Gubbio – Progetto Policoro, un laboratorio per orientarsi nel mondo del lavoro

“Orientarsi a partire da sé” è il titolo del corso di formazione esperienziale pensato per i giovani tra i 17 e i 35 anni, incentrato sul tema dell’orientamento al lavoro, promosso e organizzato dal Progetto Policoro della Diocesi di Gubbio, in collaborazione con l’Ufficio Informagiovani del Comune di Gubbio.
L’iniziativa fa seguito all’indagine su giovani e lavoro che il Progetto Policoro ha realizzato nel corso del 2019. Scopo del progetto è di dare vita a un laboratorio che faciliti i ragazzi nel difficile processo decisionale che porta a delineare l’orizzonte futuro, accompagnandoli a comprendere davvero le proprie qualità e le proprie inclinazioni, per arrivare a trovare in se stessi la motivazione, la fiducia e l’entusiasmo nell’intraprendere la propria strada, sia nell’ambito formativo sia in quello professionale.
Il corso di formazione sarà articolato in sette incontri a cura della dottoressa Petra Sannipoli, psicologa e psicoterapeuta, che si terranno presso la Sala del Centro Giovani di Gubbio, in via del Popolo n. 15 (nel quartiere di San Martino, vicino al teatro comunale “Luca Ronconi”).
Il primo incontro, intitolato “Piacere, io sono…”, si svolgerà venerdì 7 febbraio, dalle ore 15,30 alle 17. Gli altri – dedicati a vari argomenti, tra i quali anche le basi per delineare un piccolo business plan personale – si terranno ogni venerdì a cadenza settimanale, fino alla chiusura del 20 marzo.
Per partecipare al corso è necessaria l’iscrizione, al costo di 20 euro, che sarà possibile effettuare fino a lunedì 3 febbraio. I posti a disposizione sono venti.
Per maggiori informazioni si può fare riferimento sui seguenti contatti telefonici 3486434299 oppure 3335618424, o scrivere una mail all’indirizzo diocesi.gubbio@progettopolicoro.it. Per i dettagli del corso è possibile consultare anche il sito web www.diocesigubbio.it e la pagina Facebook Progetto Policoro Diocesi Gubbio.

Perugia: presentato il centenario del Don Bosco. Il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi: «La presenza salesiana è parte integrante del “villaggio educativo” della nostra città»

«Valorizzare i cento anni dell’Istituto Don Bosco di Perugia significa riscoprire anche per la nostra Chiesa il senso della parola “educare”». Così il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022) tenutasi il 30 gennaio, nella Sala San Francesco dell’Arcivescovado di Perugia; occasione per annunciare alcuni dei principali eventi in preparazione e programmati a partire dal 2020. Il primo, presentato dal direttore dell’Istituto salesiano don Giorgio Colajacomo, è la “Festa di Don Bosco”, in calendario domenica 2 febbraio, dalle ore 10, a cui sono stati invitati il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi, il prorettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la prorettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. «Sono stati invitati a confrontarsi – ha spiegato don Colajacomo – sulla linea tracciata dal Santo: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che quest’anno il nostro rettor maggiore ha ripreso per la cosiddetta “strenna” con la quale Don Bosco ogni anno inviava un messaggio alla famiglia salesiana».

Mons. Salvi, soffermandosi sul ruolo dei Salesiani nell’educazione-formazione, ha ricordato che «nella enciclica Populorum progressio la Chiesa veniva definita “esperta in umanità”, con la missione di indicare dei percorsi educativi adeguati anche alle sfide attuali e questa sua visione è al servizio della realizzazione della piena umanità. C’è un documento conciliare che corrisponde molto alla “missione salesiana”, che è la Gravissimum educationis. Ci parla dello sviluppo armonico delle capacità fisiche, morali e intellettuali finalizzati alla graduale maturazione del senso di responsabilità, che è la conquista di una vera libertà. In questo contesto, la formazione della persona risponde ad esigenze quali l’umanizzazione dell’educazione nel mettere la persona al centro dell’educazione stessa in un quadro di relazioni che costituiscono una comunità viva, interdipendente e legata ad un destino comune. In questo modo si qualifica l’azione salesiana, quella di un umanesimo solidale, dove il compito non si esaurisce ad elargire un servizio formativo, ma si occupa di un processo educativo integrale sulla persona. Non si chiede di vivere una specificità, ma la costruzione umana nella sua interezza. Per questo è molto importante che la presenza salesiana a Perugia e in Umbria possa continuare, perché, come dice il Papa, un cambiamento della società è possibile solo attraverso la costituzione di un “villaggio educativo” con il coinvolgimento di tutte le sue componenti. E la presenza salesiana è parte integrante di questo villaggio che educa alla crescita globale dell’uomo. Il terreno su cui va realizzato il villaggio deve essere innanzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità come elemento costitutivo dell’educazione».

Nel presentare gli eventi in preparazione al centenario, il direttore don Colajacomo ha detto che «il centenario non vuole essere una rievocazione nostalgica del passato, perché la presenza salesiana non si esaurisce nei suoi primi cento anni, ma “ci aspettano tempi belli” come scrisse il rettor maggiore nella pubblicazione del 90° di presenza salesiana a Perugia. Don Bosco ci ha insegnato a guardare al futuro, a questa sfida educativa grande con occhi positivi e con ottimismo. Per questo abbiamo intitolato il centenario: “Cento anni di futuro”, perché la tradizione non è la custodia delle ceneri, ma è la garanzia del futuro. Non a caso la celebrazione sarà una serie di iniziative collocate nelle tre aree dell’impegno attuale del Don Bosco: formazione professionale; ambito universitario; sport e tempo libero. Iniziative concrete, determinate che cercheranno di far progredire l’impegno dei Salesiani in questi campi per contribuire ad educare e a formare giovani chiamati un domani a costruire il bene comune».

«Siamo in un’epoca di cambiamento e rinnovamento – ha commentato il direttore don Colajacomo – soprattutto per i giovani che si preparano al lavoro, nell’acquisire una qualifica professionale anche grazie al prossimo varo di una legge regionale, che auspichiamo avvenga quanto prima. Una legge per ripristinare i percorsi triennali, a partire dai quattordicenni, in vista della qualifica professionale, con un quarto anno per il conseguimento del diploma e la possibilità di compiere il percorso scolastico e di accedere a quello universitario». Al riguardo don Colajacomo ha annunciato un evento importante, programmato il prossimo 23 aprile a Perugia, quello dell’Assemblea nazionale della formazione professionale CNOS-FAP con il coinvolgimento anche degli organismi Ue preposti in materia. Diverse le iniziative in preparazione al centenario che vedranno un’opera caritativo-sociale, uno studio sull’influenza salesiana nella società perugina e la riproposizione della storica processione di Maria Ausiliatrice, la «Maestra di Don Bosco», il 24 maggio 2023, in ricordo della prima processione per le vie della città organizzata dai Salesiani l’anno seguente al loro arrivo.

Sull’influenza salesiana a Perugia anche i numeri hanno la loro importanza. Basti pensare che dal 1922 ad oggi circa 30.000 giovani sono cresciuti e maturati nel vivere l’esperienza delle Opere salesiane, dalle scuole media e licei classico, scientifico e linguistico al Centro di formazione professionale, dal convitto per studenti di scuola media e superiore all’attuale per universitari, fino alle attività oratoriali e sportive, a cui va aggiunto tutto l’indotto (educatori, insegnanti, famiglie…). Numeri che testimoniano quanto ha inciso anche nel tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo dal Don Bosco, contribuendo non poco al bene comune.

Giornata per la Vita: il 31 gennaio l’incontro del Cav eugubino-gualdese

In vista della “Giornata per la Vita” del 2 febbraio prossimo, il Cav dell’Alto Chiascio e l’Ufficio di pastorale familiare della Diocesi di Gubbio hanno organizzato un incontro sul tema “Figlio: ricchezza per­sonale e sociale – Sempre meno figli: che cosa ci perdiamo­?”. Sono previsti gli interventi di Assuntina Morresi, docente universit­aria e presidente del Movimento per la Vita dell’Umbria, e Nadia Mosca, ostetrica e coordi­natrice dei consultori dell’Alto Chiascio. Appuntamento fissato per venerdì 31 gennaio, alle ore 17,30, nell’aula magna del liceo cla­ssico “Mazzatinti”, in piazzale Leopardi a Gubbio.
Il Centro di aiuto alla vita (Cav) dell’Alto Chiascio è attivo a Gubbio da circa un anno fa e a Gualdo Tadino da fine 2019. L’obiettivo è quello di dare sostegno alla maternità e alla genitorialità, quando ci siano problemi e difficoltà. Il tutto grazie a progetti di aiuto personalizzati, immediati e concreti, e grazie all’attività di circa 20 volontari. Dal febbraio 2019 è aperto uno “sportello di ascolto” al Centro salute di Gubbio e dal dicembre scorso anche presso il Centro salute di Gualdo Tadino.
La Legge 194 del 1978, infatti, prevede un colloquio preventivo e di riflessione con la donna che vorrebbe interrompere la gravidanza, a tutela della gravidanza stessa e per verificare i “seri e gravi motivi per la salute fisica e psichica della donna”, previsti come condizione dalla normativa, e tale colloquio può essere svolto da associazioni di volontariato. In particolare, l’art. 5 chiede di mettere in campo aiuti ordinari e straordinari perché la donna rinunci a interrompere la gravidanza.
Al Centro di aiuto alla vita si possono rivolgere donne e coppie che sono in dubbio se accettare e sostenere una gravidanza inattesa o indesiderata. Le incertezze possono essere collegate a disagi sociali ed economici, ma anche a problemi di salute.
Alla donna o alla coppia che accetta l’accompagnamento da parte del Cav, viene proposto un progetto di aiuto pensato “su misura” per favorire una gravidanza serena e per raggiungere l’autonomia del nucleo familiare. La mamma o la coppia possono essere seguiti e assistiti fino al primo anno del bambino. Se necessario, anche con un sussidio economico e, in casi particolari, un’accoglienza temporanea in case o strutture del territorio.
Ogni progetto di aiuto è strutturato su diversi piani di intervento, tra loro integrati: psicosociale (colloqui con psicologi, educatori e pedagogisti) e assistenziale (erogazione di sussidi mensili, di beni di prima necessità per bambini, come pannolini, capi di vestiario, attrezzature, e per i loro genitori come la “borsa della spesa” con cadenza quindicinale).
Ogni informazione può essere richiesta allo “sportello di ascolto” del Centro salute di Gubbio, in largo San Francesco (secondo piano di fronte al consultorio), ogni secondo e quarto mercoledì del mese, dalle ore 15 alle 17; oppure andare nella sede del Cav di Gubbio, presso il complesso di “San Filippo” (ingresso da Via Ubaldini, al secondo piano), il terzo venerdì del mese, dalle 17 alle 19. A Gualdo Tadino, invece, lo “sportello di ascolto” si trova al Centro salute in zona Giardini, aperto il secondo e quarto giovedì di ogni mese, dalle ore 15 alle 17. Per informazioni e chiarimenti si possono contattare i numeri di telefono 3282337801 e 3485269475, oppure scrivere alla mail cavgubbio@libero.it.
Il Cav Alto Chiascio si sostiene con l’autofinanziamento dei volontari, donazioni e iniziative di raccolta fondi. Eventuali offerte possono essere inviate con bonifico bancario al Centro aiuto alla vita di Perugia onlus, Iban IT74S0200803037000029445119, specificando nella causale “Cav Alto Chiascio”.

Spoleto – Giornata per la Vita: testimonianze sul tema “Aprite le porte alla vita”, concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco in Assisi e Messa per i nati nell’anno in Duomo. L’evento Racconta la Vita sarà condotto dalla giornalista Lorena Bianchetti

Domenica 2 febbraio la Chiesa celebra la 42ª Giornata per la Vita dal tema “Aprite le porte alla vita”. L’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, organizza due eventi: Racconta la Vita e la Messa per i nati nell’anno.

Racconta la Vita. Si terrà sabato 1° febbraio alle ore 18.00 all’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto (Scuola di Polizia). Il pomeriggio, condotto da Lorena Bianchetti giornalista RAI (conduttrice di A Sua Immagine), prevede alcune testimonianze significative inerenti al tema “Aprite le porte alla vita” e un concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco di Assisi.

Messa per i Nati nell’anno. Domenica 2 febbraio alle ore 11.30 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo presiederà la Messa nella quale affiderà a Dio datore della vita tutti i bambini nati nell’anno 2019 presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. L’invito naturalmente è esteso anche a quei piccoli residenti nella Diocesi di Spoleto-Norcia ma nati in altri ospedali dell’Umbria o fuori Regione. Sotto il portico della Cattedrale i genitori che lo vorranno potranno appendere la foto del proprio figlio/a. Nella sacrestia della Cattedrale sarà possibile allattare o cambiare i bambini. Al termine della Messa, in Piazza, verranno lanciati verso il cielo palloncini celesti e rosa.

Le parole dell’Arcivescovo. «Questi appuntamenti – ha più volte sottolineato mons. Renato Boccardo – sono pensati a favore della vita e non contro qualcosa. È dunque un’iniziativa del sì alla vita; poi, da questo sì scaturiscono alcuni no, ma all’inizio c’è un sì che è accoglienza. Noi Vescovi siamo convinti – come abbiamo scritto nel messaggio che come Consiglio Permanente della Conferenza episcopale italiana abbiamo redatto per questa Giornata – che l’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri».

Perugia: solenne concelebrazione in cattedrale in onore di San Costanzo patrono della città. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «Accettare la fede povera e umile dei piccoli è la grande e stupenda buona novella che la Chiesa ancora oggi ha il coraggio di annunciare al mondo»

Con la solenne concelebrazione eucaristica del pomeriggio del 29 gennaio, nella cattedrale di Perugia, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti insieme ai vescovi dell’Umbria e alla presenza dei rappresentanti delle massime Istituzioni civili e del mondo della cultura del capoluogo regionale, si sono conclusi i festeggiamenti in onore del santo patrono Costanzo, vescovo e martire, «padre della fede perugina», così definito dallo stesso cardinale durante i Primi Vespri della vigilia, celebrati il 28 gennaio nella basilica intitolata al santo, al termine della processione della “luminaria” che ha visto una numerosa partecipazione di fedeli. Partecipazione che ha rinsaldato il legame tra la città civile e quella religiosa, come ha evidenziato, all’inizio dell’omelia in cattedrale, il cardinale Bassetti.

«Sono lieto di celebrare con le rappresentanze religiose e civile di tutta l’Arcidiocesi la festa di San Costanzo, padre e fondatore di questa santa Chiesa perusino-pievese – ha esordito il presule –. Ieri sera si è svolta, in modo gioioso e solenne, una molto partecipata “luminaria” dal Palazzo comunale dei Priori alla chiesa dedicata al Santo. Sono contento che, da alcuni anni, siano state ripristinate tradizioni antiche che possono rinsaldare stretti legami tra la Perugia civile e quella religiosa, uniti nella ricerca del bene comune per l’intera cittadinanza. Oggi vogliamo porci in devoto ascolto del Santo Patrono. Il messaggio del martire San Costanzo è ancora oggi una buona notizia per la nostra chiesa e la nostra città, con i loro problemi, le loro ferite e soprattutto le loro speranze».

«Costanzo ci addita Cristo e ci dice: guardate a Lui: Lui solo ci comprende fino in fondo perché è passato attraverso tutte le nostre prove. Egli ci ripete con Papa Francesco: “la fede non è una luce, che dissipa tutte le nostre tenebre, ma una lampada che guida, nella notte, i nostri passi e questo basta per il cammino”. San Giovanni Paolo II ha usato una espressione molto forte: “una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Soprattutto oggi custodire la fede significa comunicare il Vangelo in un mondo in continua trasformazione. Comunicare il Vangelo con una particolare attenzione alle nuove generazioni di adolescenti, per trasmettere ad essi l’unico mistero della croce di Cristo che può illuminare le loro inquietudini».

«Carissimi fratelli e sorelle – ha proseguito il cardinale –, il primo pensiero che la parola di Dio ci suggerisce è la parola di Isaia sul Messia. Il Messia inaugura un tempo nuovo che rovescia la logica umana. Egli verrà nel mondo a considerare e ad innalzare gli ultimi. Il suo annuncio sarà ai poveri. La sua opera sarà sui cuori spezzati, la sua testimonianza e il suo dono per gli schiavi e i prigionieri. Come a significare che l’intervento di Dio sul mondo parte da coloro che non hanno potenza, né orgoglio, né primato, né autonomia, in una parola da coloro che sono poveri. La ragione per cui Gesù morirà sarà anche per aver ripetuto nella sinagoga di Nazaret questa profezia di Isaia applicandola a se stesso: la profezia cioè del Messia che è povero, che è senza decoro, né aspetto, e muore inerme, come “gli ultimi” per la giustizia, la santità e la pace fra gli uomini. Tutto ciò è talmente vero che Gesù nel XXV capitolo di Matteo, identifica se stesso con coloro che non hanno parola, potere, autosufficienza e sono gli ultimi della vita».

«A questo proposito, la testimonianza di San Costanzo che sarebbe stato martirizzato attorno all’anno 170, è davvero eloquente – ha commentato Bassetti –. Come quello di Gesù, il suo martirio fu denso di torture. Il Preside Carisio lo fece gettare nelle terme aumentandone sette volte il calore. E quel calore sprigionò una luce così intensa che abbagliò tutti: era la luce della sua santità e della sua testimonianza. Fratelli carissimi, stasera siamo chiamati a purificarci e a testimoniare il Vangelo, perché mai nelle nostra vita i doni di Dio siano senza frutto».

«San Costanzo, padre di questa nostra Chiesa e in parte di alcune Chiese dell’Umbria, fu artefice di vera pace e volontario dell’amore, perché egli per primo visse il messianismo cristiano della “pietra scartata” e si fece ultimo donando la sua vita. Anche a noi è chiesto di essere operatori di pace e servi dei fratelli, servi per amore, come ci ha detto l’evangelista Giovanni. E questo è dovere di tutti nella Chiesa perché, pur essendo noi “un corpo solo”, “a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”. Per questo ciascuno di noi, nella fondamentale vocazione cristiana, ha nella chiesa “un ministero” e un compito insostituibile. Il Santo Padre nella sua esortazione apostolica “Evangeli Gaudium”, afferma spesso che siamo una “chiesa di delega”, di sostituzione, nella quale si aspetta che uno passi al posto dell’altro, e alcuni compiano quello che tutti debbono compiere».

San Costanzo ci esorta ad essere operatori di pace e servi dei fratelli – ha evidenziato il cardinale avviandosi alla conclusione –, dopo essersi lui stesso identificato con l’amore povero e umile di Dio e aver scelto, come Gesù, di donare la propria vita. Solo il Vangelo ci espropria dai nostri egoismi, dai nostri orgogli, dai nostri idoli e ci pone nella condizione di accettare la fede povera e umile dei piccoli. È questa la grande e stupenda buona novella che la chiesa ancora oggi ha il coraggio di annunciare al mondo, che cammina su ben altre strade. Essa aspetta da ciascuno di noi la sua attuazione, non solo nel segreto della nostra anima, ma nella testimonianza forte e decisa della nostra vocazione».

Perugia: La 42a Giornata nazionale per la vita. Il cardinale Bassetti: «Occorre avere coraggio, perché la vita va accolta, amata e rispettata dall’inizio alla fine»

«A me basta guardare un bambino, una bambina per dire che sono un inno alla vita. E un inno alla vita è un inno alla speranza. Se c’è una creatura in mezzo a noi, vuol dire che Dio ci vuole ancora bene, vuol dire che non abbandona l’umanità». A sottolinearlo in occasione della 42a Giornata nazionale per la vita, dal titolo “Aprite le porte alla vita”, è il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, mentre la sua comunità diocesana si prepara a questa significativa giornata, che la Chiesa celebra domenica 2 febbraio, promossa nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dall’Ufficio per la pastorale familiare e dal Movimento per la Vita dell’Umbria, offrendo alcune iniziative.

La prima, in calendario giovedì 30 gennaio (ore 21), nella concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, è un incontro di preghiera e di riflessione con l’adorazione eucaristica e la testimonianza di Sara e Francesco Catarinelli, «genitori di una bambina nata con una gravissima malformazione, ma ugualmente da loro amata e soprattutto accolta», spiegano Maria Rita e Gianluca Carloni, direttori dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. «La bambina – proseguono i coniugi Carloni – è nata in ospedale con l’aiuto di medici attenti a questo particolare caso e con il sostegno di una comunità che ha sempre pregato per lei. La storia e le coraggiose scelte di questa famiglia sono state accolte dal nostro cardinale. Successivamente Sara, Francesco e la loro piccola creatura sono stati ricevuti da papa Francesco».

La preparazione alla Giornata per la Vita proseguirà venerdì 31 gennaio (ore 21), presso la chiesa dell’Ospedale perugino “Santa Maria della Misericordia”, dove si terrà l’adorazione eucaristica animata dal Rinnovamento dello Spirito, per poi culminare domenica 2 febbraio (ore 11.30), presso la chiesa dei Ss. Severo ed Agata in San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, a cui seguirà una testimonianza del Movimento per la Vita.

Il cardinale Bassetti, nel commentare il titolo di questa 42a Giornata, “Aprite le porte alla vita”, si interroga su cosa è «la paura di vivere», che spesso «si concretizza anche in paura economica a causa della mancanza di lavoro in una famiglia. Purtroppo oggi i nostri giovani, in Umbria e in Italia, sono quattro volte più disoccupati dei loro coetanei di altri Paesi europei». A questa paura, sottolinea il cardinale, «bisogna avere il coraggio di reagire, di affidarsi di più alla provvidenza, perché se la nostra vita è soltanto ripiegata su se stessa, sui nostri quattro conti, ma non diventa un inno alla vita, è un problema. Occorre avere coraggio, perché la vita va accolta, amata e rispettata dall’inizio alla fine. La vita è un dono che ci viene fatto e noi dovremmo riconsegnarla un giorno a Chi ce l’ha donata».

Perugia: Al via le celebrazioni in onore del santo patrono Costanzo con la processione della “luminaria” e la celebrazione dei Primi Vespri solenni. Il cardinale Bassetti: «Chiediamo al Signore una nuova primavera per la nostra Chiesa e per la società intera».

Con la processione della “luminaria” e la preghiera dei Primi Vespri solenni, a Perugia, nel pomeriggio del 28 gennaio, sono iniziate le celebrazioni in onore del santo patrono Costanzo, vescovo e martire. Il cardinale Gualtiero Bassetti, nell’omelia dei Vespri, rivolgendosi alle autorità civili e religiose e ai numerosi fedeli che gremivano la basilica intitolata al patrono, ha definito Costanzo «padre nella fede».

«Come ogni anno, ci ritroviamo nella chiesa-basilica minore dedicata al santo patrono Costanzo – ha esordito il presule –. Qui sono custodite le sue reliquie, e da tempo immemorabile i perugini vi si recano per rendergli omaggio, quale padre nella fede. Anche noi siamo scesi dall’acropoli, dalla piazza grande ove si affacciano i palazzi della Perugia civile e religiosa, e dove la cattedrale sembra coniugare, in un felice abbraccio, realtà temporali e spirituali. Si tratta della storia plurimillenaria di una città e di una società che hanno trovato, nel cristianesimo, la linfa vitale per sorgere e svilupparsi, in armonia e concordia, anche se non sono mancati periodi di crisi e di contese, che, se da una parte hanno prodotto incomprensioni e sofferenza, dall’altra non hanno intaccato la consapevolezza della comune e condivisa origine cristiana».

Crescere nella pace e nel progresso civile.

«San Costanzo ci ricorda questa comune discendenza, documentata, per quanto lo riguarda, dalle decisioni dei magistrati cittadini in suo onore. Ecco perché, ancora oggi, ci invita alla condivisione e alla serietà di vita, perché si possa crescere nella pace e nel progresso civile. Scendendo verso questa storica chiesa, abbiamo attraversato una parte significativa della città. Abbiamo costeggiato antiche case e palazzi; ci siamo soffermati dinanzi a monumenti storici che hanno segnato la grandezza della nostra città: il fiorire delle arti, del benessere, dei valori sociali e religiosi. Una storia avvincente che ancor oggi ci emoziona e ci stupisce».

La precarietà del vivere.

«Al presente, certo, non mancano le difficoltà – ha commentato il cardinale –. Non sfugge a nessuno la precarietà del vivere per molti concittadini. La crisi economica, dalle caratteristiche planetarie, non ha risparmiato la nostra terra. Da anni si sono acutizzate alcune situazioni di malessere: la scarsità del lavoro, soprattutto per i giovani; i problemi all’interno delle famiglie; l’invecchiamento della popolazione, con i problemi che ne conseguono.

L’attenzione per i disagi sociali ed economici.

«Come comunità ecclesiale – ha evidenziato Bassetti – siamo stati sempre vicino a chi soffre, ai bisogni della gente. La Caritas ha organizzato servizi di prima necessità ben diffusi sul territorio, con grande attenzione per i disagi sociali ed economici. Ma siamo stati vicini soprattutto con la presenza vivificante in tante realtà sociali e comunitarie. Fede e carità sono sinonimi, favoriscono la dignità umana e salvaguardano la convivenza».

Tanti segni di speranza… i giovani che si avvicinano alla Chiesa.

«Nel nostro orizzonte, anche ecclesiale, se ci sono motivi di preoccupazione, ci sono anche tanti segni di speranza. Vi sono tante fiammelle vive, come quelle che ci hanno accompagnato stasera lungo il nostro peregrinare, che infondono calore e gioia e, soprattutto, rischiarano la nostra strada per indicarci un futuro migliore. Uno dei motivi per cui ringraziare Dio sono i giovani che si avvicinano alla Chiesa, che vivono quotidianamente l’esperienza delle parrocchie o dei gruppi ecclesiali, impegnati sui fronti della testimonianza evangelica e della carità. Ho negli occhi e nel cuore i visi belli e luminosi di tanti ragazzi e ragazze che affollano la cattedrale per incontrarsi con il loro vescovo. Sono giovani come tutti gli altri, sperimentano la fatica del vivere come tutti i loro coetanei, ma nel loro cuore è accesa quella gioia, che solo la fede in Dio può dare. Questi giovani continueranno a tenere accesa la fiaccola della fede; essi daranno un futuro alle nostre comunità ecclesiali».

La speranza che viene da Dio.

«È l’esperienza viva di Chiesa – ha concluso il cardinale – che è giunta a noi fin dal sacrificio del primo vescovo san Costanzo, e che continua nel tempo. Abbiamo perciò fiducia in un tempo migliore, intravisto da san Giovanni Paolo II come una nuova primavera della Chiesa nel segno della speranza. E la primavera, per quanto l’inverno possa essere freddo e duro, arriva sempre, e porta con sé la bellezza del creato in fiore. Allo stesso modo, «la speranza cristiana – ha ricordato Papa Francesco – si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nella storia, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese». Radicati e fondati su questa speranza che viene da Dio, guardiamo al futuro con fiducia, certi che il Signore non ci abbandona. Nella viva memoria del vescovo e martire Costanzo, chiediamo al Signore una nuova primavera per la nostra Chiesa e per la società intera, perché possiamo vivere sempre più da veri fratelli».

foto Rita Floridi

 

Terni – manifestazioni e celebrazioni per la festa del patrono San Valentino

“Per amore, dalle relazioni ferite alle relazioni risanate” è il tema proposto dalla diocesi e dal comitato per i festeggiamenti in onore di San Valentino, in occasione della festa del patrono di Terni e dell’amore e copatrono della Diocesi Terni-Narni-Amelia.

«Le feste dei santi patroni sono occasione provvidenziale per le persone e per la comunità diocesana per rafforzare la fedeltà al Signore e la comunione ecclesiale – ricorda il vescovo Giuseppe Piemontese -. Fare memoria della testimonianza del martirio e della specificità del carisma dei nostri patroni è la via della comunicazione del Vangelo ai nostri giorni. Gli eventi celebrativi, che proponiamo, vogliono coinvolgere sempre di più la città e sottolineare gli aspetti legati alla spiritualità di san Valentino e all’attualità di oggi. San Valentino ha dato una testimonianza suprema di amore attraverso il martirio, attraverso tutta la sua lunga esistenza a testimonianza di amore per Dio, per gli uomini e in modo particolare nei confronti dei giovani, degli innamorati, della famiglia noi. Vogliamo conservare ed evidenziare questi aspetti particolari mettendo al centro dei festeggiamenti di quest’anno la famiglia nelle relazioni interne, che spesso sono relazioni ferite e che è difficile ricomporre. Non vogliamo soltanto prendere atto di una situazione di difficoltà, di crisi, di disagio, ma vogliamo anche offrire una proposta su come queste relazioni ferite si possono risanare».

Le celebrazioni liturgiche
Sabato 8 febbraio alle ore 20.30 la fiaccolata-pellegrinaggio dei giovani, dei gruppi sportivi, gruppi parrocchiali della diocesi, insieme ai rappresentanti dei movimenti e associazioni giovanili e all’intera comunità diocesana, per accompagnare il trasferimento dell’urna del Santo Patrono dalla basilica di San Valentino in Cattedrale. La processione partirà dal sagrato della basilica di San Valentino e proseguirà lungo via papa Zaccaria, via San Valentino, via Menotti Serrati, via Turati, corso del Popolo, via dell’Annunziata, via del Vescovado, piazza Duomo. In cattedrale la conclusione della processione con la breve preghiera del vescovo padre Giuseppe Piemontese..

Domenica 9 febbraio, festa diocesana di San Valentino, alle ore 10 in Cattedrale a Terni, solenne pontificale presieduto dal vescovo Giuseppe Piemontese con i sacerdoti, i diaconi, le associazioni, i movimenti ecclesiali, alla presenza dei rappresentanti delle massime Istituzioni civili cittadine e regionali, autorità militari.

Il solenne pontificale sarà preceduto dall’accoglienza da parte del vescovo del corteo delle Istituzioni e i sindaci dei Comuni della Diocesi, con i rispettivi gonfaloni, che partirà da palazzo Spada alle 9.45.

Durante il pontificale si svolgeranno due segni particolari: i rappresentanti delle parrocchie di Terni offriranno un cero al Santo Patrono e il sindaco Leonardo Latini accenderà la lampada votiva e pronunzierà l’atto di affidamento della città al Santo Patrono.

Terminato il pontificale, alle ore 11.30 la cerimonia proseguirà con la processione per accompagnare, nella preghiera, l’urna di San Valentino per le vie della città verso la basilica seguendo il percorso: piazza Duomo, via Aminale, corso del Popolo, piazza Ridolfi, piazza Europa, via Garibaldi, rotonda Filipponi, via Piave, rotonda M.L.King, strada delle Grazie, via fratelli Cervi, via G.M. Serrati, via San Valentino, via papa Zaccaria, basilica di San Valentino. Sul sagrato della chiesa ci sarà la benedizione conclusiva del Vescovo.

Per favorire la partecipazione al solenne pontificale, in cattedrale e alla successiva processione, dalle ore 9.30 alle ore 12 di domenica 9 febbraio non sono celebrate le messe nelle chiese della città di Terni.

«La processione con l’urna del Santo– spiega il vescovo – vuole essere un ulteriore segno della vicinanza di Valentino alle nostre famiglie, alle nostre case e alla nostra città, bisognosa di grazia e di forza spirituale e morale. Ed è anche una espressione di fede e di amore per il Santo manifestata pubblicamente nella processione della gente, che invito ad addobbare e accendere lumi lungo la strada dove passerà la processione».

Venerdì 14 febbraio, memoria di san Valentino, alle ore 11 nella basilica di San Valentino concelebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese e a seguire benedizione della vetrata n.6 realizzata dagli studenti del Liceo Artistico di Terni, donata dal Lions Club San Valentino di Terni.

Domenica 16 febbraio alle ore 11 nella basilica di San Valentino, celebrazione della Festa della Promessa dei fidanzati presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese.

Prospettive a confronto sulla Famiglia
Primo appuntamento della riflessione dedicata alla famiglia, promossa dal comitato per i festeggiamenti in onore di San Valentino, sarà il 1 febbraio alle ore 17.30 al Museo diocesano, “Quale cambiamento nelle relazioni intrafamiliari” Intervengono: dott. Francesco Belletti docente di Politica sociale e di Sociologia della famiglia Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dott.ssa Simona Coccetta Servizi statistici Comune di Terni, dott.ssa Carla Collicelli – CNR-ITB Roma, Segretariato ASviS

Secondo incontro giovedì 13 febbraio ore 17.30 Museo diocesano, “Quali vie per relazioni familiari risanate”. Intervengono: Don Paolo Gentili, incaricato dell’Ufficio di pastorale familiare della Conferenza Episcopale Toscana; Coniugi Proietti Pierluigi e Gabriella collaboratori dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei; Casa della tenerezza Perugia, Equipe Amoris laetitia Terni.

Terzo appuntamento venerdì 3 marzo ore 17.30 Museo diocesano, “Relazioni virtuose tra economia, sviluppo e bene comune”. Il contributo di Terni come anteprima all’evento mondiale di Assisi “The economy of Francesco” del 26-28 marzo 2020.
Intervengono: suor Alessandra Smerilli docente ordinario di Economia Politica alla Facoltà “Auxilium” di Roma, Avv. Francesca Di Maolo presidente dell’Istituto Serafico di Assisi e Team Giovani.

Il contest Giovani

Dopo il grande successo dello scorso anno, il Servizio di Pastorale Giovanile della diocesi di Terni-Narni-Amelia propone la seconda edizione del contest Fatti sentire!!! dedicata al tema “Ama e dona la vita!”, che si lega alla festa di San Valentino patrono dell’amore e della città di Terni e all’VIII centenario del martirio dei Protomartiri francescani originari della valle ternana, uccisi in Marocco nel 1220.
Il candidato dovrà realizzare un prodotto artistico inedito che esprima il proprio punto di vista sul tema: “Ama e dona la vita!” scegliendo il linguaggio che preferisce tra scrittura, musica, fotografia e videomaking.
Il contest è aperto a tutti i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 30 anni, residenti o domiciliati nel territorio della provincia di Terni o iscritti ad un istituto scolastico, università, comunità presente sul territorio della diocesi di Terni-Narni-Amelia.
Gli elaborati partecipanti alle quattro categorie saranno valutati da una giuria nominata dall’organizzazione del contest che determinerà una classifica basandosi sulla propria sensibilità artistica e umana e sulla propria competenza tecnica. I vincitori saranno annunciati il 16 febbraio nel corso di una serata evento inserita nell’ambito dei festeggiamenti in onore del patrono di Terni San Valentino. Ciascun vincitore riceverà un buono spesa del valore di €500,00.
Il contest è realizzato nell’ambito degli eventi per la festa di San Valentino con il contributo della Fondazione Carit.
Per saperne di più https://www.pastoralegiovanileterni.it/fattisentire2020/

La festa del patrono della città di Terni,
San Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, durato, secondo la tradizione, ben 76 anni, come maestro di questa città, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore, del matrimonio, della famiglia, ma anche di testimone fino al martirio della coerenza alla fede, della libertà religiosa, del dialogo interreligioso, della cura e preoccupazione per la città. Da Terni, ancora oggi, parte il messaggio di san Valentino: l’amore vero, fedele ed eterno è possibile anche ai nostri giorni alimentato e protetto quotidianamente dall’umiltà, dalla fede in Dio, dalla preghiera costante, dalla pazienza e dal continuo perdono.

Movimenti per la vita dell’Umbria, una giornata per celebrare la vita e dare speranza

La Federazione Umbra dei Movimenti per la Vita e dei Centri di Aiuto alla vita si appresta a celebrare la 42° Giornata Nazionale per la Vita. In diverse località della regione, laddove sorge uno dei MpV o un Centro di Aiuto alla Vita, si svolgeranno nei prossimi giorni iniziative per informare, sensibilizzare e far riflettere l’opinione pubblica sui temi della vita nascente, ma non solo.

Per sottolineare l’importanza ma anche descrivere quello che è il quotidiano di queste associazioni di volontariato che sostengono la maternità più fragile e il diritto alla vita, si è svolta oggi a Perugia una conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, con un accenno anche a quelli che sono i numeri della demografia nella nostra regione, che fanno una foto precisa e impietosa della realtà. I dati (allegati più oltre) sono stati gentilmente messi a disposizione dalla sociologa prof. Rosita Garzi, docente presso l’Università degli Studi di Perugia.
Ad intervenire in conferenza è stata la presidente della Federazione Umbra MpV, Assuntina Morresi che – dopo aver ricordato i dati e i numeri legato alle attività dei vari presidi MpV (vedere scheda più in basso) ha spiegato:

“In Umbria lo scorso anno abbiamo svolto attività sia di formazione di personale sanitario legato alla gravidanza, sia di sensibilizzazione sui temi della vita: anziani, fine vita, etc, Abbiamo cercato di abbracciare le varie situazioni di fragilità: in particolare con riferimento all’invecchiamento della popolazione. Famiglie più sottili, più fragili non solo con pochi figli ma anche con una rete parentale più ridotta che quindi sosterrà con difficoltà, nel tempo, la famiglia stessa’”.

Presente anche la presidente del Movimento per la Vita di Todi, Daniela Durastanti, che sarà sede di una delle iniziative divulgative in programma (vedere sotto).

In molte piazze italiane – è stato ricordato in conferenza – e anche in Umbria, nelle principali parrocchie cittadine, i volontari del MpV e CAV offriranno primule, le prime piante che nascono a primavera, raccogliendo delle offerte. E’ un modo per sostenere le tante attività a favore delle madri in attesa e dei loro bambini.

Il tema della 42° Giornata per la Vita è Aprite le porte alla Vita, ed è anche il titolo del messaggio dei vescovi italiani in occasione della ricorrenza, il cui testo è disponiblie qui: https://famiglia.chiesacattolica.it/aprite-le-porte-alla-vi/

Assisi: giorno della Memoria. Pubblicato un libro di un’ebrea salvata ad Assisi

È stato mostrato dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, nel corso della cerimonia della Prefettura di Perugia in occasione della Giorno della Memoria, che si è tenuta lunedì 27 gennaio al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, nel Vescovado-Santuario della Spogliazione il romanzo intitolato “Gli abitanti del Castelletto”. Il libro inedito, scritto da una bambina ebrea che allora aveva solo dieci anni, ed ora vive a Gerusalemme, Mirjam Viterbi Ben Horin, rifugiata ad Assisi con la sua famiglia, è uscito proprio in questo giorni e sarà presentato lunedì 10 febbraio alla presenza della presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello e del giornalista del Tg1, Ignazio Ingrao. “E’ una storia felice, a prima vista – ha detto il vescovo – , ma che nasconde l’altra faccia della tragedia dell’olocausto. A leggere tra le righe, Mirjam racconta la Shoah. La racconta, paradossalmente, evitando di raccontarla. Questa ragazza è ancora capace di sognare”.

Alla cerimonia hanno partecipato il prefetto Claudio Sgaraglia, la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti e le massime autorità civili e militari.

La presidente Tesei nel sottolineare l’importanza del Museo della Memoria e dei laboratori che vengono realizzati, ha precisato che in essi bisogna andare per “vedere il passato, analizzare il presente e avere in mente il futuro. La conoscenza che viene trasmessa è importantissima, soprattutto per gli studenti. Giornate come questa ci devono aiutare a una prospettiva basata sul rispetto e sull’insindacabilità di alcuni valori”.

Sono state consegnate le medaglie d’onore a cinque umbri quale riconoscimento per i “cittadini italiani, militari e civili deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, ai quali, se militari, è stato negato lo status di prigioniero di guerra, e ai familiari dei deceduti, che abbiano titolo per presentare l’istanza di riconoscimento dello stato di lavoratore coatto”. A ricevere le medaglie sono stati Amedeo Faloci, nato a Montone nel 1927 e i familiari di Guido Casagrande, nato a Gubbio nel 1916, Agostino Conocchia, nato a Montefalco nel 1921, Guglielmo Iezza, nato a Castellamare di Stabia nel 1920 e Domenico Macellari, nato a Tarquinia nel 1912. Nel corso della cerimonia, alla quale hanno partecipato gli studenti della scuola secondaria di primo grado Frate Francesco di Assisi, il sindaco Stefania Proietti ha annunciato l’iniziativa presa insieme al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” di conferire la cittadinanza onoraria per la pace ai tredici sopravvissuti ai campi di sterminio nazista e ancora oggi in vita.