Perugia – Il V Rapporto sulle povertà “Siamo tutti chiamati a remare insieme” curato dall’Osservatorio della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. Uno studio relativo ai dati 2019 con una propaggine al trimestre marzo-aprile-maggio 2020 al tempo del “Coronavirus” e un focus sui servizi del Consultorio sanitario della Caritas, novità del V Rapporto

Scaricabile dal sito: www.caritasperugia.it, il V Rapporto sulle povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, curato dall’omonimo Osservatorio della Caritas diocesana, ha per titolo: “Siamo tutti chiamati a remare insieme”, presentato alla stampa il 26 giugno dal diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas diocesana, dall’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio, e dallo statistico Nicola Falocci. Quest’ultimo, insieme all’imprenditrice e già direttrice della Caritas Daniela Monni, alla dottoressa Fiammetta Marchionni, responsabile del Consultorio sanitario della Caritas, all’assistente sociale Silvia Bagnarelli, responsabile del Centro di Ascolto (CdA) diocesano, e ad Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti della Caritas, fa parte dell’equipe dell’Osservatorio diocesano sulle povertà e l’inclusione sociale.

Covid-19 e Consultorio sanitario. Il Rapporto, ricco di dati contenuti in 25 tabelle e in diversi grafici che sintetizzano il fenomeno, non si limita ad analizzare la povertà nel 2019, ma ha una propaggine nell’anno in corso, per l’esattezza il trimestre marzo-aprile-maggio 2020 caratterizzato dalla pandemia da Covid-19. Inoltre questo V Rapporto, le cui fonti principali di ricerca sono in primis il Centro di Ascolto diocesano e quelli parrocchiali e gli Empori della Solidarietà, si sofferma per la prima volta sull’attività del Consultorio sanitario istituito dalla Caritas nel 2015, la novità di questo studio. Circa un quarto delle 147 persone ascoltate sono italiane e complessivamente il Consultorio risponde a richieste di informazioni sulle terapie più idonee a curare le patologie sofferte da coloro che chiedono assistenza. L’attività principale, svolta da tre volontari, consiste nella consegna di farmaci da banco non prescrivibili da parte del SSN (1.110 di questi sono stati distribuiti nel 2019), oltre a 408 buoni erogati per acquisti di farmaci, per il pagamento di ticket e di esami diagnostici. Ciò che evidenzia il Rapporto non sono tanto i numeri forniti dal Consultorio, ma lo stato d’animo in cui arriva la persona in difficoltà. Il paziente è convinto di non potersi curare per mancanza di mezzi.

Dati povertà in linea negli ultimi anni. Innanzitutto, come sottolinea nella presentazione il direttore Pecetti, il Rapporto 2019 «non presenta differenze di rilievo con i dati del 2017 e 2018… Se da un lato questo ci può far stare tranquilli, dall’altro ci preoccupa molto perché evidentemente non riusciamo ad incidere profondamente nel tessuto dei bisogni espressi dalle famiglie del nostro territorio. Una delle preoccupazioni alle quali attribuire questa situazione è la mancanza di politiche che possano rimettere in moto il mercato del lavoro». Proprio la difficoltà occupazionale, insieme a quella economica, abitativa, familiare, di migrazione/immigrazione e di salute, sono le principali cause di povertà degli utenti che nell’ultimo anno si sono recati al CdA diocesano. Complessivamente 1.039 sono state le persone (famiglie) censite nel 2019 dal suddetto CdA di cui 250 con cittadinanza italiana, mentre nel 2018 erano 1.015 (251 gli italiani).

L’aumento consistente nel tempo del Covid-19. Dati che non presentano differenze di rilievo, ma a questi non possono non essere sommati quelli relativi ai primi tre mesi dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Esattamente le circa 120 persone o famiglie che in passato non si erano mai rivolte al CdA diocesano, come anche i 400 accessi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente all’Emporio “Tabgha” di Perugia città e l’aumento del numero dei pasti distribuiti quotidianamente dal “Punto di ristoro sociale San Lorenzo”, tra marzo e maggio 2020, passati da 75 ad 87. Dietro a queste cifre ci sono delle vite il cui bisogno più urgente, si legge nel Rapporto, è la necessità di un sostegno alimentare…, ma nel clima di incertezza che si respira, sono stati richiesti ascolto, prossimità, conforto e speranza. E’ stato necessario orientare e consigliare le persone tra le tante misure di sostegno al reddito individuate dai D.L. e fornire informazioni e chiarimenti in merito ai DPCM. Rimane costante il bisogno di un sostegno economico per il pagamento di utenze domestiche e affitto. Per aumentare la disponibilità degli operatori all’Ascolto, si è attivata una linea telefonica mobile (389.8944509) reperibile anche negli orari di chiusura degli uffici.

Nel tempo del Covid-19 aumentati anche i volontari e le donazioni. Questo tempo surreale ha creato occasioni di bene. Tanti volontari, anche giovanissimi, hanno scelto di donare il proprio tempo e le proprie capacità per servire gli ultimi. Sono raddoppiate anche le donazioni economiche in questo trimestre. Le donazioni di generi alimentari, destinate all’Emporio “Tabgha”, si sono moltiplicate con un andamento in costante espansione. Una prima prudente e sommaria stima, che verrà precisata e validata dal prossimo report annuale, indica come l’aumento delle donazioni in questo trimestre sia per lo meno triplicato. A marzo hanno poi iniziato ad intensificarsi anche donazioni da parte di aziende commerciali in particolare del settore ristorazione, che mai prima avevamo avuto come nostri donatori. Nel mese di aprile, e soprattutto a maggio, il flusso è ulteriormente aumentato fino a raggiungere ritmi bigiornalieri… Ma in questi ultimi tre mesi si è moltiplicato anche il volume delle donazioni effettuate da singoli cittadini, studenti, piccole associazioni, quartieri, gruppi di amici, ecc. In questo caso la quantità delle donazioni rispetto al normale flusso, da una prima stima, è sicuramente più che triplicata. La motivazione in questo caso è stata la voglia di dare una mano a chi, causa Covid-19, era rimasto senza lavoro e sostentamento.

Su questa barca ci siamo tutti. Come osserva l’assistente sociale Silvia Bagnarelli, “ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti” (Papa Francesco, tratto dall’omelia della preghiera in tempo di epidemia).

I poveri raddoppiati in Italia per il Covid-19. Il fenomeno povertà, che ha avuto un’accelerata a causa di questa pandemia, potrebbe ulteriormente crescere nell’anno in corso terminati gli effetti dei decreti governativi in risposa all’emergenza economica, soprattutto quella legata alla preoccupante disoccupazione. Secondo una recente rilevazione delle Caritas italiana, compiuta presso tutte le 220 Caritas diocesane, il numero dei nuovi poveri risulta più che raddoppiato rispetto alla situazione di pre-emergenza.

Uno sguardo alla situazione italiana ed umbra. Prima di offrire una sintesi dei contenuti di questo V Rapporto, l’economista Pierluigi Grasselli, accenna alla situazione italiana ed umbra richiamandosi ai recenti dati Istat dai quali emerge «una riduzione dell’incidenza delle famiglie in povertà assoluta», passando dal 7% del 2028 al 6,4% del 2019. «Si ritiene che ciò sia dovuto agli aumenti di spesa delle famiglie meno abbienti – commenta l’economista –, consentiti dall’introduzione del Reddito di cittadinanza, andando a beneficio, nella seconda metà del 2019, di oltre un milione di famiglie in difficoltà». Mentre per la povertà relativa, spiega Grasselli, «l’Umbria subisce una riduzione notevole, passando dal 14,3% del 2018 all’8,9%, inferiore al valore stimato per l’Italia (11,4%), ma superiore a quello calcolato per il Centro Italia (7,3%). Occorre ancora un grande impegno, sviluppato congiuntamente da tutti i livelli di governo, per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Questo anche perché, per il 2020, si ritiene che l’epidemia da Covid-19 determini una forte espansione della povertà».

Il profilo delle povertà secondo il CdA diocesano perugino. Presentando il V Rapporto, Grasselli si sofferma sulla cittadinanza degli utenti del CdA diocesano: «Sono in prevalenza stranieri (il 72%), soprattutto femmine (il 57%), con un’età media nettamente più elevata tra gli italiani (le classi più consistenti sono quelle 35-44 anni e 45-54 anni, n.d.r.), in particolare tra i maschi, un basso livello medio di scolarizzazione, che può giustificare il timore di una diffusa povertà educativa, una condizione abitativa segnata da molte criticità, una decisa prevalenza della condizione di disoccupato (70%), soprattutto tra gli stranieri, il forte prevalere, assai più marcato tra gli stranieri, di quelli che vivono con familiari/parenti, con un’elevata aliquota di maschi italiani che vivono da soli, una molteplicità di bisogni dichiarati: sostegno economico, lavoro dignitoso, abitazione decorosa, e poi servizi efficaci, per la salute, per la vita di famiglia, per una società solidale e coesa. Questi bisogni, che esercitano su ciascun povero una pressione crescente negli anni recenti, possono richiedere interventi molteplici, non limitati a sussidi economici, interventi inseriti in progetti personalizzati, attivati da attori coordinati tra di loro, operanti in reti ben funzionanti».

Non solo trasferimenti monetari, ma anche servizi ben coordinati. La sussidiarietà al centro. «Anche la nuova situazione causata dal Covid-19 – conclude Pierluigi Grasselli – spinge in direzione di un ventaglio di interventi, e di una molteplicità di attori alle condizioni indicate nel Rapporto. Si osservi al riguardo il ruolo determinante della sussidiarietà: rifuggendo da statalismo e assistenzialismo, si punta a stimolare e a rafforzare le energie che nascono dal basso, e cioè le capacità della società di trovare soluzioni e dare risposta ai bisogni, in linea con il recente “Appello della società civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori”. Al riguardo può auspicarsi, come di recente è stato chiesto per l’economia, un confronto con la Regione Umbria, per assicurare la sostenibilità del sociale (ivi incluso il contrasto alla povertà), in forte connessione con quella dell’economico, che veda coinvolte Istituzioni, forze sociali, organizzazioni del TS, e associazioni di cittadini, con il loro sapere sociale, con le loro professionalità e pratiche di prossimità. All’origine, può muoverci la Responsabilità: la pandemia ci ha fatto capire che ciascuno è sicuro quando tutti sono sicuri. La Responsabilità può intrecciarsi con la Solidarietà (intesa come determinazione a impegnarci per il Bene Comune) ed entrambe possono promuovere la Sussidiarietà. Lungo questo percorso procediamo verso la Sostenibilità».

Il cardinale Gualtiero Bassetti riflette su «Un mondo da rammendare. La società contemporanea, la pandemia e i nuovi untori»

«Mai come oggi è opportuno utilizzare la virtù della prudenza. Ci sono infatti segnali contrastanti sulla pandemia che ormai da mesi sta caratterizzando l’esistenza degli abitanti dell’intero pianeta. Mentre in Italia si sta cercando di tornare a uno stile di vita “normale”, con milioni di cittadini che sognano le vacanze, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato che nel mondo la pandemia “continua ad accelerare”». Lo scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti nel suo ultimo articolo dal titolo: “Un mondo da rammendare. La società contemporanea, la pandemia e i nuovi untori”, pubblicato nella sua rubrica quindicinale Il pane e la Grazia nel settimanale La Voce in edicola venerdì 26 giugno, consultabile anche sul sito: Il pane e la Grazia – LaVoce .

Una nuova Babele. «Di fatto, ai nuovi allarmi sanitari che provengono dalla Germania, dagli Stati Uniti, dal Brasile e dalla Cina – prosegue il cardinale nella sua riflessione –, si sovrappongono le cronache quotidiane, le statistiche ufficiali, le testimonianze eroiche di medici e, infine, anche una lunga serie di ardite teorie sull’origine o sulla reale consistenza della pandemia. Una ridda di voci, commenti e giudizi si affastellano uno sull’altro dando vita a una sorta di nuova Babele».

Gli untori contemporanei. «Molti commentatori, in questi mesi di quarantena, hanno evocato I Promessi sposi di Manzoni. In quel prezioso capolavoro della letteratura italiana ci sono, infatti, molti spunti di attualità: dalla “miscredenza” iniziale alle misure drastiche di controllo dell’epidemia; dalla morte tragica nel lazzaretto di Milano fino ai “deliri” prodotti dagli “uomini di passione” nei processi agli “untori”. Quest’ultimo elemento è forse uno degli aspetti più inquietanti del mondo contemporaneo».

La rabbia sociale e la lista dei colpevoli. «Il rischio più grande di questo periodo – evidenzia il presidente della Cei – è che dalla paura della pandemia si passi alla rabbia sociale. Una rabbia che si dimentica del virus, il cosiddetto “nemico invisibile”, e si scagli invece, di volta in volta, contro i nuovi “untori” che possono essere rintracciati nell’ordine: in una potenza straniera colpevole di aver prodotto o esportato il virus; in un’istituzione statale (una regione o una scuola) giudicata incapace di gestire la crisi; in una categoria sociale ritenuta ingiustamente protetta (gli statali); in una comunità ecclesiale responsabile di aver diffuso la malattia. La lista dei colpevoli, dei nuovi capri espiatori, potrebbe essere lunghissima. Ed estremamente pericolosa».

Due angosciose dimensioni sociali. «Questa lista di nuovi “untori”, infatti, è drammaticamente amplificata dal nostro mondo così interconnesso e globale ma anche così profondamente ferito e diviso. Il tessuto sociale della società contemporanea è ormai da tempo lacerato e sfibrato. Una lacerazione sempre più visibile che sta progressivamente facendo venir meno il significato profondo di fraternità, comunione e del vivere insieme. Al suo posto sembrano regnare un individualismo esasperato e un pervicace relativismo etico. È da queste due angosciose dimensioni sociali dell’uomo contemporaneo, l’individualismo e il relativismo, che sorge la necessità di trovare nell’altro un “untore” – un colpevole – e non una persona amica, una persona in cui vedere il volto di Cristo».

Lo sguardo del samaritano per il mondo post-pandemia. «Compito dei cristiani e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà – conclude il cardinale Bassetti – è rovesciare questa prospettiva. Con zelo, gioia e umiltà abbiamo una grande missione per l’oggi e l’avvenire: rammendare questo mondo lacero. L’individualismo e il relativismo etico sono due false risposte ai grandi problemi odierni. Ciò che serve oggi, invece, è lo sguardo del samaritano e il gesto di amore di chi si china per ricucire ciò che è strappato, per unire ciò che è diviso, per amare ciò che viene odiato. Si tratta di una grandissima missione di carità ed evangelizzazione perché non sappiamo come sarà il mondo dopo la pandemia. E per usare le parole di Alessandro Manzoni “non sempre ciò che viene dopo è progresso”».

Perugia: Celebrato il 22° anniversario della morte del venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli, noto chirurgo. Il vescovo Domenico Cancian: «Vittorio, in questa pandemia, avrebbe trasmesso serenità, pace, speranza e fiducia sia nella scienza che ancor più nella fede».

«Vittorio Trancanelli, in questa pandemia, non avrebbe fatto tanti discorsi, perché la sua testimonianza cristiana, ma anche di uomo e di medico, era molto puntuale, attenta e vicina alle sofferenze più importanti e alle situazioni di povertà. Avrebbe fatto molta attenzione alle persone che hanno sofferto di più: i malati che non hanno potuto avere accanto i loro cari. Sicuramente la sua presenza avrebbe dato un tocco particolare di umanità e di fede a queste persone in totale solitudine». E’ la riflessione di mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello e amico del venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli (1944-1998), nell’intrattenersi con alcuni giornalisti al termine della celebrazione eucaristica del 22° anniversario della morte del noto chirurgo perugino scomparso dopo una grave malattia all’età di 54 anni.

I partecipanti. Celebrazione che si è tenuta lo scorso 24 giugno, nell’area antistante alla chiesa dell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia di Perugia dove riposano i resti mortali del venerabile, a cui hanno partecipato diversi sacerdoti e fedeli. Presenti la moglie Rosalia Sabatini Trancanelli, il professor Fausto Santeusanio, presidente dell’associazione “Alle Querce di Mamre”, fondata dal venerabile, il dottor Antonio Onnis, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera, e il dottor Enrico Solinas, postulatore della causa di canonizzazione del medico “santo” perugino.

Uomo di pochi gesti. «Vittorio – ha proseguito il vescovo Cancian – era un uomo di pochi gesti, ma molto significativi. In uno dei nostri incontri mi raccontò che dopo un’operazione non lasciava solo il paziente, perché per lui quel momento era importante. Si metteva vicino al letto della persona operata per capire come evolveva la situazione. Non l’ho mai visto trasmettere ansietà e, nell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, avrebbe trasmesso serenità, pace, speranza e fiducia sia nella scienza che ancor più nella fede».

La santità è sempre giovane. Mons. Cancian, durante l’omelia, oltre a soffermarsi sulla coincidenza del giorno del ritorno alla Casa del Padre di Vittorio Trancanelli con quello della ricorrenza della nascita di san Giovanni Battista – che la Chiesa celebra il 24 giugno -, ha accostato la santità del medico “santo” perugino a quella di un giovanissimo, che il prossimo ottobre sarà proclamato beato: Carlo Acutis (1991-2006), il cui corpo riposa nel Santuario della spogliazione di Assisi. Ad una domanda di un giornalista (perché accostare queste due figure?), il presule ha risposto: «La santità è sempre giovane e lo spirito di Vittorio era sempre sereno, fiducioso, che esprimeva speranza come quello di un giovane come Carlo Acutis. Io ho vissuto quest’esperienza con la beata Madre Speranza di Gesù, morta a 90 anni, che aveva degli occhi luminosi, molto vivaci, presenti e lo stesso ho notato quando incontrai Madre Teresa di Calcutta, poche settimane prima che morisse. Anche in persone anziane la santità si esprime in un volto giovanile. Ma è anche l’attualità dei santi – ha concluso mons. Cancian – che li fa essere sempre giovani, presenti nell’incarnare dei valori transculturali e transgenerazionali. Sono valori di sempre, sia umani che cristiani».

Diverse grazie ricevute. L’umanità di Vittorio Trancanelli, insieme alla sua umiltà, come ha ricordato il postulatore Solinas, «oggi porta il nostro venerabile servo di Dio ad essere conosciuto in tutta l’Italia. La Postulazione della causa – ha annunciato il dottor Solinas – sta valutando due casi di presunte guarigioni inspiegabili per la scienza medica avvenute per intercessione di Vittorio Trancanelli. Abbiamo tante testimonianze di devoti che lo pregano e diverse sono le grazie ricevute per sua intercessione. Preghiamo tutti il Signore affinché presto possa essere proclamato beato».

Presentato a Roma il libro di monsignor Sorrentino. Il cardinale Bassetti: “Il Coronavirus ci impone un ripensamento di tanti stili di vita e parametri culturali”

È stato presentato mercoledì 24 giugno nella sala Convegni della Comunità di Sant’Egidio l’ultimo libro scritto dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, intitolato “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”, pubblicato da Edizioni Francescane Italiane. Sono intervenuti, insieme all’autore, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Questa presentazione, organizzata in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, è stata moderata dalla giornalista Safiria Leccese.

All’inizio dell’incontro il cardinale Bassetti in riferimento al momento attuale che il mondo sta vivendo a causa del coronavirus ha spiegato che il libro scaturisce da una causa recente, anzi tristemente attuale, ma viene da lontano. “Nasce – ha detto – da un lungo percorso di studio e di meditazione, maturato ad Assisi, alla splendida, luminosa ombra di San Francesco. Il libro viene da lontano anche perché la riflessione teologica incrocia il percorso bimillenario della Chiesa di Gesù Cristo che il Poverello ha tanto amato e a cui è rimasto sempre fedele. In questo denso volume si ragiona di come la Chiesa abbia camminato, di quale crisi abbia attraversato fin dai primordi e di quanto abbia potuto e possa ancora trasformarle in occasione per dialogare con il mondo attuale proiettando verso il futuro. Il virus, la pandemia di cui stiamo ancora scontando gli effetti ha sconvolto su scala mondiale le nostre società anche quelle che sembravano organizzate al massimo grado di efficienza ponendole di fronte alla loro fragilità e costringendole, oltre alla soluzione dell’emergenza per arginare i danni e limitare il numero delle vittime, a un ripensamento complessivo di tanti stili di vita e parametri culturali. Anche la Chiesa si è trovata e si trova di fronte a una sfida che non è solo motivata dal virus. Per il cammino ecclesiale la crisi non è una novità, ma può essere una riscoperta”.

Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Riccardi, durante il suo intervento ha spiegato che nel libro l’autore affronta la crisi come un uomo di fede quindi senza paura, ma anche con la sua preparazione e la sua impostazione di storico. “Monsignor Sorrentino – ha detto Riccardi – ha il coraggio di parlare di crisi, ma per parlare di crisi bisogna leggere il nostro tempo. Credo – ha aggiunto – che il tempo del coronavirus non è solo il tempo della crisi, ma il tempo della rivelazione di quella crisi che ci portavamo dentro come società e come Chiesa. Leggere questa realtà ci dà la forza di riprendere il cammino con più coraggio”. Parlando del tema dell’evangelizzazione ha spiegato che per monsignor Sorrentino evangelizzare vuol dire andare nel senso di una chiesa di minoranza. “La chiesa di minoranza che l’autore propone – ha detto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio – è una chiesa costruita come famiglia e non una chiesa residuo di una maggioranza che sta larga nei suoi templi”. Nell’affrontare la crisi della Chiesa ha parlato anche della stretta connessione tra questa e l’Europa. “Non dobbiamo arrenderci alla psicologia del tramonto – ha aggiunto – anche se questa nostra uscita dal coronavirus è un’uscita stanca, non mossa da grandi idee. Dobbiamo dare spazio all’entusiasmo di ricostruire qualcosa di antico. Siamo in un tempo denso di domande religiose, di domande di fede. Penso che la sfida di questo tempo è quella di un nuovo entusiasmo creativo per il Vangelo che coinvolga tutti: presbiteri, laici, religiosi con una coscienza responsabile del momento. Credo che in questo momento dobbiamo dire guai a quelli che riaprono le porte e pensano di poter ricominciare come prima. Non si può ricominciare come prima perché è successo qualcosa di profondo o forse ci siamo accorti solamente di una grande emergenza che stavamo vivendo. Credo alla Chiesa europea. Credo che il cristianesimo in Europa assimilato da secoli anche se oggi sembra secco ha in sé la forza di una primavera che sarà rigeneratrice di un vivere ecclesiale, ma anche rigeneratrice dell’essere europei”.

Le conclusioni sono state affidate al vescovo monsignor Domenico Sorrentino il quale ha sottolineato che “oggi è venuto il tempo di un Francesco che richiama le Chiese, che le richiama a ripartire. Questo libro – ha spiegato – ha una vena ottimistica che parte dalla fede, ma con l’occhio dello storico. Questo è un libro che vuole guardare la realtà in maniera cruda. Il senso di questo libro è un sasso nello stagno e dunque qualcosa che in qualche maniera, se il Signore vuole metterlo nel cuore di qualcuno, è qualcosa che vuole costringere a pensare e forse anche ad agire”.

Assisi – assemblea diocesana alla Domus Pacis Venerdì 26 e sabato 27 la due giorni che dà il via al triennio della carità. Come partecipare

Sarà un triennio interamente dedicato alla carità quello che la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino si appresta a vivere e che prenderà il via con l’assemblea diocesana, in programma venerdì 26 e sabato 27 giugno alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli.

“Al di sopra di tutto l’amore” è il titolo della due giorni, durante la quale verranno definite le linee programmatiche del prossimo anno pastorale. Un momento di condivisione con laboratori e riflessioni orientati a tracciare il percorso pastorale che a settembre il vescovo monsignor Domenico Sorrentino, dopo opportuno discernimento, offrirà alla comunità diocesana.

A seguito delle restrizioni dovute all’emergenza coronavirus, l’incontro si terrà in diretta streaming per permettere a tutti coloro che non rientreranno nel numero massimo di presenze consentite di partecipare attivamente a questo importante appuntamento annuale, anche attraverso la suddivisione del lavoro in gruppi vicariali. Il vescovo Sorrentino, i membri del consiglio pastorale diocesano e della consulta delle aggregazioni laicali saranno presenti ai lavori collegandosi dalla Domus Pacis.

“Con il prossimo triennio che ci aspetta – afferma il vescovo monsignor Domenico Sorrentino – dopo anni che ci siamo dedicati in modo speciale alla Parola di Dio e alla Liturgia, siamo al culmine perché la carità è al di sopra di tutto. Saranno tre anni belli. È dunque necessario che come Chiesa ci incontriamo per riflettere, per programmare. È così che si fa famiglia, è così che si fa Chiesa. Non ci ferma la pandemia. Siamo gente di speranza che vuole continuare a lavorare, vuole andare avanti perché dobbiamo costruire cose belle per la Chiesa e per il mondo. Vi ringrazio tanto se avete questa voglia di ricominciare. Ce la dobbiamo mettere tutta perché Gesù sta con noi, ci chiama, ci orienta, ci accompagna. Non ci ferma niente. Vogliamo davvero in nome dell’amore, in nome del suo amore, dell’amore che ci dobbiamo gli uni gli altri, ricominciare alla grande. Vi aspetto, in streaming, ma vi aspetto in tanti”.

Come da programma venerdì 26 giugno l’assemblea inizierà alle ore 16 con un momento di preghiera iniziale a cui seguiranno le relazioni e i laboratori dei gruppi di lavoro presso i vicariati zonali oppure collegandosi da casa. Sabato 27 giugno alle ore 9,30 dopo i laboratori dei gruppi di lavoro seguiranno la restituzione lavori dai gruppi, la relazione del vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino e la preghiera finale.

La diretta streaming può essere seguita dalla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo, dal canale 602 digitale terrestre Maria Vision e da Youtube diocesidiassisi. Per partecipare all’assemblea è necessario iscriversi accedendo al sito www.diocesiassisi.it e seguendo le indicazioni illustrate per ottenere il link di collegamento.

Perugia: Presentazione ai media del V Rapporto diocesano sulle povertà “Siamo tutti chiamati a remare insieme”. Conferenza stampa, venerdì 26 giugno, ore 11, sala San Francesco – chiostro dell’Arcivescovado

Sarà presentato ai media il V Rapporto sulle povertà nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dal titolo: “Siamo tutti chiamati a remare insieme”, in conferenza stampa, venerdì 26 giugno, alle ore 11, presso la sala San Francesco – chiostro dell’Arcivescovado (piazza IV Novembre 6 – Perugia).

Curato dall’Osservatorio sulla povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana, il Rapporto 2019 affronta anche il fenomeno povertà provocato dall’emergenza sanitaria Covid-19, analizzando i dati del trimestre “marzo-aprile-maggio 2020” e confrontandoli con lo stesso periodo dell’anno precedente. Questo studio, che evidenzia una molteplicità di bisogni, si sofferma anche sull’azione della Chiesa impegnata a dare risposte concrete alle differenti domande di aiuto raccolte dai Centri di Ascolto Caritas. Inoltre tratta l’andamento e i caratteri della povertà in Italia e in Umbria, con accenni alle recenti politiche italiane di contrasto e alla corrispondente collocazione della Caritas.

Interverranno alla conferenza stampa, che si svolgerà nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di contenimento dal contagio da Covid-19, il diacono Giancarlo Pecetti, direttore della Caritas diocesana, l’economista Pierluigi Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’inclusione sociale, e lo statistico Nicola Falocci, collaboratore del suddetto Osservatorio.

Gubbio – “A gonfie vele”, l’iniziativa estiva degli oratori diocesani per bambini e ragazzi

Uno strumento per aiutare ragazzi e bambini a vivere insieme le attività estive, nonostante le difficoltà di questo momento di pandemia. Nasce con questo obiettivo “A gonfie vele”, il giornale settimanale frutto del lavoro degli animatori dell’oratorio cittadino “Don Bosco” di Gubbio e di varie altre parrocchie della diocesi che hanno aderito al progetto.
“Lo abbiamo pensato come un diario di bordo attivo – spiegano don Andrea Svanosio e il diacono Mirko Nardelli – in cui poter raccontare, settimana dopo settimana, una storia diversa”.
Dal lunedì alla domenica le pagine prenderanno vita, grazie ai personaggi che le popoleranno, ai momenti di preghiera, ai giochi e agli enigmi, ai fumetti e ai laboratori proposti. Il tutto con materiali da scaricare con il computer e stampare, e con contenuti speciali da scoprire attraverso i Qr code che si trovano sulle pagine. “A gonfie vele” arriverà ai ragazzi grazie alla rete diocesana degli animatori di pastorale giovanile e avrà lo scopo proprio tenere compagnia ai giovanissimi, invitandoli anche a ritrovarsi in piccoli gruppi negli oratori parrocchiali, nel rispetto delle disposizioni per la sicurezza sanitaria e il distanziamento sociale.
Nella seconda metà del mese di luglio, infatti, sono in programma due o tre settimane di centro estivo in presenza, presso l’oratorio cittadino di via Massarelli, come anche in altre parrocchie diocesane.
“Con l’estate il vento torna a soffiare e le nostre vele possono farci ripartire”, incoraggia il vescovo Luciano Paolucci Bedini. “Perciò, ragazzi coraggio! Un passo per volta torniamo a navigare, non sulla rete digitale, ma nella vita concreta. C’è bisogno che ognuno prenda il suo posto e dia il massimo”.
Il primo numero di “A gonfie vele” servirà ad “animare” la settimana tra il 22 e il 28 giugno ed è realizzato dalla redazione centrale che, nelle prossime settimane, passerà il timone del giornale alle redazioni periferiche di Padule, Torre e Spada, Cipolleto e Ponte d’Assi, Semonte e Casamorcia, in attesa di altri animatori-redattori come quelli di San Marco e di altre parrocchie diocesane. La supervisione grafica e creativa dell’intero progetto è curata da Federico Venerucci.
Si può contattare la redazione centrale – anche per richiedere copie del giornale – scrivendo una mail a redazione.agonfievele@gmail.com oppure chiamare e scrivere messaggi al numero 3491596125.

Gubbio – Il vescovo Paolucci Bedini annuncia nomine e trasferimenti nelle parrocchie diocesane

Continua il percorso di riorganizzazione delle parrocchie e delle zone pastorali della diocesi di Gubbio, iniziato da mons. Luciano Paolucci Bedini circa un anno fa con l’annuncio delle prime nomine e di alcuni spostamenti tra i sacerdoti.
Nell’ultima riunione del clero diocesano, il Vescovo ha annunciato altre decisioni, sulle quali stava lavorando da tempo. Don Gaetano Bonomi Boseggia viene trasferito dalla parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice di Padule a quella di Cristo Risorto a Umbertide. Il parroco di quest’ultima comunità, don Luca Lepri, torna a Gubbio a disposizione della pastorale diocesana e per dedicarsi all’insegnamento presso l’Istituto teologico di Assisi. Don Cristoforo Przyborowski sarà il nuovo parroco delle comunità di Padule e San Marco a Gubbio, mentre don Francesco Menichetti sarà il nuovo parroco della zona pastorale di Mocaiana (che comprende Loreto, Monteleto, San Benedetto Vecchio e Camporeggiano). Infine, a don Mauro Salciarini sarà affidata la comunità di San Martino in Colle.
Tutte le nomine e i trasferimenti saranno operativi dal primo settembre prossimo, per la ripresa a pieno ritmo delle attività pastorali parrocchiali. È invece già operativa dal 19 giugno la nomina di Luca Uccellani come nuovo direttore della Caritas diocesana, al posto di don Roberto Revelant. Uccellani era vicedirettore e in passato era già stato anche direttore.

Foligno – Il primo giorno dell’oratorio estivo in Diocesi

Il saluto attraverso lo schermo di un pc. Autocertificazioni all’ingresso, misurazione della temperatura corporea, igienizzazione delle mani e tutti in mascherina. E’ iniziato così il cammino estivo degli oratori di Foligno. Un cammino che la pandemia ha reso più difficoltoso ma che, anche in un periodo decisamente particolare, non si è fermato. Nei prossimi giorni operatori e animatori formati e preparati accompagneranno bambini e ragazzi nel divertimento e nella riflessione, in un luogo che da sempre ha rappresentato il cuore pulsante delle comunità, capace di rinsaldare relazioni e legami.

Ma cosa significa “oratorio” ai tempi del Coronavirus? “Significa speranza e sicurezza nel futuro – spiega don Luigi Filippucci dell’Unità pastorale ‘Sant’Eraclio-Cancellara’ -, perché il ritrovarsi in se stessi ed insieme agli altri dà la speranza di un futuro certo. Non esistono virus che possono mettere fine alla speranza e alla gioia. Ogni uomo è gioia ed è chiamato a donarsi agli altri perché di fronte a sé vede chi si è donato in maniera incondizionata: quel Dio in Cristo che è parte del cammino degli oratori”.

Quella scelta dalla Conferenza episcopale italiana e recepita anche nelle realtà folignati è la via degli “oratori arcipelago”. Bimbi divisi in più gruppi e sparsi per il territorio. Così si evitano assembramenti, lasciando libero spazio al divertimento. Ogni “isola” sarà seguita sempre dagli stessi operatori e utilizzerà sempre gli stessi spazi. Oltre a ritrovare gli altri, questa innovativa formula permetterà di intensificare anche il rapporto con il territorio. “La gioia – afferma don Luigi Filippucci – è data anche dalla scoperta di ciò che abbiamo avuto in dono: il Creato. Mi riferisco a territorio, natura, persone, realtà e beni che ci circondano. La gioia è arricchita dall’essere insieme presenti ed operanti”. Nel primo giorno di laboratori estivi è arrivato anche il saluto dell’assessore alle politiche sociali, Agostino Cetorelli: “Vi auguro un buon gioco e un buon cammino, godete di questi momenti di speranza per tutti noi”.

In attesa dell’avvio degli oratori delle altre Unità pastorali, quello di Sant’Eraclio (diviso in cinque “isole” sparse per il territorio: Sant’Eraclio, San Pietro, Santo Stefano dei Piccioni, Colle Scandolaro e Cancellara) conta circa 85 ragazzi e 30 educatori che si muovono nel solco delle linee guida del Dipartimento per le politiche della famiglia e dell’ordinanza della Regione Umbria. Dal documento “Aperto per ferie” della Cei invece la progettazione dell’estate negli oratori. Progettazione partita con la preziosa formazione degli educatori, attraverso incontri via web con gli esperti.

Fabio Luccioli

Gubbio – “O lume della fede”, il libro-omaggio al patrono Ubaldo per aiutare le famiglie in difficoltà

“Un maggio straordinario, a causa delle conseguenze della pandemia che si è abbattuta sul mondo, ha significato per Gubbio anche la modifica delle tradizionali modalità di espressione del solenne omaggio al suo Patrono sant’Ubaldo. La Festa dei Ceri, con tutte le sue travolgenti ritualità, è stata sospesa, e così anche le celebrazioni religiose consuete si sono svolte in un clima sospeso, mancanti di alcune espressioni popolari cariche di devozione. Ne è emerso un percorso diverso, originale per alcuni aspetti, molto partecipato, non meno intenso, anzi a tratti più profondo e sentito”.
Si apre così il volume di 48 pagine che raccoglie omelie, meditazioni e immagini fotografiche salienti del maggio 2020, a testimonianza e per trasmettere la memoria delle celebrazioni ubaldiane presiedute dal vescovo di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, e dal cappellano dell’Università dei muratori, scalpellini e arti congeneri, don Mirko Orsini.
“Abbiamo voluto raccogliere – continua l’introduzione del libro – le immagini e i testi che lo hanno segnato perché non si perdano, e per tutti divengano memoria e testimonianza di come il popolo eugubino ha saputo e voluto non mancare all’appuntamento con il suo Concittadino, Padre e Pastore. In suo onore, e nella fedeltà ai suoi insegnamenti, offriamo queste pagine a chi vorrà partecipare così a un ulteriore gesto comune di fraterna solidarietà in questo duro tempo di prova. Le offerte raccolte infatti saranno devolute alla Caritas diocesana per soccorrere le famiglie più in difficoltà”.
Il libro si intitola “O lume della fede – Omaggio a Sant’Ubaldo” e, oltre ai testi, contiene numerose immagini fotografiche realizzate da alcuni fotografi eugubini che hanno messo a disposizione gratuitamente i loro scatti per contribuire agli scopi benefici della pubblicazione. Sarà possibile reperire il volumetto presso le parrocchie della diocesi eugubina e attraverso le famiglie ceraiole, l’Università dei muratori e il Maggio Eugubino. Le offerte raccolte saranno devolute alla Caritas diocesana per il sostegno delle famiglie con difficoltà economiche, che la Chiesa eugubina sta aiutando in modo speciale fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria nel mese di marzo.
“Ci è sembrato bello – ha detto il vescovo Luciano in occasione della presentazione del libro – realizzare un segno che potesse far parte del patrimonio di ogni famiglia eugubina per ricordare questo maggio straordinario e abbiamo legato questa iniziativa anche un gesto di carità, pensando come anche gli insegnamenti di sant’Ubaldo ci ricordano che la preghiera andrebbe sempre legata all’attenzione verso i più poveri”.
“Molti eugubini – ha spiegato don Mirko Orsini – dopo aver vissuto virtualmente i momenti di preghiera e le celebrazioni di maggio attraverso il web e la tv, ci hanno chiesto di poter avere i testi da conservare e rileggere. Così è nata l’idea del volume che mettesse anche le fotografie di questi momenti di ‘festa senza festa’ insieme a meditazioni e omelie”.