Terni – giornata per la Vita consacrata. Mons. Piemontese: “La parola di Dio è la luce che illumina la nostra casa, che orienta i nostri occhi, le nostre menti, le nostre scelte”.

Celebrata nella Cattedrale di Terni la giornata per la vita Consacrata con i religiosi e religiose delle varie congregazioni, ordini e istituti religiosi presenti in diocesi, nella concelebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, nella domenica della presentazione di Gesù al tempio. La celebrazione è stata aperta sul sagrato della Cattedrale con la benedizione delle candele e dei fedeli presenti.
Il vescovo nel ringraziare tutti i religiosi e religiose per l’opera e la testimonianza portata in diocesi, specialmente coloro che sono venuti da lontano ad annunciare e il Vangelo e condividere la testimonianza dell’amore del Signore, ha sottolineato come il vangelo della domenica inviti a fare una riflessione sulla attualità della vita consacrata «Ci chiediamo se nelle nostre famiglie religiose siamo sintonizzati sulla parola di Dio, se la parola di Dio è la luce che illumina la nostra casa, che orienta i nostri occhi, le nostre menti, le nostre scelte, quelle quotidiane e quelle straordinarie”.
In diocesi sono presenti circa 90 religiosi e religiose, suddivisi in 12 comunità religiose maschili tra Francescani minori, cappuccini e conventuali, frati Carmelitani scalzi, Salesiani, Vocazionisti, Ricostruttori nella preghiera e Comunità missionaria della Provvidenza Santissima dal Brasile. Quattordici le comunità religiose femminili, di cui tre di monache di clausura: Carmelitane scalze e Clarisse a Terni, Benedettine ad Amelia. A Terni operano le suore di “Ravasco”, le suore della Provvidenza e dell’Immacolata Concezione, le suore missionarie Identes, le suore Nostra Signora dell’incarnazione della Costa d’Avorio, suore diocesane Maria madre della chiesa e Ordo Virginum. Nell’amerino le suore Marianiste, le suore catechiste del Sacro Cuore e le Figlie del Carmelo, a Narni le suore consolatrici del Sacro Cuore di Gesù.

Spoleto – celebrata la Giornata per la Vita e la Messa per i nati nell’anno. L’Arcivescovo ai genitori: «Questi bimbi sono un dono e una responsabilità: crescendo devono trovare in voi adulti, soprattutto nei genitori, un modello a cui poter attingere nei momenti belli e in quelli di difficoltà».

Domenica 2 febbraio la Chiesa ha celebrato la 42ª Giornata per la Vita dal tema “Aprite le porte alla vita”. L’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, ha organizzato due eventi: Racconta la Vita e la Messa per i nati nell’anno.

Racconta la Vita. Si è tenuto sabato 1° febbraio alle ore 18.00 all’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto (Scuola di Polizia). Il pomeriggio, condotto da Lorena Bianchetti giornalista RAI (conduttrice di A Sua Immagine), è stato scandito da alcune testimonianze inerenti al tema “Aprite le porte alla vita” e da un concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco di Assisi diretta da padre Giuseppe Magrino, ofm Conv. Tante le persone che hanno partecipato. Una curiosità: il coro è nato nel 1230 quando il corpo di S. Francesco è stato traslato dalla chiesa di S. Giorgio alla Basilica inferiore.

Le parole dell’Arcivescovo. «Siamo qui in tanti – ha detto mons. Renato Boccardo – per raccontare la bellezza della vita. Tante volte quest’ultima è presentata come un tempo di fatica e di delusione, ma ci sono anche cose piacevoli che ci permettono di guardare avanti con fiducia e speranza. Questa sera ci fermiamo un attimo, ascoltiamo, guardiamo e portiamo via con noi un piccolo bagaglio che ci può essere utile nel percorso quotidiano. Tutti insieme possiamo costruire qualcosa che rimanga, fare in modo che il nostro mondo sia vivibile».

Le parole del Sindaco di Spoleto. «É importante – ha detto Umberto de Augustinis – dire che Spoleto ama la vita; dobbiamo sostenerla e promuoverla in tutti i modi e dobbiamo respingere le filosofie di morte e di annichilamento della vita».

Le parole del Primario del Reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. «Come sempre – ha detto il dott. Fabrizio Damiani – è molto bello essere a questa festa. Il trand negativo della natalità che caratterizza l’Umbria a Spoleto ancora non c’è: nel 2019 abbiamo avuto 498 parti, rimanendo in linea con gli altri anni. Il centro nascite di Spoleto è premiato perché ci confrontiamo con rispetto verso le donne e le famiglie, senza fare forzature o imposizioni: riusciamo, cioè, a trasmettere un messaggio positivo e per questo veniamo scelti anche al di fuori del bacino di utenze dell’ospedale. Il tema della giornata è “Aprite le porte alla vita”: e allora mi piace pensare a tutte le notti in ospedale quando col sorriso apriamo le porte del reparto alle coppie.

Le parole della presidente della Regione Umbria. «Il numero costante di parti a Spoleto – ha sottolineato Donatella Tesei, giunta a sorpresa all’evento – dimostra capacità professionale, significa che si riescono a dare risposte alle esigenze. Come istituzioni dobbiamo cercare sempre più di riportare speranza tra i nostri giovani umbri e di creare loro le condizioni, in primis lavorative, affinché rimangano a vivere in Umbria, generando nuove vite in questa Regione».

Le testimonianze. Francesca e Giuseppe Benedetti, due figli (Emanuele e Giada). Dopo il matrimonio non arrivavano figli naturali e hanno avviato le pratiche per l’adozione, idea che già era comunque in loro dai tempi del fidanzamento, a prescindere se ci fossero stati o meno figli naturali. Nel momento in cui arriva l’ok all’adozione, Francesca rimane incinta: nel 2006 nasce Emanuele, affetto dalla sindrome di down. Proseguono comunque la strada dell’adozione, un po’ rallentata per gestire al meglio Emanuele, e nel 2010 dal Vietnam arriva la piccola Giada. Suor Consuelo Zarrella delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, oltre trenta anni in Africa tra Libia, Costa d’Avorio e Repubblica Democratica del Congo, ha testimoniato di come tante volte ha visto nella vita delle persone le “spine” trasformarsi in “rose e gigli”. Andrea Torti nato con gravissimi problemi il 24 gennaio 2000. Ha subito quattordici operazioni chirurgiche. Più volte ha rischiato la vita. Alla mamma al momento del parto hanno detto: o lei o il figlio. La mamma: o tutti e due in terra, o tutti e due in cielo. Oggi Andrea è un ragazzo che si è diplomato al liceo scientifico, è iscritto all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, ha una vita sociale piena ed intensa, va in palestra, fa l’educatore in parrocchia, ha il brevetto di arbitro di calcio e per tennis da tavolo, è fidanzato.

Messa per i nati nell’anno. Domenica 2 febbraio, invece, nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’Arcivescovo ha presieduto la Messa con i bambini – i loro genitori, i fratelli o sorelle maggiori, i nonni – nati nel 2019 presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. Il grande Duomo è stata riempito di carrozzine e passeggini, il vagito dei piccoli è stato un bellissimo inno a Dio datore di vita. Presenti alla Messa il sindaco Umberto de Augustinis e il primario Fabrizio Damiani.

«È stato bello – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – vedere giungere verso la Cattedrale tutte queste famiglie che con gioia e trepidazione sono venute a presentare a Dio i loro figlioli e noi come Chiesa li abbiamo accolti con giubilo. Qui – ha proseguito il Presule – ricevete la pienezza della gioia sulla vostra famiglia e sui vostri figli che è la benedizione di Dio. Questi bimbi sono un dono e una responsabilità: crescendo devono trovare in voi adulti, soprattutto nei genitori, un modello a cui poter attingere nei momenti belli e in quelli di difficoltà». Poi, l’invito dell’Arcivescovo alle mamme e ai papà: «Educateli a ciò che è vero, buono e bello, affinché possano rispondere alle sfide della vita con quella sapienza che li farà restare sempre in piedi, anche nei momenti più duri; educateli alla solidarietà nei confronti di chi è meno fortunato di noi, di chi fatica ad andare avanti». Poi, un pensiero ai nonni: «La loro presenza è preziosa in quanto sono i custodi della memoria, sono garanzia di sicurezza e sostegno, sono generatori di speranza. Tutti – ha concluso mons. Boccardo – possiamo e dobbiamo fare la nostra parte per questi piccoli che saranno i costruttori della società civile ed ecclesiale del domani». Al termine della Messa tutti in Piazza Duomo per lanciare verso il cielo, quale simbolo di gioia e pace, palloncini celesti e rosa.

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Assisi – iniziative organizzate nell’ambito del Giorno della Memoria, dedicazione di una via a don Aldo Brunacci

È in programma per domenica 2 febbraio alle ore 11,30 con ritrovo in piazza San Rufino la cerimonia di dedicazione di una via di Assisi a don Aldo Brunacci, già priore della Cattedrale di San Rufino e Giusto tra le Nazioni. L’iniziativa rientra nel calendario degli eventi collaterali al Giorno della Memoria, organizzato dalla diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino unitamente alla città di Assisi e in collaborazione con l’Opera Casa Papa Giovanni. “Don Aldo era un buon pastore e un intellettuale – ricorda don Maurizio Saba, suo curatore testamentario – ; legatissimo alla Cattedrale di San Rufino e all’Opera Casa Papa Giovanni, divenuto punto di riferimento per migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo grazie al Franciscan Pilgrimages Program. È stato assistente diocesano e regionale per l’Azione cattolica e per lo scoutismo dimostrando grande attenzione ed affezione ai giovani. Anche grazie a lui tanti ebrei arrivati in Assisi durante la seconda guerra mondiale sono stati salvati”.
La figura di don Aldo Brunacci, scomparso il 2 febbraio 2007, è quella di un grande sacerdote e studioso vissuto negli anni delle persecuzioni razziali. È stato infatti tra i collaboratori più stretti cui il vescovo Giuseppe Placido Nicolini si rivolse per fronteggiare l’emergenza al momento dell’occupazione tedesca. Ha fondato l’Opera Casa Giovanni, centro di accoglienza e di spiritualità con annessa la libreria Fonteviva. Ha ricevuto la laurea horis causa in lettere umanistiche dall’Università Cardinal Stritch di Milwankee (Stato Wisconsin) e un attestato di speciale “Memoria” dall’Università di Saint Bonaventura di New York per l’attività a favore degli ebrei. Nel 2003 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi gli conferì l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. “È un atto dovuto la dedicazione di questa via – dichiara Daniela Fanelli, direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni – ; abbiamo individuato questo belvedere che si trova dietro l’abside di San Rufino perché don Aldo è stato una grande persona per Assisi, non soltanto per il suo impegno in favore degli ebrei, ma anche per tanti altri meriti come lo scoutismo, l’azione cattolica e l’insegnamento. La città glielo doveva”. Alla cerimonia di intitolazione della strada interverranno il vescovo monsignor Domenico Sorrentino, che alle 10 presiederà la celebrazione domenicale in cattedrale, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti e il direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni, Daniela Fanelli.

Gubbio – Progetto Policoro, un laboratorio per orientarsi nel mondo del lavoro

“Orientarsi a partire da sé” è il titolo del corso di formazione esperienziale pensato per i giovani tra i 17 e i 35 anni, incentrato sul tema dell’orientamento al lavoro, promosso e organizzato dal Progetto Policoro della Diocesi di Gubbio, in collaborazione con l’Ufficio Informagiovani del Comune di Gubbio.
L’iniziativa fa seguito all’indagine su giovani e lavoro che il Progetto Policoro ha realizzato nel corso del 2019. Scopo del progetto è di dare vita a un laboratorio che faciliti i ragazzi nel difficile processo decisionale che porta a delineare l’orizzonte futuro, accompagnandoli a comprendere davvero le proprie qualità e le proprie inclinazioni, per arrivare a trovare in se stessi la motivazione, la fiducia e l’entusiasmo nell’intraprendere la propria strada, sia nell’ambito formativo sia in quello professionale.
Il corso di formazione sarà articolato in sette incontri a cura della dottoressa Petra Sannipoli, psicologa e psicoterapeuta, che si terranno presso la Sala del Centro Giovani di Gubbio, in via del Popolo n. 15 (nel quartiere di San Martino, vicino al teatro comunale “Luca Ronconi”).
Il primo incontro, intitolato “Piacere, io sono…”, si svolgerà venerdì 7 febbraio, dalle ore 15,30 alle 17. Gli altri – dedicati a vari argomenti, tra i quali anche le basi per delineare un piccolo business plan personale – si terranno ogni venerdì a cadenza settimanale, fino alla chiusura del 20 marzo.
Per partecipare al corso è necessaria l’iscrizione, al costo di 20 euro, che sarà possibile effettuare fino a lunedì 3 febbraio. I posti a disposizione sono venti.
Per maggiori informazioni si può fare riferimento sui seguenti contatti telefonici 3486434299 oppure 3335618424, o scrivere una mail all’indirizzo diocesi.gubbio@progettopolicoro.it. Per i dettagli del corso è possibile consultare anche il sito web www.diocesigubbio.it e la pagina Facebook Progetto Policoro Diocesi Gubbio.

Perugia: presentato il centenario del Don Bosco. Il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi: «La presenza salesiana è parte integrante del “villaggio educativo” della nostra città»

«Valorizzare i cento anni dell’Istituto Don Bosco di Perugia significa riscoprire anche per la nostra Chiesa il senso della parola “educare”». Così il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022) tenutasi il 30 gennaio, nella Sala San Francesco dell’Arcivescovado di Perugia; occasione per annunciare alcuni dei principali eventi in preparazione e programmati a partire dal 2020. Il primo, presentato dal direttore dell’Istituto salesiano don Giorgio Colajacomo, è la “Festa di Don Bosco”, in calendario domenica 2 febbraio, dalle ore 10, a cui sono stati invitati il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi, il prorettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la prorettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. «Sono stati invitati a confrontarsi – ha spiegato don Colajacomo – sulla linea tracciata dal Santo: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che quest’anno il nostro rettor maggiore ha ripreso per la cosiddetta “strenna” con la quale Don Bosco ogni anno inviava un messaggio alla famiglia salesiana».

Mons. Salvi, soffermandosi sul ruolo dei Salesiani nell’educazione-formazione, ha ricordato che «nella enciclica Populorum progressio la Chiesa veniva definita “esperta in umanità”, con la missione di indicare dei percorsi educativi adeguati anche alle sfide attuali e questa sua visione è al servizio della realizzazione della piena umanità. C’è un documento conciliare che corrisponde molto alla “missione salesiana”, che è la Gravissimum educationis. Ci parla dello sviluppo armonico delle capacità fisiche, morali e intellettuali finalizzati alla graduale maturazione del senso di responsabilità, che è la conquista di una vera libertà. In questo contesto, la formazione della persona risponde ad esigenze quali l’umanizzazione dell’educazione nel mettere la persona al centro dell’educazione stessa in un quadro di relazioni che costituiscono una comunità viva, interdipendente e legata ad un destino comune. In questo modo si qualifica l’azione salesiana, quella di un umanesimo solidale, dove il compito non si esaurisce ad elargire un servizio formativo, ma si occupa di un processo educativo integrale sulla persona. Non si chiede di vivere una specificità, ma la costruzione umana nella sua interezza. Per questo è molto importante che la presenza salesiana a Perugia e in Umbria possa continuare, perché, come dice il Papa, un cambiamento della società è possibile solo attraverso la costituzione di un “villaggio educativo” con il coinvolgimento di tutte le sue componenti. E la presenza salesiana è parte integrante di questo villaggio che educa alla crescita globale dell’uomo. Il terreno su cui va realizzato il villaggio deve essere innanzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità come elemento costitutivo dell’educazione».

Nel presentare gli eventi in preparazione al centenario, il direttore don Colajacomo ha detto che «il centenario non vuole essere una rievocazione nostalgica del passato, perché la presenza salesiana non si esaurisce nei suoi primi cento anni, ma “ci aspettano tempi belli” come scrisse il rettor maggiore nella pubblicazione del 90° di presenza salesiana a Perugia. Don Bosco ci ha insegnato a guardare al futuro, a questa sfida educativa grande con occhi positivi e con ottimismo. Per questo abbiamo intitolato il centenario: “Cento anni di futuro”, perché la tradizione non è la custodia delle ceneri, ma è la garanzia del futuro. Non a caso la celebrazione sarà una serie di iniziative collocate nelle tre aree dell’impegno attuale del Don Bosco: formazione professionale; ambito universitario; sport e tempo libero. Iniziative concrete, determinate che cercheranno di far progredire l’impegno dei Salesiani in questi campi per contribuire ad educare e a formare giovani chiamati un domani a costruire il bene comune».

«Siamo in un’epoca di cambiamento e rinnovamento – ha commentato il direttore don Colajacomo – soprattutto per i giovani che si preparano al lavoro, nell’acquisire una qualifica professionale anche grazie al prossimo varo di una legge regionale, che auspichiamo avvenga quanto prima. Una legge per ripristinare i percorsi triennali, a partire dai quattordicenni, in vista della qualifica professionale, con un quarto anno per il conseguimento del diploma e la possibilità di compiere il percorso scolastico e di accedere a quello universitario». Al riguardo don Colajacomo ha annunciato un evento importante, programmato il prossimo 23 aprile a Perugia, quello dell’Assemblea nazionale della formazione professionale CNOS-FAP con il coinvolgimento anche degli organismi Ue preposti in materia. Diverse le iniziative in preparazione al centenario che vedranno un’opera caritativo-sociale, uno studio sull’influenza salesiana nella società perugina e la riproposizione della storica processione di Maria Ausiliatrice, la «Maestra di Don Bosco», il 24 maggio 2023, in ricordo della prima processione per le vie della città organizzata dai Salesiani l’anno seguente al loro arrivo.

Sull’influenza salesiana a Perugia anche i numeri hanno la loro importanza. Basti pensare che dal 1922 ad oggi circa 30.000 giovani sono cresciuti e maturati nel vivere l’esperienza delle Opere salesiane, dalle scuole media e licei classico, scientifico e linguistico al Centro di formazione professionale, dal convitto per studenti di scuola media e superiore all’attuale per universitari, fino alle attività oratoriali e sportive, a cui va aggiunto tutto l’indotto (educatori, insegnanti, famiglie…). Numeri che testimoniano quanto ha inciso anche nel tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo dal Don Bosco, contribuendo non poco al bene comune.

Giornata per la Vita: il 31 gennaio l’incontro del Cav eugubino-gualdese

In vista della “Giornata per la Vita” del 2 febbraio prossimo, il Cav dell’Alto Chiascio e l’Ufficio di pastorale familiare della Diocesi di Gubbio hanno organizzato un incontro sul tema “Figlio: ricchezza per­sonale e sociale – Sempre meno figli: che cosa ci perdiamo­?”. Sono previsti gli interventi di Assuntina Morresi, docente universit­aria e presidente del Movimento per la Vita dell’Umbria, e Nadia Mosca, ostetrica e coordi­natrice dei consultori dell’Alto Chiascio. Appuntamento fissato per venerdì 31 gennaio, alle ore 17,30, nell’aula magna del liceo cla­ssico “Mazzatinti”, in piazzale Leopardi a Gubbio.
Il Centro di aiuto alla vita (Cav) dell’Alto Chiascio è attivo a Gubbio da circa un anno fa e a Gualdo Tadino da fine 2019. L’obiettivo è quello di dare sostegno alla maternità e alla genitorialità, quando ci siano problemi e difficoltà. Il tutto grazie a progetti di aiuto personalizzati, immediati e concreti, e grazie all’attività di circa 20 volontari. Dal febbraio 2019 è aperto uno “sportello di ascolto” al Centro salute di Gubbio e dal dicembre scorso anche presso il Centro salute di Gualdo Tadino.
La Legge 194 del 1978, infatti, prevede un colloquio preventivo e di riflessione con la donna che vorrebbe interrompere la gravidanza, a tutela della gravidanza stessa e per verificare i “seri e gravi motivi per la salute fisica e psichica della donna”, previsti come condizione dalla normativa, e tale colloquio può essere svolto da associazioni di volontariato. In particolare, l’art. 5 chiede di mettere in campo aiuti ordinari e straordinari perché la donna rinunci a interrompere la gravidanza.
Al Centro di aiuto alla vita si possono rivolgere donne e coppie che sono in dubbio se accettare e sostenere una gravidanza inattesa o indesiderata. Le incertezze possono essere collegate a disagi sociali ed economici, ma anche a problemi di salute.
Alla donna o alla coppia che accetta l’accompagnamento da parte del Cav, viene proposto un progetto di aiuto pensato “su misura” per favorire una gravidanza serena e per raggiungere l’autonomia del nucleo familiare. La mamma o la coppia possono essere seguiti e assistiti fino al primo anno del bambino. Se necessario, anche con un sussidio economico e, in casi particolari, un’accoglienza temporanea in case o strutture del territorio.
Ogni progetto di aiuto è strutturato su diversi piani di intervento, tra loro integrati: psicosociale (colloqui con psicologi, educatori e pedagogisti) e assistenziale (erogazione di sussidi mensili, di beni di prima necessità per bambini, come pannolini, capi di vestiario, attrezzature, e per i loro genitori come la “borsa della spesa” con cadenza quindicinale).
Ogni informazione può essere richiesta allo “sportello di ascolto” del Centro salute di Gubbio, in largo San Francesco (secondo piano di fronte al consultorio), ogni secondo e quarto mercoledì del mese, dalle ore 15 alle 17; oppure andare nella sede del Cav di Gubbio, presso il complesso di “San Filippo” (ingresso da Via Ubaldini, al secondo piano), il terzo venerdì del mese, dalle 17 alle 19. A Gualdo Tadino, invece, lo “sportello di ascolto” si trova al Centro salute in zona Giardini, aperto il secondo e quarto giovedì di ogni mese, dalle ore 15 alle 17. Per informazioni e chiarimenti si possono contattare i numeri di telefono 3282337801 e 3485269475, oppure scrivere alla mail cavgubbio@libero.it.
Il Cav Alto Chiascio si sostiene con l’autofinanziamento dei volontari, donazioni e iniziative di raccolta fondi. Eventuali offerte possono essere inviate con bonifico bancario al Centro aiuto alla vita di Perugia onlus, Iban IT74S0200803037000029445119, specificando nella causale “Cav Alto Chiascio”.

Spoleto – Giornata per la Vita: testimonianze sul tema “Aprite le porte alla vita”, concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco in Assisi e Messa per i nati nell’anno in Duomo. L’evento Racconta la Vita sarà condotto dalla giornalista Lorena Bianchetti

Domenica 2 febbraio la Chiesa celebra la 42ª Giornata per la Vita dal tema “Aprite le porte alla vita”. L’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, organizza due eventi: Racconta la Vita e la Messa per i nati nell’anno.

Racconta la Vita. Si terrà sabato 1° febbraio alle ore 18.00 all’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto (Scuola di Polizia). Il pomeriggio, condotto da Lorena Bianchetti giornalista RAI (conduttrice di A Sua Immagine), prevede alcune testimonianze significative inerenti al tema “Aprite le porte alla vita” e un concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco di Assisi.

Messa per i Nati nell’anno. Domenica 2 febbraio alle ore 11.30 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo presiederà la Messa nella quale affiderà a Dio datore della vita tutti i bambini nati nell’anno 2019 presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. L’invito naturalmente è esteso anche a quei piccoli residenti nella Diocesi di Spoleto-Norcia ma nati in altri ospedali dell’Umbria o fuori Regione. Sotto il portico della Cattedrale i genitori che lo vorranno potranno appendere la foto del proprio figlio/a. Nella sacrestia della Cattedrale sarà possibile allattare o cambiare i bambini. Al termine della Messa, in Piazza, verranno lanciati verso il cielo palloncini celesti e rosa.

Le parole dell’Arcivescovo. «Questi appuntamenti – ha più volte sottolineato mons. Renato Boccardo – sono pensati a favore della vita e non contro qualcosa. È dunque un’iniziativa del sì alla vita; poi, da questo sì scaturiscono alcuni no, ma all’inizio c’è un sì che è accoglienza. Noi Vescovi siamo convinti – come abbiamo scritto nel messaggio che come Consiglio Permanente della Conferenza episcopale italiana abbiamo redatto per questa Giornata – che l’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri».

Perugia: solenne concelebrazione in cattedrale in onore di San Costanzo patrono della città. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «Accettare la fede povera e umile dei piccoli è la grande e stupenda buona novella che la Chiesa ancora oggi ha il coraggio di annunciare al mondo»

Con la solenne concelebrazione eucaristica del pomeriggio del 29 gennaio, nella cattedrale di Perugia, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme ai vescovi dell’Umbria e alla presenza dei rappresentanti delle massime Istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo regionale, si sono conclusi i festeggiamenti in onore del santo patrono Costanzo, vescovo e martire, «padre della fede perugina», così definito dallo stesso cardinale durante i Primi Vespri della vigilia, celebrati il 28 gennaio nella basilica intitolata al santo, al termine della processione della “luminaria” che ha visto una numerosa partecipazione di fedeli. Partecipazione che ha rinsaldato il legame tra la città civile e quella religiosa, come ha evidenziato, all’inizio dell’omelia in cattedrale, il cardinale Bassetti.

«Sono lieto di celebrare con le rappresentanze religiose e civile di tutta l’Arcidiocesi la festa di San Costanzo, padre e fondatore di questa santa Chiesa perusino-pievese – ha esordito il presule –. Ieri sera si è svolta, in modo gioioso e solenne, una molto partecipata “luminaria” dal Palazzo comunale dei Priori alla chiesa dedicata al Santo. Sono contento che, da alcuni anni, siano state ripristinate tradizioni antiche che possono rinsaldare stretti legami tra la Perugia civile e quella religiosa, uniti nella ricerca del bene comune per l’intera cittadinanza. Oggi vogliamo porci in devoto ascolto del Santo Patrono. Il messaggio del martire San Costanzo è ancora oggi una buona notizia per la nostra chiesa e la nostra città, con i loro problemi, le loro ferite e soprattutto le loro speranze».

«Costanzo ci addita Cristo e ci dice: guardate a Lui: Lui solo ci comprende fino in fondo perché è passato attraverso tutte le nostre prove. Egli ci ripete con Papa Francesco: “la fede non è una luce, che dissipa tutte le nostre tenebre, ma una lampada che guida, nella notte, i nostri passi e questo basta per il cammino”. San Giovanni Paolo II ha usato una espressione molto forte: “una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Soprattutto oggi custodire la fede significa comunicare il Vangelo in un mondo in continua trasformazione. Comunicare il Vangelo con una particolare attenzione alle nuove generazioni di adolescenti, per trasmettere ad essi l’unico mistero della croce di Cristo che può illuminare le loro inquietudini».

«Carissimi fratelli e sorelle – ha proseguito il cardinale –, il primo pensiero che la parola di Dio ci suggerisce è la parola di Isaia sul Messia. Il Messia inaugura un tempo nuovo che rovescia la logica umana. Egli verrà nel mondo a considerare e ad innalzare gli ultimi. Il suo annuncio sarà ai poveri. La sua opera sarà sui cuori spezzati, la sua testimonianza e il suo dono per gli schiavi e i prigionieri. Come a significare che l’intervento di Dio sul mondo parte da coloro che non hanno potenza, né orgoglio, né primato, né autonomia, in una parola da coloro che sono poveri. La ragione per cui Gesù morirà sarà anche per aver ripetuto nella sinagoga di Nazaret questa profezia di Isaia applicandola a se stesso: la profezia cioè del Messia che è povero, che è senza decoro, né aspetto, e muore inerme, come “gli ultimi” per la giustizia, la santità e la pace fra gli uomini. Tutto ciò è talmente vero che Gesù nel XXV capitolo di Matteo, identifica se stesso con coloro che non hanno parola, potere, autosufficienza e sono gli ultimi della vita».

«A questo proposito, la testimonianza di San Costanzo che sarebbe stato martirizzato attorno all’anno 170, è davvero eloquente – ha commentato Bassetti –. Come quello di Gesù, il suo martirio fu denso di torture. Il Preside Carisio lo fece gettare nelle terme aumentandone sette volte il calore. E quel calore sprigionò una luce così intensa che abbagliò tutti: era la luce della sua santità e della sua testimonianza. Fratelli carissimi, stasera siamo chiamati a purificarci e a testimoniare il Vangelo, perché mai nelle nostra vita i doni di Dio siano senza frutto».

«San Costanzo, padre di questa nostra Chiesa e in parte di alcune Chiese dell’Umbria, fu artefice di vera pace e volontario dell’amore, perché egli per primo visse il messianismo cristiano della “pietra scartata” e si fece ultimo donando la sua vita. Anche a noi è chiesto di essere operatori di pace e servi dei fratelli, servi per amore, come ci ha detto l’evangelista Giovanni. E questo è dovere di tutti nella Chiesa perché, pur essendo noi “un corpo solo”, “a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”. Per questo ciascuno di noi, nella fondamentale vocazione cristiana, ha nella chiesa “un ministero” e un compito insostituibile. Il Santo Padre nella sua esortazione apostolica “Evangeli Gaudium”, afferma spesso che siamo una “chiesa di delega”, di sostituzione, nella quale si aspetta che uno passi al posto dell’altro, e alcuni compiano quello che tutti debbono compiere».

San Costanzo ci esorta ad essere operatori di pace e servi dei fratelli – ha evidenziato il cardinale avviandosi alla conclusione –, dopo essersi lui stesso identificato con l’amore povero e umile di Dio e aver scelto, come Gesù, di donare la propria vita. Solo il Vangelo ci espropria dai nostri egoismi, dai nostri orgogli, dai nostri idoli e ci pone nella condizione di accettare la fede povera e umile dei piccoli. È questa la grande e stupenda buona novella che la chiesa ancora oggi ha il coraggio di annunciare al mondo, che cammina su ben altre strade. Essa aspetta da ciascuno di noi la sua attuazione, non solo nel segreto della nostra anima, ma nella testimonianza forte e decisa della nostra vocazione».

Perugia: La 42a Giornata nazionale per la vita. Il cardinale Bassetti: «Occorre avere coraggio, perché la vita va accolta, amata e rispettata dall’inizio alla fine»

«A me basta guardare un bambino, una bambina per dire che sono un inno alla vita. E un inno alla vita è un inno alla speranza. Se c’è una creatura in mezzo a noi, vuol dire che Dio ci vuole ancora bene, vuol dire che non abbandona l’umanità». A sottolinearlo in occasione della 42a Giornata nazionale per la vita, dal titolo “Aprite le porte alla vita”, è il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, mentre la sua comunità diocesana si prepara a questa significativa giornata, che la Chiesa celebra domenica 2 febbraio, promossa nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dall’Ufficio per la pastorale familiare e dal Movimento per la Vita dell’Umbria, offrendo alcune iniziative.

La prima, in calendario giovedì 30 gennaio (ore 21), nella concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, è un incontro di preghiera e di riflessione con l’adorazione eucaristica e la testimonianza di Sara e Francesco Catarinelli, «genitori di una bambina nata con una gravissima malformazione, ma ugualmente da loro amata e soprattutto accolta», spiegano Maria Rita e Gianluca Carloni, direttori dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. «La bambina – proseguono i coniugi Carloni – è nata in ospedale con l’aiuto di medici attenti a questo particolare caso e con il sostegno di una comunità che ha sempre pregato per lei. La storia e le coraggiose scelte di questa famiglia sono state accolte dal nostro cardinale. Successivamente Sara, Francesco e la loro piccola creatura sono stati ricevuti da papa Francesco».

La preparazione alla Giornata per la Vita proseguirà venerdì 31 gennaio (ore 21), presso la chiesa dell’Ospedale perugino “Santa Maria della Misericordia”, dove si terrà l’adorazione eucaristica animata dal Rinnovamento dello Spirito, per poi culminare domenica 2 febbraio (ore 11.30), presso la chiesa dei Ss. Severo ed Agata in San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, a cui seguirà una testimonianza del Movimento per la Vita.

Il cardinale Bassetti, nel commentare il titolo di questa 42a Giornata, “Aprite le porte alla vita”, si interroga su cosa è «la paura di vivere», che spesso «si concretizza anche in paura economica a causa della mancanza di lavoro in una famiglia. Purtroppo oggi i nostri giovani, in Umbria e in Italia, sono quattro volte più disoccupati dei loro coetanei di altri Paesi europei». A questa paura, sottolinea il cardinale, «bisogna avere il coraggio di reagire, di affidarsi di più alla provvidenza, perché se la nostra vita è soltanto ripiegata su se stessa, sui nostri quattro conti, ma non diventa un inno alla vita, è un problema. Occorre avere coraggio, perché la vita va accolta, amata e rispettata dall’inizio alla fine. La vita è un dono che ci viene fatto e noi dovremmo riconsegnarla un giorno a Chi ce l’ha donata».

Perugia: Al via le celebrazioni in onore del santo patrono Costanzo con la processione della “luminaria” e la celebrazione dei Primi Vespri solenni. Il cardinale Bassetti: «Chiediamo al Signore una nuova primavera per la nostra Chiesa e per la società intera».

Con la processione della “luminaria” e la preghiera dei Primi Vespri solenni, a Perugia, nel pomeriggio del 28 gennaio, sono iniziate le celebrazioni in onore del santo patrono Costanzo, vescovo e martire. Il cardinale Gualtiero Bassetti, nell’omelia dei Vespri, rivolgendosi alle autorità civili e religiose e ai numerosi fedeli che gremivano la basilica intitolata al patrono, ha definito Costanzo «padre nella fede».

«Come ogni anno, ci ritroviamo nella chiesa-basilica minore dedicata al santo patrono Costanzo – ha esordito il presule –. Qui sono custodite le sue reliquie, e da tempo immemorabile i perugini vi si recano per rendergli omaggio, quale padre nella fede. Anche noi siamo scesi dall’acropoli, dalla piazza grande ove si affacciano i palazzi della Perugia civile e religiosa, e dove la cattedrale sembra coniugare, in un felice abbraccio, realtà temporali e spirituali. Si tratta della storia plurimillenaria di una città e di una società che hanno trovato, nel cristianesimo, la linfa vitale per sorgere e svilupparsi, in armonia e concordia, anche se non sono mancati periodi di crisi e di contese, che, se da una parte hanno prodotto incomprensioni e sofferenza, dall’altra non hanno intaccato la consapevolezza della comune e condivisa origine cristiana».

Crescere nella pace e nel progresso civile.

«San Costanzo ci ricorda questa comune discendenza, documentata, per quanto lo riguarda, dalle decisioni dei magistrati cittadini in suo onore. Ecco perché, ancora oggi, ci invita alla condivisione e alla serietà di vita, perché si possa crescere nella pace e nel progresso civile. Scendendo verso questa storica chiesa, abbiamo attraversato una parte significativa della città. Abbiamo costeggiato antiche case e palazzi; ci siamo soffermati dinanzi a monumenti storici che hanno segnato la grandezza della nostra città: il fiorire delle arti, del benessere, dei valori sociali e religiosi. Una storia avvincente che ancor oggi ci emoziona e ci stupisce».

La precarietà del vivere.

«Al presente, certo, non mancano le difficoltà – ha commentato il cardinale –. Non sfugge a nessuno la precarietà del vivere per molti concittadini. La crisi economica, dalle caratteristiche planetarie, non ha risparmiato la nostra terra. Da anni si sono acutizzate alcune situazioni di malessere: la scarsità del lavoro, soprattutto per i giovani; i problemi all’interno delle famiglie; l’invecchiamento della popolazione, con i problemi che ne conseguono.

L’attenzione per i disagi sociali ed economici.

«Come comunità ecclesiale – ha evidenziato Bassetti – siamo stati sempre vicino a chi soffre, ai bisogni della gente. La Caritas ha organizzato servizi di prima necessità ben diffusi sul territorio, con grande attenzione per i disagi sociali ed economici. Ma siamo stati vicini soprattutto con la presenza vivificante in tante realtà sociali e comunitarie. Fede e carità sono sinonimi, favoriscono la dignità umana e salvaguardano la convivenza».

Tanti segni di speranza… i giovani che si avvicinano alla Chiesa.

«Nel nostro orizzonte, anche ecclesiale, se ci sono motivi di preoccupazione, ci sono anche tanti segni di speranza. Vi sono tante fiammelle vive, come quelle che ci hanno accompagnato stasera lungo il nostro peregrinare, che infondono calore e gioia e, soprattutto, rischiarano la nostra strada per indicarci un futuro migliore. Uno dei motivi per cui ringraziare Dio sono i giovani che si avvicinano alla Chiesa, che vivono quotidianamente l’esperienza delle parrocchie o dei gruppi ecclesiali, impegnati sui fronti della testimonianza evangelica e della carità. Ho negli occhi e nel cuore i visi belli e luminosi di tanti ragazzi e ragazze che affollano la cattedrale per incontrarsi con il loro vescovo. Sono giovani come tutti gli altri, sperimentano la fatica del vivere come tutti i loro coetanei, ma nel loro cuore è accesa quella gioia, che solo la fede in Dio può dare. Questi giovani continueranno a tenere accesa la fiaccola della fede; essi daranno un futuro alle nostre comunità ecclesiali».

La speranza che viene da Dio.

«È l’esperienza viva di Chiesa – ha concluso il cardinale – che è giunta a noi fin dal sacrificio del primo vescovo san Costanzo, e che continua nel tempo. Abbiamo perciò fiducia in un tempo migliore, intravisto da san Giovanni Paolo II come una nuova primavera della Chiesa nel segno della speranza. E la primavera, per quanto l’inverno possa essere freddo e duro, arriva sempre, e porta con sé la bellezza del creato in fiore. Allo stesso modo, «la speranza cristiana – ha ricordato Papa Francesco – si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese». Radicati e fondati su questa speranza che viene da Dio, guardiamo al futuro con fiducia, certi che il Signore non ci abbandona. Nella viva memoria del vescovo e martire Costanzo, chiediamo al Signore una nuova primavera per la nostra Chiesa e per la società intera, perché possiamo vivere sempre più da veri fratelli».

foto Rita Floridi