La Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve si appresta a partecipare con 80 delegati all’Assemblea ecclesiale regionale. Il cardinale Bassetti: «Occasione per una conversione pastorale e analisi sulla situazione socio-religiosa»

«L’imminente Assemblea ecclesiale umbra sia una vera occasione per quella conversione pastorale che è richiesta dall’Evangelii gaudium e che forse non ha ancora toccato la mente e il cuore della maggior parte delle persone che si dicono cristiane. Questo sul piano dell’evangelizzazione, ma nei cristiani è inoltre necessario una maggiore responsabilità verso il bene comune, che è il bene di tutti. La crisi economica dell’ultimo decennio ha rischiato molto di chiuderci nel nostro individualismo». A evidenziarlo è il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti a pochi giorni dall’Assemblea ecclesiale regionale, in programma dal 18 al 19 ottobre a Foligno.

Quest’importante assemblea, che ha per titolo “L’annuncio di Gesù Cristo nella terra umbra” e a cui parteciperanno 80 delegati dell’Archidiocesi perugino-pievese su un totale di 400 in rappresentanza delle otto diocesi dell’Umbria, per il cardinale Bassetti, «può essere anche l’occasione per una profonda analisi sulla nostra situazione socio-religiosa. Auspichiamo che poi possano essere tratte delle soluzioni operative affinché si eviti una ulteriormente frammentazione del senso dell’appartenenza ecclesiastica, iniziando dall’avere maggiore coraggio nel professare la propria fede e non esitando a mettere in pratica gli insegnamenti evangelici del farsi carico del prossimo».

«C’è bisogno nella società umbra di molti più “buoni samaritani” – sottolinea il cardinale – sia per curare le ferite dello spirito che del corpo. E’ indispensabile una maggiore consapevolezza e una spinta all’azione caritatevole e sociale a livelli anche diversi rispetto a quelli ecclesiali, come è emerso dal documento della nostra comunità diocesana in preparazione all’Assemblea, frutto dei tavoli di lavoro tenutisi nei mesi scorsi nelle 32 Unità pastorali della diocesi. E’ emerso che l’“aspetto sociale” è spesso vissuto come più “operativo” e “fattivo” che spirituale, evangelico, ponendosi più il problema del “come” piuttosto che del “perché” aiutare».

Da questi tavoli di lavoro, che hanno visto una significativa partecipazione di laici, oltre che di sacerdoti e di uomini e donne a vita consacrata, si è colto il vivo apprezzamento per i documenti di papa Francesco, definiti punti di riferimento luminosi per l’assise ecclesiale di Foligno, come l’Amoris Laetitia, oltre la fondamentale necessità di tornare ad affermare con forza che la persona è il bene comune per eccellenza e, pertanto, è urgente istituire “scuole di formazione politica”.

Anche per il cardinale Bassetti «la grande sfida oggi sono i giovani e il loro rapporto con la fede. Oltre agli eventi e alle realtà che vengono organizzate per le giovani generazioni, come gli Oratori, è necessario un approfondimento di catechesi, di Parola di Dio. A tal proposito – dice il presule – mi piace ricordare le iniziative delle “Domeniche della Parola di Dio” volute da papa Francesco e che noi a Perugia abbiamo iniziato a viverle lo scorso settembre con gli incontri promossi dal nostro Settore dell’animazione biblica (Sab)».

Il cardinale è convinto che «nelle Chiese dell’Umbria emerge la necessità di un maggiore impegno di tutte le loro componenti per rilanciare nel tessuto ecclesiale e sociale “la gioia del Vangelo” attraverso una decisa conversione pastorale in senso missionario. E questo non può prescindere da un coinvolgimento diretto di giovani e di famiglie, che testimoniano quotidianamente la loro appartenenza cristiana nella scuola e nell’università, nel lavoro e nell’impegno sociale, culturale e politico. Nel contempo non possono essere ignorate alcune piaghe della nostra società: la disoccupazione e il lavoro nero. A causa della difficoltà economica anche chi vive cristianamente si trova nella condizione di sottostare a questi fenomeni. I giovani sono i più svantaggiati e sfiduciati in questa situazione, perché si ritrovano sfruttati e non valorizzati. I laici credenti dovrebbero cercare di operare rispettando le leggi e la legalità. La Chiesa, attraverso la Caritas, fa la sua parte nel creare forme di lavoro dignitoso coinvolgendo più soggetti, dalle imprese alle istituzioni».