Città di Castello – restauro dipinto della lunetta della chiesa di San Domenico

Sono iniziati i lavori di restauro del dipinto murale esterno di Aldo Riguccini, collocato sulla lunetta laterale della chiesa di San Domenico prospiciente via Luca Signorelli. Il 21 novembre 1942 fu inaugurato l’affresco raffigurante San Domenico. Poco tempo dopo fu sporcato da un gruppo di cittadini a cui non piaceva. Fu subito ripulito e da allora nessun altro intervento è stato realizzato.

A quasi settanta anni dalla sua realizzazione, l’opera si presentava in mediocre stato di conservazione, per questo c’era un urgente bisogno di lavori di restauro.

Avvicinandosi l’inizio delle celebrazioni in onore di Beata Margherita la parrocchia di San Domenico si è posta come obbiettivo il recupero di questo dipinto, per preservare la memoria, come frutto della fede e della devozione del popolo tifernate. La Prefettura e la Soprintendenza alle Belle Arti, ognuna per le proprie competenze, hanno rilasciato i permessi, riconoscendo l’importanza dei lavori di conservazione dell’opera. Il restauro curato dalla dott.ssa Laura Zamperoni, restauratore abilitato, si concluderà il mese prossimo.Infatti il 29 aprile, al termine della S. Messa in onore di Santa Caterina da Siena Patrona d’Italia, verranno presentati alla città i lavori di restauro.

Questa iniziativa è stata resa possibile da uno sforzo collettivo che ha visto alcuni cittadini ed associazioni collaborare. L’opera è stata finanziata dal Rotary Club di Città di Castello, che ha subito condiviso il progetto permettendo la concreta realizzazione. Si ringrazia l’Associazione per la Tutela dei Monumenti Alta Valle del Tevere, per il contributo scientifico fornito.

L’anno 2020 è un momento importante per la Diocesi di Città di Castello, infatti inizieranno le celebrazioni per il 700 anniversario della morte di Beata Margherita, il cui corpo è custodito sotto l’altare maggiore della Chiesa di San Domenico. Iniziare con questo segno ci sembra molto significativo, a testimonianza che la la memoria e la fede verso Beata Margherita sono vivi nelle comunità tifernate.

Perugia: Nel tempo del “corona virus” il cardinale Bassetti ancora più vicino alla comunità diocesana: la “Lettera settimanale di collegamento” pubblicata sul sito ufficiale della Diocesi e la celebrazione eucaristica domenicale dalla cappella dell’episcopio in diretta radio e social

«Cari fratelli e sorelle, cari amici, ora che anch’io, come voi, sono quasi del tutto rinchiuso in casa, per fare la mia parte e contribuire alla lotta dell’Italia intera contro questo devastante “virus”, vi sento ancora più vicini: la memoria del cuore corre veloce a raggiungere case, villaggi e parrocchie». Lo scrive il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve nella sua “Lettera settimanale di collegamento”, come lui stesso l’ha intitolata, nel tempo del “corona virus”, pubblicata sul sito ufficiale dell’Archidiocesi (www.diocesi.perugia.it) e inviata a parrocchie, comunità religiose, associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali attraverso la newsletter Nuntium Perusinum (per chi fosse interessato a riceverla: http://diocesi.perugia.it/modulo-iscrizione-nuntium-perusinum/). Inoltre il cardinale Bassetti dà idealmente appuntamento a tutti i fedeli la domenica mattina, alle ore 10, nella cappella dell’episcopio perugino, dove celebrerà la santa messa trasmessa in diretta da Umbria Radio In Blu e dai social dei media diocesani.

«Mi mancate tanto, sacerdoti, consacrati, famiglie, giovani, ragazzi. Mi mancate tanto – scrive il cardinale –. Almeno, fino a qualche giorno fa, anche se spesso ero pellegrino per l’Italia e per il mondo, il sabato e la domenica avevo la possibilità di incontrarvi nelle vostre parrocchie. Ora sono privato anche di questo conforto. Grazie a Dio, c’è però più tempo per pregare».

«Al termine di ogni giornata, prima della compieta – prosegue il presule –, mi reco per l’ultima visita in cappella e, mentre faccio scorrere la corona del rosario, chiedo a Maria: “Madre nostra, presenta tu a Gesù le mie preghiere per tutte le necessità spirituali e materiali della mia gente: gli anziani, i malati, le persone sole. Provvedi a tutte le nostre famiglie, suscita nei giovani la generosità e il desiderio di far dono di sé per ridare dignità ad ogni creatura e particolarmente a tanti loro coetanei…”. Mi raccomando, cari fratelli, non stancatevi di pregare e, se potete, arricchitevi di opere buone. La preghiera è l’arma più potente e l’atto di carità più grande nei confronti di tutti».

Il cardinale conclude la sua lettera offrendo una preghiera del vescovo “santo” Tonino Bello, «con il quale, per molti anni – scrive Bassetti –, ho condiviso la “passione” di formatore in Seminario».

Assisi – preghiera del 13 e 14 marzo dedicati al Papa e all’unità della Chiesa si arricchiscono della supplica per bloccare l’epidemia

“La due giorni del 13 e 14 marzo dedicata al Papa e all’unità della Chiesa si arricchisca di una supplica ancora più forte per invocare la grazia in questo momento così difficile per l’Italia e il mondo intero”. Così il vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, conferma i due momenti già previsti nel cammino quaresimale che, a causa della preoccupante diffusione del Coronavirus, assumono un’importanza ancora più significativa. In particolare, venerdì 13 marzo, sarà giornata di digiuno, mentre sabato 14 marzo, in conseguenza della sospensione di tutte le cerimonie religiose, non ci sarà più il momento comunitario previsto alle ore 21 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. “Ciascuno però – spiega il vescovo – è invitato alla preghiera personale, alla recita del santo rosario per tutti gli ammalati colpiti da questa terribile infezione, per i loro familiari, per tutto il personale medico e infermieristico che li sta assistendo con tanto amore e grande professionalità e per tutta la nazione che, ora più che mai, invoca la grazia del Signore”.

Il messaggio di Mons. Sigismondi alla Diocesi di Foligno “Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia”

Il Santo Padre Francesco mi ha chiesto di caricare sulle spalle un nuovo gregge di fedeli, quello di Orvieto-Todi, senza lasciarmi sfuggire dal cuore coloro che mi sono stati affidati a Foligno. Sono consapevole che “l’obbedienza non restringe ma allarga l’abbraccio” e che il Signore ha domandato ai suoi primi discepoli non solo di tirare a terra le barche, ma anche di deporre sulla riva i pesci che Lui stesso ha fatto loro pescare.

Quando il 5 ottobre 2008 sono giunto a Foligno come pastore, non immaginavo che il cuore di un vescovo dovesse essere capace di custodire, come quello di un padre, gioie e speranze, tristezze e angosce. La grazia di gioire e di soffrire mi ha fatto scoprire sposo e sentire padre. Al giornalista Gennaro Ferrara di Tv2000, che il 13 febbraio scorso, durante il programma Diario di papa Francescomi chiedeva perché un vescovo non debba cambiare diocesi, io rispondevo senza indugio: “Come si fa a sognare un’altra sposa quando si è fedeli a quella ricevuta in dono?”. Non avrei neppure lontanamente immaginato che, trascorsa appena una settimana, il Nunzio apostolico in Italia mi avrebbe convocato per annunciarmi che il Papa mi aveva nominato vescovo di Orvieto-Todi. Ero appena rientrato da una missione pastorale in Bielorussia, era il giorno del mio compleanno ed era l’ora dell’Angelus! Sollecitato a manifestare subito la mia obbedienza, ho scritto queste parole, con mano tremante, a papa Francesco: “Beatissimo Padre, nella voce del Successore di Pietro riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di accogliere la chiamata a diventare vescovo di Orvieto-Todi. Con cuore libero e ardente mi dispongo a lavorare in un altro filare della Vigna del Signore. Benedica me, la Diocesi che ho servito finora e quella in cui mi invia come pastore”.

Quest’anno, in occasione della solennità di San Feliciano, ho consegnato alla Diocesi la lettera pastorale, Segni di Vangelo: neppure il più svagato pensiero avrebbe potuto intuire che quelle pagine, dettate dalla fede del popolo santo di Dio, sarebbero diventate il mio congedo. Lascio ad altri il compito di fare il “bilancio consuntivo” del mio servizio episcopale; a me spetta il dovere di confidare al Signore la mia immensa gratitudine: sia Lui, che conosce il cuore di tutti, a ricambiare in benedizione quanti hanno sostenuto il mio cammino con lealtà e purezza di spirito. Ho desiderato ardentemente che sull’albero delle vocazioni al ministero ordinato spuntassero nuovi germogli: il Signore mi ha concesso la grazia di scorgere il “mandorlo in fiore”. Dopo aver restituito al culto gran parte delle chiese parrocchiali che il sisma del 2016 ha reso inagibili, tutto è pronto per l’apertura del cantiere della cattedrale di San Feliciano. A me il Signore ha chiesto di seminare, ad altri concederà di mietere (cfr Gv 4,37), ma è Dio che fa crescere (cfr 1Cor 3,6-9).

Mi accingo a compiere questo “esodo”, ben sapendo che obbedire significa partire e partire vuol dire un po’ morire. La formula di benedizione che Paolo pronuncia a Mileto, nel momento in cui si congeda dagli anziani di Efeso, mi aiuta a tradurre quanto la commozione impedisce alla gratitudine di esprimere: “Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia” (At 20,32). La Madonna del Pianto “ci salvi dai mali che ora ci rattristano” e ci ottenga dal Figlio suo “la salute del corpo e dello spirito”. San Feliciano e Sant’Angela veglino sull’incolumità delle nostre famiglie e ci incoraggino alla speranza: “la nostra presente trepidazione si trasformi in gioioso ringraziamento”.

Spoleto – Coronavirus e terremoto: un’emergenza nell’emergenza. La nota della Caritas diocesana le cui attività proseguono nel rispetto delle norme dettate dal Governo

Tra le conseguenze più immediate del Coronavirus c’è anche la ricaduta negativa sull’economica, in particolare sui flussi turistici. Purtroppo si tratta di un fenomeno già noto nelle zone della Valnerina ferite dai terremoti del 2016. «L’Umbria deve così affrontare – afferma il direttore della Caritas diocesana Giorgio Pallucco – una emergenza (Coronavirus) nell’emergenza (terremoto), le cui conseguenze sociali rischiano di assumere dimensioni disastrose».
La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, che ha avviato alcune iniziative socio-pastorali per contribuire a risollevare l’economia nella zona del cratere, esprime forte preoccupazione per il crescente disagio cui sono sottoposte oramai da quasi quattro anni le comunità del cratere sismico. «Inoltre – prosegue Pallucco – lo sportello di sostegno psicologico a favore delle famiglie di Norcia, Cascia e Preci (avviato dalla stessa Caritas con le risorse messe a disposizione dalle Chiese del Trentino-Alto Adige, ndr) rileva una progressiva perdita di fiducia della gente circa la possibilità di ripresa delle attività economiche in Valnerina. La fatica della ricostruzione alimenta la paura di essere lasciati soli. Qualcuno ha affermato: “le lungaggini burocratiche legate alle procedure di ricostruzione fanno più danni di quanti il Coronavirus potrebbe ora arrecarne ai nostri territori…”. Sono espressioni rivelatrici del crescente disagio che sta spingendo alla resa anche le persone più tenaci. Pur nella drammaticità degli eventi che in questi giorni stanno mettendo a dura prova il nostro Paese, la Caritas – afferma il Direttore – rivolge alle Istituzioni un appello accorato affinché resti alta anche l’attenzione ai problemi delle popolazioni terremotate».

In questo tempo di Coronavirus, infine, «le attività della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia – conclude Pallucco – non possono essere sospese». Gli Uffici in Piazzetta della Misericordia a Spoleto sono quindi aperti per la gestione delle emergenze, nel rispetto dei Decreti governativi. I servizi ordinari, quali ad esempio l’ascolto delle persone o consigli per altre motivazioni, avvengono per telefono e per mail. La Mensa della Misericordia eroga regolarmente i pasti: in sala però potranno accomodarsi solo i senza fissa dimora, che consumeranno il cibo singolarmente nel tavolo (sistemati a un metro di distanza uno dall’altro); gli altri, ossia quelli che invece hanno una dimora, preleveranno il pasto in Mensa per consumarlo a casa.

Gubbio – Coronavirus, come cambia il lavoro degli uffici di Curia

Il vescovo Luciano Paolucci Bedini comunica che, in linea con i provvedimenti normativi già adottati per il contenimento del contagio da Covid-19, anche le attività amministrative della Diocesi di Gubbio tramite gli uffici di Curia subiscono alcune modifiche operative.
Vengono incentivate tutte le modalità di svolgimento telematico delle varie pratiche e gli uffici rimangono chiusi al pubblico, tranne i casi di comprovate motivazioni di urgenza. Oltre ai consueti canali di comunicazione si riportano di seguito i contatti telefonici e gli indirizzi mail ai quali rivolgersi per avere infomazioni nei normali orari di lavoro (cioè dalle 8:30 alle 13 e dalle 15 alle 18): telefono 0759273980, fax 0758672575, email info@diocesigubbio.net oppure amministrazione@diocesigubbio.net.

La vicinanza della Caritas Italiana alle Caritas diocesane e alla popolazione colpita dal Coronavirus

«Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni, non può invece venire meno la dimensione della Carità di cui voi, in prima linea, siete i testimoni nelle e con le vostre comunità». È quanto scrivono, in una lettera inviata ai Delegati regionali e a tutte le Caritas diocesane, il Presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, e il Direttore, don Francesco Soddu. «Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria, – proseguono – senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i centri di ascolto, ecc., che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente». Tutto questo ovviamente con piena responsabilità, nel rispetto delle indicazioni e delle misure del Governo di contrasto alla diffusione del virus che, all’interno di un rapporto di confronto e di collaborazione, la Conferenza episcopale italiana ha fatto proprie, rilanciandole.
Caritas Italiana, nell’elevare preghiere al Signore per le persone decedute, esprime vicinanza ai malati, ai loro familiari, a quanti in Italia e nel mondo soffrono per queste epidemia di coronavirus e a quanti a vario titolo sono impegnati nel contrastarla e nel prendersi cura di chi è colpito e assicura – come indicato dal Santo Padre – il pieno impegno a vivere questo momento difficile «con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità», auspicando che «il tempo di Quaresima ci aiuti a dare tutti un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore».
Nella piena consapevolezza che purtroppo crescono di giorno in giorno i bisogni, se ne aggiungono di nuovi e sempre di più saranno in futuro, Caritas Italiana fa appello alla solidarietà invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore di sempre più persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie: gli anziani spesso soli con le loro paure, le famiglie che si devono far carico dei figli che non possono frequentare le scuole, i lavoratori lasciati a casa con preoccupanti prospettive per il futuro, le realtà del non profit che si occupano dei più poveri e degli esclusi, senza dimenticare gli imprenditori, i commercianti, le innumerevole aziende in sofferenza, ecc. Occorre un sostegno concreto, “integrale”, secondo le indicazioni di Papa Francesco, attento cioè anche alle dimensioni psicologiche e a quelle spirituali.
L’auspicio è che con l’impegno e la testimonianza di tutti, all’interno delle comunità parrocchiali e diocesane, si riesca vivere una reale attenzione a chi è nel bisogno per essere semi e linfa di una carità evangelica che sa offrire stimoli preziosi e avviare percorsi di incontro e di condivisione, anche nel contesto attuale.
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È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Perugia: La dimensione della Carità non può venire meno nel tempo del “corona virus”. Funzionanti i servizi: Centri di ascolto, Empori, “Villaggio della Carità” e Mensa “San Lorenzo”

«I servizi offerti dalla Caritas diocesana e dalle Caritas parrocchiali nel tempo del “corona virus” non vengono meno, anzi, sempre nel rispetto dei provvedimenti governativi nazionali e locali adottati a seguito dell’emergenza sanitaria, saranno, nei limiti del possibile e secondo le necessità, anche potenziati». A comunicarlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetti, nel recepire le indicazioni date nella giornata del 9 marzo dalla Caritas italiana in merito al prosieguo delle attività caritative a livello diocesano e parrocchiale.

«Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni – è sottolineato nella nota di Caritas italiana –, non può invece venire meno la dimensione della Carità di cui voi, in prima linea (responsabili e operatori di Caritas diocesane, ndr), siete i testimoni nelle e con le vostre comunità. Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria, senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri».

La Caritas diocesana prosegue nelle sue attività dei Centri di ascolto diocesano e parrocchiali (solo in quello diocesano vengono accolte in media a settimana 70 persone), dei quattro Empori della Solidarietà dove settimanalmente continueranno a recarsi più di 1.200 famiglie in difficoltà, del “Villaggio della Carità” dove attualmente sono ospitate 15 famiglie per un totale di 56 persone di cui 21 minori, delle diverse opere segno dove annualmente sono accolte dalle 150 alle 200 persone disagiate e della Mensa Comune-Caritas “San Lorenzo” in pieno centro storico dove quotidianamente vengono forniti pasti caldi a 50 persone.

«L’operare della Carità non può prescindere dall’essere fondati su Cristo, continuando il servizio agli ultimi – ricorda il diacono Pecetti –, ma nella consapevolezza che in questa Quaresima 2020 c’è un deserto da attraversare, così come hanno fatto il Figlio di Dio e prima ancora il Popolo d’Israele, nella certezza che, con al fianco il Signore Risorto, è possibile attraversare anche questo deserto».

Terni – Riflessioni e indicazioni del vescovo Giuseppe Piemontese per affrontare con spirito adeguato il momento di crisi

Caro fratelli sacerdoti, diaconi, religiosi/ e fedeli tutti, In questi giorni siamo incollati alla televisione per ascoltare i vari comunicati di ministri, politici, funzionari, scienziati sull’andamento del Coronavirus, con i corrispondenti bollettini di contagi, decessi, guariti, quarantene. Ma in fondo siamo animati dalla segreta ansia di ascoltare parole di speranza sulla sconfitta di questo nemico subdolo e persistente. Di fronte ad un nemico comune e letale, che non fa distinzioni di persone, anzi colpisce i più deboli e si accanisce su di loro, vogliamo riscoprire il sentimento di appartenenza ad un’unica categoria: il genere umano, uomini e donne, accomunati da fragilità costituzionale, che per vivere devono seguire la strada obbligata della solidarietà globalizzata, anzi devono volersi bene nella consapevolezza di essere, in Gesù, tutti figli dell’unico Padre Celeste. Alcuni uomini di Dio ci hanno proposto riflessioni e suggerimenti per affrontare con spirito adeguato questo momento di crisi. Un tempo di evidenza della precarietà della condizione umana e di caduta degli idoli del progresso senza condizione, del divertimento senza regole, della folla senza relazione, della vita senza la prospettiva della fine. -Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. (2Cor 6, 1) ha annunciato la Chiesa all’inizio della quaresima. E la contingenza che viviamo può aiutarci a cogliere con più facilità che anche questo tempo è tempo di Dio.
“Mettendoci in ascolto della Parola di Dio di ogni giorno, vogliamo leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le nostre comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera. Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo”. (Card. A. De Donatis)
In questo giorni le Autorità ci hanno chiesto di sospendere le funzioni religiose, compresa la celebrazione dell’Eucarestia nei giorni feriali e festivi, e la celebrazione degli altri sacramenti con concorso di popolo fino al 3 di aprile. Una forma di digiuno quaresimale molto più esigente del digiuno corporale, che ognuno vorrà colmare con la preghiera personale, la parola e soprattutto l’esercizio della carità. “Anzitutto vi faccio notare che il provvedimento governativo non esige la chiusura delle chiese. Al contrario, sembra in qualche modo indicare nella preghiera privata una strada per continuare a nutrire la vita spirituale. Invitiamo pertanto la gente a coltivare l’atteggiamento di adorazione di fronte a quella Eucaristia che non possiamo più celebrare insieme. Noi, peraltro, come sacerdoti è bene che continuiamo a celebrare la Santa Messa nella forma prevista dal Messale Romano come “Messa senza popolo”. Assicuriamo la nostra gente che attraverso questa celebrazione “senza popolo” la Chiesa e noi con essa continuiamo il rendimento di grazie al Padre nel memoriale della morte e risurrezione di Cristo, come offerta per il popolo, con particolare intenzione in riferimento alla dolorosa situazione dei nostri giorni”. “La mancata partecipazione alla Santa Messa è un grande sacrificio per noi cristiani, che “Sine dominico non possumus”, cioè: “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore / Pasqua domenicale “, come dissero i martiri di Abitene. Ma la celebrazione dell’Eucaristia ha una dimensione rituale che però ha un complemento essenziale negli effetti che essa genera nella vita: l’Eucaristia è celebrata in verità se genera la carità. Nella presente circostanza noi non rinunciamo al significato ultimo dell’Eucaristia, che è il dono di sé fatto dal Signore, ma, ottemperando alle norme dello Stato, siamo invitati a manifestarlo nel gesto di carità fraterna che è evitare che attraverso il riunirsi di un’assemblea si vadano a costituire situazioni di vita sociale che possono favorire il diffondersi del virus” (Card. Betori).
Cari fratelli e sorelle, non scoraggiamoci, usiamo la fantasia per crescere nell’amore del Signore: Possiamo andare singolarmente in chiesa a pregare e ad adorare Gesù Sacramentato, possiamo seguire la Messa e il rosario tramite la televisione (per es. Sat 2000, Lourdes, Tele Padre Pio e altre), possiamo dialogare con i sacerdoti e tra di noi in teleconferenza, tramite cellulare, tramite mail, ecc., possiamo compiere gesti di carità con prudenza e osservando le norme del caso.
In comunione, affido a Maria Santissima, Madre di Misericordia, tutti voi, i malati e tutti coloro che si adoperano per la salute del prossimo e il benessere di tutti i cittadini.

+ p. Giuseppe Piemontese OFM Conv
vescovo