A dare una mano all’organizzazione delle prime messe con il popolo di Dio, nel rispetto del “distanziamento sociale” e “dell’igienizzazione dell’ambiente”, è stato, anche nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, il clima quasi estivo dello scorso fine settimana. Questo ha permesso a diverse parrocchie di celebrare le messe festive all’aperto più che a “porte aperte” con più fedeli, soprattutto in maggiore sicurezza per gli ampi spazi utilizzati.
Dopo due mesi e mezzo di digiuno del Pane eucaristico, a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19, molti fedeli, domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, sono ritornati a Messa per rivivere la presenza di Gesù nell’Eucaristia, consapevoli che il Signore non li ha mai abbandonati. Le messe all’aperto si sono svolte con raccoglimento, in serenità e nel rispetto delle norme di sicurezza. Anche i più piccoli non si sono lasciati distrarre molto dall’ambiente esterno e, come gli adulti, distolti, a tratti, solo dal piacevole cinguettio delle rondini colto quasi come un accompagnamento ai canti liturgici intonati dai cori.
Soddisfatti parroci e volontari per come si sono svolte le messe domenicali. Nelle comunità parrocchiali dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino, nell’immediata periferia sud di Perugia, dove vivono quasi 15mila persone, si sono tenute otto messe durante la giornata di domenica, al chiuso e all’aperto: nella chiesa-prefabbricato di Prepo, alle 9.30 e alle 11.30; nell’area verde dell’Oratorio “Gp2 – Giovanni Paolo II”, alle 18.30; nel santuario mariano di Ponte della Pietra, alle 8, e all’esterno, alle 18; nel complesso del CVA di Casenuove, alle 11; nella chiesa della Madonna delle Grazie in San Faustino, alle 8.30 e alle 11. In media hanno partecipato ad ogni messa cento fedeli, celebrate da don Fabrizio Crocioni, don Antonio Paoletti, don Oscar Bustamante e dal parroco emerito mons. Giuseppe Gioia. A quest’ultimo si deve molto anche l’erigendo complesso interparrocchiale “San Giovanni Paolo II”, i cui lavori di completamento sono rallentati nel tempo del Coronavirus.
«Alla prima messa domenicale dopo il lockdown non sono venuti solo anziani, anche ragazzi e giovani – commenta suor Roberta Vinerba, catechista e coordinatrice dell’Oratorio “GP2” –. Questo fa sperare ad un graduale e prudente ritorno alla normalità della presenza, quando sarà possibile, soprattutto alle attività catechistiche e oratoriali che vengono da sempre offerte a genitori e figli, come è avvenuto, seppur virtualmente e a distanza, grazie all’utilizzo dei social media, durante la “fase 1” di questa emergenza sanitaria».
Alcuni parroci raggiunti in parrocchia o telefonicamente, dopo la prima domenica con le messe a “porte aperte” o all’aperto, parlano, come don Simone Sorbaioli di Città delle Pieve e don Riccardo Pascolini di Perugia, di «un’esperienza nuova, che va perfezionata nell’organizzazione, perché ci consente di ritornare a vivere come comunità cristiana, di prossimità, nel rispetto delle distanze fisiche. Non lasciamo solo nessuno nel momento della necessità sia spirituale sia materiale. E’ importante rivedersi, salutarci e guardarci negli occhi dopo un lungo tempo di lontananza fisica, ma non spirituale».
L’affluenza alle messe domenicali dello scorso 24 maggio, in diverse parrocchie, è stata in linea o di poco inferiore a quella precedente il lockdown.