«Ogni volta che passo ed entro nella chiesa di Sant’Ercolano, diventa per me motivo per un esame di coscienza davanti ad un uomo, a questo vescovo, che si è speso per la Chiesa e per la Città al punto tale da giocarsi la vita. Credo che di fronte a questi esempi ci si senta, da una parte, molto piccoli, dall’altra, si è chiamati a questa donazione che diventa l’unica via per una parola autorevole». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, domenica 10 novembre, all’omelia della celebrazione eucaristica della festa del Santo patrono della Città e dell’Università di Perugia, Ercolano, vescovo e defensor civitatis martirizzato ad opera dei Goti di Totila intorno all’anno 547; celebrazione tenutasi nella chiesa intitolata al Santo, un luogo di culto splendido, a pianta ottagonale, prezioso scrigno trecentesco di arte e fedele molto caro ai perugini.
Presenti tra i numerosi fedeli, la sindaca Vittoria Ferdinandi, che ha compiuto per la prima volta (è stata eletta lo scorso giugno) il gesto del dono simbolico ed accensione del cero votivo del Comune al Santo, il presidente della Fondazione Sodalizio San Martino Alfredo Arioti Branciforti, benemerita Istituzione laica di carità, che quest’anno compie 450 anni, proprietaria della chiesa, i rappresentanti dell’Università degli Studi, di alcune associazioni culturali e dei cinque storici rioni di Perugia, le Porte medioevali Santa Susanna, Eburnea, Sole, Sant’Angelo e San Pietro.
Per tutti loro e per il rettore di Sant’Ercolano don Francesco Benussi, l’arcivescovo ha avuto parole di gratitudine: «Voi che onorate questa chiesa con il vostro servizio secolare raccogliete l’impegno del Comune di Perugia che la volle costruire in memoria di Sant’Ercolano».
Commentando le Letture della domenica, l’arcivescovo si è soffermato sull’«immagine del Pastore che parla a tutti. Il Pastore è qualcosa di diverso del mercenario e, purtroppo, il nostro è ancora un tempo di mercenari… Il Pastore è colui che si spende fino a dare la vita per il bene delle persone che la vita gli ha affidato. E l’immagine del Pastore parla al cuore di tutti, perché tutti sentiamo il bisogno di riferimenti, guide autorevoli. Ricordo quando Papa Francesco incontrò per la prima volta i Vescovi italiani, dicendo loro che essere Pastori vuol dire avere la forza di stare davanti al Gregge, quindi di guidare. Ed oggi è quello che chiediamo al Signore per tutti coloro che hanno una responsabilità nella nostra Chiesa e nella nostra Città. Avere questa forza di guidare senza troppi tentennamenti, senza troppi pesi, che, a volte, impediscono il cammino. Stare davanti e stare in mezzo perché solo stando tra la gente, ascoltando quello che portano nel proprio cuore in termini di inquietudini, di paure, di preoccupazioni e di speranze che è possibile interpretare il proprio servizio».
«Il Pastore – ha evidenziato l’arcivescovo – è colui che sa stare anche dietro per incoraggiare, sostenere, per fare in modo che nessuno resti escluso dal cammino di una comunità. Su questo sfondo Sant’Ercolano, con il suo essere defensor civitatis, oggi, forse, ci direbbe che per essere Pastori occorre, innanzitutto, essere persone di dialogo. Occorre interpretare un dialogo che costruisca relazioni sincere e con tutti», perché «tante volte confondiamo il dialogo con i nostri monologhi, per cui procediamo su vie parallele. Andiamo a litigare, a squalificarci sui social aumentando quella aggressività e quella sfiducia che alla fine sfilaccia la rete delle relazioni, portandoci tutti a chiuderci nel nostro piccolo orto, nella cerchia dei nostri… L’autentico dialogo vive di chiarezza, di quella chiarezza che è impegno anche ad una forma di linguaggio comprensibile a tutti. È un dialogo che vive di mitezza sapendo che la verità non s’impone, la verità attrae per il bene che diffonde. Un dialogo fatto anche di fiducia su quanto ciascuno, nelle diverse responsabilità, è chiamato a dire e a fare… Dialogo che costruisce reciprocità, amicizia sociale, pace e che fa crescere la Città».
Mons. Maffeis ha concluso soffermandosi sul legame di Sant’Ercolano con l’Ateneo perugino: «Sappiamo quanto quest’Istituzione, che ha contribuito e contribuisce a fare grande e riconosciuta la città di Perugia, abbia una responsabilità enorme nel continuare a fornire una solida formazione intellettuale con una particolare attenzione alla dignità della persona, alla dimensione sociale, alla cura della casa comune, all’apertura al mondo. Preghiamo e ringraziamo il Signore per quanti, nei diversi luoghi, contribuiscono allo Studium Generale Civitatis Perusii, contribuiscono a far sì che anche questa sia una via che assicura alla nostra comunità le condizioni e le opportunità di sviluppo».
Riccardo Liguori
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