La città di Amelia con le sue bellezze storico-artistiche, con i palazzi rinascimentali, la tradizione storica e i prodotti tipici della cucina locale ha affascinato Luis Emilio Montalvo Arzeno, Ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede nella visita che si è tenuta il 30 e 31 agosto ad Amelia, in occasione della presentazione del Biennio Geraldiniano nel cinquecentesimo anniversario della morte di mons. Alessandro Girolamo Geraldini, primo vescovo residente a Santo Domingo del Nuovo Mondo. La visita alla Piancoteca e Museo archeologico di Amelia, in particolare la statua di Germanico e il ritratto di mons. Alessandro Geraldini, oltre alle altre pregevoli opere d’arte di Piermatteo d’Amelia e di Livio Agresti, le tombe della famiglia Geraldini nella chiesa di San Francesco, hanno attratto l’attenzione dell’ambasciatore che al termine ha ringraziato per l’accoglienza ricevuta ed ha elogiato le istituzioni cittadine per il clima umano e tranquillo che si vive ad Amelia, il vescovo e il comitato organizzatore del centenario Geraldiniano per l’impegno nella riscoperta e valorizzazione di un personaggio che ha segnato la storia dell’evangelizzazione del nuovo mondo.
“La Republica Dominicana, come molti paesi in America, è un paese di immigrati che ebbe le sue radici genetiche nella razza aborigena mista a neri dell’Africa e anche dalle nazioni che facevano parte delle colonizzazioni, come è il caso della Spagna nel primo luogo, e l’Italia – ha detto l’ambasciatore -. Ora ricordiamo mons. Alessandro Geraldini, nato in questa città di Amelia e le cui spoglie riposano nella Cattedrale Primate di America, nella Cappella poi nota come “Vescovo di pietra della sua Cattedrale”, proprio a destra guardando l’altare maggiore, di cui egli stesso fece benedire la prima pietra il 21 maggio 1521. Al suo arrivo a Santo Domingo, il suo più grande interesse come Vescovo fu la costruzione della nostra Cattedrale in stile gotico, che fu la prima costruita nel Nuovo Mondo”.
E’ stato presentato quindi il comitato diocesano presieduto dal vescovo Soddu e dal prof. Edoardo D’Angelo, composto da don Giuseppe Capsoni, prof. Enrico Menestò (Presidente C.I.S.A.M.)
prof. Stefano Pittaluga (Università di Genova), prof. Francesco Scoppola (già Direttore Generale MIC), prof. Guglielmo de Giovanni-Centelles (Accademico dei Virtuosi al Pantheon), prof. Carmen Gonzalez-Vazquez (Università Autonoma di Madrid), prof. Carolina Armenteros (Università Cattolica di Santo Domingo) che si prefigge lo scopo di rilanciare la conoscenza del vescovo Geraldini, e attraverso questa sollecitare la riflessione e il dibattito su una figura poco nota, ma estremamente importante, sia sotto il profilo operativo e concreto, sia sotto quello simbolico dell’incontro/scontro tra la civiltà europea e quella definita “precolombiana” all’alba dell’arrivo degli Europei in Centroamerica (1492).
Aspetto questo trattato anche nella relazione del prof. Guglielmo de Giovanni-Centelles che, in un excursus storico politico, ha evidenziato l’importanza di Geraldini all’interno della storia d’Europa e delle Americhe, alla luce di una riflessione di estrema attualità con riferimenti ai conflitti in essere oggi nel mondo e della globalizzazione. Una personalità eccletica quella di mons. Geraldini, nelle opere e negli scritti, letterato e umanista, un uomo universale che fonda e non esclude, che fa della fede convinta la base universale per proiettarsi nelle asperità del mondo.
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