Assisi – giornata dello Spirito di Assisi in preghiera per la messa al bando della ricerca e costruzione di armi nucleari

Sono rivolte alla messa al bando della ricerca, costruzione, possesso e uso delle armi nucleari, le intenzioni di preghiera per la pace del 27 agosto.
L’appuntamento, voluto dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi”, si ripete con cadenza mensile.
Un appuntamento di preghiera in ricordo dello storico incontro interreligioso del 1986 voluto da San Giovanni Paolo II.
“Questo mese di agosto – scrive il vescovo nell’invito alla preghiera – viene a ricordarci con profonda amarezza i tragici anniversari delle bombe atomiche sganciate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki settantacinque anni fa. Si trattò di una vera e propria sconfitta dell’umanità. La violenza efferata contro popolazioni inermi prevalse sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Nonostante gli orrori prodotti da quella insensatezza, il progetto di morte dell’arma nucleare non si è fermato. Crescono gli arsenali di nuove armi ancor più distruttive. Per questo vengono investite risorse ingenti nella ricerca, nella produzione e nella tenuta in sicurezza di tali ordigni di morte. Papa Francesco ha affermato, a tal proposito, che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo” (Papa Francesco presso il Memoriale della pace di Hiroshima, 24/11/2019).
Vi invito pertanto, il 27 di agosto – conclude il vescovo -, a unire la vostra preghiera a quella di tutte le persone di buona volontà affinché sia definitivamente approvato il Trattato Onu del 2017 che prevede la messa al bando della ricerca, costruzione, possesso e uso delle armi nucleari. Sono tanti i Paesi che finora l’hanno firmato e ratificato compreso il Vaticano, ma non in numero sufficiente per la sua entrata in vigore. Chiediamo anche all’Italia, che ospita testate nucleari, di aderire convintamente al Trattato”.

Messa dell’Arcivescovo a Castelluccio di Norcia nel 4° anniversario del sisma 2016. Mons. Boccardo: «Nonostante si faccia di tutto per rubarci la speranza, noi non vogliamo perdere quella determinazione per guardare avanti con fiducia».

Domenica 23 agosto 2020 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha celebrato la Messa a Castelluccio di Norcia, nella piccola edicola situata nel mezzo del Pian Grande, a ridosso del bosco di conifere a forma d’Italia. In questo luogo di culto, alle pendici del Poggio di Croce, trovavano riparo i pastori durante i temporali. Col Presule ha concelebrato il parroco in solido di Norcia don Davide Tononi. Era presente il vice sindaco della Città di S. Benedetto Giuliano Boccanera, il presidente della Comunanza Agraria di Castelluccio, i membri della Confraternita del Santissimo Sacramento del paese, diverse persone originarie del luogo ma che vivono altrove. Una celebrazione semplice e familiare che si è tenuta alla vigilia del quarto anniversario del terremoto (24 agosto 2016) che distrusse il Centro Italia, provocando anche la morte di 299 persone. Durante la Messa si è pregato per Papa Francesco che in questi anni, più volte e in più modi, è stato vicino ai terremotati, non ultimo nell’Angelus di domenica 23 agosto dove ha chiesto di accelerare la ricostruzione. «La costante prossimità del Papa – afferma mons. Boccardo – è un grande incoraggiamento per tutti noi chiamati, a livelli diversi, a riedificare le comunità ferite dal sisma, sia materialmente che moralmente». Nel corso della celebrazione, poi, l’Arcivescovo ha ricordato i familiari defunti delle persone presenti.
«Vedere ancora così Castelluccio di Norcia – ha detto il Presule – ci riporta necessariamente alle scosse dell’estate e dell’autunno del 2016, ma soprattutto ci riporta al dolore, alla sofferenza e all’amarezza di tante popolazioni che dopo quattro anni ancora non possono ritornare nelle loro case. L’abbiamo detto tante volte e non ci stanchiamo di ripeterlo: la casa è un diritto e lo Stato non può per ragioni burocratiche privare di un diritto fondamentale tutte queste persone. C’è una responsabilità grave – ha proseguito mons. Boccardo – che incombe su tutti coloro che hanno il dovere di custodire, di promuovere e di sostenere il bene pubblico. Per questo il nostro primo pensiero va a tutte quelle persone e famiglie che ancora sono costrette a vivere lontano dalle loro case, dai luoghi dei loro affetti e dei loro ricordi. Un appello accorato lo voglio rivolgere a tutti coloro che ci governano ai vari livelli: non ci dimenticate. Tante volte ci è stato detto “non vi dimenticheremo”. Abbiamo visto come da altre parti si è riusciti anche a ricostruire opere ardite. E noi qui dopo quattro anni abbiamo ancora le macerie. Da queste macerie – ha detto ancora il Presidente della Conferenza episcopale umbra – vogliamo raccogliere quel grido che tocca il cuore e la coscienza di tutti: non perdiamo la speranza. Nonostante si faccia di tutto per rubarcela, noi non vogliamo perdere quella determinazione per guardare avanti con fiducia. Le nuove ordinanze emanate l’altro giorno dal Commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini – ha concluso mons. Boccardo – le vogliamo cogliere come un segno positivo che ci permette di essere tenaci, cioè di non scappare ma di rimanere qui con forza e con determinazione».
Al termine della Messa l’Arcivescovo ha rassicurato gli abitanti di Castelluccio: «Il progetto per la struttura che fungerà da chiesa è pronto, stiamo attendendo le ultime autorizzazioni».

Città di Castello – festa della Madonna delle Grazie

Domenica 23 Agosto inizia il Triduo di preparazione in vista della Festa della Madonna delle Grazie, patrona di Città di Castello e della Diocesi, animato da P. David M. Mejia Cisneros, vicario generale dell’Ordine dei Servi di Santa Maria.
Quest’anno il Triduo nei primi due giorni 23 e 24 agosto sarà itinerante e rispettivamente domani in Basilica Cattedrale, ore 18 (Rosario e Santa Messa) e lunedì 24 a Santa Maria Maggiore, con lo stesso orario. Martedì 25 agosto, in luogo della tradizionale processione si terrà una veglia di preghiera per la città nel Santuario (ore 21).

Mercoledì 26 tutte le celebrazioni avranno luogo nel Santuario dove, alle ore 18.30, il vescovo diocesano mons. Domenico Cancian, presiederà il solenne pontificale. Le altre messe saranno celebrate, nel rispetto del relativo protocollo, alle ore 8, 9.30, 11 e 17; all’interno dl santuario saranno organizzati appositi percorsi per permettere ai devoti di muoversi in sicurezza.

L’assistenza e la sorveglianza saranno assicurate dai volontari della Parrocchia e dell’Associazione “Le Rose di Gerico”.

Perugia – editto del cardinale Bassetti per l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del seminarista Giampiero Morettini

Nell’approssimarsi del VI anniversario della morte di Giampiero Morettini, ritornato alla Casa del Padre il 21 agosto 2014, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha annunciato la prossima celebrazione dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del giovane seminarista, in seguito all’accettazione della richiesta canonica presentata dal Postulatore, don Francesco Buono. Attraverso l’apposito Editto, il cardinale invita tutti i fedeli a fornire notizie utili riguardanti la Causa, rivolgendosi al cancelliere arcivescovile, don Marco Pezzanera. La raccolta sia delle testimonianze di quanti hanno conosciuto Giampiero sia delle segnalazioni di grazie ottenute per sua intercessione costituisce un momento decisivo nella prassi canonica, per poter constatare anzitutto la fama di santità del seminarista in vita e la sua persistenza post mortem, così come per prendere atto della solidità del sensus fidelium che in lui ravvisa un valido intercessore presso Dio.

Con lui Dio non si era sbagliato. Per volontà dello stesso cardinale Bassetti, con la sua prefazione, nel 2016 per i Tipi delle Paoline, è stato pubblicato il volume di suor Roberta Vinerba dal titolo: Giampiero Morettini. Con lui Dio non si era sbagliato, che ricostruisce la vita del seminarista a partire dalle testimonianze di chi lo conobbe in vita.

Costante pellegrinaggio alla sua tomba. Da subito e in maniera costante, la tomba di Giampiero è visitata da persone che lo conobbero in vita, ma molti sono quelli che attraverso canali differenti (amicizie in comune, la lettura del libro, la testimonianza di grazie ricevute) vi si recano, senza averlo conosciuto in vita, per pregare e chiedere grazie.

Ponte tra gli uomini e Dio. “Molti chiedono la sua preghiera per la guarigione di bambini ammalati od anche per avere un figlio, altri riconoscono che la preghiera alla tomba di Giampiero è per loro fonte di profonda pace interiore, altri raccontano di grazie ricevute come il sollievo da un tormento, l’accompagnamento ad una buona morte, la guarigione di un figlio, la conversione di una persona amata. Intorno alla sua tomba in maniera silente ma continua, vi è dunque un flusso di persone che vi si reca perché la riconosce essere un luogo nel quale Dio si fa loro vicino e sentono Giampiero un amico vivo che è capace di essere ponte tra loro e Dio” (Libello).

Due Messe in ricordo del seminarista. In occasione del VI anniversario della nascita in cielo di Giampiero, domenica 23 agosto, alle ore 10, presso la chiesa San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano di Perugia, vi sarà la santa Messa presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, con l’introduzione di suor Roberta Vinerba e la conclusione di don Francesco Buono. Lo stesso giorno, alle ore 18, al cimitero di Sant’Angelo di Celle, ci sarà la santa Messa presieduta da don Giordano Commodi e concelebrata da don Gino Ciacci.

Nota biografica di Giampiero Morettini (1977-2014)*

Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente. Giampiero, nato in Sardegna nel 1977, si stabilizza in Umbria con la sua famiglia a Sant’Angelo di Celle, due anni dopo. Un “normale” bambino e adolescente, immerso nella vita del paese, al centro di una robusta rete di amicizie, che, dopo un’esperienza lavorativa nell’azienda agraria di famiglia, insieme alla madre, apre un negozio di frutta e verdura a Castel del Piano. Estraneo alla vita di fede, il 13 marzo 2006 nel suo negozio entra una suora per la benedizione pasquale che chiede a Giampiero di pregare per lui. Il giovane poco convintamente acconsente e la suora pronuncia una brevissima preghiera posandogli la mano sulla fronte e segnandolo con la croce. Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente e che confiderà, sempre con estremo pudore, a pochi amici. Dirà ai suoi confidenti di aver sentito un fuoco interiore e di essersi come assentato per un attimo. Lo stesso pomeriggio Giampiero si recherà dal parroco di Castel del Piano, don Francesco Buono, per confidargli l’accaduto.

Regalare la vita a Dio. Prende così il via “la prima parte della sua formazione spirituale: il riavvicinamento al confessionale, la presenza costante al percorso dei Dieci Comandamenti, la partecipazione assidua all’adorazione eucaristica” (Libello), fino all’ottobre del 2010 quando entra in seminario. Al Rettore, don Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata) si presenta con queste parole: “Vorrei regalare la mia vita a Dio”. “Gli anni del seminario sono segnati dalla grande fatica dello studio, che porta avanti con una dedizione ammirevole, convinto che lo studio sia necessario per essere un buon sacerdote” (Libello).

Con il sorriso dinanzi al Padre. “Il 29 maggio 2014, mentre stava terminando il terzo anno, ebbe un malore in seminario che svelerà una grave malformazione cardiaca congenita che necessitava con la massima urgenza un delicato intervento chirurgico” (dal Libello). Si prepara serenamente all’intervento, promettendo a uno dei ragazzi del gruppo parrocchiale, incontrato la sera prima del ricovero, che si sarebbero rivisti “nel posto giusto al momento giusto”. È operato il 24 luglio. Da lì l’inizio del calvario che lo porterà alla morte il 21 agosto ed anche che svelerà a tutti la fibra spirituale di cui è fatto. In questo mese Giampiero affronta il peggiorare delle sue condizioni sempre con serenità, totalmente offerto alla volontà di Dio, con il sorriso nonostante le grandi sofferenze che doveva sopportare, infondendo lui pace e speranza a coloro che lo visitavano.

Una moltitudine di persone alle esequie. La veglia di preghiera in preparazione alle esequie “e alle stesse esequie, una moltitudine di persone, giovani in particolare, molti che non avevano conosciuto in vita Giampiero, si riversò nella chiesa di San Pio a Castel del Piano in un clima di grande compostezza e preghiera. I sacerdoti che in quelle ore prestarono il servizio del sacramento della riconciliazione, ricordano di aver confessato molti giovani e di aver constatato quanto l’abbandono a Dio di Giampiero durante la malattia, avesse profondamente colpito tanti e fatti decidere per un ritorno al sacramento della penitenza e un riavvicinamento alla Chiesa” (Libello).

Perugia – solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Il cardinale Bassetti: «Affidiamo alla Vergine la popolazione libanese e tutti coloro che nel mondo vivono e soffrono a causa della terribile epidemia»

«Per antica consuetudine, questa splendida chiesa di Santa Maria di Monteluce conserva e tramanda, alla comunità cristiana perugina, il grande mistero dell’Assunzione; della nuova vita da risorti con tutto il nostro essere: anima e corpo. Un avvenimento grande, racchiuso in Dio fin dall’eternità e sperimentato fino ad ora soltanto da Gesù e Maria, ma destinato a tutti gli uomini e donne che accolgono lungo i secoli la realtà della vita nuova in Cristo». Così il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha esordito nell’omelia (il cui testo è riportato integralmente di seguito) della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria celebrata il 15 agosto nella chiesa parrocchiale di Monteluce del capoluogo umbro.

Nel giorno dell’Assunzione la morte è meno drammatica. «La festa di oggi, molto cara alle popolazioni umbre – ha sottolineato il presule –, richiama alla mente e al cuore di tutti la realtà della morte, quella tragica esperienza implicita nella vita che riguarda tutti, attraversa le generazioni e non risparmia nessuno. Ma in questo giorno la morte assume un aspetto diverso dal solito, meno drammatico, senza dubbio meno pauroso. La Vergine è ritratta sin dall’antichità nell’atto di addormentarsi nel Signore, distesa su un baldacchino, che è più un talamo che un sarcofago. È attorniata da tutti gli apostoli, richiamati dagli angeli per divino comando, da ogni angolo del mondo dove erano andati a predicare la buona novella. Al centro dell’icona viene in genere raffigurato Gesù con in braccio l’effigie di una bambina. È Maria, divenuta “piccola” per il Regno, e condotta dal Signore in Cielo. Era stata la prima a prendere in braccio Gesù quand’era ancora bambino, ora è la prima ad essere avvolta dalle braccia del Figlio per essere assunta in Cielo».

L’opera conclusiva della redenzione. «Il maestoso dipinto alle nostre spalle, con una scena suddivisa in due parti – il cardinale si è soffermato sul significato dell’opera che ritrae l’Assunzione della Vergine Maria –, con una scena suddivisa in due parti, narra invece una tradizione diversa: in basso, lo stupore degli apostoli nel contemplare il sepolcro vuoto della Vergine e, in alto, Maria che riceve dal Figlio Gesù, Signore dell’universo, la corona di gloria che non appasisce. In entrambe le tradizioni iconografiche, scorgiamo sempre gli apostoli che accorrono al tramonto della vita terrena della Madonna, radunandosi di nuovo in una specie di Pentecoste. E il Signore Gesù è in mezzo a loro a compiere l’opera conclusiva della redenzione, portare la sua Vergine Madre in Cielo, come un giorno farà con tutti i salvati».

L’imperitura vittoria della vita sulla morte. «Se la Pasqua ci insegna che la morte non ha avuto potere sul Figlio di Dio, risorto il terzo giorno, nell’Assunzione troviamo la conferma che la vittoria di Gesù tocca l’esistenza di tutti, a cominciare da Maria. Nel Cristo e in Maria vita e morte si scontrano, dando vita ad mirabile duello in cui la vita riporta la sua grande e imperitura vittoria. Il brano dell’Apocalisse, proclamato poc’anzi, ci parla di una lotta paurosa che ha luogo nei cieli, in un tempo che va al di là della storia. “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito”».

Monito contro i vizi terreni della lussuria, fama, ricchezza. «È una visione spaventosa: il Figlio della Vergine, destinato a governare tutte le nazioni, è odiato dal potente drago rosso, che nella simbologia cristiana è il demonio, nemico della vita e omicida fin dal principio. Le sue sette teste, attorniate da altrettanti diademi, rappresentano i vizi e le smodate ambizioni terrene, come la lussuria, la fama, la ricchezza smodata e la violenza. Mentre la corona della Vergine, formata da dodici stelle, è figura dei beni del Cielo, dove tutti un giorno ci ritroveremo. La donna e il bimbo che deve nascere, attaccati dal drago rosso di sangue, richiamano alla nostra mente la continua lotta tra vita e morte. Una lotta antica, che si estende ai nostri giorni in un dramma che ormai non si vuole più riconoscere. Ma Dio soccorre la donna e il figlio e trova per loro un rifugio. Il bambino è portato presso il trono dell’Altissimo e per la donna è preparato un rifugio nel deserto. Cioè in un logo riparato, lontano dalla cattiveria umana, dove le insidie del drago rosso non possono arrivare».

La vita di ogni donna unita a quella del figlio. «La vita e la storia di Maria sono strettamente unite a quella di Gesù e alla sua missione – ha ricordato il cardinale –. Così la vita di ogni donna è intimamente unita a quella del proprio figlio. Maria e il Cristo, intimamente connessi, sono il segno altissimo del bene e della salvezza. E si staglia all’orizzonte della storia la resurrezione del Figlio, come l’assunzione della Madre. Con la festa di oggi iniziano i cieli nuovi e la terra nuova annunciati dall’Apocalisse. Perché grandi cose ha fatto l’Onnipotente e di generazione in generazione la sua misericordia si estende su quelli che lo temono».

L’affidamento alla Vergine Assunta delle tragedie del nostro tempo. «Nelle vicende della storia, anche in quelle recenti, non mancano tragedie e sofferenze grandi – ha commentato il presidente della Cei nell’avviarsi alla conclusione –. Voglio ricordare in particolar modo la terribile esplosione accaduta il 4 agosto scorso nel porto di Beirut, provocando più di centocinquanta morti, migliaia di feriti e una grande devastazione di case e strutture. Ho ancora impresse nel cuore le immagini del bellissimo lungomare di Beirut, dono sono stato, l’ultima volta, due anni fa. Esso è sovrastato da una grande statua della Vergine Maria, che dalla collina di Harissa volge il suo sguardo verso l’intera nazione e il Mar Mediterraneo. È a Maria Santissima che affidiamo in questi giorni drammatici la cara popolazione libanese. Come affidiamo alla Vergine Assunta tutti coloro che nel mondo vivono e soffrono a causa della terribile epidemia che non allenta gli effetti nefasti.

In unione con la Chiesa nel mondo. «“Nel celebrare questa festa” ci ha ricordato Papa Francesco “ci uniamo a tutta la Chiesa sparsa nel mondo e guardiamo a Maria come Madre della nostra speranza. Il suo cantico di lode ci ricorda che Dio non dimentica mai le sue promesse di misericordia (cfr. Lc 1,54-55). Maria è beata perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). In lei tutte le promesse divine si sono dimostrate veritiere. Intronizzata nella gloria, ci mostra che la nostra speranza è reale; e fin d’ora tale speranza si protende ‘come un’ancora sicura e salda per la nostra vita’ (Eb 6,19), là dove Cristo è assiso nella gloria”. Anche noi nutriamo la speranza di essere un giorno con Lui e Maria, nella dimora eterna del Padre».

Spoleto – celebrata la solennità dell’Assunta. Nell’omelia mons. Boccardo ha toccato temi attuali quali il calo demografico in Italia, la proposta di legge sull’omofobia, la liberalizzazione della pillola abortiva Ru486. Il pensiero di mons. Boccardo sulla morte del giovane spoletino fuori da una discoteca: «Di fronte a tali gesti disumani si rimane senza parole, ma non si può rimanere indifferenti ed inerti»

«La festa dell’assunzione della Vergine Maria ci ricorda una delle verità più belle del nostro essere non solo cristiani, ma donne e uomini: nessuno di noi è destinato alla morte definitiva; siamo stati creati per la vita! Alzando gli occhi verso Maria assunta in cielo in anima e corpo vediamo quel che rimane (e, dunque, ciò che vale) della nostra esistenza terrena dopo che la morte vi avrà posto fine. In un certo senso possiamo dire: rimane tutto. Il nostro corpo conserva come scolpita in sé tutta un’esistenza: gioie, dolori, ferite, emozioni, paure… e lo porteremo con noi nella casa di Dio». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha avviato l’omelia nella solennità dell’Assunta (15 agosto 2020) celebrata nella Basilica Cattedrale di Spoleto.

La sera precedente la festa, il 14, era prevista la processione con la Santissima Icone dalla Basilica di S. Gregorio al Duomo. Le restrizioni per evitare il diffondersi del Coronavirus non hanno permesso di esprimere con la processione l’attaccamento filiale degli spoletini alla Madre del Signore. Vescovo e fedeli si sono comunque riuniti in preghiera in Cattedrale alle 21.00: «Meditando i misteri del Rosario – ha detto mons. Boccardo – abbiamo chiesto alla Vergine, con confidenza filiale, di venire in soccorso a quanti, in modi diversi, devono affrontare in questo tempo la dura lotta per la vita, a quanti vedono minacciato o già hanno perduto il proprio lavoro, a quanti devono assumere decisioni importanti e difficili per il bene della società civile e della società ecclesiale».

La nascita di un bimbo è un dono per tutti. Mons. Boccardo nell’omelia del 15 agosto ha ripreso un tema caro alla Chiesa: quello che qualche giorno fa il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha definito “l’inverno demografico” dell’Italia. «Di fronte ad un tessuto sociale che si sta polverizzando – ha detto l’Arcivescovo – bisogna ricuperare la consapevolezza che la nascita di un bambino è un dono per tutti e non un peso per pochi. Non è una questione di destra o di sinistra: tutti coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative, indipendentemente dall’appartenenza partitica, sono chiamati a trovarsi concordi nel favorire politiche affidabili e continuative in favore della famiglia».

Un altro tema affrontato da mons. Boccardo è quello relativo alla proposta di legge sull’omofobia. «Ogni tipo di discriminazione – ha detto – è un atto intollerabile, e ferma e totale deve essere la sua condanna. Ma diventa azione delittuosa e anticostituzionale introdurre un reato di opinione verso chi non si allinea con un determinato pensiero e continua a parlare di matrimonio eterosessuale, di madri e donne, di papà e uomini. Purtroppo è in atto una operazione ideologica che ha pretese egemoniche tali per cui rischia di essere definito e perseguito come “omofobo” chiunque ritenga un valore la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Occorre ritrovare urgentemente la verità delle idee, delle parole e delle azioni».

Non poteva poi mancare un pensiero sulla liberalizzazione della pillola abortiva Ru486. «Anche in agosto, anche in un Paese sul baratro della catastrofe economica, sociale, politica, si trova il tempo per questa che un Ministro della Repubblica ha definito in un tragico ed infelice post su Facebook “un passo avanti nella civiltà”. In realtà, il fallimento di una società incapace di favorire la vita viene pagato dalle donne, lasciate sole con la loro sofferenza, fisica e psicologica, mentre una tragedia viene trasformata in un diritto. È legittimo domandarsi a cosa serve lo sforzo benemerito per salvare il più gran numero di vite umane dalla pandemia se poi se ne uccidono migliaia con l’aborto. Il bersaglio di una pillola abortiva non è affatto un ammasso di cellule ma un essere umano come i tanti ricoverati in questi mesi nelle terapie intensive per il Covid-19».

Il pensiero di mons. Boccardo su Spoleto e sulla morte del giovane spoletino dinanzi ad una discoteca. «Il nostro mondo materialista – ha detto – ha come tolto a tanti l’anima e il cuore, ha privato di quei buoni sentimenti che fanno la vita e costruiscono la convivenza in una città, in un paese, in un palazzo o in una casa: la bontà, la solidarietà, il perdono, la magnanimità, lo sguardo e il giudizio benevoli, il rispetto, la cortesia, la sincerità, l’amicizia. Al contrario, anche nella nostra bella Spoleto, si moltiplicano le polemiche gratuite, l’animosità, la malizia nello sguardo e nel giudizio sugli altri, il pettegolezzo, la litigiosità, la prepotenza delle parole e dei gesti, la mancanza di rispetto, l’inimicizia. E tutti stiamo peggio, mentre la società si imbarbarisce e la gente sembra come impazzita. Esempio ulteriore di questo progressivo e tragico imbarbarimento sociale è l’omicidio di un giovane di Spoleto, avvenuto questa notte davanti ad una discoteca di Bastia Umbra. Di fronte a tali gesti disumani si rimane senza parole, ma non si può rimanere indifferenti ed inerti. Il canto di Maria ci apre ad una nuova prospettiva del vivere, perché ci ricorda le parole di una donna che ha trovato forza non nella potenza o nella ricchezza ma in una fede semplice che le ha permesso di pronunciare il suo sì».

Benedizione alla Città. Le liturgie sono state animate dalla corale della Pievania di Santa Maria. Il servizio liturgico è stato svolto dai seminatisti della Diocesi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Edoardo Rossi. I fedeli in Duomo hanno rispettato tutte le prescrizioni per evitare il diffondersi del Coronavirus: igenizzazione delle mani all’ingresso, ingresso e uscita dalla chiesa da porte diverse, mascherina, distanziamento nei banchi. Alla Messa del 15 agosto era presente anche il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis. Al termine della Messa, mons. Boccardo ha benedetto la Città e la Diocesi dalla loggia della Cattedrale. Queste le parole dell’Arcivescovo: «Ave Maria, donna di immensa carità, guarda e assisti la gente di Spoleto che da secoli ti riconosce ed invoca come Madre e Regina: sostieni con la tua intercessione potente il nostro pellegrinaggio nel tempo, perché sia fecondo di frutti di santità e giustizia.Tu, che da questa Basilica Cattedrale scrivi incessantemente la storia delle nostre anime e la custodisci con cura gelosa nel tuo cuore di Madre, veglia sulla nostra città: fa’ che fioriscano in essa la giustizia e la concordia, e per l’onestà dei cittadini e la saggezza dei governanti tutti possano godere di un vero progresso e conoscere una stagione di prosperità e di pace».

Città di Castello – messaggio del vescovo Cancian per la festa dell’Assunta

Un saluto e un augurio speciale in questo 15 agosto 2020 da parte del vescovo. L’augurio che faccio di cuore a tutti è duplice: Buon Ferragosto e Buona festa dell’Assunta!
Le due cose possono andare molto bene insieme e completarsi.
Infatti abbiamo bisogno del riposo e della vacanza per ristorarci e distenderci dalle nostre fatiche e dallo stress.
Il comandamento del lavorare per guadagnarsi da vivere è seguito dal comandamento, ugualmente importante, del riposo al settimo giorno. Due comandamenti divini che si collegano bene. Ecco il senso della domenica, del fine settimana e delle vacanze estive.
A Ferragosto, specialmente in quest’anno così complicato, il riposo è più che mai necessario.

Intendo il riposo sobrio che sa trovare in maniera semplice il contatto umano con le persone, con la natura, con letture/riflessioni e vari interessi culturali che allargano i nostri orizzonti. Non c’è proprio bisogno di andare agli eccessi, alle esperienze negative e tantomeno a favorire il contagio del virus ancora presente (!), saltando le regole necessarie che ben conosciamo (e questo è un grave obbligo per noi stessi e gli altri!).

La festa della Madonna assunta in cielo anche con il corpo, ci ricorda che il nostro destino è la vita terna, o detto più semplicemente il paradiso.
Chi non sente l’enorme importanza di poterci arrivare tenendo presente il percorso tracciato da Gesù, seguito da Maria e dai santi?
Non è una favola. Se non fosse vero questo, la nostra vita, per quanto riuscita, non appagherebbe nessuno.
Se è vero, com’è vero, non può essere messa in secondo piano.
C’è una frase del profeta che dice: “Chiamati a guardare in alto, nessuno sollevava lo sguardo!”

L’augurio è quello di sollevare lo sguardo al cielo dove Gesù e la Madonna, i santi ed anche i nostri cari ci aspettano. Il posto è preparato. Sarebbe imperdonabile distrazione non tenerlo presente e non fare l’adeguato percorso per raggiungerlo.

Concludo quindi il mio cordiale saluto invitando a trovare momenti distensivi dal punto di vista umano e dal punto di vista spirituale.

Faccio presente una meta particolare: il Santuario di Canoscio che tutti conosciamo.

È giusto dedicato alla Madonna “del transito”. Serenamente addormentata nel Signore, attorniata dagli apostoli, sta per salire in paradiso ed essere incoronata fra gli angeli e i santi. È il santuario mariano costruito sul colle prospiciente la Città. Amato da tutti i Tifernati e non solo. Non pochi ci arrivano a piedi.

Mettiamoci ancora una volta sotto la protezione di Maria cantando:

“Sopra il colle di Canoscio

ha deposto il suo bel trono

per donar grazie e perdono

a chi a lei ricorrerà!”

Impariamo ad alzare lo sguardo verso di lei e a salutarla con un’Ave Maria ogni volta che passiamo sotto di lei.

+ Domenico Cancian

Terni – celebrazioni della festa dell’Assunta nelle cattedrali e parrocchie della diocesi

La diocesi celebra la festa dell’Assunta in modo solenne nelle due Cattedrali di Terni e Amelia e nelle sette parrocchie che sono dedicate a Santa Maria Assunta: Alviano, Configni, Otricoli, Frattuccia, Giove, Lugnano in Teverina, Calvi dell’Umbria.
Gli amerini celebrano questa ricorrenza con particolare devozione per esprimere la gratitudine della comunità a Maria che liberò Amelia dalla peste e dal terremoto, e cercando ancora oggi nella Madre celeste il segno grande di consolazione e di sicura speranza.
Nella concattedrale di Amelia fino al 14 agosto è in programma la solenne novena di preparazione alla festa alle ore 17.30 con la recita del Rosario, la Messa e la preghiera mariana.
Il 15 agosto si terrà una solenne concelebrazione alle ore 11.30 presieduta da da padre Alfredo Bucaioni vicario foraneo di Amelia e Valle Teverina, animata dalla cappella musicale del Duomo. Alle ore 18.00 la solenne processione con l’immagine della Madonna per le vie della città, presieduta da mons. Salvatore Ferdinandi vicario generale della diocesi animata dal complesso bandistico Città di Amelia e al termine la Santa Messa.

L’annuale solennità dell’Assunta è una ricorrenza particolarmente sentita e, come lo è stato nei secoli, ancora oggi ha tutte le caratteristiche della festa patronale e la Basilica Cattedrale, che custodisce la venerata immagine, è il luogo dove gli amerini salgono nel cuore dell’estate, per onorare la Madonna memori della devozione dei loro antenati.
La prima notizia documentata sul culto della SS. Assunta nella Cattedrale di Amelia è la Bolla di indulgenza concesse da Papa Niccolò IV il 7 marzo 1291 a chi visitasse la chiesa nei giorni delle festività dell’Assunta, di San Giovanni Battista (titolare del vicino battistero), di Santa Fermina e Sant’Olimpiade (titolari della Cattedrale) e nell’anniversario della consacrazione della chiesa medesima.
Nel sec. XVII, poi, anche in seguito alla sempre crescente venerazione dei cittadini di Amelia verso la “loro” Madonna e in ringraziamento dello scampato pericolo in occasione del terremoto del 1703, fu avanzata richiesta al Capitolo Vaticano per ottenere l’incoronazione della sacra immagine che avvenne il 9 maggio 1745.

Nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Terni l’11-12-13 agosto si terrà il triduo di preparazione alla festa con la recita del rosario alle ore 18.00 e la Messa alle 18.30 presso l’altare maggiore.
Sabato 15 agosto alle ore 9.30 e 17.30 santa messa e alle ore 11.30 S. Messa Solenne.

Ad Otricoli nella collegiata di Santa Maria Assunta
dal 6 al 13 agosto alle ore 17,30 Santo Rosario e Novena alla Madonna Assunta
Il 14 agosto ore 21,00 Novena, Santa Eucaristia e Processione in onore de la Madonna Assunta in Cielo.
Sabato 15 agosto ore 11,00 e ore 18 Santa Eucaristia.

A Giove dal 6 al 14 agosto novena in preparazione alla festa alle ore 17.30 santo rosario, ore18 santa messa a seguire la preghiera alla statua della beata vergine Maria Assunta in cielo.
Venerdì 14 agosto alle ore 21 processione per le vie del paese con la statua della Vergine Maria nell’assoluto rispetto delle regole anti covid-19.
Sabato 15 agosto ore 9 -11 e 18 sante messe solenni. Alle 11 una benedizione speciale a tutte le persone che si chiamano Maria.

A Narni nella cattedrale venerdì 14 agosto ore 18 santa messa e alle ore 21 a Santa Maria di Testaccio (all’aperto)
Sabato 15 agosto ore 11 nella cattedrale santa messa. ore 18 a Santa Margherita e ore 21 a San Faustino (all’aperto)
Domenica 16 agosto alle ore 10 Santa Maria di Testaccio (all’aperto), ore 11 e 18 in cattedrale, ore 21 a ponte San Lorenzo

A Frattuccia dall’11 al 13 agosto Triduo in preparazione alla festa. Venerdì 14 agosto alle 21.15 santa messa sul piazzale del paese e processione per le vie del paese. Sabato 15 agosto alle ore 11.30 Santa Messa solenne

Nelle parrocchie di Campomicciolo e Papigno sarà celebrata la messa il 14 agosto alle ore 17.30 a Campomicciolo e alle ore 21.30 la recita del Rosario nella chiesa di Papigno.
Sabato 15 agosto ore 9 messa a Campomicciolo e ore 10.15 a Papigno

Assisi – solennità di San Rufino. Mons. Sorrentino: “Coronavirus, affidiamoci al nostro Patrono”

“Ritrovarci qui, anche in maniera contenuta, nella festa del nostro patrono San Rufino significa che iniziamo a camminare. La nostra città oggi così piena di pellegrini e turisti ci dice che con noi tanti vogliono ricominciare a camminare”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, all’inizio della concelebrazione eucaristica nella solennità del patrono San Rufino, presieduta mercoledì mattina 12 agosto nella cattedrale di Assisi e concelebrata dal vicario generale don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé e dal parroco don Cesare Provenzi, priore della cattedrale di San Rufino e vicario episcopale per l’economia.

Presenti il clero diocesano, le autorità civili e militari e i fedeli che hanno partecipato con spirito di grande devozione.

“È bello ritrovarci qui intorno all’altare del Signore – ha aggiunto il vescovo all’inizio della celebrazione – perché una ripartenza deve essere ben studiata non soltanto sotto il profilo sanitario, economico e sociale, ma anche e soprattutto sotto il profilo spirituale. Quello che ormai da mesi viviamo e che in altre parti del mondo si sta vivendo ancora con grande severità è qualcosa che ci fa riflettere, ci fa guardare avanti, ma ci pone anche il problema di come camminare e di dove andare. San Rufino con la sua memoria sempre viva e attuale, nostro patrono e fondatore della nostra comunità, viene a darci un’indicazione di vita che dobbiamo raccogliere con tutto il cuore”.

Durante l’omelia il vescovo ha sottolineato che San Rufino è venuto a porre la pietra angolare che è Gesù. “Su questa pietra – ha detto – si è costruita una città, una fede, una cultura. Tutto questo ha genarato Santi, tradizione e la configurazione urbana di Assisi”. Parlando del Coronavirus che ha colpito il mondo intero, monsignor Sorrentino ha affermato che “oggi siamo costretti proprio da ciò che stiamo vivendo ad interrogarci. Spero – ha aggiunto – che non saremo tanto smemorati da dimenticare quello che questa pandemia ci sta insegnando. Questo è un tempo di rivelazione che ci sta dicendo qualcosa di importante sull’umano e implicitamente ci sta dando anche qualche segnale sul divino, sul mistero al quale ci dobbiamo aprire”.

Soffermandosi sulla figura di San Rufino il vescovo ha spiegato come reinterpretare, rileggere la sua fisionomia mettendolo nel contesto del nostro tempo. In riferimento ai tre grandi aspetti che contraddistinguono San Rufino ha affermato che “egli è stato un grande evangelizzatore, il costruttore di comunità e il martire. La bella notizia che Rufino ha portato è che c’è una verità. Una delle cose che troviamo nel Vangelo di Gesù è questa Parola ‘Io sono la via, la verità e la vita’”.

La celebrazione è proseguita con l’offerta dei doni da parte del sindaco di Assisi Stefania Proietti. Oltre ai fiori e ai ceri è stata consegnata un’offerta dell’amministrazione comunale per la parrocchia di San Rufino, per i bisogni dei poveri e della comunità. Infine il vescovo ha ricordato che tra un mese si terrà l’Assemblea diocesana per inaugurare il triennio dedicato alla carità.

Gubbio – mostra “Un giovane Raffaello a bottega”

Si apre a Gubbio l’esposizione del Gonfalone del Corpus Domini, scoperto circa vent’anni fa nella Chiesa di Santa Maria al Corso e oggetto – da oltre tre lustri – di un vivace dibattito tra esperti sull’artista o la bottega che lo ha realizzato. La mostra è ospitata presso la Chiesa di Santa Maria dei Laici (detta “dei Bianchi”), a una delle estremità delle Logge dei Tiratori in piazza Quaranta Martiri, e si intitola “Un giovane Raffaello a bottega – Evidenze e indizi nel Gonfalone del Corpus Domini di Gubbio”.
All’inizio dell’anno che celebra Raffaello Sanzio, è tornato a riaccendersi l’interesse per un’opera pittorica ritrovata a Gubbio agli albori del terzo millennio e ancora da studiare in maniera adeguata. Mentre l’Italia intera – a cominciare dalle Marche e dall’Umbria – pur con le restrizioni dell’emergenza sanitaria, celebra il quinto centenario dalla morte del grande artista urbinate, studiosi e critici d’arte ripropongono l’interrogativo di quanto e come il genio del Rinascimento italiano abbia contribuito alla realizzazione del Gonfalone processionale della Confraternita eugubina del “Corpus Domini”.
Quella che da oggi è visibile per esperti e pubblico è una interessante composizione bifacciale su tela, con altezza di 208 centimetri e larghezza di 179, raffigurante il Risorto con la croce, con uno schienale retto da tre angeli, con i santi Ubaldo e Francesco inginocchiati per la venerazione del Salvatore. Sant’Ubaldo sta raccogliendo in un calice d’oro il sangue che esce dalla ferita del costato di Gesù. Le due facce del gonfalone hanno lo stesso soggetto, ma differenze rilevanti di carattere artistico e cromatico.
Nell’ottobre del 2004, furono la storica dell’arte della Soprintendenza di Perugia, Giordana Benazzi, e il direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi di Gubbio, Paolo Salciarini, a presentare le conclusioni di tre anni di studio sul dipinto e i risultati delle analisi effettuate con tecniche a infrarossi, riflettografia, fluorescenza a raggi X e microscopio a scansione elettronica per osservare le sezioni stratigrafiche. A rendere più intrigante e fitto il mistero sull’attribuzione raffaellesca contribuì allora anche una sigla particolare che, a una prima osservazione, evidenziava una R e una V, tracciate ripetutamente sul piviale indossato dal vescovo e patrono di Gubbio, sant’Ubaldo. Un esame accurato del paleografo Massimiliano Bassetti invitava a interpretare il monogramma con l’espressione “Raphael Urbinas”. Sarebbe, dunque, una vera e propria firma del maestro urbinate, all’epoca giovanissimo, intorno ai 14-16 anni.
L’attribuzione convince anche lo storico dell’arte Luca Tomio, consulente scientifico e conduttore del documentario per il cinquecentenario di Raffaello, trasmesso dalla Rai a inizio 2020. Tomio e il restauratore tuderte Marcello Castrichini sono convinti che il dipinto processionale bifacciale eugubino sia una sorta di “anello di congiunzione”, una fase di passaggio tra il periodo urbinate e quello umbro di Raffaello. Un intervento che il pittore, in età giovanile, avrebbe fatto sia sulla fase compositiva e preparatoria dell’impianto pittorico, sia nella realizzazione diretta e con il suo pennello di alcuni particolari figurativi.
Dal 2004 in poi, il gonfalone ha suscitato una crescente curiosità, specie tra cultori del Rinascimento e critici d’arte. Nel 2009 è stato esposto al Palazzo Ducale di Urbino nella mostra dedicata alla formazione di Raffaello e ai rapporti con la città natale. Dal settembre 2011 al gennaio 2012 è stato alla mostra “Alla Mensa del Signore, capolavori dell’arte europea da Raffaello a Tiepolo” presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, in occasione del XXV Congresso Eucaristico nazionale. Infine, nel 2013, l’opera è stata portata a Novi Sad in Serbia per la mostra “Umanesimo e Rinascimento nell’Appennino centrale”.
“Lo scopo dell’esposizione che abbiamo voluto organizzare – spiega il vescovo di Gubbio, Luciano Paolucci Bedini, durante l’anteprima dell’apertura – è quello di rilanciare lo studio dell’opera, sia per il completamento dei restauri che sono parziali, sia per gli indizi che alcuni studiosi hanno rilevato circa l’intervento di un giovane Raffaello o della bottega del padre, Giovanni Santi. C’è chi contesta l’attribuzione ed è anche per questo che abbiamo promosso l’esposizione, invitando gli esperti d’arte a visionarla e studiarla, in vista di un convegno che vorremmo organizzare al più presto, compatibilmente con le restrizioni dell’emergenza coronavirus”.
Il filo conduttore della grafica che accompagna l’esposizione, aperta a ridosso del Ferragosto, è uno degli angeli dipinti sul lato più curato e interessante dell’opera. La somiglianza tra il suo volto e l’autoritratto di Raffaello è davvero impressionante.
“Resta da pulire e restaurare circa il 25 per cento del gonfalone, dopo l’opera compiuta negli ultimi anni dalle restauratrici eugubine Tiziana Monacelli, Vincenza Morena e Roberta Tironzelli. La conclusione dei restauri – aggiunge Paolo Salciarini, direttore dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Gubbio – ci aiuterà anche con l’attribuzione. Al di là delle posizioni dei vari critici e storici dell’arte, l’importante è che l’opera venga studiata e ci sia il confronto fra le idee, perché solo così si può arrivare a una conclusione”.
All’esposizione iniziata oggi hanno lavorato la storica dell’arte Giordana Benazzi, che ha condensato i suoi studi e approfondimenti nei testi di sei pannelli esplicativi, l’architetto Francesco Raschi che ha curato gli allestimenti, le aziende Traversini e Illux per supporti e illuminazione, lo studio Federico Venerucci Comunicazione per il progetto grafico e la stampa dei materiali.
Quello della Chiesa di Santa Maria dei Laici è uno dei quattro spazi espositivi che compongono il Polo museale diocesano, un circuito curato dall’associazione culturale “La Medusa”, che – oltre alle Chiesa dei Bianchi – collega con un biglietto unico il Museo diocesano accanto alla Cattedrale, la Chiesa di Santa Maria Nuova e il Museo delle memorie ubaldiane nella Basilica di Sant’Ubaldo in cima al monte Ingino. Per informazioni sulla mostra: 3382843237 – 0759220904 – info@museogubbio.it.