L’assemblea ecclesiale diocesana del 7 ottobre, nel 60° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, non è stata solo una celebrazione di uno degli eventi più grandi della Chiesa e del suo rinnovamento, di una chiesa che entra nella storia, scruta i segni dei tempi e li interpreta alla luce del Vangelo, espresso in modo il più possibile rispondente ai bisogni dell’uomo contemporaneo. I contributi di mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi che ha parlato della grazia del Concilio Vaticano ll e della prof.ssa Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’AC, che ha afrontato il tema della Chiesa e i laici dopo il Concilio, sono stati stimolo per una chiesa in cammino “sulle strade consolari conciliari – le ha definite mons. Sigismondi – rispetto al Concilio Vaticano, la cui recezione continua ad accumulare ritardo. Chi è in cammino deve avere la consapevolezza di non essere arrivato, ma che resta tanta strada da fare, avendo coscienza che siamo anche noi parte della grande cattedrale del Concilio, siamo manovali dentro questo cantiere e che attraverso il servizio possiamo contribuire alla costruzione del regno”.
In questo cammino, oggi, i laici hanno un ruolo importante, ha ricordato la Bignardi, appellandosi all’audacia cristiana come propulsore del rinnovamento: “la chiesa deve cambiare per essere contemporanea. Se si vuole avere uno sguardo spregiudicato bisogna ascoltare i giovani, che chiedono alla chiesa una domanda di contemporaneità”.
“Ci è chiesto il coraggio dell’essenziale – ha sottolineato Bignardi -, mentre le comunità cristiane oggi sono diventate dei cantieri di iniziative e cose da fare che spesso generano stanchezza e frustrazione. La chiesa vive di parola, della liturgia della preghiera. È necessario ritrovare la tensione spirituale e non l’attivismo, una conversione missionaria che sia incontro con gli altri, missione che sa interpretare la domanda di amore delle persone”.
L’assemblea, promossa dalla diocesi di Terni Narni Amelia e dall’Azione Cattolica diocesana, ha avuto una sessione mattutina con gli studenti degli istituti superiori, al Cinema Politeama, con un dialogo sugli anni ’60 del Novecento e sulla Chiesa del Concilio con Antonio Preiti e don Luigi Ciotti.
Un approfondito esame è stato fatto da Preiti sugli eventi socio politici e culturali che hanno influenzato e modificato valori, aspirazioni e stili di vita dal Sessanta in poi. La mutazione della percezione dell’io e della partecipazione alla società, ma anche le trasformazioni nell’espressione artistica, musicale, letteraria, il boom economico e l’affacciarsi sulla scena dei moti di protesta e l’antiautoritarismo. Un periodo di grande tensione morale, nel piacere di essere in tanti con la speranza di partecipare al cambiamento.
Don Luigi Ciotti ha ricordato gli anni del Concilio a partire dalla sua esperienza di giovane impegnato nell’aiutare gli emarginati e i tossicodipendenti per strada. L’attenzione e il sostegno del cardinale torinese Michele Pellegrino, noto per le sue attività pastorali dedicate agli emarginati. Don Ciotti nel 1972 venne ordinato sacerdote dallo stesso Pellegrino che, come parrocchia, gli affidò la strada, luogo non di insegnamento ma di apprendimento e incontro con le domande e i bisogni più profondi della gente. Rivolgendosi agli studenti, li ha esortati a non delegare nelle azioni, ma a costruire con gli altri, perchè è il “noi” che vince: “non pensate che siano gli altri a dover fare le cose e che non si possa cambiare. Riempire la vita di senso, non sprecatela in cose inutili, c’è bisogno di voi nella società, nella chiesa, c’è bisogno di persone appassionate e sensibili. Vi auguro di sapervi riappropriare dei propri spazi di solitudine per riflettere e ascoltare il mondo con l’orecchio del cuore. Per me è stato importante chi ha saputo ascoltare, ha dato fiducia, instaurando relazioni vere e profonde”.
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