Amelia – Santa Fermina 2024. Mons. Soddu: “Fermina resta per noi il testamento ricco a cui attingere per poter cogliere il bene e solo il bene”

 

Domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re, è stata celebrata solennemente ad Amelia la festa di santa Fermina, patrona della città e copatrona della diocesi. Il pontificale è stato presieduto nella concattedrale dal vescovo Francesco Antonio Soddu, presenti i sacerdoti della vicaria di Amelia e Valle Teverina, del capitolo della concattedrale, e i sindaci di Civitavecchia, Amelia, Alviano, Attigliano, Giove, Guardea, Lugnano in Teverina e Penna in Teverina, i rappresentanti del corteo storico e delle contrade di Amelia, gli sbandieratori e musici, i rappresentanti della Capitaneria di Porto di Civitavecchia.
La celebrazione, animata dai canti liturgici eseguiti dal coro della Vicaria di Amelia-Valle Teverina, è stata preceduta dalla rievocazione storica della pesatura e offerta dei ceri, secondo gli Statuti del 1346, da parte dei comuni del comprensorio amerino e dall’accensione dei ceri con la “Fiaccola S. Fermina” portata da Civitavecchia in staffetta dalle associazioni sportive di Civitavecchia e Amelia.
“Anche a distanza di centinaia di anni l’esempio di santa Fermina resta per noi il testamento ricco – ha ricordato il vescovo Soddu – a cui attingere per poter cogliere il bene e solo il bene. Se ognuno di noi sogna e desidera che le sorti del mondo possano cambiare, siamo certi che questo non potrà avvenire per magia. Dovremmo perciò essere consapevoli che, sull’esempio della odierna solennità, nessuna regalità può sussistere soggiogando gli altri, la natura e il mondo. Santa Firmina, vissuta in tempi non meno complessi dai nostri, ci viene offerta come una sorta di lente attraverso la quale vedere chiara e nitida la via del Vangelo e così inquadrare meglio anche il motto e l’obiettivo dell’anno giubilare: “pellegrini di speranza”.
Nella domenica in cui viene celebrata la 39ma giornata mondiale della gioventù, il vescovo ha sottolineato come, anche in prospettiva dell’anno giubilare che sta per aprirsi, “i giovani possano interiorizzare il grande dono dell’amore di Dio e soprattutto esserne notizia, con la propria esistenza rinnovata, nei confronti di chi è cosiddetto lontano, ossia notizia positiva a chi reputa di non aver più prospettiva di vita oppure è anche in lotta con se stesso, con le proprie fragilità, con il proprio carattere, con le proprie contraddizioni. Con chi si sente distrutto dentro e talora diventa anche segno e strumento distruttivo per gli altri. Santa Firmina è testimone della Misericordia di Dio e si offre a noi oggi soprattutto perché davanti ai tanti, forse anche infiniti e ripetuti slogan di offerte di felicità, sappiamo cogliere il senso pieno e profondo che l’esistenza cristiana ancora propone ed offre”.
Nell’attualità dei tempi difficili che la società sta vivendo “di fronte ai dei mali dell’umanità – ha concluso il vescovo – dalle ingiustizie sui più fragili, alle intolleranze più varie, dall’egoismo su vasta scala a quanto rimane sommerso nelle macerie dell’indifferenza; dal cyberbullismo alla violenza di genere fino ad arrivare alle guerre, abbiamo la possibilità di ricevere il dono della pace dello spirito per poterlo condividere tra di noi. Ad iniziare dai formatori, ossia dai genitori, gli insegnanti, i sacerdoti, gli amministratori della cosa pubblica. Non dobbiamo perdere la speranza, perché anche ai nostri giorni il Signore dona a noi il suo Spirito insieme allo squarcio salutare di tante persone che testimoniano la fede, così come fecero santa Fermina e sant’ Olimpiade”.

Elisabetta Lomoro

L’OMELIA DEL VESCOVO