Terni – Veglia Pasquale presieduta dal vescovo Soddu. “Il sepolcro di Cristo sia anche per noi il luogo da cui il nostro pensiero e il nostro impegno nei confronti dei fratelli e sorelle sofferenti non si deve mai staccare; diventi il luogo di incontro per un mondo rinnovato”.

Celebrata la veglia pasquale nella Cattedrale di Terni con la suggestiva liturgia, presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, iniziata sul sagrato della chiesa con la benedizione del fuoco nuovo e con l’accensione del cero pasquale, portato in processione lungo la navata centrale della cattedrale al canto del Lumen Christi.
È seguita la liturgia della parola con le letture dell’Antico Testamento e del Vangelo e quindi la liturgia battesimale con la benedizione dell’acqua del fonte battesimale, il rinnovo delle promesse battesimali e l’aspersione dell’assemblea. Con l’acqua del fonte battesimale sono stati battezzati tre adulti che hanno ricevuto anche il sacramento dell’Eucarestia e il sacramento della Confermazione insieme ad altri sette adulti di alcune parrocchie di Terni.
«E’ un momento carico di emozione quello che viviamo, il punto più alto della nostra vita cristiana e ecclesiale – ha detto il vescovo nell’omelia -. Incontrare il Signore risorto, questa realtà fondamentale della nostra fede è per l’umanità intera il dono essenziale in forza del quale, liberati dal peccato, abbiamo l’opportunità di vivere in Cristo Gesù come figli di Dio, di vivere cioè la stessa dimensione divina. Tutto ciò avviene e si realizza non dentro gli orizzonti di un mondo immaginario, fantasioso che non esiste, tutt’altro! Abbiamo la possibilità di vivere tutto questo dentro il nostro mondo e in questo nostro tempo da persone nuove. In tal modo abbiamo la straordinaria opportunità di testimoniare questa novità, vivendo secondo il Vangelo, rinnovando noi stessi e di conseguenza il mondo entro cui siamo chiamati a vivere».
«Cristo ha vinto la morte! Egli ha vinto le nostre morti: quelle dell’egoismo, della prevaricazione, dell’orgoglio, dell’odio, della paura, della confusione, della droga, della non accoglienza, delle guerre. E vincendo la morte ha dato al mondo la pace. Davanti alle notizie che quotidianamente ci giungono a mezzo degli organi di informazione e di comunicazione sociale siamo messi di fronte a una storia che dice tutto il contrario: ciò che vince è la morte, l’inimicizia, l’odio; e ciò che regna non è la pace quanto piuttosto la guerra, la distruzione e quindi il peccato. Dovremmo riflettere sempre di più sull’accostamento, anzi sulla relazione intrinseca che lega questo binomio: guerra/distruzione e peccato; compreso tutto ciò che vi sta alla base e da cui si originano. Pertanto, senza andare molto lontano, dobbiamo avere consapevolezza che anche nella nostra Italia come anche nelle nostre città e borghi emergono, più o meno prepotentemente ma con assoluta chiarezza, dei segni contradditori rispetto a questo giorno di Pasqua».

La storia della Bibbia viene riscritta nelle distruzioni dell’oggi
«Davanti a tutto questo molti si chiedono dove sia Dio, se il mistero Pasquale del Signore Gesù sia vero, sia reale; se la Pasqua oggi abbia significato.
Davanti alle atrocità di ieri, di oggi e di sempre sembra che di tanto in tanto venga riscritta quella storia presente nella Bibbia fin dai primissimi capitoli, cioè da una parte il progetto bello, creatore di Dio e dall’altra il progetto distruttivo che gli va contro. Le prime pagine del libro della Genesi questo mettono in risalto. Ed è quanto ancora oggi si ripete.
Quanto, nonostante le lezioni della storia, l’umanità con le sue egoistiche ambizioni cerca di annullare i progetti di bene, di uccidere i propri simili, di dire il falso, di rovinare la creazione? Quanto ancora oggi si ripetono quelle dinamiche dei racconti biblici, in cui la presunzione umana annienta il proprio simile per occupare il posto stesso di Dio?
Quanto soprattutto in questi giorni soffriamo e trepidanti poniamo anche dei seri dubbi sulla stessa sopravvivenza dell’umanità?
Davanti a questi interrogativi dobbiamo sempre più avere la consapevolezza che se l’umanità ha la capacità di dare ancora potere alla morte, questo avviene perché in una maniera o nell’altra più o meno consapevolmente, dà sfogo alla potenza distruttiva del peccato, il quale è l’alimento principale della morte. E lo alimenta, lo sappiamo, a partire da cose che all’inizio possono sembrare innocue: i pensieri, le parole, le omissioni e qualche opera. Davanti a tutto ciò oggi più che mai ci si nasconde dietro a giustificazioni apparentemente neutre evidenziate dalla tipica espressione: “ma che male c’è?”

Le piaghe del signore nei corpi delle vittime della violenza
Davanti a questa pagina terribile della nostra storia, si pone in controluce la storia del Figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo, il quale anche per questa nostra attualità ha dato la sua vita, ha vinto la morte e risorgendo ha inaugurato l’era nuova del mondo in cui la morte non ha più potere.
Nei corpi martoriati e vilipesi dei fratelli e delle sorelle mostratici dai mezzi di comunicazione sociale, sono presenti le piaghe del Signore. In quei corpi a cui la malvagità umana ha addirittura negato il sepolcro, così in Ucraina, come in Africa e in altre parti del mondo; come avviene anche in Italia nelle persone maltrattate nelle case di accoglienza per anziani o nelle scuole materne, o fatti a pezzi e buttati nei fiumi o nelle discariche, nei continui fatti di cronaca, che riportano il perpetrarsi di violenze domestiche o abusi sui minori o sulle persone fragili, emerge ancora e soltanto il sepolcro quale luogo di morte e di dissoluzione.

La salvezza di Cristo e l’impegno verso i fratelli
Il giorno di Pasqua, il sepolcro di Cristo è anche il luogo da cui si dipana e prende slancio il messaggio della Risurrezione. Sia anche per noi il luogo da cui il nostro pensiero e il nostro impegno nei confronti dei fratelli e sorelle sofferenti non si deve mai staccare; diventi quindi anche per noi il luogo di incontro per un mondo rinnovato, all’insegna della Pasqua. Egli il Signore, insieme alle vittime di ogni violenza umana invoca ancora la pace. Pace per noi, pace per il mondo intero.
Si lo so, non è semplice, non è per niente facile chiamare in causa la pace quando si è aggrediti ingiustamente… Ma mi chiedo se sia meno complicato invocare la pace quando gli squilibri tra stati, nazioni e persone generano vergognose diseguaglianze e povertà che, sempre per egoismo di parte, non vengono fatte emergere o peggio ancora vengono nascoste o sottaciute?
Per tutti questi interrogativi Dio ha pensato e realizzato una nuova creazione tramite il dono del proprio Figlio il quale nella sua carne, nella quale era presente la nostra umanità, ha fatto morire il suo corpo e quindi nel suo corpo il peccato del mondo.
Il Signore risorto era, è e rimane la pietra fondamentale per la costruzione di un nuovo ordine delle cose e del mondo. Ogni qualvolta noi costruttori non lo prendiamo in debita considerazione o ce ne dimentichiamo preferendo altro materiale, tutto ciò che tentiamo di edificare, non avendo salde fondamenta, si ritorce inesorabilmente contro di noi. La Pasqua è questo regalo, questa Grazia. Spetta a noi accoglierlo come dono ed esserne capaci di donarcelo scambievolmente».

Nella mattina di Pasqua il vescovo ha celebrato la solenne messa nella concattedrale di Narni.