La traversata del deserto quaresimale, particolarmente aspra e faticosa, condivisa con una umanità alle prese con la lotta, corpo a corpo, con il Coronavirus, intravede la città santa di Gerusalemme, quale oasi di ristoro e locanda di medicazione e guarigione. Qui, quest’anno, nei giorni della Settimana Santa, saremo in condizione di comprendere nelle ferite inferte alla nostra carne, al nostro corpo, ai nostri affetti, alle nostre comunità, particolarmente preoccupate per il presente e per un futuro incerto, la vicinanza di Gesù, che “si è addossato i nostri dolori” e per primo ha fatto sue le nostre insicurezze esistenziali. La passione della nostra società e della Chiesa, provocata dalla epidemia più che mai diventa la passione. di Cristo, viene assunta da Cristo che si fa nostro Cireneo, compagno di viaggio verso il Golgota della malattia e della solitudine, in attesa della guarigione-risurrezione. Gesù vuole associarsi a noi come conviandante nel cammino di ripresa e di guarigione, dentro e fuori della città, verso Emmaus della delusione per spiegarci e recuperare le ragioni di un nuovo significato della esistenza, provata dalla delusione improvvisa e inaspettata. Gesù anche quest’anno rinnova il suo esodo, passando attraverso l’umiliazione e la sconfitta della morte e ci annuncia la vittoria della risurrezione. E’ lui il maestro paziente, che ascolta le lagnanze impetuose e disordinate, cariche di lacrime di chi, quasi senza avvedersene, ha assistito da lontano alla morte dei propri cari. E’ Lui il mite Agnello, testimone delle pretese orgogliose e irrazionali di menti presuntuose che non hanno saputo prevedere né porre argine a comportamenti irresponsabili e solo galvanizzati dalla ricerca dissennata del benessere smodato, del consumismo fine a se stesso, a scapito della creazione sfruttata e umiliata.
E così, in questo tempo di ritiro forzato, ognuno può prendere consapevolezza della preziosità e bellezza della vita, della propria responsabilità in ordine alla vita sociale, al destino ultimo, che transita attraverso il passaggio della morte, ed è aperto all’orizzonte di Dio e dell’eternità.
Questi giorni santi, trascorsi nell’intimità delle nostre case, siano riempiti da una liturgia spirituale ed esistenziale, dalla adorazione in spirito e verità, dalla personalizzazione più diretta del nostro rapporto con Gesù, che sempre sta con noi e per noi muore e risorge, per promuovere e favorire la conversione delle nostre esistenze, per una fecondità di bene e di vita. La comunità cristiana, temporaneamente dispersa e in diaspora, si ritrova in Gesù. Il Papa, i vescovi, il vostro vescovo celebreranno i santi misteri della passione, morte, sepoltura e risurrezione di Gesù a nome di tutta la Chiesa, del Popolo santo fedele di Dio, di tutti voi. Troviamo il modo di manifestare partecipazione, vicinanza e comunione spirituale, sentimentale, virtuale. Il digiuno eucaristico sia saziato, per quanto è possibile, dalla condivisione del pane della Parola e del pane della carità, in famiglia, con i vicini, con chi soffre o è nel bisogno, ciascuno secondo le proprie possibilità e la ricchezza del suo cuore.
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