«E’ un’emozione grande poter partecipare per voi all’Eucarestia, ma lo è altrettanto di più per me. E’ come se fossi stato privato, in un certo senso, del Signore perché non potevo condividere il Pane eucaristico con la mia gente». Lo ha detto con voce commossa il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, domenica dell’Ascensione del Signore, 24 maggio, a Città della Pieve, durante la S. Messa svoltasi all’aperto, in piazza Matteotti, nelle vicinanze del Santuario della Madonna di Fatima. Concelebranti don Simone Sorbaioli, arciprete e parroco della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio, e il suo predecessore, don Aldo Gattobigio. Presenti, tra i duecentocinquanta fedeli, il sindaco Fausto Risini e i rappresentanti delle istituzioni locali di pubblica sicurezza, sanitarie, di protezione civile e delle associazioni di volontariato di ispirazione cristiana, oltre ai membri dei Terzieri e delle Confraternite con i loro gonfaloni.
«Ho sentito questa mancanza, soprattutto la mancanza di tutto il popolo di Dio nel riflettere su quella che è la missione del pastore nella Chiesa. Come voi avete bisogno dei vostri pastori, del vescovo, dei sacerdoti, così noi abbiamo bisogno del nostro popolo, perché la Chiesa è il popolo santo di Dio. Che gioia fratelli e sorelle rivedervi e vedervi finalmente in un clima di festa pur segnato da questa emergenza sanitaria. Anche la celebrazione eucaristica si deve svolgere nel pieno rispetto delle norme di sicurezza ed usare tutti gli accorgimenti per preservare la salute di tutti noi. Ma non c’è dubbio: il Signore è tornato in mezzo a noi».
Nell’omelia il cardinale ha ricordato che «il mistero dell’Ascensione segna una tappa importante della vita degli Apostoli del Signore. Egli cessa di essere visibilmente presente fra i suoi, perché deve donargli lo Spirito Santo. L’Ascensione è la festa della nostra speranza e Gesù chiede a tutti noi, non solo ai pastori, di rappresentarlo sulla terra testimoniando il suo insegnamento. Salendo al Cielo, Gesù, ci affida dei compiti nel ricevere la forza dello Spirito, perché, Egli disse ai suoi discepoli: “così potrete testimoniarmi a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra, fino al giorno in cui ritornerò. Annuncerete la mia risurrezione, la pace, le beatitudini” e tutti, tutti, abbiamo il compito di annunciare il Vangelo».
Nel commentare la Parola di Dio della domenica, il presule ha esortato i fedeli a guardarsi dai “profeti di sventura” del nostro tempo, parafrasando due papi contemporanei, Giovanni XXIII e Benedetto XVI. Quest’ultimo, nel commentare il distacco terreno di Gesù dai suoi mentre saliva verso il Padre benedicendo tutto il mondo, scrive che «“le sue mani benedicenti sono come un tetto che ci protegge”. Ma sono al contempo un gesto di apertura che squarcia il mondo – evidenzia Bassetti –, affinché il Cielo penetri in esso e possa diventare una presenza. Nel gesto delle mani benedicenti si esprime il rapporto duraturo di Gesù con i suoi discepoli e con il mondo. Nell’andarsene è come se ci sollevasse tutti al di sopra di noi stessi e aprisse il nostro mondo a Dio. Per questo i discepoli poterono gioire quando da Betania ritornarono a casa. Cari fratelli e sorelle, Gesù che sale al Cielo – ha concluso il cardinale – tiene le sue mani in benedizione anche verso di noi e questa benedizione, come scrive papa Benedetto, è la ragione profonda della gioia cristiana che ha radici profonde».
Al termine don Simone Sorbaioli ha ringraziato tutti i partecipanti, in particolare «quanti si sono adoperati per rendere bella e in sicurezza questa celebrazione, seppur semplice ma ha richiesto un lavoro non poco impegnativo fin dalla mattina presto. Questa celebrazione rappresenta per la nostra città e per tutta la nostra comunità diocesana un segno di speranza e un segno della nostra fede in Gesù in un periodo difficile e di dura prova per tutti».