Assisi – anniversario santuario della Spogliazione. Domenica 24 maggio messa presieduta da monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede.

“Ripartiamo da qui, dal luogo dove Francesco diventa povero, ma libero e diventa capace di speranza, amore e fraternità. Oggi, con la pandemia che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, ne abbiamo più che mai bisogno”. È questo l’auspicio del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino in vista della santa messa che si celebrerà domenica 24 maggio alle ore 11 nel Santuario della Spogliazione, presieduta dall’arcivescovo monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, a conclusione degli eventi per l’anniversario dell’istituzione del Santuario della Spogliazione, avvenuta nel 2017. “Viviamo con sentimenti di gratitudine al Signore che ci ha dato la grazia di riscoprire questo luogo, questa icona e questo messaggio da cui possiamo ricominciare – sottolinea il vescovo – , perché il Coronavirus ci ha davvero spogliato di moltissime cose e situazioni. Allo stesso tempo però ci ha resi più consapevoli delle nostre fragilità, dei nostri egoismi, delle diseguaglianze che si annullano davanti a un nemico invisibile che non guarda in faccia neanche i potenti della terra; ci ha fatto comprendere il calore della famiglia e l’importanza di vivere da fratelli questa esistenza che ci è data in dono. Lo vogliamo fare prendendo spunto da Francesco che si è conformato alla prima spogliazione, quella di Gesù. A tre anni dalla sua erezione – aggiunge il vescovo – questo santuario parla alla città, ai tanti giovani che anche grazie alla tomba del prossimo beato Carlo Acutis vengono a visitarlo, al mondo intero ed è diventato punto di riferimento nell’iconografia francescana. Seppur in maniera dimessa – conclude monsignor Sorrentino – non potevamo non celebrare questo anniversario che cade proprio nel periodo della ripartenza. Mi auguro vivamente che la spogliazione, a cui ci ha costretto il Coronavirus, sia la Fase 2 per ciascuno di noi”.

La santa messa celebrata a porte aperte, con un numero massimo di partecipanti, secondo le indicazioni previste dal protocollo sottoscritto dalla Cei con il governo, potrà essere seguita anche in diretta sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo, e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Spoleto – La prima Messa alla presenza dei fedeli dalla parrocchia di S. Nicolò, nel 100° della nascita di S. Giovanni Paolo II. L’Arcivescovo: «Il Papa polacco era un amico esigente, a cui interessava solo indicare Gesù». Il grazie del Presule a quanti hanno seguito, con fedeltà e comunione, le Messe sui social in questi mesi.

«Il Coronavirus ha portato in mezzo a noi trepidazione, incertezza e paura. Ma S. Giovanni Paolo II ci dice: non abbiate paura! Siete in buone mani, Dio non vi dimentica, spalancate le porte a Cristo e fate sì che la fede incida sulla vita». Sono le parole che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha pronunciato lunedì 18 maggio 2020 nella parrocchia di S. Nicolò a Spoleto, nella prima Messa alla presenza dei fedeli dopo la chiusura totale dell’Italia a causa del Coronavirus. «Oggi ricorrono i cento anni dalla nascita di S. Giovani Paolo II – ha detto il Presule – e dovevamo consacrare l’altare e dedicare la nuova chiesa di questa parrocchia, intitolata proprio al Papa polacco. A causa del Covid-19 non è stato possibile. Ma ciò non toglie nulla a quella comunione di famiglia che esperimentiamo tra di noi che ci ritroviamo finalmente a condividere il pane eucaristico». Col Presule hanno concelebrato il parroco don Riccardo Scarcelli e don Pierluigi Morlino. Hanno partecipato alla Messa all’aperto 100 persone, una per ogni anno del Papa. L’Eucaristia, comunque, è stata trasmessa in diretta nella pagina Facebook e nel canale YouTube della Diocesi, permettendo così a più persone di prendere parte. Tutto si è svolto con ordine, secondo quanto stabilito dal protocollo Cei-Governo.

Karol Wojtyla: un amico esigente. «Giovanni Paolo II nei 27 anni di pontificato – ha detto ancora mons. Boccardo nell’omelia – ha ripetuto al mondo le parole del Vangelo, che non sono sempre comode e gradevoli: non ha mai voluto addolcirne il messaggio. A lui interessava solo indicare il Signore Gesù e spesso si è autodefinito “cartello indicatore del messaggio di Cristo”. Ha interpretato il suo pontificato come un lungo pellegrinaggio: tutti abbiamo visto il suo andare nel mondo per visitare i cristiani là dove vivono e portare loro una parola di consolazione, conforto e speranza. Questo suo andar pellegrino – ha proseguito il Presule – ha lasciato un segno e ha risvegliato nelle coscienze il desiderio di una vita cristiana seria e coerente. Tutto il suo ministero è stato un prendersi cura amorevole dell’uomo di oggi, con le sue tensioni e contraddizioni, con il suo desiderio di bene ma col suo compromesso col male. Giovanni Paolo II era un amico esigente».

Al termine della Messa mons. Boccardo ha ringraziato quanti in questi due mesi di pandemia hanno seguito le celebrazioni eucaristiche attraverso i social media. «Grazie della vostra fedeltà e comunione», ha detto. «Mi sono voluto recare in luoghi diversi della Diocesi, anche quelli più piccoli e più lontani, per celebrare l’Eucaristia. Ho imparato proprio da Giovanni Paolo II questo pellegrinare. Diceva, infatti, il Papa: è importante celebrare la Messa nel luogo dove la gente vive, soffre e spera. Purtroppo non vi ho incontrato fisicamente, ma sono certo che questi momenti di preghiera portano con sé grazie e benedizioni per la gente delle zone dove sono stato».

La consacrazione della nuova chiesa il 22 ottobre. Dopo la benedizione finale l’Arcivescovo ha messo in un vaso un ulivo a ricordo di quanto Giovanni Paolo II ha fatto nel suo pontificato per far germogliare nel mondo semi di pace. L’ulivo verrà poi piantato nel giardino della nuova chiesa il giorno della consacrazione, che avverrà, a Dio piacendo, il prossimo 22 ottobre, memoria liturgia di S. Giovanni Paolo II.

Perugia: l’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti della sua prima celebrazione eucaristica a “porte aperte” nella cattedrale di Perugia, Papa Santo «ci avrebbe scossi con la sua voce forte, invitandoci alla solidarietà e all’aiuto reciproco»

Nel giorno della ripresa delle S. Messe a “porte aperte” il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Lorenzo nel pomeriggio del 18 maggio, giorno in cui cento anni fa nasceva san Giovanni Paolo II. Alla celebrazione, presieduta insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, hanno partecipato i rappresentanti delle Istituzioni civili e militari e del mondo della sanità del capoluogo umbro e diversi fedeli, nel rispetto delle norme vigenti sulla sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria in corso.

Di seguito il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti.

Un giorno di letizia pasquale. Fratelli e sorelle, siamo riuniti insieme stasera, per la prima volta dopo quasi tre mesi, nella nostra basilica cattedrale di San Lorenzo. In queste lunghe settimane, la cattedrale è rimasta sempre aperta, ma vuota. Anche le celebrazioni delle Settimana Santa e della Pasqua si sono svolte in maniera dimessa, stante la perdurante epidemia. Dopo l’accordo con il Governo, da me sottoscritto il 7 maggio scorso, da oggi, in tutte le chiese d’Italia, i sacerdoti hanno potuto celebrare l’Eucaristia insieme al loro popolo. E’ questo, dunque, per tutti noi, un giorno di letizia pasquale. Ci siamo raccomandati affinché ovunque vengano osservate con diligenza tutte le precauzioni prescritte e ognuno si senta responsabile dell’altro, nei suoi comportamenti e nelle sue iniziative.

Ringraziamenti… Contribuire al benessere della comunità. Ringrazio le autorità civili, militari, sanitarie qui convenute. Esse rappresentano le istituzioni pubbliche presenti a Perugia, che in questi giorni di emergenza si sono assunte la responsabilità di gestire una situazione inedita, in mezzo a grandi difficoltà. Saluto e ringrazio i medici, gli infermieri e i volontari che, a vario titolo, si sono prodigati nell’aiuto ai malati e ai bisognosi. Un grazie da tutta la comunità civile e religiosa di Perugia. Sappiamo bene che l’emergenza non è finita. Ci attendono altri mesi pieni di preoccupazioni e di sfide, ma con la buona volontà di tutti riusciremo a superare anche questa fase e, se Dio vuole, ad uscire dal dramma, costato finora decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di infettati in tutta Italia. Insieme al culto pubblico, oggi sono ricominciate molte attività lavorative: ognuno, nello svolgimento del proprio dovere, contribuirà alla ripresa del Paese e al benessere della comunità.

San Giovanni Paolo II ci dà la forza di affrontare con fede i grandi problemi della nostra epoca. Per singolare coincidenza, la celebrazione odierna cade nel giorno della nascita, cento anni fa, a Wadowice in Polonia, di Karol Wojtyła, poi Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Il ricordo nell’amato pontefice, canonizzato nel 2014 da Papa Francesco, ci riempie di gioia e ci dà la forza di affrontare con fede e speranza i grandi problemi della nostra epoca e ci dà anche il coraggio di affrontare la presente emergenza sanitaria, che tanto dolore ha provocando in Italia, in Europa e nel mondo.

Testimone di sofferenze e persecuzioni. La Parola di Dio, che nel tempo pasquale segue principalmente il racconto degli Atti degli Apostoli, ci ricorda questa sera come entrò il cristianesimo in Europa, attraverso la predicazione di Paolo a Filippi, e la conversione della prima donna della città, Lidia, e poi di tutta la sua famiglia. E’ lo Spirito Santo, il Paraclito, come lo chiama l’apostolo san Giovanni, ad ispirare Paolo a salpare dall’Asia Minore verso Neapoli, sulle coste della Macedonia, in terra ‘europea’. Dall’incontro di Paolo, con un gruppo di donne, nacque la prima comunità cristiana del vecchio continente. Una comunità destinata a crescere e a diffondersi in tutto il continente, ma anche a subire, lungo i secoli, le peggiori persecuzioni, così come il Signore aveva preannunciato ai suoi discepoli. Ad essi aveva chiesto di essere forti e di offrire la propria testimonianza, specialmente nell’ora della prova. Nei secoli, generazioni di fedeli in Cristo hanno professato la fede con generosità, con fiducia e, molto spesso, a costo della vita. Nella schiera dei testimoni fedeli del Cristo, morto e risorto, occupa senza dubbio un posto preminente san Giovanni Paolo II, che ha portato sulle sue spalle la croce del mondo, con le sue incomprensioni, sofferenze e ignominie. Ha portato nella propria carne le ferite dell’odio, con l’attentato del 1981 in piazza San Pietro, e le ferite dell’umana debolezza, della malattia, della vecchiaia.

Ci ha accompagnato per quasi trent’anni di pontificato; con la sua presenza e la sua parola, sempre ispirate dal Vangelo, ci ha invitati alla ricerca del volto di Dio e del volto umano, di quella dignità spesso perduta o calpestata. Testimone del crollo di due totalitarismi, non ha mancato di gridare forte il bisogno e il diritto dell’uomo alla sua libertà. Libertà da ogni oppressione politica o ideologica, che conduce all’asservimento e alla disperazione.

Giovanni Paolo II e la città di Perugia. Nella sua visita a Perugia, il 26 ottobre 1986, parlò anche in questa cattedrale. Invitò a superare crisi e divisioni nella Chiesa, «chiamata ad evangelizzare il mondo dentro il quale si trova storicamente a vivere». Il Papa salutò poi i giovani convenuti sulla Piazza Grande, citando la via dell’amore di sant’Agostino e pronunciando la celebre frase: «Mi piace stare qui, mi piace molto. Ecco, mi piace stare in questo ambiente, è un ambiente stupendo a motivo dell’arte. Parla il genio umano, parla il genio italiano, parla il genio cristiano, parlano i secoli: ma tutto questo non sarebbe quello che è senza di voi… anche Giovanni Paolo si sente meno vecchio e più giovane quando sta con i giovani».

Traghettatore della Chiesa verso il terzo millennio. San Giovanni Paolo II ci ha guidati verso il terzo millennio dell’era cristiana, con la solidità del suo insegnamento, con la forza del suo esempio, con l’offerta del dialogo a gli uomini di ogni credo religioso o politico. Ha traghettato la Chiesa in questa nuova epoca con spirito profetico, senza visioni pessimistiche, ma prefigurando lo scenario di un mondo migliore, di un’era di vita nuova, con la riscoperta dei valori dello spirito, insieme alla giustizia e alla solidarietà. San Giovanni Paolo II è stato – come ha detto Papa Francesco nell’omelia di questa mattina – l’uomo della giustizia sociale, ma, soprattutto, l’uomo della misericordia, che cercò di diffondere in tutto il mondo.

Invito a guardare al prossimo con fiducia e spirito di accoglienza. È la visione che vogliamo cogliere oggi, per il presente. A cento anni dalla nascita e a quindici dalla morte, le parole e le immagini della sua vita straordinaria ci sono ancora familiari. Ci invitano sempre ad avere speranza, a guardare al prossimo con fiducia e spirito di accoglienza. Ci richiamano altresì ad un esame di coscienza; a considerare se abbiamo veramente messo a frutto il messaggio che egli ci ha lasciato: la passione per la Chiesa, la pietà eucaristica, il grande amore verso la Santissima Vergine, appreso sulle ginocchia dei genitori, entrambi morti prematuramente, e per i quali è iniziata a Cracovia, il 7 maggio scorso, la causa di beatificazione. Egli, oggi, dinanzi a questo dramma mondiale e a questa immensa distesa di morti e di gente che grida nel dolore ci avrebbe scossi con la sua voce forte, invitandoci alla solidarietà e all’aiuto reciproco; ci avrebbe svegliati nelle nostre coscienze; ci avrebbe rimproverati per le chiusure e l’egoismo bieco che lascia nel dolore, nella fame e nella malattia milioni di persone.

E’ con fiducia grande che stasera invochiamo la luce di Dio e del suo Spirito, per l’intercessione e l’aiuto di san Giovanni Paolo II. Egli, che ha ben conosciuto l’umana sofferenza, accolga i defunti nella comunione dei santi e ottenga per noi dal Signore la fine di questa terribile epidemia. Ci doni lucidità ed energia; infonda nel cuore di tutti la speranza di un tempo nuovo e della salvezza in Dio. Amen!

Gualtiero card. Bassetti /

Città di Castello – la celebrazione di mons. Cancian in Cattedrale in occasione dell’inizio delle celebrazioni in presenza del popolo dopo la pandemia Covid 19.

Con una certa emozione presiedo questa prima Messa insieme al parroco don Alberto, al diacono Sergio e alle persone che hanno voluto essere qui nella nostra basilica cattedrale dopo circa 70 giorni senza celebrazioni pubbliche a causa delle restrizioni dovute al corona virus.

Saluto con piacere e con gratitudine il sindaco Luciano e l’amministrazione comunale. Insieme abbiamo collaborato nella fase uno della pandemia per affrontare difficoltà e sofferenze, ottenendo anche qualche buon risultato, grazie alla buona volontà di tutti e all’aiuto fondamentale del Signore.
Saluto e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare nell’ambito della sanità, ospedale, farmacie, forze dell’ordine, vigili, protezione civile; tutti coloro che hanno garantito i generi di prima necessità, le varie associazioni, la Caritas, il volontariato. Davvero notevole è stato l’apporto professionale e umano di tantissime persone, anche a rischio della propria salute. Di fatto non poche ne hanno portato le conseguenze. A queste diciamo un grazie tutto particolare.

Sono contento di condividere con tutti voi la gioia della riapertura prevista dalla Fase due per il nostro Paese. Di iniziare qui dove veneriamo le reliquie dei nostri santi: Crescenziano, Florido, Amanzio, Donnino e tanti altri che hanno dato significativi contributi alla storia della nostra città e della nostra Chiesa.
Si riparte con fiducia, incoraggiati dai dati positivi emersi, e anche con grande prudenza consapevoli che le sofferenze e i rischi ancora ci sono. Affrontiamo questo momento con la voglia di continuare ad affrontare e contenere nel giusto modo il virus che ha fatto nel mondo grandissimi danni.
Momento dunque significativo e anche simbolico di una ripartenza carica di fiducia e di speranza, nel rispetto delle disposizioni che sono state date, invocando ancora l’aiuto e la benedizione del Signore.
Momento anche per ricordare ancora i fratelli e le sorelle che purtroppo ci hanno lasciato in questo dolorosa situazione senza il conforto dei familiari e le adeguate celebrazioni. Li ricordiamo tutti. Ricordiamo in maniera particolare le famiglie che portano nel cuore ferite ancora aperte.
La gioia di poter celebrare l’eucarestia con il popolo dopo tanti giorni è davvero straordinaria. Il cristiano è ben consapevole che senza l’eucaristia non può vivere la fede. In questo tempo tanti fedeli l’hanno ripetuto. L’uomo ha bisogno, in quanto limitato e peccatore, dell’aiuto del Signore, senza cui la nostra vicenda è incerta come ne abbiamo avuto dolorosa conferma.
“ Lo Spirito Santo che io vi manderò vi guiderà alla verità, vi ricorderete delle mie parole, le comprenderete e avrete la forza di metterle in pratica. Potrete amarvi come vi ho amato io, potrete vivere secondo il mio Vangelo e sarete beati”.
Questo Gesù ci ha promesso prima di lasciarci. I santi, uomini fragili e peccatori come noi, hanno creduto e hanno toccato con mano la forza dello Spirito di Gesù che li ha letteralmente trasformati.

La prima lettura ci testimonia infatti come gli Apostoli, poveri uomini illetterati e perfino violenti come Paolo, guidati dallo Spirito, hanno potuto portare il Vangelo nel mondo.
Dopo avere evangelizzato l’Asia minore, Paolo si sente spinto a mettere piede in Europa. Arriva a Neapoli e a Filippi, colonia romana in Macedonia. Qui Paolo comincia la sua prima predicazione ad un gruppo di donne. Dice il testo che mentre Paolo parlava il Signore apriva il cuore di una certa Lidia per aderire alle parole dell’apostolo. Lidia crede e chiede di essere battezzata insieme alla sua famiglia. È questo il primo nucleo della comunità cristiana in Europa. Lidia è così felice che invita nella sua casa Paolo e i suoi compagni. Così inizia l’evangelizzazione dell’Europa che ha portato la fede fino a noi attraversando 2000 anni di storia.
Proviamo a immaginare un’Europa senza la fede, senza le radici cristiane, che oggi purtroppo (chissà perché) facciamo fatica a riconoscere e ad apprezzare, nonostante la storia documenti in modo evidente il contributo positivo anche socialmente e culturalmente.
In questo momento dinanzi alla prova del coronavirus abbiamo un’altra opportunità di inculturare la fede in modo nuovo. Il Vangelo ha sempre ispirato novità di vita soprattutto in tempo critico. San Benedetto, San Francesco, Santa Rita, beata madre Speranza e tanti altri hanno dimostrato ampiamente, nella nostra regione, come la fede possa generare cultura nuova e vita nuova.

Oggi ricordiamo la testimonianza forte e incisiva di San Giovanni Paolo II. Nasceva esattamente 100 anni fa a Wadowice in Polonia. Tutti abbiamo in mente il suo appello ad aprire le porte a Cristo, a non aver paura e a liberarci dalle ideologie. Ebbe una parte importante nella caduta del muro di Berlino e nell’aiutare il mondo e vivere il passaggio al III millennio nella luce della misericordia. Questo messaggio rimane ancora vivo.
Anche Papa Francesco sta aiutando non poco il nostro mondo. In questo tempo della pandemia molto lo stanno seguendo e lui offre indicazioni che aiutano a fortificare la fede ma anche a cercare il bene vero del mondo intero, il rispetto del creato, la fraternità universale. Tanti si spirano al Suo illuminato insegnamento diretto, concreto, coraggioso.

Infine vorrei invitare ad accogliere una proposta che insieme al sindaco, come lui stesso fra poco dirà. Invitiamo, sempre nel pieno rispetto delle disposizioni, ad una celebrazione alla Madonna delle Grazie sabato 23 ore 18:00. Insieme al sindaco avevamo fatto una preghiera, davanti alla Patrona della nostra Chiesa e della nostra Città, il 28 marzo chiedendo il suo materno aiuto in questa pandemia. Pensiamo che questo aiuto c’è stato, pur con tante sofferenze. Ci sembra giusto ritrovarci a ringraziarla, pregare per i defunti e chiedere che continui a proteggerci.

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Saluto del Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

“La città riparte con fiducia e speranza, all’insegna della cautela, sicurezza e rispetto delle prescrizioni dai luoghi simbolo della vita quotidiana come la cattedrale dove oggi il vescovo monsignor Cancian assieme a Don Alberto Gildoni ha celebrato la prima messa dopo la lunga fase di lock down. Un momento significativo per tutta la città che le istituzioni, il comune in testa, intendono celebrare quale segnale di preghiera, gratitudine e infinita riconoscenza a tutti coloro, medici, sanitari, forze dell’ordine, Protezione Civile, addetti alle attività ed esercizi pubblici essenziali, associazioni e cittadini che si sono spesi senza sosta per superare questa prima delicata fase di emergenza Covid-19. Grazie a tutti e grazie al vescovo monsignor Domenico Cancian, alla chiesa tifernate in tutte le sue componenti, alla Cartitas Diocesana e alle altre comunità religiose cittadine di ogni etnia e provenienza che hanno manifestato sempre la priorità fattiva collaborazione per superare insieme questo momento. Accogliamo infine in maniera positiva la proposta del vescovo Cancian di celebrare una Santa Messa sabato 23 maggio al santuario della Madonna delle Grazie, a suffragio e ricordo in particolare delle vittime del Covid 19, come annunciato dallo stesso vescovo nel corso della visita al cimitero monumentale qualche settimana fa. Il comune con il Gonfalone ci sarà per manifestare vicinanza e solidarietà alle famiglie e alla comunità tifernate. Insieme ce la faremo. Ora é il momento di tornare alla normalità senza abbasarse però la guardia”. E’ quanto dichiarato dal sindaco Luciano Bacchetta al termine della prima funzione religiosa dopo emergenza Covid-19. Alla Santa messa hanno preso parte anche alcuni assessori comunali fra cui il vice sindaco Luca Secondi e assessore al welfare Luciana Bassini.

Perugia: L’ultima messa pro populo celebrata dal cardinale Bassetti nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale. Il presule all’omelia: «Lo Spirito Santo è l’energia che rigenera la nostra vita e il mondo»

«Fratelli cari, domani si riparte con partecipazione alla Santa Messa, anche se ci sono ancora delle norme da seguire per il bene di tutti, ma si riparte! Un segno di grande speranza! Un dono del Padre!». Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti al termine della celebrazione eucaristica di domenica 17 maggio, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, l’ultima pro populo al tempo del “Coronavirus” trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali.

Riaccostarsi alla Santa Comunione. Da lunedì 18 maggio le S. Messe saranno a “porte aperte”, anche se con un numero limitato di fedeli in base alla capienza delle chiese, così «il popolo di Dio, presente alla celebrazione – ha evidenziato il cardinale –, potrà accostarsi alla Santa Comunione. Grazie Gesù, per questo dono: ancora una volta sei tu che vieni per incontrarci, per nutrirci, per sostenere il nostro cammino! Tu hai bisogno dei tuoi fratelli, e soprattutto noi abbiamo bisogno di te! “Prendete, mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per voi…” Signore, tu sei rimasto in mezzo a noi, ci hai confortati e sostenuti durante la prova in questa terribile pandemia, ma ora abbiamo bisogno di te! Come ci dice San Paolo: “noi che ci nutriamo di un unico pane, il pane eucaristico, siamo chiamati a formare un solo corpo”, la tua Chiesa».

Cento anni dalla nascita di san Giovanni Paolo II. «Altro motivo di gioia: domani, 18 maggio, si compiono 100 anni dalla nascita di san Giovanni Paolo II – ha ricordato Bassetti –, il Pontefice che ha guidato la Chiesa per più di 26 anni, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile 2005. Morì a tarda sera della vigilia della domenica in Albis. Le sue ultime parole furono: “lasciatemi andare al Padre”. Il cardinale Stefano Wyszynsky, il grande Arcivescovo di Varsavia e primate di Polonia, che era stato in prigione nel periodo comunista, gli disse durante il conclave: “se ti eleggono, ti prego non rifiutare. Tu dovrai accompagnare la Chiesa al terzo millennio”. E lui ha sempre avuto consapevolezza che dalla Provvidenza gli era stata assegnata questa missione». Anche la comunità diocesana perugino-pievese ricorderà Papa Wojtyla con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Bassetti, lunedì 18 maggio (ore 18), nella cattedrale di San Lorenzo.

La tentazione di vivere senza Dio. Nell’omelia domenicale, commentando la Parola di Dio, il presule si è raccomandato ai fedeli (in ascolto attraverso i media) di non farsi tentare dal vivere senza Dio. «Nella vita – ha detto Bassetti – c’è un’esperienza ancora più tragica di quella di essere orfani: è quella di vivere da orfani senza esserlo. Mi direte: ma come è possibile? Eppure, tutti siamo esposti a questa tentazione: vivere senza Dio, non incrociare mai il suo sguardo, ignorare la sua mano tesa, trascurare la sua parola, volendo così costruire la propria torre di Babele, e credere che vivere da orfani sia felice».

Lo Spirito della verità. «Nelle parole di Gesù, abbiamo la proposta di un magnifico progetto di vita: “se mi amate, osserverete i miei comandamenti – che sono i comandamenti dell’amore – ed io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito, un difensore, un consolatore, perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce”».

Lo Spirito che difende dalle insidie. «“Se mi amate”. Nelle parole di Gesù abbiamo la delicatezza di una proposta, non un imperativo categorico, non una costrizione, ma l’invito libero e liberante di un Dio che ama, che ti dona gioia, ti nutre, ti consola, e che ti comunica la sua pienezza d’amore: il dono dello Spirito Santo. Fratelli che mi ascoltate, io vi assicuro che sarete davvero beati se coglierete questo invito alla libertà e accoglierete il Paraclito, lo Spirito che vi difende dalle insidie del male e del demonio, e vi dona la libertà vera di figli di Dio».

Medici, infermieri chinati sul morente. Avviandosi alla conclusione il cardinale ha ricordato ai fedeli che «è lo Spirito Santo che ci rende in pienezza fratelli di Gesù, perché figli dello stesso Padre. È lo Spirito Santo che attesta nel nostro cuore che siamo figli di Dio. È lo Spirito Santo che ci rende tempio e dimora di Dio. Se riconoscessimo questa nostra grandezza e dignità, come cambierebbe la nostra vita! Da quante meschinità, egoismi, ripiegamenti su noi stessi, ci sentiremmo immediatamente liberati. Come sapremmo sempre riconoscere la nostra dignità di figli di Dio e riconoscerla nei fratelli! Quanti medici, infermieri – ho avuto testimonianze dirette – in questo tempo di pandemia, si sono chinati sul morente, tracciando un segno di croce! Un medico ha detto “io ho dato l’estrema unzione”: sì, tu hai compiuto l’atto di amore più grande che si potesse esprimere, perché hai riconosciuto in colui che moriva la dignità di una persona umana, di un fratello, di un figlio di Dio!». E il cardinale Bassetti ha accostato questo «atto di amore più grande» alla «fiammella di amore, che lo Spirito Santo depone nel cuore di ciascuno di noi, è la forza interiore che ci sostiene nel cammino della vita e ci fa crescere ad immagine del Signore Gesù. È l’energia, fratelli, che rigenera la nostra vita e il mondo».

Il testo integrale dell’omelia è pubblicato sul sito: www.diocesi.perugia.it .

Nella Cattedrale di Terni il 18 maggio prima messa con i fedeli celebrata dal vescovo Piemontese. In mattinata visita e messa alla Comunità Incontro di Amelia

Due celebrazioni presiedute dal vescovo Giuseppe Piemontese caratterizzeranno, in Diocesi, la ripresa delle messe con i fedeli nella cosiddetta “Fase 2” della pandemia Covid-19.Il vescovo celebrerà lunedì 18 maggio alle ore 10.30presso la Comunità Incontro di Molino Silla di Amelia, per i ragazzi e operatori della struttura, secondo le indicazioni contenute nel protocollo Cei-Governo. In questo giorno particolare, in cui ricorrono i cento anni dalla nascita di san Giovanni Paolo II, sarà ricordata la storica visita in fabbrica che papa Wojtyla fece a Terni nel 1981, all’acciaieria dove incontrò i lavoratori, dirigenza e istituzioni, e nella Cattedrale di Terni dove incontrò i sacerdoti, religiosi e i malati, ai quali rivolse toccanti parole di speranza.

Ricordando questo evento, il vescovo presiederà nella Cattedrale di Terni alle ore 18.30 la celebrazione eucaristica, con la partecipazione dei fedeli e secondo le disposizioni del protocollo Cei-Governo, che prevede una partecipazione dei fedeli limitata in base alla capienza delle chiese, e comunque non superiore alle 200 persone negli edifici di culto e di massimo 1000 persone per le cerimonie religiose all’aperto, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria sul distanziamento sociale e nell’adottare le misure di prevenzione della diffusione del contagio da “Covid 19. L’ingresso in chiesa, che deve avvenire quindici minuti prima dell’inizio della celebrazione, sarà regolato dai volontari che indicheranno alle persone le disposizioni da seguire. La messa in Cattedrale sarà trasmessa indiretta anche sui canali social (Facebook e YouTube) della Diocesi, per garantire anche ad altri di poterla seguire.

«Questa Fase 2 rappresenta l’avvio di un tempo nuovo – dichiara mons. Piemontese -, spinto dal soffio dello Spirito di una nuova Pentecoste, per crescere come comunità ecclesiale. E’ anche un’opportunità per reimpostare le dinamiche della vita della chiesa, cogliere alimento dalla Parola e dai sacramenti, specie dall’Eucarestia, di cui abbiamo sentito la fame. Il tema della crisi economica, conseguenza di questa pandemia, ci occuperà drammaticamente e dovrà necessariamente condurci a ridurre i bisogni per limitarli a ciò che è essenziale secondo le proposte del vangelo, e condividere nella solidarietà e nella carità, l’aiuto a quanti hanno perso tutto e non ce la fanno e riprendere un livello di vita dignitoso, basato sul lavoro e sulla solidarietà»

Assisi – Alla vigilia della ripresa delle celebrazioni eucaristiche con i fedeli, l’invito di monsignor Sorrentino: “Mettiamocela tutta e ripartiamo con entusiasmo nel rispetto delle regole”

“Riprendiamo con entusiasmo, con la gioia del Signore nel nostro cuore”. È questa l’esortazione che il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, rivolge ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi, attraverso un video-messaggio, alla vigilia della ripresa delle celebrazioni con la partecipazione dei fedeli.

Come previsto nel protocollo firmato dalla Conferenza episcopale italiana e dal governo lo scorso 7 maggio, infatti, da lunedì 18 maggio i fedeli potranno di nuovo partecipare alla santa messa, nel rispetto delle misure di sicurezza e delle limitazioni previste.

“Sono stati – afferma il vescovo nel video messaggio – due mesi faticosi per tutti noi. Il dover celebrare sempre a porte chiuse, con tanti fedeli che sentivano il bisogno di Gesù Eucaristia, ci ha messo una grande sofferenza. Ci ha portato sicuramente anche del bene perché abbiamo potuto riflettere, riscoprire la famiglia, ma adesso è ora di riprendere. Non siamo ancora nella normalità, ma ci avviamo alla normalità ed è bene che, ringraziando il Signore, ce la mettiamo tutta e ripartiamo con entusiasmo. Naturalmente anche con tutte le precauzioni, rispettando tutte le norme perché non ne va soltanto della nostra vita personale, ma anche degli altri dei quali ci dobbiamo preoccupare. Dunque è una questione di carità oltre che di legalità. Facciamo tutto con grande ordine, ma anche con grande entusiasmo”.

Il vescovo rivolgendosi ai sacerdoti, ha poi annunciato che la messa crismale, che quest’anno non si è potuta officiare, come di consueto, il pomeriggio del mercoledì santo, verrà celebrata la vigilia della solennità di Pentecoste.

Infine monsignor Sorrentino ha parlato del suo ultimo libro, intitolato “Crisi come grazia”. “Un libro – ha spiegato – che dà uno sguardo alla nostra situazione generale di Chiesa e di società per interrogarci insieme su cosa il Signore ci chiede in questo momento. Veniamo da un momento di crisi a tanti livelli, ma il Signore sa trasformare tutto in grazia. Spero di potervelo donare proprio il giorno in cui celebreremo la messa crismale perché l’ho anche dedicato a voi sacerdoti e religiosi diocesani. Naturalmente l’ho dedicato a voi perché ve ne facciate testimoni anche con i fedeli”.

Perugia, cattedrale di San Lorenzo: Domenica 17 maggio ultima messa pro populo e lunedì 18 maggio prima messa a “porte aperte” celebrata dal cardinale Gualtiero Bassetti nel giorno dei cento anni dalla nascita di san Giovanni Paolo

Dopo due mesi, questo fine settimana, terminano le messe festive pro populo, nel tempo del “Coronavirus”, celebrate dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti; l’ultima è in programma domenica 17 maggio, alle ore 10, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia. La prima risale al 15 marzo, III Domenica di Quaresima, celebrata nella cappella dell’Arcivescovado, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali, così come tutte le altre fino a domenica 17. Umbria Radio InBlu, dal 24 maggio, riprende la sua consueta trasmissione domenicale della diretta della S. Messa, delle ore 11, dalla cattedrale di San Lorenzo.

Ritorno alla grande Famiglia di Dio. «Ringraziamo il Signore perché dalla prossima settimana ritorniamo ad essere la grande Famiglia di Dio – commenta il cardinale Bassetti -, anche se abbiamo sperimentato il nostro essere Chiesa nella famiglia, “piccola chiesa domestica”. Abbiamo vissuto tanti valori stando gli uni accanto agli altri, ma adesso è il momento di ritornare nella grande Famiglia dove l’Eucarestia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti, ma è un generoso rimedio ed alimento per i più deboli. Dovremo però, proprio per la salute della nostra anima – e l’Eucarestia è innanzitutto salvezza dell’anima – ma anche per la salute del nostro corpo, usare tutti quegli accorgimenti che diventano una forma di amore e di rispetto nei confronti degli altri. Sono accorgimenti che possono essere letti simbolicamente come un invito a riscoprire la forza dello sguardo… Non occorre scambiarsi la pace avvicinandosi e dandosi la mano, ma – come ha detto papa Francesco – un sorriso, uno sguardo benevolo a distanza diventa un modo di comunicare pace, gioia e amore. Lodiamo il Signore, ringraziamo il Signore, perché siamo di fronte ad un evento importante: il ritorno alla grande Famiglia di Dio. La prima domenica che ci ritroveremo tutti insieme come comunità diocesana canteremo il Te Deum. E questo canto lo propongo a tutte le comunità diocesane come il nostro inno, la nostra lode perfetta alla Santissima Trinità, perché tutto ci viene dal cuore di Dio».

Prima messa con popolo di Dio. il primo giorno delle messe a “porte aperte,” lunedì 18 maggio, coincide con il centenario della nascita di san Giovanni Paolo II (18 maggio 1920 – 18 maggio 2020). Per questa significativa ricorrenza il cardinale Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica delle ore 18, nella cattedrale di San Lorenzo. Alla celebrazione sono invitati anche i rappresentanti delle Istituzioni civili del capoluogo umbro, che sarà trasmessa in diretta da Umbria Radio InBlu.

Giovanni Paolo II e Perugia. Questo grande Santo e Papa del nostro tempo, particolarmente vicino ai giovani nel promuovere le Giornate Mondiali della Gioventù, è molto venerato anche nel capoluogo umbro, che visitò il 26 ottobre 1986, alla vigilia del primo e storico incontro interreligioso di preghiera per la pace nel mondo tenutosi ad Assisi. A testimoniare questo legame-devozione della città di Perugia al Papa polacco, è anche l’erigendo complesso parrocchiale dell’ Unità pastorale Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino intitolato a san Giovanni Paolo II. La sera del 18 maggio (ore 21) i fedeli di questa Unità pastorale, dalle proprie case, potranno seguire in diretta (Youtube; yougp2; facebook: https//www.facebook.com/groups/172618432939353/) la video intervista all’ arcivescovo e presidente della Ceu Renato Boccardo, già collaboratore di papa Giovanni Paolo II.

A “porte aperte” con presenza limitata. La partecipazione dei fedeli alle S. Messe a “porte aperte” è limitata in base alla capienza delle chiese, nel rispetto delle norme di sicurezza sanitaria sul distanziamento sociale e nell’adottare le misure di prevenzione della diffusione del contagio da “Covid 19”. Riguardo al numero di partecipanti, il Comitato tecnico-scientifico del Governo, in data 14 maggio u.s., ha raccomandato alla Cei che le celebrazioni religiose da svolgersi nei luoghi di culto chiusi, ferme restando le disposizioni previste dal DPCM dello scorso 26 aprile ed adottate dal successivo Protocollo Governo-Cei, vengano seguite da un massimo di 200 persone. Inoltre lo stesso Comitato «ritiene che eventuali cerimonie religiose all’aperto, se organizzate e gestite in coerenza con le misure raccomandate, debbano prevedere la partecipazione massima di 1.000 persone».

Le messe in cattedrale nella “fase 2”. Per tutta la durata della “fase 2” dell’emergenza sanitaria saranno celebrate nella cattedrale di Perugia due S. Messe feriali e festive al giorno: alle ore 11 e alle ore 18. La cattedrale sarà accessibile ai fedeli «30 minuti prima dell’inizio della messa per permettere una corretta igienizzazione», avvisa il Capitolo dei Canonici di San Lorenzo.

Sant’Ubaldo: a 860 anni dalla morte del Patrono, il vescovo Luciano è salito a piedi dalla Cattedrale fino alla Basilica in cima al monte Ingino

Dopo i due gesti straordinari di ieri, oggi il vescovo Luciano e la comunità eugubina celebrano solennemente il patrono sant’Ubaldo. Dopo i primi vespri in Cattedrale, mons. Paolucci Bedini ieri è sceso fino in piazza Grande per benedire con la reliquia del Vescovo Santo la città e il territorio di Gubbio, alla presenza del sindaco Filippo Stirati in rappresentanza di tutta la comunità civile.
Poi, alle 19,30, senza preannunciare nulla, il vescovo Luciano è salito a piedi dalla Cattedrale fino alla Basilica in cima al monte Ingino, insieme al cappellano dell’Università dei Muratori, don Mirko Orsini. Un gesto spontaneo, compiuto nel silenzio e nella preghiera, portando lungo gli stradoni un cero acceso che è stato posato sull’altare, davanti all’urna che custodisce la reliquia di sant’Ubaldo.
Oggi, alle ore 11,15 in Cattedrale, nella solennità che ricorda gli 860 anni dalla morte del Patrono eugubino, mons. Paolucci Bedini lancia messaggi importanti a tutta la comunità diocesana e propone un omaggio straordinario per sant’Ubaldo: prolungare l’accensione delle fiaccole alle nostre finestre, ogni sera, fino al lunedì dopo Pentecoste, giorno liturgico della morte di Ubaldo. Una “luminaria” eccezionale nell’epoca di una pandemia che ha profondamente trasformato la nostra quotidianità. Ecco di seguito il testo integrale dell’omelia di mons. Paolucci Bedini.

Sant’Ubaldo, una vita che illumina

Ottocentosessant’anni fa, come oggi, il Vescovo Ubaldo finiva la sua corsa tra noi ed entrava Beato nel cielo di cui la sua vita ormai era divenuta una luminosa trasparenza. Il popolo eugubino, che lo aveva vegliato per il lungo tempo della dura malattia, ora piangente ne cantava le lodi e testimoniava la grandezza della fede.

Il Concittadino esemplare, fedele difensore dell’integrità morale e materiale della sua città; il Pastore premuroso, guida integerrima e indefettibile della Chiesa e dei suoi fratelli; il Padre amorevole, che ha lottato continuamente per la riconciliazione del suo popolo con le sole armi della penitenza e del perdono; il Vescovo ormai da tutti ritenuto santo entra per sempre nello splendore della vita beata e nella gioia del suo Signore.

E anno dopo anno, noi suoi figli devoti, ne celebriamo con allegra solennità la cara memoria in questo giorno, tutti uniti dalla fede sincera, dal desiderio intenso di rendere grazie a Dio di una tale grazia e di poter attingere ancora, per ogni vera necessità, alla sua paterna intercessione.

Questa cattedrale vuota è ancora più grande quest’anno. C’è posto per tutti e tutti ci siamo. Ecco allora il mio più vivo ed intenso abbraccio a tutti voi, fedeli e cittadini, che con me onorate oggi sant’Ubaldo. Ma, come non ricordare qui gli amici delle carissime città gemellate di Thann, e di Jessup, anch’esse private della festa. Come non pensare a tutti gli eugubini sparsi nel mondo, che da giorni hanno gli occhi puntati e il cuore rivolto a queste nostre antiche mura e alla Basilica in cima all’Ingino. Come non fare memoria oggi di tutte le mamme e i babbi, le nonne e i nonni che la festa celebrano tra gli stradoni del cielo, e lo sguardo paterno di Sant’Ubaldo contemplano in eterno.

Quando Ubaldo muore, ormai stremato dalle sofferenze della malattia, gli eugubini, e i tanti ormai convertiti dalla sua vita santa, gli rendono un omaggio plateale. Le fonti raccontano di un abbraccio di gente lungo e continuo che dura giorni. Da tutta la diocesi vogliono stringersi attorno al loro vescovo santo. Altrettanti vengono dalle città vicine. Tanti provano a toccarlo. Tutti desiderano dirgli grazie. Molti gli chiedono un’ultima grazia per le loro tribolazioni. La folla è tale che per quattro giorni non si riusciranno a celebrarne le esequie. Rimarrà custodito in cattedrale, vestito degli abiti pontificali, esposto all’omaggio ininterrotto del suo popolo. E da quel trono di grazia il santo continuerà a guarire le infermità fisiche e spirituali dei suoi figli. Una luce che non si spegne, una lampada che continua ad ardere, perché tutti possano ancora rincuorarsi alla sua fiamma.

La luce della santità del Vescovo Ubaldo è il tesoro prezioso che il popolo eugubino custodisce gelosamente nella Basilica sul monte, nella sua storia e nel proprio cuore. Di questa enorme ricchezza è erede responsabile e benedetto. Ogni figlio di questa terra, e ogni membro di questa comunità, sa bene che può sempre lasciare che la vita di Sant’Ubaldo illumini la propria, quella della sua famiglia e della sua città. In ogni momento della storia e ad ogni passo del nostro cammino non mancherà la protezione del Patrono e la chiara indicazione del suo insegnamento.

Dopo la sua sepoltura le cronache narrano che ancora per un intero anno, tutti i giorni, dalla città, dai borghi e dal contado, continuò il pellegrinaggio devoto alle spoglie mortali del santo Vescovo. Quasi un giubileo spontaneo, “tutto pieno di gioia dilagante” – ricorda Tebaldo – in cui gli eugubini non smisero di rendere il giusto onore alla grandezza di quest’uomo di Dio. E, segno eloquente di così grande fede furono i ceri e lampade accese, in ogni casa e in ogni via, tanto che per mesi la città di notte era rischiarata dalla loro luce.

Perché non ripetere questo gesto? Perché non porre, in questo anno eccezionale, un atto straordinario di omaggio al nostro Patrono? Invito tutti a prolungare l’accensione delle fiaccole alle nostre finestre, ogni sera, fino al lunedì dopo Pentecoste, giorno liturgico della morte di Ubaldo. Un segno della nostra fede, che parte dalle nostre case, coinvolge le nostre famiglie, e ci aiuta ad alzare lo sguardo in alto, al cielo, da dove il buon Dio, per l’intercessione affettuosa di sant’Ubaldo, continua a benedirci e ad indicarci la via di una vita buona, che splenda davanti agli uomini, perché vedendone la luce rendano gloria a Lui che tutti ama e protegge.

Quell’anno dopo la morte di Ubaldo però, come un vero Giubileo, è ricordato anche per essere stato un tempo di grande rinnovamento della fede. Dice ancora Tebaldo: “La generosità corale dei buoni cittadini lo rese gradevole. La concordia e la pace lo resero dolce e amabile”.

Perché non ripeterci anche in questo, dimostrando davvero quanto siamo legati e debitori della vicenda del nostro Vescovo santo. Come sarebbe bello sapere che quest’anno sarà ricordato per una nuova fioritura della fede degli eugubini, che con umiltà e letizia si rimettono in cammino dietro l’esempio e la parola del loro Patrono, così da riscoprire la grandezza dell’amore di Dio e la bellezza di dirci suoi figli e discepoli. Basterebbe ripartire dalle pagine della vita di sant’Ubaldo, che trasudano di parola di Dio, di sentimenti ed azioni ispirate alla fede, che generarono frutti di pace e di carità tra il popolo.

“In quell’anno – dice ancora il racconto di Tebaldo – venne ricostruita la concordia della pace tra la città e il suo comitatus, e finì la guerra che era durata a lungo tra loro…”.
Allora perché non decidere con forza, in cuor nostro, e poi anche concretamente nelle occasioni che si presenteranno, che la via della divisione, della contrapposizione, della violenza e dell’esclusione, della denigrazione e dell’insulto, non è stata mai e non sarà più, la scelta delle nostre discussioni e dei nostri confronti. Come non riconoscere che solo la concordia e la pace custodiscono una vita lieta e condivisibile, e animano la vita sociale e la responsabilità per il bene di tutti. Possiamo dimenticarci che questo è il cuore dell’insegnamento del vescovo Ubaldo, e l’esempio di tutta la sua vita?

Dice ancora Tebaldo di quell’anno straordinario – “…anche il sostegno ai poveri continuò a verificarsi in forme così abbondanti che, al contrario di quanto era sempre accaduto, i poveri non avevano bisogno di elemosinare e di chiedere con insistenza, ma venivano invece pregati perché si degnassero di accettare”.

La carità vera non è il gesto distratto e tranquillizzante di chi ha di più e dà del superfluo ha chi non ha, ma è condivisione fraterna di quello che tutti abbiamo ricevuto in dono per vivere.
Perché non impegnarci insieme, a tutti i livelli, unendo le forze e le risorse, a soccorrere tutti coloro che, fratelli e sorelle in questa terra che tutti abitiamo, ora si trovano in difficoltà serie, e a causa di questa brutta crisi hanno bisogno di un aiuto concreto, per mantenere le loro case, nutrire le proprie famiglie, salvare o riavviare il loro lavoro. Non è proprio la carità la luce più bella e consolante che il vangelo accende tra noi? Non è il frutto più maturo che verifica l’autenticità della nostra fede?

Ecco le consegne che la festa del nostro santo Patrono ci affida quest’anno: la fede, la pace e la carità. Per viverle, proprio a lui, con immutata fiducia, chiediamo luce e forza:

Beato Ubaldo,
luminoso sostegno della nostra fede,
apri i nostri occhi e risveglia il nostro cuore.

L’esempio splendente della tua vita santa
rischiari il nostro cammino di credenti,
ci renda tessitori di concordia
e di pace in mezzo al tuo popolo,
e ci insegni a condividere fraternamente
ciò che abbiamo ricevuto
perché a nessuno dei tuoi figli
manchi il necessario per una vita buona.

La luce della tua fedeltà
guidi e accompagni
il nostro cammino di Chiesa
e la vita sociale.

Amen.

+ don Luciano, vescovo

Terni – Caritas – San Martino: la concretezza della carità durante l’emergenza Covid19. Aumentati del 233% i beneficiari dell’Emporio solidale

In un contesto sociale locale che evidenzia il perdurare di una crisi profonda con l’emergere di nuove povertà, aggravato dalla crisi sanitaria, sociale ed economica della pandemia del Covid 19, la Caritas di Terni-Narni-Amelia e l’associazione di volontariato San Martino operano attraverso vari servizi per sostenere in maniera efficace persone e famiglie, in un percorso che mira ad evitare la cronicizzazione del disagio e conseguentemente una grave situazione di emarginazione sociale. Nel particolare contesto attuale si evidenziano situazioni più critiche, l’emergere di povertà nascoste che vengono spesso taciute alla comunità, tantissime nuove povertà che già, nel bilancio 2019 redatto dalla Caritas-associazione di volontariato San Martino, sono presenti e determinate soprattutto dalla crisi economica e occupazionale con la difficoltà per giovani e adulti ad avere un’occupazione che garantisca una vita dignitosa che, di conseguenza, genera forme di isolamento, emarginazione, solitudine e abbandono, in un conteso segnato anche per il 2019 da moltissime famiglie che si rivolgono alle strutture caritative della Chiesa per richiedere viveri e altre aiuti di prima necessità. Il tutto aggravato negli ultimi mesi dalla pandemia del Covid19.

“Il Coronavirus ha moltiplicato le nostre energie e anche le nostre attività nel campo della Carità – ricorda il vescovo Giuseppe Piemontese – oltre che in tutti gli altri campi soprattutto attraverso contatti, comunicazioni, telefonate, mail e anche attraverso la presenza nel mettere in atto iniziative di carità e di solidarietà. Un grazie grandissimo a tutti i volontari della Caritas dell’associazione San Martino, e a tutti coloro tanti altri di associazioni cattoliche che si sono dati da fare per alleviare le sofferenze e le difficoltà che hanno toccato tantissime persone. Questa è soltanto la prima fase, perché le difficoltà più grandi arriveranno nella seconda fase e nelle fasi successive, guardando le prospettive che sono davanti a noi, di difficoltà, di disoccupazione di impedimenti a relazionarsi e a muoverci come era in precedenza. Nulla sarà più come prima, dovremmo pensare a modificare in maniera sostanziale il nostro modo di vivere e il nostro modo di operare all’interno delle nostre città e della nostra società, adottare uno stile di vita più semplice, con minori esigenze, maggiormente sobrio, se non faremo questo molte sofferenze dovranno toccarci”.

I DATI DELLE ATTIVITA’ DELL’EMERGENZA COVID 19

“All’inizio dell’emergenza molte Caritas parrocchiali hanno inizialmente chiuso – ha detto il direttore della Caritas diocesana Ideale Piantoni – e il grande numero di over 65 ha condizionato la non presenza nei Centri di Ascolto e nelle altre attività come Carcere, uffici, alcuni servizi. Pur dovendo rinunciare all’ascolto diretto ed a tutti i progetti in corso, abbiamo però offerto dei servizi eccellenti: mensa, emporio, docce per i senza tetto e fissa dimora, Casa Parrabbi, Numero Verde. I dati delle nuove povertà sono ancora relativi e secondo ciò che emerge, dobbiamo aspettarci una crescita nel tempo di situazioni economicamente gravi”. Nell’emporio di emergenza nato l’8 aprile, sono stati accolti oltre 100 nuclei, con aumento superiore al 100% rispetto all’emporio solidale, con ingressi su segnalazione parrocchiale. Casa Parrabbi è stata gestita in modo encomiabile ed ai 6 ospiti controllati giornalmente con termo laser si è aggiunta l’accoglienza di alcuni detenuti in libertà vigilata in accordo con U.E.EPE. e la Casa Circondariale di Terni. Gli aiuti dell’inizio dell’anno che hanno trasformato il Fondo Solidale per le famiglie disagiate in Fondo Emergenza virus, si è trasformato in 76 interventi economici da inizio 2020, di cui 57 da fine febbraio 2020 e 47 attraverso il numero verde. Su richiesta della Protezione civile sono stati coordinati interventi da Attigliano e Amelia verso la “zona rossa” di Giove e direttamente consegnato buoni alimentari al Parroco della cittadina.

Il numero verde #Noicisiamoadistanza: numero verde GRATUITO 800 766 455 per offrire servizi di ascolto psicologico dalle 9:30 alle 12:30 dal lunedì al venerdì; informazioni e orientamento ai servizi, ai sussidi e sostegni economici offerti sul territorio per l’emergenza, dalle 9:30 alle 12:30 dal lunedì al venerdì e dalle 14:00 alle 16:00 dal lunedì al giovedì. Il Team del progetto Innovater composto da personale esperto e qualificato fornisce aiuto per affrontare nel migliore dei modi a chi più di altri risente dell’emergenza sanitaria in corso.
Al 14 maggio, ci sono state 145 telefonate coinvolgendo 115 persone, di queste più di 1/3 non si erano mai rivolte alla Caritas o alle parrocchie. Sono stati richiesti: da 51 persone un aiuto alimentare, da 5 persone un aiuto abitativo, da 36 persone un aiuto economico, da 23 un orientamento ai servizi. Ma sono pervenute anche richieste di lavoro, di ascolto, situazioni di abbandono e solitudine, povertà da mancanza di arrivo del compenso della cassa integrazione, povertà da violenza domestica e da tratta, nuove e povertà croniche in attesa di poter riprendere il lavoro sommerso, in nero.

Mensa San Valentino: è stato ridotto l’orario di apertura, dalle 17 alle 18,00, tutti i giorni compresa la domenica con l’ingresso in sala di una persona alla volta fino al numero di 10 presenti a turno. L’accesso è consentito previo controllo temperatura con termometro laser, sia dei volontari che dei commensali, qualora la temperatura dovesse superare 37,5°, si consegnerà il sacchetto con il cibo da consumare nella propria abitazione e si inviteranno le persone a contattare il proprio medico di base. Gli ambienti e la cucina vengono igienizzati costantemente e continuativamente l’acqua viene data in bottiglia singola dose, le posate monouso, raccolta differenziata dei guanti e mascherine, ricambi d’aria (non forzata). Attualmente le persone che ogni sera usufruiscono della mensa sono 50, e si consegnano le mascherine che ci sono state fornite dalla Regione Umbria tramite il Comune di Terni destinate alle persone in stato di povertà.

L’Emporio della Solidarietà: gli utenti sono aumentati del 233%: Gennaio – Aprile 2020 sono stati 203 contro i 61 dello stesso periodo 2019.
Oltre continuare a fornire gli alimenti ai 60 nuclei familiari selezionati per il 1° semestre dell’anno, è aperto in via straordinaria in questo momento di emergenza sanitaria a chi non accede usualmente all’Emporio e non può lavorare o non ha lavoro. Le persone per accedere devono essere segnalate dal Parroco o presbitero e/o coordinatore parrocchiale o Associazione che in parrocchia gestisce la carità. I nuclei o i singoli segnalati sono chiamati dagli operatori dell’Emporio, possono accedere uno alla volta e solo su appuntamento, previo controllo temperatura con termometro laser, uso della mascherina, lavaggio mani e uso di guanti. Possono prelevare gli alimenti per un importo massimo di € 50,00 ogni 15 giorni che corrispondono a 1000 punti/cuori mentre un singolo 500 punti/cuori che corrispondono a 25,00 ogni 15 giorni.
Dal 30 Marzo al 15 maggio sono stati distribuiti 6987 prodotti, con 178 richieste d i accesso e 164 utenti che hanno ritirato prodotti alimentari di cui 85 sono italiani e 79 stranieri.

Molti i benefattori che hanno versato sul conto corrente della Diocesi per un totale di quasi 11 mila euro. “Vogliamo ringraziare tutti, anche quelli che non conosciamo direttamente” aggiunge Ideale Piantoni. “Sono state fatte donazioni da musicisti, persone sole e novantenni, da partito politico, da condomini, da singoli cittadini che volevano donare soldi destinati al cibo per la mensa o per l’emporio o per i ragazzi di colore usciti dai progetti. Qualcuno ha donato buoni spesa da utilizzare presso Superconti, Conad e COOP Tirreno”.
Molte anche le donazioni di beni alimentari dirette raccolte nel supermercato, come D+più e Carrefour. Da ricordare il Comune di Terni, che si è fatto spesso mediatore oltre che fornire aiuti diretti, il Gruppo Serafini, Tiziancaffè, Ipercoop, il Banco Alimentare, la Farmacia Aita, Soft-Art, Pac 2000 (tramite Caritas Italiana), Lega Italiana Lotta ai Tumori, Huckert’s, Effe-medica, la Caritas Italiana, l’ANCE ternana e tantissimi altri che vogliono restare anonimi, “Il Pozzo- Country House” per l’aiuto ai bambini del progetto Ospedale della Solidarietà.

I dati dell’attività svolta nel 2019
Nel 2019 il dato generale evidenzia una leggera diminuzione delle persone che si rivolgono al Centro di ascolto (520 persone, contro le 544 dello scorso anno; 279 donne e 241 uomini. 197 sono le persone che si sono presentate per la prima volta e con una crescita dell’età anagrafica pari a 43 anni); un aumento delle presenze di cittadini italiani rispetto agli stranieri; con donne che fanno richieste in maggior numero rispetto agli uomini; un aumento del valore dei beni economici richiesti.
Le persone che si sono rivolte alle strutture della Caritas sono state 3502 (erano state 4946 nel 2018)
I servizi offerti sono stati molteplici: 28.000 pasti distribuiti alla mensa San Valentino (2000 pasti in più rispetto al 2018), che sono in gran parte italiani. In diminuzione l’attività degli Empori solidali con 24426 pezzi di prodotti alimentari distribuiti (33.732 in meno rispetto al 2018) dall’Emporio della solidarietà di Terni (in via Vollusiano). La diminuzione dei pezzi alimentari è dovuta alla riduzione dei finanziamenti ricevuti per questa opera segno e dal fatto dal 2019 l’emporio di Amelia è stato gestito dalla Caritas di Amelia.
Nel 2018 sono state effettuate 2 raccolte di prodotti alimentari e per l’igiene personale nei Supermercati presenti nel comune di Terni, Narni e Amelia; una raccolta è stata fatta anche presso il Liceo Artistico di Terni e presso l’Università Economia Terni e sono state raccolte oltre 14 tonnellate di prodotti.
Sono stati distribuiti 15.601 capi di vestiario, svolti 520 colloqui, 24 in meno rispetto al 2018 (-5%), La diminuzione è dovuta ad un maggiore impegno delle Caritas parrocchiali. 281 persone hanno usufruito del Servizio doccia, 4 in meno rispetto al 2018, 171 colloqui effettuati nel carcere di Terni, 14 in meno rispetto al 2018 (8%), detenuti chiamati per la distribuzione 528, beni consegnati ai detenuti 3.764.

Centro di Ascolto sono stati effettuati 520 colloqui a persone con multiproblematicità in prevalenza con povertà e problemi economici il 30,35%, problemi di occupazione e lavoro il 26,76%, casalingo/a, pensionati, inabili al lavoro e persone che pur risultando occupate hanno problemi consistenti per vivere, problemi famigliari (15,02%), problemi abitativi (11,70%), problemi legati alla salute (7,01%). Le persone che hanno fatto accesso al centro di ascolto sono state per il 52,85% non italiani, e il 46,25% da italiani.
Sono persone con un istruzione medio bassa (58,46%) e il 28,27% con un’istruzione medio alta anche con laureati.
Il 50,38% sono persone appartenenti alla Ue mentre il 32,50% sono persone provenienti dai paesi africani, il 4,62% dai paesi asiatici.
Gli interventi fatti alle persone che si sono avvicinate ai centri di ascolto sono stati 1705, mediamente più di 3 per ciascuna persona ascoltata, hanno interessato il pagamento di utenze, affitti, spese sanitarie e sostegno al reddito, effettuati per il 52,96% nei confronti di italiani e il 45,92% verso cittadini stranieri. Sono stati eseguiti interventi per beni e servizi materiali 77,15%, sussidi economici 7,50% e assistenza alloggiativa 1,86%.
Alle richieste su è potuto far fronte anche grazie al Fondo Solidale per le famiglie disagiate, con le raccolte in Avvento e Quaresima nelle Parrocchie della Diocesi; grazie a questo ulteriore fondo sono state aiutate nello specifico 51 persone in 80 interventi, per un totale speso a consuntivo di oltre 24.000€.

Emporio della Solidarietà
Nel 2019 ha avuto 220 beneficiari (2018:553). L’Emporio della Solidarietà di Terni è aperto il martedì dalle 14.00 alle 16.00; il mercoledì dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 16.00.
L’affluenza è di circa 15-20 persone le quali fanno la spesa due volte al mese, con una cadenza quindicinale.
Delle 220 persone che hanno usufruito dell’Emporio, 88 sono minori di cui 3 disabili. Sono state emesse nel 2019 30 nuove tessere di cui 15 ad italiani (15 Uomini e 15 Donne). Gli stranieri sono 29, di cui 15 uomini e 15 donne, Dei 61 nuclei familiari, composti da 211 persone, 35 nuclei sono italiani e 26 nuclei stranieri.
Sono stati distribuiti in totale 24.426 beni alimentari e non (36.035 nel 2018) (63.775 nel 2017) così suddivisi: 11.524,02 kg di prodotti alimentari; 2.088 lt di latte, 1.079 lt di prodotti per l’igiene personale.
Nel 2019 sono state effettuate n. 2 raccolte di prodotti nei Supermercati presenti nel comune di Terni, Narni e Amelia, con una donazione di 6,8 tonnellate di prodotti alimentari e per l’igiene, in prevalenza pasta, riso, legumi, pelati, prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, olio, biscotti e farina.
Nella raccolta sono stati coinvolti 171 volontari nei vari supermercati, tra cui 48 giovani,

Distribuzione vestiario presso il Nuovo centro di Ascolto Sant’Antonio in Via Vollusiano,18 a Terni, fruibile il lunedì, il martedì e il giovedì dalle ore 9,00 alle ore 12,00 ed è seguita da 7 volontari che si alternano nella settimana. Le persone che nel 2019 hanno ritirato il vestiario sono state 870 persone a cui sono stati distributi 15.601 capi di vestiario, 2.215 in più rispetto al 2018 (13.386).

Il Centro di Ascolto all’interno della Casa Circondariale impegna 5 volontari per due giornate alla settimana (giovedì e venerdì), dalle ore 9,00 alle ore 12,00.
Il loro scopo è ascoltare i detenuti e i bisogni che vengono esternati. Spessissimo sono necessità di beni materiali, dal vestiario ai saponi, alle sigarette ad un calendario o una penna. Spesso è solo una richiesta di ascolto e basta, il bisogno di parlare e di essere ascoltati da qualcuno che non sia solo un compagno di cella o d’aria.
A volte ai volontari viene richiesto di contattare le famiglie, soprattutto quando queste sono lontane centinaia o migliaia di chilometri e non si hanno con esse se non scarsissimi rapporti epistolari. In altri casi è il bisogno di avere un “guardiano” per poter usufruire di permessi temporanei di uscita.
Nell’anno corrente gli operatori dediti all’ascolto sono stati impegnati complessivamente per 88 giornate ed hanno effettuato 171 colloqui con i detenuti di cui 67% italiani e 33% stranieri.
La Caritas ha provveduto quasi interamente alla fornitura e consegna di prodotti per l’igiene. Ciò con un notevole impiego di risorse finanziarie che certo ha pesato sulla possibilità di realizzare altri progetti ed interventi.
Gli operatori dediti alla distribuzione sono stati impegnati per 51 giornate chiamando 528 detenuti indigenti, rispetto alle 589 del 2018 e hanno distribuito in totale 3.764 beni fra vestiario e articoli di igiene personale (4.116 nel 2018).
L’anno appena concluso, rispetto a quello precedente, ha visto un aumento di nuove affluenze ovvero 143 nuovi ingressi (110 nel 2018; 141 nel 2017)

Alla mensa San Valentino, aperta tutti i giorni dalle 17.45 alle 19 (nel periodo invernale anche dalle 8 alle 9 e dalle 12 alle 13) con possibilità di ritirare un cestino viveri alle 12:00 e usufruire di un pasto completo dalle 17:45 alle 19:00. i pasti distribuiti nell’anno sono stati 28.000. Le persone che usufruiscono del servizio quotidiano sono circa 70, in aumento la presenza di italiani rispetto a quella degli stranieri che usufruiscono del pasto o del sacchetto, nelle emergenze. Persone bisognose per la maggior parte fisse ma anche di passaggio e senza fissa dimora. Tutti i giorni è garantito un pasto a chiunque abbia necessità di mangiare dai circa 40 volontari, che si alternano alla mensa. Le persone che frequentano la mensa sono in prevalenza uomini italiani circa il 90% in età compresa fra i 40 e i 75 anni. Il più anziano ha 88 anni. Scarse sono le presenze femminili. La maggior parte hanno perso il lavoro, casa e affetti familiari, persone che vivono con una pensione misera. E’ diminuita la presenza di stranieri e aumentata quella degli italiani persone che hanno visto la loro situazione economica peggiorare, che vivono situazioni di povertà per problemi di occupazione, disagio abitativo, insufficienza o assenza totale di reddito rispetto alle esigenze ordinarie, Spesso consegniamo pasti a domicilio a chi non riesce a raggiungerci o ci rechiamo a prendere i bisognosi per fargli consumare il pasto presso la nostra struttura.
I volontari, dai 18 ai 70 anni, sono studenti di scuola superiore, medici, insegnanti, imprenditori, amministratori, pensionati, mamme, nonne e nipoti, e perfino bisognosi che ripagano il pasto aiutando nella gestione. Durante la distribuzione dei pasti, alcuni dei volontari sono impiegati nell’ascolto delle persone. Il volontario ha il compito di accogliere e garantire la serenità osservando le persone, consapevole che un piccolo gesto può rappresentare una vera e propria coccola per la persona indigente. Oltre alla gestione della sala c’è il servizio di cucina e il funzionamento del magazzino con l’approvvigionamento delle materie prime alimentari, un lavoro molto prezioso e fondamentale ma poco visibile.
I benefattori: – Coop Centroitalia (Ipercoop di Terni) – Serafini, Interpan, Centinari, Stefanangeli, Iannarilli, Lions Club, Santangelo , Istituto Alberghiero Casagrande, La Rocca Sangemini , Fondazione Carit , Fondazione Intesa San Paolo. Ci sono inoltre benefattori che ogni giorno portano prodotti a lunga conservazione (pasta, pomodoro, legumi) e che preferiscono rimanere anonimi.