L’emigrazione dall’Africa va spiegata ed è proprio con questo intento che nasce il libro “Rivogliono il loro pesce”. Dopo Padova, Vicenza, Tuoro, Perugia, Bastia Umbra e Assisi, arriva anche a Gubbio il volume edito da Cedres Press, opera dello scrittore e docente universitario originario del Benin, Jean-Baptiste Sourou. Sarà presentato sabato 8 febbraio alle ore 16,30 nella Sala dell’ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di Gubbio.
Si tratta di 210 pagine scritte per incentivare un dialogo fruttuoso tra l’Europa e l’Africa intorno al tema dell’emigrazione. Il libro tocca molti argomenti di grande attualità tra cui il dramma delle materie prime, il land e ocean grabbing, cioè l’accaparramento delle terre fertili e delle risorse ittiche africane da parte di stati stranieri e multinazionali, l’inquinamento dell’ambiente e dello spazio di vita delle popolazioni e la piaga della corruzione.
L’autore, che vive in Italia e studia il fenomeno migratorio, con un linguaggio semplice e pieno di ritmo conduce il lettore alla scoperta di un continente africano che non è quello narrato dai media. Jean-Baptiste Sourou aiuta il pubblico a superare gli stereotipi secolari e a non cadere vittima dei vari slogan sull’emigrazione, bensì a farsi un’idea oggettiva e documentata su quella proveniente dall’Africa.
“Rivogliono il loro pesce” racconta un’Africa che non si arrende perché, nonostante le vicende dolorose della storia passata e del presente, essa cerca sempre le soluzioni e le vie d’uscita verso la speranza.
Sourou, da più di un decennio, si impegna con alcuni amici a sensibilizzare i giovani africani sui rischi di una migrazione non pensata in Europa e investono nella ricerca di progetti alternativi per favorire la permanenza o il rientro dei migranti nei paesi di origine. Una attività che porta avanti soprattutto con la onlus assisana “Il Cedro”, della quale Jean-Baptiste Sourou è presidente. Informazioni sul sito web www.cedres-ong.org o sulla pagina Facebook “Cedres Ong”.
Feb, 2020
Perugia – 5 febbraio festa di sant’Agata. Per l’occasione sarà posta nella lunetta della nicchia esterna della parete d’ingresso una pregevole ceramica raffigurante l’immagine della santa
Anche a Perugia è sentita la devozione per sant’Agata, vergine e martire. Non pochi fedeli si danno appuntamento nell’omonima chiesa, nella centralissima via dei Priori, a pochi passi dal Palazzo comunale, il 5 febbraio, giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica della patrona di diverse categorie di artigiani, in particolare i fonditori di campane e i tessitori. Per la sua città di origine, Catania, sant’Agata è invocata come protettrice da eventi naturali catastrofici (eruzioni vulcaniche e terremoti), oltre ad esserlo delle lattanti e delle donne con gravi patologie al seno per la natura del martirio subito con il taglio delle mammelle, al tempo dell’imperatore Decio, il 5 febbraio dell’anno 251 d.C. La sua santità si è presto diffusa in tutto il continente e a Perugia il suo culto risale al Medioevo. Tanto è vero che si hanno notizie della chiesa a lei intitolata dall’epoca dell’imperatore Federico Barbarossa e la struttura architettonica giunta sino a noi è quella costruita all’inizio del XIV secolo.
Quest’anno, a Perugia, la festa di sant’Agata vedrà anche un’iniziativa culturale in programma mercoledì 5 febbraio, alle ore 17.45, che precede la celebrazione eucaristica animata dal Coro “Coristi a Priori”. Sarà benedetta e inaugurata una pregevole ceramica raffigurante l’immagine della santa, collocata nella lunetta della nicchia esterna della parete d’ingresso. L’opera è stata commissionata dal rettore della chiesa di Sant’Agata mons. Fausto Sciurpa, presidente del Capitolo dei Canonici della cattedrale di San Lorenzo, alla bottega ceramista di Antonietta Taticchi in via dei Priori, realizzata in collaborazione con l’artista Marco Mariucci. Al termine della celebrazione eucaristica si terrà un incontro di festa nella sala intitolata a mons. Luigi Piastrelli, “storico” rettore della chiesa di Sant’Agata. Un luogo di culto che è un vero scrigno d’arte e di storia valorizzato nel secolo scorso anche a livello culturale da mons. Piastrelli, opera che prosegue con il suo successore mons. Sciurpa.
Al presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo si devono i recenti lavori di restauro che hanno portato alla luce sulle volte interne due affreschi di santi, forse padri della Chiesa; mentre nella parete vicino alla porta d’ingresso, al di sopra dell’immagine della Trinità a tre volti, è riemerso un affresco dedicato alle stigmate di san Francesco di Assisi. La chiesa di Sant’Agata, intitolata anche a San Severo, fu ampliata nel XIV secolo a seguito della demolizione dell’antica chiesa di San Severo in piazza grande (oggi piazza IV Novembre), in concomitanza dell’ampliamento del Palazzo comunale dei Priori. «Lo stile della chiesa di Sant’Agata – spiega il rettore mons. Sciurpa – appartiene al gotico francescano e la sua struttura è ogivale, a due campate di volte a crociera, su sei mezze colonne immurate nelle pareti. Nella chiesa vi sono importanti affreschi di scuola umbro-senese, ispirati a Simone Martini e a Pietro Lorenzini, che la rendono originale nel suo genere e scrigno prezioso d’arte e di storia».
Feb, 2020
Nocera Umbra – festa del patrono san Rinaldo. Don Ferdinando Cetorelli: “Il nostro patrono amico e compagno di San Francesco”
“Anche quest’anno tutta la città di Nocera Umbra è pronta a celebrare la solennità di San Rinaldo”. Lo afferma don Ferdinando Cetorelli, parroco e priore del Capitolo della concattedrale di Nocera Umbra, a pochi giorni dal 9 febbraio, solennità di san Rinaldo, patrono di Nocera Umbra e compatrono della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. “Dal 1986 anno di unificazione delle due diocesi – aggiunge don Ferdinando – san Rinaldo insieme a san Rufino e al beato Angelo vegliano sulla nostra Chiesa diocesana. Tutta la comunità riconosce nei suoi santi la sua storia di Chiesa particolare che nei secoli ha testimoniato il Cristo vivente nella vita degli uomini. La figura di san Rinaldo oggi sta suscitando interesse e rivalutazione in ambito francescano grazie alla nuova riscoperta delle fonti francescane che attestano l’amicizia tra i due santi e i rapporti tra loro intercorsi. Tra i partecipanti alla festa ci sarà anche una rappresentanza del mondo francescano”. Come da programma la novena di preparazione si concluderà sabato 8 febbraio nella concattedrale di Santa Maria Assunta, dove alle ore 18 ci saranno i primi vespri della solennità e l’apertura dell’urna con le spoglie mortali del Patrono di Nocera Umbra. Presiede il vescovo Sorrentino. Seguirà la messa nella cappella del Santissimo Sacramento e alle ore 21.15 la veglia di preghiera. Domenica 9 febbraio le celebrazioni eucaristiche si terranno alle ore 8 e alle ore 9.30; alle ore 11.15 il pontificale sarà presieduto dal vescovo. Nel pomeriggio dalle ore 16 ci saranno la celebrazione dei secondi vespri, la processione e la messa. Il 10 febbraio, in mattinata, le messe saranno celebrate alle ore 8; 9,30 e 11,15. Nel pomeriggio alle ore 17.30 saranno celebrati i secondi vespri e si terrà la chiusura dell’urna. Seguirà la messa nella cappella del Santissimo Sacramento.
Feb, 2020
Gubbio – Arte e spettacolo a servizio della solidarietà in favore della casa Caritas di Leskoc in Kosovo
Festività natalizie e nuovo anno all’insegna della solidarietà per la casa di accoglienza di Leskoc in Kosovo, una presenza iniziata dalle Caritas dell’Umbria proprio vent’anni fa. La missione è attiva nella regione balcanica dal giugno del 1999, subito dopo la fine della guerra e il rapido rientro della popolazione di etnia albanese dai paesi confinanti (Albania, Macedonia e Montenegro): circa 800 mila persone che erano scappate per sfuggire ai bombardamenti della Nato e alle violenze dell’esercito e, soprattutto, dei gruppi paramilitari serbi.
Anche la onlus “Bambini del mondo” è nata quasi vent’anni fa a Venezia e in questo periodo ha conosciuto e aiutato la realtà della casa-famiglia di Leskoc. Di recente, il presidente dell’associazione Filippo Leonardi ha presentato i risultati della raccolta fondi natalizia che ha raggiunto una cifra di quasi 12 mila euro. Un progetto realizzato grazie all’impegno di Luca Greggio di Rovigo, tecnico della Sms spa di Napoli, sostenuto da Lucia Ercolano, amministratore delegato di Venezia Capitol srl che gestisce l’Hotel Hilton di Mestre.
Per la casa di Leskoc sono arrivate donazioni da varie parti d’Italia, in particolare dalle aziende che stanno realizzando il nuovo centro wellness ed eventi dell’Hotel Hilton Garden Inn Venice di Mestre e in parte da donazioni spontanee di altre ditte e dalla vendita del poster realizzato su disegno dello stesso Luca Greggio e dal titolo “Dillo alla luna rossa”, dedicato alle giovani generazioni, pensando ai bambini e ai ragazzi che abitano la casa Caritas in Kosovo.
«Da qualche anno, l’attenzione sul Kosovo è un po’ scemata – spiega Filippo Leonardi – ma noi dal 2000 cerchiamo di dare una mano per quel che possiamo a Massimo, a Cristina e alla casa di Leskoc. Il progetto realizzato insieme a Luca Greggio serve proprio a dare continuità agli aiuti destinati a questa realtà, perché abbiano la forza di andare avanti e continuare a fare del bene».
In quasi vent’anni di presenza, le attività del campo Caritas sono aumentate e si sono adattate ai tempi. Il punto fermo, in tutti questi anni, è stato sempre l’impegno della famiglia creata dal toscano Massimo Mazzali e dalla trentina Cristina Giovanelli, intorno ai quali oggi c’è davvero una pluralità e un brulicare di attività e di progetti.
L’impegno della missione continua ancora oggi nell’ascolto e nella vicinanza alla popolazione, specie le famiglie più povere e bisognose, e nell’accoglienza dei bambini orfani o con gravi problemi familiari, senza distinzioni etniche o religiose.
Il “cuore pulsante” di tutto questo è la nuova casa inaugurata nel 2014 nel villaggio di Leskoc, grazie ai lavori coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri e al sostegno economico di tante realtà ecclesiali e imprenditoriali, come la Umbragroup di Foligno. Nei locali a piano terra, oltre a magazzini e garage, ci sono alcuni laboratori: uno di panetteria/pasticceria, la macelleria e un piccolo caseificio. I laboratori, le stalle e i campi stanno creando opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona.
Dal Veneto all’Umbria, sempre con lo sguardo rivolto verso i Balcani. Anche le festività natalizie dei dipendenti e dei dirigenti di Umbra Acque hanno segnato un gesto di solidarietà verso la casa di Leskoc. Grazie alla tombola di beneficenza per i familiari dei lavoratori dell’azienda e all’impegno del management della stessa Umbra Acque sono stati raccolti diecimila euro. Per metà sono stati destinati alla realizzazione di un pozzo in Malawi, mentre l’altra metà servirà per l’installazione di un potabilizzatore d’acqua nella casa di Leskoc in Kosovo.
Un progetto sostenuto anche dall’amministratore delegato della società di servizi, Tiziana Buonfiglio, dal presidente Gianluca Carini e dal Consiglio di amministrazione. Oltre a mettere a disposizione i fondi, Umbra Acque darà una mano anche per lo sviluppo e la progettazione dell’impianto di potabilizzazione che consentirà alla casa Caritas un notevole risparmio economico e un abbattimento dell’inquinamento, grazie al minore uso della plastica visto che non c’è raccolta differenziata. I lavori per la realizzazione dell’impianto inizieranno nelle prossime settimane con l’analisi dell’acqua dei pozzi per misurarne l’esatta composizione e per impostare correttamente i filtri attivi dell’impianto.
Anche a Gubbio, gli artisti si mobilitano per il Kosovo. Domenica 9 febbraio alle ore 16.30, presso il Teatro comunale di Gubbio “Luca Ronconi”, ci sarà uno spettacolo dal titolo “Cuori distanti che battono all’unisono”, il cui ricavato verrà destinato alla casa di accoglienza di Massimo e Cristina. L’idea è nata da Lidia Ceccarelli, la mamma di una giovane eugubina di 19 anni che da luglio è in Kosovo come volontaria. Quando l’ha raggiunta in ottobre si è fermata per qualche giorno ed è stata subito conquistata da quel luogo.
Una volta tornata, Lidia si è messa in moto coinvolgendo e “contagiando” tante persone. Hanno risposto all’appello il coro degli Angels, la scuola musicale Al Fondino, il chitarrista Paolo Ceccarelli, la violinista Katia Ghigi insieme al pianista Michele Rossetti, la cantautrice Claudia Fofi, l’attrice Debora Ruspolini e la scuola di danza Ikuvium Ballet di Elisa Pierini, che sta curando la regia dell’evento. Artisti che si esibiranno in modo totalmente gratuito durante lo spettacolo, sostenuto anche dalla sezione soci Coop di Gubbio e da altre aziende e privati cittadini.
«Proprio per l’anniversario di questi vent’anni di impegno in Kosovo – racconta Luca Uccellani, che fin dall’inizio si è occupato della missione per conto della Caritas umbra e di quella eugubina – molti ci chiedono il perché di un sostegno che continua così a lungo. Lo facciamo perché vogliamo continuare a veder crescere quei bambini e quei ragazzi che hanno attraversato mille difficoltà. Non possiamo mollarli dall’oggi al domani. A volte hanno vissuto situazioni disastrate e hanno ferite profonde, con famiglie in grave difficoltà. Ci sono persone e situazioni che hanno ancora bisogno di essere accompagnate. E poi, questa presenza ha un grande valore pastorale per le nostre comunità umbre e per le tante persone che dall’Italia hanno potuto sperimentare la missione in quella terra».
Feb, 2020
Perugia – verso il centenario dell’Istituto Don Bosco (1922-2022). Intervenuti il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Donatella Tesei… Il porporato: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori»
La “Festa del Don Bosco 2020” ha aperto a Perugia, domenica 2 febbraio, il triennio di preparazione al primo centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022), i cui eventi sono stati presentati in conferenza stampa il 30 gennaio. Al primo di questi eventi sono stati invitati il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il vice sindaco di Perugia e assessore alla scuola Gianluca Tuteri, il pro rettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la pro rettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. I relatori si sono confrontati sulla linea tracciata da san Giovanni Bosco, tema della “strenna 2020” del Rettor maggiore dei Salesiani: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che il cardinale Bassetti ha definito «una formula che racchiude l’“umanesimo” educativo di Don Bosco. Il punto di partenza è quindi la sfida formativa che è al centro del carisma salesiano». Il presule ha esordito ricordando le «migliaia di giovani che in questi decenni sono passati e, direi, sono cresciuti grazie alle opere salesiane: le scuole, anzitutto (media, licei classico, scientifico, linguistico e attualmente il Centro di formazione professionale, ndr), ma anche gli oratori, il convitto (oggi residenza universitaria, ndr). Tutto ciò testimonia quanto abbia inciso nel nostro tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo sui passi di Don Bosco».
Il cardinale Bassetti.
«Viviamo in una città, Perugia, e in una terra, l’Umbria, dove armonia e bellezza si fondono – ha proseguito il cardinale –. Ma se non educhiamo le nuove generazioni alle cose grandi, al desiderio di avere più vita, se non appaghiamo in loro il bisogno di infinito, in una parola, di Dio, corriamo il rischio che i nostri ragazzi diventino schiavi dell’immanente, di “falsi profeti”, dell’imperativo del “tutto e subito”, di specchietti per le allodole che promettono vie illusorie per una felicità effimera e forviante. Proprio da una realtà come quella perugina, sensibile alle problematiche sociali, ricca di un umanesimo con radici antiche e consolidate, potrebbe partire il progetto per fare della nostra terra un vero laboratorio nel nome dei giovani e per i giovani».
«Come comunità ecclesiale – ha concluso il presule – accogliamo con fiducia iniziative o decisioni che vanno incontro alle esigenze della comunità, come siamo voce critica davanti a scelte o progetti che minano la persona e la società stessa, nel costante dialogo con tutti i protagonisti dell’agire sociale. Il bene comune è ciò che deve animare l’impegno di ciascuno. Ed è il fine che Don Bosco ha indicato con la sua azione profetica, quanto mai attuale, che anche a Perugia ha portato in un secolo straordinari frutti».
Dagli interventi degli altri relatori si è colto che la “proposta-progetto” del cardinale Bassetti non è rimasta inascoltata, anzi, tutt’altro, nel momento in cui è stato riconosciuto all’Istituto Don Bosco un ruolo non secondario di agenzia educativa e formativa.
La presidente della Regione Tesei.
«E’ importante educare i nostri figli a partire dai primi anni di vita – ha detto la presidente della Regione –, ma dobbiamo andare ancora più indietro perché il problema di oggi è quello di una denatalità impressionante. E’ un allarme che ci chiama a dover rispondere come istituzioni pubbliche e come istituzioni educative e formative per dare tutte insieme risposte concrete e per sostenere la famiglia. L’attenzione alla formazione è alta come Regione e daremo molto presto delle risposte importanti a partire dalle scuole per l’infanzia fino all’università, non trascurando la formazione professionale dei giovani per accompagnarli al mondo del lavoro, ma prima ancora ci sono i valori che devono essere trasmessi a partire dalla famiglia. Anche se sempre più spesso la famiglia si sente incapace di gestire questo passaggio, al punto da pensare che sia possibile delegare questa funzione ad altre strutture come la scuola e gli oratori. Ma questo non è sufficiente, perché la formazione deve partire dai genitori e attraverso i bambini si possono formare i genitori ad essere buoni educatori. Questo può avvenire frequentando scuole come il Don Bosco, affinché i bambini di oggi diventino cittadini di domani, parte attiva della società del futuro».
Il vice sindaco Tuteri.
Il vice sindaco Tuteri è intervenuto portando la sua esperienza anche di medico pediatra nell’evidenziare che «la famiglia deve mettersi al servizio dei bambini, perché è semplice nutrire lo stomaco dei figli, ma il compito dei genitori è ben più difficile, è quello di riempire il loro cervello e soprattutto il loro cuore di buone cose. Crescere ed educare i ragazzi richiede un grande sforzo e rinunce personali, perché solo i genitori dovrebbero saper fare e in loro assenza solo uomini e donne dal grande cuore possono affrontare. Per fare questo occorre mettersi al servizio dei bambini come faceva Don Bosco e come continuano a fare i Salesiani in tutto il mondo. Anche dalle nostre parti c’è bisogno di quest’opera perché oggi i figli, più che in passato, hanno bisogno di un’assistenza educativa. La famiglia è in “liquefazione”, ma soprattutto il suo ruolo di guida sul cammino della vita appare in difficoltà… Quante volte nel mio ambulatorio sento genitori dire: “Non vedo l’ora che guarisca per rimandarlo a scuola, perché non riesco più a tenerlo a casa”; oppure: “Quando sono al lavoro mi riposo rispetto a quando sono con i figli”».
La pro rettrice Gambini.
«Quanto contenuto nella “Strenna 2020”, che discende dalla forma dell’umanesimo educativo di Don Bosco, è al centro e al cuore dell’affettività e dell’effettività con cui il docente deve seguire gli studenti del progetto pedagogico del nostro Ateneo». Lo ha evidenziato la pro rettrice dell’Università per stranieri nel ricordare che «tanti membri della famiglia salesiana frequentano i nostri corsi di lingua italiana e molti dei nostri studenti fruiscono dell’ospitalità della residenza universitaria “Don Bosco”». Tra le varie componenti del progetto pedagogico dell’Università per stranieri, la prof.ssa Gambini ha ricordato quella dell’integrazione e inclusione degli studenti, come i figli di famiglie siriane cristiane accolte dalla Caritas attraverso i “corridoi umanitari” della Comunità di Sant’Egidio.
Il pro rettore Elisei.
«Dall’“osservatorio università” emerge un’emergenza educativa da parte di famiglie e di quanti sono chiamati ad essere educatori». A dirlo è stato il pro rettore dell’Università degli Studi, che ha aggiunto: «I figli crescono guardando i genitori, gli adulti e l’importante è quello che riescono a percepire ed associare. Gli educatori devono essere capaci di parlare poco e agire molto. Per questo – ha sottolineato il prof. Elisei – chiediamo alla politica di essere corretta, al di là delle norme che mette in campo, e alla Chiesa di essere una Chiesa di fede, al di là di quello che ci racconta. I ragazzi fuggono dall’impegno, perché non sono abituati a sudare quello che hanno a casa e abbiamo bisogno della crescita di luoghi capaci ad educarli alla loro libertà, come l’Istituto Don Bosco, per essere i responsabili del loro futuro».
Cento anni di futuro.
«Al centro della missione salesiana sono i nostri giovani e noi ci poniamo al loro servizio». Lo ha sottolineato il direttore dell’Istituto Don Bosco don Giorgio Colajacomo nel porgere il saluto di ringraziamento a quanti sono intervenuti e preso parte all’incontro, tra i quali il rettore emerito dell’Università degli Studi Franco Moriconi, ex allievo salesiano. «Siamo certi di poter contare sulla vostra collaborazione – ha proseguito don Colajacomo – affinché possiamo crescere, come è stato detto, come luogo educativo e formativo. Ci prepariamo a vivere il primo centenario della nostra presenza a Perugia pensando al presente e a ciò che verrà. Non è un caso aver scelto come slogan: “Cento anni di futuro”. Credo che sia la premessa di una serie di iniziative efficaci, non solo rievocazione del passato, a garanzia di impegno per il futuro».
In sintesi…
E’ stato riconosciuto il ruolo educativo dei nonni nella crescita dei figli e chiesto alla politica di legiferare affinché i giovani per lavorare non lascino l’Italia, avanzando la proposta di trovare un percorso comune che aiuti l’Umbria a «trattenere le persone più brave». Al termine dell’incontro il cardinale Bassetti, quasi a voler fare una sintesi degli interventi, ha detto: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori. Mentre vi ascoltavo ho pensato a una lettera che scrisse san Giovanni Paolo II ai genitori e che aveva per titolo: “I bambini sono i vostri maestri”». Concetto che il presule ha ripreso durante l’omelia della messa celebrata nella palestra dell’Istituto alla presenza di trecento bambini e ragazzi del Settore sportivo e del Centro di formazione professionale. Tra i concelebranti anche un gruppo di giovani sacerdoti koreani ospiti del Don Bosco per apprendere la lingua italiana presso l’Università per stranieri.
Il lavoro è preghiera.
Il cardinale, nell’omelia, ha ricordato quando un noto quotidiano economico italiano, in occasione del centenario della morte di san Giovanni Bosco, intitolò: “La leggenda del santo imprenditore”. «Don Bosco, innanzitutto – ha commentato Bassetti –, si convinse che ogni lavoro fatto nella volontà di Dio e per il bene del prossimo è di per sé preghiera. San Benedetto aveva detto: “Prega e lavoro”. Don Bosco cambiò un po’ questo motto benedettino e disse: “Il lavoro è preghiera se fatto con il cuore, con l’anima ed è un servizio soprattutto per gli altri. Questa è la grandezza di Don Bosco e con queste intuizioni apriva una nuova strada per la santità di tutti i laici anche attraverso l’esercizio dei mestieri considerati più umili».
Feb, 2020
Foligno – “Segni di Vangelo – Cammin facendo predicate” Pubblicata la lettera pastorale del Vescovo Gualtiero Sigismondi
È una lettera pastorale originale, quella che mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana, consegna ai suoi diocesani. Si direbbe che, piuttosto che il Vescovo, sia la santità del quotidiano a parlare attraverso una raccolta di episodi accaduti “cammin facendo” lungo le strade della diocesi, durante la seconda visita pastorale del suo episcopato folignate.
Mons. Sigismondi si lascia “istruire dal popolo di Dio”, terreno dove il Seminatore ha già sparso il suo seme: il Vescovo invita a guardare – con coraggio – “i campi che già biondeggiano per la mietitura”, o almeno a “contemplare il ramo di mandorlo in fiore che annuncia la primavera”. E ci accompagna attraverso un avvincente campionario di “segni di Vangelo”, che hanno come protagonisti anziani e bambini, coppie e presbiteri, in cui risplende tutta la bellezza della santità “della porta accanto”, prima di passare alla sezione degli orientamenti pastorali veri e propri.
Consapevole della scarsa utilità di progetti pastorali troppo stringenti, mons. Sigismondi affida a quest’ultima parte solo alcune pagine, ma dense di riflessioni. Alla Chiesa serve una “pastorale in chiave missionaria”, che riconsegni alle comunità gli Atti degli Apostoli, capace di operare sinodalmente, coraggiosa nel ripensare i ministeri e nell’annunciare il Vangelo “fuori dal tempio”, consapevole che non esistono lontani che sono troppo distanti, coinvolta nell’impegno per la città e per la casa comune. Insomma, una Chiesa capace di abbandonare l’”irrigazione a pioggia” delle iniziative di mantenimento per passare all’”irrigazione a goccia” dei cammini di accompagnamento.
Questi e molti altri sono gli stimoli con cui il Vescovo di Foligno ci incoraggia a guardare con coraggio ad una società in cui sempre sono visibili i segni di una primavera, da attendere con fiducia e determinazione nel fare scelte nuove, spinti dal vento dello Spirito. Una riflessione dedicata alla Diocesi che lo ha come pastore, ma utile per tutti coloro che amano scorgere “segni di Vangelo” lungo le strade della loro città.
Feb, 2020
Perugia: Celebrata la Giornata per la vita consacrata. Il cardinale Bassetti: «I consacrati e le consacrate sono doni di Dio per l’umanità»
«Noi dobbiamo valorizzare più e meglio i grandi carismi che abbiamo attraverso i consacrati e le consacrate». Lo ha detto il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti durante l’omelia della celebrazione eucaristica della Giornata per la vita consacrata tenutasi a Perugia, nella chiesa di San Raffaele Arcangelo, nel quartiere di Madonna Alta, nel pomeriggio del 2 febbraio, animata dal coro diocesano giovanile “Voci di giubilo” e promossa dall’Ufficio per la pastorale vocazionale insieme a Cism e Usmi. Davanti all’altare sono state collocate una icona mariana del monastero delle clarisse di Sant’Agnese, come segno della presenza spirituale di tutte le claustrali, e delle candele, segni della “candelora” e dello stato dei vari “eccomi” presenti nella comunità diocesana.
«Sempre più spesso sento dirvi – ha proseguito il cardinale nell’omelia –: “siamo anziani, siamo anziane, cosa possiamo fare fuorché pregare?”. Ma noi dobbiamo ringraziare Dio per quello che abbiamo. Vi pare poco pregare? La vita di un prete, di un vescovo, di una religiosa, di un consacrato vale meno dal momento che è anziano? Dio non guarda alle vocazioni per quello che producono o per la loro efficienza. Guardate le cose con l’occhio di Dio e per questo devo ringraziarlo per i tanti doni delle vocazioni che ci sono nella nostra Chiesa».
Il presule ha poi tracciato una sorta di “censimento” della presenza attiva della vita consacrata nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve: «Abbiamo trenta congregazioni religiose femminili e cinque comunità monastiche, tre di clarisse, una di benedettine e una di domenicane. Abbiamo anche una decina di donne consacrate nell’Ordo Virginum ed altre nella vita eremitica. Poi abbiamo diciannove famiglie religiose maschili, anche se purtroppo alcune stanno per lasciarci per carenza di vocazioni. Le nostre famiglie religiose maschili sono nella maggior parte francescane, essendo nella terra di san Francesco. Ci sono anche due monesteri, quello benedettino di San Pietro e l’altro con radice certosina, i monaci di Betlemme: in dodici e vivono nell’eremo di Montecorona, che alle due di notte si alzano per pregare per tutti noi, per i ragazzi che a quell’ora sono in discoteca, per chi soffre in carcere, in ospedale…. E quando penso che tutti i giorni del mese c’è una delle trenta congregazioni femminili che prega per i nostri sacerdoti, questi sono grandi doni di Dio per l’umanità».
«Siete tutti e tutte punto di riferimento per la nostra comunità – ha sottolineato il cardinale – anche per i servizi concreti da voi offerti. Pensate all’Ospedale di Santa Maria della misericordia, punto di riferimento per tutta la sanità umbra, dove transitano al giorno dalle 10mila alle 12mila persone e abbiamo quattro frati minori francescani consacrati a questo servizio nel portare conforto a malati e loro familiari nei vari reparti. Come non ricordare le congregazioni impegnate nel settore della scuola e dell’educazione o nell’assistenza a malati e anziani in diverse strutture. E’ una grazia di Dio la vita consacrata e non finiremo mai di ringraziare il Signore per averla donata all’umanità».
Commentando il Vangelo, il cardinale Bassetti ha esortato i consacrati e le consacrate a seguire Gesù: «La vostra non è una scelta che si fa una volta per tutte, ma è una scelta che si rinnova ogni giorno, altrimenti i vostri entusiasmi diventano come un fuoco di paglia. La vocazione non è un fatto statico, la vocazione è dinamica. Dio ci chiama ad incontrarlo attraverso la fedeltà, la preghiera e la carità, che è la testimonianza concreta delle famiglie religiose».
Feb, 2020
Terni – giornata per la Vita consacrata. Mons. Piemontese: “La parola di Dio è la luce che illumina la nostra casa, che orienta i nostri occhi, le nostre menti, le nostre scelte”.
Celebrata nella Cattedrale di Terni la giornata per la vita Consacrata con i religiosi e religiose delle varie congregazioni, ordini e istituti religiosi presenti in diocesi, nella concelebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, nella domenica della presentazione di Gesù al tempio. La celebrazione è stata aperta sul sagrato della Cattedrale con la benedizione delle candele e dei fedeli presenti.
Il vescovo nel ringraziare tutti i religiosi e religiose per l’opera e la testimonianza portata in diocesi, specialmente coloro che sono venuti da lontano ad annunciare e il Vangelo e condividere la testimonianza dell’amore del Signore, ha sottolineato come il vangelo della domenica inviti a fare una riflessione sulla attualità della vita consacrata «Ci chiediamo se nelle nostre famiglie religiose siamo sintonizzati sulla parola di Dio, se la parola di Dio è la luce che illumina la nostra casa, che orienta i nostri occhi, le nostre menti, le nostre scelte, quelle quotidiane e quelle straordinarie”.
In diocesi sono presenti circa 90 religiosi e religiose, suddivisi in 12 comunità religiose maschili tra Francescani minori, cappuccini e conventuali, frati Carmelitani scalzi, Salesiani, Vocazionisti, Ricostruttori nella preghiera e Comunità missionaria della Provvidenza Santissima dal Brasile. Quattordici le comunità religiose femminili, di cui tre di monache di clausura: Carmelitane scalze e Clarisse a Terni, Benedettine ad Amelia. A Terni operano le suore di “Ravasco”, le suore della Provvidenza e dell’Immacolata Concezione, le suore missionarie Identes, le suore Nostra Signora dell’incarnazione della Costa d’Avorio, suore diocesane Maria madre della chiesa e Ordo Virginum. Nell’amerino le suore Marianiste, le suore catechiste del Sacro Cuore e le Figlie del Carmelo, a Narni le suore consolatrici del Sacro Cuore di Gesù.
Feb, 2020
Spoleto – celebrata la Giornata per la Vita e la Messa per i nati nell’anno. L’Arcivescovo ai genitori: «Questi bimbi sono un dono e una responsabilità: crescendo devono trovare in voi adulti, soprattutto nei genitori, un modello a cui poter attingere nei momenti belli e in quelli di difficoltà».
Domenica 2 febbraio la Chiesa ha celebrato la 42ª Giornata per la Vita dal tema “Aprite le porte alla vita”. L’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, ha organizzato due eventi: Racconta la Vita e la Messa per i nati nell’anno.
Racconta la Vita. Si è tenuto sabato 1° febbraio alle ore 18.00 all’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto (Scuola di Polizia). Il pomeriggio, condotto da Lorena Bianchetti giornalista RAI (conduttrice di A Sua Immagine), è stato scandito da alcune testimonianze inerenti al tema “Aprite le porte alla vita” e da un concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco di Assisi diretta da padre Giuseppe Magrino, ofm Conv. Tante le persone che hanno partecipato. Una curiosità: il coro è nato nel 1230 quando il corpo di S. Francesco è stato traslato dalla chiesa di S. Giorgio alla Basilica inferiore.
Le parole dell’Arcivescovo. «Siamo qui in tanti – ha detto mons. Renato Boccardo – per raccontare la bellezza della vita. Tante volte quest’ultima è presentata come un tempo di fatica e di delusione, ma ci sono anche cose piacevoli che ci permettono di guardare avanti con fiducia e speranza. Questa sera ci fermiamo un attimo, ascoltiamo, guardiamo e portiamo via con noi un piccolo bagaglio che ci può essere utile nel percorso quotidiano. Tutti insieme possiamo costruire qualcosa che rimanga, fare in modo che il nostro mondo sia vivibile».
Le parole del Sindaco di Spoleto. «É importante – ha detto Umberto de Augustinis – dire che Spoleto ama la vita; dobbiamo sostenerla e promuoverla in tutti i modi e dobbiamo respingere le filosofie di morte e di annichilamento della vita».
Le parole del Primario del Reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. «Come sempre – ha detto il dott. Fabrizio Damiani – è molto bello essere a questa festa. Il trand negativo della natalità che caratterizza l’Umbria a Spoleto ancora non c’è: nel 2019 abbiamo avuto 498 parti, rimanendo in linea con gli altri anni. Il centro nascite di Spoleto è premiato perché ci confrontiamo con rispetto verso le donne e le famiglie, senza fare forzature o imposizioni: riusciamo, cioè, a trasmettere un messaggio positivo e per questo veniamo scelti anche al di fuori del bacino di utenze dell’ospedale. Il tema della giornata è “Aprite le porte alla vita”: e allora mi piace pensare a tutte le notti in ospedale quando col sorriso apriamo le porte del reparto alle coppie.
Le parole della presidente della Regione Umbria. «Il numero costante di parti a Spoleto – ha sottolineato Donatella Tesei, giunta a sorpresa all’evento – dimostra capacità professionale, significa che si riescono a dare risposte alle esigenze. Come istituzioni dobbiamo cercare sempre più di riportare speranza tra i nostri giovani umbri e di creare loro le condizioni, in primis lavorative, affinché rimangano a vivere in Umbria, generando nuove vite in questa Regione».
Le testimonianze. Francesca e Giuseppe Benedetti, due figli (Emanuele e Giada). Dopo il matrimonio non arrivavano figli naturali e hanno avviato le pratiche per l’adozione, idea che già era comunque in loro dai tempi del fidanzamento, a prescindere se ci fossero stati o meno figli naturali. Nel momento in cui arriva l’ok all’adozione, Francesca rimane incinta: nel 2006 nasce Emanuele, affetto dalla sindrome di down. Proseguono comunque la strada dell’adozione, un po’ rallentata per gestire al meglio Emanuele, e nel 2010 dal Vietnam arriva la piccola Giada. Suor Consuelo Zarrella delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto, oltre trenta anni in Africa tra Libia, Costa d’Avorio e Repubblica Democratica del Congo, ha testimoniato di come tante volte ha visto nella vita delle persone le “spine” trasformarsi in “rose e gigli”. Andrea Torti nato con gravissimi problemi il 24 gennaio 2000. Ha subito quattordici operazioni chirurgiche. Più volte ha rischiato la vita. Alla mamma al momento del parto hanno detto: o lei o il figlio. La mamma: o tutti e due in terra, o tutti e due in cielo. Oggi Andrea è un ragazzo che si è diplomato al liceo scientifico, è iscritto all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, ha una vita sociale piena ed intensa, va in palestra, fa l’educatore in parrocchia, ha il brevetto di arbitro di calcio e per tennis da tavolo, è fidanzato.
Messa per i nati nell’anno. Domenica 2 febbraio, invece, nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’Arcivescovo ha presieduto la Messa con i bambini – i loro genitori, i fratelli o sorelle maggiori, i nonni – nati nel 2019 presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. Il grande Duomo è stata riempito di carrozzine e passeggini, il vagito dei piccoli è stato un bellissimo inno a Dio datore di vita. Presenti alla Messa il sindaco Umberto de Augustinis e il primario Fabrizio Damiani.
«È stato bello – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – vedere giungere verso la Cattedrale tutte queste famiglie che con gioia e trepidazione sono venute a presentare a Dio i loro figlioli e noi come Chiesa li abbiamo accolti con giubilo. Qui – ha proseguito il Presule – ricevete la pienezza della gioia sulla vostra famiglia e sui vostri figli che è la benedizione di Dio. Questi bimbi sono un dono e una responsabilità: crescendo devono trovare in voi adulti, soprattutto nei genitori, un modello a cui poter attingere nei momenti belli e in quelli di difficoltà». Poi, l’invito dell’Arcivescovo alle mamme e ai papà: «Educateli a ciò che è vero, buono e bello, affinché possano rispondere alle sfide della vita con quella sapienza che li farà restare sempre in piedi, anche nei momenti più duri; educateli alla solidarietà nei confronti di chi è meno fortunato di noi, di chi fatica ad andare avanti». Poi, un pensiero ai nonni: «La loro presenza è preziosa in quanto sono i custodi della memoria, sono garanzia di sicurezza e sostegno, sono generatori di speranza. Tutti – ha concluso mons. Boccardo – possiamo e dobbiamo fare la nostra parte per questi piccoli che saranno i costruttori della società civile ed ecclesiale del domani». Al termine della Messa tutti in Piazza Duomo per lanciare verso il cielo, quale simbolo di gioia e pace, palloncini celesti e rosa.
Gen, 2020
Assisi – iniziative organizzate nell’ambito del Giorno della Memoria, dedicazione di una via a don Aldo Brunacci
È in programma per domenica 2 febbraio alle ore 11,30 con ritrovo in piazza San Rufino la cerimonia di dedicazione di una via di Assisi a don Aldo Brunacci, già priore della Cattedrale di San Rufino e Giusto tra le Nazioni. L’iniziativa rientra nel calendario degli eventi collaterali al Giorno della Memoria, organizzato dalla diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino unitamente alla città di Assisi e in collaborazione con l’Opera Casa Papa Giovanni. “Don Aldo era un buon pastore e un intellettuale – ricorda don Maurizio Saba, suo curatore testamentario – ; legatissimo alla Cattedrale di San Rufino e all’Opera Casa Papa Giovanni, divenuto punto di riferimento per migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo grazie al Franciscan Pilgrimages Program. È stato assistente diocesano e regionale per l’Azione cattolica e per lo scoutismo dimostrando grande attenzione ed affezione ai giovani. Anche grazie a lui tanti ebrei arrivati in Assisi durante la seconda guerra mondiale sono stati salvati”.
La figura di don Aldo Brunacci, scomparso il 2 febbraio 2007, è quella di un grande sacerdote e studioso vissuto negli anni delle persecuzioni razziali. È stato infatti tra i collaboratori più stretti cui il vescovo Giuseppe Placido Nicolini si rivolse per fronteggiare l’emergenza al momento dell’occupazione tedesca. Ha fondato l’Opera Casa Giovanni, centro di accoglienza e di spiritualità con annessa la libreria Fonteviva. Ha ricevuto la laurea horis causa in lettere umanistiche dall’Università Cardinal Stritch di Milwankee (Stato Wisconsin) e un attestato di speciale “Memoria” dall’Università di Saint Bonaventura di New York per l’attività a favore degli ebrei. Nel 2003 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi gli conferì l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. “È un atto dovuto la dedicazione di questa via – dichiara Daniela Fanelli, direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni – ; abbiamo individuato questo belvedere che si trova dietro l’abside di San Rufino perché don Aldo è stato una grande persona per Assisi, non soltanto per il suo impegno in favore degli ebrei, ma anche per tanti altri meriti come lo scoutismo, l’azione cattolica e l’insegnamento. La città glielo doveva”. Alla cerimonia di intitolazione della strada interverranno il vescovo monsignor Domenico Sorrentino, che alle 10 presiederà la celebrazione domenicale in cattedrale, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti e il direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni, Daniela Fanelli.