Sabato 15 giugno in Assisi presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI, a partire dalle ore 9:30, si terrà l’incontro dei membri d del Consiglio Pastorale Regionale col fine di consolidare la fraternità e suscitare nuovi processi pastorali, adatti ai tempi e alle esigenze attuali.
I punti all’ordine del giorno saranno:
preparazione del Giubileo 2025;
organizzazione degli Stati Generali delle Commissioni CEU del 9 novembre 2024 che ha la finalità di preparare al meglio gli eventi giubilari da tenersi in Umbria ed organizzare l’Assemblea regionale del 2025 e condividere i frutti del lavoro sinodale svolto nelle singole diocesi umbre e rileggere insieme le indicazioni della Chiesa nazionale e universale.
Sarà possibile, per chi lo desidera, terminare con il pranzo comunitario.
Giu, 2024
Foligno – Assisi: All’assemblea interdiocesana monsignor Domenico Sorrentino mette al centro le proposte della comunità Piano pastorale dal basso, ai fedeli il compito di elaborarlo
Un piano pastorale che nasce dal basso, elaborato secondo gli orientamenti sviluppati dai consigli pastorali e dai gruppi di lavoro dell’assemblea interdiocesana dal titolo “Qualsiasi cosa vi dirà, fatela” che si è svolta venerdì 7 e sabato 8 giugno nella chiesa di San Paolo apostolo a Foligno. È questa la novità della programmazione pastorale delle due diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno guidate in persona episcopi da monsignor Domenico Sorrentino.
“Il programma pastorale – ha spiegato il vescovo – non sarà come gli altri anni, ma sarà a cura dei Consigli pastorali con la mia introduzione. Quindi ne avete di responsabilità! Per favore assumetevela tutta davanti allo Spirito di Dio, davanti a Gesù. Dobbiamo ripartire con l’entusiasmo della Pentecoste. Ecco quello che mi aspetto da voi”.
“In questo momento storico di grande difficoltà – ha aggiunto monsignor Sorrentino -, quello che manca è la terapia, la capacità di passare da una crisi globale ed ecclesiale a una grande grazia. E questa crisi noi la dobbiamo sgusciare. La parola crisi è il processo che ha luci e ombre. In questa assemblea puntiamo alla luce”. Parlando dei programmi pastorali degli anni precedenti monsignor Sorrentino ha ricordato che le due chiese sorelle hanno trovato una viva intersezione pastorale. “È stato facile trovare il punto di incontro e da quel punto camminiamo, dallo scorso anno, sulla stessa linea, sullo stesso rettilineo. Il rettilineo e la meta ci sono già, dobbiamo soltanto camminare insieme”.
Il contenuto del programma comune è stato sintetizzato dal vescovo che si è soffermato sul cosiddetto “triangolo della crisi”: crisi del pensiero, delle relazioni e della solidarietà, da lui più volte illustrato nel corso degli anni. “Dentro questo triangolo – ha sottolineato – c’è una grande speranza”. Soffermandosi sul progetto Casa felice e sul rinnovamento parrocchiale attraverso le Comunità Maria Famiglie del Vangelo, come percorso che dalle case arriva alle parrocchie e fa diventare la parrocchia una famiglia di famiglie il vescovo ha spiegato che si tratta di “tanti gruppi uniti, vivi come gli organi di uno stesso corpo. Gruppi caratterizzati da un’intensità familiare vissuta intorno al Vangelo, che si fanno: annuncio, catechesi, animazione liturgica, presenza di carità, presenza nel sociale, che fanno carità politica”.
È stato don Giovanni Zampa, vicario episcopale per la Pastorale della diocesi di Foligno a introdurre il tema “Comunione, partecipazione e missione per una ‘Casa Felice’. Modalità della corresponsabilità nella Chiesa” spiegandolo attraverso l’icona biblica “la Casa di Cana”.
“Abbiamo scelto questa pagina – ha detto – perché si parla di una casa che sta celebrando un momento di festa, una casa felice che rischia di diventare triste perché viene a mancare il vino. Abbiamo scelto questa pagina perché si parla di casa, di felicità, di servizio, di carità, di attenzione, di fede; perché parla del Vangelo come inizio di tutti i segni; perché c’è un dialogo che esprime la relazione; perché tutti sono corresponsabili di questo segno, di questo miracolo, della buona riuscita delle nozze. Tutti sono protagonisti di questa casa, di un passaggio. L’esito di questa casa felice dipende anche da me. Qualsiasi cosa ci dice il piano pastorale non lo dobbiamo mettere in discussione. Non ci è chiesto di metterlo in discussione ci è chiesto di farlo”.
Prima dei lavori di gruppo sulla proposta elaborata dai consigli pastorali diocesani, don Paolo Asolan, preside del Pontificio istituto pastorale Redemptor Hominis della pontificia Università Lateranense e professore di Teologia pastorale fondamentale è intervenuto sulle “Modalità della corresponsabilità nella Chiesa. Come partecipare alla promozione evangelica di una ‘Casa Felice’”.
Giu, 2024
Terni – Pellegrinaggio diocesano, in preparazione al Giubileo,dalla Cattedrale al santuario di Santa Maria dell’Oro, un’esperienza di conversione
Secondo appuntamento di preparazione al Giubileo, sabato 8 giugno 2024 con il pellegrinaggio a piedi dalla cattedrale di Terni al santuario di Santa Maria dell’Oro, presieduto dal vescovo Francesco Soddu. In molti hanno partecipato al cammino di circa 5 chilometri, il cui ultimo tratto percorre parte dell’ultima tappa del Cammino dei Protomartiri Francescani lungo la vecchia selciata dei frati che si snoda tra i boschi. La prima sosta presso il santuario dei Protomartiri Francescani chiesa di Sant’Antonio a Terni, che quest’anno è anche chiesa giubilare nel centenario della posa della prima pietra, dove padre Pietro Messa ha tenuto un’interessante catechesi sul cammino e sulla speranza elementi che sono il fulcro del Giubileo del 2025, ricordando anche la storia dei primi frati francescani, evangelizzatori in cammino che furono martirizzati in Marocco, e quella di sant’Antonio da Padova che scelse di divenire frate francescano proprio a seguito della sua conoscenza diretta della vicenda dei cinque frati originari della valle ternana. Ripreso il cammino, attraverso il ponte pedonale della stazione di Terni, si è raggiunto l’inizio della antica e suggestiva selciata per arrivare lungo un percorso immerso nella natura, al santuario di Santa Maria dell’Oro, accolti dal parroco don Claudio Bosi che ha illustrato la storia dell’antica chiesa e convento dei frati minori fondato da San Bernardino da Siena ed alcune particolarità artistiche che rimandano alla figura di Maria alla quale la chiesa è dedicata.
La catechesi di Emanuela Buccioni, attraverso i riferimenti ai personaggi biblici Abramo a Giosuè, ha evidenziato il senso del pellegrinaggio come percorso di conversione, come riscoperta della fede e del proprio Battesimo.
L’imminente Giubileo 2025 “Pellegrini di Speranza” invita a riscoprire l’essere cristiani portatori di gioia e di speranza. Papa Francesco nella bolla di indizione del Giubileo 2025 sottolinea questo cammino di vita cristiana “che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù…. il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità”.
Giu, 2024
Perugia – presentato il IX Rapporto diocesano sulle Povertà e Risorse nel 2023 “Catene Spezzate”. L’arcivescovo Ivan Maffeis: «La Carità deve essere intelligente»
IX Rapporto diocesano sulle povertà e sulle risorse dal provocante titolo: “Catene spezzate”, curato dall’Osservatorio Caritas, consultabile e scaricabile con le infografiche al link: Osservatorio sulla Povertà | Caritas Diocesana Perugia – Città della Pieve (caritasperugia.it), strumento di monitoraggio e riflessione sul fenomeno povertà, che va oltre i confini del territorio perugino, richiamando l’interesse di istituzioni, enti e organismi impegnati nell’opera di contrasto e prevenzione di questo fenomeno che riguarda sempre più italiani.
Sono intervenuti l’arcivescovo Ivan Maffeis, il direttore don Marco Briziarelli, l’economista Pierluigi Maria Grasselli, coordinatore dell’Osservatorio sulle povertà e l’inclusione sociale, l’assistente sociale Silvia Bagnarelli e lo statistico Nicola Falocci, componenti dell’equipe dello stesso Osservatorio.
Il IX Rapporto diocesano in sintesi.
Aumentano le richieste di aiuto degli italiani e la povertà in generale, ma scende il suo tasso di crescita.
Con riferimento alle attività del Centro di Ascolto della Diocesi di Perugia-Città della Pieve, nel 2023, possono cogliersi aspetti dinamici e modificazioni qualitative nel complesso dei richiedenti aiuto. Prosegue nel 2023 l’aumento (+9,2%) del numero totale (1805) di questi presso tale Centro, anche se con una riduzione del tasso di crescita della povertà (nel 2022 segnava +12,7%). La quota degli italiani sale al 25,3% (con un aumento rispetto al 2022) e quella degli stranieri scende al 71,5%. Le persone con doppia cittadinanza il 3,2%. Prosegue la netta prevalenza degli stranieri (provenienti da Perù, Marocco, Ucraina, Nigeria ed altri Paesi).
La povertà, dunque, non si riduce nonostante la presenza permanente di politiche di contrasto, dal Sostegno di inclusione attiva (SIA) al Reddito di inclusione (RDI), poi al Reddito di cittadinanza (RDC) ed infine all’Assegno di inclusione (ADI).
Se continuiamo, come nei precedenti Rapporti, a distinguere tra “vecchi” utenti e “nuovi” utenti, supponendo che i “nuovi” siano quelli con primo contatto in Caritas a partire da marzo 2020 (data del primo lockdown da pandemia), e che i “vecchi” lo abbiano avuto precedentemente, nel 2023 i vecchi utenti sono 568 pari al 31,5%, e i restanti 1237, pari al 68,5%, sono nuovi utenti.
Si noti il particolare interesse dell’analisi dei nuovi utenti, perché da essa possono risultare con particolare evidenza le nuove tendenze che si manifestano tra i richiedenti aiuto. Sotto questo profilo, segnaliamo, in termini di genere, il forte aumento dell’incidenza della componente maschile, che giunge, tra i nuovi, a superare quella femminile.
Per classi di età, tra gli stranieri il peso dei giovani fino ai 34 anni è doppio di quello tra gli italiani, mentre quello degli anziani (65 ed oltre) è tra gli italiani quasi quattro volte quello degli stranieri. Tra i nuovi utenti si osserva un’incidenza molto maggiore delle classi più giovani, il che può indicare la loro sofferenza per le difficoltà della situazione attuale
Lo stato civile degli utenti si distingue per il proseguimento della tendenza ad una sensibile diminuzione del peso di coniugati/e, e ad un aumento di quello dei celibi/nubili (che si possono supporre più provati dalla pandemia). Si pongono in evidenza stati di povertà molto connessi a forme di fragilità familiari. In termini di nucleo di convivenza, si evince, in continuità con il 2022, un cospicuo ulteriore aumento dell’incidenza di quelli che vivono soli, e una altrettanto forte diminuzione di quelli che vivono in un nucleo familiare. Tra i nuovi utenti, il marcato aumento della quota dei “soli” risente dell’alto livello tra gli italiani (molto rilevanti i livelli assoluti: gli italiani passano da 123 a 181, gli stranieri da 200 a 292).
Sul fronte abitativo, al primo posto per incidenza continua a porsi la casa in affitto da privati. Sempre tra i nuovi utenti, si rileva un forte aumento, rispetto ai vecchi, dei privi di abitazione, degli ospiti da amici o parenti, e del ricorso a subaffitto/posto letto.
Per il grado di istruzione, la quota di utenti che non dispongono di un titolo di studio più elevato della licenza media inferiore è del 47,0%, molto vicina a quella stimata per l’anno precedente. Si tratta di un livello di scolarizzazione medio molto basso, non tale da favorire una soddisfacente occupabilità degli utenti Caritas. Occorre accrescere tale livello, per contrastare la povertà educativa, e l’abbandono precoce del percorso scolastico. Sul fronte occupazionale, troviamo, nel 2023, al primo posto la condizione di disoccupato. Tutto sommato il quadro complessivo sembra più negativo e più incerto.
Dalle ricerche compiute da Caritas italiana trae conferma la stretta connessione tra povertà, difficoltà occupazionali e bassa scolarità.
Interventi Caritas.
Il numero complessivo degli interventi erogati tramite il Centro di ascolto diocesano nel 2023 arriva a 85.049, con un aumento dell’11,6% rispetto al 2022, e addirittura del 66,5% rispetto al 2020: un aumento esplosivo delle attività di Caritas, sotto i colpi delle crisi di varia natura degli ultimi anni.
Al primo posto come quota di interventi sul totale di questi troviamo l’offerta di beni e servizi materiali, costituiti principalmente dai servizi di mensa, dall’attività degli Empori/market solidali, dalla distribuzione di pacchi viveri. Seguono i servizi di alloggio e quindi i servizi di Ascolto, per lo più accompagnato da discernimento e progetto, nonché finalizzato ad attività di monitoraggio.
Il servizio di Ascolto è preliminare a tutti gli interventi successivi, e prevede Coinvolgimenti – che consentono di costruire una rete sociale operativa, costituita da parrocchie e/o gruppi parrocchiali, enti pubblici, enti privati o del Terzo Settore, e gruppi laici di volontariato.
Per un quadro completo delle iniziative della Caritas diocesana, si ricorda inoltre il suo multiforme impegno progettuale, in tutte le principali direzioni dell’impegno ai più fragili. È particolarmente importante che i progetti siano fatti non solo per i poveri, ma con i poveri. La meta verso cui Caritas si orienta è l’animazione di comunità, stimolare cioè la comunità ad una carità realmente generativa, che ha come principio sociale fondamentale la solidarietà, applicata ad ogni aspetto e dimensione dell’esistenza.
Pierluigi Maria Grasselli /
L’arcivescovo Ivan Maffeis: «La Carità deve essere intelligente»
«Le pagine di questo IX Rapporto raccontano di un viaggio che potremo scandire in tre tappe». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, a Perugia, il 5 giugno, alla presentazione del IX Rapporto sulle Povertà e Risorse nel 2023 dal titolo: “Catene spezzate”, a cura dell’Osservatorio delle povertà ed inclusione sociale della Caritas diocesana. «La prima – ha precisato mons. Maffeis – va dai problemi alle persone…, il primo modo per affrontare seriamente una carità che abbia il riflesso della carità di Dio e qualifichi anche il nostro rapporto con chi vive situazioni di povertà. La seconda tappa va dalla società alle istituzioni, che ringrazio quanti le rappresentano a diverso titolo, dai Comuni, alla Provincia, alla Regione, raccogliendo la loro attenzione e disponibilità. Sarebbe impensabile delegare la cura dei poveri a qualcuno. Come Istituzioni civili e come Chiesa è bello poter dire che qui ci sono interlocutori con cui si cammina insieme. Il lavoro di “rete” della nostra Caritas va in questa direzione, perché il bene comune è il bene della città, quello che sta a cuore a tutti. La terza è dalla denuncia delle “catene” alla proposta. Queste pagine vanno in questa direzione come si evince nella parte finale del rapporto. Mentre forniscono una miniera di informazioni e di dati, raccontano anche di una comunità che sa rimboccarsi le maniche, che ci mette cuore, passione, intelligenza, perché la carità deve essere intelligente aprendo piste per condividere».
Soffermandosi sulle risorse messe in campo per accogliere le tante richieste di aiuto, l’arcivescovo ha parlato dello «zoccolo duro dell’8xmille alla Chiesa cattolica, ma in Caritas io trovo un modello che deve essere esportato nelle altre realtà della nostra Chiesa dove, partendo da una percentuale che è assicurata dalla generosità di tanti cittadini praticanti e non, che firmano per la Chiesa cattolica, il lavoro fatto con le istituzioni, con le aziende, con le cooperative e con tante persone generose, ha moltiplicato quel poco facendolo diventare qualcosa per tutti».
Il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, ha spiegato la scelta del titolo del IX Rapporto, “Catene spezzate”: «Vedete in copertina questi piedi incatenati e le “Catene spezzate” rappresentano il lavoro compiuto, la missione svolta con molto impegno dove tante famiglie sono tornate libere di poter camminare, sciolte da quelle catene che papa Francesco ci ricorda parlando della povertà. “Catene spezzate” anche perché è il nostro invito-obiettivo della nostra vocazione, quella di continuare a riportare il povero al centro in un cammino che lo vede abbracciato da tante realtà per il ritorno all’autonomia. Essere nella condizione di povertà è una privazione di possibilità, è una privazione della libertà. Non avere la libertà di poter scegliere nel quotidiano e per il proprio futuro. La povertà è in aumento nella nostra diocesi con un dato importante, che ci dice che tante “catene” sono state spezzate, ma che tante nuove “catene” sono arrivate perché il 40% delle famiglie in difficoltà sono nuovi poveri nel rivolgersi per la prima volta alla Caritas nel loro cammino di vita».
a cura di Riccardo Liguori /
Giu, 2024
Terni – pellegrinaggio in preparazioen al Giubileo dalla Cattedrale al santuario di Santa Maria dell’Oro
La diocesi di Terni-Narni-Amelia promuove un pellegrinaggio a piedi, secondo appuntamento di preparazione al Giubileo che fa seguito a quello dello scorso gennaio alla chiesa di Valenza. Sabato 8 giugno 2024 alle ore 9.30 si partirà dalla cattedrale di Terni per arrivare al santuario di Santa Maria dell’Oro, conclusione alle ore 13.00 con pranzo al sacco. Il pellegrinaggio sarà presieduto dal vescovo Francesco Soddu e due momenti di riflessione sul pellegrinaggio e sul Giubileo saranno proposti ai pellegrini nel santuario dei Protomartiri Francescani chiesa di Sant’Antonio a Terni, che quest’anno sarà anche chiesa giubilare nel centenario della posa della prima pietra. Un pellegrinaggio che vuole essere un’occasione di riscoperta della spiritualità francescana con la preghiera all’altare dei Protomartiri e la meditazione dei padri francescani, e alla conclusione del pellegrinaggio al santuario di Santa Maria dell’Oro con la catechesi di don Claudio Bosi ed Emanuela Buccioni sul pellegrinaggio come percorso di conversione. Chi è impossibilitato ad effettuare l’intero percorso a piedi può raggiungere il santuario di Colle dell’Oro alle ore 11.30.
Giu, 2024
Diocesi Assisi e Foligno – Assemblea diocesana nel segno della comunione, partecipazione e missione. Comunità invitate a partecipare all’evento programmatico delle due “diocesi sorelle”
Assemblea diocesana unica per le due diocesi sorelle di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e Foligno nel segno dell’unione in persona episcopi del vescovo monsignor Domenico Sorrentino. “Qualsiasi cosa vi dirà, fatela” – “Comunione, partecipazione e missione per una ‘Casa Felice’. Modalità della corresponsabilità nella Chiesa”. È il tema sul quale verterà la due giorni dell’Assemblea programmatica che si terrà venerdì 7 e sabato 8 giugno nel salone della Chiesa di San Poalo apostolo a Foligno in via del Roccolo n. 30 a Foligno, alla quale le comunità sono invitate a partecipare.
Come da programma venerdì 7 giugno alle ore 15 ci saranno l’accoglienza e la preghiera presieduta da don Marco Armillei, vicario episcopale per la Pastorale della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. Alle ore 15.30 “Introduzione all’icona Biblica: la Casa di Cana” con don Giovanni Zampa, vicario episcopale per la Pastorale della diocesi di Foligno. Seguiranno alle ore 15.45 l’introduzione al tema e ai lavori: Modalità della corresponsabilità nella Chiesa. Come partecipare alla promozione evangelica di una “Casa Felice”. Interviene don Paolo Asolan, preside del Pontificio istituto pastorale Redemptor Hominis della pontificia Università Lateranense e professore di Teologia pastorale fondamentale. Alle ore 16.30 dialogo con il relatore. Dopo una breve pausa seguiranno i lavori di gruppo sulla proposta elaborata dai consigli pastorali diocesani (iscrizione ai gruppi e coordinamento dei facilitatori). Alle ore 18.30 preghiera conclusiva nei singoli gruppi.
Sabato 8 giugno alle ore 9 accoglienza e preghiera; seguirà l’introduzione sapienziale ai lavori di gruppo (a cura della Commissioni sinodali); alle ore 9.45 ancora lavori di gruppo per la verifica sapienziale dell’anno pastorale 2023-2024. Dopo la pausa alle ore 11 seguirà la presentazione sintetica dei due lavori di gruppo. Infine alle ore 11.30 comunicazioni e conclusioni del vescovo.
Giu, 2024
Perugia – Solennità del Corpus Domini. L’omelia dell’arcivescovo Ivan Maffeis. «L’Eucaristia ci ricorda che il bene della città passa dalla concordia sociale, fondata su valori essenziali…»
Corpus Domini: quanto bisogno abbiamo oggi di questa festa… Ci dice che Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, si fa forza che sostiene nel cammino spesso sofferto del vivere quotidiano, si fa presenza amica che ci trasforma, ci plasma, ci conforma al Signore Gesù e ci unisce fra noi: “Come questo pane era sparso sui colli e raccolto divenne una cosa sola, così sia la tua Chiesa…”.
Questa festa ci dice che l’amore esiste ed è pane spezzato, perché la vita fiorisce solo quando la si dona, quando la si condivide.
Questa verità affiora dalle tre letture esprimono nel tema dell’alleanza.
Mosè sigla l’alleanza tra Dio – che offre la sua presenza provvidenziale – e il popolo, che si impegna a camminare con Dio. Gesù rende nuova e definitiva quest’alleanza tra Dio e gli uomini, offrendo non doni esteriori, ma se stesso.
Che riflesso porta questo messaggio nella nostra vita?
La risposta ce la offre la storia della nostra Chiesa, di questa nostra terra di santi e sante di ieri e di oggi, che riconosciamo senza difficoltà nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità: la loro esistenza è segno di come dalla comunione con il Signore nascano disponibilità e servizio, in un’attenzione che ha al centro la persona e le relazioni, e si spende nell’impegno educativo dei figli come nella cura dei nostri anziani.
Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia non resta indifferente alle situazioni che la vita gli fa incontrare, ma sa farsi prossimo, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato.
Chi si lascia plasmare dall’Eucarestia trova il vero antidoto all’egoismo; riscopre la gratuità e la logica del dono.
Una comunità che si nutre dell’Eucarestia non rimane preda di divisioni e contrapposizioni: l’unico Pane fa – dei molti che siamo, con le nostre legittime diversità – un solo corpo.
Tra poco porteremo nelle vie della nostra Città la presenza eucaristica per sottolineare che essa è un dono di benedizione che raggiunge le case, la scuola, le Istituzioni, i luoghi di lavoro e d’incontro…; è annuncio di speranza: Dio non abbandona nessuno e mediante la disponibilità di tanti si fa presente per la consolazione, il conforto e l’aiuto di tutti.
L’Eucaristia, sacramento della comunione, ci ricorda che il bene della città passa dalla concordia sociale, fondata su valori essenziali: il bene comune, i diritti delle persone e dei gruppi primari, la difesa della vita, l’attenzione ai più poveri. Chi sarà chiamato ad amministrare la Città possa assumere questa responsabilità con coscienza onesta e capacità di visione, nella ricerca concreta delle convergenze possibili e di azioni costruttive a beneficio di tutti.
Don Ivan, vescovo
Mag, 2024
Perugia – la Solennità del Corpus Domini con la processione risalente al secolo XIV. L’arcivescovo Ivan Maffeis: «Ci porta ad andare contromano»
Domenica 2 giugno la Chiesa celebra la Solennità del Corpus Domini: a Perugia, alle ore 10, S. Messa nella Cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis (che alle ore 17:30 celebrerà nella Concattedrale di Città della Pieve); a seguire, la processione risalente al secolo XIV, una delle più antiche, partecipate e sentite della città, dalla Cattedrale alla Basilica di San Domenico, sostando in preghiera anche davanti alle sedi delle Istituzioni civili.
Si ha memoria storica di questa processione dal 1378, a seguito di un “provvedimento pubblico” delle autorità civili e religiose della città (cfr. Cronaca di P. Pellini) che stabilì anche il percorso. Oggi è animata da diverse Confraternite, tra cui quella del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, oltre che da una rappresentanza dei Cavalieri degli Ordini di Malta e del Santo Sepolcro.
La comunità cristiana perugina è da sempre molto legata a questa solennità, istituita da papa Urbano IV, morto nella vicina Deruta il 2 ottobre 1264 e sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Circa due mesi prima della morte, l’11 agosto 1264, Urbano IV istituì ufficialmente la solennità del Corpus Domini con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del “particolare miracolo eucaristico” avvenuto a Bolsena l’anno precedente. La popolarità di questa festa, che manifesta pubblicamente la fede del popolo cristiano nel Santissimo Sacramento, è cresciuta con il Concilio di Trento (1545-1563), quando si sono diffuse le processioni eucaristiche e il culto eucaristico al di fuori della Messa.
L’arcivescovo, nell’invitare i fedeli a questa solennità, dedica la “cartolina” dell’ultima Newsletter diocesana, scaricabile al link: Newsletter n.12 del 30/05/2024 (diocesi.perugia.it) , alla festa del Corpus Domini che «ci porta – scrive – ad andare contromano. Siamo soliti, infatti, partire dalle nostre case per convergere in chiesa; la processione, che da secoli caratterizza questa giornata, va invece in senso inverso: dalla chiesa alle case. È proprio questa direzione – prosegue mons. Maffeis – quella che fa sì che il nostro venire a prendere parte all’Eucaristia non si risolva in un fatto puramente privato, ma raggiunga la sua piena efficacia nel ritorno. Chi si lascia plasmare dall’Eucaristia vince il pericolo di smarrirsi in quell’ateismo pratico, che spegne la vita nell’indifferenza. L’Eucaristia ci porta alla fedeltà al Vangelo, alla capacità di non perdere la speranza, alla fraternità che sa farsi carità; ci rende Chiesa che non gioca in difesa, ma fa il primo passo, va incontro, si fa prossima…».
Mag, 2024
Terni – Corpus Domini – la processione diocesana: Mons. Soddu: “dai raggi benefici di questo Sacramento possiamo sempre attingere il segreto e il vigore per la crescita organica dei singoli, delle famiglie e della società”.
Tantissimi fedeli hanno partecipato giovedì 30 maggio alla celebrazione diocesana della solennità del Corpus Domini, alla messa presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dai sacerdoti della diocesi, ed alla processione eucaristica con il Santissimo Sacramento per le vie del centro cittadino, dalla chiesa di San Francesco alla Cattedrale, in un lungo corteo di sacerdoti, confraternite delle varie zone della diocesi con i loro stendardi, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i ragazzi che hanno ricevuto l’Eucarestia per la prima volta in questo anno, i rappresentanti delle associazioni e movimenti e delle parrocchie, animata dal coro della diocesi diretto da don Sergio Rossini e dalla banda “T.Langeli” di Cesi.
La solennità del Corpus Domini è un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della chiesa, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi, nella preghiera per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita cittadina e ai suoi problemi.
«Il grande mistero del Corpus Domini è l’eucaristia, il corpo di Gesù, che ci viene data in cibo – ha detto il vescovo -. Ci salva dai nostri peccati, ci riscatta da una vita spesso vuota o banale e ci riabilita totalmente, ponendoci su orizzonti luminosi di speranza. La festa del Corpo e Sangue del Signore Gesù esorta tutti ad avere il coraggio di accedere alla salvezza che solo il Signore può dare, e anche avere Il coraggio e la costanza nel permanere in questo stato salvifico di Grazia. Il Vangelo ci dice che Gesù ha profuso tutto il suo amore, perseverando sino alla fine; non solo facendosi inchiodare sulla croce, ma rimanendovi. La festa del Corpus Domini ci esorta ad avere una fiducia sconfinata in tutto questo, per il semplice fatto che il sangue da lui versato non è invano, non è andato perduto, ma raccolto nel calice, in quel calice della cena, della Mensa Eucaristica ed è oggi nella Messa, nella Eucaristia, per la nostra salvezza. Se questo non avviene nella vita delle persone, se questo non avviene nella nostra vita è perché noi ci intestardiamo rifiutando la salvezza. Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore, la nostra vita non avrebbe alcun senso senza l’Eucaristia. Come si fa a vivere senza questo dono? Perciò è vita vera quella che si conduce a prescindere da tutto ciò?».
Il vescovo ha anche fatto riferimento alla pace e alla speranza nel cammino della chiesa verso il Giubileo del 2025, perché la fede in Cristo: «Risvegli il torpore che spesso ci assale, ridesti in tutti il desiderio e la forza di contribuire personalmente alla costruzione della vera pace e della vita buona, perché dai raggi benefici di questo Sacramento, dal calice della salvezza, possiamo sempre attingere il segreto e il vigore per la crescita organica dei singoli, delle famiglie e della società. Questo consiste nell’invocare il nome del Signore, cioè affidarsi a lui, il quale ci offre questo calice, questo strumento di vittoria conquistata soltanto da lui e che desidera condividere con noi; che desidera cioè sia nostra questa salvezza e ci faccia ricollocare nella giusta strada del percorso pasquale, del percorso sinodale, del percorso giubilare di “pellegrini di speranza”, che con Gesù –unico Salvatore del mondo- conduce al Calvario e al sepolcro e da qui alla vita nuova della risurrezione».
L’OMELIA DEL VESCOVO
La lunga processione silenziosa, interrotta solo da preghiere e canti, si è snodata lungo le vie del centro di Terni da piazza Tacito, passando per la chiesa di San Pietro e fino alla Cattedrale, dove è stata allestita un’infiorata dai volontari dell’ufficio liturgico e della Cattedrale. C’è stata la preghiera del presidente di Azione Cattolica diocesana Rita Pileri per una comunità cittadina che sia capace di farsi vicina ai bisognosi e stranieri, compagna di chi lavora, e nella difesa dei diritti “Oggi vieni adorato anche per le vie delle nostre città, Gesù che nutri la nostra sete di giustizia e verità con il tuo sangue, facci essere ogni giorno ed in ogni luogo testimoni del tuo amore per tutta l’umanità, tu ci sei necessario per liberare i nostri cuori dalla tentazione della disperazione, per imparare l’amore vero, per camminare nella gioia, per moltiplicare l’amore con la carità e orientare l’umanità verso la giustizia e la pace”. La processione si è conclusa con l’adorazione eucaristica e la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.
Mag, 2024
Spoleto – Riapertura al culto della chiesa della Madonna delle Grazie a Poreta. L’Arcivescovo consacrerà il nuovo altare ed erigerà il luogo di culto a Santuario mariano.
Venerdì 31 maggio 2024 alle ore 18.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo riaprirà al culto la chiesa della Madonna delle Grazie a Poreta di Spoleto, chiusa a seguito dei terremoti del 2016. Il Presule consacrerà il nuovo altare ed erigerà la chiesa a Santuario mariano.
Le parole di don Alessandro Lucentini. «Siamo molto felici di poter finalmente riaprire la chiesa della Madonna delle Grazie», commenta il Pievano della pievania di S. Giacomo Apostolo mons. Alessandro Lucentini. «Giungeranno fedeli da ogni frazione del territorio. Mi piace sottolineare che durante questi anni di chiusura la chiesa è sempre stata custodita, gli spazi esterni sempre ben curati, un fiore e un lume sempre dinanzi alla porta di ingresso. Qui si ha proprio la sensazione che la Madonna ti accoglie e ti custodisce. Invito tutti a partecipare alla cerimonia: ci ritroveremo alle 18.00 alla zona industriale di Campello sul Clitunno per l’avvio della processione, con la recita del rosario, verso la chiesa dove ci sarà la celebrazione della Messa. Infine, un ringraziamento particolare all’Arcivescovo per la sollecitudine con cui ha seguito l’iter per la riapertura di questo edificio e per il grande dono che ci ha fatto erigendolo a Santuario mariano».
I lavori. L’agibilità della chiesa è stata ripristinata grazie ai fondi propri dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia per un totale di circa 40.000,00 euro. Il progetto di recupero è del geom. Alessio Bellini e dell’arch. Sara Zeppadoro. Accanto alla chiesa c’è la canonica per la quale sono in corso i lavori. Per essa c’è un contributo di 452.000,00 euro (302.000,00 provengono dai fondi 8×1000 della Conferenza episcopale italiana e 150.000,00 provengono da fondi PNRR). Il progetto di recupero è dell’arch. Raffaele Serangeli e dell’ing. Lorenzo Baratti. Durata dei lavori: circa un anno e mezzo. I lavori sia della chiesa che dell’ex convento annesso sono stati affidati dall’Edilizia f.lli Granieri srl di Collazzone (PG).
La storia del Santuario. La chiesa e il convento francescano risalgono al XVI secolo e sorgono lungo il tracciato della Flaminia, al confine tra i Comuni di Spoleto e di Campello sul Clitunno. La tradizione popolare narra che la scelta di tale area per la costruzione della chiesa non sarebbe casuale ma legata all’apparizione della Vergine intenta a lavare i panni di Gesù Bambino ai piedi di un ruscello. Il convento è rimasto attivo fino al XVII secolo, quando i francescani furono cacciati a seguito delle soppressioni attuate dopo la bolla di Innocenzo X Instaurandae regularis disciplinae del 1652. Il convento, disposto sul tracciato che da Roma si snoda verso Assisi, era anche luogo di ristoro per i pellegrini. La facciata del santuario è molto semplice; la chiesa al suo interno è a navata unica: ci sono sei edicole, tre a destra e tre a sinistra, con affreschi raffiguranti santi e scene religiose impreziosite da finti marmi.