Sabato 1 ottobre si è svolta la giornata di formazione Caritas al Cenacolo Francescano di Santa Maria degli Angeli alla quale hanno preso parte rappresentanti delle 8 Caritas dell’umbria. I lavori sono stati aperti dal saluto del delegato della Conferenza Episcopale Umbra mons. Francesco Soddu che ha evidenziato come siano importanti i momenti di formazione a livello pastorale per i volontari della Caritas perchè “Non ci si improvvisa volontari della carità. Il bene deve essere fatto bene. Papa Francesco nel messaggio per la giornata dei poveri sottolinea che c’è una povertà che umilia e uccide, e c’è un’altra povertà, la sua, che libera e rende sereni. La povertà che uccide è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. Siamo una chiesa e popolo in cammino è in questi anni siamo chimati a vivere insieme il cammino sinodale. Siamo all’interno della chiesa e percorriamo questo cammino come fratelli e sorelle alla luce del Vangelo”.
E’ seguito il saluto del delegato regonale Marcello Rinaldi e l’interessante catechesi di padre Giulio Michelini, docente di Sacra Scrittura all’Istituto Teologico regionale di Assisi, “Un popolo di poveri in cammino”, che partendo dai testi del libro dei Numeri e dal libro del Deuteronomio; e del Nuovo Testamento un brano della Lettera di Giacomo, ha dato una duplice lettura di come Dio provvede ai poveri del suo popolo, e per tutti i popoli, dall’altro vedere come il povero interpelli ogni comunità.
“Nell’Antico Testamento la storia narrata nel libro dei Numeri – ha detto padre Michelini – ci dice che Dio interviene per salvare, anche quando non ce ne accorgiamo. Balak, che voleva sterminare Israele, fallisce. Ma la cosa più importante è il fatto che il popolo di Dio non si accorga in alcun modo di quello che sta accadendo alle sue spalle, non sa nemmeno di essere in pericolo, e non sa nemmeno che il Signore ha preso le sue difese. Nel libro del Deuteronomio si aggiunge l’esclusione dalla comunità di Israele di due popoli, gli Ammoniti e i Moabiti, che soprattutto non aiutò gli ebrei al momento del bisogno: «non vi vennero incontro con il pane e con l’acqua nel vostro cammino, quando uscivate dall’Egitto. Quindi, il Dio di Israele è il Dio di tutti i popoli della terra, ma difende Israele proprio quando è oppresso dagli altri popoli, siano essi gli Egiziani, o i Moabiti. Il Dio di Israele si schiera a favore degli oppressi e dei popoli sfruttati, che ancora sono molti sulla terra. Su questo punto si è soffermato papa Francesco che, sulla linea della dottrina sociale della Chiesa, sia nella Laudato si’ sia nella Fratelli tutti ha scritto molto a riguardo. Se non possiamo “risolvere” i problemi globali, un modo per fare qualcosa e aiutare e difendere i poveri è proprio quello di soccorrerli non solo con l’aiuto concreto, ma anche con l’inserimento nella società e nella Chiesa”.
In riferimento al brano della lettera di Giacomo si evidenzia come sia necessario avere anche uno sguardo più ravvicinato, che non si faccia prendere dalle grandi problematiche dimenticando il quotidiano e il nostro “prossimo”, cioè quello che ci è più vicino. “L’attenzione al povero “della porta accanto” nella Lettera di Giacomo viene espressa in questi movimenti: nell’aiuto agli orfani e alle vedove, nell’attenzione a chi si trova nella condizione di povero nella comunità. Giacomo sta trattando dei favoritismi personali verso i potenti. Al di là dei dettagli, il monito di Giacomo è chiaro, e si può applicare alle più diverse forme di discriminazione sociale. Tutto questo si compie perché il povero è oggetto della scelta divina. Scrive Giacomo, nel testo che abbiamo appena letto: «Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?»”.
I gruppi di lavoro hanno poi riflettuto su alcuni aspetti evidenziati da padre Michelini a partire dalla propria esperienza di provvidenza, di vicinanza o mancanza di aiuto ai poveri, nel comprendere e conoscere le ragioni per cui si trovano in quella condizione, sulle cause delle migrazioni, delle disparità tra ricchi e poveri e il povero come persona prediletta da Dio.
C’è quindi stata la testimonianza di un rappresentante della comunità papa Giovanni XXIII e la celebrazione eucaristica presideuta da don Marco Briziarelli direttore della Caritas di Perugia – Città della Pieve.
LA RELAZIONE DI PADRE GIULIO MICHELINI (DOWNLOAD)