Perugia – celebrata la XXXIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Il cardinale Bassetti ha parlato di “una storia che ci consegna la testimonianza di donne e di uomini, cristiani ed ebrei, davvero straordinari”

“Realizzerò la mia buona promessa” è stato il tema della XXXIII Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, che a Perugia è stata celebrata nel pomeriggio del 17 gennaio con un incontro nella Biblioteca del Convento dei Frati Minori di Monteripido. L’evento, promosso dal Centro ecumenico ed universitario “San Martino” e dalla fraternità francescana ospitante con il patrocinio dell’Archidiocesi, è stato anche un segno di speranza di un ritorno alla normalità della vita, perché nemmeno la pandemia ha impedito di celebrare questa significativa giornata.

Dialogo concreto. Una giornata che ha testimoniato che il dialogo non è semplicemente teorico, ma può essere concreto quando persone di fedi e culture diverse, ad esempio, ricercano e studiano insieme per dare alle stampe tre volumi dal titolo: “La Bibbia dell’Amicizia” a cura del prof. Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane, e di padre Giulio Michelini (Ofm), preside dell’ITA di Assisi e biblista, pubblicati con il contributo della Cei per i tipi delle Edizioni San Paolo. I volumi (l’ultimo è uscito in libreria lo scorso dicembre), che raccolgono saggi di 137 autori cattolici ed ebrei, sono stati presentati dai curatori nel corso dell’incontro a cui hanno relazionato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, la prof.ssa Annarita Caponera, presidente del Centro ecumenico ed universitario “San Martino” e docente di ecumenismo e dialogo interreligioso presso l’ITA di Assisi, e l’architetto Marisa Zattini, autrice della mostra “Alberi. The Aleph Beth of Nature” (esposta precedentemente nella cappella dello Spirito Santo del Monastero di Camaldoli), visitabile nel Convento di Monteripido fino al prossimo 20 febbraio.

La mostra di Zattini. Un’esposizione molto originale formata da 22 lettere dell’alfabeto ebraico, le stesse con cui è scritta la Bibbia, che l’artista ha impresso a fuoco su altrettanti cerchi di legno (ricavati da un tiglio ultrasecolare caduto per calamità naturale) a loro volta incorniciati da cerchi di metallo. “La densità storica del luogo si mescola con la lettura dell’opera esposta”, ha commentato l’autrice nel ringraziare i francescani per l’ospitalità. “Sono voluta andare alle origini, per una sorta di prospezione, per ritrovare le origini del mondo – ha detto Marisa Zattini –. Quindi alfabeto ebraico è un alfabeto speciale. Trovare la Parola di Dio, attraverso il silenzio di queste lettere, mi sembrava estremamente importante. Le lettere non sono state disegnate, ma sono impresse al fuoco con laser”, perché “la Parola di Dio è fuoco”.

Il saluto della fraternità. A portarlo è stato il padre guardiano Georges Massinelli ricordando che “il nostro Convento – ha detto – è legato in tanti modi alla Terra Santa per i percorsi personali e fraterni di diversi frati che vivono qui, e chi vi ha vissuto sa che la Terra Santa è una scuola di dialogo a tempo pieno in cui i contatti sono quotidiani non solo per le opportunità continue che si presentano, ma perché incontrarsi e dialogare sono una necessità molto concreta quando si condivide lo spazio, vivendo e lavorando gomito a gomito, e quando si condivide in qualche modo il futuro. L’esperienza della Terra Santa ci dimostra quanto il dialogo sia difficile e a volte spigoloso, ma è anche un autentico arricchimento e davvero una gioia quando il dialogo si trasforma prima in scambio, poi in comprensione reciproca e infine in amicizia. Insisto sull’amicizia – ha concluso padre Massinelli –, perché so quanto questa sia importante per il lavoro portato avanti dal prof. Cassuto Morselli, anche in collaborazione con il nostro padre Giulio nel progetto della Bibbia dell’Amicizia”.

L’intervento del cardinale. “Un momento come questo è importante – ha esordito il presidente della Cei –. É la storia del dialogo ebraico-cristiano italiano a narrarlo. Una storia che ci consegna la testimonianza di donne e di uomini, cristiani ed ebrei, davvero straordinari. Alcuni di loro ho avuto modo di conoscerli nella mia vita. Penso a quanto la mia vita, come credente e come pastore, è stata arricchita dal loro carisma, dal loro coraggio e dalla forza, perché alcuni passi venissero compiuti. E così, grazie al Signore e al suo Spirito, passi se ne sono fatti: penso a quelli che hanno portato alla scrittura di Nostra Aetate. Penso anche ai passi che hanno segnato l’Episcopato italiano e quindi le diocesi italiane. Quando nel 1990, trentatré anni fa, il Consiglio Permanente della Cei segnava sul calendario la data del 17 gennaio: Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cristiani ed ebrei. Il giorno prima della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Una scelta strategica, perché il cammino verso l’unità dei cristiani è segnato dalle relazioni che i cristiani hanno con il popolo ebraico”.

Gesù è un ebreo e lo è per sempre! “Ed è importante per la nostra diocesi – ha proseguito il cardinale Bassetti – avere un momento come questo, che condividiamo con tutte le diocesi italiane. In questi giorni molto si è e si sta attivando in giro per l’Italia, nonostante le ristrettezze della Pandemia. Le iniziative che vengono promosse sono passi concreti che aiutano la consapevolezza della nostra fede a partire dalle radici ebraiche: Gesù è un ebreo e lo è per sempre! Così ha dichiarato il documento del 1985 della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo: Sussidi per la corretta presentazione degli ebrei e dell’ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica”. Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha detto che “questa giornata vuole essere per i cristiani una sollecitazione a non smettere di approfondire la conoscenza della nostra fede, compresa quella di cercare anche la possibilità di incontrare fratelli e sorelle delle comunità ebraiche, come oggi qui insieme al prof. Marco Cassuto Morselli, curatore con padre Giulio Michelini de La Bibbia dell’Amicizia, che la Cei ha sostenuto volentieri. Una pubblicazione importante che sta avendo una risposta europea e internazionale, grazie alla traduzione in diverse lingue”.

L’ebraismo non è archeologia. “I cristiani, per comprendere se stessi – ha evidenziato la prof.ssa Annarita Caponera –, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche, e la Chiesa, pur professando la salvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’irrevocabilità dell’Antica Alleanza e l’amore costante e fedele di Dio per Israele. Il nostro intento è quello di aiutare tutti ‘a riscoprire il legame con l’ebraismo nella sua storia e nel suo presente in mezzo a noi’. Perché potrebbe essere questa una tentazione, secondo me, che cioè noi consideriamo l’ebraismo come circoscritto all’epoca di Gesù e quindi quasi che si trattasse di una questione di archeologia. Israele è vivente ed è depositario delle promesse di Dio, che come dice san Paolo nella lettera ai Romano, sono senza pentimento. Oggi, nella nostra epoca pandemica, le contrapposizioni sembrano acuirsi e il dialogo risulta più faticoso e quasi una scelta debole, vorremmo invitare tutti ad un impegno rinnovato, perché sia contrastata ogni forma di antisemitismo e di razzismo, e nella mutua comprensione passiamo contribuire a rendere possibile la convivenza e l’arricchimento reciproco delle comunità cristiane ed ebraiche”.

Non più interpretazioni polemiche. Nel soffermarsi sull’importanza di questa giornata, il prof. Marco Cassuto Morselli ha affermato che “esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica, aiutandoci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola di Dio. Fare progetti è quello che, anche grazie al sostegno della Cei, è stato realizzato con il primo volume “La Bibbia dell’Amicizia”. Un’opera a più mani, ha detto il curatore, “frutto di un dialogo che possa contribuire alla pace”. All’interno dei tre volumi, ha evidenziato il curatore, “non ci sono interpretazioni polemiche. Ebrei e cristiani nei secoli hanno perduto un sacco di tempo, un sacco di energie a fare polemiche gli uni contro gli altri. Un cristiano che si libera del suo antigiudaismo diventa un cristiano migliore e la stessa cosa io penso che sia per un ebreo”.

Non più annunciatori di sventure. “Il messaggio approntato dalla Cei per questa XXXIII Giornata, tratto dal profeta Geremia – ha sottolineato padre Michelini, nel tracciare le ‘conclusioni’ – può aiutarci a collocarci anche nell’odierna stagione-cambiamento d’epoca così difficile di un esilio dalla normalità della nostra esistenza. Un esilio dal mondo che conoscevamo e che non c’è più; un esilio dal tempo che pensavamo di vivere in modo pacifico e che invece è sottoposto a talami anche a causa del Covid. Quanti falsi profeti ci sono anche oggi e purtroppo quante persone cadono nei tranelli di fake news. L’unico modo di affrontare e vincere questa sfida è cercare un’altra verità affidandosi alla ragione, ma soprattutto alla Parola di Dio, per essere cristiani ed ebrei annunciatori non di sventure, ma di speranza”.

Per quanti non hanno potuto prendere parte alla XXXIII Giornata perugina (a seguito dell’ottemperanza delle norme per il contenimento del contagio da Covid-19), l’incontro è stato registro e pubblicato sul sito: www.lapartebuona.it