Spoleto – Don Edoardo Rossi insediato come Direttore della Caritas diocesana. Mons. Boccardo: «La Caritas è un grande patrimonio della nostra Chiesa». Il grazie del Presule a Giorgio Pallucco che l’ha diretta per otto anni.

Cambio alla guida della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia. Giovedì 1° ottobre 2020 l’arcivescovo Renato Boccardo ha presentato il nuovo direttore don Edoardo Rossi, che sarà anche vicario episcopale per la carità. Subentra all’avvocato Giorgio Pallucco che ha guidato l’organismo pastorale della Chiesa di prossimità a quanti sono nel bisogno negli ultimi otto anni. È stata una cerimonia semplice e familiare, tenutasi nel giardino interno alla sede della Caritas in Piazzetta della Misericordia, cui hanno preso parte i dipendenti e una decina di volontari.

Le parole dell’Arcivescovo. «Quella della Caritas – ha detto mons. Boccardo – è una bella tradizione che viene da lontano di vivacità, di prossimità, di amicizia e di sostegno a quanti sono segnati dal peso della vita, sia a livello morale che materiale. È un grande patrimonio per la nostra Diocesi: è necessario portarlo avanti e trasmetterlo a chi viene dopo di noi. L’avvicendamento del responsabile, allora, ci dice il desiderio di rinnovarsi. Don Edoardo arriva pieno di buona volontà e di fantasia, dopo aver vissuto l’esperienza gestionale del punto emergenza Caritas attivato nel tempo del confinamento a causa del Covid-19. Sono sicuro che con l’aiuto di tutti riuscirà a portare avanti in maniera feconda questo ministero, trasformando anche la presenza e la modalità di azione della Caritas, in quanto il mondo cambia e noi non possiamo essere a rimorchio». Poi, il pensiero dell’Arcivescovo a Giorgio Pallucco: «Grazie per questi anni in Caritas. Dal 1998 come obiettore di coscienza, culminati col ruolo di Direttore. Grazie per la passione e la fantasia che hai profuso in questo tempo, dando vita a tante iniziative di prossimità e compagnia nei confronti di chi è nel bisogno. Giorgio – ha sottolineato mons. Boccardo – non sparisce, rimane ancora per un po’ in Caritas trasmettendo la sua competenza ed esperienza a don Edoardo e poi continuerà ad impegnarsi nell’ambito del sociale con delle modalità che si stanno valutando. Sarà una forma nuova e diversa di attenzione a chi è nella necessità».

Giorgio Pallucco lascia nelle mani di don Edoardo una Caritas fedele al mandato di sempre: «Quello – dice il direttore uscente – di scegliere gli ultimi e di farlo come comunità. Sono stati anni di grazia, ricchi di esperienze e di incontri che mi hanno fatto crescere umanamente e spiritualmente e di cui porterò per sempre il ricordo. Sono grato a mons. Boccardo – afferma Pallucco – per il bel percorso fatto insieme in questi otto anni. Un grazie particolare poi desidero esprimerlo alle collaboratrici che mi hanno aiutato nel condurre il lavoro di ufficio, ai responsabili delle Opere Segno – la Mensa della Misericordia e la Casa Famiglia Oami di Baiano – ai volontari della Caritas Diocesana e a tutti coloro che mi hanno supportato e incoraggiato nel portare a termine i progetti intrapresi. Allo stesso tempo, sento la necessità di chiedere perdono per tutto ciò che non sono riuscito a fare, o che avrei potuto fare meglio».

Don Edoardo Rossi, che diventerà anche parroco coadiutore di S. Venanzo, Morgnano e Maiano di Spoleto, ringrazia l’Arcivescovo per la fiducia e al “mondo” Caritas, dipendenti e soprattutto volontari, dice: «Cammineremo insieme, cercando di rispondere al meglio a quanti sono segnati dalle difficoltà della vita. Ci conosceremo giorno per giorno e in sinergia attiveremo quelle azioni di prossimità che di volta in volta si renderanno necessarie. Tutto, però, scaturirà dalla preghiera. Uno degli obiettivi che mi pongo è quello di riavvicinare i giovani alla carità: hanno un grande desiderio di aiutare il prossimo. Credo molto in loro. Sono fiducioso sul loro coinvolgimento perché la carità è contagiosa. Grazie a Giorgio chi mi ha preceduto nel ruolo di direttore, ai dipendenti, ai volontari delle sede centrale e in particolare a quelli presenti in ogni zona della nostra Diocesi. Sono molto preziosi e li incontrerò a breve là dove svolgono il servizio di sentinelle della carità».

Foligno – al via la scuola interdiocesana di formazione Teologica

Lunedì 5 ottobre alle ore 18.30, presso la Chiesa di S. Paolo in via del Roccolo 30, prenderà via il nuovo anno accademico della Scuola interdiocesana di formazione teologica proposta dalla sinergia delle diocesi di Foligno e Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino.

La scuola è destinata, a quanti hanno ricevuto o intendono ricevere un ministero istituito (lettori, accoliti, ministri straordinari della comunione), a tutti gli operatori pastorali (catechisti, operatori della liturgia e della carità, membri dei consigli pastorali e per gli affari economici, animatori dei centri di ascolto del Vangelo, etc…), e a tutti coloro che vogliono dare ragione della propria fede.

La Scuola offre 3 possibilità di formazione: 1) CICLO ORDINARIO (CO), distribuito in
quattro anni, elaborato alla luce del Catechismo della Chiesa Cattolica e, dal 2014-2015. 2) ANNO DI APPROFONDIMENTO (AA) nel quale viene affrontato e approfondito un tema monografico che quest’anno verterà sulla “Affettività”. 3) corso teorico pratico denominato CICLO PER L’ACCOMPAGNAMENTO – EVANGELIZZAZIONE (CAE) rivolto in maniera specifica agli operatori della evangelizzazione composto di 3 blocchi tematici.

Quote di iscrizione annuale: Corso Ordinario € 40. Corso Anno di Approfondimento € 25. Corso Accompagnamento ed evangelizzazione € 25.

Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti in vista della Festa del Santo Patrono d’Italia: «Non c’è nulla di più attuale della vita e del messaggio di Francesco»

«Quando Dino Campana, il poeta folle e visionario di Marradi, narra il suo “pellegrinaggio” a La Verna, descrive san Francesco “come l’ombra di Cristo” che ha compiuto una “rinuncia” al tempo stesso “semplice e dolce”, e ha intonato un “canto alla natura con fede”. Un “santo italiano” che, in quel sacro monte “solitario e salvatico”, come lo definì il conte Ottavio, ricevette le stimmate e mise in atto la regola che aveva dettato ai suoi fratelli: vivere nell’obbedienza al Signore senza tenere niente per sé stessi». Lo scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel suo ultimo articolo pubblicato dal settimanale cattolico umbro La Voce, in edicola venerdì 2 ottobre e consultabile sul sito: www.lavoce.it .

Autentico gigante della santità. «Mai come oggi – prosegue il cardinale –, con l’avvicinarsi della memoria liturgica del Poverello il 4 ottobre e con la visita del Papa alla tomba del Santo il giorno precedente, questi fatti e queste parole sono straordinariamente controcorrente e attuali. Non c’è nulla di più attuale, infatti, della vita e del messaggio di Francesco. Alcuni anni fa, nel corso di una catechesi, Benedetto XVI lo definì un “autentico gigante della santità”, che con la sua gioia “continua ad affascinare moltissime persone di ogni età e di ogni credo religioso”. Tra la gioia e la santità c’è infatti un rapporto indissolubile, e il “giullare di Dio”, con la sua vita, ne è stato un esempio insuperabile».

Riformare noi stessi. «Fu proprio Pio XII – che nel 1939 lo proclamò, insieme a santa Caterina, patrono d’Italia – a utilizzare queste parole, sottolineando gli “insuperabili esempi di vita evangelica” che il Poverello diede ai “cittadini di quella sua tanto turbolenta età”. Colpisce che, oggi come ieri, si parla di una età turbolenta. D’altra parte, un altro intellettuale toscano e biografo di Francesco, Giulio Salvadori, invita proprio a vivere “l’ora presente” perché “svegliati dagli urti della realtà” ci muoviamo, come credenti, non per ambizione di novità o per riformare il mondo, ma per “riformare noi stessi”».

La rinuncia e la fede. «Ecco allora che in questa prospettiva evangelica – evidenzia il presidente della Cei –, in un periodo in cui la Chiesa viene raccontata e interpretata soltanto attraverso le categorie della “crisi” e dello “scandalo”, l’attualità di san Francesco rappresenta un esempio di vita concreta. Due parole tra quelle di Campana citate all’inizio – e tra le tantissime che si potrebbero evidenziare – meritano di essere meditate a lungo: la “rinuncia” e la “fede”. La rinuncia “semplice e dolce” di Francesco rappresenta, in realtà, per l’uomo di ogni tempo qualcosa di sconvolgente e scandaloso. Rinunciare a tutto, abbandonare i beni terreni, dimenticarsi della carriera e dei successi mondani per intraprendere una “vita nuova”, come scrisse Giuliano Agresti, e trovarsi poi alla fine della vita “nudo sulla nuda terra”, rappresenta ancora oggi qualcosa di indicibile. Quanti uomini e donne, oggi, sono disposti a scegliere questa vita decidendo di abbandonare ogni sicurezza per sposare Sorella Povertà? E poi la “fede” che è, sostanzialmente, la risposta attuale alle domande di ogni tempo».

Eresia e salvezza della Chiesa. «La fede che in Francesco si fa anche magnifica obbedienza, e che segna un crocevia fondamentale tra l’eresia e la salvezza della Chiesa. Uno degli snodi decisivi della vita del Poverello di Assisi, ancora oggi estremamente attuale, è il rapporto che si viene a configurare con papa Innocenzo III, a cui Francesco chiede il “permesso” di vivere il Vangelo. Francesco non esige, né sale in cattedra, ma chiede con umiltà. È la cosiddetta “grazia delle origini” francescane. Quella di Francesco è la fede semplice di un cristiano che salva la Chiesa e la riforma interiormente. Egli conosce benissimo i peccati degli uomini di Chiesa, ma ama profondamente la Sposa di Cristo, fino a donare tutto sé stesso. Nei suoi gesti e nelle sue parole non c’è superbia e arroganza, non ci sono inganni o secondi fini, non c’è desiderio di potere o ideologia, ma c’è solo carità e amore. Anche da questa purezza del cuore, oggi come ieri, si riconosce l’opera di Dio nelle azioni degli uomini».

Un periodo di preghiera. «Dopo la visita di Papa Bergoglio ad Assisi il 3 ottobre, andremo incontro – scrive – a un lungo periodo, tra il 2021 e il 2026, di commemorazioni francescane: 800 anni dall’approvazione della Regola non bollata, dalla stesura del Cantico delle creature, dalle stimmate e della morte di Francesco. Un periodo di riflessioni, celebrazioni e di convegni. Ma soprattutto, un periodo di preghiera per la Chiesa, l’Italia e il mondo intero».

Fare della fede la vita. «Giorgio La Pira, un terziario francescano, diceva che bisognava “fare della fede la vita”. L’uomo moderno – conclude il cardinale Bassetti – è invece un idolatra di sé stesso, affamato di potere e denaro. Una fame che può essere saziata soltanto con l’unico pane della vita: la Parola di Dio. Per questo motivo, occorre andare incontro al mondo come il Poverello di Assisi: con in volto la gioia e l’amore disarmante di Gesù. Anche nei piccoli gesti quotidiani, infatti, si può cogliere la straordinaria attualità di Francesco».

Perugia – la Caritas diocesana ha dato il benvenuto al suo nuovo direttore, don Marco Briziarelli. Il cardinale Bassetti al sacerdote: «Continua a dare la possibilità ai giovani di scoprire l’amore per i più fragili»

«Oggi è una giornata significativa per la nostra Chiesa: cambiano i responsabili della Caritas, ma non cambia la missione della Caritas e questo è la cosa più importante». Lo ha sottolineato il cardinale Gualtiero Bassetti all’incontro di benvenuto della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve al suo nuovo direttore, don Marco Briziarelli, tenutosi nel pomeriggio del 29 settembre tra il “Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza” e il teatro parrocchiale di San Barnaba. Don Marco Briziarelli è subentrato nell’incarico al diacono Giancarlo Pecetti e a sua moglie Maria Luisa Paci, che insieme hanno guidato la Caritas per più di quattro anni. Ai due coniugi è andato il sentito ringraziamento del cardinale, del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi e di tutta la “grande famiglia” degli operatori e dei volontari del “Villaggio”.

La missione della Caritas «è quella di servire i poveri – ha proseguito Bassetti – e vorrei che non ci si dimenticasse mai di questo. Il Papa ci chiede di tracciare nella nostra vita una linea preferenziale dei poveri; lui lo ha fatto nello scegliere il nome Francesco e in tutto quello che continua a fare nella Chiesa».

Chi sono i poveri. «Mi sono domandato tante volte chi sono i poveri? Sono coloro che non hanno né appoggi terreni, né ricchezze economiche, né amicizie che contano, né risorse personali da imporsi alla pubblica attenzione. E’ da questi nostri fratelli che nasce la preferenza per gli ultimi, l’attenzione ai problemi umani e sociali, l’ansia di fare entrare nella catechesi i temi della pace, della libertà, della giustizia, naturalmente nel cuore del messaggio della fede».

L’avanguardia della Chiesa. «Questo deve diventare il pane quotidiano soprattutto degli operatori e dei volontari – si è raccomandato il cardinale –, che sono la forza propulsiva della Chiesa, perché la Carità è l’avanguardia della Chiesa, non la retroguardia. Scegliere i poveri non significa soltanto fare assistenzialismo, che può essere necessario – penso a quanta assistenza abbiamo fatto come Chiesa durante la fase acuta della pandemia -, ma l’amore dei fratelli, oltre che ad assisterli, ci deve sempre portare a promuoverli».

Giovani, carità e missione. Rivolgendosi al neo direttore, il presule ha detto: «Continua a dare la possibilità ai giovani di scoprire l’amore per i più fragili, perché è toccando ogni tipo di fragilità che si impara a toccare la carne di Cristo e questo è il campo da coltivare che sta davanti a te». E nel soffermarsi sull’emergenza Covid-19, rivolgendosi sempre a don Briziarelli, ha commentato: «Questo tempo di pandemia ha allontanato adulti e ragazzi dalle parrocchie ed appena ritorneranno ti affido le cure di tutti loro, in particolare dei giovani perché mi stanno particolarmente a cuore, anche coinvolgendoli in quegli impegni missionari con il Malawi e con il Kosovo appena sarà possibile». Don Briziarelli, che lascia l’incarico di vice parroco dell’Unità pastorale di San Sisto-Sant’Andrea delle Fratte-Lacugnano, continua ad essere il presidente dell’associazione “Amici del Malawi”, una realtà missionaria operativa da oltre 40 anni a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo.

Guardiani del prossimo. L’incontro è culminato con la celebrazione eucaristica. Il cardinale, nell’omelia, si è soffermato sul significato della parabola del Buon samaritano, dicendo, in sintesi, «non fatevi scoraggiare da coloro che vi dicono che fate solo dell’assistenzialismo». Nel fare una cronologia del messaggio della parabola, il cardinale ha detto che il buon samaritano se fosse giunto prima dell’aggressione l’avrebbe potuta evitare. «Oggi voi dovete essere anche capaci di monitorare prima le situazioni di povertà per prevenirle», esortando i fedeli ad essere «tutti dei vescovi nell’essere guardiani del prossimo, perché la Carità è prendersi cura dell’altro affinché stia bene».

Un segno dell’incontro. L’incontro è stato preceduto dalla cerimonia di inaugurazione del viale di ingresso del “Villaggio della Carità”. Nel raccogliersi in preghiera prima di impartire la benedizione, il cardinale Bassetti ha detto: «Questo nuovo viale sia segno dell’incontro e della solidarietà fraterna alla quale ci chiama Dio Padre. Ogni fratello attraversandolo si senta realmente accolto da Gesù Buon Pastore che prende sulle sue spalle il fratello ferito, lo accoglie, lo cura e gli ridona la sua dignità».

Mons. Luigi Piccioli conclude il servizio di Vicario Generale. L’Arcivescovo: «Grazie per la sua sapienza umana e spirituale, il suo consiglio discreto e puntuale».

«Ho sempre collaborato per far prevalere il bene comune in questa bella porzione di Chiesa che è in Spoleto-Norcia». Con questo messaggio chiaro e di grande respiro ecclesiale, mons. Luigi Piccioli, 75 anni il prossimo dicembre, si accinge a lasciare dopo diciotto anni il ruolo di Vicario generale dell’Archidiocesi. Dal 1° ottobre, infatti, prenderà il suo posto don Sem Fioretti parroco di Cannaiola di Trevi. Insieme a quest’ultimo, che ricopre anche il ruolo di moderatore della Curia, il vescovo Renato Boccardo ha nominato anche il nuovo consiglio episcopale, ossia quei preti che lo coadiuvano nel “governo” della Diocesi. Sono: don Vito Stramaccia, priore di Montefalco, vicario per una pastorale missionaria; don Edoardo Rossi, nuovo parroco coadiutore di S. Venanzo-Morgnano-Maiano in Spoleto, vicario per la carità: don Davide Travagli, nuovo parroco del Sacro Cuore-S. Sabino in Spoleto, vicario per il clero.

Era il 2002 quando l’arcivescovo Riccardo Fontana scelse don Luigi Piccioli come suo primo collaboratore dopo la nomina di mons. Gino Reali a vescovo di Porto-Santa Rufina. Mons. Boccardo, poi, lo ha confermato nell’incarico altre due volte. E don Luigi – che è stato negli anni parroco di Cortaccione, S. Giacomo, Santa Maria in Campis e negli ultimi due lustri del centro storico di Spoleto – esprime viva gratitudine a questi due Vescovi «per, dice, avermi voluto al loro fianco. In questo lungo periodo, in cui il mondo è cambiato notevolmente e con esso anche la realtà ecclesiale, ho maturato una visione di Chiesa ampia, basata sulla corresponsabilità: sono uscito dall’orticello della parrocchia che spesso crediamo essere il centro di tutto, ho abbandonato il “a me pare” per abbracciare uno sguardo d’insieme volto al bene comune. Sono dunque maturato nel ministero ed ho provato a servire con più amore la Chiesa. Ho visto tante cose belle operate dal Signore in questi anni, così come non sono mancate le difficoltà, le ferite e le contraddizioni». Don Luigi ha gestito con sapienza e paternità la fase di passaggio tra l’episcopato Fontana e quello Boccardo, così come non ha mai fatto mancare, con delicatezza e discrezione, l’attenzione ai confratelli presbiteri. Da Vicario generale ha continuato ad essere parroco in grandi realtà. «È stato edificante mettere in pratica in prima persona quanto proponevamo col Vescovo e con gli altri Vicari episcopali a tutti i sacerdoti e alle parrocchie. Soprattutto nei dieci anni a Spoleto è stato bello vedere la nascita e il cammino della Pievania di Santa Maria: una bella esperienza di comunione e condivisione tra preti e con i laici. In Città, poi, sono stato anche sollecitato a pensare una dimensione pastorale che rispondesse alla bellezza artistica delle chiese (Cattedrale, S. Gregorio, S. Filippo, S. Ansano, S. Domenico e Santa Maria della Piaggia), provando a far sì che questi capolavori dell’arte fossero abitati da una comunità cristiana articolata ed omogenea, gioiosa e generosa». Don Luigi lascia anche la guida delle parrocchie, che sarà assunta da don Bruno Molinari e don Pier Luigi Morlino. Ma rimarrà a vivere in Città, ancora a servizio della Chiesa diocesana: è stato nominato delegato arcivescovile per le Aggregazioni laicali, continua nel ministero di Esorcista diocesano e di Canonico della Cattedrale. Più volte l’arcivescovo Boccardo in quest’ultimo periodo ha ringraziato mons. Piccioli: «La sua sapienza umana e spirituale, il suo consiglio discreto e puntuale, la sua fedeltà e la sua prudenza sono state per me aiuto e sostegno prezioso in questo tempo».

Spoleto – Veglia di preghiera in ricordo di S. Giovanni Paolo II dopo il furto della sua reliquia dalla Cattedrale. L’arcivescovo Boccardo: «Preghiamo per colui o coloro che hanno rubato la reliquia del Papa

Un momento di preghiera attento e docile, caratterizzato dalla dimensione dell’ascolto e del raccoglimento. È quanto è stato vissuto nella sera di sabato 26 settembre 2020 nella Cattedrale di Spoleto, dove diversi fedeli hanno raccolto l’invito dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo per vivere un tempo di orazione a seguito del trafugamento della reliquia di S. Giovanni Paolo II dal Duomo, avvenuto mercoledì 23 settembre scorso.

«Siamo dispiaciuti e impressionati per il furto della reliquia di S. Giovanni Paolo II», ha detto mons. Boccardo all’avvio della veglia. «È un gesto sconsiderato che ferisce la devozione e il senso di famiglia che tutti abbiamo esperimentato alla scuola di questo grande Pontefice. Ma il furto della reliquia nulla toglie alla devozione e alla riconoscenza del popolo cristiano. E noi questa sera vogliamo raccoglierci in preghiera proprio per rinnovare la memoria della persona e dell’insegnamento del Santo Pontefice». Sono stati letti tre passaggi del Magistero del Papa polacco: uno riferito al suo discorso con i giovani, uno alla promozione della pace e uno alle persone anziane. Dopo ogni brano c’è stato un pezzo delicato di musica per favorire l’interiorizzazione delle parole ascoltate, seguito da un tempo di silenzio. Poi, nel ricordo della devozione filiale che Giovanni Paolo II nutriva nei confronti della Vergine Maria, è stata recitata una decina di rosario. «Anche noi – ha detto l’Arcivescovo – ci rivolgiamo fiduciosi alla Madre di Gesù. A lei chiediamo di accompagnare e sostenere il nostro cammino e in particolare vogliamo portare nella nostra preghiera colui o coloro che hanno rubato la reliquia del Papa. Insieme con il sentimento del perdono che vogliamo abiti il nostro cuore, chiediamo che l’intercessione della Vergine Maria ottenga per lui o per coloro la luce e il coraggio della verità».

Prima della benedizione finale mons. Boccardo ha letto questo passo dell’omelia che S. Giovanni Paolo II ha tenuto il giorno dell’inizio del suo ministero petrino, il 22 ottobre 1978: “Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna”.

Terni – riapertura dopo il restauro post terremoto della chiesa di Santa Maria Maggiore a Collescipoli

Sabato 26 settembre alle ore 18 si terrà la cerimonia per la riapertura della chiesa di Santa Maria Maggiore in Collescipoli, chiusa a seguito dei danni a causa del terremoto del 2016. Interverranno: Mons. Giuseppe Piemontese Vescovo di Temi-Narni-Amelia, Don Albin Kouhon Parroco di Santa Maria Maggiore, Prof. Luigi Carlini Presidente Fondazione Carit, Avv. Leonardo Latini Sindaco di Terni, Arch. Paolo Leonelli Direttore dei lavori. La cerimonia si concluderà con il concerto d’organo.
Domenica 27 settembre alle ore 10.30 ci sarà la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Giuseppe Piemontese

La collegiata di Santa Maria Maggiore si trova nel punto più elevato del colle e risale al XII secolo, anche se la sua attuale fisionomia pare essere conseguente ad un insieme di opere che vanno dal XIV al XIX secolo. Depositaria di numerose opere pittoriche e scultoree d’artisti famosi, la Collegiata di Santa Maria Maggiore si sfregia anche di un organo a sette registri, rarissima opera del fiammingo gesuita Willem Hermans del 1678.
A seguito del terremoto la chiesa è stata danneggiata nella parte della facciata con segni profondi di distacco murario che ne ha determinato l’inagibilità. Il progetto di restauro dell’architetto Leonelli Paolo è stato accolto dalla CEI che ha preso in carico 75% del costo. La Fondazione CARIT ha provveduto al restante 25%, oltre agli extra sorti nel corso dei lavori. I lavori di consolidamento della facciata sono stati eseguiti dall’impresa Edile Artigiana s.n.c. di Pancrazi Roberto e Mauro e quelli di ripristino degli affreschi dal restauratore Giovanni Castelletta.

Terni – festa di San Vincenzo de’Paoli e dei quattro anni dell’opera diocesana dell’Emporio Bimbi

Due importanti eventi per l’associazione San Vincenzo de’ Paoli di Terni, in occasione della festa liturgica di San Vincenzo, rinnovatore della carità nella Chiesa e nella società e fondatore di opere caritative della famiglia vincenziana. Domenica 27 settembre alle ore 11.30 sarà celebrata nella chiesa di San Giovanni Battista in Terni la messa, presieduta dall’assistente spirituale don Angelo D’Andrea, per tutti i vincenziani della diocesi e saranno ricordati i quattro anni di attività dell’Emporio Bimbi, la struttura inaugurata nel 2016 in via Pascoli a Terni, che offre accoglienza e servizi dedicati esclusivamente ai bambini.

La storia dell’Emporio Bimbi
Questa struttura, diversa dai tradizionali Empori Solidali, è un po’ il biglietto da visita della San Vincenzo ternana. Partendo dalla considerazione che la visita domiciliare è il peculiare modo di operare con le famiglie assistite e va incoraggiata e mantenuta per non perdere l’identità, altri modi di assistenza, in riferimento alle esigenze emergenti, possono essere sperimentati per raggiungere l’obiettivo di dare la giusta dignità e il giusto posto nella società ad ogni essere umano e fare un significativo passo verso l’inclusione dei bambini più svantaggiati. La carità per essere efficace deve adattarsi alle mutate esigenze dei tempi in cui si vive, inventare nuove forme, è questo l’impegno, in questo tempo di crisi sanitaria e sociale, tra i volontari dell’Emporio Bimbi.
Il progetto interessa bambini di età compresa tra 0 e 12 anni appartenenti a famiglie di diverse nazionalità. Sono persone che vivono situazioni di difficoltà economica o altre situazioni di difficoltà esistenziale, famiglie straniere non perfettamente integrate, famiglie italiane che si sentono escluse in una società che emargina chi non ha i mezzi per sostenere un alto tenore di vita.
Nel 2019 sono state aiutate 173 famiglie, 234 bambini di 31 diverse nazionalità; sono stati distribuiti 1119 pacchi di alimentari e prodotti di igiene e 2188 capi di vestiario oltre zaini e grembiuli per la scuola, culle, carrozzine, seggiolini.

L’Emporio Bimbi nel periodo di pandemia Covid 19
Nel periodo della pandemia, al pari delle scuole, la struttura è stata chiusa non potendo svolgersi attività con i bambini. Nella consapevolezza che il coronavirus ha danneggiato soprattutto i più deboli, i bambini non sono stati abbandonati nel proprio isolamento, fedeli allo scopo dell’Emporio di non lasciare indietro nessuno nel percorso di crescita umana e culturale. Sono stati tenuti i contatti, aiutato a distanza con i compiti, recapitato latte e pannolini a domicilio, pacchi spesa, giocattoli ed attrezzature soprattutto per i bambini che dovevano nascere in un periodo sfortunato in cui era tutto chiuso.
A due mesi dalla riapertura dell’Emporio si è constatato un incremento del 15% dei casi seguiti. Si è passati dalla diffusa paura del contagio alla disperazione sociale di chi ha perso il lavoro, sia in famiglie prima autosufficienti che in quelle già provate dal problema economico, in una situazione già abbastanza difficile come quella di Terni. Tante famiglie già in disagio abitativo in cui la pandemia ha accentuato le problematiche nelle relazioni familiari, nella possibilità di accesso alla didattica digitale, nella possibilità di avere un minimo di spazio personale per la privacy e l’attività motoria necessaria in questa angusta situazione. Famiglie in cui, anche se era tutto fermo, sono arrivate bollette da pagare, affitti, spese condominiali, ma non i compensi di un lavoro prima precario ora nulo.

L’aiuto alle famiglie e agli studenti
Nella fase della ripartenza è stato subito riattivato il servizio di distribuzione pacchi di alimentari e prodotti per l’igiene nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. È stata riorganizzata la distribuzione di vestiario, attrezzature e giocattoli preventivamente sanificati. In particolar modo, in vista della riapertura delle scuole, circa 100 famiglie si sono rivolte all’Emporio per avere zaini, grembiuli, astucci, quaderni e tutto il corredo scolastico. In questo periodo sono stati tanti gli studenti che sono rimasti indietro per la mancanza di idonei strumenti informatici o risorse economiche per pagare una connessione efficace. Hanno sofferto di questa mancanza di opportunità educativa, della mancanza di attività integrative extrascolastiche, della possibilità di avere accanto familiari culturalmente preparati in grado di integrare le loro conoscenze. Per questo, saranno attivate all’interno dell’Emporio, postazioni per poter svolgere l’aiuto compiti e due postazioni computer isolate e sanificate, fruibili sia dai bambini che dai genitori che attualmente non hanno le conoscenze per poter affiancare i figli e che quindi hanno necessità di imparare per essere di aiuto in futuro.
Alle famiglie che ne sono sprovviste, vengono forniti kit di prodotti per la prevenzione e sanificazione degli ambienti domestici.

Benefattori
In un momento di particolare difficoltà economica, le richieste di queste famiglie sono state affrontate grazie al sostegno della Fondazione Carit, della Bcc Banca Centro e della Cosp Tecno Service. La Fondazione Carit ha donato all’Emporio il ricavato della vendita dei cataloghi della mostra “Imaginaria. Logiche d’arte in Italia dal 1949” ed il suo 5 per mille.

Assisi – inaugurazione dell’Anno Accademico 2020-2021 degli Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose di Assisi presso la nuova sede. Il sogno dei due Istituti: dare vita nel tempo ad un campus universitario teologico

Circa 400 persone tra studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo vivranno dall’Anno accademico appena inaugurato la nuova sede degli Istituti Teologico (ITA) e Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” della città serafica, fino ad oggi ospitata nella Custodia del Sacro Convento.

La conferenza stampa per l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2020-2021 si è tenuta nella mattinata di venerdì 25 settembre nell’aula magna dei due Istituti a cui sono intervenuti: mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Presidente della Conferenza Episcopale Umbra e Moderatore dei due poli accademici, Padre Giulio Michelini, ofm, Preside dell’ITA, e Suor Roberta Vinerba Direttore dell’ISSRA.

Questi Istituti sono promossi dalla Conferenza episcopale umbra e dalle Famiglie religiose francescane e sono gestiti dalla Fondazione “Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi”, eretta dalla Congregazione per l’Educazione cattolica ed aggregata alla Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense di Roma.

Il settimanale cattolico umbro La Voce ha dedicato, nel numero in edicola questo fine settimana, un inserto di quattro pagine, con approfondimenti ed interviste, ai cinquanta anni di avventura dei due Istituti e ai loro progetti futuri e al Seminario Regionale.

I tre relatori hanno illustrato le finalità degli Istituti che offrono un approccio teologico alle questioni relative alla contemporaneità: economiche, sociali e storiche, con occhio particolare a questo difficile momento per le conseguenze del Covid-19. Emergenza sanitaria che ha accentuato anche le fratture interiori e sociali.

I due Istituti, oltre alla formazione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, degli insegnanti di religione, degli operatori pastorali, si propongono di accompagnare chi ricerca le ragioni della propria fede ed hanno un sogno: quello di dare vita nel tempo ad un campus universitario teologico.

L’arcivescovo Boccardo ha sottolineato che «la prima finalità dei due Istituti è quella ecclesiale. E’ in questo orizzonte che tutte le discipline insegnate, pur con contenuti e metodi propri, ricevono una prospettiva specifica: far crescere la Chiesa».

Padre Michelini ha illustrato le specificità dell’ITA: «la formazione culturale, biblica e teologica dei candidati ai ministeri ordinati e agli altri ministeri ecclesiali, la formazione permanente del Clero e la preparazione dei laici. L’ITA dà la possibilità di acquisire un titolo accademico parificato ad una laurea». Il preside dell’ITA ha sottolineato che «le lezioni in emergenza Covid-19 saranno sempre con i docenti in aula, vera e virtuale al tempo stesso. Le lezioni verranno fornite frontalmente a quelli che vogliono e possono essere presenti e saranno identiche per quelli che le seguiranno da casa tramite computer».

Suor Vinerba ha evidenziato come «all’ISSRA si sono iscritti molti giovani e diversi liberi professionisti. Questo Istituto è la cerniera di dialogo con la cultura contemporanea ed è il volto estroverso del sapere teologico nei confronti del mondo. I nostri iscritti avranno la concreta possibilità di avere un posto di lavoro come insegnanti di religione. Nell’arco di dieci anni, infatti, saranno molti quelli che nelle diocesi umbre andranno in pensione e le cattedre disponibili non saranno sufficientemente coperte da quanti si stanno formando».

I due Istituti hanno dato vita ad una nuova identità visiva e campagna di comunicazione progettate da “BCPT Associati” e centrata su quattro strade ideali, quattro modi di accesso ai percorsi formativi dei due Istituti: “Riparto per… cercare, rispondere, comprendere, insegnare”.