Assisi – presentazione dei dati dei cammini francescani in Umbria

Aumentano di anno in anno gli appassionati dei cammini francescani e del turismo lento. Verranno presentati mercoledì alle 11, nella Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, i dati ufficiali dei pellegrini camminatori che nel 2019 hanno fatto tappa alla Basilica di San Francesco e le statistiche di “Di qui passò Francesco” e della “Via di Francesco”. I numeri di Assisi verranno presentati da fra Jorge Fernandez (OfmConv) e confermano ancora una volta che l’Umbria è tra le mete più gettonate in Italia. La “Statio Peregrinorum”, a cura del Sacro Convento, raccoglie e divulga i dati di affluenza relativi a chi raggiunge la città del poverello a piedi, in bicicletta, a cavallo o con handbike.

All’incontro parteciperanno tra gli altri i responsabili della “Statio Peregrinorum” del Sacro Convento di Assisi, Fra Paul e Fra Abelardo, il Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, il Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino, il Sindaco di Assisi Stefania Proietti, l’Assessore al Turismo della Regione Umbria, Paola Agabiti Urbani, e il Direttore generale di Sviluppumbria, Mauro Agostini.

Assisi – presentazione del libro scritto da una bambina ebrea nascosta in Assisi negli anni ’43-’44 “Miriam Viterbi, simbolo di tutti i perseguitati”

“Gli abitanti del Castelletto, una luce nel buio della Shoah” è il titolo del romanzo scritto da Mirjam Viterbi Ben Horin, ebrea salvata in Assisi insieme alla sua famiglia negli anni della persecuzione nazista del 1943-1944, che verrà presentato lunedì 10 febbraio alle ore 10,30 nella sala della Spogliazione del palazzo vescovile di Assisi. “Mirjam racconta la shoah in modo tutto suo” – dice il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino che l’ha incontrata durante uno dei suoi ultimi viaggi in Terra Santa”. In quella occasione Mirjam le mostrò questo romanzo scritto da lei a dieci anni mentre era nascosta in un alloggio privato qui in Assisi nel periodo 1943-1944. Un romanzo con tanto di titolo ‘Gli abitanti del Castelletto appunto, con perfetta grafia, disegni e di correzioni che sono stati riprodotto dall’originale. “E’ una storia semplice ma interessante – dice ancora il vescovo , da leggere in ‘controluce’. Un sogno che si leva come un raggio luminoso da un fondo scuro. Quel ‘castelletto’ è immaginato tra le nubi, ma ruzzola ben presto sulla terra. Si dovrebbe frantumare. Ed invece resta in piedi, diventando un luogo di vita, di relazioni, di pace. Di giorno in giorno Mirjam scrive il suo sogno. Persino disegna. Proprio non vuol credere, non può credere, che una orribile follia abbia potuto fare irruzione nella sua vita. E sognando, salva la sua vita. La salva dalla paura, dalla depressione, dalla sconfitta. Questo romanzo esprime tutta la capacità di intessere relazioni fraterne, di vincere la tentazione della guerra, e di costruire un mondo di pace”. Per motivi organizzativi la presentazione cade nel giorno in cui si ricorda anche un’altra tragedia, quella degli italiani vittime delle foibe. “Memoria della Shoah e Ricordo delle foibe non sono in contrapposizione”, sottolinea ancora il vescovo. “Anzi, attraverso Mirjam e la sua storia vogliamo dare voce a tutte le persone, di qualsiasi razza e religione che hanno subito persecuzione e violenza fino allo sterminio”. Il romanzo si apre con una introduzione di monsignor Sorrentino, una prefazione della stessa autrice e una postfazione della psicoterapeuta Miriam Marinelli che legge, tra le righe, nell’animo di questa bambina. Alla presentazione interverranno: monsignor Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino; Stefania Proietti, sindaco di Assisi; Marina Rosati, ideatrice del “Museo della Memoria, 1943-1944”; Ruth Dureghello presidente della comunità ebraica di Roma. L’incontro sarà moderato da Ignazio Ingrao, giornalista del Tg1.

Città di Castello – attività dell’archivio storico diocesano e della biblioteca “Storti-Guerri”

Dopo la pausa per le festività natalizie, lo scorso 14 gennaio ha riaperto al pubblico la sala consultazione dell’Archivio storico diocesano e della Biblioteca diocesana “Storti – Guerri” di Città di Castello. Nel 2019 sono stati ben 876 gli utenti che hanno frequentato la sala studio (con un aumento del 2,4% rispetto al 2018); sul totale, 404 accessi si riferiscono a ricerche d’archivio e 472 a studi condotti in biblioteca. L’anno ha segnato un vero e proprio record di presenze: nel 2013 gli accessi complessivi erano stati 222 e nel 2014 ammontavano a 220; nel 2015 era stato registrato il numero più alto, con 827 accessi totali, scesi a 737 nel 2016 e nuovamente saliti a 810 nel 2017 e a 855 nel 2018. Con i quasi 900 accessi, il 2019 si caratterizza perciò come l’anno con il maggior numero di utenti dall’apertura dall’attuale sede dell’archivio nel 1978. Negli ultimi sette anni si sono registrati 4.547 accessi, per una media annuale di 649 presenze. Le domande di studio presentate sono state 60 (erano state 37 nel 2018) e i prestiti librari 186 (erano stati 140 nel 2018). Il dato del 2019 è ancora più significativo se si considera che nel mese di marzo ha ripreso piena funzionalità la Biblioteca comunale, nella nuova e funzionale sede di palazzo Vitelli a San Giacomo.
L’incremento degli utenti in entrambe le principali biblioteche cittadine evidenzia la forte domanda di cultura presente in città, alla quale la diocesi sta cercando di rispondere in maniera sempre più ampia con il potenziamento delle proprie strutture. Nel corso del 2019, infatti, all’interno della sede della “Storti – Guerri” è stato allestito un deposito di 60 mq destinato al reparto periodici, che raccoglie numerose annate di riviste a partire dal 1842 fino al 2019. Per l’anno in corso è previsto l’allestimento di spazi espositivi, che permettano l’organizzazione di piccole mostre documentarie. I lavori di potenziamento della sede sono stati possibili grazie ai contributi Cei derivanti dall’8×1000 alla Chiesa cattolica.

Gubbio – alla biblioteca Sperelliana si parla di Africa e migranti

L’emigrazione dall’Africa va spiegata ed è proprio con questo intento che nasce il libro “Rivogliono il loro pesce”. Dopo Padova, Vicenza, Tuoro, Perugia, Bastia Umbra e Assisi, arriva anche a Gubbio il volume edito da Cedres Press, opera dello scrittore e docente universitario originario del Benin, Jean-Baptiste Sourou. Sarà presentato sabato 8 febbraio alle ore 16,30 nella Sala dell’ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di Gubbio.
Si tratta di 210 pagine scritte per incentivare un dialogo fruttuoso tra l’Europa e l’Africa intorno al tema dell’emigrazione. Il libro tocca molti argomenti di grande attualità tra cui il dramma delle materie prime, il land e ocean grabbing, cioè l’accaparramento delle terre fertili e delle risorse ittiche africane da parte di stati stranieri e multinazionali, l’inquinamento dell’ambiente e dello spazio di vita delle popolazioni e la piaga della corruzione.
L’autore, che vive in Italia e studia il fenomeno migratorio, con un linguaggio semplice e pieno di ritmo conduce il lettore alla scoperta di un continente africano che non è quello narrato dai media. Jean-Baptiste Sourou aiuta il pubblico a superare gli stereotipi secolari e a non cadere vittima dei vari slogan sull’emigrazione, bensì a farsi un’idea oggettiva e documentata su quella proveniente dall’Africa.
“Rivogliono il loro pesce” racconta un’Africa che non si arrende perché, nonostante le vicende dolorose della storia passata e del presente, essa cerca sempre le soluzioni e le vie d’uscita verso la speranza.
Sourou, da più di un decennio, si impegna con alcuni amici a sensibilizzare i giovani africani sui rischi di una migrazione non pensata in Europa e investono nella ricerca di progetti alternativi per favorire la permanenza o il rientro dei migranti nei paesi di origine. Una attività che porta avanti soprattutto con la onlus assisana “Il Cedro”, della quale Jean-Baptiste Sourou è presidente. Informazioni sul sito web www.cedres-ong.org o sulla pagina Facebook “Cedres Ong”.

Perugia – 5 febbraio festa di sant’Agata. Per l’occasione sarà posta nella lunetta della nicchia esterna della parete d’ingresso una pregevole ceramica raffigurante l’immagine della santa

Anche a Perugia è sentita la devozione per sant’Agata, vergine e martire. Non pochi fedeli si danno appuntamento nell’omonima chiesa, nella centralissima via dei Priori, a pochi passi dal Palazzo comunale, il 5 febbraio, giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica della patrona di diverse categorie di artigiani, in particolare i fonditori di campane e i tessitori. Per la sua città di origine, Catania, sant’Agata è invocata come protettrice da eventi naturali catastrofici (eruzioni vulcaniche e terremoti), oltre ad esserlo delle lattanti e delle donne con gravi patologie al seno per la natura del martirio subito con il taglio delle mammelle, al tempo dell’imperatore Decio, il 5 febbraio dell’anno 251 d.C. La sua santità si è presto diffusa in tutto il continente e a Perugia il suo culto risale al Medioevo. Tanto è vero che si hanno notizie della chiesa a lei intitolata dall’epoca dell’imperatore Federico Barbarossa e la struttura architettonica giunta sino a noi è quella costruita all’inizio del XIV secolo.

Quest’anno, a Perugia, la festa di sant’Agata vedrà anche un’iniziativa culturale in programma mercoledì 5 febbraio, alle ore 17.45, che precede la celebrazione eucaristica animata dal Coro “Coristi a Priori”. Sarà benedetta e inaugurata una pregevole ceramica raffigurante l’immagine della santa, collocata nella lunetta della nicchia esterna della parete d’ingresso. L’opera è stata commissionata dal rettore della chiesa di Sant’Agata mons. Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici della cattedrale di San Lorenzo, alla bottega ceramista di Antonietta Taticchi in via dei Priori, realizzata in collaborazione con l’artista Marco Mariucci. Al termine della celebrazione eucaristica si terrà un incontro di festa nella sala intitolata a mons. Luigi Piastrelli, “storico” rettore della chiesa di Sant’Agata. Un luogo di culto che è un vero scrigno d’arte e di storia valorizzato nel secolo scorso anche a livello culturale da mons. Piastrelli, opera che prosegue con il suo successore mons. Sciurpa.

Al presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo si devono i recenti lavori di restauro che hanno portato alla luce sulle volte interne due affreschi di santi, forse padri della Chiesa; mentre nella parete vicino alla porta d’ingresso, al di sopra dell’immagine della Trinità a tre volti, è riemerso un affresco dedicato alle stigmate di san Francesco di Assisi. La chiesa di Sant’Agata, intitolata anche a San Severo, fu ampliata nel XIV secolo a seguito della demolizione dell’antica chiesa di San Severo in piazza grande (oggi piazza IV Novembre), in concomitanza dell’ampliamento del Palazzo comunale dei Priori. «Lo stile della chiesa di Sant’Agata – spiega il rettore mons. Sciurpa – appartiene al gotico francescano e la sua struttura è ogivale, a due campate di volte a crociera, su sei mezze colonne immurate nelle pareti. Nella chiesa vi sono importanti affreschi di scuola umbro-senese, ispirati a Simone Martini e a Pietro Lorenzini, che la rendono originale nel suo genere e scrigno prezioso d’arte e di storia».

Nocera Umbra – festa del patrono san Rinaldo. Don Ferdinando Cetorelli: “Il nostro patrono amico e compagno di San Francesco”

“Anche quest’anno tutta la città di Nocera Umbra è pronta a celebrare la solennità di San Rinaldo”. Lo afferma don Ferdinando Cetorelli, parroco e priore del Capitolo della concattedrale di Nocera Umbra, a pochi giorni dal 9 febbraio, solennità di san Rinaldo, patrono di Nocera Umbra e compatrono della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. “Dal 1986 anno di unificazione delle due diocesi – aggiunge don Ferdinando – san Rinaldo insieme a san Rufino e al beato Angelo vegliano sulla nostra Chiesa diocesana. Tutta la comunità riconosce nei suoi santi la sua storia di Chiesa particolare che nei secoli ha testimoniato il Cristo vivente nella vita degli uomini. La figura di san Rinaldo oggi sta suscitando interesse e rivalutazione in ambito francescano grazie alla nuova riscoperta delle fonti francescane che attestano l’amicizia tra i due santi e i rapporti tra loro intercorsi. Tra i partecipanti alla festa ci sarà anche una rappresentanza del mondo francescano”. Come da programma la novena di preparazione si concluderà sabato 8 febbraio nella concattedrale di Santa Maria Assunta, dove alle ore 18 ci saranno i primi vespri della solennità e l’apertura dell’urna con le spoglie mortali del Patrono di Nocera Umbra. Presiede il vescovo Sorrentino. Seguirà la messa nella cappella del Santissimo Sacramento e alle ore 21.15 la veglia di preghiera. Domenica 9 febbraio le celebrazioni eucaristiche si terranno alle ore 8 e alle ore 9.30; alle ore 11.15 il pontificale sarà presieduto dal vescovo. Nel pomeriggio dalle ore 16 ci saranno la celebrazione dei secondi vespri, la processione e la messa. Il 10 febbraio, in mattinata, le messe saranno celebrate alle ore 8; 9,30 e 11,15. Nel pomeriggio alle ore 17.30 saranno celebrati i secondi vespri e si terrà la chiusura dell’urna. Seguirà la messa nella cappella del Santissimo Sacramento.

Gubbio – Arte e spettacolo a servizio della solidarietà in favore della casa Caritas di Leskoc in Kosovo

Festività natalizie e nuovo anno all’insegna della solidarietà per la casa di accoglienza di Leskoc in Kosovo, una presenza iniziata dalle Caritas dell’Umbria proprio vent’anni fa. La missione è attiva nella regione balcanica dal giugno del 1999, subito dopo la fine della guerra e il rapido rientro della popolazione di etnia albanese dai paesi confinanti (Albania, Macedonia e Montenegro): circa 800 mila persone che erano scappate per sfuggire ai bombardamenti della Nato e alle violenze dell’esercito e, soprattutto, dei gruppi paramilitari serbi.
Anche la onlus “Bambini del mondo” è nata quasi vent’anni fa a Venezia e in questo periodo ha conosciuto e aiutato la realtà della casa-famiglia di Leskoc. Di recente, il presidente dell’associazione Filippo Leonardi ha presentato i risultati della raccolta fondi natalizia che ha raggiunto una cifra di quasi 12 mila euro. Un progetto realizzato grazie all’impegno di Luca Greggio di Rovigo, tecnico della Sms spa di Napoli, sostenuto da Lucia Ercolano, amministratore delegato di Venezia Capitol srl che gestisce l’Hotel Hilton di Mestre.
Per la casa di Leskoc sono arrivate donazioni da varie parti d’Italia, in particolare dalle aziende che stanno realizzando il nuovo centro wellness ed eventi dell’Hotel Hilton Garden Inn Venice di Mestre e in parte da donazioni spontanee di altre ditte e dalla vendita del poster realizzato su disegno dello stesso Luca Greggio e dal titolo “Dillo alla luna rossa”, dedicato alle giovani generazioni, pensando ai bambini e ai ragazzi che abitano la casa Caritas in Kosovo.
«Da qualche anno, l’attenzione sul Kosovo è un po’ scemata – spiega Filippo Leonardi – ma noi dal 2000 cerchiamo di dare una mano per quel che possiamo a Massimo, a Cristina e alla casa di Leskoc. Il progetto realizzato insieme a Luca Greggio serve proprio a dare continuità agli aiuti destinati a questa realtà, perché abbiano la forza di andare avanti e continuare a fare del bene».
In quasi vent’anni di presenza, le attività del campo Caritas sono aumentate e si sono adattate ai tempi. Il punto fermo, in tutti questi anni, è stato sempre l’impegno della famiglia creata dal toscano Massimo Mazzali e dalla trentina Cristina Giovanelli, intorno ai quali oggi c’è davvero una pluralità e un brulicare di attività e di progetti.
L’impegno della missione continua ancora oggi nell’ascolto e nella vicinanza alla popolazione, specie le famiglie più povere e bisognose, e nell’accoglienza dei bambini orfani o con gravi problemi familiari, senza distinzioni etniche o religiose.
Il “cuore pulsante” di tutto questo è la nuova casa inaugurata nel 2014 nel villaggio di Leskoc, grazie ai lavori coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri e al sostegno economico di tante realtà ecclesiali e imprenditoriali, come la Umbragroup di Foligno. Nei locali a piano terra, oltre a magazzini e garage, ci sono alcuni laboratori: uno di panetteria/pasticceria, la macelleria e un piccolo caseificio. I laboratori, le stalle e i campi stanno creando opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona.
Dal Veneto all’Umbria, sempre con lo sguardo rivolto verso i Balcani. Anche le festività natalizie dei dipendenti e dei dirigenti di Umbra Acque hanno segnato un gesto di solidarietà verso la casa di Leskoc. Grazie alla tombola di beneficenza per i familiari dei lavoratori dell’azienda e all’impegno del management della stessa Umbra Acque sono stati raccolti diecimila euro. Per metà sono stati destinati alla realizzazione di un pozzo in Malawi, mentre l’altra metà servirà per l’installazione di un potabilizzatore d’acqua nella casa di Leskoc in Kosovo.
Un progetto sostenuto anche dall’amministratore delegato della società di servizi, Tiziana Buonfiglio, dal presidente Gianluca Carini e dal Consiglio di amministrazione. Oltre a mettere a disposizione i fondi, Umbra Acque darà una mano anche per lo sviluppo e la progettazione dell’impianto di potabilizzazione che consentirà alla casa Caritas un notevole risparmio economico e un abbattimento dell’inquinamento, grazie al minore uso della plastica visto che non c’è raccolta differenziata. I lavori per la realizzazione dell’impianto inizieranno nelle prossime settimane con l’analisi dell’acqua dei pozzi per misurarne l’esatta composizione e per impostare correttamente i filtri attivi dell’impianto.
Anche a Gubbio, gli artisti si mobilitano per il Kosovo. Domenica 9 febbraio alle ore 16.30, presso il Teatro comunale di Gubbio “Luca Ronconi”, ci sarà uno spettacolo dal titolo “Cuori distanti che battono all’unisono”, il cui ricavato verrà destinato alla casa di accoglienza di Massimo e Cristina. L’idea è nata da Lidia Ceccarelli, la mamma di una giovane eugubina di 19 anni che da luglio è in Kosovo come volontaria. Quando l’ha raggiunta in ottobre si è fermata per qualche giorno ed è stata subito conquistata da quel luogo.
Una volta tornata, Lidia si è messa in moto coinvolgendo e “contagiando” tante persone. Hanno risposto all’appello il coro degli Angels, la scuola musicale Al Fondino, il chitarrista Paolo Ceccarelli, la violinista Katia Ghigi insieme al pianista Michele Rossetti, la cantautrice Claudia Fofi, l’attrice Debora Ruspolini e la scuola di danza Ikuvium Ballet di Elisa Pierini, che sta curando la regia dell’evento. Artisti che si esibiranno in modo totalmente gratuito durante lo spettacolo, sostenuto anche dalla sezione soci Coop di Gubbio e da altre aziende e privati cittadini.
«Proprio per l’anniversario di questi vent’anni di impegno in Kosovo – racconta Luca Uccellani, che fin dall’inizio si è occupato della missione per conto della Caritas umbra e di quella eugubina – molti ci chiedono il perché di un sostegno che continua così a lungo. Lo facciamo perché vogliamo continuare a veder crescere quei bambini e quei ragazzi che hanno attraversato mille difficoltà. Non possiamo mollarli dall’oggi al domani. A volte hanno vissuto situazioni disastrate e hanno ferite profonde, con famiglie in grave difficoltà. Ci sono persone e situazioni che hanno ancora bisogno di essere accompagnate. E poi, questa presenza ha un grande valore pastorale per le nostre comunità umbre e per le tante persone che dall’Italia hanno potuto sperimentare la missione in quella terra».

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Perugia – verso il centenario dell’Istituto Don Bosco (1922-2022). Intervenuti il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Donatella Tesei… Il porporato: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori»

La “Festa del Don Bosco 2020” ha aperto a Perugia, domenica 2 febbraio, il triennio di preparazione al primo centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022), i cui eventi sono stati presentati in conferenza stampa il 30 gennaio. Al primo di questi eventi sono stati invitati il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il vice sindaco di Perugia e assessore alla scuola Gianluca Tuteri, il pro rettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la pro rettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. I relatori si sono confrontati sulla linea tracciata da san Giovanni Bosco, tema della “strenna 2020” del Rettor maggiore dei Salesiani: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che il cardinale Bassetti ha definito «una formula che racchiude l’“umanesimo” educativo di Don Bosco. Il punto di partenza è quindi la sfida formativa che è al centro del carisma salesiano». Il presule ha esordito ricordando le «migliaia di giovani che in questi decenni sono passati e, direi, sono cresciuti grazie alle opere salesiane: le scuole, anzitutto (media, licei classico, scientifico, linguistico e attualmente il Centro di formazione professionale, ndr), ma anche gli oratori, il convitto (oggi residenza universitaria, ndr). Tutto ciò testimonia quanto abbia inciso nel nostro tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo sui passi di Don Bosco».

Il cardinale Bassetti.

«Viviamo in una città, Perugia, e in una terra, l’Umbria, dove armonia e bellezza si fondono – ha proseguito il cardinale –. Ma se non educhiamo le nuove generazioni alle cose grandi, al desiderio di avere più vita, se non appaghiamo in loro il bisogno di infinito, in una parola, di Dio, corriamo il rischio che i nostri ragazzi diventino schiavi dell’immanente, di “falsi profeti”, dell’imperativo del “tutto e subito”, di specchietti per le allodole che promettono vie illusorie per una felicità effimera e forviante. Proprio da una realtà come quella perugina, sensibile alle problematiche sociali, ricca di un umanesimo con radici antiche e consolidate, potrebbe partire il progetto per fare della nostra terra un vero laboratorio nel nome dei giovani e per i giovani».

«Come comunità ecclesiale – ha concluso il presule – accogliamo con fiducia iniziative o decisioni che vanno incontro alle esigenze della comunità, come siamo voce critica davanti a scelte o progetti che minano la persona e la società stessa, nel costante dialogo con tutti i protagonisti dell’agire sociale. Il bene comune è ciò che deve animare l’impegno di ciascuno. Ed è il fine che Don Bosco ha indicato con la sua azione profetica, quanto mai attuale, che anche a Perugia ha portato in un secolo straordinari frutti».

Dagli interventi degli altri relatori si è colto che la “proposta-progetto” del cardinale Bassetti non è rimasta inascoltata, anzi, tutt’altro, nel momento in cui è stato riconosciuto all’Istituto Don Bosco un ruolo non secondario di agenzia educativa e formativa.

La presidente della Regione Tesei.

«E’ importante educare i nostri figli a partire dai primi anni di vita – ha detto la presidente della Regione –, ma dobbiamo andare ancora più indietro perché il problema di oggi è quello di una denatalità impressionante. E’ un allarme che ci chiama a dover rispondere come istituzioni pubbliche e come istituzioni educative e formative per dare tutte insieme risposte concrete e per sostenere la famiglia. L’attenzione alla formazione è alta come Regione e daremo molto presto delle risposte importanti a partire dalle scuole per l’infanzia fino all’università, non trascurando la formazione professionale dei giovani per accompagnarli al mondo del lavoro, ma prima ancora ci sono i valori che devono essere trasmessi a partire dalla famiglia. Anche se sempre più spesso la famiglia si sente incapace di gestire questo passaggio, al punto da pensare che sia possibile delegare questa funzione ad altre strutture come la scuola e gli oratori. Ma questo non è sufficiente, perché la formazione deve partire dai genitori e attraverso i bambini si possono formare i genitori ad essere buoni educatori. Questo può avvenire frequentando scuole come il Don Bosco, affinché i bambini di oggi diventino cittadini di domani, parte attiva della società del futuro».

Il vice sindaco Tuteri.

Il vice sindaco Tuteri è intervenuto portando la sua esperienza anche di medico pediatra nell’evidenziare che «la famiglia deve mettersi al servizio dei bambini, perché è semplice nutrire lo stomaco dei figli, ma il compito dei genitori è ben più difficile, è quello di riempire il loro cervello e soprattutto il loro cuore di buone cose. Crescere ed educare i ragazzi richiede un grande sforzo e rinunce personali, perché solo i genitori dovrebbero saper fare e in loro assenza solo uomini e donne dal grande cuore possono affrontare. Per fare questo occorre mettersi al servizio dei bambini come faceva Don Bosco e come continuano a fare i Salesiani in tutto il mondo. Anche dalle nostre parti c’è bisogno di quest’opera perché oggi i figli, più che in passato, hanno bisogno di un’assistenza educativa. La famiglia è in “liquefazione”, ma soprattutto il suo ruolo di guida sul cammino della vita appare in difficoltà… Quante volte nel mio ambulatorio sento genitori dire: “Non vedo l’ora che guarisca per rimandarlo a scuola, perché non riesco più a tenerlo a casa”; oppure: “Quando sono al lavoro mi riposo rispetto a quando sono con i figli”».

La pro rettrice Gambini.

«Quanto contenuto nella “Strenna 2020”, che discende dalla forma dell’umanesimo educativo di Don Bosco, è al centro e al cuore dell’affettività e dell’effettività con cui il docente deve seguire gli studenti del progetto pedagogico del nostro Ateneo». Lo ha evidenziato la pro rettrice dell’Università per stranieri nel ricordare che «tanti membri della famiglia salesiana frequentano i nostri corsi di lingua italiana e molti dei nostri studenti fruiscono dell’ospitalità della residenza universitaria “Don Bosco”». Tra le varie componenti del progetto pedagogico dell’Università per stranieri, la prof.ssa Gambini ha ricordato quella dell’integrazione e inclusione degli studenti, come i figli di famiglie siriane cristiane accolte dalla Caritas attraverso i “corridoi umanitari” della Comunità di Sant’Egidio.

Il pro rettore Elisei.

«Dall’“osservatorio università” emerge un’emergenza educativa da parte di famiglie e di quanti sono chiamati ad essere educatori». A dirlo è stato il pro rettore dell’Università degli Studi, che ha aggiunto: «I figli crescono guardando i genitori, gli adulti e l’importante è quello che riescono a percepire ed associare. Gli educatori devono essere capaci di parlare poco e agire molto. Per questo – ha sottolineato il prof. Elisei – chiediamo alla politica di essere corretta, al di là delle norme che mette in campo, e alla Chiesa di essere una Chiesa di fede, al di là di quello che ci racconta. I ragazzi fuggono dall’impegno, perché non sono abituati a sudare quello che hanno a casa e abbiamo bisogno della crescita di luoghi capaci ad educarli alla loro libertà, come l’Istituto Don Bosco, per essere i responsabili del loro futuro».

Cento anni di futuro.

«Al centro della missione salesiana sono i nostri giovani e noi ci poniamo al loro servizio». Lo ha sottolineato il direttore dell’Istituto Don Bosco don Giorgio Colajacomo nel porgere il saluto di ringraziamento a quanti sono intervenuti e preso parte all’incontro, tra i quali il rettore emerito dell’Università degli Studi Franco Moriconi, ex allievo salesiano. «Siamo certi di poter contare sulla vostra collaborazione – ha proseguito don Colajacomo – affinché possiamo crescere, come è stato detto, come luogo educativo e formativo. Ci prepariamo a vivere il primo centenario della nostra presenza a Perugia pensando al presente e a ciò che verrà. Non è un caso aver scelto come slogan: “Cento anni di futuro”. Credo che sia la premessa di una serie di iniziative efficaci, non solo rievocazione del passato, a garanzia di impegno per il futuro».

In sintesi…

E’ stato riconosciuto il ruolo educativo dei nonni nella crescita dei figli e chiesto alla politica di legiferare affinché i giovani per lavorare non lascino l’Italia, avanzando la proposta di trovare un percorso comune che aiuti l’Umbria a «trattenere le persone più brave». Al termine dell’incontro il cardinale Bassetti, quasi a voler fare una sintesi degli interventi, ha detto: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori. Mentre vi ascoltavo ho pensato a una lettera che scrisse san Giovanni Paolo II ai genitori e che aveva per titolo: “I bambini sono i vostri maestri”». Concetto che il presule ha ripreso durante l’omelia della messa celebrata nella palestra dell’Istituto alla presenza di trecento bambini e ragazzi del Settore sportivo e del Centro di formazione professionale. Tra i concelebranti anche un gruppo di giovani sacerdoti koreani ospiti del Don Bosco per apprendere la lingua italiana presso l’Università per stranieri.

Il lavoro è preghiera.

Il cardinale, nell’omelia, ha ricordato quando un noto quotidiano economico italiano, in occasione del centenario della morte di san Giovanni Bosco, intitolò: “La leggenda del santo imprenditore”. «Don Bosco, innanzitutto – ha commentato Bassetti –, si convinse che ogni lavoro fatto nella volontà di Dio e per il bene del prossimo è di per sé preghiera. San Benedetto aveva detto: “Prega e lavoro”. Don Bosco cambiò un po’ questo motto benedettino e disse: “Il lavoro è preghiera se fatto con il cuore, con l’anima ed è un servizio soprattutto per gli altri. Questa è la grandezza di Don Bosco e con queste intuizioni apriva una nuova strada per la santità di tutti i laici anche attraverso l’esercizio dei mestieri considerati più umili».

Foligno – “Segni di Vangelo – Cammin facendo predicate” Pubblicata la lettera pastorale del Vescovo Gualtiero Sigismondi

È una lettera pastorale originale, quella che mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, consegna ai suoi diocesani. Si direbbe che, piuttosto che il Vescovo, sia la santità del quotidiano a parlare attraverso una raccolta di episodi accaduti “cammin facendo” lungo le strade della diocesi, durante la seconda visita pastorale del suo episcopato folignate.
Mons. Sigismondi si lascia “istruire dal popolo di Dio”, terreno dove il Seminatore ha già sparso il suo seme: il Vescovo invita a guardare – con coraggio – “i campi che già biondeggiano per la mietitura”, o almeno a “contemplare il ramo di mandorlo in fiore che annuncia la primavera”. E ci accompagna attraverso un avvincente campionario di “segni di Vangelo”, che hanno come protagonisti anziani e bambini, coppie e presbiteri, in cui risplende tutta la bellezza della santità “della porta accanto”, prima di passare alla sezione degli orientamenti pastorali veri e propri.
Consapevole della scarsa utilità di progetti pastorali troppo stringenti, mons. Sigismondi affida a quest’ultima parte solo alcune pagine, ma dense di riflessioni. Alla Chiesa serve una “pastorale in chiave missionaria”, che riconsegni alle comunità gli Atti degli Apostoli, capace di operare sinodalmente, coraggiosa nel ripensare i ministeri e nell’annunciare il Vangelo “fuori dal tempio”, consapevole che non esistono lontani che sono troppo distanti, coinvolta nell’impegno per la città e per la casa comune. Insomma, una Chiesa capace di abbandonare l’”irrigazione a pioggia” delle iniziative di mantenimento per passare all’”irrigazione a goccia” dei cammini di accompagnamento.
Questi e molti altri sono gli stimoli con cui il Vescovo di Foligno ci incoraggia a guardare con coraggio ad una società in cui sempre sono visibili i segni di una primavera, da attendere con fiducia e determinazione nel fare scelte nuove, spinti dal vento dello Spirito. Una riflessione dedicata alla Diocesi che lo ha come pastore, ma utile per tutti coloro che amano scorgere “segni di Vangelo” lungo le strade della loro città.

Perugia: Celebrata la Giornata per la vita consacrata. Il cardinale Bassetti: «I consacrati e le consacrate sono doni di Dio per l’umanità»

«Noi dobbiamo valorizzare più e meglio i grandi carismi che abbiamo attraverso i consacrati e le consacrate». Lo ha detto il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti durante l’omelia della celebrazione eucaristica della Giornata per la vita consacrata tenutasi a Perugia, nella chiesa di San Raffaele Arcangelo, nel quartiere di Madonna Alta, nel pomeriggio del 2 febbraio, animata dal coro diocesano giovanile “Voci di giubilo” e promossa dall’Ufficio per la pastorale vocazionale insieme a Cism e Usmi. Davanti all’altare sono state collocate una icona mariana del monastero delle clarisse di Sant’Agnese, come segno della presenza spirituale di tutte le claustrali, e delle candele, segni della “candelora” e dello stato dei vari “eccomi” presenti nella comunità diocesana.

«Sempre più spesso sento dirvi – ha proseguito il cardinale nell’omelia –: “siamo anziani, siamo anziane, cosa possiamo fare fuorché pregare?”. Ma noi dobbiamo ringraziare Dio per quello che abbiamo. Vi pare poco pregare? La vita di un prete, di un vescovo, di una religiosa, di un consacrato vale meno dal momento che è anziano? Dio non guarda alle vocazioni per quello che producono o per la loro efficienza. Guardate le cose con l’occhio di Dio e per questo devo ringraziarlo per i tanti doni delle vocazioni che ci sono nella nostra Chiesa».

Il presule ha poi tracciato una sorta di “censimento” della presenza attiva della vita consacrata nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve: «Abbiamo trenta congregazioni religiose femminili e cinque comunità monastiche, tre di clarisse, una di benedettine e una di domenicane. Abbiamo anche una decina di donne consacrate nell’Ordo Virginum ed altre nella vita eremitica. Poi abbiamo diciannove famiglie religiose maschili, anche se purtroppo alcune stanno per lasciarci per carenza di vocazioni. Le nostre famiglie religiose maschili sono nella maggior parte francescane, essendo nella terra di san Francesco. Ci sono anche due monesteri, quello benedettino di San Pietro e l’altro con radice certosina, i monaci di Betlemme: in dodici e vivono nell’eremo di Montecorona, che alle due di notte si alzano per pregare per tutti noi, per i ragazzi che a quell’ora sono in discoteca, per chi soffre in carcere, in ospedale…. E quando penso che tutti i giorni del mese c’è una delle trenta congregazioni femminili che prega per i nostri sacerdoti, questi sono grandi doni di Dio per l’umanità».

«Siete tutti e tutte punto di riferimento per la nostra comunità – ha sottolineato il cardinale – anche per i servizi concreti da voi offerti. Pensate all’Ospedale di Santa Maria della misericordia, punto di riferimento per tutta la sanità umbra, dove transitano al giorno dalle 10mila alle 12mila persone e abbiamo quattro frati minori francescani consacrati a questo servizio nel portare conforto a malati e loro familiari nei vari reparti. Come non ricordare le congregazioni impegnate nel settore della scuola e dell’educazione o nell’assistenza a malati e anziani in diverse strutture. E’ una grazia di Dio la vita consacrata e non finiremo mai di ringraziare il Signore per averla donata all’umanità».

Commentando il Vangelo, il cardinale Bassetti ha esortato i consacrati e le consacrate a seguire Gesù: «La vostra non è una scelta che si fa una volta per tutte, ma è una scelta che si rinnova ogni giorno, altrimenti i vostri entusiasmi diventano come un fuoco di paglia. La vocazione non è un fatto statico, la vocazione è dinamica. Dio ci chiama ad incontrarlo attraverso la fedeltà, la preghiera e la carità, che è la testimonianza concreta delle famiglie religiose».