“La festa di San Rufino ci porta all’attualità. Ci interroga. Ci chiede se siamo una comunità che si arrende alla stanchezza, che guarda stupita agli eventi che la segnano senza capacità di reazione, quasi arrendendosi a una prospettiva di estinzione. San Rufino ci dice, con il suo martirio, che invece la primavera è già seminata. E per sempre”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, durante il Pontificale da lui presieduto sabato 12 agosto per la solennità di San Rufino, patrono della Città di Assisi e della diocesi. Alla solenne celebrazione nella cattedrale assisana erano presenti le autorità civili e militari, il clero diocesano e tanti fedeli.
“Abbiamo la grazia di avere come patrono il fondatore di questa Chiesa. Colui che con la sua parola, la sua vita e il suo sangue ha tracciato la via sulla quale essa ha camminato per secoli. Non tutte le Chiese hanno per patrono il fondatore. È un privilegio che ci fa sentire comunità che cammina nel tempo, nell’unità tra le generazioni che si avvicendano”, l’incipit dell’omelia. Nel ricordare che “Assisi è ricca di cultura pre-cristiana”, Sorrentino ha sottolineato come “è con il passaggio a quella cristiana che c’è stato un salto di qualità: la qualità che veniva ormai non da uomini, ma da Dio stesso. E noi oggi vogliamo dire a San Rufino che egli non è morto invano. Che il sangue versato per noi ha prodotto frutti. E non soltanto i frutti eminenti di santità che, soprattutto con Francesco, Chiara e oggi il beato Carlo, rendono questa città un’attrazione per la Chiesa universale. Ma anche la santità nascosta, quella della ‘porta accanto’, come la chiama papa Francesco, che ha contraddistinto tante generazioni di persone devote, coerenti, umili, che hanno trovato nella fede il senso della vita”.
Non mancano però le criticità: “L’era internet – ha continuato il vescovo – sta riplasmando i nostri pensieri, i nostri costumi, i nostri rapporti”, senza dimenticare “ciò che sta avvenendo nel mondo della famiglia, il piccolo mondo da cui tutto dipende. Siamo ormai in un tempo in cui il valore stesso dell’amore di coppia, che si fa per sempre anche amore genitoriale, capace di indissolubilità e di fecondità, è messo radicalmente in questione. Non sappiamo dove questa crisi dell’istituto matrimoniale ci porterà, ma certamente, se non c’è un’inversione di rotta, non ci porterà verso il bene”. Monsignor Sorrentino si è soffermato poi sul “prossimo tratto del cammino pastorale, incentrato sul tema della carità faremo un’applicazione che avrà come ambito la ‘polis’, la città in tutte le sue espressioni. Parleremo, il 9-10 settembre prossimo, di carità politica, di un amore che, proprio per essere l’amore di Cristo a noi trasmesso da san Rufino, non può essere il piccolo amore dei nostri sentimenti personali espressi in maniera individuale e verso singole situazioni di bisogno, ma deve diventare un amore a tutto campo. Occorre uno scatto di entusiasmo, che parte dal coraggio di guardare in faccia la realtà, ma soprattutto di fissare gli occhi su Cristo”.
Le celebrazioni per San Rufino, cominciate venerdì sera con la veglia di preghiera, la processione e la benedizione della città, vanno avanti nel pomeriggio del 12 agosto con la santa messa delle ore 18 e il concerto delle 21 in cattedrale, a cura della Cappella musicale di San Rufino.