Foligno – proposta per i gruppi giovanissimi sul tema della tempesta sedata

in questi giorni di emergenza COVID19 ci sentiamo come i discepoli nella tempesta sul lago che si sentono perduti. Così noi siamo oggi. Papa Francesco, chiamando il mondo intero a pregare tramite i mass media in una Piazza San Pietro vuota, ha sottolineato che in questo tempo “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.

L’Ufficio catechistico della Diocesi di Foligno, in collaborazione con gli animatori del gruppo giovanissimi dell’Unità pastorale Giovanni Paolo II, ha realizzato un video-riflessione per i ragazzi del dopocresima o giovanissimi sulla catechesi di Papa Francesco della tempesta sedata. #chiciseparera

Per vedere il video clicca il link: https://www.youtube.com/watch?v=IqMgYqDbSK4&t=8s

Spoleto – Coronavirus: la Caritas diocesana lancia il progetto “Su questa barca ci siamo tutti” per assicurare assistenza a quanti sono in difficoltà e nel bisogno L’Arcivescovo ha affidato a don Edoardo Rossi l’incarico di promuovere le attività delle Caritas pievanali e di parrocchia in questa fase di emergenza

«Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme… Su questa barca ci siamo tutti». Queste parole di papa Francesco, pronunciate venerdì 27 marzo 2020 durante la preghiera in Piazza S. Pietro per la fine della pandemia del Coronavirus, hanno scosso le coscienze di tanti e hanno sollecitato la comunità ecclesiale a fare ancora di più a favore delle persone bisognose.

Un sacerdote dedicato all’emergenza. E allora, in questa situazione di emergenza da Coronavirus, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha affidato a don Edoardo Rossi, Pievano di Santa Maria in Spoleto e parroco dei Santi Pietro e Paolo, l’incarico straordinario di promuovere e coordinare a livello diocesano le attività delle Caritas pievaniali e parrocchiali, favorendo la sinergia e la collaborazione con le diverse Istituzioni del territorio per assicurare assistenza a quanti sono in difficoltà e nel bisogno.

La sinergia è fondamentale. «Nella giornata di martedì 31 marzo abbiamo già avuto un primo briefing – afferma don Edoardo Rossi – con i rappresentanti del Comune di Spoleto e di altre Associazioni di volontariato: insieme abbiamo pianificato come intervenire nei casi di necessità che possono essere, ad esempio, la consegna della spesa e dei farmaci a domicilio a persone anziane e sole. Il coordinamento in questa emergenza è fondamentale per evitare che lo stesso servizio, magari alla stessa persona, venga svolto da più realtà. La Diocesi come sappiamo – prosegue don Rossi – va ben al di là del Comune di Spoleto e allora ho contattato tutte le Caritas di Pievania per coinvolgerle in questo progetto: i volontari sono contenti e motivati da questa iniziativa ecclesiale. A loro ho chiesto anche di informare i Comuni dove vivono di questo servizio offerto della Caritas, al fine di lavorare in sinergia su tutto il territorio. A tal fine – conclude don Edoardo – sono state aperte alcune linee telefoniche, alle quali rivolgersi per richiesta di assistenza».

Questi i numeri Caritas per l’emergenza Coronavirus: 380 4790605 (h 24); 380 1750839, 328 7253937 e 388 1135440 (dalle 9.00 alle 21.00). Il “quartier generale” della Caritas per l’emergenza Covid-19 sarà presso il Centro diocesano di Pastorale giovanile a Spoleto, dove ci sono spazi sufficientemente grandi che consentono ai volontari coinvolti di svolgere questo servizio in sicurezza, nel rispetto delle norme emanate dal Governo.

Infine, è possibile contribuire alla raccolta fondi “Su questa barca ci siamo tutti” promossa dalla Caritas diocesana versando il proprio contributo sul conto intestato all’Archidiocesi di Spoleto-Norcia: IBAN IT71D0344021800000000005404; CAUSALE: Emergenza Coronavirus.

Assisi – lettera del vescovo Sorrentino agli operatori sanitari: “Siete i nostri eroi, grazie per ciò che fate con professionalità e anima”

“Siete i nostri eroi. L’opinione pubblica ve lo sta dicendo con espressioni di gratitudine che vengono dal cuore. Soprattutto a quanti tra voi sono impegnati nelle situazioni più difficili, anche a rischio della propria incolumità. Il servizio che svolgete richiede tanta efficienza e professionalità, ma ha bisogno soprattutto di un’anima”. Sono questi due passaggi della lettera di vicinanza e di auguri in vista della Pasqua che il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, ha voluto inviare al personale sanitario impegnato più che mai nell’emergenza del coronavirus. “Quanto sia importante la vostra missione lo sappiamo tutti per esperienza. Ma nella drammatica crisi che stiamo vivendo – scrive il vescovo – lo si vede ancora di più. Grazie per il vostro impegno e la vostra generosità!”.

Nella lettera il vescovo ricorda ‘Gesù-medico’. “Con la sua forza soprannaturale, ma anche con gesti e parole semplici, ricche di umanità, egli guariva gli ammalati. Ad essi – scrive monsignor Sorrentino – faceva sentire condivisione e premura. Sapeva bene che spirito e corpo sono intimamente connessi, e che la cura, per essere efficace, deve essere globale, guardando a tutte le dimensioni della persona”.

Vicinanza e ringraziamenti anche a chi non crede. “Vorrei che questi auguri giungessero anche a coloro che, tra di voi, non si pongono in una prospettiva di fede. Quante cose tuttavia possiamo condividere! La bellezza della vita, la cura della nostra umanità, la speranza che dobbiamo tutti coltivare, sono punti di incontro che ci fanno bene, ci danno forza. Vi prego di sentire tutta la vicinanza della comunità cristiana. La esprimiamo soprattutto con la nostra preghiera, per voi che operate nei reparti ospedalieri, per voi che siete presenti nel territorio, per gli ammalati a voi affidati e per le vostre famiglie. Il servizio che svolgete – conclude il vescovo – richiede tanta efficienza e professionalità, ma ha bisogno soprattutto di un’anima. Il Signore vi dia forza nelle situazioni più complesse. La Pasqua vi porti serenità e consolazione. A nome dell’intera comunità diocesana, vi saluto con affetto e vi benedico. Auguri!”. Agli auguri del vescovo si aggiunge il sostegno pieno e forte della responsabile della Pastorale della salute della diocesi, Marina Menna. “In un periodo così critico per tutti noi – scrive – più che mai scienza e fede sembrano compenetrarsi. Ne è testimonianza la professionalità e l’impegno incondizionato che medici ed operatori sanitari mostrano nel curare le persone malate, spinti altresì da un inarrestabile desiderio di luce e speranza. È un’autentica riscoperta del valore della vita – conclude Menna – e di quanto sia importante amarla e preservarla”.

Perugia nel tempo del “Covid-19” la sperimentazione di una «clausura forzata», la lettera delle clarisse

Le sorelle Clarisse del Monastero di Sant’Agnese di Perugia, con una lettera (pubblicata nel loro sito: www.clarisseperugia.it), hanno inviato un pensiero alla cittadinanza per assicurare la loro vicinanza a tutti, in questo periodo di dura prova a causa del “Covid-19”.

Domande e silenzi. «Probabilmente – scrivono – ciascuno di voi sta sperimentando una clausura forzata, che in qualche modo vi accomuna a noi!». Inoltre suggeriscono che ai tanti «perché?», che l’umanità si sta ponendo in questi giorni, non ci sono «risposte» da dare, ci sono domande e silenzi da condividere.

Eucaristia e preghiera. Alla loro quotidiana preghiera, le Clarisse aggiungono dei momenti di Adorazione eucaristica in più e il loro pensiero va a quanto fece santa Chiara di fronte all’incombere del flagello dei saraceni o alle truppe di Vitale d’Aversa che voleva espugnare Assisi. L’unica “arma” della Santa fu l’Eucaristia, sostenuta dalla preghiera.

Sguardo al Crocifisso. Le Clarisse chiedono ai credenti di unirsi alla loro preghiera, lo chiedono a tutti: bambini, giovani, adulti e anziani e di non lasciarsi portare via la speranza, di non lasciare che la disperazione «alberghi il nostro cuore, ma volgiamo lo sguardo fiducioso al Crocifisso che in questo tempo di Quaresima dovrebbe stare davanti ai nostri occhi».

Operatori socio-sanitari. Non da ultimo le Clarisse riservano ringraziamenti e preghiera particolari a tutti quelli che in ambito sanitario e sociale si spendono al servizio della comunità. E concludono con un abbraccio affettuoso: «Il Signore ci benedica tutti, benedica le vostre famiglie, tenga lontano il pericolo; la Vergine Madre interceda per tutti».

Terni – la lettera del vescovo alla diocesi per la Pasqua. “Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla personalizzazione più diretta del rapporto con Gesù”. LE CELEBRAZIONI PASQUALI IN DIRETTA

La traversata del deserto quaresimale, particolarmente aspra e faticosa, condivisa con una umanità alle prese con la lotta, corpo a corpo, con il Coronavirus, intravede la città santa di Gerusalemme, quale oasi di ristoro e locanda di medicazione e guarigione. Qui, quest’anno, nei giorni della Settimana Santa, saremo in condizione di comprendere nelle ferite inferte alla nostra carne, al nostro corpo, ai nostri affetti, alle nostre comunità, particolarmente preoccupate per il presente e per un futuro incerto, la vicinanza di Gesù, che “si è addossato i nostri dolori” e per primo ha fatto sue le nostre insicurezze esistenziali. La passione della nostra società e della Chiesa, provocata dalla epidemia più che mai diventa la passione. di Cristo, viene assunta da Cristo che si fa nostro Cireneo, compagno di viaggio verso il Golgota della malattia e della solitudine, in attesa della guarigione-risurrezione. Gesù vuole associarsi a noi come conviandante nel cammino di ripresa e di guarigione, dentro e fuori della città, verso Emmaus della delusione per spiegarci e recuperare le ragioni di un nuovo significato della esistenza, provata dalla delusione improvvisa e inaspettata. Gesù anche quest’anno rinnova il suo esodo, passando attraverso l’umiliazione e la sconfitta della morte e ci annuncia la vittoria della risurrezione. E’ lui il maestro paziente, che ascolta le lagnanze impetuose e disordinate, cariche di lacrime di chi, quasi senza avvedersene, ha assistito da lontano alla morte dei propri cari. E’ Lui il mite Agnello, testimone delle pretese orgogliose e irrazionali di menti presuntuose che non hanno saputo prevedere né porre argine a comportamenti irresponsabili e solo galvanizzati dalla ricerca dissennata del benessere smodato, del consumismo fine a se stesso, a scapito della creazione sfruttata e umiliata.
E così, in questo tempo di ritiro forzato, ognuno può prendere consapevolezza della preziosità e bellezza della vita, della propria responsabilità in ordine alla vita sociale, al destino ultimo, che transita attraverso il passaggio della morte, ed è aperto all’orizzonte di Dio e dell’eternità.
Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla adorazione in spirito e verità, dalla personalizzazione più diretta del nostro rapporto con Gesù, che sempre sta con noi e per noi muore e risorge, per promuovere e favorire la conversione delle nostre esistenze, per una fecondità di bene e di vita. La comunità cristiana, temporaneamente dispersa e in diaspora, si ritrova in Gesù. Il Papa, i vescovi, il vostro vescovo celebreranno i santi misteri della passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù a nome di tutta la Chiesa, del Popolo santo fedele di Dio, di tutti voi. Troviamo il modo di manifestare partecipazione, vicinanza e comunione spirituale, sentimentale, virtuale. Il digiuno eucaristico sia saziato, per quanto è possibile, dalla condivisione del pane della Parola e del pane della carità, in famiglia, con i vicini, con chi soffre o è nel bisogno, ciascuno secondo le proprie possibilità e la ricchezza del suo cuore.

Spoleto – Lettera dell’Arcivescovo Boccardo ai fedeli in tempo di Coronavirus. Le celebrazioni della Settimana Santa in streaming su Facebook e You Tube

In questo tempo di Coronavirus l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha scritto una lettera alla comunità diocesana dei Santi Ponziano e Benedetto, Rita e Chiara della Croce.

Uno schiaffo brutale. «Abbiamo ricevuto all’improvviso – scrive il Presule – come uno schiaffo brutale: siamo stati costretti da un giorno all’altro a cambiare totalmente abitudini e consuetudini; a rimanere chiusi in casa, smarriti e preoccupati per il futuro; privati di una vicinanza, quella vera e reale, fatta di abbracci, di baci, di strette di mano. Ogni giorno possiamo constatare la fragilità e la precarietà dell’essere umano, nonostante gli impressionanti e meravigliosi progressi della scienza, della tecnica e della medicina. Anche il ritmo normale della vita cristiana è stato interrotto, con le celebrazioni eucaristiche domenicali e feriali che nutrono la fede e sostengono la carità; i diversi momenti di condivisone, formazione e fraternità».

Non saremo più quelli di prima. Mons. Boccardo, che dall’8 marzo scorso ogni giorno feriale alle 18.00 (i festivi alle 11.00) celebra la Messa dal Duomo di Spoleto e trasmessa in diretta sulla pagina Facebook della Diocesi, scrive che «Non sappiamo quanto durerà questa crisi, né dove ci porterà. Sappiamo, però, che non saremo più gli stessi di prima». E si domanda: «Cosa possiamo imparare da questa situazione? La solitudine e il silenzio che abitano le nostre giornate ci possono insegnare innanzitutto a coltivare uno sguardo contemplativo ed accogliente sulle persone, sulle vicende e sul mondo; a crescere nella pazienza rinunciando alla tentazione disumanizzante del “tutto subito”; a trovare libertà nella attenzione all’essenziale, non solo quanto all’avere ma anche quanto al fare: fare meno per imparare a fare meglio e insieme; assaporare la grazia della fraternità e dello stare in famiglia; coltivare relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal reciproco perdono; possiamo riscoprire la bellezza della sobrietà che fa posto alle gioie dell’interiorità, quelle che purificano lo spirito, liberano l’anima e restituiscono lucentezza allo sguardo».

La benedizione dal balconcino del palazzo vescovile. «Come ho confidato in occasione del X anniversario della mia presenza tra voi, dal balconcino del primo piano del palazzo vescovile traccio tutte le sere un segno di croce per invocare la benedizione di Dio su ogni casa e su ogni abitante della Diocesi. Contate su questo gesto orante, che assume in questi mesi una valenza particolare: vuole dire la sollecitudine, l’amicizia e la preghiera con le quali il Vescovo condivide con tutti i suoi diocesani il tempo della prova».

Le Chiese di Camerino e Perugia insieme si rendono disponibili alle autorità sanitarie regionali attraverso la “Casa di Cura Clinica Lami” nella gestione dell’emergenza Covid-19

Le Archidiocesi di Camerino-San Severino Marche e di Perugia-Città della Pieve, pienamente partecipi e solidali con le tante famiglie che si trovano nella sofferenza nel pieno dell’emergenza sanitaria attuale, hanno nelle ultime settimane messo a disposizione le strutture della “Casa di Cura Clinica Lami di Perugia”, per collaborare, nelle modalità che le autorità sanitarie regionali riterranno utili, nella gestione di tale difficile momento. Ad annunciarlo, in una nota congiunta, gli arcivescovi delle due diocesi delle Marche e dell’Umbria, titolari della “Casa di Cura Clinica Lami”, monsignor Francesco Massara e il cardinale Gualtiero Bassetti.

L’arcivescovo presidente della Cei ha commentato l’iniziativa definendola «un segno tangibile della comunione fra Chiese sorelle da sempre collaborative in ambito socio-sanitario; basti pensare al varo del recente progetto dell’”Ambulatorio della Solidarietà” per persone in gravi difficoltà. Una collaborazione che oggi si intensifica per contribuire insieme a fronteggiare l’emergenza provocata da questa pandemia».

«La nostra Chiesa diocesana, che dalla scorsa settimana ha messo a disposizione del personale medico e infermieristico una delle sue strutture ricettive – conclude il cardinale Bassetti –, si mette ulteriormente a servizio del Sistema Sanitario Regionale».

Terni – la Caritas diocesana estende il servizio dell’Emporio della solidarietà alle famiglie in difficoltà a causa del Coronavirus

La Caritas Diocesana e l’associazione di Volontariato San Martino intendono accogliere l’invito del Santo Padre di prestare vicinanza e soccorso a chi “ha fame” e particolarmente provato da questo momento di emergenza sanitaria, non accede all’Emporio della solidarietà, non ha la possibilità di avere aiuti, non può lavorare o non ha lavoro .

Dato che anche le Parrocchie non riescono a distribuire gli alimenti, viene data la possibilità di un’ulteriore apertura degli accessi all’Emporio Solidale Diocesano di via Vollusiano,18 a Terni.

Premesso che questa apertura ulteriore sarà limitata alla durata del presente tempo di emergenza corona virus, ai beni che si riuscirà ad acquistare o reperire.

Per poter usufruire dell’Emporio solidale è necessario presentare domanda tassativamente tramite Parrocchia (Parroco o presbitero e/o coordinatore parrocchiale o Associazione che ivi gestisce la carità) che conosce, propone, segue il nucleo o la singola persona che segnalerà al Centro di Ascolto Diocesano. ”

La Caritas Diocesana e la Associazione di Volontariato San Martino si riservano la facoltà, in un secondo momento, di richiedere al dichiarante o al beneficiario eventuali documenti che comprovano lo stato momentaneo di necessità.

Successivamente alla segnalazione le persone saranno chiamate dagli operatori dell’Emporio e potranno accedere uno alla volta e solo su appuntamento. Le famiglie potranno prelevare gli alimenti per un importo massimo di € 50,00 ogni 15 giorni, che corrispondono a 1000 punti/cuori, mentre un singolo 500 punti/cuori che corrispondono a 25,00 ogni 15 giorni.

Perugia: Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha celebrato l’Eucaristia della V Domenica di Quaresima nella cattedrale di San Lorenzo vuota, affidando alla Madre della Grazia la protezione di “tutti i figli e le figlie della nostra amata Chiesa perusina-pievese”, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e dai social media ecclesiali.

Fratelli e sorelle, abbiamo ancora negli occhi, ma soprattutto nel cuore, le immagini di quanto abbiamo vissuto venerdì sera, con Papa Francesco. Faceva una immensa tenerezza il Pontefice, anziano, con la sua veste bianca, che risaliva lentamente Piazza San Pietro, oscura, vuota e bagnata dalla pioggia. Affaticato, non solo dagli anni, ma anche dai drammi, che il Signore ha voluto caricare sulle sue spalle, che poi sono anche i nostri drammi e le croci di tutta l’umanità.

Come non continuare a pensare e a pregare per tutti i fratelli colpiti da questo nemico, invisibile, ma che appare anche al momento invincibile?

Spettatori di episodi di vero eroismo.

Per i malati, per coloro che li assistono. Tutti i giorni siamo spettatori di episodi di vero eroismo: dice Gesù “non c’è amore più grande di dare la vita per le persone che si amano…”. E come non ricordare le migliaia di persone che il Signore ha chiamato a sé da questa vita? Durante la scorsa settimana ci sono stati diversi momenti significativi. Giovedì scorso il Padre Nostro pregato insieme al Papa e a tutti i fratelli cristiani di tutte le confessioni; venerdì ogni Vescovo d’Italia ha presieduto, in uno dei cimiteri della propria Diocesi, un momento di preghiera. Un gesto di carità, di pietà cristiana e di vero affetto per chi ha dovuto fare l’ultimo passo della propria vita, in una solitudine totale, senza una preghiera, senza una parola di conforto, senza nessuno che gli stesse ad asciugare il sudore della morte, perché anche a morire si fa fatica. E io, in 54 anni di sacerdozio, ne ho visti tanti morire!

Venire fuori da una vita piatta.

Carissimi, proseguendo il nostro cammino quaresimale, siamo giunti alla V domenica, chiamata anche la I di Passione. Il Vangelo secondo Giovanni ci presenta il miracolo della risurrezione di Lazzaro, amico intimo di Gesù. Si tratta di un episodio che noi tutti conosciamo bene; questo è un fatto positivo, ma potremmo correre il rischio di non riflettere a fondo e soprattutto di non applicarlo alla nostra vita… certo, non ci manca il tempo in questo periodo per poter tornare a riflettere sulla Parola di Dio… Vi proporrò solo un punto di riflessione del Vangelo. Gesù dice di sé stesso: “Io sono la Risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà…”. “Io sono la Risurrezione e la vita…”, questo vuol dire che Lui ama e benedice la vita. Dopo che fu tolta la pietra del sepolcro dell’amico, Gesù gridò a gran voce: “Lazzaro, alzati, vieni fuori!”.

“Vieni fuori”, ci ripete Gesù stamani: vieni fuori dal sonno, dalla pesantezza, dalla menzogna della tua vita… vieni fuori dai tuoi conformismi o compromessi… Vieni fuori, ci dice Gesù, da una vita piatta, fatta di abitudini e di comodità… Smettila di morire spiritualmente! È tempo di vivere… Vuoi deciderti a partecipare alla mia Risurrezione? Avete sentito quello che ci ha detto San Paolo: “Lo Spirito di Dio abita in voi, e lo Spirito Santo è vita”!

Fare il bene anche chiusi in casa.

“Alzati”, ci dice Gesù: risorgi, mettiti in piedi. Non sciupare il tempo, rimboccati le maniche… non aspettare per fare il bene: si può fare anche chiusi in casa. Soprattutto a voi giovani Gesù dice: vivete la vostra vita in pienezza! Voi mi direte: come fare, e proprio in questo tempo? Mentre siamo così provati? Tutto questo è vero, ma con la luce e l’energia che ci vengono dalla preghiera e dalla Parola di Dio, non ci mancherà la forza di affrontare la nostra esistenza con coraggio, a testa alta, nonostante le difficoltà.

L’esempio di un coraggioso cristiano.

Voglio proporvi l’esempio di un cristiano, di un autentico testimone, che dopo lunga malattia ci ha lasciato all’inizio di questa settimana: Carlo Casini. Promotore e coraggioso testimone per quasi mezzo secolo del Movimento per la Vita. Personalmente ho perso un amico carissimo e tanto stimato: un cristiano tutto d’un pezzo, che coi gesti, le parole, il suo volto, illuminato di luce evangelica, ha sempre annunciato il Vangelo della vita, dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo respiro. Quante vite salvate, quante ragazze madri, restituite alla loro dignità di donna… Di lui il Papa ha detto “un fervente cattolico, che nelle pubbliche attività si è adoperato con generoso impegno per promuovere la vita nascente”. Fratello, amico Carlo, ti ricorderò nella Messa di oggi assieme a quei medici generosi, a quei sacerdoti esemplari, a tutte quelle persone che, come te, hanno saputo fare della loro vita un dono prezioso.

L’atto di affidamento alla Madre della Grazia.

Al termine di questa celebrazione, compirò, come già è stato annunciato, l’atto di affidamento al Cuore di Maria, Madre della Grazia, per tutti i figli e le figlie della nostra amata Chiesa perusina-pievese.

Carissimi, abbiate fiducia in Dio: Dio non ci lascia soli nel nostro cammino. Lui ci guida con braccio forte e potente, anche se talvolta noi abbiamo l’impressione di essere soli in mezzo ad un deserto. Dio ci accompagna sempre, con la luce del Risorto e con il suo Spirito. Lui, anche attraverso sentieri che appaiono difficili, ci condurrà alla gioia perfetta del suo Regno.

Gualtiero Card. Bassetti

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Al termine della celebrazione eucaristica, il cardinale Gualtiero Bassetti si è recato davanti all’immagine della Madonna delle Grazie (dipinta da un allievo del Perugino), tanto venerata dai perugini, e ha recitato la sua preghiera di affidamento alla Beata Vergine Maria della città e dell’intera comunità diocesana.

Maria, Madre della Grazia, ecco i tuoi figli, raccolti attorno a te, in questo periodo di dolore e di lacrime per la sorte di tanti nostri fratelli, e per i pericoli, che a causa di questa pandemia, incombono su di noi e sull’umanità intera. / Noi siamo qui, dinanzi alla tua dolce icona, per cercare rifugio, sotto la tua protezione materna, ed implorare con fiducia la tua intercessione, di fronte alle sfide che il futuro nasconde. / Davanti alla tua venerata icona, in un pellegrinaggio che abbraccia i secoli, si sono inginocchiati i nostri padri. Qui ha vibrato l’entusiasmo dei giovani; qui si è levata l’implorazione degli ammalati; qui sono passate le famiglie, i sacerdoti, i consacrati, uomini del lavoro e della scienza, bambini e adulti; e tutti, nel tuo Figlio diletto, hanno riconosciuto il Verbo di Dio, fatto carne nel tuo seno. / Noi, nel cuore di questa novena in tuo onore, vogliamo affidare al tuo Cuore Immacolato questa nostra Chiesa perusino-pievese, che invoca la tua protezione e il tuo conforto. Liberaci, o Madre Santa, da questa peste, che ammorba la nostra Italia e il mondo. / Oggi, come mai nel passato, l’umanità è a un bivio. E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo Figlio Gesù. Per questo, Madre, come l’Apostolo Giovanni, noi vogliamo prenderti nella nostra casa, per imparare da te a conformarci al tuo Figlio. / “Donna, ecco i tuoi figli”. / Siamo qui, davanti a te, per consegnare alla tua premura materna noi stessi, questa nostra Chiesa e l’umanità intera. Implora per noi il Figlio tuo diletto, perché ci doni in abbondanza lo Spirito Santo. / Lo Spirito apra i cuori alla giustizia e all’amore, induca le persone e le nazioni alla reciproca comprensione e ad una ferma volontà di pace. / Ti affidiamo tutti gli uomini, a cominciare dai più deboli: i bimbi non ancora venuti alla luce, quelli che allietano le nostre famiglie, i giovani alla ricerca di senso, le persone prive di lavoro, gli anziani e i malati. Ti affidiamo le famiglie dissestate, e quanti sono soli e senza speranza. / Aurora di salvezza, volgi il tuo sguardo benigno sulla nostra Diocesi, perché, sotto la tua guida, scopra Cristo, luce del mondo ed unico salvatore, che regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. / Ame.

Gualtiero Card. Bassetti

Perugia: La struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore” accoglie gratuitamente il personale sanitario impegnato nell’assistenza a pazienti affetti da Covid 19. Il cardinale Bassetti: “E’ un segno della nostra vicinanza concreta a quanti sono in prima linea, ad alto rischio per sé stessi e per le loro famiglie, un modo per aiutarli a proseguire con più serenità la loro delicata missione”

“Come possiamo aiutare concretamente quanti si trovano in questo difficilissimo momento a lavorare quasi ininterrottamente negli ospedali per curare le persone affette da questa pandemia?”. E’ la domanda che il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo i Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, si è posto nel tenersi in contatto telefonico con i rappresentanti degli organismi di categoria che collaborano con l’Ufficio per la pastorale della salute e con la Caritas diocesana. La risposta non si è fatta attendere da parte dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, suggerendo all’Archidiocesi di mettere a disposizione un alloggio in modo da contribuire a migliorare le condizioni di sicurezza di tutti gli infermieri e i medici impegnati in prima linea e dei loro familiari. “In questo momento particolarmente difficile per la sanita, la società e la professione, è necessario creare condizioni di vita più sicure dopo il lavoro a quanti di noi sono impegnati direttamente nell’assistenza a persone affette da infezione da Covid 19”. A sottolinealo è il dottor Palmiro Riganelli, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, nel dare la notizia attraverso la nota dell’Ufficio stampa diocesano dell’accordo siglato con l’Archidiocesi perugino-pievese. Un simile accordo può essere esteso anche al personale medico che ne farà richiesta.

“Quest’accordo – commenta il cardinale Bassetti – è un segno della vicinanza concreta della nostra Chiesa a quanti sono in prima linea, ad alto rischio per sé stessi e per le loro famiglie, un modo per aiutarli a proseguire con più serenità la loro delicata missione. Nel mettere gratuitamente a disposizione una nostra struttura ricettiva, è quel farsi prossimo nei momenti di particolare necessità e difficoltà che ci viene insegnato dal Vangelo e ricordato costantemente da papa Francesco. Dobbiamo saper coniugare nella nostra vita la fede alla carità per alimentare la speranza, soprattutto in questo momento di grande prova. Questo nostro gesto possa essere di esempio ad altre realtà, anche della Chiesa italiana, che sono nella condizione di aiutare quanti, come ho detto ieri nella preghiera al Cimitero monumentale di Perugia, sono in prima linea, in trincea, sul fronte di questa guerra che, con l’aiuto di Dio sono sicuro l’uomo riuscirà a vincere grazie alle tante professionalità che abbiamo e alla ricerca scientifica all’avanguardia che tanto si sta prodigando nello studio di nuovi farmaci”.

“Con questo contributo di cui si ringrazia infinitamente l’Archidiocesi nelle persone del cardinale Gualtiero Bassetti, del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, del direttore dell’Ufficio amministrativo don Riccardo Pascolini e del direttore della Caritas Giancarlo Pecetti – evidenzia il dottor Palmiro Riganelli –, si vuole esprimere tutta la nostra solidarietà e riconoscenza allo sforzo dei nostri colleghi per tutto quello che stanno facendo per aiutarci a difenderci in questo terribile momento”.

Nel dettaglio, l’accordo siglato tra l’Archidiocesi e l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia – reso possibile grazie anche al contributo economico di un imprenditore perugino -, prevede la possibilità di mettere a disposizione circa cinquanta alloggi temporanei e straordinari per almeno 30 giorni presso la struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore” (zona Montebello) del capoluogo umbro, “per tutti gli infermieri assegnati si servizi COVID 19 che continuano a lavorare nel proprio servizio – prevede l’accordo –, trovando una sistemazione diversa dal proprio domicilio per tutelare anche i propri familiari conviventi”. Gli interessati devono inviare specifica richiesta tramite e-mail al presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Perugia, dott. Palmiro Riganelli (presidenza@opiperugia.it).

“Nella richiesta – precisa l’Ordine – devono essere autocertificate le proprie generalità, compreso il luogo di residenza/domicilio i recapiti e-mail e telefonici, la motivazione e quindi, quantomeno, la convivenza con un proprio nucleo familiare e comunque con un’altra persona nello stesso domicilio e l’assegnazione a servizi Covid 19”.