La novena in preparazione alla solennità dell’Assunzione di Maria Santissima sta preparando la basilica di Canoscio alla festa del 15 agosto. Ogni sera la preghiere avviene alle ore 21 in santuario.
“Ecco dunque o peccatori, di salute ecco la via siate amanti di Maria, e Maria vi salverà!”. Così recita il canto tradizionale della chiesa edificata da padre Luigi Piccardini e dal popolo alto tiberino umbro e toscano attorno all’edicola con l’affresco medievale raffigurante la Dormitio Virginis.
Venerdì 14 agosto alle ore 21 avrà luogo la processione dalla Pieve fino al Santuario.
Sabato 15 agosto saranno celebrate le messe alle ore 7.00 – 8.00 – 9.30 – 11.00 – 16.30 – 18.00.
La santa messa delle ore 11.00 sarà presieduta dal Vescovo Mons. Domenico Cancian.
Domenica 16 agosto le sante messe saranno celebrate alle ore 8 – 9,30 – 11 – 16.30 – 18,00.
I Sacerdoti sono a disposizione per le Confessioni durante i giorni della Festa.
Ago, 2020
Spoleto – solennità dell’Assunta – pontificale dell’Arcivescovo e benedizione alla Città dalla loggia del Duomo.
Sabato 15 agosto si celebrerà la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, patrona dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. Nel Duomo di Spoleto sono previste tre celebrazioni eucaristiche: alle 9.00, alle 11.30 la Santa Messa pontificale presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo, cui seguirà la benedizione alla Città e alla Diocesi dalla loggia della Cattedrale, e alle 18.00. La sera precedente la festa, il 14 agosto, nel rispetto delle attuali prescrizioni per contrastare il diffondersi del Covid-19, contrariamente a quanto prevede la tradizione spoletina, purtroppo non si potrà effettuare la processione con la Santissima Icone dalla Basilica di S. Gregorio al Duomo. Alle 21.00, però, in Cattedrale l’Arcivescovo presiederà un momento di preghiera mariano. «I figli di Spoleto e dell’intera Diocesi – afferma mons. Boccardo – si raccolgono ancora, come tante volte lungo i secoli, intorno alla Vergine Maria per cercare rifugio e per affidare alla sua protezione materna le sfide che il futuro nasconde. Nel tempo del confinamento a causa del Coronavirus, che tra l’altro è ancora in circolo e produce paura e incertezza, ci siamo rivolti spesso alla nostra Santissima Icone per implorare il dono della salute del corpo e dell’anima. Oggi, ancora una volta, le chiediamo di ricordarci che la vita e la morte non ci appartengono e non ne siamo i padroni. Vergine Maria, ripetici che c’è qualcuno a cui dobbiamo riferirci, a cui chiedere aiuto e protezione: Gesù, Figlio prediletto del Padre celeste e nostro Salvatore. Madonna delle nostre case, assisti i tuoi figli nelle prove della vita e fa che, grazie all’impegno di tutti, le tenebre non prevalgano mai sulla luce. A te, aurora della salvezza, consegniamo fiduciosi – conclude il Presule – il nostro cammino».
Ago, 2020
Gubbio – morto don Menotti Stafficci. I funerali a San Marco
Si è spento all’età di 85 anni don Menotti Stafficci, sacerdote del clero diocesano di Gubbio. Il suo è stato un ministero presbiterale che si è svolto principalmente da parroco e da insegnante, come docente di religione nella scuola superiore per oltre un trentennio. La camera ardente è stata già allestita nella Chiesa parrocchiale di San Marco, che ha guidato dal 1973 fino allo scorso anno. Stasera, alle ore 21, la comunità si raccoglierà per una veglia di preghiera, mentre i funerali sono fissati per le ore 17 di domani, mercoledì 12 agosto, sempre a San Marco. Per il rito, presieduto dal vescovo Luciano Paolucci Bedini e concelebrato da numerosi sacerdoti del clero diocesano, è prevista anche la chiusura della strada statale, in modo da poter “allargare” l’aula della celebrazione anche all’esterno della chiesa parrocchiale. Il feretro di don Menotti, dopo le esequie, proseguirà per il cimitero di Scheggia, dove il sacerdote sarà tumulato.
Proprio nelle scorse settimane, don Stafficci aveva festeggiato i 60 anni di sacerdozio. Nato a Scheggia nel 1935, nel 1960 viene ordinato sacerdote dal vescovo Beniamino Ubaldi. In diocesi è stato anche responsabile della Pastorale familiare e direttore dell’Ufficio missionario.
Dopo essere stato parroco di Biscina e di Petroia, dove si è distinto per la costruzione della chiesa di Scritto, nel 1973 assume la guida della parrocchia di San Marco. Da subito don Menotti si mette al lavoro per formare la comunità, promuovendo la corresponsabilità dei laici, nello spirito del Concilio Vaticano II. Un evento fondamentale è stato la consacrazione della parrocchia e del quartiere di San Marco alla Madonna della Misericordia della Pieve, molto venerata dai fedeli, il 4 settembre 1983. Fondamentali sono stati i lavori di ristrutturazione della chiesa, intitolata a Santa Maria del Suffragio (dedicazione celebrata il 26 aprile 2009), della canonica e l’edificazione del centro ricreativo “San Felicissimo”. Il cammino della parrocchia è stato sostenuto dallo zelo e dalla tenacia di don Menotti, contraddistinto anche da una sua spiccata capacità di studio, di aggiornamento e di organizzazione. Circondato dall’affetto e dalla commozione dei parrocchiani, dopo 46 anni di guida pastorale il sacerdote nel 2019 don Menotti aveva salutato la comunità di San Marco, ora accompagnata da don Cristoforo Przyborowsky.
Ago, 2020
Assisi – solennità di santa Chiara. Mons.Boccardo: “Chiara ci insegna cosa significa rimanere in Cristo”
“Chiara di Assisi insegna anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, che cosa significa rimanere in Cristo”. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale umbra, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, martedì 11 agosto durante l’omelia in occasione della celebrazione eucaristica per la solennità di Santa Chiara da lui presieduta e concelebrata dal vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino. Nella Basilica di Assisi dedicata alla Santa erano presenti le autorità civili e militari, il clero diocesano e i fedeli che hanno partecipato con grande spirito di devozione.
Monsignor Boccardo, riflettendo sulla vita e le opere della Santa, ha spiegato che “per lei rimanere in Cristo ha significato la scelta cosciente e risoluta della povertà. I privilegi della sua famiglia aristocratica, l’opposizione dei suoi, i rischi della folle avventura in cui si impegnava, nulla ha potuto flettere la sua determinazione e il suo coraggio. Non aveva altro desiderio che vivere per amore di quel Signore che povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce. La vita altissima in povertà ed umiltà – ha aggiunto il presidente della Conferenza episcopale umbra – conduce Chiara a scoprire il tesoro nascosto nel più intimo di se stessa. La perla del Regno basta a colmare la sua attesa e a rivestirla di bellezza. Come lampada che arde e illumina, Chiara permane davanti al crocifisso che ha parlato a Francesco. Il suo sguardo su Gesù la apre all’immensa compassione di Dio per l’umanità e così si scopre sorella e madre. La preghiera non la richiude su se stessa, ma le dischiude la verità di Dio che è comunione e condivisione. L’amore appassionato di Chiara per la persona di Gesù, il suo essere radicata in lui fa sgorgare il lei uno stupore e un’azione di grazie ininterrotti. Tutta la sua esistenza è percorsa da una chiamata a benedire, lodare, riconoscere il suo Signore”.
La celebrazione è proseguita con l’offerta dei doni da parte del sindaco di Assisi Stefania Proietti. Oltre ai fiori, precedentemente posti sulla tomba di Santa Chiara, e ai ceri è stata consegnata un’offerta dell’amministrazione comunale per sostenere la manutenzione della Basilica.
Al termine della cerimonia il vescovo Sorrentino ha evidenziato che tra Assisi e l’Umbria c’è un rapporto speciale. “Assisi – ha detto – guarda al mondo e attrae il mondo, ma con l’Umbria ha un rapporto di intimità. La santità francescana e clariana hanno segnato tutte le sue parti e tutte le sue zolle. Sentiamo il privilegio assisano, ma soprattutto la responsabilità di essere a servizio di questo grande carisma che deve essere testimoniato alla Chiesa e deve essere fatto anche in sinergia di comunione con tutte le chiese sorelle dell’Umbria”.
Domani, mercoledì 12 agosto sarà un’altra giornata importante per la città serafica che celebra il patrono San Rufino. Nella cattedrale sono previste le celebrazioni delle ore 8 e quella solenne delle ore 11 presieduta dal vescovo Sorrentino che sarà trasmessa in diretta da Maria Vision (in streaming all’indirizzo https://www.mariavision.it/maria-vision-italia e al canale 602 del digitale terrestre) e sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo. In serata alla 21 sempre in cattedrale si terrà il concerto in onore del Santo Patrono a cura della Cappella musicale di San Rufino.
Ago, 2020
Perugia – solennità di San Lorenzo. Il cardinale Bassetti ha ordinato tre diaconi permanenti: «in questo tempo di povertà e miseria, fissate il vostro sguardo sul martire Lorenzo che arde di amore per gli altri»
Nella solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale di Perugia, il 10 agosto pomeriggio, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha ordinato tre diaconi permanenti: Valerio Agostini, della parrocchia di Santa Petronilla, Fabio Costantini, della parrocchia della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, e Sergio Lucaroni, della parrocchia di Santa Petronilla. Ai tre ordinandi e ai diaconi presenti, il presule, nell’omelia (il testo integrale è di seguito riportato) ha rivolto parole di incoraggiamento: «col vostro carisma e l’esercizio del vostro ministero, aiutate la nostra Chiesa ad essere più famiglia, e lasciatemelo dire, più umana, possiate imitare l’ardore di carità, che il Diacono Lorenzo sicuramente attingeva dalla Santa Eucarestia». E nel rivolgersi a tutti i fedeli, il cardinale Bassetti ha detto: «Proprio in questo nostro tempo, in cui povertà e miseria di ogni tipo, stanno emergendo e venendo alla luce, voi Diaconi, e voi tutti credenti in Cristo, non potete non fissare lo sguardo su Lorenzo che arde di amore per gli altri. E particolarmente voi, carissimi ordinandi, seguite i suoi insegnamenti, imitatelo nell’ardore della sua carità e nell’amore ai poveri, ai piccoli, agli ultimi, a coloro che, come dice con una forte espressione il nostro Papa Francesco, sono considerati “scarti” da gran parte della nostra società. Imitando Lorenzo non sbaglierete mai strada, perché egli continuerà sempre ad indicarvi quelli che sono il vero tesoro della Chiesa. Non c’è dubbio che questo tempo di “pandemia” ci abbia aiutati a relativizzare tante cose, tanti pseudo valori su cui ci eravamo tranquillamente adagiati; l’esperienza vissuta, i sacrifici che abbiamo dovuto affrontare, siano per noi l’occasione di una maggiore attenzione al nostro prossimo e di una condivisione più generosa».
*** L’omelia del cardinale Bassetti ***
Amare Cristo e servire i poveri. Carissimi fratelli e sorelle, San Lorenzo, Diacono di Roma a servizio di Papa Sisto II, venne martirizzato appena tre giorni dopo il Sommo Pontefice, il 10 agosto 258, durante la persecuzione di Valeriano. È lo stesso San Cipriano che ce ne dà testimonianza.
Carissimi Valerio (con la moglie Luana), Fabio (con la moglie Barbara) e Sergio (con la moglie Sandra), il Diacono Lorenzo aveva fatto una scelta precisa ed evangelica nella sua vita: quella di amare Cristo e servire i poveri. Per la sua fama, la sua vita integerrima ed innocente, per la testimonianza offerta con il suo martirio, lo possiamo paragonare a Santo Stefano, il protomartire di Gerusalemme. Cari figli, che state per assumervi, nella nostra Chiesa, lo stesso ministero di Lorenzo e di Stefano, il vostro Vescovo, intende additarveli come perfetti modelli di vita ed esempi da seguire ed imitare.
Il 10 agosto le ordinazioni diaconali. La nostra stupenda Cattedrale, costruita in cima all’antica arce, fu dedicata, dai nostri padri, al Diacono Lorenzo. Ed egli, ebbe fin dagli inizi, grande venerazione da parte del popolo perugino. Questo è il motivo per cui ho voluto portare al 10 agosto le ordinazioni dei diaconi permanenti.
Ci riferisce San Leone Magno, che Lorenzo, desideroso di imitare e testimoniare Cristo, fino al dono della vita, avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, tutti i poveri, che aveva sostenuto e nutrito con la sua carità. Questi lo fece porre su di una graticola infuocata, ma per Lorenzo, forte della sua fede in Cristo Gesù e bruciato dall’amore ai fratelli, le fiamme esteriori furono meno forti del fuoco di carità che lo divorava.
Diaconi in aiuto della Chiesa ad essere più famiglia. Cari candidati al diaconato e voi tutti fratelli Diaconi, che col vostro carisma e l’esercizio del vostro ministero, aiutate la nostra Chiesa ad essere più famiglia, e lasciatemelo dire, più umana, possiate imitare l’ardore di carità, che il Diacono Lorenzo sicuramente attingeva dalla Santa Eucarestia, “il sacro convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima è inondata di grazia e a tutti viene dato il pegno della vita futura”. Proprio in questo nostro tempo, in cui povertà e miseria di ogni tipo, stanno emergendo e venendo alla luce, voi Diaconi, e voi tutti credenti in Cristo, non potete non fissare lo sguardo su Lorenzo che arde di amore per gli altri. E particolarmente voi, carissimi ordinandi, seguite i suoi insegnamenti, imitatelo nell’ardore della sua carità e nell’amore ai poveri, ai piccoli, agli ultimi, a coloro che, come dice con una forte espressione il nostro Papa Francesco, sono considerati “scarti” da gran parte della nostra società.
Nel tempo di pandemia maggiore attenzione al prossimo. Imitando Lorenzo non sbaglierete mai strada, perché egli continuerà sempre ad indicarvi quelli che sono il vero tesoro della Chiesa. Non c’è dubbio che questo tempo di “pandemia” ci abbia aiutati a relativizzare tante cose, tanti pseudo valori su cui ci eravamo tranquillamente adagiati; l’esperienza vissuta, i sacrifici che abbiamo dovuto affrontare, siano per noi l’occasione di una maggiore attenzione al nostro prossimo e di una condivisione più generosa.
La situazione tragica del Libano. L’ascolto di tante voci che, come cristiani e come Chiesa, continuamente ci interpellano, dovrebbero scuoterci dentro e impegnarci ad agire: pensate in questo momento alla situazione tragica del Libano, e purtroppo non è l’unica a rattristare l’orizzonte dei nostri sguardi. Come Gesù sulla croce, Lorenzo nel suo atroce martirio non ha gridato contro nessuno, ma ha saputo trasformare il suo incredibile dolore in preghiere e suppliche, dando così la prova suprema dell’amore.
Non lasciarsi mai risucchiare dalla preoccupazione per sé stessi. Cari fratelli, Gesù ha detto: “se il chicco, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. Se anche voi volete portare molto frutto, non lasciatevi mai risucchiare dalla preoccupazione per voi stessi. Come per il chicco di grano, abbandonato alla terra, così la vostra vita non vi appartiene più: essa è fatta per farsi dono, per sbocciare e gioire nel bene. Se avrete il coraggio di un tale dono, ecco per voi la ricompensa immediata e futura da parte di Gesù: “se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo”.
Lasciarsi attrarre da Cristo. Cari fratelli, ve lo ripeto, lasciatevi attrarre da Cristo. Il suo amore vi solleverà fino alla croce e vi farà raggiungere ogni creatura. Fidando nell’aiuto di Maria, madre della grazia e serva del Signore, e nella intercessione di San Lorenzo, Dio vi conceda la grazia di progredire sempre nella gioia cristiana. Una gioia sobria ed interiore, frutto di quel servizio pieno di amore, che potrete compiere, in virtù della sua potenza e della sua misericordia. Amen.
Gualtiero card. Bassetti
Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve
Ago, 2020
Perugia – solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale. È la festa dei diaconi permanenti, «l’estensione ideale tra Chiesa e mondo».
Ricorre il 10 agosto la solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale di Perugia. Questa ricorrenza, molto sentita dai fedeli perugini, è vissuta anche come la festa diocesana dei diaconi permanenti. È consuetudine del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ordinare alcuni diaconi nel giorno in cui la Chiesa celebra il Santo martire e diacono per eccellenza della carità. Anche quest’anno, seppur segnato dall’emergenza Covid-19, il cardinale ordinerà in cattedrale, lunedì pomeriggio (ore 18), tre diaconi che hanno completato il ciclo quinquennale di formazione. Si tratta di tre coniugati, da anni impegnati insieme alle mogli nelle loro parrocchie dove hanno maturato la vocazione al diaconato: Valerio Agostini, della parrocchia di Santa Petronilla di Perugia, nato nel 1954, consulente finanziario, sposato con Luana, genitori di sei figli di cui due in Cielo e una in affido definitivo; Fabio Costantini, della parrocchia della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, nato nel 1963, medico psichiatra, sposato con Barbara, genitori di cinque figli di cui una adottata e affetta da una grave disabilità; Sergio Lucaroni, in pensione, della parrocchia di Santa Petronilla di Perugia, nato nel 1958, sposato con Sandra, genitori di tre figli.
Il diaconato familiare del cardinale Bassetti. Tre storie esemplari di vita umana e cristiana presentate in un ampio servizio pubblicato nell’ultimo numero del settimanale cattolico La Voce, a cura di Mariangela Musolino, dedicato anche al diaconato permanente. Con i tre ordinandi, i diaconi permanenti nella comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve sono una quarantina, numero cresciuto sensibilmente nell’ultimo decennio. Il cardinale Bassetti, nel valorizzare la figura del diacono permanente, come prevede il Concilio Vaticano II, ha parlato di recente di “diaconato familiare” per richiamare ancor di più l’attenzione dei cristiani all’importante ruolo svolto da tutti i componenti del nucleo familiare, in primis della moglie, nell’attività del diacono al servizio della comunità ecclesiale locale. In parrocchia il diacono permanente opera in diversi ambiti coadiuvando il parroco, dal servizio liturgico a quelli della carità e della catechesi ed evangelizzazione, oltre a ricoprire ruoli nell’amministrazione e gestione delle attività pastorali. «C’è un gran bisogno di famiglie che si prendano cura di altre famiglie – commentano il diacono Luigi Germini e la moglie Maria Rosaria, membri dell’equipe diocesana di formazione al diaconato –. La nostra caratteristica di famiglia diaconale è che non siamo più laici, ma viviamo nel mondo dei laici, quindi siamo l’estensione ideale tra Chiesa e mondo».
Il “Punto ristoro sociale Comune-Caritas S. Lorenzo”. La solennità di San Lorenzo a Perugia è vissuta anche come giornata di riflessione sulla carità, nel richiamo della testimonianza evangelica del santo titolare della cattedrale il cui esempio è sempre attuale non solo per i diaconi, ma per tutti i credenti e gli uomini di buona volontà. Non è un caso che sia stato intitolato a San Lorenzo il “Punto ristoro sociale Comune-Caritas“ di Perugia, più comunemente conosciuto come la “Mensa S. Lorenzo” ubicata nell’antico oratorio del quartiere del Carmine, in pieno centro storico. Questa mensa è attiva dal 2008, coordinata dall’assistente sociale Stella Cerasa, dove, dal lunedì al sabato, 70 persone in difficoltà (soprattutto anziane e sole) trovano ristoro e calore umano sentendosi come in famiglia. Anche nel giorno di San Lorenzo la mensa sarà aperta all’ora di pranzo, animata da volontari e operatori Caritas, una delle opere segno della Chiesa diocesana espressione di collaborazione concreta, in ambito sociale, tra Istituzioni civili e religiose del capoluogo umbro.
Ago, 2020
Assisi – l’iniziativa “Notte al museo” L’itinerario con partenza dalla Basilica di Santa Chiara si concluderà al “Museo della Memoria, 1943-1944”
Dopo il grande successo registrato con l’iniziativa serale del mese scorso, il “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944” organizza l’evento “Notte al museo” che si terrà sabato 8 agosto dalle ore 21 per offrire la possibilità ai cittadini, ai visitatori, ai turisti di prossimità di godere della spiritualità della città serafica anche di notte.
L’iniziativa, organizzata in collaborazione con l’Associazione guide turistiche dell’Umbria (AGTU), prevede visite guidate con approfondimenti storici e artistici sulle principali opere della città. Partendo dalla Basilica di Santa Chiara si raggiungerà la piazza del Comune. Qui attraverso vicoli suggestivi si arriverà alla chiesa di Santa Maria Maggiore, al Santuario della Spogliazione e Museo della Memoria, eccezionalmente aperti in orario serale.
Il percorso sarà allietato da letture e accompagnamenti musicali, questi ultimi, a cura di Laura Cannelli (Soprano) e Ermanno Vallini (Violoncello).
La visita al Museo della Memoria che racconta la storia degli ebrei salvati nella città serafica durante le persecuzioni razziali della Seconda Guerra mondiale rappresenta anche l’occasione per conoscere e approfondire una notevole pagina di solidarietà che ha caratterizzato la storia di Assisi.
Per info e prenotazioni: AGTU: 075-815228; 339-3390103; info@assoguide.it.
Ago, 2020
“La Chiesa durante la pandemia: il valore della vita”, l’ultimo scritto del cardinale Bassetti. Il richiamo alle parole del presidente della Repubblica: «è necessario evitare “di confondere la libertà con il diritto di far ammalare altri”»
«Da un po’ di tempo, ha preso forma un dibattito pubblico che si interroga sul mondo “dopo” la pandemia: un mondo diverso da quello attuale (forse) in cui bisognerà ripensare sé stessi e il sistema di relazioni interpersonali. Tutto giusto ed encomiabile. A me sembra, però, che questa pandemia, così improvvisa e sconvolgente, ci interroga soprattutto sull’oggi. Un oggi che non può fare a meno, si badi bene, del suo recente passato, e che ci fornisce almeno quattro spunti di riflessione sugli effetti prodotti da questo “nemico invisibile”». Così esordisce nel suo ultimo scritto-riflessione il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti, pubblicato dal settimanale cattolico «La Voce» nel numero in edicola venerdì 7 agosto e scaricabile dal sito: www.lavoce.it .
Gli anziani, chiave di volta dell’architettura sociale. «Innanzitutto, il covid-19 ha messo bene in luce chi sono gli ultimi della nostra società – sottolinea il cardinale –, i più fragili, i più indifesi e, in poche parole, coloro che hanno maggior bisogno di protezione e tutela: ovvero, gli anziani. Essi non possono essere considerati soltanto come una “categoria protetta” e, men che meno, come un “costo” oneroso per le istituzioni pubbliche. Al contrario, gli anziani rappresentano, con la loro sapienza di vita, la chiave di volta della nostra architettura sociale, il collante tra le diverse generazioni e una fonte di ricchezza inesauribile a cui i giovani possono e debbono attingere».
L’uomo non immortale con le fedi politiche. «In secondo luogo – prosegue Bassetti –, la pandemia ha rimesso al primo posto alcuni temi che l’uomo moderno cerca costantemente di rimuovere: la morte, la sofferenza e la fragilità. Gli esseri umani sono da sempre alla ricerca di un nuovo Prometeo che li liberi dalle catene della loro caducità. Una ricerca vana. Le ideologie politiche degli ultimi secoli non hanno reso l’uomo più libero e felice. Soprattutto non l’hanno reso immortale. Da alcuni decenni, poi, le fedi politiche sono state sostituite da una fiducia, spesso acritica, nei confronti del progresso tecnologico. Oggi, però, il coronavirus ha rimesso in discussione anche la speranza di una redenzione umana attraverso la scienza».
E’ il tempo della responsabilità e della serietà. «In terzo luogo, questa difficile situazione sanitaria ha posto al centro del discorso pubblico una riflessione seria e autorevole sulla libertà di pensiero – evidenzia il presidente della Cei –. Che non significa, è doveroso sottolinearlo, esprimere a piacimento tutto quello che passa per la testa senza preoccuparsi di verificare la fondatezza delle proprie dichiarazioni e soprattutto senza assumersi la responsabilità di quello che si afferma. Bene ha fatto, dunque, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a dire che “non possiamo e non dobbiamo dimenticare” i morti di questa pandemia e soprattutto che è necessario evitare “di confondere la libertà con il diritto di far ammalare altri”. È questo il tempo della responsabilità e della serietà, lasciando da parte, per il bene di tutti, fake news, negazionismi e “cattiva informazione”».
Riorganizzare la vita comune. Amarezza per i negozi ancora chiusi. «Infine, l’ultimo elemento di riflessione riguarda la riorganizzazione della vita comune. È necessario farlo oggi in vista del domani. I dati della crisi economica che leggo su tutti i giornali sono spaventosi. Le saracinesche ancora chiuse che vedo in alcuni negozi mi lasciano amarezza e inquietudine. Perché dietro quelle saracinesche ci sono uomini, donne e famiglie. Occorre ritornare a vivere con prudenza e cautela, ma occorre ripartire».
Un documento non burocratico della Chiesa per contribuire a ripartire. «Con il cuore ferito dalla prova, anche la Chiesa italiana – annuncia il presidente dei Vescovi – si prepara ad iniziare il nuovo anno pastorale e ha preparato un documento che sarà inviato a tutte le diocesi. Un documento di speranza e non certo di pratiche burocratiche da espletare nelle Chiese. Durante il periodo di lockdown con grande senso di responsabilità, misto a sofferenza, abbiamo accolto le disposizioni governative. Oggi siamo chiamati ad andare oltre. Il tempo presente ci chiede, infatti, di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno soltanto ai protocolli o alla ricerca di soluzioni immediate».
Un rinnovato incontro con il Vangelo per difendere ovunque la vita. «Siamo infatti all’interno di un grande cambiamento d’epoca – conclude il cardinale Bassetti – che richiede un rinnovato incontro con il Vangelo e un nuovo annuncio del Kerygma: un incontro e un annuncio per promuovere e difendere ovunque il valore della vita».
Ago, 2020
Campagna Caritas-FOCSIV – Dacci oggi il nostro pane quotidiano: povertà e mancanza di lavoro
“Auspico che, con l’impegno convergente di tutti i responsabili politici ed economici, si rilanci il lavoro: senza lavoro le famiglie e la società non possono andare avanti”.
Con queste parole di Papa Francesco all’Angelus, domenica scorsa, ha evidenziato quello che “è e sarà un problema della post-pandemia: la povertà, la mancanza di lavoro”, sottolineando che “ci vuole tanta solidarietà e tanta creatività per risolvere questo problema.”
Il lavoro è la questione prioritaria ed urgente, soprattutto là dove vi è un’economia informale e dipendente dal mercato globale, dove mancano i sistemi di protezione sanitaria e sociale. Sono le tante testimonianze che ci giungono dai diversi paesi dove si è impegnati con gli interventi sostenuti dalla Campagna Caritas Italiana-FOCSIV “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Aisha in Bangladesh si è trovata da un giorno all’altro senza lavoro, la sua piccola impresa tessile è senza ordinativi dalle grandi aziende europee. Ibrahim in Libano non può più vendere i suoi prodotti di ortofrutta al mercato perché è chiuso. Fatima, lavoratrice domestica emigrata in Libano, buttata fuori dalla famiglia dove lavorava. Pedro in Perù che vendeva artigianato ai turisti ed ora non sa che fare. Tutti e tutte senza possibilità di cassa integrazione o redditi di emergenza.
Siamo tutti coinvolti nel mercato internazionale, connessi dalle filiere produttive e commerciali. Il lockdown ha messo in evidenza la fragilità del sistema: di come siano gli anelli più deboli della catena sociale a pagare le maggiori conseguenze di questo periodo e di come siano stati pochi i settori che hanno resistito all’impatto dell’emergenza. Due tra tutti, quello dell’alimentazione, necessario alla vita, e quello delle armi, che produce morte.
Mentre la diffusione del COVID 19 accelera sempre di più in un crescendo di contagiati e di decessi in ogni parte del Pianeta, l’impatto sul mondo del lavoro aumenta le discriminazioni e le disuguaglianze, tra gli stessi lavoratori. Secondo i dati pubblicati lo scorso maggio dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro – OIL delle Nazioni Unite, i più colpiti sono chi lavora per conto terzi nelle catene di fornitura, i piccoli e micro-imprenditori con i lavoratori senza protezioni e compensazioni pubbliche. A seguire le donne, i giovani, le cui prospettive occupazionali sono più sensibili alle fluttuazioni della domanda, ed i lavoratori più anziani, che anche in tempi normali hanno difficoltà a trovare opportunità di lavoro dignitoso e sono ora gravati da un ulteriore rischio per la salute. Infine, i rifugiati e i lavoratori migranti, specialmente quelli impegnati per i lavori domestici e quelli impiegati nell’edilizia, nell’industria manifatturiera e nell’agricoltura.
Alla diminuzione del lavoro corrisponde un progressivo aumento degli episodi di violazione dei diritti dei lavoratori, ai quali vengono imposte detrazioni salariali, licenziamenti senza giusta causa, congedi forzati senza retribuzione, ecc. In alcuni casi sono stati anche vanificati tutti gli sforzi compiuti per ridurre le peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile.
In molti Stati africani, ma anche asiatici e latinoamericani, la situazione per i piccoli imprenditori e per i lavoratori informali è grave, mancano i sussidi per far fronte alle necessità primarie ed alla crisi. In Africa si calcola che siano oltre 150 milioni i posti di lavoro a rischio nelle imprese informali impegnate in settori ad alta esposizione al COVID 19.
La crisi acuisce le ingiustizie e può far crescere le tensioni. È il caso della Tunisia, dove l’aumento della disoccupazione, che in alcune aree depresse raggiunge oltre il 35%, ha dato luogo a proteste di massa, alla crisi del Governo e recentemente a nuovi flussi di migranti verso le nostre coste. La costruzione di nuovi muri significherebbe non capire il problema reale. È con la cooperazione e un sistema economico giusto e che protegge i lavoratori, che si dovrebbe rispondere.
La pandemia è solo una grande tragedia, tuttavia potrebbe essere l’occasione per imparare alcune lezioni fondamentali: trasformare le relazioni economiche e sociali in nuove opportunità di coesione e pace, ad iniziare dal mondo del lavoro con solidarietà e creatività.
Sul sito della Campagna www.insiemepergliultimi.it, accanto a materiali di approfondimento e riflessione su questo tema, vengono proposti interventi nelle varie aree del mondo delle Caritas e dei soci FOCSIV.
La campagna si avvale della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio InBlu, Radio Vaticana, Vatican News e di Banca Etica come partner finanziario.
Per donare con bonifico o bollettino postale:
BONIFICO BANCARIO
intestato a: FOCSIV Campagna Focsiv-Caritas
IBAN IT87T0501803200000016949398
C/C POSTALE
n° 47405006
intestato a: FOCSIV
Causale: FOCSIV-CARITAS ITALIANA – Insieme per gli ultimi
Oppure andando sul sito www.insiemepergliultimi.it
Ago, 2020
Assisi – solennità di santa Chiara e san Rufino
Anche quest’anno, seppur nel rispetto delle norme di sicurezza per il contenimento dell’emergenza Coronavirus, la comunità diocesana si prepara a festeggiare la solennità di Santa Chiara e quella del patrono San Rufino che cadono rispettivamente l’11 e il 12 agosto. Per quanto riguarda la solennità di Santa Chiara, dal 2 al 9 agosto alle ore 17,30 si terrà la novena con la santa messa e i vespri presieduti dai Frati minori della Fraternità di Loreto. Lunedì 10 agosto alle ore 17,30 i primi vespri e la santa messa della solennità saranno presieduti, nella Basilica dedicata alla Santa, dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino.
Alle ore 21 nel Santuario di San Damiano si terrà la veglia di preghiera nel transito di Santa Chiara. Nel giorno della solennità, nella Basilica di Santa Chiara, sono previste diverse celebrazioni a partire dalle ore 8,00 con la messa conventuale che sarà presieduta da padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di San Francesco in Assisi. Alle ore 11 la concelebrazione solenne sarà presieduta dal presidente della Conferenza episcopale umbra, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e animata dal Coro dei “Cantori di Assisi”. Nel pomeriggio, alle ore 17,30, i secondi vespri e la santa messa nel transito di Santa Chiara saranno presieduti da padre Francesco Piloni, ministro provinciale dei frati minori dell’Umbria. Per la solennità di San Rufino, patrono di Assisi e della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, le celebrazioni in cattedrale inizieranno martedì 11 agosto con la veglia di preghiera, la processione e la benedizione della città, presieduta dal vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino. Seguirà una festa in piazza San Rufino, antistante la cattedrale, a cura della Nobilissima Parte de Sopra. Mercoledì 12 agosto sono previste la santa messa delle ore 8 e la concelebrazione solenne delle ore 11 presieduta dal vescovo monsignor Sorrentino. Un’altra santa messa è prevista alle ore 18, mentre alle ore 21 sempre in cattedrale si terrà il concerto in onore del Santo patrono, a cura della Cappella musicale di San Rufino.
Le celebrazioni di lunedì 10 agosto alle ore 17,30, martedì 11 agosto alle ore 11 e mercoledì 12 agosto alle ore 11 agosto saranno trasmesse in diretta dall’emittente Maria Vision (in streaming all’indirizzo https://www.mariavision.it/maria-vision-italia e al canale 602 del digitale terrestre).