Perugia: Il cardinale Bassetti alla celebrazione eucaristica in diretta radio e social media. Il presule: «Abbiamo nelle nostre mani un’arma molto più potente del “corona virus”»

«Abbiamo nelle nostre mani un’arma molto più potente del “coronavirus”: è la corona del S. Rosario». Lo ha detto il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’omelia della celebrazione eucaristica della Terza Domenica di Quaresima, il 15 marzo, tenuta nella cappella dell’episcopio di Perugia, trasmessa in diretta da «Umbria Radio In Blu» e sui social dei media diocesani per essere spiritualmente vicino a tutti i fedeli, in particolare ai più colpiti e in difficoltà. «Il professor Giorgio La Pira – ha proseguito il cardinale – diceva che la corona è un’arma più potente della bomba atomica. Io ero un ragazzo e pensavo che il professore esagerasse. Ora sono anziano e vi dico che le sue parole mi convincono: pregate! La corona del S. Rosario è un ottimo strumento per la preghiera in famiglia».

No ad abbandono e sfiducia.

Nel commentare il Vangelo, il presule ha detto: «Mi colpiscono le parole di papa Francesco, esse sono una bellissima risposta per chi è sfiduciato, per chi si è lasciato andare, per chi si sente abbandonato. Tenetele bene in mente queste parole del Papa: “a Dio stai a cuore proprio tu, tu che ancora non conosci la ricchezza del suo amore; tu che non hai ancora accolto Gesù al centro della tua vita; tu che forse per le cose brutte che ti sono capitate non credi più nell’amore”. Sono le parole di un padre, di un pastore a cui sta a cuore il suo gregge. Il ritornello del Salmo 24 coglie profondamente il grido di papa Francesco: “Ascoltate oggi la voce del Signore, non indurite il vostro cuore…”».

Stanchi e affaticati.

«Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù stanco e affaticato per un lungo viaggio – ha evidenziato il cardinale – ed anche noi, per un motivo o per un altro, soprattutto per questo virus, siamo davvero stanchi e affaticati. Potremmo dire che la stanchezza di Gesù non è soltanto fisica. E’ la stanchezza che dipende dal suo continuo correre dietro a noi, per tirarci fuori dai nostri guai in cui continuamente ci cacciamo, per difenderci dai pericoli ai quali andiamo incontro, per liberarci dai peccati. Questa è la vera stanchezza di Gesù».

Eucarestie pro populo.

«C’è nel brano del Vangelo di oggi qualche cosa che si riferisce alla nostra difficile situazione in cui ci troviamo. In questi nostri fratelli privati del nutrimento del corpo e del sangue di Cristo si coglie tutta la loro sofferenza nell’ascoltare e nel partecipare a questa Eucaristia. Sono vicino a questa fame e a questa sete e mi auguro che presto possa essere appagata, ma la Parola del Signore ci aiuta in questo momento proprio come Lui ha detto alla samaritana ad adorare Dio in spirito e verità, perché Dio è spirito e verità. Anche con il digiuno eucaristico queste parole ci invitano a intensificare la nostra preghiera in riferimento alla Parola di Dio, come ho sempre detto in questi giorni. Le mie parole, dice Gesù, sono spirito e vita. Tutte le Eucarestie che noi celebriamo in questo periodo sono pro populo, sono per voi, fratelli, sono per le vostre intenzioni. Coraggio, non vi abbandoniamo, continuate ad adorare Dio in spirito e verità. Un giorno, e spero che possa venire il prima possibile per la volontà del Signore, tutte le nostre Chiese si riempiranno per cantare il Te Deum, il canto di lode e di ringraziamento al Signore, il canto della vittoria di Dio sul male».

I segni di bene da cogliere.

Al termine della messa, il cardinale Bassetti ha salutato i fedeli con parole di incoraggiamento e conforto rivolte in particolare «ai malati, ai medici, agli operatori sanitari, alle famiglie con i loro cari in ospedale e a tutte quelle che risentono di questa crisi economica causata dall’emergenza sanitaria. Attorno a me – ha commentato – vedo qualche cosa che ci spinge sempre a sperare e sono dei segni di bene che insieme a voi voglio cogliere: un medico che dà la vita per curare i contagiati; una infermiera che si addormenta sul computer stremata dallo sforzo di dovere soccorrere tante persone per ore e ore; un comandante che scende per ultimo da una nave con a bordo persone infette; una madre che rassicura i suoi bambini; le persone che attenuano la solitudine di un anziano portandogli la spesa a casa; chi presta ascolto alle povertà dell’altro; chi dona denaro e chi è generoso donando il suo tempo per le opere di carità».

I poveri vanno soccorsi.

«Le mense devono restare aperte e i poveri vanno soccorsi – ha sottolineato il presidente della Cei –. Guai se venisse a mancare l’azione caritativa della Chiesa. Vedo in questo senso tanta necessità e voglio anche stimolarla in modo che a chi ha bisogno non manchi nulla di ciò che Dio, attraverso le nostre mani, vuole offrirgli».