Caritas Italiana – Covid 19: nuovi poveri e nuove risposte, in un monitoraggio Caritas

Caritas Italiana, fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, svolgendo un ruolo di collegamento, informazione, animazione e consulenza. Grazie al suo essere radicata nel territorio e punto di riferimento per i più poveri, ha mantenuto la regia di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove.

In questo quadro rientra una prima rilevazione nazionale condotta dal 9 al 24 aprile. L’indagine, attraverso un questionario strutturato destinato ai direttori/responsabili Caritas, ha permesso di esplorare: come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri di ascolto e/o servizi Caritas; come mutano gli interventi e le prassi operative sui territori; quale è l’impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori. I dati del primo monitoraggio si riferiscono a 101 Caritas diocesane, pari al 46% del totale.

Si conferma, come anticipato nei giorni scorsi, il raddoppio delle persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza.

Cresce la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro.

Un dato confortante è il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale che nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli.

Un fiorire di iniziative percepito anche a livello nazionale. A partire da Papa Francesco che ha donato 100mila euro per un primo significativo soccorso in questa fase di emergenza, e dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha messo a disposizione un contributo di 10 milioni di euro dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. A tutto questo si affianca la risposta alla campagna Caritas “Emergenza coronavirus: la concretezza della carità”, che ha raccolto finora più di 1,9 milioni di euro da parte di 3.760 offerenti. Oltre alle donazioni di singoli, si registrano quelle di aziende, imprese, comunità, parrocchie e altre Caritas nazionali.

Il monitoraggio svolto conferma che nel 59,4% delle Caritas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzionali.

Purtroppo 42 tra volontari e operatori sono risultati positivi al Covid19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi.

Di fronte al mutare dei bisogni e delle richieste, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con 22.700 contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto.

A tutto questo si aggiungono le strutture edilizie che le Diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture, per oltre 1.100 posti in 34 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria.
È questo il volto bello e solidale dell’Italia che non si arrende. La concretezza della carità.

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:

• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Spoleto – concluso il pellegrinaggio dell’Arcivescovo Boccardo ai monasteri di clausura. Il Presule il 30 aprile celebrerà la Messa in assenza di fedeli dalle rovine causate dal sisma della chiesa di S. Andrea in Campi di Norcia

Con la Messa di giovedì 23 aprile 2020 presso il Monastero di S. Antonio delle Benedettine di Norcia è terminato il pellegrinaggio solitario dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ai monasteri di clausura in tempo di Coronavirus. È stato un tempo di preghiera intensa con le claustrali (Agostiniane, Benedettine, Clarisse e Canonichesse Regolari Lateranensi), un modo per dire loro grazie per le preghiere elevate in questa pandemia a favore della salute delle persone. Per il Presule è stata anche l’occasione per dialogare con le monache di vari aspetti della vita ecclesiale e del difficile momento che l’umanità sta vivendo. Le religiose, dal canto loro, oltre alle preghiere, assicurano una vicinanza anche materiale a quanti nella Diocesi di Spoleto-Norcia sono in crisi a causa del virus: hanno consegnato personalmente a mons. Boccardo anche delle offerte in denaro da devolvere al progetto Caritas “Su questa barca ci siamo tutti”. Afferma, infatti, madre Caterina Corona badessa delle Benedettine di Norcia: «Condividiamo le difficoltà di tutti. È vero, c’è divisione fisica tra le persone, però sento maggiore vicinanza con la gente, noto rapporti più umani e intimi, si stanno riscoprendo i valori veri della vita. E quindi in questa calamità, mi sembra, stiamo riscoprendo qualcosa di positivo». Il complesso delle Benedettine di Norcia è stato distrutto dai terremoti del 2016 e le religiose, dopo due anni passati dalle consorelle di Trevi, vivono in alcuni container sistemati nell’orto del monastero. E per madre Caterina oggi accanto ai muri è necessario e urgente «costruire nuove relazioni umane e ritrovare noi stessi. Questa pandemia è anche un momento per fermarsi e riscoprire Dio. E la prima cosa da cambiare è lo stile della nostra vita».

Dal 24 aprile al 3 maggio 2020 mons. Boccardo compirà un nuovo pellegrinaggio solitario in altri luoghi significativi presenti nel territorio della Diocesi. Celebrerà la Messa che verrà trasmessa nella pagina Facebook (SpoletoNorcia) e nel canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi:

Venerdì 24 aprile ore 17.00: dal Santuario del Beato Pietro Bonilli a Cannaiola di Trevi, nella festa liturgica del Beato, fondatore delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto.

Sabato 25 aprile ore 18.00: dal Centro Giovanile diocesano di Spoleto. Si pregherà in modo particolare per tutti i benefattori del progetto Caritas “Su questa barca ci siamo tutti” a sostegno di quanti sono in difficoltà a causa della pandemia.

Domenica 26 aprile ore 11.00: dalla Parrocchia del Sacro Cuore in Spoleto, la più popolosa della Diocesi e la cui chiesa è inagibile a causa delle lesioni del sisma 2016.

Lunedì 27 aprile ore 18.00: dal Convento di S. Fortunato in Montefalco dei Frati Minori, casa di “Postulandato” e di accoglienza dell’animazione vocazione della Custodia di Terra Santa.

Martedì 28 aprile ore 18.00: dalla Cappella delle Suore della Sacra Famiglia a Collerisana di Spoleto, dove sono presenti alcune giovani suore in formazione.

Mercoledì 29 aprile ore 18.00: dal Convento dei Frati Minori al Monteluco di Spoleto, casa di “Postulandato” per i giovani aspiranti alla vita francescana della Provincia serafica umbra.

Giovedì 30 aprile ore 18.00: dalle rovine della chiesa di S. Andrea a Campi di Norcia, per sottolineare come la popolazione della Valnerina viva un’emergenza (Covid-19) nell’emergenza (terremoto).

Venerdì 1° maggio ore 18.00: dal Santuario della Madonna della Stella in Montefalco, retto dai Padri Passionisti, per l’apertura del mese mariano.

Sabato 2 maggio ore 18.00: dal Santuario della Madonna dello Scoglio a Casteldilago di Arrone, nel primo sabato del mese di maggio.

Domenica 3 maggio ore 11.00: dalla parrocchia di S. Francesco a Bastardo di Giano dell’Umbria, dove sorgerà un nuovo complesso parrocchiale.

Gubbio – nella cattedrale il 30 aprile celebrazione della memoria dei santi Mariano e Giacomo

La Chiesa eugubina ricorda i martiri Mariano e Giacomo, i due santi ai quali è dedicata la Cattedrale, la grande aula liturgica edificata e ampliata tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo nella parte alta del centro storico. Secondo la tradizione e la testimonianza di uno dei loro compagni, Mariano e Giacomo facevano parte del gruppo dei martiri di Lambesa in Numidia, nella parte nord-orientale dell’attuale Algeria.
La loro storia si intreccia profondamente con quella di evangelizzazione dei primi secoli di diffusione del cristianesimo e di persecuzione da parte dell’Impero Romano. Come narra il ciclo di dipinti nell’abside della Cattedrale di Gubbio, il lettore Mariano e il diacono Giacomo furono arrestati dai magistrati romani, interrogati e torturati. E alla fine decapitati e i loro corpi gettati nelle acque del fiume.
Secondo la tradizione le loro reliquie arrivarono a Gubbio – tra il V e il VI secolo – e da secoli si trovano custoditi dall’altare della “chiesa madre” della diocesi eugubina.
Proprio per la loro testimonianza di fede, la Chiesa locale ha sempre associato la loro memoria, come lettore e diacono, al conferimento dei ministeri laicali nella comunità diocesana e in quelle parrocchiali. Una celebrazione che in questo momento di emergenza sanitaria non è possibile organizzare, come noto, ma che il vescovo Luciano intende rinnovare, almeno da un punto di vista simbolico.
Ecco allora che mons. Paolucci Bedini celebra domani in Cattedrale, alle ore 18, la santa messa per la memoria liturgica dei santi Mariano e Giacomo, “a porte chiuse” ma con possibilità di partecipare attraverso la diretta video sulla pagina Facebook e sul canale Youtube della Diocesi di Gubbio.

Spoleto – Centro Caritas emergenza Covid-19. Don Edoardo Rossi: «Stanno emergendo, purtroppo, tante povertà e sofferenze che erano latenti». Il grazie dell’Arcivescovo ai volontari e ai benefattori: «Nei momenti di maggiore bisogno c’è sempre qualcuno che porta il necessario. Questa della Caritas è un’operazione di umanità e non di tecnica».

Prosegue la vicinanza della Chiesa di Spoleto-Norcia, attraverso il progetto della Caritas “Su questa barca ci siamo tutti”, a quanti sono in difficoltà economica a causa del Coronavirus. Oltre 130 sono le famiglie spoletine che vengono assistite con il pacco alimentare, numero che cresce contando anche quelle degli altri comuni della Diocesi raggiunte direttamente da Spoleto o dai volontari delle Caritas di Pievania. Questo servizio, naturalmente, è svolto in sinergia con le istituzioni e le associazioni di volontariato.

Emerse tante sofferenze e povertà latenti. «Quello che ci preoccupa – afferma don Edoardo Rossi, nominato dall’Arcivescovo a gestire questo servizio Caritas nell’emergenza – è che ogni giorno entriamo in contatto con tante nuove famiglie che non riescono più ad arrivare alla fine del mese. Il consegnare il pacco alimentare nelle case, con tutte le misure di sicurezza ed igiene previste, ha portato poi alla luce nel nostro territorio tante povertà e sofferenze latenti. Una cosa bella – prosegue il sacerdote – è la solidarietà di vicinato: persone che ci chiamano per segnalarci come in quella via o in quel condominio ci sono famiglie in difficoltà e che per pudore magari non chiedono aiuto. Il numero che abbiamo dedicato all’ascolto delle persone anziane e sole, infine, è un servizio molto apprezzato. Siamo entranti in confidenza con tanti uomini e donne del nostro territorio che ci chiamano ogni giorno semplicemente per parlare, per raccontare le loro storie: è molto edificante. Poi, una volta a settimana chiamiamo le famiglie a cui abbiamo consegnato i pacchi alimentari per sapere come va, se hanno bisogno di altri aiuti. Abbiamo anche la collaborazione di qualche medico di base che propone alle persone anziane e sole di chiamare il numero dedicato all’ascolto».

Il grazie dell’Arcivescovo a chi consente alla Caritas di svolgere questo servizio. E il 25 aprile scorso, festa liturgia di S. Marco evangelista, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo è andato al Centro Caritas emergenza Covid-19 per celebrare la Messa nella cappellina presente. Il Presule ha pregato in modo particolare per tutti i benefattori (chi mette a disposizione il proprio tempo, chi le competenze, chi il denaro e chi materie particolari) che – ha detto – «permettono a questa iniziativa di manifestare la vicinanza della comunità cristiani nei confronti di quanti devono affrontare, e fanno fatica, la situazione attuale. In questo Centro – ha sottolineato mons. Boccardo – si lotta contro il male, si moltiplicano i gesti di solidarietà, di condivisione e di amicizia, si va incontro alle diverse necessità non solo portando qualcosa di materiale, che è importante e utilissimo, ma soprattutto dicendo la condivisione e la vicinanza: questa è un’operazione di umanità e non di tecnica. A chi viene qui diciamo: non sei da solo, c’è qualcuno che condivide con te il peso della vita quotidiana e questo qualcuno è il Signore. E in suo nome ci siamo anche noi: non il Vescovo, non i preti, non questo o quel volontario, ma l’intera comunità cristiana di Spoleto-Norcia sensibile alle membra più fragili del suo corpo. Con semplicità la Chiesa in questo tempo cerca di riproporre e incarnare quanto detto da Gesù: lottate contro il male, moltiplicate il bene».

La provvidenza di Dio va al di là delle necessità e dei bisogni, è sempre puntuale. «Nei momenti più impensati e di maggiore bisogno – ha detto mons. Boccardo – c’è sempre qualcuno che arriva puntualmente portando proprio ciò che manca. L’altro giorno, ad esempio, don Edoardo mi ha detto che era terminato l’olio. Con i volontari si erano dati appuntamento al pomeriggio per acquistarlo. All’ora di pranzo arriva una telefonata di un’azienda del territorio che alle 15.00 avrebbe consegnato dieci cartoni d’olio. È davvero bello vedere come il Signore lavora confermando con le sue opere i gesti degli uomini. Ho chiesto a don Edoardo e ai suoi più stretti collaboratori – ha concluso il Presule – che col tempo mettano per iscritto queste testimonianze di provvidenza».

Le testimonianze dei volontari. Accanto a don Edoardo Rossi ci sono tanti volontari, molti giovani, che si alternano nel Centro Caritas per l’emergenza Covid-19 ogni giorno. Rita, ad esempio, ha scelto di fare volontariato perché “contagiata” dai figli: «Per noi cristiani – afferma – è naturale mettersi a disposizione di chi ha bisogno. In questo specifico tempo di Coronavirus, però, sono qui a fare volontariato dopo che i miei tre figli avevano iniziato. Mi sono accodata a loro». Poi c’è Giancarla, moglie e mamma di tre bambine: «Con tre figlie piccole a casa abbiamo dovuto ripensare, come tanti, l’andamento familiare. All’inizio non è stato facile, ma ora abbiamo riacquistato calma e serenità. La fede poi si è rafforzata, ci riuniamo in preghiera seguendo le tracce della Diocesi e tramite i social partecipiamo alla Messa. Ho scelto di venire qui a fare volontariato anche per far capire alle mie figlie che c’è molta gente che ha bisogno e che nei momenti di emergenza è importante dare una mano».

Terni – Coronvirus. Dichiarazione del vescovo Giuseppe Piemontese sul protrarsi del divieto delle celebrazioni religiose con il popolo, disposto dal DPCM 26 aprile.

E’ inutile negare che questo provvedimento, annunciato dal presidente Conte il 26 aprile, ha provocato una grandissima amarezza tra i cristiani, tra i vescovi e in me. Un’amarezza per una limitazione che io leggo come un abuso. In questi due mesi abbiamo accettato con grande sacrificio, con grande sofferenza, le limitazioni che ci sono state imposte per le celebrazioni dei sacramenti e soprattutto della messa. Le abbiamo accettate sapendo di dare un contributo per il benessere della Nazione. Ci siamo chiesti più volte come mai i nostri governanti prestassero attenzione a coloro che accompagnano i cani a fare una passeggiata, a coloro che vanno a comprare sigarette, a coloro che vanno a fare la spesa, ma per coloro che vogliono partecipare alla messa, con le dovute protezioni, ci fosse un diniego perentorio e sistematico.

Chi non conosce la vita cristiana non può capire la sofferenza grande che abbiamo provato nel privarci dell’eucarestia e soprattutto delle celebrazioni della settimana santa. Pensavamo che tanto sacrificio fosse sufficiente, ma ci rendiamo conto che a qualcuno ciò non basta. Ora viene concessa la possibilità di fare le passeggiate, le corse a piedi, andare nei parchi, perfino di celebrare funerali con la presenza di 15 persone possibilmente all’aperto. Voglio ricordare che abbiamo pregato per i morti, siamo andati al cimitero (anzi fuori dei cimiteri ci è stato consentito) a benedire le salme, a dare conforto ai familiari. Ora vediamo queste nuove disposizioni e proibizioni come un abuso che non può passare inosservato e sotto silenzio, ne va di mezzo la fede dei cristiani e la libertà di culto. Ne va di mezzo il benessere spirituale di tante persone che sono impegnate nelle varie forme di Carità, di assistenza, di volontariato, che come hanno scritto i vescovi nella nota consegnata ieri alla stampa: “dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza” – e so quanto la chiesa, le parrocchie sono vicine e poveri e sostengono i poveri – “tutto questo nasce non da una filantropia, ma da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare alla vita sacramentale”.

Mi auguro che il governo ripensi a tutto questo e ci ponga, almeno, sullo stesso piano, sullo stesso livello di chi va a fare la spesa, o di chi accompagna il cane a passeggio, faccia come vuole, ma che ci consenta, con tutte le accortezze che noi siamo disposti a mettere in campo, di celebrare l’Eucarestia con il popolo di Dio e tornare a nutrire la fede dei cristiani attraverso i sacramenti. Me lo auguro e spero che questo si realizzi, perché, altrimenti, si verificherà veramente un abuso insostenibile.

Perugia: Il cardinale Bassetti ha celebrato la decima messa a “porte chiuse”. Il presule: «“Resta con noi, Signore!”. Sia questo anche il nostro grido, e allora nella nostra vita non si farà mai sera»

«In questa terza Domenica di Pasqua, abbiamo ascoltato una Parola, così ricca, così incisiva, così appropriata alla nostra vita, che sarebbe davvero un peccato se rimanesse come un suono nelle nostre orecchie e non penetrasse profondamente nel nostro cuore». Così ha esordito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa domenicale del 26 aprile celebrata nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia. E’ stata la decima celebrazione eucaristia festiva presieduta dal cardinale, a “porte chiuse”, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, trasmesse tutte in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali.

Non sapere attendere. Commentando il passo del Vangelo di Luca, dei due discepoli di Emmaus, il presule ha detto: «Mi colpisce il gesto di Gesù, dinanzi all’insistenza dei due discepoli nel chiedergli: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera e il giorno, ormai, è al tramonto. Egli entrò per rimanere con loro”. Stamani, cari fratelli e sorelle, questo è anche il nostro grido: “Resta con noi, Signore!”. Resta con noi nei momenti bui, come questo che stiamo vivendo, con problemi enormi e con un futuro che è incerto per tutti. Resta con noi, perché siamo troppo distratti e quindi ci capita spesso, come ai due discepoli di Emmaus, di non sapere leggere al presente la storia del passato… “Noi speravamo – essi dissero – con tutto ciò sono passati tre giorni…” Ecco la consistenza della nostra fede! Tre giorni e sembrano un’eternità… Dobbiamo riconoscere, purtroppo, che non sappiamo attendere».

Dipanare il gomitolo della vita. «Signore noi abbiamo bisogno di te – ha proseguito il cardinale –. Dei tuoi gesti e delle tue parole: speriamo di poter tornare presto a celebrare l’Eucarestia! Te lo chiediamo col cuore, perché abbiamo bisogno di sentire da te la spiegazione delle Scritture, ma soprattutto abbiamo bisogno che la nostra vita si dipani davanti alla tua Parola e non continui ad arrotolarsi su sé stessa, perché questo è il rischio che noi corriamo. Abbiamo bisogno che la Parola di Dio e il cibo dell’Eucaristia, soprattutto, dipanino questo gomitolo che è la nostra vita».

No al ruolo di rimorchi. «Dovremmo essere proprio noi cristiani ad essere innamorati di Cristo e della Chiesa, per poter contagiare gli altri – ha esortato a fare il cardinale –: invece quante volte quasi ci vergogniamo della nostra fede e siamo i primi a dare una controtestimonianza… Dovremmo essere noi credenti a creare novità, come dice il Santo Padre a sviluppare “processi”, a trascinare gli altri con la forza e la freschezza del Vangelo, invece ci ritroviamo spesso rimorchiati».

Coscienza critica della società. Innalzando la preghiera al Signore, il presule ha detto: «Aiutaci a non cedere mai alle superficialità! Rendici vivi, attivi, protagonisti all’interno della società. Rendici più incisivi: non basta essere credenti, occorre essere credibili, capaci di testimonianza, capaci di pronunciare parole di vita, parole vere che escano dalla bocca di Dio! Torniamo ad essere costruttivi e, quando necessario, anche coscienza critica della società, perché sia più sveglia e più attenta nei confronti dei perseguitati, dei poveri, di quanti subiscono violenza, degli ultimi e di tutti coloro che sono soli, nell’abbandono e nelle ristrettezze economiche. Se un tempo si diceva per quest’ultima categoria di persone: “non arrivano alla fine del mese”, oggi, in questo difficile momento, possiamo dire: “non arrivano alla fine della giornata”. Quante volte anche nel volto di tanti cristiani io noto tristezza… Questa tristezza non sia mai dovuta alla sconfitta del Vangelo nella nostra vita e in quella dei fratelli, perché se si sconfigge il Vangelo allora abbiamo ben motivo per essere tristi».

Riconoscere il Crocifisso. «Non ci manchino mai occhi per vedere: ci sono tanti motivi per essere preoccupati e tristi nella nostra vita, in quella delle nostre famiglie e della società. Sono spesso questi i motivi che ci rendono preoccupati, ma è proprio in questo contesto di problemi che il Crocefisso si accosta a noi e spesso non lo riconosciamo fino in fondo. Solo la compagnia di Gesù vivo e Risorto – ha concluso il cardinale – può trasformarci il cuore e la nostra vita. “Resta con noi, Signore!”. Sia questo anche il nostro grido! “Resta con noi”, e allora nella nostra vita non si farà mai sera».

Assisi – preghiera per il Kivu nell’appuntamento mensile del 27 in ricordo dell’incontro interreligioso del 1986 voluto da San Giovanni Paolo II

Il 27 aprile ricorre il consueto appuntamento mensile di preghiera per la pace voluto dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana Spirito di Assisi. La preghiera del 27 ricorda lo storico incontro interreligioso del 1986 voluto da San Giovanni Paolo II. Questo mese l’invito è a pregare per la pace in Kivu e per la cessazione in questa regione della Repubblica democratica del Congo dell’epidemia da virus ebola e della pandemia da coronavirus.

“Siamo consapevoli – scrive il vescovo Sorrentino nell’invito alla preghiera – che pur di fronte a conflitti mediaticamente e politicamente “dimenticati” e “a bassa intensità”, nel cuore di Dio sono invece molto vive e presenti.

Tra i conflitti armati definiti in quel modo c’è appunto quello in Kivu, una regione della Repubblica Democratica del Congo, la cui disgrazia sembra essere dettata dalla sua ricchezza, ovvero dalle materie prime presenti nel sottosuolo – in primis il coltan – indispensabili per la nostra tecnologia (smartphone, computer…). Il governo e alcune formazioni armate irregolari ormai da anni si contendono il controllo delle aree delle miniere con la violenza. Molto spesso sono donne e bambini a restare vittime di crudeltà di ogni tipo. A questo si aggiunge l’epidemia di ebola che ha mietuto un numero impressionante di vittime e che sembra essere stata ormai ridotta drasticamente proprio nel momento in cui la pandemia del Covid 19 sta raggiungendo il continente africano. Non è difficile comprendere quali effetti distruttivi avrebbe la diffusione della pandemia nel continente africano poco attrezzato in termini di assistenza sanitaria e di infrastrutture.

Sono tutte ragioni – conclude il vescovo – che ci inducono a elevare la nostra preghiera dell’appuntamento del 27 aprile all’unico Dio secondo le diverse tradizioni religiose, nei tempi e nei modi che ciascuno sceglierà, per le popolazioni di quella vasta area del Congo. In questo tempo in cui anche il nord del mondo vede negli occhi la morte e la sofferenza di tanti fratelli e sorelle, sgorghi più forte anche la supplica perché gli uomini possano accogliere il dono della pace”.

Come di consueto religiosi e laici sono invitati a pregare per questo Paese nei vari momenti e nelle celebrazioni eucaristiche della giornata. Non è previsto un momento comune, ma ognuno è invitato a pregare per questa intenzione nell’arco della giornata del 27 aprile.

Perugia – Nel tempo del Covid-19: primo maggio, l’Atto di Affidamento dell’Italia a Maria annunciato dal presidente della Cei da piazza IV Novembre di Perugia. Domenica 26 aprile, decima messa celebrata dal cardinale Bassetti a “porte chiuse”

«Nasce dal cuore della gente l’idea di affidare l’Italia alla protezione della Madre di Dio come segno di salvezza e di speranza». Così, in sintesi, il cardinale arcivescovo e presidente della Cei Gualtiero Bassetti, nell’annunciare, attraverso un video-messaggio da piazza IV Novembre di Perugia, davanti all’Arcivescovado, l’Atto di affidamento del Paese a Maria che la Chiesa italiana farà raccogliendosi idealmente in preghiera il primo maggio, alle ore 21, dalla basilica di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, nella Diocesi di Cremona (provincia di Bergamo). E’ un santuario mariano di una delle zone-simbolo dell’epidemia che fino ad oggi ha causato in Italia più di 26mila morti. Il video-messaggio di annuncio del cardinale Bassetti, a cura dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, è visionabile all’indirizzo internet: https://chiciseparera.chiesacattolica.it/card-bassetti-latto-di-affidamento-a-maria-nasce-dal-cuore-della-gente/.
Il popolo cristiano spinge i pastori. «I pastori hanno il compito di guidare il loro gregge, il popolo cristiano – evidenzia il presidente della Cei –, ma spesso è il popolo cristiano che spinge i pastori, come è avvenuto in questo caso. Ho ricevuto più di trecento lettere piene di amore e di devozione nei confronti della Vergine Maria» in cui, racconta il cardinale Bassetti, si chiede «perché non dedicare al Cuore Immacolato di Maria la nostra nazione, le persone che soffrono per questa epidemia, tutti coloro che lavorano negli ospedali e che devono occuparsi del loro prossimo».

Dieci messe pro populo. Nel frattempo l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, domenica 26 aprile, alle ore 10, celebrerà per la decima volta, dall’inizio dell’emergenza, la S. Messa festiva a “porte chiuse”, pro populo, trasmessa dalla cattedrale perugina in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali (vedi locandina allegata), nell’attesa, come sottolinea il cardinale Bassetti rivolgendo un «appello alle Istituzioni perché al più presto il popolo cristiano sia riammesso alla celebrazione dell’Eucarestia». Il presule auspica che «la gente possa avere la consolazione dei funerali in chiesa», come anche possano «essere dati gli altri sacramenti sempre nel rispetto delle norme sulla sicurezza che sono necessarie».

Le precedenti nove celebrazioni eucaristiche presiedute dal cardinale Bassetti (incluse quelle del Triduo pasquale), a partire da domenica 15 marzo, sono state sempre trasmesse in diretta e annunciate ai fedeli attraverso articoli e messaggi sui social media.

Terni – Monastero delle Clarisse celebrazione della III domenica di Pasqua. Mons. Piemontese: “Nei due discepoli, che si allontanano di Gerusalemme, in fretta e distanziati, possiamo intravedere e leggere la vicenda dell’umanità nel tempo del Coronavirus”.

La messa festiva della III domenica di Pasqua, è stata celebrata, senza la presenza dei fedeli, dal vescovo mons. Giuseppe Piemontese, nella chiesa di Santa Chiara del monastero clariano della Santissima Annunziata di Terni, e che è stato animata dalle sorelle Clarisse.
Il vescovo ha ricordato come “Quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è una Pasqua senza la presenza fisica del Popolo di Dio, sottolineata dalle note del dolore, sofferenza, malattia, morte” e facendo riferimento al vangelo dei discepoli di Emmaus ha evidenziato “Nei due discepoli, che si allontanano di Gerusalemme, in fretta e distanziati, possiamo intravedere e leggere la vicenda dell’umanità nel tempo del Coronavirus…. Uomini e donne, che avevano impostato la parabola dell’esistenza in una folle gara di orgogliosa presunzione di raggiungere traguardi scientifici, economici e sociali infiniti, ponendo ai margini limiti etici e il bene complessivo dell’intera umanità: la terra, il cielo, il mare, gli animali, le piante, l’uomo in tutte le sue dimensioni. I due di Emmaus, spaventati fuggono, impauriti per le loro attese deluse e per le ambizioni frustrate. Una prospettiva di vita infranta. Noi speravamo…
Emmaus è la certificazione della sconfitta di un modello di umanità e di sviluppo basato solo in una dimensione orizzontale, in una prospettiva terrestre, fatta di possesso smodato, sfruttamento della creazione, in una competizione selvaggia, prevalenza degli istinti animaleschi della lussuria, predominio dell’uomo sull’uomo, di nazioni su nazioni con la forza della violenza, delle armi, dell’economia, della finanza…Noi speravamo… Ora constatiamo la fine di un sogno, la certificazione della vittoria e prevalenza dell’odio e della morte. La prospettiva è allontanarsi e in fretta… andare lontano anche fisicamente dal teatro dei nostri sogni, incontro al buio, alla notte, verso una meta sconosciuta”.

OMELIA DEL VESCOVO

Caritas Italiana – aumentano i nuovi poveri. I primi dati di una rilevazione nazionale di Caritas

Un aumento in media del +114% nel numero di nuove persone che si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza coronavirus. È il dato allarmante che risulta da una prima rilevazione condotta a livello nazionale su 70 Caritas diocesane in tutta Italia, circa un terzo del totale.

Caritas Italiana, in accordo con la Segreteria generale della Conferenza Episcopale Italiana della quale è organismo pastorale, fin dai primi giorni dell’emergenza ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, a partire da quelle del nord più immediatamente colpite dalla diffusione del coronavirus. Coordinamento che continua anche attraverso questa rilevazione, in un’ottica anche di cura della rete e rafforzamento delle relazioni.

Le Caritas diocesane interpellate hanno evidenziato nella quasi totalità dei casi un aumento nelle segnalazioni dei problemi di occupazione/lavoro e di quelli economici. Il 75,7% di esse segnala anche un incremento dei problemi familiari, il 62,8% di quelli d’istruzione, il 60% di salute, anche in termini di disagio psicologico e psichico, e in termini abitativi. Vengono poi indicati anche nuovi bisogni, come quelli legati a problemi di solitudine, relazionali, anche con risvolti conflittuali, ansie e paure, disorientamento e disinformazione.

Allo stesso tempo, si registra un aumento rispetto alle richieste di beni e servizi materiali – in particolare cibo e beni di prima necessità, con la distribuzione di pasti da asporto/a domicilio, sussidi e aiuti economici a supporto della spesa o del pagamento di bollette e affitti, sostegno socio-assistenziale, lavoro e alloggio. Cresce anche la domanda di orientamento riguardo all’accesso alle misure di sostegno, anzitutto pubbliche, messe in campo per fronteggiare l’emergenza sanitaria, di aiuto nella compilazione di queste domande e la richiesta di dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti, etc.), che sono già stati distribuiti a circa 40.000 beneficiari.

Inoltre, fin dall’inizio della crisi, la rete Caritas si è contraddistinta anche per aver messo in pratica quella “fantasia della carità”, cui Papa Francesco l’ha più volte spronata. Si registra così l’attivazione di nuovi servizi legati all’ascolto e all’accompagnamento telefonico con circa 15mila contatti registrati in poche settimane dalle Caritas diocesane coinvolte nella rilevazione, la trasformazione della fornitura dei pasti in modalità da asporto o con consegne a domicilio, la fornitura di dispositivi di protezione individuale e igienizzanti, le iniziative a supporto della didattica a distanza con la fornitura di tablet, pc, il sostegno a famiglie nomadi, giostrai e circensi, l’assistenza ai senza dimora rimodulata per garantire gli standard di sicurezza, nonché l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari. Ci sono, poi, alcune esperienze inedite, come ad esempio quella denominata #TiChiamoIo, per offrire la vicinanza, seppur solo telefonica, alle persone accompagnate nei centri di ascolto, indipendentemente dal bisogno materiale; o il progetto “Message in a bottle” ideato per far recapitare assieme, ai pasti da asporto, messaggi e poesie da parte della cittadinanza. È una ricchezza questa che passa anche dalle tante strutture afferenti alle Chiese diocesane e destinate da queste a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena e senza dimora.

Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 45 strutture, per oltre 1.000 posti in 33 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria.

«Davanti a questi dati – dichiara don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana – e nel 75° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, la quale ha fatto da presupposto a un riscatto morale e sociale dell’Italia nel Dopoguerra, ricordiamo l’esortazione del Concilio Vaticano II alla libertà e alla dignità di ogni persona bisognosa: “Non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia”, e ancora: “Si eliminino non soltanto gli effetti ma anche le cause dei mali” (AA 8). Un ammonimento valido per l’oggi, perché non siano i poveri, gli ultimi, gli emarginati e gli indifesi a pagare il prezzo più alto della crisi».

Domani 25 aprile si svolgerà #IoRestoLibero, evento nazionale che sostiene Croce Rossa e Caritas Italiana con una raccolta fondi tramite la piattaforma GoFundMe.

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:

• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119