Pastorale giovanile: Grest estivi in tempo di Covid-19. Formazione a distanza per gli animatori sulle linee guida da seguire

Arriva l’estate e con essa la voglia di rimettersi in gioco nei vari campi estivi che le parrocchie, con il supporto del centro diocesano di pastorale giovanile, generalmente attivano. Quest’anno a causa del Covid-19 i Grest (Gruppi estivi) e le altre attività degli Oratori si dovranno attenere alle linee guida che il Dipartimento per le politiche della famiglia ha emanato per i centri estivi e i servizi educativi (si è in attesa anche delle linee guida della Regione Umbria) a decorrere dal giugno 2020 e per tutto il periodo estivo.

Alcune parrocchie dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia già hanno comunicato la volontà di avviare qualche attività estiva per i più piccoli e per gli adolescenti. Altre ci stanno pensando. A tal proposito il servizio diocesano di Pastorale giovanile attiva un corso di formazione a distanza (su un’apposita piattaforma web) per animatori, sacerdoti e volontari adulti su come gestire le attività ludico-ricreative in tempo di Coronavirus. La formazione si terrà venerdì 29 e sabato 30 maggio, venerdì 5 e sabato 6 giugno dalle 15.30 alle 17.00.

«Questo percorso formativo – afferma suor Anna Maria Lolli, responsabile del centro di Pastorale giovanile – è aperto anche a quelle parrocchie che non hanno ancora deciso se avviare o meno i Grest. A questi quattro incontro se ne aggiungerà un quinto, prettamente sanitario dove ci confronteremo circa l’accessibilità degli spazi, gli standard per il rapporto tra bambini ed adolescenti accolti e spazio disponibile, le strategie per il distanziamento fisico, i principi generali d’igiene e pulizia, i criteri per la programmazione delle attività, le modalità di accesso e accompagnamento dei bambini/adolescenti, il triage in accoglienza, il progetto organizzativo del servizio offerto, l’attenzione per l’accoglienza di bambini/adolescenti con disabilità».

Per iscriversi basta mandare una mail a pastoralegiovanile@spoletonorcia.it indicando nome, cognome, età e parrocchia di provenienza. Da questa mail poi si riceverà il link per partecipare alla formazione. Chi volesse saperne di più può contattate: suor Anna Maria (320-8071441), don Edoardo (340-9068777), don Pier Luigi (331-3407043), suor Lorella (392-5887677).

Perugia – Messe all’aperto più che a “porte aperte” in diverse parrocchie dell’Archidiocesi. L’esperienza dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino

A dare una mano all’organizzazione delle prime messe con il popolo di Dio, nel rispetto del “distanziamento sociale” e “dell’igienizzazione dell’ambiente”, è stato, anche nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, il clima quasi estivo dello scorso fine settimana. Questo ha permesso a diverse parrocchie di celebrare le messe festive all’aperto più che a “porte aperte” con più fedeli, soprattutto in maggiore sicurezza per gli ampi spazi utilizzati.

Dopo due mesi e mezzo di digiuno del Pane eucaristico, a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19, molti fedeli, domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, sono ritornati a Messa per rivivere la presenza di Gesù nell’Eucaristia, consapevoli che il Signore non li ha mai abbandonati. Le messe all’aperto si sono svolte con raccoglimento, in serenità e nel rispetto delle norme di sicurezza. Anche i più piccoli non si sono lasciati distrarre molto dall’ambiente esterno e, come gli adulti, distolti, a tratti, solo dal piacevole cinguettio delle rondini colto quasi come un accompagnamento ai canti liturgici intonati dai cori.

Soddisfatti parroci e volontari per come si sono svolte le messe domenicali. Nelle comunità parrocchiali dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino, nell’immediata periferia sud di Perugia, dove vivono quasi 15mila persone, si sono tenute otto messe durante la giornata di domenica, al chiuso e all’aperto: nella chiesa-prefabbricato di Prepo, alle 9.30 e alle 11.30; nell’area verde dell’Oratorio “Gp2 – Giovanni Paolo II”, alle 18.30; nel santuario mariano di Ponte della Pietra, alle 8, e all’esterno, alle 18; nel complesso del CVA di Casenuove, alle 11; nella chiesa della Madonna delle Grazie in San Faustino, alle 8.30 e alle 11. In media hanno partecipato ad ogni messa cento fedeli, celebrate da don Fabrizio Crocioni, don Antonio Paoletti, don Oscar Bustamante e dal parroco emerito mons. Giuseppe Gioia. A quest’ultimo si deve molto anche l’erigendo complesso interparrocchiale “San Giovanni Paolo II”, i cui lavori di completamento sono rallentati nel tempo del Coronavirus.

«Alla prima messa domenicale dopo il lockdown non sono venuti solo anziani, anche ragazzi e giovani – commenta suor Roberta Vinerba, catechista e coordinatrice dell’Oratorio “GP2” –. Questo fa sperare ad un graduale e prudente ritorno alla normalità della presenza, quando sarà possibile, soprattutto alle attività catechistiche e oratoriali che vengono da sempre offerte a genitori e figli, come è avvenuto, seppur virtualmente e a distanza, grazie all’utilizzo dei social media, durante la “fase 1” di questa emergenza sanitaria».

Alcuni parroci raggiunti in parrocchia o telefonicamente, dopo la prima domenica con le messe a “porte aperte” o all’aperto, parlano, come don Simone Sorbaioli di Città delle Pieve e don Riccardo Pascolini di Perugia, di «un’esperienza nuova, che va perfezionata nell’organizzazione, perché ci consente di ritornare a vivere come comunità cristiana, di prossimità, nel rispetto delle distanze fisiche. Non lasciamo solo nessuno nel momento della necessità sia spirituale sia materiale. E’ importante rivedersi, salutarci e guardarci negli occhi dopo un lungo tempo di lontananza fisica, ma non spirituale».

L’affluenza alle messe domenicali dello scorso 24 maggio, in diverse parrocchie, è stata in linea o di poco inferiore a quella precedente il lockdown.

Città della Pieve: Domenica dell’Ascensione del Signore al tempo del Covid-19. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «L’Ascensione è la ragione profonda della gioia cristiana che ha radici profonde»

«E’ un’emozione grande poter partecipare per voi all’Eucarestia, ma lo è altrettanto di più per me. E’ come se fossi stato privato, in un certo senso, del Signore perché non potevo condividere il Pane eucaristico con la mia gente». Lo ha detto con voce commossa il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, domenica dell’Ascensione del Signore, 24 maggio, a Città della Pieve, durante la S. Messa svoltasi all’aperto, in piazza Matteotti, nelle vicinanze del Santuario della Madonna di Fatima. Concelebranti don Simone Sorbaioli, arciprete e parroco della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio, e il suo predecessore, don Aldo Gattobigio. Presenti, tra i duecentocinquanta fedeli, il sindaco Fausto Risini e i rappresentanti delle istituzioni locali di pubblica sicurezza, sanitarie, di protezione civile e delle associazioni di volontariato di ispirazione cristiana, oltre ai membri dei Terzieri e delle Confraternite con i loro gonfaloni.

«Ho sentito questa mancanza, soprattutto la mancanza di tutto il popolo di Dio nel riflettere su quella che è la missione del pastore nella Chiesa. Come voi avete bisogno dei vostri pastori, del vescovo, dei sacerdoti, così noi abbiamo bisogno del nostro popolo, perché la Chiesa è il popolo santo di Dio. Che gioia fratelli e sorelle rivedervi e vedervi finalmente in un clima di festa pur segnato da questa emergenza sanitaria. Anche la celebrazione eucaristica si deve svolgere nel pieno rispetto delle norme di sicurezza ed usare tutti gli accorgimenti per preservare la salute di tutti noi. Ma non c’è dubbio: il Signore è tornato in mezzo a noi».

Nell’omelia il cardinale ha ricordato che «il mistero dell’Ascensione segna una tappa importante della vita degli Apostoli del Signore. Egli cessa di essere visibilmente presente fra i suoi, perché deve donargli lo Spirito Santo. L’Ascensione è la festa della nostra speranza e Gesù chiede a tutti noi, non solo ai pastori, di rappresentarlo sulla terra testimoniando il suo insegnamento. Salendo al Cielo, Gesù, ci affida dei compiti nel ricevere la forza dello Spirito, perché, Egli disse ai suoi discepoli: “così potrete testimoniarmi a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra, fino al giorno in cui ritornerò. Annuncerete la mia risurrezione, la pace, le beatitudini” e tutti, tutti, abbiamo il compito di annunciare il Vangelo».

Nel commentare la Parola di Dio della domenica, il presule ha esortato i fedeli a guardarsi dai “profeti di sventura” del nostro tempo, parafrasando due papi contemporanei, Giovanni XXIII e Benedetto XVI. Quest’ultimo, nel commentare il distacco terreno di Gesù dai suoi mentre saliva verso il Padre benedicendo tutto il mondo, scrive che «“le sue mani benedicenti sono come un tetto che ci protegge”. Ma sono al contempo un gesto di apertura che squarcia il mondo – evidenzia Bassetti –, affinché il Cielo penetri in esso e possa diventare una presenza. Nel gesto delle mani benedicenti si esprime il rapporto duraturo di Gesù con i suoi discepoli e con il mondo. Nell’andarsene è come se ci sollevasse tutti al di sopra di noi stessi e aprisse il nostro mondo a Dio. Per questo i discepoli poterono gioire quando da Betania ritornarono a casa. Cari fratelli e sorelle, Gesù che sale al Cielo – ha concluso il cardinale – tiene le sue mani in benedizione anche verso di noi e questa benedizione, come scrive papa Benedetto, è la ragione profonda della gioia cristiana che ha radici profonde».

Al termine don Simone Sorbaioli ha ringraziato tutti i partecipanti, in particolare «quanti si sono adoperati per rendere bella e in sicurezza questa celebrazione, seppur semplice ma ha richiesto un lavoro non poco impegnativo fin dalla mattina presto. Questa celebrazione rappresenta per la nostra città e per tutta la nostra comunità diocesana un segno di speranza e un segno della nostra fede in Gesù in un periodo difficile e di dura prova per tutti».

Assisi – Ad Assisi celebrato il terzo anniversario dell’istituzione del Santuario della Spogliazione. Mons.Edgar Peña Parra: “Le spogliazioni della vita ci servono per migliorare il nostro cammino”.

“Qui Francesco ha interrotto il suo percorso di vita orizzontale, legato alle realtà terrene, per iniziare quello verticale, proteso alle realtà celesti. Qui si è spogliato di ciò che passa per abbracciare quello che resta”. Lo ha detto l’arcivescovo monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, durante la santa messa celebrata domenica 24 maggio, solennità dell’Ascensione, nel Santuario della Spogliazione per l’anniversario della sua istituzione, avvenuta nel 2017.

Nella sua omelia l’arcivescovo Peña Parra ha sottolineato che “questo luogo ci ricorda che non si può fare posto pienamente al Signore senza spogliarsi di qualcosa: occorre togliere i nostri abiti interiori vecchi per rivestirci della sua novità. Questo tempo cari fratelli ci ha spogliato di tante certezze, privando molti di beni anche essenziali. E ciò è sicuramente un male. Tuttavia, le situazioni inferte dalla vita possono avere un ruolo nel cammino. Ci ricordano che la vita non va sprecata, inseguendo cose che ora ci sono e domani svaniscono. Ci ricordano che, per quanto ci affannano, la vita, a cui non possiamo aggiungere un solo istante non è nelle nostre mani”.

All’inizio della celebrazione il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, ha affermato che il Santuario della Spogliazione, ultima perla di Assisi è in qualche modo la più originaria. “Qui – ha detto – otto secoli fa Francesco sigillò il suo cammino di conversione. L’icona della spogliazione porta insieme due cardini della sua spiritualità: la radicalità evangelica e l’ecclesialità”. Monsignor Sorrentino ha inoltre ricordato che “questo luogo è oggi impreziosita dalla tomba del venerabile Carlo Acutis, che vedremo presto beatificato, testimone di santità giovanile nell’epoca digitale”. Infine il vescovo ha precisato che “oggi festa dell’Ascensione e festa del Santuario della Spogliazione, noi ripartiamo anche rispetto alla pandemia che sta sconvolgendo il mondo. Riproviamo a camminare. Da qui – ha concluso – un pensiero speciale al Santo Padre nel quinto anniversario della Laudato Si’, l’enciclica sulla custodia del Creato legata fin dal nome al nostro Santo”.

Perugia: parroci e volontari parrocchiali, giovani e adulti, all’opera per permettere ai fedeli di partecipare in sicurezza alle celebrazione eucaristiche

Desiderosi di ricevere il Pane eucaristico dopo più di due mesi di digiuno, i fedeli, anche dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, da questa mattina presto, domenica 24 maggio dell’Ascensione del Signore, si stanno recando alle messe a “porte aperte”, rispettando le norme di sicurezza sul distanziamento sociale e di igienizzazione dei luoghi di culto a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Parroci e volontari parrocchiali si sono rimboccati le maniche per tutta la settimana affinché più fedeli possano partecipare alle celebrazioni eucaristiche domenicali (comunque non più di 200 persone ad ogni messa), scegliendo in molti casi di celebrarle all’esterno delle chiese. A Perugia è il caso delle parrocchie di San Giovanni Apostolo, nel quartiere di Ponte d’Oddi e Montegrillo, e di Santa Maria in Case Bruciate (vidi foto allegate).

La prima parrocchia è animata dai frati Minori francescani e guidata dal parroco padre Francesco Bonucci, cappellano del Carcere, dove la messa domenicale di oggi si è tenuta “in discesa”, per la caratteristica pendenza del piano stradale del parcheggio antistante la chiesa. Non poteva mandare all’aperto, accanto all’altare, la statua della Beata Vergine Maria, molto venerata in questa comunità parrocchiale dove ogni anno, l’ultima domenica di maggio, si svolge in suo onore una festa molto partecipata e sentita dalla popolazione.

A Case Bruciate, le celebrazioni eucaristiche mattutine (ore 9 e 12), si sono tenute nell’area adiacente ai locali dell’oratorio, ben allestita dai volontari coordinati dal parroco don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria. L’intera Unità pastorale guidata da don Riccardo, con i suoi confratelli don Calogero Di Leo e don Gaetano Romano, è l’insieme di tre parrocchie cittadine con 10mila abitanti e con non pochi studenti universitari fuori sede (S. Maria in Case Bruciate, San Donato all’Elce e Sant’Agostino in Porta S. Angelo) di cui fa parte anche la chiesa dell’Università degli Studi molto frequentata la domenica. In tutte le quattro chiese di quest’Unità pastorale, grazie al lavoro di cinquanta volontari, da oggi possono essere celebrate le messe a “porte aperte”.

Soddisfatti i parroci e quanti dei parrocchiani, giovani e adulti, hanno reso possibile la riapertura in sicurezza di questi luoghi di culto. Una riapertura purtroppo limitata, perché, fa notare don Riccardo Pascolini, «alla messa delle 9 di questa mattina c’erano 80 fedeli, quando prima del “Coronavirus” erano il doppio».

Oggi è una domenica particolare, ricordano i sacerdoti nelle loro omelie, perché oltre ad essere la domenica dell’Ascensione del Signore, è la 54 Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali celebrata dalla Chiesa universale proprio in questo giorno. I mezzi della comunicazione sociale hanno avuto e continuano ad avere un ruolo non secondario nel tempo del Covid-19, sia nell’informazione-aggiornamento della pandemia sia nel non fare mancare il contatto-ascolto della Parola di Dio trasmettendo in diretta le messe per quanti non possono recarsi ancora in chiesa, soprattutto nei giorni festivi.

Gubbio – Celebrazioni in chiesa: parrocchie pronte alle prime messe festive

La Chiesa eugubina – come accaduto in tutto il Paese – ha ripreso questa settimana le celebrazioni liturgiche con il popolo, con tutte le attenzioni e come indicato dal protocollo sottoscritto il 7 maggio scorso dal Governo italiano e dalla Conferenza episcopale italiana. Dopo le celebrazioni feriali ricominciate dal 18 maggio in poi, ecco ora il primo fine settimana di celebrazioni prefestive e festive. Le parrocchie della diocesi eugubina si sono dotate dei vari accorgimenti indicati dal protocollo nazionale e ribaditi dal vescovo Luciano Paolucci Bedini con una comunicazione a tutti i sacerdoti. La curia ha coordinato i vari aspetti, sia legati alla cartellonistica per gli ingressi delle chiese, sia ai materiali (gel detergenti, mascherine, guanti e segnalazioni di distanziamento per i fedeli) e all’individuazione del numero massimo dei fedeli ammissibili alle celebrazioni, calcolato in base alla metratura complessiva dell’edificio sacro (con un massimo di 200 posti all’interno e 1000 nelle celebrazioni all’esterno).
L’accesso ai luoghi di culto per le celebrazioni, innanzitutto, dovrà avvenire in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato. Il legale rappresentante dell’ente individua la capienza massima, tenendo conto della distanza minima di sicurezza di almeno un metro. Accessi regolati da volontari e collaboratori della parrocchia, con dispositivi di protezione individuale e un segno di riconoscimento. Se possibile, entrata e uscita dall’edificio vanno separate.
Chi entra nei luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche è tenuto a indossare mascherine per tutta la durata della messa e non può accedere in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5 gradi. Viene favorito, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione. Agli ingressi dei luoghi di culto sono disponibili liquidi igienizzanti. Così come i luoghi e gli oggetti utilizzati vanno igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, con pulizia delle superfici e ricambio dell’aria. Le acquasantiere della chiesa continueranno a essere vuote.
Per favorire il rispetto delle norme di distanziamento sarà ridotta al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio. Prevista la presenza di un organista, ma in questa fase senza il coro, anche se i cantori – senza creare assembramento – possono distribuirsi sui posti autorizzati per tutti i fedeli. Niente scambio del segno della pace e distribuzione della Comunione dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso e mascherina, con la cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli. Nei luoghi destinati ai fedeli non ci saranno sussidi per i canti o di altro tipo. Le eventuali offerte non vanno raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo. Il rispetto delle prescrizioni va applicato anche a battesimi, matrimoni, unzione degli infermi e funerali.
Una attenzione particolare, visto il mese di maggio, è stata riservata alla Basilica di Sant’Ubaldo, dove tra oggi e domani ci saranno quattro celebrazioni: la prefestiva del sabato alle ore 17 e la domenica alle ore 9 (presieduta da mons. Paolucci Bedini), alle 11 e alle 17 nel pomeriggio. La liturgia delle ore 11 sarà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube Diocesi di Gubbio e in tv su Trg, al canale 11. La diretta audiovideo si è resa necessaria considerando che la capienza complessiva della basilica sulla cima del monte Ingino sarà di 96 fedeli, con accesso regolamentato dai volontari della Famiglia dei Santubaldari, che si è resa disponibile per questo servizio in tutte le celebrazioni domenicali. La raccomandazione per tutti, anche questa volta, è quella di non creare assembramenti presso la basilica e nel chiostro. L’esterno e le vie di accesso al santuario saranno comunque pattugliati dalle forze dell’ordine.

ittà di Castello – Celebrazione eucaristica nel Santuario Madonna delle Grazie in suffragio dei deceduti durante la pandemia nella Diocesi

Sabato 28 marzo con il parroco Don Andrea e con il sindaco Luciano eravamo qui davanti all’icona della Madonna delle Grazie a chiedere la sua protezione in questo tempo della pandemia.

A distanza di quasi due mesi abbiamo la possibilità di celebrare con il popolo, osservando le nuove disposizioni che purtroppo riducono le presenze, la Santa Messa.

Vogliamo pregare principalmente per tutte le persone che ci hanno lasciato in modo davvero straziante a motivo del Covid e anche per altre cause. Le vogliamo ricordare tutte, scusandoci per i posti limitati a motivo, come sapete, delle nuove regole per scongiurare altri mali.

Abbiamo in mente di poter celebrare, quando sarà possibile, una Messa con una maggiore partecipazione, magari all’esterno dell’ospedale. Se andrà in porto, ve lo comunicheremo per tempo.

Intanto le persone che desiderano avere una celebrazione per un loro defunto possono naturalmente rivolgersi al parroco della comunità dove risiedono e potranno concordare una celebrazione specifica per ciascun defunto.

Qui ora al santuario della Madonna delle grazie affidiamo al Signore misericordioso per mezzo delle mani materne di Maria tutte le persone care, comprese quelle i cui parenti non hanno potuto essere qui.

Siamo qui a chiedere che la Madonna consoli e conforti tutti i familiari di queste vittime.

Vogliamo anche ringraziare perché credo sinceramente che la Madonna ci abbia accompagnato in questo difficilissimo momento per aiutare e per farci evitare cose peggiori.

La solennità dell’Ascensione del Signore che stiamo celebrando viene a proposito perché ci richiama il nostro stupendo destino.

Conclusa la sua missione in mezzo a noi, Gesù è ritornato al Padre. Prima di lasciarci disse che andava a preparare un posto per ciascuno di noi vicino a Lui, in Paradiso.

Con questa speranza noi viviamo l’esperienza umana avendo la certezza che la vita non finisce con la morte, ma si compirà nella gioia eterna dove siamo attesi insieme a tutti gli uomini e le donne che hanno creduto in Gesù.

Il Signore Gesù lascia questa terra portando in qualche modo anche tutti gli uomini perché ci va con la nostra umanità, compreso il nostro corpo.

Dice la preghiera che abbiamo fatto: “Nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, Padre, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il Cristo, nostro capo, nella gloria”.

Gesù ci ha preceduti nella dimora eterna dandoci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi a godere la stessa gioia per sempre. Questo, fratelli, è il punto centrale della nostra fede, la speranza più bella che abbiamo nel pellegrinare su questa terra, non raramente incerto e doloroso, come in questi mesi abbiamo sperimentato.

La pandemia ci ha insegnato ampiamente, perfino in modo violento, quanto è fragile ed anche tragica la nostra esistenza. Al punto che senza una prospettiva di eternità beata le situazioni di tanti fratelli e sorelle qui presenti sarebbero quasi impossibili da sostenere. Che il Signore rafforzi la nostra fede di poterci ricongiungere un giorno ai nostri cari per una gioia senza fine.

Ma Gesù non semplicemente ci aspetta in paradiso. Prima di lasciarci ci ha fatto due grandi promesse: quella di rimanere con noi tutti i giorni e quella di mandarci in dono lo Spirito Santo. Proprio attraverso la forza dello Spirito Gesù si fa compagno di viaggio di ogni uomo, ci rende capaci di vivere il Vangelo e di testimoniarlo dappertutto.

Occorre anche qui la fede per riconoscere questa presenza spirituale, invisibile ma reale, che ci dà la forza di vivere come Gesù e di continuare la sua stessa missione. Possiamo anche noi dire come i santi di aver incontrato Gesù che ci ha aiutato a vivere nella sua pace anche in momenti difficili. Così possiamo testimoniare il Vangelo della speranza per ogni uomo che incontriamo.

Oggi si celebra anche la giornata delle comunicazioni sociali. Voglio ringraziare tutti i giornalisti e gli operatori che in questi lunghi mesi hanno fornito un’informazione puntale ed hanno anche permesso alla nostra comunità diocesana di restare in contatto con tutti i fedeli. Mi auguro che questa esperienza serva a crescere nella consapevolezza di essere a servizio della comunione e del bene di tutti.

La Vergine Maria, che è stata molto vicina a Gesù e conosce bene il percorso cristiano, ci prenda per mano e ci aiuti a seguire Gesù sulla strada che ci porta a raggiungere il nostro posto in paradiso dove sono arrivati i nostri cari che ricordiamo con grato affetto.

Nel frattempo ricompensi tutti coloro che si sono sacrificati per la salute del prossimo e ci ottenga la grande grazia del superamento della pandemia che sta contagiando milioni di persone e centinaia di migliaia di morti.

Il Signore Gesù ci benedica con la Sua Pace e ci doni ancora il Suo Spirito!

Dichiarazione del Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

“Una giornata di preghiera e ricordo per le vittime del Covid e per tutti i defunti di questo periodo di emergenza legato alla diffusione della pandemia. Misure stringenti non hanno consentito di dare loro l’estremo saluto in maniera adeguata e allargata a familiari e conoscenti ed oggi grazie alla pregevole iniziativa del vescovo siamo qui in forma ufficiale con il gonfalone a manifestare vicinanza e solidarietà della comunità tifernate. Lo facciano in un luogo sacro caro ai tifernati nel santuario della Madonna delle Grazie patrona della città dove storicamente, chiesa ed istituzione comunale si erano già trovati insieme in passato con i fedeli e i cittadini in occasione di eventi particolari, guerre, pandemie e calamità naturali. Un momento significato di ricordo, commozione e solidarietà dal quale ripartire insieme più forti e uniti che mai anche per rendere omaggio nel migliore dei modi a chi ci ha lasciato. La nostra comunità locale è forte in tutte le sue componenti laiche e religiose ed oggi lo ha dimostrato ancora una volta”. È quanto dichiarato dal sindaco Luciano Bacchetta al termine della partecipata funzione religiosa officiata dal vescovo monsignor Domenico Cancian e dal parroco Don Andrea Czortek.

Perugia, “fase 2” del “Coronavirus”: domenica 24 maggio le prime messe festive a “porte aperte”. Il cardinale Gualtiero Bassetti celebra l’Ascensione del Signore a Città della Pieve. Sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, la Messa Crismale in cattedrale con i sacerdoti

Le comunità parrocchiali dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve si apprestano a ritornare in chiesa la domenica, seppur con un numero limitato di fedeli a seguito del perdurare dell’emergenza sanitaria da Covid-19, per santificare il giorno del Signore riavvicinandosi a Lui nel ricevere il Pane eucaristico. Le chiese parrocchiali sono pronte a celebrare le S. Messe a “porte aperte” nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria. Domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, il cardinale Gualtiero Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica a Città della Pieve, trasmessa sulla pagina Facebook: amici dell’oratorio di città della pieve. L’appuntamento è alle ore 10.30, all’aperto, in piazza Matteotti, non molto distante dal Santuario della Madonna di Fatina. Concelebrerà insieme al cardinale Bassetti don Simone Sorbaioli, arciprete e parroco della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio.

Mentre sabato 30 maggio (ore 10), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si terrà la Messa Crismale con la partecipazione limitata ai sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a venti rappresentanti delle religiose, a tre rappresentanti del Consiglio pastorale diocesano, a due laici per ogni Unità pastorale e a venti membri dei gruppi e movimenti ecclesiali. La Messa Crismale, che a Perugia si celebra il Mercoledì Santo con la partecipazione di numerosi fedeli, che accompagnano i propri parroci, e dei ragazzi che durante l’anno ricevono il sacramento della Cresima, è la celebrazione in cui i sacerdoti rinnovano la promessa formulata all’ordinazione presbiterale e vengono consacrati gli olii santi. «La Messa Crismale è quasi epifania della Chiesa Corpo di Cristo – la definì, lo scorso anno, il cardinale Bassetti –, festa per tutto il popolo di Dio e per i presbiteri rivestiti del sacramento dell’Ordine, che celebrano la nascita del sacerdozio ministeriale e la loro vocazione ad esso».

GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONE: PADRE ENZO FORTUNATO “SANIFICARE INFORMAZIONE DA FAKE NEWS, BAD NEWS E SMALL NEWS”

«Il tema della 54ma giornata mondiale della comunicazione “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia” ci invita a vivere una comunicazione che prenda spunto e attinga dalle storie delle persone e che sia capace di raggiungere il cuore della gente. In questo periodo – ha dichiarato il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato – sono migliaia le lettere che arrivano alla nostra redazione sanfrancesco.org. Migliaia le lettere di uomini e donne che “implorano” di essere ascoltati. Una comunicazione attenta non solo le porta alla luce, ma ne comprende l’anelito di bene e le ragioni profonde. Una comunicazione attenta dà valore ad ogni storia e diventa buona notizia: incontra il cuore della gente e il cuore della gente incontra la buona notizia. Non c’è strada migliore da percorre in un’epoca in cui è necessario sanificare l’informazione da fake news, bad news e small news. Tutto questo ci invita a far sì che la comunicazione sia attenta alle persone, rispetti le persone, incontri le persone, serva le persone. La notizia diventi vera, bella e lunga: capace di entrare nella vita delle persone. Quello che ho potuto sperimentare in questi mesi è che credenti e non credenti sono alla ricerca di una buona parola, di una serena parola».

Auguri dei Vescovi umbri al nuovo rettore del seminario don Andrea Andreozzi

I Vescovi dell’Umbria salutano mons. Carlo Franzoni giunto al termine del suo mandato di Rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi e lo ringraziano per il sapiente e generoso impegno profuso in questi anni nella formazione dei futuri sacerdoti della Regione.

Accolgono con gratitudine e speranza il nuovo Rettore don Andrea Andreozzi proveniente dall’Archidiocesi di Fermo nelle Marche, riconoscenti a lui e al suo Arcivescovo per questo gesto di generosità che è segno eloquente di comunione ecclesiale.

A mons. Franzoni e a don Andreozzi – che inizierà il proprio ministero ad Assisi il prossimo anno accademico – i Vescovi augurano un fecondo e gioioso ministero a servizio della Chiesa e dei fratelli.

Lettera di don Andrea Andreozzi alla parrocchia di S. Pio X a Porto S. Elpidio che ha guidato negli ultimi tredici anni (fonte: Sito Archidiocesi di Fermo)

Cari amici, mi rivolgo alle figure di due Papi, della prima metà del secolo scorso, per commentare brevemente il cambiamento al quale vado incontro in questa fase della vita. “San Pio X” è il titolo della parrocchia dove, per circa 13 anni, sono stato parroco e che lascerò dal prossimo autunno. A “Pio XI” è dedicato il Seminario Regionale Umbro di Assisi, presso il quale svolgerò il mio servizio di Rettore, una volta lasciata Porto Sant’Elpidio. Provo, allora, a esprimere alcune idee su questo passaggio. Per quanto riguarda la parrocchia, il primo pensiero va alle tante realtà ancora in sospeso che, con un briciolo di presunzione, ma anche di corresponsabilità, avrei voluto sistemare un po’ meglio; ai rinvii di appuntamenti importanti per la vita delle famiglie, in particolare quelle che non hanno potuto celebrare i sacramenti dell’iniziazione cristiana o le coppie che hanno visto allontanarsi la data delle nozze. Nello sconvolgimento e nella precarietà del covid-19, la partenza accresce, ancora di più, il senso di disorientamento. L’ultima sfida da giocare, forse la più difficile di tutti questi anni, sarà il tentativo di fare ancora l’estate ragazzi, seppure con le tante limitazioni, che non permetteranno di ripetere le esperienze del passato.

Sulla superstrada in direzione Foligno, passato il valico di Colfiorito, arriverò in Umbria con gioia e con un senso di gratitudine per la possibilità di ripetere, ancora una volta nella vita, il binomio formazione-lavoro (pastorale): dopo l’esperienza di Monte Urano, il ritorno agli studi al Collegio Capranica di Roma; dopo Porto Sant’Elpidio, il rientro in un seminario, la cui storia e tradizione sono note anche al di fuori dei confini regionali. In tutto questo, mi sento un privilegiato. Forse il Signore sa che ogni tanto ho bisogno di rientrare, in un modo o nell’altro, ai box, per i rifornimenti e per i necessari aggiustamenti da fare nella corsa della vita. La città di San Francesco ha rappresentato, tra l’altro, un riferimento fondamentale per il cammino vocazionale della mia prima giovinezza.

Saluto, fin da ora, i formatori e i seminaristi di Assisi, sperando di trovare un posto, magari in panchina, nella loro squadra di calcio, che so essere molto forte e titolata. Forza e coraggio, anche in vista della sessione estiva degli esami. Chiedo a tutti di benedire questa scelta, il conforto della preghiera, la collaborazione negli impegni da assolvere nel “durante” dei mesi estivi, presi dalle tante urgenze del quotidiano. Ringrazio l’Arcivescovo Mons. Rocco Pennacchio, per avermi dato la possibilità di vivere questa nuova esperienza. Le ultime parole sono per i preti di Porto Sant’Elpidio e dell’intera Vicaria di Sant’Elpidio a Mare: lodo il buon Dio, perché ha nascosto e impastato, nelle nostre vite, il lievito della fraternità.