione il corteo religioso sarà avviato da cavalli e cavalieri, in ricordo del martire definito “felice cavaliere del cielo” e raffigurato quasi sempre a dorso di un cavallo. Dopo la benedizione dell’Arcivescovo ai fedeli con la reliquia del Santo, ci sarà la Messa di ringraziamento presieduta da don Edoardo Rossi parroco dei Santi Pietro e Paolo in Spoleto, pievano della Pievania di Santa Maria e cerimoniere arcivescovile.

Foligno – preghiera ecumenica per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Sabato 18 gennaio alle ore 21.00 presso la Chiesa di Sant’Agostino (Santuario Madonna del Pianto), piazza Garibaldi in Foligno, si svolgerà l’annuale preghiera ecumenica nell’ambito della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani (18 – 25 gennaio 2020). La preghiera è organizzata dall’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso in collaborazione con la Chiesa ortodossa rumena Foligno – Spoleto.

Ad Assisi oltre 2000 giovani, imprenditori ed economisti under 35, per l’evento “Economy of Francesco”

Assisi si prepara ad accogliere gli oltre 2000 economisti e imprenditori under 35 provenienti da tutto il mondo per partecipare a “Economy of Francesco”, l’evento voluto da Papa Francesco che si terrà dal 26 al 28 marzo. Sono più di 3300 le richieste giunte da oltre 115 paesi. La città di San Francesco sarà organizzata in 12 “villaggi” che ospiteranno i lavori dei partecipanti sui grandi temi e interrogativi dell’economia di oggi e di domani: lavoro e cura; management e dono; finanza e umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies for happiness; CO2 della disuguaglianza; business e pace; Economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita.

L’orizzonte entro il quale leggere l’articolazione dei villaggi è dato dalle parole del Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino: «lo svolgimento dell’evento ha una relazione con san Francesco, con la sua esperienza di vita e con le sue scelte, che hanno valore anche nell’economia. Fu lui a scegliere tra una economia dell’egoismo e un’economia del dono. La sua spogliazione davanti agli occhi del padre e del vescovo di Assisi è una icona ispirante per l’evento di marzo ed è il motivo per cui il Papa lo ha voluto ad Assisi. Speriamo che il clima spirituale di questa città possa segnare tutto lo svolgimento dell’incontro».

I partecipanti di Economy of Francesco sono giovani ricercatori, studenti, dottorandi di ricerca; imprenditori e dirigenti d’azienda; innovatori sociali, promotori di attività e organizzazioni locali ed internazionali; si occupano di ambiente, povertà, diseguaglianze, nuove tecnologie, finanza inclusive, sviluppo sostenibile: si interessano dell’uomo.

«Ad Assisi i protagonisti saranno i giovani, che diranno la loro idea sul mondo, perché lo stanno già cambiando, sul fronte dell’ecologia, dell’economia, dello sviluppo, della povertà. Economy of Francesco – ha dichiarato il direttore scientifico dell’evento, Prof. Luigino Bruni – sarà un contenitore di idee e prassi dove i giovani si incontreranno a “ritmo lento” e avranno la possibilità di pensare e domandarsi, sulle orme di San Francesco, cosa significa costruire un’economia nuova a misura d’uomo e per l’uomo. Una tre giorni che si concluderà con la firma di un patto tra i giovani economisti e Papa Francesco che li ha convocati ad Assisi proprio per ascoltare il loro grido d’allarme, i loro sogni».

«Francesco d’Assisi era un giovane commerciante, un party planner e un sognatore… come tanti altri oggi. Eppure, lo guardiamo con un po’ di sana invidia. Dalla sua esperienza spirituale – ha dichiarato il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti – scaturì un movimento che contribuì in modo decisivo alla nascita del mercato moderno. Umanità, civiltà e benessere crebbero velocemente dopo di lui. Why not? Sembra questa la provocazione di Papa Francesco rivolta ai giovani. La sfida è enorme, perché non si vincerà grazie a competenza, genialità o per imitazione di qualcuno – fosse anche san Francesco -. La sfida è grande quanto la fiducia riposta nei giovani. L’ascolto dei desideri più profondi del cuore e la capacità di decidersi per le cose che contano – paradossalmente, non i soldi – apriranno la via ad una nuova economia. Noi ci crediamo».
«La Città del nostro Santo è la sede naturale per ispirare un evento che si prefigge di stringere un patto tra giovani economisti e imprenditori per dare un’anima all’economia di domani che si basi sulla fraternità e sull’equità. La “convocazione” è arrivata direttamente dal Papa che richiamandosi al Santo di Assisi ci invita a esaltare il suo esempio per eccellenza nella custodia degli ultimi della terra, nell’attenzione verso i deboli e i poveri e nella necessità di una ecologia integrale. La Città di Assisi sarà pronta per l’appuntamento di marzo e lo sarà con tutta la sua forza simbolica e morale e con la coerenza al messaggio “francescano” di tutta la sua comunità. The Economy of Francesco deve parlare a tutti, e tutti si devono sentire coinvolti e partecipi di un evento eccezionale e storico. Perché il ruolo di Assisi, riconosciuto anche dal Papa con quest’incontro, è quello di “città-messaggio” capofila di un cambiamento che finalmente passi dalle parole all’azione – ha dichiarato il Sindaco di Assisi, Stefania Proietti».

L’evento è organizzato dalla Diocesi di Assisi, dall’Istituto Serafico, dal Comune di Assisi e da Economia di Comunione, in collaborazione con le Famiglie Francescane.

I NUMERI
3300 richieste di partecipazione
2000 giovani accreditati – Donne 41%, Uomini 56%
115 Paesi
I partecipanti più giovani hanno 12 anni e arrivano dalla Slovacchia e dalla Tailandia
Nazioni più rappresentate: Italia, Brasile, USA, Argentina, Spagna, Portogallo, Francia, Messico, Germania, Gran Bretagna
Oltre 80 eventi preparatori
12 villaggi

L’EVENTO

L’evento The Economy of Francesco avrà inizio giovedì 26 marzo. I Premi Nobel Amartya Sen e Muhammad Yunus apriranno ufficialmente i lavori della tre giorni assisana con i giovani economisti e imprenditori. Ai relatori già noti (Kate Raworth, Jeffrey Sachs, Vandana Shiva, Stefano Zamagni, Bruno Frey, Anna Meloto, Carlo Petrini), si sono aggiunti l’economista Juan Camilo Cardenas, le filosofe Jennifer Nedelsky, Cécile Renouard, e Consuelo Corradi. E ancora esperti di sviluppo sostenibile, intelligenza artificiale e imprenditori di fama internazionale tra cui John Frank, di Microsoft e l’imprenditore Brunello Cucinelli. Tutti i relatori si confronteranno con i giovani in un’ampia scelta di sessioni plenarie e parallele.

L’incontro del 26, 27 e 28 marzo sarà preceduto da un pre-evento nei giorni 24 e 25, con 500 giovani economisti e imprenditori – in rappresentanza delle diverse regioni geografiche, culture ed ambiti di ricerca e impresa – che lavoreranno in preparazione all’evento principale.

Durante la giornata conclusiva i giovani “incontreranno” Papa Francesco per stringere con lui un Patto solenne assicurando il proprio impegno per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani.

I VILLAGGI
Durante tutta la giornata possibilità di colloqui personali di approfondimento con economisti, imprenditori, filosofi, banchieri, frati, sociologi, manager, innovatori, suore. Disponibile un’area permanente incubatore di idee-progetti-networking. Visite personali ai luoghi francescani fino a sera tardi e mattina presto.

Foligno – festa della Madonna del Pianto patrona della città e della diocesi

Domenica 12 gennaio presso la Pro-Cattedrale di Sant’Agostino si celebra la Solennità della Madonna del Pianto Patrona della Città e della Diocesi di Foligno. Alle ore 11.30 la Santa Messa presieduta da S. E. Mons. Gualtiero Sigismondi Vescovo della Diocesi di Foligno che consacrerà la Città di Foligno alla Vergine alla presenza delle autorità civili e militari. Nel pomeriggio alle ore 18.00 concelebrazione presieduta da S. E. Mons. Domenico Sorrentino Arcivescovo della Diocesi di Assisi – Nocera U., Gualdo T. e a seguire ricoprimento della sacra immagine.

L’effigie della Madonna del Pianto è venerata a Foligno sin dal 1614, quando per volontà del sacerdote Francesco Santi venne istituito anche qui il culto della Vergine gemente. Il titolo Madonna del Pianto trae origine dal racconto di un fatto prodigioso successo a Roma nel gennaio del 1545, quando due nemici si scontrarono in un duello nei pressi di un’edicola della Madonna. Uno dei due, vistosi perduto, implorò la pietà dell’altro in nome della Vergine Maria davanti a loro raffigurata. L’uomo però fu sordo alle suppliche e uccise l’avversario con un colpo di pugnale. La barbara scena si svolse proprio davanti all’immagine della Madonna, che di fronte all’efferato delitto fu vista piangere da numerosi testimoni. La notizia si diffuse rapidamente e il popolo accorse a venerare quella Madonna che fu detta “Madonna del Pianto”. L’immagine sacra fu staccata e adorata in tutto lo Stato Pontificio, in particolare a Roma, a Fermo e a Foligno dove vennero istituite chiese e confraternite in onore della Madonna che aveva pianto. In città fu don Francesco Santi a volere nella sua chiesa il culto e la statua della Madonna del Pianto, istituendone la festa la domenica precedente il 17 gennaio. La devozione dei folignati verso la Madonna del Pianto andò crescendo di anno in anno, tanto che la nominarono loro Patrona rivolgendosi spesso a lei per implorare soccorso durante le calamità. Secondo la credenza popolare, fu la Madonna del Pianto a salvare Foligno dallo spaventoso terremoto che il 14 gennaio del 1703 sconvolse mezza Italia. Da quel giorno la Vergine fu nominata protettrice della città e dei folignati, che da secoli la venerano con grande devozione.