Il messaggio di Mons. Sigismondi alla Diocesi di Foligno “Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia”

Il Santo Padre Francesco mi ha chiesto di caricare sulle spalle un nuovo gregge di fedeli, quello di Orvieto-Todi, senza lasciarmi sfuggire dal cuore coloro che mi sono stati affidati a Foligno. Sono consapevole che “l’obbedienza non restringe ma allarga l’abbraccio” e che il Signore ha domandato ai suoi primi discepoli non solo di tirare a terra le barche, ma anche di deporre sulla riva i pesci che Lui stesso ha fatto loro pescare.

Quando il 5 ottobre 2008 sono giunto a Foligno come pastore, non immaginavo che il cuore di un vescovo dovesse essere capace di custodire, come quello di un padre, gioie e speranze, tristezze e angosce. La grazia di gioire e di soffrire mi ha fatto scoprire sposo e sentire padre. Al giornalista Gennaro Ferrara di Tv2000, che il 13 febbraio scorso, durante il programma Diario di papa Francescomi chiedeva perché un vescovo non debba cambiare diocesi, io rispondevo senza indugio: “Come si fa a sognare un’altra sposa quando si è fedeli a quella ricevuta in dono?”. Non avrei neppure lontanamente immaginato che, trascorsa appena una settimana, il Nunzio apostolico in Italia mi avrebbe convocato per annunciarmi che il Papa mi aveva nominato vescovo di Orvieto-Todi. Ero appena rientrato da una missione pastorale in Bielorussia, era il giorno del mio compleanno ed era l’ora dell’Angelus! Sollecitato a manifestare subito la mia obbedienza, ho scritto queste parole, con mano tremante, a papa Francesco: “Beatissimo Padre, nella voce del Successore di Pietro riconosco l’eco della volontà di Dio, che mi chiede di accogliere la chiamata a diventare vescovo di Orvieto-Todi. Con cuore libero e ardente mi dispongo a lavorare in un altro filare della Vigna del Signore. Benedica me, la Diocesi che ho servito finora e quella in cui mi invia come pastore”.

Quest’anno, in occasione della solennità di San Feliciano, ho consegnato alla Diocesi la lettera pastorale, Segni di Vangelo: neppure il più svagato pensiero avrebbe potuto intuire che quelle pagine, dettate dalla fede del popolo santo di Dio, sarebbero diventate il mio congedo. Lascio ad altri il compito di fare il “bilancio consuntivo” del mio servizio episcopale; a me spetta il dovere di confidare al Signore la mia immensa gratitudine: sia Lui, che conosce il cuore di tutti, a ricambiare in benedizione quanti hanno sostenuto il mio cammino con lealtà e purezza di spirito. Ho desiderato ardentemente che sull’albero delle vocazioni al ministero ordinato spuntassero nuovi germogli: il Signore mi ha concesso la grazia di scorgere il “mandorlo in fiore”. Dopo aver restituito al culto gran parte delle chiese parrocchiali che il sisma del 2016 ha reso inagibili, tutto è pronto per l’apertura del cantiere della cattedrale di San Feliciano. A me il Signore ha chiesto di seminare, ad altri concederà di mietere (cfr Gv 4,37), ma è Dio che fa crescere (cfr 1Cor 3,6-9).

Mi accingo a compiere questo “esodo”, ben sapendo che obbedire significa partire e partire vuol dire un po’ morire. La formula di benedizione che Paolo pronuncia a Mileto, nel momento in cui si congeda dagli anziani di Efeso, mi aiuta a tradurre quanto la commozione impedisce alla gratitudine di esprimere: “Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia” (At 20,32). La Madonna del Pianto “ci salvi dai mali che ora ci rattristano” e ci ottenga dal Figlio suo “la salute del corpo e dello spirito”. San Feliciano e Sant’Angela veglino sull’incolumità delle nostre famiglie e ci incoraggino alla speranza: “la nostra presente trepidazione si trasformi in gioioso ringraziamento”.

Spoleto – Coronavirus e terremoto: un’emergenza nell’emergenza. La nota della Caritas diocesana le cui attività proseguono nel rispetto delle norme dettate dal Governo

Tra le conseguenze più immediate del Coronavirus c’è anche la ricaduta negativa sull’economica, in particolare sui flussi turistici. Purtroppo si tratta di un fenomeno già noto nelle zone della Valnerina ferite dai terremoti del 2016. «L’Umbria deve così affrontare – afferma il direttore della Caritas diocesana Giorgio Pallucco – una emergenza (Coronavirus) nell’emergenza (terremoto), le cui conseguenze sociali rischiano di assumere dimensioni disastrose».
La Caritas diocesana di Spoleto-Norcia, che ha avviato alcune iniziative socio-pastorali per contribuire a risollevare l’economia nella zona del cratere, esprime forte preoccupazione per il crescente disagio cui sono sottoposte oramai da quasi quattro anni le comunità del cratere sismico. «Inoltre – prosegue Pallucco – lo sportello di sostegno psicologico a favore delle famiglie di Norcia, Cascia e Preci (avviato dalla stessa Caritas con le risorse messe a disposizione dalle Chiese del Trentino-Alto Adige, ndr) rileva una progressiva perdita di fiducia della gente circa la possibilità di ripresa delle attività economiche in Valnerina. La fatica della ricostruzione alimenta la paura di essere lasciati soli. Qualcuno ha affermato: “le lungaggini burocratiche legate alle procedure di ricostruzione fanno più danni di quanti il Coronavirus potrebbe ora arrecarne ai nostri territori…”. Sono espressioni rivelatrici del crescente disagio che sta spingendo alla resa anche le persone più tenaci. Pur nella drammaticità degli eventi che in questi giorni stanno mettendo a dura prova il nostro Paese, la Caritas – afferma il Direttore – rivolge alle Istituzioni un appello accorato affinché resti alta anche l’attenzione ai problemi delle popolazioni terremotate».

In questo tempo di Coronavirus, infine, «le attività della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia – conclude Pallucco – non possono essere sospese». Gli Uffici in Piazzetta della Misericordia a Spoleto sono quindi aperti per la gestione delle emergenze, nel rispetto dei Decreti governativi. I servizi ordinari, quali ad esempio l’ascolto delle persone o consigli per altre motivazioni, avvengono per telefono e per mail. La Mensa della Misericordia eroga regolarmente i pasti: in sala però potranno accomodarsi solo i senza fissa dimora, che consumeranno il cibo singolarmente nel tavolo (sistemati a un metro di distanza uno dall’altro); gli altri, ossia quelli che invece hanno una dimora, preleveranno il pasto in Mensa per consumarlo a casa.

Gubbio – Coronavirus, come cambia il lavoro degli uffici di Curia

Il vescovo Luciano Paolucci Bedini comunica che, in linea con i provvedimenti normativi già adottati per il contenimento del contagio da Covid-19, anche le attività amministrative della Diocesi di Gubbio tramite gli uffici di Curia subiscono alcune modifiche operative.
Vengono incentivate tutte le modalità di svolgimento telematico delle varie pratiche e gli uffici rimangono chiusi al pubblico, tranne i casi di comprovate motivazioni di urgenza. Oltre ai consueti canali di comunicazione si riportano di seguito i contatti telefonici e gli indirizzi mail ai quali rivolgersi per avere infomazioni nei normali orari di lavoro (cioè dalle 8:30 alle 13 e dalle 15 alle 18): telefono 0759273980, fax 0758672575, email info@diocesigubbio.net oppure amministrazione@diocesigubbio.net.

La vicinanza della Caritas Italiana alle Caritas diocesane e alla popolazione colpita dal Coronavirus

«Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni, non può invece venire meno la dimensione della Carità di cui voi, in prima linea, siete i testimoni nelle e con le vostre comunità». È quanto scrivono, in una lettera inviata ai Delegati regionali e a tutte le Caritas diocesane, il Presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, e il Direttore, don Francesco Soddu. «Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria, – proseguono – senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i centri di ascolto, ecc., che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente». Tutto questo ovviamente con piena responsabilità, nel rispetto delle indicazioni e delle misure del Governo di contrasto alla diffusione del virus che, all’interno di un rapporto di confronto e di collaborazione, la Conferenza episcopale italiana ha fatto proprie, rilanciandole.
Caritas Italiana, nell’elevare preghiere al Signore per le persone decedute, esprime vicinanza ai malati, ai loro familiari, a quanti in Italia e nel mondo soffrono per queste epidemia di coronavirus e a quanti a vario titolo sono impegnati nel contrastarla e nel prendersi cura di chi è colpito e assicura – come indicato dal Santo Padre – il pieno impegno a vivere questo momento difficile «con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità», auspicando che «il tempo di Quaresima ci aiuti a dare tutti un senso evangelico anche a questo momento di prova e di dolore».
Nella piena consapevolezza che purtroppo crescono di giorno in giorno i bisogni, se ne aggiungono di nuovi e sempre di più saranno in futuro, Caritas Italiana fa appello alla solidarietà invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore di sempre più persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie: gli anziani spesso soli con le loro paure, le famiglie che si devono far carico dei figli che non possono frequentare le scuole, i lavoratori lasciati a casa con preoccupanti prospettive per il futuro, le realtà del non profit che si occupano dei più poveri e degli esclusi, senza dimenticare gli imprenditori, i commercianti, le innumerevole aziende in sofferenza, ecc. Occorre un sostegno concreto, “integrale”, secondo le indicazioni di Papa Francesco, attento cioè anche alle dimensioni psicologiche e a quelle spirituali.
L’auspicio è che con l’impegno e la testimonianza di tutti, all’interno delle comunità parrocchiali e diocesane, si riesca vivere una reale attenzione a chi è nel bisogno per essere semi e linfa di una carità evangelica che sa offrire stimoli preziosi e avviare percorsi di incontro e di condivisione, anche nel contesto attuale.
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È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Perugia: La dimensione della Carità non può venire meno nel tempo del “corona virus”. Funzionanti i servizi: Centri di ascolto, Empori, “Villaggio della Carità” e Mensa “San Lorenzo”

«I servizi offerti dalla Caritas diocesana e dalle Caritas parrocchiali nel tempo del “corona virus” non vengono meno, anzi, sempre nel rispetto dei provvedimenti governativi nazionali e locali adottati a seguito dell’emergenza sanitaria, saranno, nei limiti del possibile e secondo le necessità, anche potenziati». A comunicarlo è il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetti, nel recepire le indicazioni date nella giornata del 9 marzo dalla Caritas italiana in merito al prosieguo delle attività caritative a livello diocesano e parrocchiale.

«Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni – è sottolineato nella nota di Caritas italiana –, non può invece venire meno la dimensione della Carità di cui voi, in prima linea (responsabili e operatori di Caritas diocesane, ndr), siete i testimoni nelle e con le vostre comunità. Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria, senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri».

La Caritas diocesana prosegue nelle sue attività dei Centri di ascolto diocesano e parrocchiali (solo in quello diocesano vengono accolte in media a settimana 70 persone), dei quattro Empori della Solidarietà dove settimanalmente continueranno a recarsi più di 1.200 famiglie in difficoltà, del “Villaggio della Carità” dove attualmente sono ospitate 15 famiglie per un totale di 56 persone di cui 21 minori, delle diverse opere segno dove annualmente sono accolte dalle 150 alle 200 persone disagiate e della Mensa Comune-Caritas “San Lorenzo” in pieno centro storico dove quotidianamente vengono forniti pasti caldi a 50 persone.

«L’operare della Carità non può prescindere dall’essere fondati su Cristo, continuando il servizio agli ultimi – ricorda il diacono Pecetti –, ma nella consapevolezza che in questa Quaresima 2020 c’è un deserto da attraversare, così come hanno fatto il Figlio di Dio e prima ancora il Popolo d’Israele, nella certezza che, con al fianco il Signore Risorto, è possibile attraversare anche questo deserto».

Terni – Riflessioni e indicazioni del vescovo Giuseppe Piemontese per affrontare con spirito adeguato il momento di crisi

Caro fratelli sacerdoti, diaconi, religiosi/ e fedeli tutti, In questi giorni siamo incollati alla televisione per ascoltare i vari comunicati di ministri, politici, funzionari, scienziati sull’andamento del Coronavirus, con i corrispondenti bollettini di contagi, decessi, guariti, quarantene. Ma in fondo siamo animati dalla segreta ansia di ascoltare parole di speranza sulla sconfitta di questo nemico subdolo e persistente. Di fronte ad un nemico comune e letale, che non fa distinzioni di persone, anzi colpisce i più deboli e si accanisce su di loro, vogliamo riscoprire il sentimento di appartenenza ad un’unica categoria: il genere umano, uomini e donne, accomunati da fragilità costituzionale, che per vivere devono seguire la strada obbligata della solidarietà globalizzata, anzi devono volersi bene nella consapevolezza di essere, in Gesù, tutti figli dell’unico Padre Celeste. Alcuni uomini di Dio ci hanno proposto riflessioni e suggerimenti per affrontare con spirito adeguato questo momento di crisi. Un tempo di evidenza della precarietà della condizione umana e di caduta degli idoli del progresso senza condizione, del divertimento senza regole, della folla senza relazione, della vita senza la prospettiva della fine. -Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!”. (2Cor 6, 1) ha annunciato la Chiesa all’inizio della quaresima. E la contingenza che viviamo può aiutarci a cogliere con più facilità che anche questo tempo è tempo di Dio.
“Mettendoci in ascolto della Parola di Dio di ogni giorno, vogliamo leggere questi tempi con i Suoi occhi, aiutando le nostre comunità a tornare a Lui, a riscoprire ciò che è essenziale, a ritrovare il gusto della preghiera. Sono questi i giorni in cui infondere speranza, in cui trasmettere fiducia, in cui metterci in ginocchio per intercedere per il mondo”. (Card. A. De Donatis)
In questo giorni le Autorità ci hanno chiesto di sospendere le funzioni religiose, compresa la celebrazione dell’Eucarestia nei giorni feriali e festivi, e la celebrazione degli altri sacramenti con concorso di popolo fino al 3 di aprile. Una forma di digiuno quaresimale molto più esigente del digiuno corporale, che ognuno vorrà colmare con la preghiera personale, la parola e soprattutto l’esercizio della carità. “Anzitutto vi faccio notare che il provvedimento governativo non esige la chiusura delle chiese. Al contrario, sembra in qualche modo indicare nella preghiera privata una strada per continuare a nutrire la vita spirituale. Invitiamo pertanto la gente a coltivare l’atteggiamento di adorazione di fronte a quella Eucaristia che non possiamo più celebrare insieme. Noi, peraltro, come sacerdoti è bene che continuiamo a celebrare la Santa Messa nella forma prevista dal Messale Romano come “Messa senza popolo”. Assicuriamo la nostra gente che attraverso questa celebrazione “senza popolo” la Chiesa e noi con essa continuiamo il rendimento di grazie al Padre nel memoriale della morte e risurrezione di Cristo, come offerta per il popolo, con particolare intenzione in riferimento alla dolorosa situazione dei nostri giorni”. “La mancata partecipazione alla Santa Messa è un grande sacrificio per noi cristiani, che “Sine dominico non possumus”, cioè: “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore / Pasqua domenicale “, come dissero i martiri di Abitene. Ma la celebrazione dell’Eucaristia ha una dimensione rituale che però ha un complemento essenziale negli effetti che essa genera nella vita: l’Eucaristia è celebrata in verità se genera la carità. Nella presente circostanza noi non rinunciamo al significato ultimo dell’Eucaristia, che è il dono di sé fatto dal Signore, ma, ottemperando alle norme dello Stato, siamo invitati a manifestarlo nel gesto di carità fraterna che è evitare che attraverso il riunirsi di un’assemblea si vadano a costituire situazioni di vita sociale che possono favorire il diffondersi del virus” (Card. Betori).
Cari fratelli e sorelle, non scoraggiamoci, usiamo la fantasia per crescere nell’amore del Signore: Possiamo andare singolarmente in chiesa a pregare e ad adorare Gesù Sacramentato, possiamo seguire la Messa e il rosario tramite la televisione (per es. Sat 2000, Lourdes, Tele Padre Pio e altre), possiamo dialogare con i sacerdoti e tra di noi in teleconferenza, tramite cellulare, tramite mail, ecc., possiamo compiere gesti di carità con prudenza e osservando le norme del caso.
In comunione, affido a Maria Santissima, Madre di Misericordia, tutti voi, i malati e tutti coloro che si adoperano per la salute del prossimo e il benessere di tutti i cittadini.

+ p. Giuseppe Piemontese OFM Conv
vescovo

Assisi – il vescovo scrive ai fedeli: “Momento doloroso, proteggiamo e stiamo vicini ai più fragili”

Cari fedeli,

vi trasmetto, in allegato, le decisioni che, come Conferenza Episcopale Italiana e come vescovi umbri, abbiamo dovuto prendere a seguito dell’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che, tra tante altre cose, vieta in tutte le chiese d’Italia le cerimonie religiose, comprese le messe, e persino i funerali. È un punto del decreto che desta in tutti noi un senso di smarrimento. Ci può sembrare esagerato, nella nostra Regione, soprattutto dopo che ci siamo impegnati a organizzare la partecipazione secondo le regole della distanza di sicurezza e le precauzioni igieniche che dovrebbero tenerci al riparo dai rischi di diffusione del contagio.

Non possiamo tuttavia disobbedire a questa disposizione, tenendo conto della sua motivazione. Il contagio si sta espandendo in Italia e nel mondo, provocando sofferenze e morti. Se non riuscissimo a contenerlo, si avrebbe il collasso delle strutture ospedaliere con inevitabili contraccolpi non soltanto per i contagiati ma anche per tutti gli altri ammalati.

Non possiamo non farci carico dei nostri fratelli in difficoltà, nella stessa misura in cui ci preoccupiamo di noi stessi. Ce lo chiede la stessa Eucaristia, che è per eccellenza il sacramento dell’amore. Gesù, nella celebrazione eucaristica, continua a donare se stesso. Ricevendolo diventiamo una sola cosa con lui e tra di noi. Ne nasce un rapporto di fraternità che si esprime anche nell’attenzione e nella premura vicendevole.

Se in questo periodo, cari fratelli e sorelle, non potremo partecipare direttamente alla Santa Messa, facciamolo unendoci spiritualmente ad essa e chiedendo a Gesù di venire nei nostri cuori con la “comunione spirituale”. Ci potrà aiutare anche la trasmissione televisiva. Essa di norma non sostituisce la partecipazione personale, ma in questo caso di emergenza è d’aiuto. Ogni giorno alle ore 18 e la domenica alle ore 11 “Maria Vision” (in Umbria canale 602, o via internet) trasmetterà la Santa Messa dal Santuario della Spogliazione, dove sarà celebrata senza partecipazione di popolo, con il minimo di presenze necessarie a una decorosa celebrazione.

Cresca, in questo periodo di mancanza della Santa Messa, la “fame” del pane eucaristico. Forse ci siamo troppo abituati a questo grande dono e il Signore ci chiede di riscoprirlo. Dal decreto governativo non è stata intimata la chiusura delle chiese, alle ben note condizioni di sicurezza. Approfittiamone per incrementare l’adorazione eucaristica, organizzata senza celebrazioni di gruppo, prolungando gli orari dell’esposizione del Santissimo in modo che, fatta salva la presenza di qualcuno e la necessaria vigilanza, possa essere offerta ampia possibilità di una visita personale per chi ne ha la possibilità nelle diverse ore del giorno.

Ovviamente i sacerdoti, senza partecipazione pubblica dei fedeli, celebreranno la Santa Messa ogni giorno offrendola per tutti. Facciamo diventare questa prova un momento di grazia. Si levi una grande supplica, perché il Signore abbia misericordia di noi e di tutti, ci aiuti a vincere la sfida di questo contagio e a ridurne al minimo le conseguenze negative sulla salute dei più fragili, sull’economia, sulle famiglie, sulla vita sociale.

È il momento di interrogarci. Non ci dobbiamo guardare solo dal “coronavirus” e da problemi di salute, ma anche da tanti “virus” morali e sociali. La Quaresima ci invita alla conversione. Pur spostandoci il meno possibile, e sempre usando tutte le cautele igieniche, non lasciamoci prendere dal panico e soprattutto non ci chiudiamo nell’egoismo. Se qualcuno ha bisogno di noi, veniamogli incontro. Gli anziani non si sentano abbandonati. Una telefonata, un servizio per la spesa, un soccorso, una attenzione, possono fare tanto bene. Nei fratelli bisognosi incontriamo e serviamo Gesù. Anche questa è “eucaristia” vissuta.

Vi affido tutti all’intercessione di Maria e dei nostri Santi e vi benedico

Gubbio – il vescovo Luciano Paolucci Bedini scrive a sacerdoti e diaconi sulle disposizioni riguardo al Coronavirus

“Carissimi fratelli, la parola di Dio della seconda domenica di Quaresima ci ha aiutati a non scandalizzarci della tribolazione che può colpirci, come in questi giorni, certi della gloria della risurrezione che Cristo ci ha conquistato sulla croce, dobbiamo purtroppo accogliere indicazioni governative ancora più ristrette circa l’esercizio del nostro ministero pastorale, almeno fino al prossimo 3 aprile”.
Il vescovo mons. Luciano Paolucci Bedini scrive ai sacerdoti e ai diaconi della diocesi di Gubbio dopo la conferma delle disposizioni del Governo sull’emergenza Coronavirus, recepite da un comunicato della Conferenza episcopale italiana e da uno della Conferenza episcopale umbra.
“Da subito – spiega il Vescovo al clero diocesano – sono sospese tutte le messe, feriali e festive, con la partecipazione dei fedeli. Ogni sacerdote può ovviamente celebrare in privato, a porte chiuse. Di conseguenza sono sospesi anche tutti gli altri momenti di preghiera che prevedano la presenza di più persone in luoghi ristretti. Nel caso di funerali si possono celebrare solo le esequie, senza la messa, secondo il rito consueto, al cimitero con la sola partecipazione dei familiari stretti”.
Mons. Paolucci Bedini spiega poi che la Curia diocesana sta valutando la possibilità di mettere in campo spazi di comunicazione che possano consentire alla gente di assistere a celebrazioni liturgiche, momenti preghiera e di riflessione attraverso media tradizionali come radio e tv, o grazie ai nuovi media digitali (web e social).
“Ai fedeli che desiderano, indirettamente, poter vivere il momento della celebrazione eucaristica – aggiunge mons. Paolucci Bedini – cercheremo di consigliare alcune modalità semplici per collegarsi alla celebrazione quotidiana e soprattutto domenicale, attraverso gli strumenti della comunicazione, per invitarli in questo tempo di forzato digiuno eucaristico, ad unirsi spiritualmente, nel silenzio, nella preghiera personale e familiare, e nella meditazione della parola, alla preghiera della Chiesa che in nessun modo viene interrotta”.
Infine, un invito a mettere in campo quotidianamente gesti di carità e di vicinanza nei confronti delle persone che in questo momento possano trovarsi in situazioni di particolare difficoltà.
“Vi chiedo – conclude il vescovo Luciano – di moltiplicare in questi giorni, nelle vostre comunità, la creatività dell’azione caritativa, che è il frutto più bello di una vita alimentata dall’eucaristia. Cercate di individuare le situazioni di bisogno del vostro territorio e soccorretele coinvolgendo i fedeli. Ricordatevi delle persone sole, degli anziani e degli ammalati che avessero necessità anche di piccoli aiuti (la spesa, le medicine…). Aprite gli occhi e il cuore verso le famiglie affaticate dalla sospensione della scuola dei figli, o di quelle con figli disabili che subiscono la chiusura delle iniziative di volontariato e delle strutture socio-assistenziali. Il tempo che questa emergenza libera per noi sia consacrato a Dio e al suo popolo!”.

CORONAVIRUS: SOSPENSIONE DELLE SANTE MESSE FERIALI E FESTIVE CON LA PRESENZA DEI FEDELI

A seguito del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri entrato in vigore quest’oggi 8 marzo per contrastare la diffusione del “coronavirus”, e a completamento della Nota della Conferenza Episcopale Umbra del 5 marzo u.s. i Vescovi della Regione Ecclesiastica stabiliscono la sospensione della celebrazione di tutte le SS. Messe feriali e festive con la presenza dei fedeli in tutte le chiese e santuari della Regione, fino a venerdì 3 aprile p.v. compreso.
Tra le “cerimonie civili e religiose” il Decreto governativo include esplicitamente anche i funerali. Il rito funebre dovrà dunque essere celebrato senza Messa, direttamente al cimitero, alla presenza dei soli stretti familiari, secondo quanto previsto al cap. IV del Rito delle Esequie.
Queste ulteriori restrizioni generano sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli. Attraverso il grave sacrificio richiesto ai credenti, la comunità cristiana intende assicurare il proprio significativo contributo alla tutela della salute pubblica, collaborando lealmente con le Istituzioni civili in questo momento di emergenza nazionale. Nell’impossibilità di adempiere al precetto festivo ai sensi del can. 1248§2, i fedeli sono invitati a dedicare un tempo conveniente all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla carità; possono essere d’aiuto le celebrazioni trasmesse tramite radio, televisione e in streaming sui siti internet e sui social. L’accesso ai luoghi di culto sia consentito ai singoli fedeli che vogliano recarvisi per la preghiera individuale, avendo cura che venga osservata la distanza di precauzione igienica.
Assisi, 8 marzo 2020.

Coronavirus – La Cei segue il decreto del Governo sulla sospensione delle cerimonie religiose

A seguito del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020, la Conferenza Episcopale Umbra ha diffuso il seguente comunicato:
“La Chiesa che vive in Italia e, attraverso le Diocesi e le parrocchie si rende prossima a ogni uomo, condivide la comune preoccupazione, di fronte all’emergenza sanitaria che sta interessando il Paese.
Rispetto a tale situazione, la CEI – all’interno di un rapporto di confronto e di collaborazione – in queste settimane ha fatto proprie, rilanciandole, le misure attraverso le quali il Governo è impegnato a contrastare la diffusione del “coronavirus”.
Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, entrato in vigore quest’oggi, sospende a livello preventivo, fino a venerdì 3 aprile, sull’intero territorio nazionale “le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”.
L’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le “cerimonie religiose”. Si tratta di un passaggio fortemente restrittivo, la cui accoglienza incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli. L’accoglienza del Decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica”.