Assisi – aniversario santuario della Spogliazione. Cardinale O’Malley: “Qui i fedeli, con Francesco e Carlo si riuniscono in questo nuovo Cenacolo di Pentecoste”

“La spogliazione di Francesco è il momento del suo “Abbà Padre”. Per me questo è il momento cruciale della vita di Francesco, è la base teologica della sua vocazione, la sua assoluta fiducia nella paternità di Dio, il suo desiderio di seguire Gesù povero e crocifisso”. Lo ha detto il cardinale di Boston, Sean O’Malley nel corso dell’omelia della celebrazione eucaristica di domenica 19 maggio, nella chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione. Il cardinale, dopo essersi soffermato sull’importanza della Pentecoste, ha poi evidenziato il significato della scelta di San Francesco. “L’aver rinunciato e avere messo tutta la sua vita nelle mani di Dio rende Francesco disponibile a seguire Cristo e annunciare la buona Novella. Questo carisma – ha aggiunto – è così forte che si diffonde a macchia d’olio; la sua vocazione ha cambiato il corso della storia e ci ha convocato qui da tutto il mondo. Il carisma che abbiamo ricevuto non è un documento o una filosofia, ma uno stile di vita trasmesso da uomini il cui cuore è infiammato. La strada che ci propone Papa Francesco è quella della vicinanza. Dobbiamo essere vicini a Dio con la preghiera reale e condivisa. La nostra vicinanza a Cristo povero e crocifisso è segno distintivo della nostra spiritualità. Ai nostri giorni uno dei frutti del carisma di Francesco è Carlo Acutis. Ora qui i fedeli si riuniscono in questo nuovo Cenacolo di Pentecoste”.

Un altro momento interessante sul carisma francescano che sprigiona dal Santuario della Spogliazione è stato vissuto anche nel pomeriggio di sabato 18 maggio durante il convegno: “Tra Frate Sole e Sorella Morte, il Cantico da San Damiano al Vescovado, una riscoperta verso il 2025” al quale hanno preso parte il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, il poeta Davide Rondoni, presidente del “Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi”, il frate conventuale padre Felice Autieri e il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi, Marina Rosati. “Che cosa succede al Cantico di Frate Sole se lo leggiamo a partire dalle due ultime strofe? Le sei strofe riguardanti gli elementi materiali sono ben note. In questo tempo in cui l’istanza ecologica si è fatta drammatica, aver riscoperto la profezia di Francesco d’Assisi anche sotto questo profilo concentra ancor più lo sguardo su di esse. Le due ultime finiscono per essere quasi dimenticate. Persino imbarazzanti. Con esse, in effetti, lo scenario cambia”, ha detto il vescovo Sorrentino “La questione dell’unità della composizione del Cantico – ha aggiunto ancora – è risolta dagli storici distinguendo lo sfondo e i tempi in cui nascono i due tipi di strofe: le prime, naturalistiche, hanno il loro grembo a San Damiano, e le altre, umanistiche, richiamano altro tempo e luogo, e cioè, la penultima legata all’episodio della riconciliazione di vescovo e podestà; l’ultima strofa, legata ai giorni in cui Francesco fu degente nel Vescovado prima di scendere, nel collasso finale, alla Porziuncola per accogliere “sorella morte”. Nelle ultime strofe, è prepotente l’aria del Vangelo. Andando verso l’anno centenario del Cantico (2025), questa importante creazione di Francesco, il Cantico di frate Sole, non potrà essere rivisitata se non in questo suo messaggio globale, ben incastonato, per le strofe sulla natura, nella spiritualità francescana della lode, sgorgante a San Damiano, e per le ultime due strofe, nella prospettiva, esistenziale e sofferta, sullo sfondo del vescovado, come esso sta ormai da alcuni anni ritornando alla luce nell’ottica del Santuario della Spogliazione”.
Padre Felice Autieri dopo aver approfondito le varie esperienze che hanno caratterizzato la vita di Francesco ha parlato dei suoi atti di riconciliazione. “Francesco – ha detto – va incontro alla morte con le sue certezze, ma anche con le sue paure. Egli non ha problemi a chiamare la morte come sorella. Francesco è autenticamente santo perché innanzitutto è stato autenticamente uomo. Francesco non è l’uomo che detta formule, ma egli parte dalla sua esperienza di uomo”.
Il poeta Rondoni ha spiegato che nessuno ha mai fatto un commento poetico al Cantico delle Creature. “Francesco – ha detto Rondoni – è un Santo che mentre sta morendo alza una prosa poetica rimata e si rivolge ai suoi frati cantando. Egli non lascia solo la Regola, o il testamento, ma anche una poesia. Il Cantico è un testo commentatissimo che fa impazzire i filologi. Le poesie non si capiscono, ma si comprendono, si imparano a memoria. Francesco nel Cantico mette in scena una grande lode per qualcosa che non è suo. Il Cantico non è un canto ecologico. Per Francesco la natura è un segno è qualcosa che fa vedere l’invisibile. Noi non siamo la cultura che l’essenziale deve essere visibile agli occhi. Tutto nella nostra cultura è segno: l’arte, i sacramenti. Il perdono è contro la natura, è come l’arte. Francesco mette in scena l’uomo come perdono. È un grande poeta”.

Collevalenza – celebrazioni del 10° anniversario della beatificazione di Madre Speranza

Il prossimo 31 maggio nel Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, sarà celebrato il 10° anniversario della Beatificazione di Madre Speranza di Gesù, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo.
Dal 22 al 30 maggio Novena solenne alle ore 17.45 Adorazione eucaristica, S. Rosario e Vespri con Novena all’Amore misericordioso e riflessione sulle parole del Padre Nostro.
Venerdì 31 maggio, solennità della Visitazione della Beata Vergine Maria, ore 17:00 Concelebrazione eucaristica di ringraziamento, presieduta da P. Ireneo Martin, superiore generale FAM. Alle ore 19 S. Messa di ringraziamento trasmessa da TV2000. Ore 21.30 Veglia di preghiera in Cripta, animata dai giovani religiosi FAM/EAM.
Sabato 1° giugno h. 09:30; 10:30; 15:30 Liturgia dell’Acqua in Basilica h. 12:00 S. Messa del pellegrino in Basilica, presieduta da Mons. Mario Ceccobelli, Vescovo emerito di Gubbio. Ore 18:00 “La profezia della misericordia: testimoni di speranza, pellegrini di pace” con Luca Antonietti (Coordinatore italiano Laici dell’Amore misericordioso) in dialogo con Luigi Alici e Donatella Pagliacci (Centro Studi Amore Misericordioso), presso l’Auditorium “Giovanni Paolo II”, Casa del pellegrino.
Ore 21:30 Fiaccolata nella Piazza del Santuario con la reliquia della Beata Madre Speranza: recita del Santo Rosario, in collaborazione della Parrocchia di Collevalenza partendo dalla Madonna delle grazie.
Domenica 2 giugno: Domenica del Corpus Domini ore 09:30 Via Crucis nd Viale del Parco del Santuario. Ore 11:30 Solenne Concelebrazione Eucaristica di ringraziamento in Basilica, presieduta da S. Ecc. Mons. Fabio Fabene, Segretario del Dicastero delle Cause dei Santi. Ore 17:00 S. Messa in Basilica, con Processione del Corpus Domini in Piazza, presieduta da Mons. Domenico Cancian FAM, Vescovo emerito di Città di Castello.

Città di Castello – Conferenza “Giovanni Magherini Graziani, storico di Città di Castello”

Nell’anno in cui ricorre il primo centenario della morte di Giovanni Magherini Graziani (avvenuta il 31 gennaio 1924), l’Archivio Storico Diocesano di Città di Castello e l’Associazione Storica dell’Alta Valle del Tevere organizzano una conferenza per ricordare la figura e l’opera di colui che è certamente l’esponente più rappresentativo della ricerca storica locale nei decenni a cavallo dei secoli XIX e XX. Tra la sua produzione spiccano – e ancora oggi rappresentano una preziosa fonte di ricerca – i tre volumi della “Storia di Città di Castello”, stampati da Scipione Lapi tra 1890 e 1912. Va inoltre ricordato il monumentale “L’arte a Città di Castello”, uscito nel 1897. Appassionato di teatro, nel 1894 fece rappresentare al Teatro degli Illuminati di Città di Castello una sua commedia dal titolo “Chi stuzzica il can che giace”. Fu, inoltre, il promotore della Società filarmonica e della Società operaia di mutuo soccorso cittadine. Nato a Figline Valdarno nel 1852, lo studioso è stato ricordato nel marzo scorso a Villa Poggitazzi nel corso di un convegno organizzato dall’Accademia Valdarnese del Poggio. Adesso anche la sua città di adozione, nella quale si trasferì a seguito del matrimonio con Maddalena Libri Graziani, lo ricorda con una conferenza che si terrà venerdì 24 maggio, alle ore 17.30, presso l’Auditorium San Giovanni Decollato (Via Pomerio San Girolamo 1) a Città di Castello. La dott.ssa Paola Monacchia, già presidente della Deputazione di Storia Patria dell’Umbria (carica che fu ricoperta anche dal Magherini Graziani) parlerà di “Giovanni Magherini Graziani, storico di Città di Castello”. Nell’occasione, a cura della Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” e della Parrocchia di San Michele Arcangelo, saranno esposti libri e documenti relativi all’illustre personaggio.

Perugia – Don Giuseppe Ricci, parroco emerito di Ponte Felcino racconta la sua esperienza di sacedote ed economo diocesano

Monsignor Giuseppe Ricci compirà sessant’anni di sacerdozio, il 1° luglio, e ottantacinque di età, il 15 maggio. È stato il primo economo diocesano perugino a mettere a frutto i contributi derivanti dall’8xmille alla Chiesa cattolica.
Fu chiamato dall’arcivescovo Cesare Pagani alla guida dell’Ufficio economato nell’anno della revisione del Concordato tra lo Stato italiano e la Santa Sede, che sancì la nascita dello “strumento finanziario” denominato “8xmille” di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni dalla sua introduzione (1984-2024).
Don Giuseppe, come preferisce essere chiamato, si racconta nell’apprestarsi a “tagliare” questi suoi due traguardi molto significativi, testimoniando il “buon investimento” dei contribuenti italiani, che firmano ogni anno l’8xmille, su di lui e su tanti sacerdoti.

Don Giuseppe, il suo primo pensiero di parroco emerito…
«È curioso, alla veneranda età di 85 anni, trovarsi quasi conteso da parroci che dicono di avere bisogno del mio aiuto. Attualmente sono collaboratore di un parroco che ha cinque parrocchie… Grazie a Dio la salute mi è sufficiente per aiutarlo e sono ben contento di farlo. Ogni giorno ringrazio il Signore, perché ho svolto tanti ruoli in quasi sessant’anni di sacerdozio, iniziando come cappellano a San Donato all’Elce di Perugia e poi parroco a San Valentino della Collina. Con l’arrivo dell’arcivescovo Cesare Pagani sono diventato suo segretario e canonico della cattedrale di San Lorenzo.
Sempre Pagani mi incaricò di realizzare la sede della radio diocesana in alcuni locali del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo. Al riguardo ricordo un particolare, quello di avergli presentato il preventivo delle spese per finanziare il progetto della radio (spese pagate interamente di tasca sua), il cui consuntivo risultò inferiore. Fu un caso davvero molto raro, perché è quasi sempre l’inverso per i tanti imprevisti in corso d’opera. Non so se questo risparmio sulla somma preventivata sia stato il motivo ispiratore per affidarmi la guida dell’Ufficio economato diocesano, incarico che mi ha visto impegnato per 17 anni».

Economo ma anche parroco
Così si è trovato ad amministrare il patrimonio materiale della Chiesa, “trascurando” il suo essere pastore di anime?
«Non è andata proprio così, mi riservo di parlarne più avanti, perché per tutto il periodo di economo diocesano ho guidato pastoralmente una piccola, ma molto significativa comunità parrocchiale di periferia, che mi ha dato tantissimo nell’aiutarmi a non farmi assorbire totalmente dai “bilanci materiali”.
Quando ho poi ricevuto il dono di tornare a fare il parroco a tempo pieno, a Marsciano e dintorni, dall’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti, affidandomi una comunità parrocchiale di circa 10mila anime, ho accolto con gioia questo dono che non mi ha visto impreparato grazie all’esperienza della piccola parrocchia di periferia. Altro dono l’ho ricevuto dal nostro giovane arcivescovo Ivan Maffeis nel benedire il mio progetto, quello di venire a Ponte Felcino, con il parroco don Alberto Veschini, a fare vita comune».

Lei è tra i sacerdoti “pionieri” dell’esperienza d’Unità pastorale che vede protagonisti in primis presbiteri affiancati, dove è possibile, dai diaconi, ma come si trova a Ponte Felcino?
«Io mi trovo molto bene in quest’esperienza di vita, perché sono insieme ad un fratello e tra noi c’è una gara di Amore l’uno per l’altro. Anche per questo ringrazio il Signore, perché adesso mi è rimasta la parte più facile della missione sacerdotale, quella di distribuire la grazia di Dio attraverso i sacramenti, non avendo gli impegni prettamente pastorali della parrocchia. Mi resta il “dolce” delle celebrazioni liturgiche: le confessioni e l’Eucaristia, perché ho tutto il tempo a mia disposizione per prepararle bene ed anche questo è un dono del Signore che mi dà serenità e mi fa sentire in qualche modo utile alla Chiesa».

La vocazione di don Giuseppe
Come è nata in lei la chiamata-vocazione al Sacerdozio?
«Ripercorrendo la mia vita a volo d’uccello, ho avuto il momento di grande dolore dal punto di vista umano a cui ha fatto seguito uno successivo dove è partito il progetto di Dio su di me. Il dolore provato ad appena cinque anni d’età fu causato dalla perdita del papà, cavatore di lignite a San Martino in Campo, unica fonte di reddito della nostra modestissima famiglia di quattro figli… Intervenne l’assistenza sociale che fece accogliere me e mio fratello, i figli più piccoli, nell’orfanotrofio delle suore di Gesù Redentore, nel quartiere Bellocchio di Perugia, all’epoca la Casa Generalizia di questa congregazione ancora oggi presente in città con le sue opere socio-educative e caritative.
Per me chiusa una “porta” si è poi aperto un “portone”, perché la madre generale, illuminata, intravvide in me qualche segno di vocazione da coltivare affidandomi alle cure del cappellano don Rino Valigi, una bella figura di sacerdote, quasi un secondo padre per me, che mi suggerì di fare la domanda per entrare al Seminario Minore. Essendo stato “adottato pienamente” dalle suore di Gesù Redentore, la loro casa era la mia casa, fino a quando sono diventato sacerdote, sostenendo loro le spese per la mia istruzione-formazione in Seminario. Ho potuto godere anche dell’ospitalità delle loro case religiose in Italia e all’estero. Una provvidenza del Signore che mi ha aiutato molto a portare a compimento i miei studi e a maturare la mia vocazione al sacerdozio».

Nel suo studio campeggia su una parete una grande immagine di Chiara Lubich…
«Altra esperienza determinante per la mia formazione è stato il contatto con la spiritualità del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich con cui ho avuto la possibilità di incontri personali e scambi epistolari. La ricchezza di questo carisma donato alla Chiesa ha condizionato nel bene la mia vita sia personale sia pastorale. Anche questa scelta di venire a fare “focolare sacerdotale” con don Alberto, che condivide pienamente questa spiritualità, è quanto di meglio potessi ricevere in dono dal Signore».

Don Giuseppe Ricci: “Benedetto 8xmille
Tornando al delicato ruolo di economo, come ha utilizzato i finanziamenti derivanti dall’8xmille?

«Ho benedetto il momento in cui monsignor Attilio Nicora, poi divenuto cardinale, è stato l’ispiratore di quell’accordo provvidenziale per le risorse dell’8xmille, preziosissime per compiere tante opere di sostegno, di intervento nelle strutture necessarie agli enti ecclesiastici. Come non ricordare due grandi opere della nostra Chiesa particolare negli anni in cui ho ricoperto la responsabilità di economo, il Centro “Mater Gratiae” e la Casa del Clero.
Il primo fu realizzato con il recupero del complesso un tempo Seminario Minore ridotto a un immenso deposito di 4mila mq, senza nessun utilizzo pastorale, mentre io vedevo l’urgenza per il nostro Clero di avere un luogo dignitoso dove incontrarsi mensilmente e dove poter promuovere e ospitare convegni, incontri, ritiri… All’interno di questo complesso vennero realizzate la grande sala riunioni, poi intitolata all’arcivescovo Pagani, e diverse aule, oltre alla struttura ricettiva del Centro “Mater Gratiae”, con annessi ambienti adibiti ad uffici e foresteria; il tutto con un ampio parcheggio a poco meno di due chilometri dal centro storico.
Altra opera è stata la ristrutturazione della “Casa del Clero” del complesso della Cattedrale, un’altra esigenza condivisa con i pastori per garantire ai nostri sacerdoti un luogo per le loro necessità una volta espletato in parrocchia il servizio pastorale e in assenza di una dignitosa assistenza con l’avanzare dell’età. Con mia gioia vedo oggi valorizzare la “Casa del Clero” dall’arcivescovo Ivan, perché è ritornata pienamente funzionante e con le sue originali finalità».

Non ha trascurato nemmeno la nascita di opere di carità…
«Quando sono stato parroco di Marsciano e Schiavo, abbiamo dato vita all’Emporio Caritas “Betlemme” (Casa del Pane), il quarto aperto in diocesi per volontà del cardinale Gualtiero Bassetti, per la cui realizzazione è stato determinante l’aiuto dell’8xmille. Inoltre è stata fondamentale l’opera svolta da operatori e volontari guidati dal diacono Luciano Cerati, il cui sostegno è stato non poco significativo prendendo a cuore questo funzionante progetto di carità concreta, che va avanti ancora oggi grazie allo stesso diacono Luciano e al mio successore, il giovane parroco don Marco Pezzanera».

Gli anni in parrocchia
A Marsciano ha lasciato un segno anche in questa parrocchia “prestigiosa ma complessa”

«Arrivai a Marsciano salutando i miei nuovi parrocchiani con queste parole: ” rimboccarsi le maniche e seguire Cristo, vero ed unico pastore, dovunque avesse voluto Lui”.
Dopo 17 anni, al momento del congedo, una parrocchiana mi scrisse: “Da saggio e umile servo nella vigna del Signore, Lei, don Giuseppe Ricci, ha mantenuto fede al Suo impegno, vivendo fino in fondo l’esperienza del ‘buon pastore’ che, come dice Papa Francesco, conosce le sue pecore e sa quando è il momento di stare in mezzo ad esse e, a volte, anche dietro di loro. Una volta Lei ha presentato la vita della nostra Comunità con l’immagine di un operoso cantiere, dove ognuno è invitato a collaborare: questo ci ha aiutato a comprendere il valore e la funzione dell’Unità Pastorale, intesa come ‘un modo nuovo di offrire il Vangelo’, integrando le risorse del territorio e sostenendo il ruolo dei laici negli organismi di partecipazione.
Ripercorrere gli anni che vanno dal 2001 al 2018 significa capire quanti doni di Grazia abbiamo ricevuto nel cercare di fare della nostra Comunità ‘la casa di tutti’, sostenuti dal Suo ‘Avanti con coraggio!’ e alla scuola di quella ‘spiritualità di comunione’ che secondo San Giovanni Paolo II ci educa a vedere ‘il fratello come primo strumento prezioso’ per andare a Dio”.
Sono stato e sono tutt’ora un convinto sostenitore delle Unità pastorali, espressioni concrete anche della comunione tra sacerdoti. Non mi dilungo oltre, aggiungo solo un’opera realizzata per i giovani, l’“OSMA” (Oratorio Santa Maria Assunta), anch’essa con il contributo dell’8xmille. Ben presto l’“OSMA” si rivelò un punto di riferimento per tutta la comunità marscianese, perché gli oratori parrocchiali svolgono anche una funzione sociale come del resto noi sacerdoti».
Don Giuseppe Ricci, avviandoci alla conclusione di questo piacevole dialogo-intervista, ci rivela il nome di quella «piccola parrocchia di periferia» che le ha permesso di continuare ad essere curato di anime mentre “curava”, teneva in ordine i conti dell’intera Diocesi?

«È la parrocchia di Castelvieto, nel comune di Corciano, una comunità di appena cinquecento abitanti dove ho trovato persone e famiglie meravigliose. Ricordo, quando ero segretario dell’arcivescovo…, venivano in Curia genitori a chiedere a monsignor Pagani un prete per i loro figli, perché il parroco era malato. Chiese a me di seguire questa comunità almeno la domenica, ma io iniziai quasi subito ad andarci ogni sera, perché, trovando del terreno fertile, diedi vita a degli incontri formativi. Vi celebrai il mio 25° di sacerdozio e fu meraviglioso…

Quando dovetti lasciarla, perché nominato parroco a Marsciano, ricevetti dai giovani di Castelvieto una lettera commovente che conservo tra le mie carte più care. Scrissero un toccante “arrivederci, ad una persona, un padre, un amico, un fratello che è stato per ben 17 anni con noi, anzi, è meglio dire fra noi… È arrivato quasi in punta di piedi, don Giuseppe…, ma ha fatto subito capire che a Castelvieto non era giunta una personalità come tante altre, ma un ciclone dalle idee meravigliose e dalle maniere esaltanti, coinvolgenti; un gentiluomo, oltre che un parroco…, un motivatore! Non era facile farsi apprezzare, e soprattutto seguire, dalla gioventù così bella e piena di potenzialità, ma anche così restia al coinvolgimento…, ebbene lei, don Giuseppe, ci è riuscito.

Il “grazie” dei giovani a don Giuseppe Ricci
Non si deve pensare di chissà quali alchimie o miracoli sia stato autore, serviva una cosa tanto semplice ma così complicata allo stesso tempo… affetto! Con tanto affetto e amore, don Giuseppe, lei ha plasmato un gruppo di giovani assetati di opere buone tra di noi e verso gli altri. La ringraziamo per averci portato un ideale, per essere intervenuto ai nostri incontri, per aver organizzato i nostri incontri, per aver fatto confluire la nostra creatività in quelle belle feste di Natale e dell’Epifania, per averci consigliato, per averci prestato una spalla quando dovevamo piangere, per averci telefonato tutte quelle volte quando si accorgeva che ci stavamo allontanando, per averci sgridato quando ce lo meritavamo… Siamo felici per i giovani della sua nuova parrocchia, perché potranno godere della sua vicinanza, anzi, forse è meglio dire che siamo un po’ invidiosi…”».
Anche dalla testimonianza dei giovani della piccola Castelvieto traspare nitidamente l’affetto di don Giuseppe alla sua Chiesa e alla sua gente, un “investimento”, soprattutto umano e spirituale, andato a buon fine per il bene dell’intera società.

Riccardo Liguori

Terni – veglia di Pentecoste in Cattedrale

Nella Cattedrale Santa Maria Assunta di Terni molti fedeli dei vari movimenti ecclesiali, associazioni, parrocchie, hanno partecipato alla veglia di Pentecoste presieduta dal vescovo Francesco Soddu, in segno di unione e di preghiera comune, d’invocazione del dono dello Spirito santo sulla Diocesi, sulla Città e sul mondo, per i cresimati e cresimandi che ricevono il dono dello Spirito Santo in questo anno.
La veglia è stata scandita dall’ascolto della parola di Dio, da canti e invocazioni allo Spirito Santo, nella memoria del battesimo, nei gesti simbolici che ricordano i doni dello Spirito Santo, l’accensione delle candele dal cero pasquale segno di luce e di speranza, la benedizione dell’acqua, memoria del Battesimo, l’aspersione dell’assemblea, la professione di fede, le preghiere per la pace in ogni luogo dove aleggia la violenza e il conflitto, per i malati e i sofferenti, per i cristiani perchè siano generosi testimoni della pace, per le comunità cristiane chiamate a percorrere nuove strade per poter annunciare sempre e a tutti lo stesso Vangelo in un mondo che cambia.
«E’ lo Spirito che rende attraente e preziosa ogni realtà che è in noi e attorno a noi – ha ricordato il vescovo Soddu -. I segni dello Spirito richiamano l’amore di Dio che dalla creazione fino alla nuova creazione si fa dono personale mediante l’opera Pasquale di Gesù. Noi questa sera siamo in preghiera facendo memoria di quanto Gesù disse ai discepoli in occasione dell’Ascensione “Non allontanatevi da Gerusalemme” ossia state insieme, il Signore manda lo Spirito in questo contesto: insieme, in preghiera, con Maria. Abbiamo davanti a noi il tempo sinodale e il tempo di preghiera in attesa del Giubileo, facciamo che non sia un’attesa sterile, ma all’insegna della Pentecoste per noi e per i cosiddetti lontani. Da questa Veglia parta dunque quanto abbiamo sentito pronunciato da Gesù nel Vangelo: “Chi ha sete venga a me e beva”. Abbiamo veramente sete di lui, oppure siamo desiderosi, assetati del personale autocompiacimento? Tutto questo, dalla vicenda della Torre dí Babele fino alle guerre attuali, e alle diverse tendenze laceranti intra ed extra ecclesiali sí oppongono e fanno morire lo Spirito dí Dio. Se ci abbeveriamo dell’unico Spirito non potremo mai essere divisi, ma essere tutti sotto l’unico nome”.

Orvieto – Festa del Corpus Domini

Programma delle celebrazioni del Corpus Domini a Orvieto, che avranno inizio lunedì 27 maggio e che culmineranno domenica 2 giugno, Solennità del Corpo e Sangue del Signore.

LUNEDÌ 27 MAGGIO
Ore 9.00-11.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: Adorazione Eucaristica
Ore 17.00-18.45 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: S. Messa, Vespri e Adorazione Eucaristica; guida la Parrocchia di S. Domenico
Ore 18.45 – In Duomo, Cappella di San Brizio: Presentazione del libro “Si ritirò a pregare – Gesù in preghiera secondo i Padri della Chiesa” di Don Antonio Grappone (Ed. San Paolo 2024), scritto in occasione dell’Anno della Preghiera 2024. Incontro con l’autore. A cura del Festival Arte e Fede.

MARTEDÌ 28 MAGGIO
Ore 9.00-11.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: Adorazione Eucaristica
Ore 17.00-19.00 – Duomo, Cappella del S. Corporale: S. Messa, Vespri e Adorazione Eucaristica: guida la Parrocchia di S. Andrea
Ore 21.15 – In Duomo, Cappella della Madonna di San Brizio: XV Rassegna Corale di Musica Sacra, a cura della Corale ‘Vox et Jubilum” della Cattedrale. Ingresso libero.

MERCOLEDÌ 29 MAGGIO
Ore 9.00-11.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: Adorazione Eucaristica
Ore 17.00-19.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: S. Messa, Vespri e Adorazione Eucaristica; guida la Parrocchia di S. Giovenale
Ore 21.15 – Nella chiesa di S. Andrea: Concerto accompagnato da alcuni brani sul mistero dell’Eucarestia. Direzione artistica M° Riccardo Cambri. A cura di: Associazione “Lea Pacini”, in collaborazione con Parrocchia di Sant’Andrea, Diocesi Orvieto_todi, Unitre orvieto, Scuola comunale di Musica, TS2 Engineering.

GIOVEDÌ 30 MAGGIO – Memoria dell’Istituzione del Corpus Domini
Ore 9.00-11.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: Adorazione Eucaristica, guidata dagli Istituti Religiosi
Ore 15.00-17.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: Adorazione comunitaria del SS. Sacramento, guidata dagli Istituti Religiosi
Ore 18.00 – SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dal Vescovo Gualtiero Sigismondi. Segue PROCESSIONE con il Ss.mo Sacramento (percorso: via Soliana, piazza Marconi, via Cesare Nebbia, via Gualtieri, via Duomo, piazza Duomo)
Ore 21.00 – Chiesa degli Scalzi: Inizio Adorazione Eucaristica

VENERDÌ 31 MAGGIO – Giornata Penitenziale
I cittadini di Orvieto, secondo un voto del 1657, sono invitati ad osservare il digiuno e l’astinenza
Tutto il giorno – Chiesa degli Scalzi: Adorazione Eucaristica
ore 9.00 – Duomo – Cappella del S. Corporale: S. Messa, presiede il Parroco di Santa Maria della Stella in Cattedrale.
ore 21 – CORTEO DELLE DAME, per le vie del centro storico. A seguire, Spettacolo in Piazza Duomo

SABATO 1° GIUGNO – Vigilia della Festa
Tutto il giorno nella Chiesa degli Scalzi: Adorazione Eucaristica
Ore 9.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: S. Messa
Ore 18.00 – In Duomo, Cappella del S. Corporale: CELEBRAZIONE SOLENNE DEI PRIMI VESPRI
Ore 21.45 – In Piazza Duomo: Staffetta dei Quartieri

DOMENICA 2 GIUGNO – Solennità del Corpo e Sangue del Signore
Ore 5.45 – Conclusione dell’Adorazione Eucaristica e Accoglienza dei partecipanti alla Marcia della Fede (VEDI IL VOLANTINO) da Bolsena a Orvieto
Ore 6.00 – Ostensione del Sacro Corporale e Celebrazione della S. Messa presieduta dal Vescovo Mons. Gualtiero Sigismondi
Ore 9.00: SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dal Cardinale Lazarus You Heong-sik, Prefetto del Dicastero per il Clero
Ore 10.30: SOLENNE PROCESSIONE EUCARISTICA DEL CORPUS DOMINI. Al termine Benedizione con il SS. Sacramento in piazza Duomo
Ore 13.00: S. Messa
Ore 18.00: S. Messa e Reposizione del Sacro Corporale
Ore 19.00 – In Piazza Duomo: Concerto della Banda Militare della Repubblica di San Marino. Con il Patrocinio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Luogotenenza per l’Italia centrale appenninica, Sezione Umbria

Sacro Convento Assisi – incontro con l’ambasciatore della repubblica islamica dell’Iran

La comunità dei frati del Sacro Convento di San Francesco in Assisi nella persona del Padre custode, fra Marco Moroni, OFMConv, ha avuto il piacere di accogliere l’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede, Dr. Mohammad Hossein Mokhtari.

Dopo il pranzo in comunità, è seguita la visita alla Biblioteca del Sacro Convento e in Basilica. Una preziosa opportunità di dialogo e di accoglienza, valori di cui san Francesco, e la Basilica che ne custodisce il corpo, continuano ad essere espressione ancora oggi, in linea e in comunione con il magistero di papa Francesco, in particolare nello stile della sua lettera enciclica Fratelli tutti, da lui promulgata il 3 ottobre 2020 proprio sulla tomba di san Francesco.

Assisi – A un progetto dell’Amazzonia il premio internazionale Francesco di Assisi e Carlo Acutis

È andato a “A Graça do Trabalho” (“La Grazia del Lavoro”), un progetto che nasce con l’idea di offrire un lavoro dignitoso ai giovani indigeni, e, allo stesso tempo, nutrire i bambini con cibi più sani, tipici delle culture amazzoniche (frutta e verdura di stagione, polli e uova, che ora arrivano surgelati dopo mesi di lunghi viaggi, utilizzando tanta benzina per barche e camion con il conseguente inquinamento dell’ambiente), l’assegno da 40.000,00 euro del Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità, insieme a un’icona con l’immagine di San Francesco d’Assisi e del Beato Carlo Acutis, e un foulard della spogliazione realizzato dall’imprenditore Brunello Cucinelli.
Il progetto è stato scelto tra i 33 in cinque lingue (inglese, italiano, francese, portoghese e spagnolo) arrivati da 24 nazioni e 5 continenti (Africa – 17, America – 7, Asia – 5, Europa – 3, e Oceania – 1). Il riconoscimento di quest’anno va all’America, quarto continente a riceverlo, dopo l’Europa (Italia) nel 2021, l’Asia (Filippine) nel 2022, e l’Africa (Chad) l’anno scorso. Gli altri 10.000,00 euro del premio sono andati al progetto intitolato “Mihavotras” (“Si salva insieme”), proveniente dal Madagascar (Africa) che, sostenuto dalla Caritas locale, mira ad aiutare le donne vulnerabili tramite la creazione di alcune cooperative che possano offrire loro un lavoro.

Il vincitore del Premio e l’altro progetto sostenuto sono stati annunciati nel corso della mattinata di sabato 18 maggio che ha visto la partecipazione, al Santuario della Spogliazione – Chiesa di Santa Maria Maggiore, del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, del cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, e dell’onorevole Emanuele Prisco, sottosegretario di Stato per l’Interno, in rappresentanza del Governo.

Il vescovo Sorrentino si è soffermato sulla spogliazione di Francesco “un grande gesto che pone nella storia dell’umanità una direttrice di marcia: il suo privarsi di tutto non è rifiutare l’economia, ma rifondarla. Francesco ci spiega che dobbiamo rovesciare il senso del denaro: da qui anche il senso del nostro Premio, cui quest’anno sono arrivate decine e decine di progetti. Il nostro, più che un riconoscimento, è una scuola, una maniera di riflettere in modo organizzato e partecipativo, quasi un laboratorio, per un nuovo modo di fare economia, che deve essere un’adeguata gestione della casa comune, altrimenti non può dirsi tale”.

Nel suo intervento, il cardinale O’Malley ha ricordato “l’ethos fondamentale del Premio: ‘Toccare la carne di Cristo, dare voce alle sue piaghe nei nostri fratelli e sorelle scartati’. Per questo, nelle parole di Papa Francesco, abbiamo bisogno di ‘una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda’. Mi congratulo per questa bella iniziativa, che diventa una scuola per una economia diversa tramite i sostenitori, le varie Commissioni e i proponenti dei progetti. Vi incoraggio di andare avanti su questa scuola dell’economia della fraternità”.

Intanto venerdì 17 maggio grande successo per la performance musicale “Il Cantico di Frate Sole”, a cura di Commedia Harmonica, in cui il maestro Simone Cristicchi ha proposto un estratto dal suo spettacolo teatrale “Franciscus – Il folle che parlava agli uccelli”, recitando anche il Cantico di Frate Sole. “Ho fatto fatica a trattenere l’emozione – ha detto Cristicchi alla fine della performance – perché esibirmi qui, in questo luogo così speciale, è stato davvero un onore; Francesco è di tutti ma non per tutti”.

Inculturazione, globalizzazione, camminare insieme, camminare insieme alla natura, cambiamenti climatici, alcolismo, violenza, suicidio, giovani, sostenibilità, vocazioni indigene. Sono queste le parole chiave sulle quali si è basato l’intervento dei frati missionari fra Paolo Maria Braghini e fra Carlo Maria Chistolini durante il convegno: “Le sfide dell’Amazzonia e dell’Africa per un’economia della fraternità” che ha aperto la tre giorni. Al convegno è inoltre intervenuto padre Gerald Kpadhingo, dell’associazione Madre Africa. I due frati missionari in Brasile hanno spiegato che parlare di Amazzonia è già una sfida, in quanto non si può parlare di una sola Amazzonia ma di molte Amazzonie. Dopo 15 anni, abbiamo riaperto la parrocchia. Ci abbiamo messo tre anni solo per scoprire tutti i villaggi e conoscere gli abitanti.

Durante il suo intervento padre Gerard Kpadhingo ha detto che parlare di economia della fraternità significa “tornare ai primordi del cristianesimo. L’Africa è un continente gigante dove ci sono tantissime potenzialità: umane e nel sottosuolo. È ricca di senso della famiglia, di fratellanza, fraternità, comunione, amicizia: filosofia vitale che viene vissuta attraverso vari momenti. La chiesa rimane un punto di riferimento, di appartenenza indispensabile. L’economia è un rimedio contro l’egoismo. Abbiamo il compito di avviare la costruzione di un mondo nuovo radicato nel Vangelo. È necessaria una leadership creativa per sviluppare la capacità produttiva dei beni di prima necessità. Dobbiamo rendere gli stessi africani forza trainante del loro sviluppo”.

La tre giorni del Santuario della Spogliazione è organizzata dalla Fondazione diocesana Assisi Santuario della Spogliazione, con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e il patrocinio del Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario morte di San Francesco d’Assisi. Info su www.assisisantuariospogliazione.it • www.diocesiassisi.it e sui social della Diocesi e del Santuario.

Perugia – “Mettersi in ascolto di una chiamata”. L’esortazione-messaggio ai numerosi giovani partecipanti alla Veglia di preghiera per le vocazioni e di preparazione alla “Missione Giovani 2024”

«Questa sera preghiamo insieme per la vocazione di ciascuno, per dare un senso alla nostra vita quando non abbiamo una buona ragione per alzarci, per affrontare la giornata, per incontrare gli
altri, chiedendo al Signore di aiutarci a lasciare parlare dentro di noi il suo Spirito». Con queste parole l’arcivescovo Ivan Maffeis, giovedì sera 15 maggio, nella chiesa parrocchiale dei Ss. Severo ed Agata del Girasole in San Mariano di Corciano, ha accolto i tanti ragazzi e ragazze che hanno animato la Veglia di preghiera per le vocazioni e di preparazione alla “Missione Giovani” del prossimo autunno, a Perugia, nei luoghi maggiormente frequentati dai loro coetanei. L’incontro di preghiera, a cui ha partecipato un gruppo di seminaristi pugliesi del Seminario
Regionale di Molfetta insieme ai seminaristi perugini, è stato promosso dalle Pastorali diocesane Vocazionale, Giovanile, Universitaria e dal Coordinamento Oratori Perugini.
«Sappiamo che c’è uno spirito che divide – ha proseguito mons. Maffeis –, che umilia, uno spirito che rende sospettosi…, non è lo Spirito del Signore. Laddove dove arriva lo Spirito del Signore arriva il perdono, la comprensione e la pace… Siamo alla Vigilia di Pentecoste, culmine del Tempo Pasquale, invochiamo questo Spirito su ciascuno di noi, sulla nostra Chiesa, sulle città degli uomini e delle donne. Laddove arriva lo Spirito del Signore arriva la libertà, arriva la comunione, l’incontro con Lui e tra di noi».
Prendendo lo spunto dall’Antico Testamento in cui Mosé è il chiamato da Dio per la terra promessa, per restare schiavo di nessuno, fra’ Manuel Valenzisi (Ofm) ha offerto una meditazione incentrata sul “mettersi in ascolto di una chiamata” sia alla “Vocazione” sia alla “Missione Giovani”, quest’ultima da vivere come un «atto di gratitudine a Dio per il dono che hai ricevuto nel salvarti dal Male», dallo spirito, come ha detto l’arcivescovo, che non è lo Spirito del Signore.
«Essere nella terra promessa – ha precisato il giovane francescano – significa sperimentare e realizzare qualcosa di grande, di gioioso…». Parafrasando papa Francesco, ha esortato i giovani a
una vita «non da divano, non da letto, non da frigorifero, non per una vita comoda, ma per lasciare una impronta, fare una “rivoluzione” per la salvezza del mondo testimoniando il Vangelo. Ai ragazzi che andiamo ad incontrare durante la “Missione” – ha sottolineato fra’ Manuel – non gliene importa nulla delle parole, ma vogliono vedere Gesù nella tua persona, nel tuo comportamento. Il cuore della “Missione” è testimoniare la presenza di Dio in ciascuno di noi, perché, forti della Sua presenza, andiamo tra i giovani a portare non noi stessi ma Lui».

Terni – veglia diocesana di Pentecoste

Sabato 18 maggio alle ore 21 nella Cattedrale Santa Maria Assunta di Terni si terrà la Veglia diocesana di Pentecoste, che sarà presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu.
La Pentecoste, festa che conclude il periodo pasquale, nel cinquantesimo giorno dopo la Pasqua con la discesa dello Spirito santo sugli apostoli riuniti nel cenacolo, viene celebrata a livello diocesano nella veglia con i rappresentanti dei vari movimenti ecclesiali, associazioni, parrocchie, cresimati e cresimandi che ricevono il dono dello Spirito Santo in questo anno, in segno di unione e di preghiera comune, d’invocazione del dono dello Spirito santo sulla Diocesi, sulla Città e sul mondo, perché i cristiani siano, in questo mondo di violenza e di guerra, portatori di riconciliazione e di pace in tutti i luoghi di vita.
La veglia di Pentecoste, sarà scandita dall’ascolto della parola di Dio, da canti e invocazioni allo Spirito Santo, nella memoria del battesimo, nei gesti simbolici che ricordano i doni dello Spirito Santo, l’accensione delle candele dal cero pasquale segno di luce e di speranza, la benedizione dell’acqua, memoria del Battesimo, le preghiere per la pace in ogni luogo dove aleggia la violenza e il conflitto, per i malati e i sofferenti, per i cristiani, perchè siano generosi testimoni della pace.

«E’ lo Spirito che rende attraente e preziosa ogni realtà che è in noi e attorno a noi – ricorda il vescovo Soddu – Che l’effusione dello Spirito Santo raggiunga e rianimi ogni cellula della nostra Diocesi e il fuoco dello Spirito trasformi la nostra Chiesa e ricomponga le divisioni in comunione perfetta, così che ogni cristiano ne sappia cogliere il soffio per essere portatore della luce che illumina, fuoco che riscalda in un mondo contrassegnato dal buio del peccato e dal freddo degli egoismi».