Perugia: La Pastorale diocesana per i problemi sociali e il lavoro vicina a quanti operano nei settori strategici nel tempo del “Coronavirus”. Il direttore Cerati: «La Chiesa ritornerà nei luoghi di lavoro»

«In questo tempo di prova, di sacrifici e di rinunce, vogliamo essere vicini e ringraziare tutti coloro che nel mondo del lavoro, nel sociale e nella custodia del Creato continuano ad impegnarsi per garantire vitalità al Sistema Italia iniziando dalla nostra Umbria». A dirlo è il diacono Carlo Cerati, direttore dell’Ufficio per la pastorale dei problemi sociali e il lavoro di Perugia-Città della Pieve, in una nota dell’Ufficio stampa diocesano in cui sottolinea l’operato di «coloro che lavorano in “prima linea” nel garantire il funzionamento dei servizi essenziali alla vita dell’uomo, in primis quelli sanitari e della ricerca scientifica. A questi vanno aggiunti – evidenzia Cerati – i “servizi a rete” (energia, gas, acqua, telefonia, comunicazioni…)».

Professionalità indispensabili. «Alcune delle professionalità che operano in questi settori sono così alte e specifiche che se dovessero venire meno, a causa dell’epidemia, sarebbe davvero difficile e complicato sostituirle. Purtroppo anche in questi settori, come in quello della Sanità, è passata la logica che per limitare le spese e garantire guadagni sia sufficiente ridurre personale e strutture. Lo abbiamo sperimentato con chiusure di ospedali e tagli di posti letto in branche della medicina che oggi, invece, si stanno rivelando indispensabili».

Altri settori strategici. Altrettanta attenzione è riservata dal direttore dell’Ufficio diocesano a tutti i lavoratori e imprenditori dei settori agro-alimentare e della distribuzione di tali prodotti, dei combustibili e delle materie prime, dei trasporti e di tutta la filiera della mobilità, settori anch’essi strategici».

L’uomo sempre al centro. Non ultima una attenzione a quanti ricoprono ruoli istituzionali e politici: «Chi è chiamato ad operare per il bene comune, soprattutto in questo momento – sottolinea Carlo Cerati –, metta sempre al centro dell’azione di governo, anche locale, l’uomo, in particolare quando si dovrà pensare alla fase del post-emergenza. Su quest’ambito anche la Chiesa è chiamata a fare la sua parte, come ci ricordano spesso papa Francesco e il nostro cardinale Gualtiero Bassetti».

Piccoli segni concreti. «La Chiesa è presente anche con piccoli segni concreti di vicinanza ai più fragili e indifesi di sempre, che oggi lo sono ancor di più. Basti pensare all’attività, in tempo di “Coronavirus”, dei servizi socio-caritativi grazie alla presenza di operatori e volontari che si aggiungono a quanti lavorano nei settori strategici appena menzionati».

La Chiesa nei luoghi di lavoro. «A tutti i lavoratori la Chiesa è grata ed è vicina – conclude Cerati – e ritornerà nei luoghi di lavoro anche con le visite del cardinale Bassetti alle aziende, come ad esempio in occasione delle festività natalizie e pasquali. Queste ultime sono sospese per i motivi che tutti conosciamo. L’attenzione al mondo del lavoro è sempre stata al centro dell’attività pastorale del nostro cardinale e non è un caso che abbia voluto la nascita di un osservatorio diocesano sull’“Etica dell’impresa e del lavoro”». Osservatorio che aveva programmato, per questa primavera, un evento sui temi trattati nel suo primo anno di attività.

Spoleto – mons Boccardo all’omelia di domenica 22 marzo: «Dio non punisce l’umanità, Dio la salva e lo fa anche attraverso dei momenti difficili e di prova come può essere quello presente». Benedizione alla Città di Spoleto e all’intera Archidiocesi con la Santissima Icone. Preghiera solitaria il 27 marzo dell’Arcivescovo al cimitero di Spoleto per affidare al Signore tutti i morti a causa del Coronavirus

«Al termine di questa celebrazione eucaristica invoco la benedizione del Signore sul vostro stare in famiglia in questi giorni e auguro che questo stare insieme costituisca un momento bello di dialogo, di comunicazione e di comunione per intessere e rinsaldare quei legami e di unità e affetto che riscaldano il cuore e rendono bella la vita». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha concluso la celebrazione eucaristica di domenica 22 marzo 2020, IV di Quaresima, celebrata in assenza di fedeli nella cappella della Santissima Icone del Duomo di Spoleto e trasmessa in diretta sulla pagina Facebook della Diocesi.

Nell’omelia il Presule, commentando il Vangelo del giorno in cui Gesù ridona la vista al cieco nato, ha sottolineato come la fede «richiede da noi una fiducia e una obbedienza a quello che il Signore ci dice, richiede onestà nell’affermare la verità e libertà interiore che permette di essere fedeli a se stessi senza farsi influenzare dalle opinioni della maggioranza. Così – ha detto – possiamo dire anche noi come il cieco nato: “Credo, Signore”. In questi giorni di “penitenza” che ci impone di non poter partecipare alle liturgie, che ci tiene lontano anche dalla Comunione Eucaristica con il corpo trasfigurato del Signore, in questi tempi di solitudine che trasformano e cambiano le nostre abitudini ordinarie possiamo fare il cammino del cieco nato e passare, attraverso l’onestà e l’obbedienza, alla piena professione di fede: “Credo, Signore”».

Il Presidente della Conferenza episcopale umbra ha poi voluto chiarire alcune voci in questo tempo di Coronavirus: «Qualcuno dice in maniera infelice che questa pandemia sarebbe una punizione di Dio per l’umanità. Dio non punisce l’umanità, Dio la salva e lo fa anche attraverso dei momenti difficili e di prova come può essere quello presente. Ma noi per Dio siamo figli, conosciuti ed amati fin da principio, e il figlio occupa sempre un posto privilegiato nella sollecitudine e nel cuore del Padre».

Benedizione alla Città e alla Diocesi con la Santissima Icone. Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa ha invitato mercoledì 25 marzo alle ore 12.00, in questi giorni di prova in cui l’umanità trema per la minaccia del Coronavirus, «tutti i Capi della Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera del Padre Nostro». Al termine di questo momento di preghiera, che ognuno è invitato a fare nella propria abitazione, l’arcivescovo Renato Boccardo si recherà in Cattedrale: dal sagrato del Duomo, con la Santissima Icone, benedirà la Città di Spoleto e l’intera Archidiocesi. Sarà presente, nel rispetto delle distanze previste dai decreti, il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis. Questo momento di preghiera verrà registrato e poi il video sarà caricato: nel sito della Diocesi (www.spoletonorcia.it), nel canale YouTube della Diocesi (Archidiocesi Spoleto Norcia) e nella pagina Facebook della Diocesi (SpoletoNorcia).

L’Arcivescovo in preghiera solitaria al Cimitero monumentale di Spoleto. «L’immagine dei mezzi militari che trasportano le bare verso i forni crematori – scrive l’arcivescovo Boccardo nella lettera ai sacerdoti nel tempo del Coronavirus del 21 marzo 2020 – rende in maniera plastica la drammaticità della situazione che sta vivendo il Paese. In comunione con tutti Vescovi d’Italia – che lo faranno nelle loro Diocesi – venerdì prossimo 27 marzo alle ore 15 mi recherò da solo al Cimitero Monumentale di Spoleto per un momento di raccoglimento, preghiera e benedizione, intendendo così affidare al Padre tutti i defunti di questa pandemia nonché manifestare la vicinanza della Chiesa a quanti sono nel pianto e nel dolore». Il Presule, inoltre, invita tutti i preti della Diocesi ad unirsi a lui in questo gesto simbolico celebrando quel giorno la Messa, in assenza di fedeli, in suffragio di tutti i defunti di queste settimane. Questo momento di preghiera verrà registrato e poi il video sarà caricato: nel sito della Diocesi (www.spoletonorcia.it), nel canale YouTube della Diocesi (Archidiocesi Spoleto Norcia) e nella pagina Facebook della Diocesi (SpoletoNorcia).

Coronavirus: i Vescovi umbri donano alla Regione Umbria un ventilatore polmonare per terapia intensiva

Come gesto di sollecitudine e partecipazione al comune impegno volto a sostenere quanti sono affetti da Coronavirus, i Vescovi umbri hanno donato alla Regione Umbria un ventilatore polmonare per terapia intensiva.

«Il nostro primo pensiero – afferma mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra – va a coloro che, anche nella nostra Regione, stanno affrontando questa impegnativa battaglia: alle persone colpite dal Covid-19, a quanti hanno perso la vita e ai loro familiari, ai medici e agli operatori della sanità e del volontariato, ai responsabili della società civile chiamati a prendere decisioni importanti e non facili per il bene di tutti. A tutti e a ciascuno, insieme con i nostri sacerdoti che continuano in maniere diverse la quotidiana compagnia alle comunità loro affidate, assicuriamo la cordiale vicinanza e la costante preghiera: nelle Messe che, a causa dell’emergenza celebriamo senza il popolo ma per tutto il popolo, portiamo con noi davanti al Signore le speranze e le fatiche di ognuno».

«In questo momento di grave preoccupazione – conclude l’arcivescovo Boccardo –, ciascuno si senta responsabile della salute propria e degli altri, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni emanate dalla competente autorità per contrastare il diffondersi dell’epidemia».

Mons. Sigismondi confermato Assistente Ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana

La Presidenza nazionale dell’Azione cattolica, il Consiglio nazionale e l’Associazione tutta, manifestando gratitudine a papa Francesco e alla Conferenza episcopale italiana, accolgono con gioia la conferma di mons. Gualtiero Sigismondi ad Assistente ecclesiastico generale dell’Ac italiana per il prossimo triennio. Mons. Sigismondi è vescovo della diocesi di Orvieto-Todi, amministratore diocesano di Foligno, presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata e presidente della Commissione mista vescovi – religiosi – istituti secolari. Una conferma che rinnova il legame speciale tra l’Azione cattolica e la Chiesa, e rappresenta un riconoscimento della natura eminentemente ecclesiale dell’associazione, che è per l’Ac motivo ulteriore di impegno e corresponsabilità. La guida spirituale di mons. Sigismondi, fatta di sapienza pastorale, tensione evangelica, umana semplicità, è un dono per tutta l’Azione cattolica, particolarmente prezioso in un momento così difficile e gravido di ansie, ma allo stesso tempo carico di speranza e sete di futuro, per il nostro Paese e non solo.

Il Messaggio di saluto all’Ac di mons. Gualtiero Sigismondi
Nell’arco di pochi giorni il Santo Padre, confermandomi per un ulteriore triennio nel servizio di assistente ecclesiastico generale di Ac, mi ha chiesto di spostare i “paletti” della mia tenda dalla Diocesi di Foligno a quella di Orvieto-Todi. In questo frangente della mia vita, inserito in una congiuntura particolarmente sofferta per il nostro Paese, la trepidazione non ha osato cedere il passo alla gioia, ma non ha esitato a stringere la mano alla serenità. In entrambe le circostanze non ho indugiato a dire il mio Fiat, ma ho avuto bisogno di qualche pausa di silenzio per intonare il Magnificat. Il trasferimento da Foligno a Orvieto-Todi mi fa sperimentare che obbedire significa partire e partire vuol dire un po’ morire; la conferma come assistente generale mi invita a riconoscere che l’obbedienza non restringe ma allarga l’abbraccio. Le lacrime che l’obbedienza chiede, se distillate dalla gratitudine, accreditano il servizio pastorale con il dono di sé. “Servire e dare la propria vita” (cf. Mc 10,45): questa è la “regola d’oro” che il Signore ha consegnato ai suoi discepoli, desiderosi di prenotare i “primi posti” nel Regno dei Cieli.
Con cuore libero e ardente mi dispongo a dirigermi verso Orvieto-Todi e con entusiasmo sincero continuo ad accompagnare la “famiglia grande e bella” dell’Ac, la quale, come ha ricordato papa Francesco a cui assicuro fedele obbedienza a nome di tutta l’Associazione, è “un dono e una risorsa per il cammino della Chiesa in Italia”. Al Presidente, prof. Matteo Truffelli, e al Collegio degli assistenti nazionali esprimo la mia profonda riconoscenza; insieme a loro ho sperimentato che l’Ac è una “scuola di libertà”, una “palestra di sinodalità” e un “laboratorio di laicità”.
In questa Quaresima così austera per il flagello del coronavirus, il mio pensiero va alle associazioni diocesane di Ac che, “all’ombra della Croce”, sono in prima linea: “la presente apprensione si trasformi in gioioso ringraziamento”. Il Signore crea vita dalla morte, trae il bene da tutto: il male non sottrae alle mani di Dio il mondo e la storia. “Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore –, progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza” (Ger 29,11).

Perugia: Celebrata dal cardinale Bassetti la messa domenicale in diretta tv, radio e social media. Il presule: «Viviamo tutti in una valle oscura, ma non temiamo alcun male perché il Signore è con tutti noi»

«Carissimi, ho deciso di celebrare qui in cattedrale, la chiesa madre della nostra Archidiocesi, perché desidero fortemente che l’abbraccio del pastore possa raggiungere tutti: innanzitutto i malati. Purtroppo siamo nel cuore di una tempesta, ormai così vasta, che solo può essere vinta con tanta preghiera e carità, obbedendo a ciò che, per il bene di tutti, ci viene chiesto». Ha esordito con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa della Quarta domenica di Quaresima (22 marzo), celebrata nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia; celebrazione trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali, da permettere al presule di entrare virtualmente in tutte le case dei fedeli in tempo di “Coronavirus”.

Cuori al servizio del prossimo. «Un pensiero particolare lo voglio ancora rivolgere agli infermieri, ai medici, a tutti i gli operatori sanitari, ai sacerdoti – ha proseguito il cardinale –: voi, carissimi, in questi giorni state prestando le vostre mani a Dio. La vostra scienza, il vostro cuore è al servizio del prossimo. Pe questo non finirei mai di benedirvi e di pregare per quello che state facendo, rischiando per primi la vita. Penso infine, con tanta commozione, a tutti coloro che il Signore ha chiamato a sé, in totale solitudine, senza una carezza, senza un bacio, senza una preghiera dei loro cari, coloro che non hanno potuto nemmeno accompagnarli al cimitero. Ma io sono certo che al capezzale di ciascuno c’era Gesù, che continuamente sta vicino a chi è in agonia».

Vittime della pigrizia spirituale. Commentando il Salmo 22, il cardinale ha ricordato ai fedeli che esso «esprime tutta la tenerezza del nostro Dio: il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…, anche se vado per una valle oscura. E’ quanto stiamo vivendo proprio in questi giorni, sentendoci tutti in una valle oscura in cui non temo alcun male, perché tu Signore sei con me. Il Signore è davvero con tutti noi: sentiamolo vicino! Purtroppo siamo tutti vittime della nostra pigrizia spirituale, che non ci aiuta a mettere Gesù al primo posto nella nostra vita. Gesù ha trasformato la sua tenebra, non solo quella esteriore ma anche quella del suo cuore in luce. Anche la nostra vita, illuminata da Gesù, può trasformare la nostra tenebra in luce, in modo che, come ha fatto il cieco nato, diventiamo anche capaci di illuminare gli altri».

Piccola chiesa domestica. «Mi rendo conto, cari fratelli, quanto per voi possa essere motivo di sofferenza non potere partecipare drittamente alla celebrazione eucaristica, soprattutto in queste domeniche di Quaresima così significative per il nostro cammino spirituale verso la Pasqua. Ma in un certo senso – ha evidenziato il presule – è la madre Chiesa, che vi viene a trovare a casa vostra, nelle vostre famiglie. Mi preme sottolineare che ogni famiglia fondata sull’amore di Gesù e sul sacramento del matrimonio, è una “piccola chiesa domestica”. La chiesa non è soltanto in cattedrale, ogni vostra famiglia è chiesa domestica. Ecco allora l’occasione, anche se forzata, di vivere le relazioni, di dialogare e di educarsi a vicenda. Nella vita di tutti i giorni, spesso per un motivo o per un altro, manca questa relazione, non c’è più tempo per il dialogo nelle nostre famiglie, per un sorriso… E’ tutto un correre…».

Recuperare i rapporti umani. Questo diventa il tempo di recuperare i rapporti fra genitori e figli, con i nonni, fra fratelli. E cosi può essere facile ritrovare la centralità della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, e, insieme, riscoprire l’importanza del colloquio comunitario e personale con il Signore. L’espressione “chiesa domestica” può adesso diventare una realtà, perché ogni battezzato può sperimentare la piena consapevolezza di quella dimensione sacerdotale che lo rende capace di un vero rapporto con Dio e con i fratelli».

Ulteriore passo verso il Vangelo. «Ricordiamoci, come dice san Paolo, che noi “siamo tempi di Dio” e che il Signore è sempre presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome. E se questo è vero, figuratevi se il Signore non è presente in questo momento nelle vostre famiglie. Questo vale anche per chi di fatto fosse solo in casa, come tanti anziani. Fratelli, vi supplico, cogliete questi giorni di “crisi”, in senso biblico, come “giudizio”, come una prova che possa servirci. Solo cosi – ha concluso il cardinale – permetteremo alla nostra Chiesa di fare un ulteriore passo verso il Vangelo»

Assisi – Domenica 22 marzo messa presieduta dal vescovo in diretta streaming dalla Tomba di San Francesco. Il messaggio del custode di Terra Santa fra Patton e il Patriarca Pizzaballa “Siamo uniti nella preghiera”

“La comunità francescana che abita nella Basilica del Santo Sepolcro vi ricorda nella preghiera, forza, forza Italia”. È questo uno dei passaggi più significativi del video-messaggio di fra Francesco Patton, custode di Terra Santa, inviato al vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, in occasione della santa messa di domenica 22 marzo che vede le città di Assisi e Gerusalemme insieme per invocare la liberazione dall’epidemia coronavirus.

La celebrazione della santa messa alle ore 10,30, in collegamento streaming dalla Tomba di San Francesco, sarà presieduta dal vescovo monsignor Sorrentino. In Terra Santa anche il custode fra Patton e l’arcivescovo monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, accompagnati dalle rispettive comunità francescane, pregheranno per la fine dell’epidemia.

“Vogliamo chiedere al Signore – afferma il vescovo di Assisi – attraverso l’intercessione di San Francesco la protezione per il nostro Paese e per tutti i Paesi del mondo dal contagio del coronavirus. Durante la celebrazione eucaristica inviterò i 2000 giovani che la prossima settimana si sarebbero radunati ad Assisi con il Santo Padre per “Economy of Francesco” ad unirsi per quanto possibile in preghiera e in sentimenti di solidarietà preparandosi così anche all’incontro rinviato a novembre”.
La celebrazione di domenica 22 marzo di caratura mondiale sarà trasmessa in diretta sul sito, www.sanfrancescopatronoditalia.it, ne da’ notizia il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato.

Perugia: La messa domenicale pro populo del cardinale Bassetti in diretta tv, radio e social. La “Novena alla Madonna delle Grazie in tempo di grave necessità”

Domani 22 marzo, alle ore 10, dalla cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti celebrerà la S. Messa pro populo, nella Quarta domenica di Quaresima, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio Inblu e sui social media ecclesiali (YouTube de La Voce e Facebook di Chiesainumbria.it e di Umbria Radio Inblu). Il cardinale esorta i fedeli a pregare incessantemente, in famiglia, il Signore e la Madonna delle Grazie la cui immagine della cattedrale, dipinta da un allievo della scuola del Perugino, è molto venerata e conosciuta anche al di fuori dell’Umbria.
La Novena. Alla Madonna delle Grazie il cardinale Bassetti ha dedicato la “Novena in tempo di grave necessità”, di imminente diffusione via social media e scaricabile dal sito: www.diocesi.perugia.it. Dal 25 marzo la “Novena” sarà recitata dai canonici della cattedrale, seguita sempre attraverso i media ecclesiali.
La storia. E’ una pubblicazione di poco più di venti pagine contenente una breve storia del culto mariano a Perugia, la cui devozione alla Vergine «prese piede con la predicazione di frate Bernardino da Siena sotto il titolo “Madonna delle Grazie” o “della Grazia”…». Oltre alla riproduzione del dipinto della Madonna delle Grazie di Giannicola di Paola (in copertina), la pubblicazione contiene una del Gonfalone processionale di Berto di Giovanni della cattedrale, raffigurante il profilo della città medioevale dipinta all’inizio del ‘500 in occasione di una grave pestilenza. Nel 1869 il vescovo di Perugia, il cardinale Gioacchino Pecci (papa Leone XIII), dedicò anche una cappella-memoriale nella basilica di San Domenico «a ricordo del voto solennissimo fatto dai perugini nel 1629 e nel 1631 per ottenere liberazione da una “influenza maligna” (la pestilenza) …». Il 7 settembre 1873, il futuro Leone XIII, «su suggerimento del beato Pio IX, consacrò, dinanzi all’immagine della Madonna delle Grazie, città e diocesi di Perugia all’Immacolata».
Contenuti sociali. La “Novena”, oltre a contenere passi delle Sacre scritture, l’Atto di consacrazione alla Madonna Santissima delle Grazie scritto dal cardinale Pecci nel 1873 e l’“Inno alla Madonna delle Grazie” (C. Pascucci), offre delle invocazioni alla Madre Celeste dai contenuti anche sociali, tratte alcune da antiche preghiere recitate nella cattedrale, altre scritte dagli arcivescovi Ennio Antonelli, Dario Mattei Gentili e Mario Vianello, durante il loro episcopato perugino, e dal cardinale Bassetti. L’arcivescovo Antonelli scrisse nella sua preghiera: «Madonna delle Grazie… Liberaci da angoscia e malattia, emarginazione e disoccupazione, ingiustizia e violenza, corruzione e materialismo»; temi sempre molto attuali.
Rifugio e conforto. Il cardinale Bassetti, nella sua invocazione a «Maria madre della grazia», scrive: «sostienici in questo momento di prova. Sii per noi segno di sicuro rifugio e conforto. / Stella luminosa e guida del popolo perugino, oggi deponiamo ai tuoi piedi le nostre angustie. Assisti con la tua materna sollecitudine coloro che sono stati colpiti dalla malattia, perché non perdano fiducia e speranza. Guida le scelte dei governanti, dei medici e degli operatori della sanità perché sappiano agire per il bene e nel rispetto della persona. / Ti affidiamo gli anziani, soprattutto quelli che vivono nella solitudine della loro casa in questo tempo: possano sentire la vicinanza della Chiesa, capace di scorgere i bisogni e le angosce dei fratelli. / Ti raccomandiamo il mondo del lavoro: in questo periodo di incertezza, dona a tutti la forza di non scoraggiarsi e di riprendere con maggiore entusiasmo la propria occupazione, una volta passata l’emergenza presente. / Ti preghiamo per i giovani studenti perché sappiano mettere a frutto questo tempo …».

Assisi – virtual tour affreschi basilica San Francesco per campagna #iorestoacasa messe in streaming e webcam su tomba Santo

I frati della Basilica di San Francesco d’Assisi, culla del francescanesimo e dell’arte italiana, con i suoi 10mila metri quadri di affreschi, aderiscono alla campagna #iorestoacasa. Per la prima volta in assoluto saranno visibili e a disposizione di tutti, grazie ad un virtual tour 360, le immagini delle Basiliche e dei suoi capolavori: Giotto, Cimabue e Lorenzetti, per citarne alcuni. Basta collegarsi alla pagina www.sanfrancescopatronoditalia.it/basilica/ e sarà possibile entrare virtualmente e ammirare le meraviglie del Complesso Monumentale.

In piena emergenza sanitaria il cuore e l’anima francescana continuano a pulsare, a vivere. Noi frati del Sacro Convento di Assisi non vi lasciamo soli anche e soprattutto nella preghiera. Ogni giorno messe e preghiere in diretta streaming sulla pagina Facebook di “San Francesco Assisi” e una webcam connessa h24 sulla tomba di san Francesco.

Il tour in realtà virtuale della Basilica di San Francesco è stato realizzato dalla Promovideo Perugia. Per maggiori informazioni visita il sito sanfrancesco.org.

Perugia: Tante famiglie hanno aderito alla preghiera per l’Italia promossa dalla Cei. L’emergenza sanitaria porta le famiglie ad essere sempre più “piccole chiese domestiche”. L’importanza dei media in questo particolare momento di comunione spirituale ideale fra fedeli evidenziata dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti

Tra gli 4milioni di telespettatori (pari al 13% di share) che ieri sera 19 marzo hanno seguito su Tv2000 la preghiera del Rosario per l’Italia, c’erano anche tante famiglie della comunità diocesana di Perugia – città della Pieve; quasi a dire che l’emergenza sanitaria le porta ad essere sempre più “piccole chiese domestiche”.

A tutte le famiglie il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, si è sempre rivolto esortandole a intensificare i momenti di preghiera tra le mura domestiche in tempi lontani dal “Coronavirus”. «I media ecclesiali e non solo, ad iniziare dalla nostra Tv2000, che sta facendo registrare sorprendenti risultati di ascolto, contribuiscono molto, in questo periodo dove a tutti ci viene chiesto di restare a casa, ad aiutare le famiglie ad essere delle “piccole chiese domestiche”», ha commentato il presidente della Cei alla notizia dei milioni di telespettatori che si sono uniti spiritualmente in preghiera la sera della festa di San Giuseppe per invocare il Signore e la Beata Vergine Maria affinché liberino l’umanità da questa grave epidemia. «I momenti di preghiera, le celebrazioni eucaristiche pro populo di queste ultime settimane e da ultima la concessione (stabilita da un decreto della Penitenzieria apostolica) di speciali indulgenze ai fedeli affetti da questo morbo insidioso, agli operatori sanitari e ai familiari che si prendono cura di loro, sono praticate con l’aiuto dei media e delle loro tecnologie – ha evidenziato il cardinale Bassetti –. I media sono anche dei mezzi con cui far giungere conforto umano e cristiano a quanti vivono nella sofferenza e sostegno nell’affrontarla anche con l’aiuto della preghiera affinché nessuno si senta solo».

La testimonianza di una “piccola chiesa domestica”.

«In famiglia stiamo scoprendo momenti fino ad un mese fa inimmaginabili: la preghiera serale e mattutina di un Salmo davanti all’icona della Vergine, la messa del nostro parroco davanti alla Tv, nella sala preparata come una chiesa, con i fiori, le seggiole e le preghiere proseguite a memoria quando si interrompe il segnale streaming». A raccontarlo sono Sarah e Vincenzo Aquino, papà e mamma di undici figli, della parrocchia perugina di San Sisto. «Ieri sera – proseguno i coniugi Aquino – abbiamo vissuto l’esperienza del S. Rosario recitato tutti insieme, con il resto dei figli, che vivono fuori casa, in collegamento streaming. Non e’ stato facile, davanti all’impazienza dei piccoli, spiegare che l’ultima puntata del telefilm “Don Matteo” e la partita di “Risiko” potevano aspettare, perché alle 21 tutti i cristiani alzavano la loro supplica a Dio. Abbiamo usato un’esperienza vissuta, quella dell’ingresso a casa della “Play Station”. È successo qualche tempo fa, noi genitori eravamo contrari, ma loro, tutti insieme, ci hanno preso per lo sfinimento per mesi e alla fine abbiamo ceduto. Il cuore di Dio è proprio così, si piega se in tanti insistiamo, preghiamo, lo imploriamo. Hanno capito, e ognuno con il rosario in mano, senza più fretta né mormorii, siamo arrivati alla fine del collegamento con TV2000. L’esperienza ci è piaciuta moltissimo per questo vogliamo insistere: da questa sera abbiamo concordato una decina del S. Rosario, perché non sappiamo se andrà tutto bene, ma sappiamo che tutto concorre al bene e che Gesù non ci lascia mai soli».

La messa in diretta radio e social.

Il cardinale Bassetti dà nuovamente appuntamento virtuale a tutti i fedeli, domenica 22 marzo, alle ore 10, dalla cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia per la celebrazione eucaristica pro populo, trasmessa in diretta da UmbriaTv, Umbria Radio In Blu e sui social media diocesani (YouTube de La Voce e FaceBook di Chiesainumbria.it e di Umbria Radio In Blu).

Spoleto – messaggio dell’arcivescovo Boccardo per la festa di San Banedetto

Da quando il terremoto ha ferito la nostra terra, celebriamo la festa di San Benedetto “in tono minore”, con un velo di mestizia e tristezza, abbracciando di uno sguardo sconsolato le macerie della Basilica, delle case e degli edifici pubblici, ed esperimentiamo ogni volta sentimenti contrastanti: da una parte, la delusione, la frustrazione e la rabbia generate quotidianamente da una burocrazia che non solo non permette di dare l’avvio alla ricostruzione ma nemmeno di chiudere l’emergenza, con il rischio di rendere irreversibile la sofferenza del tessuto economico e sociale e di irrobustire prassi di veri e propri abusi, quando non anche di pratiche clientelari e corruttive; dall’altra, l’ammirazione per la tenacia della gente di montagna, fermamente attaccata alla sua terra, pronta ad affrontare privazioni e sacrifici, fiera e orgogliosa della sua storia e dei suoi monumenti.

Quest’anno, poi, la precarietà e l’impotenza che tutti esperimentiamo di fronte ad un nemico subdolo e invasivo e particolarmente dannoso come il Coronavirus, con la conseguente doverosa assunzione di modalità di comportamento per contrastarne la diffusione, ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento. Ai credenti duole particolarmente, oggi, non potersi riunire in piazza attorno all’altare per celebrare i Santi Misteri. Ma questa forzata dispersione non dice di una lontananza degli uni dagli altri, che anzi ci ritroviamo idealmente più vicini e più uniti che mai, coscienti come siamo che la condivisione della stessa umanità e la professione dell’unica fede intessono, costituiscono e continuamente rinsaldano legami indissolubili, che resistono all’usura del tempo e alle minacce della natura. E non vorremmo – e auspichiamo che così non avvenga – che la giusta e necessaria attenzione all’emergenza in corso distogliesse l’attenzione dalle urgenze dei nostri territori o – peggio – costituisse un alibi per ulteriori ritardi.

In un giorno tanto significativo per la comunità nursina non possiamo non rilevare – ahimé, ancora una volta – le gravi incongruenze che hanno accompagnato questo tempo: in meno di quattro anni dal sisma siamo al quarto Commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo, a ricordare l’utopia del «non vi lasceremo soli» e gli slogan buoni per i social netwotk, a sognare e domandare ancora e sempre poche parole e molti fatti.

Non possiamo passare sotto silenzio la situazione dolorosa di circa 1700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie, con la difficoltà di realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere in un territorio che si sta spopolando, vede i giovani andare via, le aziende chiudere e i servizi trasferiti altrove. E non possiamo non rilevare con dispiacere che i cantieri di San Benedetto, di Santa Maria Argentea, di San Salvatore a Campi e di diverse altre chiese sono nuovamente fermi, che da troppi mesi si attende il risultato delle perizie geologiche che permettano di dare il via alla messa in sicurezza definitiva e al consolidamento della rupe che sovrasta il complesso abbaziale di Sant’Eutizio. Né possono essere costruttivi proclami e lettere di lamento e di sterile polemica, indirizzati ripetutamente fino alle più alte autorità dello Stato e della Chiesa, per recriminare su qualche scelta pratica compiuta o qualche opera realizzata.

In questo panorama tenebroso, sentiamo di aver bisogno più che mai di un raggio di luce e lo veniamo a cercare, mendicanti, presso la memoria viva del grande Santo di Norcia, Patriarca del Monachesimo occidentale, Patrono del continente europeo. Narra San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi (II, 1) di un ostrogoto accolto dal Santo e da questi mandato, fornito di roncola, a liberare dai rovi un pezzo di terra che intendeva poi coltivare ad orto. Quello lavorava vigorosamente, tagliando con impegno cespugli di rovi, quando ad un tratto il ferro sfuggì via dal manico e cadde nel lago sottostante, proprio in un punto dove l’acqua era così profonda da non lasciare alcuna speranza di poterlo ripescare. Il Santo, venuto a conoscenza dell’accaduto, si recò immediatamente sul posto, prese il manico e lo immerse nelle acque. Sull’istante il ferro ritornò a galla e da se stesso si andò ad innestare nel manico. Benedetto rimise quindi lo strumento nelle mani del goto, dicendogli: «Ecco qui, seguita il tuo lavoro e non ti rattristare!».

È il messaggio che oggi ci rivolge il nostro Santo: un invito accorato a non cedere alla delusione e alla rassegnazione; a non coltivare nel cuore risentimenti e amarezze; a non rinunciare a guardare avanti nonostante tutto; a non ripiegarsi su se stessi e sul proprio piccolo interesse, sia esso personale, politico, di gruppo o di associazione; a fare ciascuno la propria parte, più visibile o più nascosta, per il bene di tutti. «Lavora e non ti rattristare». Non dunque una esortazione ad un buonismo superficiale e spensierato, ma una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle Associazioni, Comitati, Comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale. «Lavora e non ti rattristare».

È vero: quando occorre il coraggio di ricominciare, spesso quel coraggio manca. Perché, ha spiegato Papa Francesco nel corso della sua visita a Camerino lo scorso anno, «ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce. Soffre anche, ma riesce a ricominciare, a riprovare, a ricostruire» (Omelia, 16 giugno 2019).

Così ha fatto San Benedetto e così siamo chiamati a fare anche noi, nel nostro oggi gravato da tante contraddizioni ma anche abitato da un grande sogno: quello di vedere presto Norcia e gli altri paesi della Valnerina non solo ricostruiti nelle loro mura ma, soprattutto, nei legami e nelle relazioni umane, professionali e commerciali. I credenti sanno che, anche in questa circostanza, Iddio non fa mancare il dono del suo Spirito di sapienza e di fortezza, che suscita nel cuore di tutti, indistintamente, sentimenti di fraternità e di pace, desiderio insopprimibile di comunione e solidarietà, impegno a ricercare e costruire ogni giorno una società degna dell’uomo. Ed a questo fine non cessano di elevare la loro preghiera e di garantire la loro fattiva collaborazione.

San Benedetto ci ricorda che la preoccupazione per il bene comune si manifesta nella sollecitudine per il prossimo e in un aperto dialogo con i fratelli e sorelle in umanità, rispettandone la dignità ed essendo disponibili ad un’osmosi di reciproci contributi. Sono valori che egli instaurò opponendo lo spirito di fratellanza alla violenza, l’impegno operoso all’accidia, l’accoglienza e l’aiuto reciproco all’egoismo e all’autosufficienza, per porre i presupposti di una ripresa umana integrale. È di questo tipo di ripresa che ci sentiamo tanto bisognosi! La “lezione” del Santo risuona dunque particolarmente eloquente per noi tutti, chiamati alla grande opera della ricostruzione e al mutuo sostegno. Egli ci indica gli strumenti per operare rettamente: «Alleviare tutte le sofferenze, aiutare chi è colpito da sventura, soccorrere i poveri, consolare gli afflitti, non serbare rancore, non covare inganni nel cuore, non rendere male per male, dire la verità con la bocca e con il cuore, non abbandonare la carità» (Regula, IV passim). Qualità e atteggiamenti che gli chiediamo oggi di ottenerci con la sua fraterna preghiera e la sua potente intercessione.

+ Renato Boccardo

Arcivescovo di Spoleto-Norcia