«Carissimi, ho deciso di celebrare qui in cattedrale, la chiesa madre della nostra Archidiocesi, perché desidero fortemente che l’abbraccio del pastore possa raggiungere tutti: innanzitutto i malati. Purtroppo siamo nel cuore di una tempesta, ormai così vasta, che solo può essere vinta con tanta preghiera e carità, obbedendo a ciò che, per il bene di tutti, ci viene chiesto». Ha esordito con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa della Quarta domenica di Quaresima (22 marzo), celebrata nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia; celebrazione trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali, da permettere al presule di entrare virtualmente in tutte le case dei fedeli in tempo di “Coronavirus”.
Cuori al servizio del prossimo. «Un pensiero particolare lo voglio ancora rivolgere agli infermieri, ai medici, a tutti i gli operatori sanitari, ai sacerdoti – ha proseguito il cardinale –: voi, carissimi, in questi giorni state prestando le vostre mani a Dio. La vostra scienza, il vostro cuore è al servizio del prossimo. Pe questo non finirei mai di benedirvi e di pregare per quello che state facendo, rischiando per primi la vita. Penso infine, con tanta commozione, a tutti coloro che il Signore ha chiamato a sé, in totale solitudine, senza una carezza, senza un bacio, senza una preghiera dei loro cari, coloro che non hanno potuto nemmeno accompagnarli al cimitero. Ma io sono certo che al capezzale di ciascuno c’era Gesù, che continuamente sta vicino a chi è in agonia».
Vittime della pigrizia spirituale. Commentando il Salmo 22, il cardinale ha ricordato ai fedeli che esso «esprime tutta la tenerezza del nostro Dio: il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…, anche se vado per una valle oscura. E’ quanto stiamo vivendo proprio in questi giorni, sentendoci tutti in una valle oscura in cui non temo alcun male, perché tu Signore sei con me. Il Signore è davvero con tutti noi: sentiamolo vicino! Purtroppo siamo tutti vittime della nostra pigrizia spirituale, che non ci aiuta a mettere Gesù al primo posto nella nostra vita. Gesù ha trasformato la sua tenebra, non solo quella esteriore ma anche quella del suo cuore in luce. Anche la nostra vita, illuminata da Gesù, può trasformare la nostra tenebra in luce, in modo che, come ha fatto il cieco nato, diventiamo anche capaci di illuminare gli altri».
Piccola chiesa domestica. «Mi rendo conto, cari fratelli, quanto per voi possa essere motivo di sofferenza non potere partecipare drittamente alla celebrazione eucaristica, soprattutto in queste domeniche di Quaresima così significative per il nostro cammino spirituale verso la Pasqua. Ma in un certo senso – ha evidenziato il presule – è la madre Chiesa, che vi viene a trovare a casa vostra, nelle vostre famiglie. Mi preme sottolineare che ogni famiglia fondata sull’amore di Gesù e sul sacramento del matrimonio, è una “piccola chiesa domestica”. La chiesa non è soltanto in cattedrale, ogni vostra famiglia è chiesa domestica. Ecco allora l’occasione, anche se forzata, di vivere le relazioni, di dialogare e di educarsi a vicenda. Nella vita di tutti i giorni, spesso per un motivo o per un altro, manca questa relazione, non c’è più tempo per il dialogo nelle nostre famiglie, per un sorriso… E’ tutto un correre…».
Recuperare i rapporti umani. Questo diventa il tempo di recuperare i rapporti fra genitori e figli, con i nonni, fra fratelli. E cosi può essere facile ritrovare la centralità della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, e, insieme, riscoprire l’importanza del colloquio comunitario e personale con il Signore. L’espressione “chiesa domestica” può adesso diventare una realtà, perché ogni battezzato può sperimentare la piena consapevolezza di quella dimensione sacerdotale che lo rende capace di un vero rapporto con Dio e con i fratelli».
Ulteriore passo verso il Vangelo. «Ricordiamoci, come dice san Paolo, che noi “siamo tempi di Dio” e che il Signore è sempre presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome. E se questo è vero, figuratevi se il Signore non è presente in questo momento nelle vostre famiglie. Questo vale anche per chi di fatto fosse solo in casa, come tanti anziani. Fratelli, vi supplico, cogliete questi giorni di “crisi”, in senso biblico, come “giudizio”, come una prova che possa servirci. Solo cosi – ha concluso il cardinale – permetteremo alla nostra Chiesa di fare un ulteriore passo verso il Vangelo»