1344-2024: il Monastero delle Benedettine di Santa Lucia in Trevi compie 680 anni. E per ricordare tale circostanza, martedì 30 luglio 2024 l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa nella chiesa del Monastero. Col Presule hanno concelebrato don Jozef Gercàk (Pievano della Pievania del beato Pietro Bonilli), don Kamil Rag an, don Luca Gentili e il diacono permanente Paolo Eleuteri (tutti e tre in servizio nella medesima Pievania). Presenti alcuni fedeli laici, ma soprattutto diverse monache benedettine giunte da Norcia, Castel Ritaldi, Fabriano ed Assisi, che si sono così unite nel ringraziamento al Signore per questa tappa alle consorelle di Trevi, guidate dalla Badessa suor Benedetta Pergolari.
Nell’omelia l’Arcivescovo ha inviato i presenti a mettersi in ascolto di «queste mura che hanno raccolto la presenza e la testimonianza di tante generazioni di monache: chissà quante storie di vita, di fede e di carità possono raccontare. Mi piace pensare che siano dei muri impregnati di preghiera. Noi tutti siamo eredi di questo patrimonio, da custodire con le caratteristiche e le forze di oggi, forse con modalità e colori diversi che ancora non conosciamo. Ma questo patrimonio rimane, anche se le cornici possono cambiare; rimane questo amore di Dio per il suo popolo e questo amore del popolo a Dio. Pensiamo alle monache che hanno vissuto qui e ora sono nella gloria di Dio i quanto hanno saputo ascoltare la sua Parola, hanno saputo pensare secondo il suo metro, si sono fidate e affidate a Lui. Nel ricordo di tutte le benedettine che qui sono vissute, in particolare della beata Maria Luisa Prosperi, antica badessa, camminiamo anche noi percorsi tracciati dal Maestro».
La storia. Nel 1344 Nardulo Accursucci di Trevi chiese al vescovo di Spoleto, Bartolo de Bardis, di erigere un monastero nella Piaggia. Il vescovo acconsentì, concedendo che avesse regime e configurazione giuridica di monastero un insieme di casette di proprietà dello stesso Accursucci; questi, oltre a concedere le predette case, donava anche dei beni che aveva nella sottostante piana. Nel 1571, venne in visita mons. Pietro de Lunel, il quale dispose che le monache di S. Lucia dessero un diverso assetto alla struttura del loro monastero, che egli definiva deforme e mostruosa; dovevano fabbricare la cucina e la cantina nell’orto posto tra il forno ed il refettorio, e il refettorio e la cantina allora in funzione dovevano essere uniti al dormitorio per renderlo più ampio. Il Cardinal Visconti, vescovo di Spoleto, passò in visita il 4 agosto 1602. Vide i lavori in corso e dispose anche altri interventi. La chiesa non era molto grande; sulla parete di destra vi erano due finestre con le grate ad uso di parlatorio, ed una, più vicina all’altare, che serviva per la comunione, per la confessione ed anche per ascoltar la messa. Vi era anche la ruota, usata anche per la sagrestia. Entrando trovò la clausura ben munita; il monastero era stato quasi tutto demolito e ricostruito negli anni precedenti; il dormitorio, su due piani, era stato già ricostruito, e fu trovato adeguato e funzionale. Il refettorio non era stato ancora terminato. Affinché il monastero potesse essere completo si doveva provvedere alla cucina con altri ambienti. Dopo circa 20 anni, i tempi lunghi erano dovuti alle difficoltà economiche incontrate, il vescovo Lorenzo Castrucci pose la prima pietra della nuova chiesa. La struttura del monastero aveva conseguito quella fisionomia che ha grosso modo mantenuto fino al presente. Le monache continuarono la vita nel loro monastero mantenendo sempre un buon nome per l’esatta osservanza della Regola Benedettina. Nell’ottobre del 1837 fu eletta badessa Donna Maria Luisa Prosperi, beatificata nella Cattedrale di Spoleto il 10 novembre 2012. Dopo l’unita d’Italia nuove nubi si addensarono sul monastero, che fu posto all’asta e poi ricomprato dalle monache stesse, che riuscirono così a non abbandonarlo. Nel 1963 al Monastero di S. Lucia fu unito quello di S. Alò di Spoleto, con il trasferimento delle monache da Spoleto a Trevi. Il resto è storia di questi giorni.