“Mi auguro che la nostra comunità sappia reagire a questo momento di profonda difficoltà con la forza che ha dimostrato in altre situazioni di prova, facendo prevalere l’unione rispetto alla divisione, il bene sul rancore, la solidarietà rispetto alla rabbia e alla chiusura in se stessi”. È il messaggio che il vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino ha lanciato nel recente incontro con i sindaci dei nove comuni del territorio (Stefania Proietti – Assisi; Paola Lungarotti – Bastia Umbra; Silvana Pantaleoni – assessore all’Istruzione di Cannara; Lamberto Marcantonini – Bettona; Massimiliano Presciutti – Gualdo Tadino; Giovanni Bontempi – Nocera Umbra; Enrico Bacoccoli – Valfabbrica; Giampiero Fugnanesi – Sigillo; Monia Ferracchiato – Fossato di Vico). Ciascuno di loro ha descritto la situazione del contagio nel proprio territorio, evidenziando le difficoltà maggiori; in tutti gli interventi è emerso che la diffusione del virus è legata al contagio familiare partito molto spesso dagli adolescenti che “ancora faticano a comprendere i rischi del gruppo e dell’abbassamento delle misure protettive”. L’incontro è stato anche l’occasione per fare il punto sulle iniziative che la diocesi, anche attraverso la Caritas, sta portando avanti in questa fase di emergenza pandemica. “Ci ha fatto piacere sentire dai sindaci – ha spiegato don Cesare Provenzi, priore della cattedrale di San Rufino, nonché presidente delle due Fondazioni, Santuario della Spogliazione e Assisi Caritas – dell’importante sostegno che ricevono dalla Caritas e dai Cvs territoriali nell’aiuto alle famiglie che, oltre al Covid, sono alle prese con seri e crescenti problemi economici. Altrettanto importante è stato sapere dell’attenzione che i parroci pongono nell’applicazione delle misure di contenimento del contagio. È stato infatti evidenziato che sia le celebrazioni liturgiche che altri eventi sono svolti in sicurezza e che non c’è nessuna correlazione tra aumento di positivi e manifestazioni, soprattutto nel caso Assisi. A questo proposito – sottolinea don Provenzi – vorrei fare chiarezza rispetto a una serie di inesattezze che girano anche sui social rispetto alla beatificazione di Carlo Acutis e la diffusione del Coronavirus. Innanzi tutto è necessario dire che la data del 10 ottobre non l’ha scelta il vescovo, il sindaco, il sottoscritto o la Curia, bensì la Santa Sede, come avvenuto per altre beatificazioni celebrate nello stesso periodo (Bologna e Napoli). Nel momento in cui l’abbiamo saputo ci siamo subito messi in contatto con la Prefettura e gli altri organismi che si occupano di sicurezza e salute pubblica per avere l’autorizzazione e seguire i protocolli. Il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica insediato in Prefettura ha dato l’assenso all’evento perché tutto è stato tracciato (nomi, provenienza, numeri ecc.). Per evitare al massimo gli assembramenti abbiamo deciso di offrire la possibilità di venerare il Beato in un arco di tempo di oltre due settimane. Certo – sottolinea il presidente della Fondazione – non ci aspettavamo un flusso del genere (41 mila persone in 19 giorni, non in un giorno come si va dicendo) e per questo abbiamo implementato quelle misure di sicurezza già predisposte come: transenne, termoscanner, mascherine, disinfettanti, personale volontario e agenzia per la security specializzata. Sempre presenti le forze dell’ordine a cui va il nostro più sentito ringraziamento. Tra tutte le persone che oltre al vescovo, allo staff della Curia e al sottoscritto hanno seguito l’organizzazione dell’evento, ci sono stati solo tre positivi; tramite il contact tracing siamo poi riusciti a capire che hanno contratto il virus da persone non legate alla Beatificazione. I focolai attivi nel centro storico (Casoria, Serafico, Casa di riposo, comunità di religiosi) che rappresentano circa la metà dei contagi dell’acropoli – spiega ancora don Cesare – non sono partiti con la Beatificazione perché nessuno degli ospiti, nessuno degli operatori e dei consacrati ha avuto a che fare con l’evento. Pertanto – aggiunge il priore della Cattedrale – mi auguro che questa città sappia affrontare la situazione con lo spessore che l’emergenza necessita, mettendo da parte illazioni e affermazioni che non hanno nessuna evidenza scientifica. Personalmente ritengo che la Beatificazione di Carlo Acutis sia una grande grazia per Assisi, soprattutto a livello spirituale perché farà confluire molti giovani desiderosi di avere risposte alle domande nascoste del loro cuore. Credo altresì ci potranno essere effetti positivi anche dal punto di vista economico (ho visto che alcuni commercianti per lo più critici verso la beatificazione hanno già autonomamente realizzato dei gadget di Carlo). Come Fondazione abbiamo voluto mettere a frutto subito questa grazia avviando già il progetto per aprire una mensa per i poveri proprio vicino al Santuario, come annunciato il 1 ottobre dal nostro vescovo”.
I sindaci hanno ringraziato monsignor Sorrentino per questo incontro, che aiuta a fare squadra tra mondo ecclesiale e istituzioni civili perché la prova della pandemia venga superata al più presto. “Il Natale che si avvicina non sarà forse come gli altri anni – ha concluso monsignor Sorrentino – ma lo possiamo vivere con maggiore intensità aprendoci all’amore che si irradia dalla culla di Betlemme. Speriamo non manchino i pellegrini ad Assisi anche nelle feste natalizie. Ma che essi venendo trovino l’atmosfera di pace che deve contraddistinguere la città di Francesco e Chiara”.