SPIRITO DI ASSISI, PREGHIERA PER LA CINA, LE VITTIME E I FAMIGLIARI DEL CORONAVIRUS

“L’epidemia del Coronavirus in corso ci chiede di esprimere con la preghiera la nostra vicinanza alle vittime e ai loro familiari”.
È questo uno dei passaggi dell’invito del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, lanciato in occasione dell’appuntamento di preghiera per la pace che si ripete il 27 di ogni mese, dedicato alla Cina. La preghiera del 27 ricorda lo storico incontro interreligioso del 1986 voluto da San Giovanni Paolo II. L’appuntamento voluto dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi” si ripete con cadenza mensile.

“Ancora una volta – prosegue il vescovo – facciamo esperienza di quanto sia fragile la nostra umanità e come proprio la fragilità ci fa sentire più “simili” e ci aiuta a vincere la tentazione di sperimentare le nostre appartenenze in termini distanti, diffidenti ed ostili. Per questa ragione, nel consueto appuntamento del 27 di ogni mese in cui chiediamo alle espressioni religiose più diverse di unirsi spiritualmente con noi discepoli di Cristo nella preghiera per la pace, vogliamo volgere l’attenzione verso la Cina e i numerosi popoli, etnie e culture che la abitano. In particolare chiediamo di pregare per quanti in quel Paese vivono una situazione di povertà che forse maggiormente li espone al contagio e alle sue conseguenze più gravi. Al tempo stesso vogliamo volgere il pensiero a coloro che lì soffrono anche nel vedere i propri diritti violati. Ci auguriamo che anche le ultime fasi del dialogo tra la Santa Sede e la Cina in tema di libertà religiosa siano il segno di una crescita per tutti, in quell’immenso Paese, di un clima di maggiore tolleranza e comprensione delle differenze etniche e culturali. Auspichiamo che a ciò spinga anche lo sviluppo del dialogo sul piano internazionale al di là degli interessi economici e geo-politici. Il 27 di febbraio – conclude il vescovo – , ciascuno con le proprie comunità di appartenenza, secondo la propria tradizione di culto o nel silenzio della propria casa, rivolga al Dio unico la preghiera per questo grande Paese e per tutti i suoi figli sparsi nel mondo”.

Gubbio – Don Pirro Scavizzi: il Papa ne riconosce le virtù eroiche di servo di Dio

Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per la Causa dei Santi a promulgare i decreti riguardanti l’eroicità delle virtù di alcuni servi di Dio tra cui quello che ufficializza l’eroicità delle virtù del servo di Dio Pirro Scavizzi, sacerdote della diocesi eugubina. Don Pirro nacque a Gubbio il 31 marzo 1884. Trasferitosi a Roma insieme alla famiglia, nel 1900 entrò nel Collegio Capranica, studiando alla Pontificia Università Gregoriana. Con alcuni suoi compagni, emise il voto di rinunciare agli onori per dedicarsi al servizio dei più umili.
Il 7 luglio 1907 fu ordinato sacerdote e venne nominato vicario parrocchiale della parrocchia di San Vitale a Roma. In contemporanea, collaborò con i Sacerdoti missionari imperiali che avevano assunto il compito, come sacerdoti romani, di predicare gratuitamente le missioni al popolo dell’ex territorio pontificio. Durante il servizio in parrocchia, il servo di Dio divulgò la spiritualità mariana, si dedicò ai giovani, alle vocazioni e agli ammalati. Nel 1915 prestò il servizio di cappellano militare. Con l’Ordine di Malta accompagnò un treno-ospedale, sperimentando direttamente il dramma della guerra.
Nel 1919, Scavizzi ricevette l’incarico di parroco di Sant’Eustachio in Roma. Anche qui, valorizzò le attività dei laici e si dimostrò instancabile nella predicazione e nelle confessioni. Con le sue doti di musicista creò canti e poemi per diverse occasioni liturgiche. Insieme a mons. Ermenegildo Florit, futuro arcivescovo di Firenze, ed Eugenio Zolli fondò l’associazione “Nostra Signora di Sion” per sostenere l’amicizia ebraico-cristiana. Accompagnò anche diversi “Treni bianchi” (Unitalsi) come cappellano, per portare gli ammalati – tra loro anche molti sacerdoti – da Roma a Lourdes.
Visse momenti di profonda prova quando, nel 1929, fu accusato di aver violentato e ucciso una ragazza. Il Sant’Uffizio si occupò del caso, il vicario di Roma prese provvedimenti, ma fu provata la sua totale innocenza.
Nel 1932 don Pirro presentò al vicario le dimissioni da parroco e si dedicò completamente alla predicazione con i Missionari imperiali. Con la Seconda Guerra mondiale, il servo di Dio riprese il ruolo di cappellano militare dell’Ordine di Malta, affrontò viaggi in Russia e in Polonia per volontà del Santo Padre, al fine di prendere contatto con i vescovi dei paesi occupati. A Roma si adoperò a favore degli ebrei durante l’occupazione tedesca.
Dopo la guerra, continuò la sua missione di predicatore, spesso nella modalità delle missioni popolari. Nel 1947 fu nominato da Pio XII suo prelato domestico. Nel 1960 fu chiamato da San Giovanni XXIII a predicare gli esercizi al Papa e alla Curia romana.
Nel 1964 gli fu diagnosticato un tumore all’intestino. Morì il 9 settembre 1964 a Roma.
Secondo il decreto della Congregazione delle Cause dei Santi, il servo di Dio don Pirro Scavizzi visse eroicamente la virtù della fede, che si manifestava soprattutto nel fervore con cui celebrava la santa messa. Inoltre trascorreva lunghe ore in adorazione, era devoto della beata Vergine Maria e si dedicava alla cura delle anime con la celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Don Pirro si fidava completamente della Divina provvidenza, così da essere animato da un’incrollabile virtù della speranza. La sua carità era evidente nell’annuncio della Parola di Dio, soprattutto ai poveri. Soffriva per i peccati, ma era comprensivo con i peccatori. Visitava spesso gli infermi. Ebbe una carità particolare verso gli ebrei. Visse poveramente per aiutare il prossimo bisognoso.
Il grado eroico delle virtù, lo manifestò nella resistenza alla fatica, nelle tante ore trascorse al confessionale, nella sopportazione paziente dei dolori fisici nel periodo della malattia. Fu un sacerdote tutto dedito alle anime, dalla fede forte, nutrita dalla preghiera e dall’amore del prossimo donato senza risparmio.

ECONOMY OF FRANCESCO, AD ASSISI 2000 GIOVANI: DALLA MARTINICA AL VIETNAM, DALLO ZAMBIA ALL’AUSTRALIA

Saranno più di 2000 i giovani under 35, provenienti da ogni parte del mondo, che parteciperanno a “Economy of Francesco”. Sono per il 56% uomini e il 44 donne. Imprenditori, economisti, studenti, promotori di attività al servizio del bene comune e di una economia sostenibile raggiungeranno Assisi dal 24 al 28 marzo. Dalla Martinica al Vietnam, dallo Zambia all’Australia, dalla Germania al Cile, mossi dall’obiettivo comune di costruire un mondo più equo e sostenibile, come indicato da Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’.

I giovani prenderanno parte ai tavoli tematici, allestiti in 12 villaggi, dove si confronteranno su idee, sfide e proposte per una nuova economia: management e dono, finanza e umanità, lavoro e cura, energia e povertà, agricoltura e giustizia, business e pace, women for economy, CO2 delle disuguaglianze, profitto e vocazione, imprese in transizione, vita e stili di vita, policies e felicità. Le nazioni più rappresentate sono Italia, Brasile, Stati Uniti, Argentina, Spagna, Portogallo, Francia, Messico, Germania, Gran Bretagna.
L’evento è organizzato dalla Diocesi di Assisi, dall’Istituto Serafico, dal Comune di Assisi e da Economia di Comunione, in collaborazione con le Famiglie Francescane e il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale

I GIOVANI
Lilly, 12 anni, conosciuta come la “Greta della Thailandia”. Da tempo porta avanti battaglie contro la plastica nel suo Paese, promuovendo la raccolta di rifiuti nei canali di Bangkok. «Non vedo l’ora di incontrare gli altri ragazzi, confrontarmi con loro sulle sfide che riguardano il nostro futuro – dice la giovanissima thailandese – e imparare da loro. Sono molto emozionata all’idea di conoscere Papa Francesco. Credo che lui sia capace di fare la differenza, condividiamo lo stesso amore per la natura e l’idea che tutto sia connesso».

Alfredo, 35 anni portoghese, operatore sociale che con un gruppo di amici ha dato vita alla cooperativa sociale “WelcomeHOME” dove i senzatetto fanno da guide turistiche, mostrano Porto ‘con i loro occhi’. «Quello degli uomini e delle donne che non hanno una casa e un lavoro è solo uno dei tantissimi problemi del mondo. Per affrontare le questioni dobbiamo pensare globalmente e agire localmente attraverso esperienze condivise e buone pratiche. Questo è il motivo che mi ha spinto a voler partecipare a ‘Economy of Francesco’, la speranza di creare una comunità. Più che di parole abbiamo bisogno di lavorare insieme a soluzioni concrete, e credo che questo evento sia una grande opportunità per farlo».

Ignacio, 32 anni argentino. A 18 anni ha lavorato in una delle banche più importanti del Paese. Ricorda la sofferenza nel dover rigettare la richiesta di prestito di una vedova: «Non potevo sopportare che i clienti fossero solo numeri. Poi ho scoperto il libro di Yunus. Da quel momento mi sono dedicato all’approfondimento dei limiti dei sistemi finanziari tradizionali e alle cause dell’esclusione all’Università di Buenos Aires, con l’intenzione di contribuire allo sviluppo economico e alla riduzione della povertà. Provo a dare il mio contributo, per quanto piccolo possa essere, contro le disuguaglianze. Non ho dubbi che ‘Economy of Francesco’ sarà un’occasione unica di crescita collettiva per cambiare le vite dei più vulnerabili, i più bisognosi».

Assisi – Carlo Acutis sarà presto beato. Una gioia grande soprattutto per i giovani, che trovano in lui un modello di vita.

Carlo Acutis prossimamente beato! La diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino esulta. La notizia tanto attesa è arrivata. Il Papa ha approvato il miracolo che farà salire a breve – in primavera, in data da definire – il venerabile Carlo, sepolto al Santuario della Spogliazione di Assisi, agli onori degli altari.
Una gioia grande per questa Chiesa particolare, che lo ha visto camminare sulle orme di San Francesco verso la santità. Una gioia grande per la Chiesa ambrosiana, che gli ha dato i natali e lo ha accompagnato nel suo incontro con Gesù. Una gioia grande per gli ormai tanti devoti di Carlo in tutto il mondo. Una gioia grande soprattutto per i giovani, che trovano in lui un modello di vita.
Ormai i suoi “slogan” corrono di bocca in bocca. Sono affermazioni che danno il senso della vita. Il più radicale: “Non io ma Dio”. Solo la vita in Dio può assicurare gioia. Il più entusiasmante, specie per i giovani: “Tutti nasciamo originali, molti moriamo fotocopie”. Abbiamo bisogno della vera originalità. Proprio con l’esempio di Carlo il Papa ha proposto questo ideale nella Lettera ai giovani di tutto il mondo “Christus vivit”. E infine: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo”. Proprio così: se vogliamo avere in noi la gioia del cielo, non c’è strada più veloce di quella che Gesù ha scelto venendo in mezzo a noi fino a farsi “pane di vita” per noi.
Al Santuario della Spogliazione, in tandem con Francesco di Assisi che qui si spogliò di tutto per Cristo, Carlo sta già attirando migliaia di giovani e devoti da tutto il mondo. Mi auguro che la sua beatificazione possa farne ancor più un punto di riferimento e un incoraggiamento alla santità. Essa è vocazione per tutti. Anche per i giovani.

Dall’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”: Appello ad incrementare in Europa i “corridoi umanitari”. Le Chiese dell’Umbria aderiscono da tempo al progetto. Gli arcivescovi Bassetti e Boccardo: «un segno di civiltà e carità, di fraternità e solidarietà»

di Francesco Carlini e Riccardo Liguori

Tra i temi trattati al briefing con la stampa della terza giornata di lavori dell’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, in svolgimento a Bari fino a domenica 23 febbraio, quello dei “corridoi umanitari”. Ne ha parlato il cardinale arcivescovo di Lussemburgo Jean-Claude Hollerich, presidente delle Conferenze episcopali dell’Ue (Comece), rivolgendo un appello ad aprire corridoi umanitari un po’ in tutta l’Europa nel chiedere a comunità religiose, monasteri e santuari di «accogliere almeno una famiglia di rifugiati». Si tratta di progetti che permettono di far giungere in sicurezza in Europa quanti fuggono dai Paesi d’origine a causa di persecuzioni, guerre e violenze. Le Chiese dell’Umbria, fin dall’avvio dei primi “corridoi umanitari” promossi dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Caritas, con la collaborazione del Governo italiano e della Cei, hanno aderito ed ospitano attualmente una decina di famiglie siriane e del Corno d’Africa, alcune già integrate con un lavoro stabile. Un impegno che prosegue. Ad esempio la Caritas diocesana di Perugia dedicherà l’imminente “Quaresima di Carità 2020” alla maggiore conoscenza del progetto “corridoi umanitari”, invitando le famiglie proprietarie di immobili non utilizzati a metterli a disposizione per questo tipo di accoglienza, oltre a promuovere, nella Terza Domenica di Quaresima, la raccolta di offerte per sostenere questo progetto.

Su questo tema i presuli umbri presenti a Bari, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, e l’arcivescovo Renato Boccardo, hanno apprezzato le parole del loro confratello lussemburghese ed hanno ribadito quanto più volte espresso in merito ai corridoi umanitari incontrando le famiglie siriane accolte a Perugia-Città della Pieve e a Spoleto-Norcia. «I corridoi umanitari – ha ricordato Bassetti – sono un segno di civiltà e di carità. Si deve fare di tutto per favorirli, in quanto salvaguardano l’aspetto umano e allontanano speculazioni di denaro e mafie internazionali. Come Chiesa sosteniamo con convinzione e concretezza i corridoi umanitari, contribuendo così al processo di risoluzione del fenomeno della migrazione». L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu ha sottolineato che «i corridoi umanitari sono una concreta realizzazione della fraternità e della solidarietà, “comandamenti” irrinunciabili per ogni discepolo di Gesù. Questi progetti continuano a mantenere viva l’attenzione nei confronti di una tragedia drammatica come quella delle migrazioni, che non può non interpellare la coscienza di ogni essere umano».

Dall’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”. Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti: «Dove la carità non fa da nave si è costretti ad affondare». Tra i “segni di pace” il “gemellaggio” delle Chiese umbre in Kosovo

di Riccardo Liguori
«In questo nostro nobile convenire prendono voce tutte le Chiese rivierasche: siamo qui per riscoprire il significato di una comune appartenenza al Mediterraneo, quindi per attingere alla bellezza e alla forza della comunione fraterna, e per mettere a fuoco una profezia di unità». Con queste parole il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha introdotto, nel pomeriggio del 19 febbraio, la sua prolusione di avvio lavori dell’incontro di riflessione e spiritualità dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”, in svolgimento a Bari fino al 23 febbraio, che vede la partecipazione di sessanta vescovi dei Paesi del Mediterraneo. «Il Mediterraneo – ha proseguito il cardinale Bassetti – non è solo bellezza generata dall’incontro delle diversità, ma anche violenza che esplode a causa dell’incapacità di comporre i giochi di potere, gli interessi contrapposti e le paure che queste stesse diversità possono alimentare» (il testo integrale della prolusione dell’arcivescovo di Perugia è consultabile sul sito: www.chiesainumbria.it).

«Il muro che divide i popoli – ha evidenziato Bassetti – è soprattutto un muro economico e di interessi. C’è una frontiera invisibile nel Mediterraneo che separa i popoli della miseria da quelli del benessere, e non conta se al di qua e al di là di questa frontiera ci sono minoranze ricchissime e crescenti impoverimenti. È stata tradita la promessa di sviluppo dei popoli usciti dagli iniqui sistemi coloniali del secolo scorso, mentre sono ridotte le capacità degli Stati più ricchi di condurre politiche sociali inclusive. C’è un nesso inscindibile fra la povertà e l’instabilità».

Alla giornata conclusiva (domenica 23 febbraio) saranno a Bari papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella; mentre nelle giornate precedenti i partecipanti saranno impegnati in sei “tavoli di conversazione” e in due assemblee plenarie dedicate ai temi: “Consegnare la fede alle generazioni future” e ”Rapporto tra Chiesa e Società: mobilità, cittadinanza, libertà religiosa, iniquità”. Il cardinale Bassetti, durante l’omelia della messa che ha aperto la seconda giornata dell’incontro di Bari (20 febbraio), ha detto: «dove la carità non fa da nave si è costretti ad affondare». E la carità non può non essere al centro delle riflessioni che caratterizzeranno le giornate baresi delle Chiese del Mediterraneo, perché dove c’è carità c’è pace.

Alcuni argomenti trattati nei “tavoli di conversazione”, di cui un moderato dal ricercatore universitario umbro Andrea Possieri, membro del Comitato scientifico ed organizzatore dell’incontro, evidenziati nel corso del briefing giornaliero con la stampa, sono particolarmente attuali per la realtà ecclesiale perugina ed umbra, come ad esempio quelli della “formazione professionale” e dei “gemellaggi”. Questi ultimi spesso strettamente legati all’attività missionaria. Le otto Diocesi dell’Umbria hanno da numerosi anni non pochi gemellaggi e rapporti solidali con le Chiese di Paesi dei tre continenti bagnati dal Mediterraneo, contribuendo ai processi di pace in atto. Uno di questi gemellaggi, che vede impegnate insieme tutte le Diocesi umbre, è quello avviato da oltre 20 anni in Kosovo, attraverso la Delegazione regionale Caritas Umbria, a cui oggi (giovedì 20 febbraio) il quotidiano «Avvenire» ha dedicato un articolo, “Dall’Umbria al Kosovo oltre la guerra e l’odio”, nell’ampio reportage dal titolo: “La solidarietà unisce le sponde”, redatto in occasione dell’incontro di Bari. Obiettivo di questo gemellaggio è quello di aiutare una terra martoriata a ricostruire il tessuto sociale multireligioso messo a dura prova dalla guerra tra kosovari albanesi e le enclave serbe. Con segni concreti rivolti al benessere della popolazione locale, senza distinzione di etnia e religione (la ricostruzione di circa 500 case distrutte, l’avvio di una cooperativa agricola, di un piccolo caseificio, di una macelleria, di una panetteria-pasticceria e l’assistenza diretta a famiglie e minori in difficoltà), si è dimostrato che cattolici, ortodossi e mussulmani possono vivere in pace e perdonarsi a vicenda.

A far conoscere questi “segni di pace”, che gettano “ponti di dialogo tra le genti”, è anche l’obiettivo dell’incontro di Bari, che non può non avvalersi del «servizio dei media», come hanno evidenziato lo stesso cardinale Bassetti, nel corso della prolusione, e il professor Andrea Possieri, nel rilasciare un’intervista audio-video a «Umbria Radio In Blu» e al quotidiano online «Chiesainumbria.it», al termine della prima giornata di “Mediterraneo, frontiera di pace”.

IL TESTO DELLA PROLUSIONE DEL CARDINALE BASSETTI

“Mediterraneo, frontiera di pace” incontro dei vescovi dell’area del Mediterraneo. Il cardinale Bassetti: “Ci sono Chiese perseguitate, quelle piccole, quelle che rischiano di scomparire come la Chiesa Caldea, Chiese che hanno vissuto le guerre dei Balcani e le Chiese come l’Italia e la Francia con i problemi di secolarizzazione». L’intervista al prof. Possieri

«Abbattere i muri della diffidenza tra i popoli e costruire i ponti di dialogo tra le genti» – alla base dei “Colloqui mediterranei” di Firenze del sindaco “santo” Giorgio La Pira – hanno ispirato il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti a promuovere a Bari, dal 19 al 23 febbraio 2020, l’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”. Per la giornata conclusiva (domenica prossima) arriveranno nel capoluogo pugliese papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A quest’incontro prendono parte 60 presuli dei venti Paesi dell’area del “Mediterraneo, ai quali si aggiungeranno nelle due giornate conclusive (22-23 febbraio) anche diversi dei 220 vescovi italiani. A rappresentare i pastori delle Chiese dell’Umbria ci sarà il presidente della Ceu monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia.
Si tratta di un evento storico, perché vede riuniti per la prima volta i rappresentanti delle Chiese cattoliche delle nazioni mediterranee per riflettere sulla pace come antidoto al dilagare dell’odio e della violenza. Il cardinale Bassetti ha spiegato in diverse occasioni, nel presentare l’incontro di Bari, che non si tratta né di un convegno scientifico, né di un evento ecumenico e interreligioso. Il presidente della Cei, intervistato alla vigilia dell’incontro da Tv2000, ha ricordato che «il Mediterraneo con tutte le sue Chiese è uno spaccato di Chiesa cattolica. Ci sono Chiese perseguitate, quelle piccole, quelle che rischiano di scomparire come la Chiesa Caldea. Sarà molto importante sentire anche la voce di tutte le Chiese che hanno vissuto le guerre dei Balcani e le Chiese come l’Italia e la Francia con i problemi di secolarizzazione».
Il cardinale Bassetti omaggerà i partecipanti all’incontro di Bari con la sua ultima pubblicazione dal titolo: “Una profezia di pace”, edita dalla Libreria editrice vaticana. Nelle 150 pagine di questo libro, il porporato illustra i principi ispiratori di “Mediterraneo, frontiera di pace”, attraverso una racconta di scritti ed interventi inerenti ai temi che saranno affrontati nei sei gruppi di lavoro che impegneranno i 60 presuli nelle giornate del 20 e del 21 febbraio. Uno di questi gruppi sarà moderato dal pievese Andrea Possieri, membro del Comitato organizzatore dell’incontro e ricercatore di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Perugia.
Tra gli scritti e gli interventi del cardinale Bassetti, due quelli concepiti a Perugia, segnala Andrea Possieri: “I cristiani in Medio Oriente”, in occasione della conferenza dedicata alla vita delle comunità in Siria e Iraq promossa dall’associazione culturale Charles Péguy e dal Comitato Nazarat con il patrocinio dell’archidiocesi e del comune di Perugia (16 maggio 20216); l’editoriale del settimanale cattolico umbro La Voce (22 dicembre 2016) dal titolo: “Norcia e Aleppo due simboli viventi dei tempi odierni…”.
Anche Perugia e l’Umbria hanno contribuito all’idea di questo incontro di riflessione e spiritualità, che, come ha evidenziato lo stesso Bassetti, dovrà mettere insieme le difficoltà delle Chiese del Mediterraneo «non per fare delle lamentele, perché il Papa ha già detto che “le lamentele non servono a nulla… Desidero da voi delle proposte”».
Nel “piccolo” Perugia e l’Umbria hanno contribuito ad «abbattere i muri della diffidenza tra i popoli e costruire i ponti di dialogo tra le genti», a partire dagli ultimi due decenni. Lo hanno fatto realizzando progetti concreti volti a “stabilizzare” aree prima in guerra, come in Kosovo (dal 1999 a tutt’oggi). In questo Stato dei Balcani le Caritas diocesane dell’Umbria hanno dato vita, dopo la fine delle ostilità tra popolazione kosovara di etnia albanese e quella delle enclave serbe, ad un “campo-missione” aiutando le persone in difficoltà, senza distinzione di nazionalità e religione, nel ricostruire le case distrutte (circa 500) e nell’avviare attività imprenditoriali (una cooperativa agricola, un caseificio, una panetteria-pasticceria…), oltre ad accogliere nella “missione”, gestita da giovani operatori e volontari Caritas italiani e del luogo, diversi minori abbandonati o orfani di guerra. Un esempio concreto di educazione alla pace e alla convivenza tra etnie e fedi diverse. Come anche i progetti dei “corridoi umanitari” promossi dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Caritas italiana a cui hanno aderito le Caritas dell’Umbria accogliendo alcune famiglie siriane cristiane in fuga a causa del conflitto e riparate nei campi profughi del Libano. A riguardo si stanno sensibilizzando comunità parrocchiali e famiglie ad accoglierne delle altre, così da contribuire al processo di integrazione di questi migranti in Umbria.
I lavori dell’incontro di Bari saranno seguiti giornalisticamente da inviati del nostro sito e quotidiano online chiesainumbria.it e di Umbria Radio In Blu.

Riccardo Liguori

IL TESTO DELLA PROLUSIONE DEL CARDINALE BASSETTI (DOWNLOAD)

 

Terni – festa della promessa dei fidanzati a San Valentino

Si rinnova la promessa d’amore dei fidanzati, provenienti da tutta Italia, nella basilica di San Valentino, uno dei momenti più significativi delle celebrazioni religiose in onore di san Valentino patrono di Terni e degli innamorati.
Una promessa d’amore pronunciata da circa 110 coppie di fidanzati domenica 16 febbraio nella basilica di San Valentino, nella solenne celebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese.
Una cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un Santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento, generoso e rispettoso, che è patrono dell’amore sponsale e della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio.
“La promessa di matrimonio, che vi scambiate oggi, in una condivisione di sentimenti e di propositi, insieme ad altre coppie di giovani, sulla tomba di san Valentino, patrono degli innamorati, non vuole essere solo un momento romantico nella storia del vostro amore, ma un punto fermo, una sorgente da cui dovete far scaturire l’orientamento del vostro amore e la pienezza della vostra felicità. Nessuno vi ha obbligati ad essere qui, oggi: voi stessi avete pianificato il viaggio, anzi il pellegrinaggio alla tomba del santo patrono degli innamorati per pronunziare una promessa scambievole, chiamando a testimone, oltre che San Valentino, questa comunità cristiana e lo stesso vescovo, successore di san Valentino. Noi siamo felici di accogliervi, ammirati del vostro incedere, curiosi di ascoltare le vostre parole e decisi a sostenervi nei vostri propositi.La festa della promessa prospetta un orizzonte ampio: promessa di fidanzamento, promessa di sostenervi nei vostri propositi di amore, promessa di aiutarvi ad imparare il vero amore, promessa ad avviare un progetto di vita in comune, promessa di camminare insieme, costi quel che costi, per avere successo nella vostra esistenza personale e di coppia. Noi prendiamo sul serio la vostra richiesta di pronunziare la promessa di amore e di matrimonio e insieme a voi ci poniamo alla scuola di Gesù perché solo Lui può indicare il segreto del successo e la strada per raggiungere tale traguardo”.
Oltre ai tanti ternani, ha partecipato alla celebrazione una coppia americana proveniente dalla Pennsylvania, una nutrita rappresentanza di coppie provenienti da ogni parte d’Italia: Reggio Calabria, Foggia, L’Aquila, Napoli, Pescara, Torino, Roma e provincia, Viterbo, Perugia, dalla Puglia, Campania, Toscana, e alcune coppie miste di italiani e stranieri
Belle e particolari sono le storie delle tantissime coppie, più o meno giovani, che sentono di legare la loro promessa di amore a san Valentino, e particolare il fatto che molti uomini abbiano preso l’iniziativa di partecipare per fare una sorpresa e un regalo alla propria compagna e coppie che hanno fatto la promessa portando i loro figli in tenera età.

Foligno – convegno “Umanizzare l’economia”

Convegno “Umanizzare l’economia. Giovani ed imprese in dialogo per creare ambienti di lavoro che valorizzino il potenziale umano”, in programma per giovedì 20 febbraio 2020.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con la Fondazione Valter Baldaccini e il Progetto Cittadini del Mondo della Diocesi di Foligno. Ha ricevuto il Patrocinio della Città di Assisi, della Diocesi di Foligno e della Diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino.
Il convegno, che vedrà protagonisti quasi 400 giovani delle scuole secondarie superiori del territorio, fa parte delle iniziative preparatorie a The Economy of Francesco, l’importante evento voluto da Papa Francesco, in programma ad Assisi dal 26 al 28 marzo.
Saluti istituzionali: Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, Mons. Luigi Filippucci Diocesi di Foligno, Stefania Proietti Sindaco di Assisi, Stefano Zuccarini Sindaco di Foligno.
Interventi: Giuseppe Argiolas, Professore di Management e Direttore della Scuola di dottorato dell’Istituto Universitario Sophia
Livio Bertela, Presidente di AIPEC
Gianni Cicogna, Presidente di SMARTPEG e Referente AIPEC Umbria
Carlo Odoardi, Director Human Resources Management for Innovation di UMBRAGROUP
Antonio Baldaccini, CEO & President UMBRAGROUP
Laboratorio a cura di Pietro Isolan e Elenia Penna di Associazione Veraterra
Modera Eugenia Scotti, autrice e conduttrice Tv2000

“Le vostre imprese sono cantieri di speranza per costruire altri modi di intendere l’economia e il progresso”. Partendo da questa riflessione di Papa Francesco UMBRAGROUP, Smartpeg e AIPEC hanno organizzato, giovedì 20 febbraio a Foligno, il Convegno “Umanizzare l’economia. Giovani ed imprese in dialogo per creare ambienti di lavoro che valorizzino il potenziale umano”. Questo incontro si inserisce tra le iniziative preparatorie a The Economy of Francesco, l’importante evento voluto dal Santo Padre, in programma dal 26 al 28 marzo ad Assisi. L’iniziativa si è tenuta in collaborazione con la Fondazione Valter Baldaccini e il Progetto Cittadini del Mondo della Diocesi di Foligno ed ha ricevuto il Patrocinio della Città di Assisi e della Diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino.

“Umanizzare l’economia – ha raccontato Livio Bertola, Presidente di AIPEC – per noi significa mettere la persona “al centro”. È la mission della nostra associazione, ed è quanto io ed altri imprenditori cerchiamo di vivere in azienda ogni giorno. Non siamo solo imprenditori, ma anche professionisti, studenti, lavoratori, casalinghe, pensionati; desideriamo sostenere una cultura del lavoro “civili” e di “comunione”, che si orientano allo sviluppo integrale della persona attraverso la “cultura del dare””.

“Sono fiero di aver promosso questo convegno – dichiara Antonio Baldaccini, CEO & President UMBRAGROUP – che tocca una corda molto cara ad UMBRAGROUP: il concetto di umanità. La nostra azienda si ispira a valori etici e cristiani, partendo dall’idea che l’impresa è un bene comune, di tutte le persone che vi lavorano e, più in generale, della comunità in cui è inserita. UMBRAGROUP si ispira ai principi di un’economia di comunione per generare profitto e, quindi, ridistribuire ricchezza nel territorio e tra i più bisognosi.
Quello che vogliamo promuovere a questi giovani, imprenditori del futuro, è un’economia del noi, in cui l’altruismo, la passione, la motivazione delle persone sono ingredienti importanti, unitamente al dialogo, strumento di confronto e superamento di tutte le barriere, anche culturali”.

Quasi 400 giovani e studenti hanno avuto modo di riflettere e confrontarsi sui cambiamenti sociali ed economici che stanno trasformando il modo e la rappresentazione del lavoro, in cui nuove professionalità sostituiscono o integrano vecchi mestieri. Oggi sono richieste nuove competenze digitali e nuove capacità di ripensarsi e rinnovarsi (employability).

“Possiamo affermare che l’evento UMANIZZARE L’ECONOMIA finalizzato al dialogo tra giovani e imprese per valorizzare le potenzialità delle persone esprime perfettamente il DNA di SMARTPEG. Gli effetti dello strapotere dell’economia e della finanza sulle dinamiche sociali ed umane – commenta Gianni Cicogna, Presidente di Smartpeg – sono sotto gli occhi di tutti. Anche la natura, con i suoi cicli millenari, si ribella alla prepotenza del profitto a tutti i costi.
Questo scenario critico offre sorprendentemente grandi opportunità, una sorta di rinascimento contemporaneo che apre le porte ai giovani ed alla loro possibilità di vivere e condividere l’oggi e il domani con chi li ha preceduti”.

Un’intensa mattinata, moderata dall’autrice e conduttrice Tv2000 Eugenia Scotti, in cui, partendo dai valori di San Francesco, gli studenti hanno avuto modo di dialogare con imprenditori illuminati e docenti universitari che, con i loro input, hanno potuto fornire punti di vista e consigli preziosi per il loro futuro. Non sono mancati i momenti più interattivi e pragmatici, come quello curato da Pietro Isolan e Elenia Penna di Associazione Veraterra, che hanno reso dinamico questo incontro.

Perugia e l’Umbria all’atteso incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”

Mancano pochi giorni all’incontro promosso dalla Conferenza episcopale italiana dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”, in programma a Bari dal 19 al 23 febbraio, che si concluderà con la celebrazione eucaristica presieduta da papa Francesco, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Quest’incontro di riflessione e spiritualità, che vedrà riuniti sessanta vescovi dei Paesi dell’area del Mediterraneo, è stata una intuizione del cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, pensata non come «un convegno scientifico-culturale – precisa lo stesso Bassetti –, e non è neanche una conferenza in cui si sperimentano nuove forme di dialogo interreligioso. Si tratta, invece, di qualcosa di diverso e speciale, per molti aspetti unico, che rimanda soprattutto al nostro modo più autentico di vivere e di essere Chiesa che dà voce alle difficoltà e alle attese dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo».

Del “Mediterraneo, frontiera di pace” ne parlano anche i media umbri, come il settimanale cattolico «La Voce», che ospita nel numero in edicola questo fine settimana un interessante articolo a firma di Andrea Possieri, membro del Comitato scientifico organizzatore dell’Incontro e ricercatore di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Perugia, dal titolo: “E’ più del ‘mare nostrum’. E’ il nostro mondo”, consultabile anche sulla pagina web: https://www.lavoce.it/mare-nostrum-nostro-mondo/.

Anche l’emittente «Umbria Radio In Blu», con i suoi inviati a Bari, seguirà quest’evento ecclesiale dedicato al Mediterraneo, «un crocevia antichissimo», scriveva lo storico francese Fernand Braudel, in cui da «millenni tutto confluisce, complicandone e arricchendone la storia». Si tratta, sottolinea su «La Voce» Possieri, di «un crocevia di umanità talmente complesso che non si può sintetizzare solamente con l’espressione mare nostrum, ma occorre far riferimento, come sottolineava Braudel, all’esistenza di un “mondo mediterraneo”… Mai come oggi, per merito soprattutto della Chiesa italiana, che ha promosso l’incontro di riflessione e di spiritualità di Bari, questo “mondo mediterraneo” sembra aver riacquistato quella centralità perduta dopo decenni di marginalità».

Secondo il ricercatore dell’Ateneo perugino l’incontro di Bari è «un evento di portata storica eccezionale», che «già nelle sue premesse ha raggiunto un obiettivo storico: riunire e raccogliere i vescovi cattolici che si affacciano sul Mediterraneo e che provengono da tre diversi continenti, Africa, Europa e Asia…, che merita di essere seguito con attenzione e fiducia». Un evento, sostiene in sintesi Possieri, che «proietta la Chiesa italiana, grazie all’intuizione del suo presidente, il cardinale Bassetti, al di fuori del territorio nazionale». Una Chiesa «concretamente in “uscita”» e che «sviluppa un “metodo sinodale”».

«Nessuno può prevedere come si svilupperà il dibattito tra vescovi – conclude il ricercatore perugino –. Senza dubbio la cornice simbolica dell’incontro sarà quella della conoscenza e del dialogo. Una cornice che permetterà di riscoprire finalmente l’appartenenza a un unico “mondo mediterraneo”». Un mondo del quale è protagonista anche la Chiesa e la comunità civile perugina ed umbra.

Tra i vescovi italiani ospiti delle due giornate conclusive del ““Mediterraneo, frontiera di pace” ci saranno anche alcuni presuli umbri. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra, rappresenterà le Chiese della terra di Benedetto da Norcia e di Francesco d’Assisi. A queste due grandi figure di santità molto si ispira lo stesso “mondo mediterraneo”.