“Quello che ci è stato consegnato e che dobbiamo irradiare è un messaggio di felicità, quella vera, quella profonda, quella che si radica nell’eterno e si diffonde nel tempo. Non una gioia piccola, ma una gioia piena, come la chiama Gesù. ‘Vi ho detto queste cose, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, durante la santa messa crismale del mercoledì Santo celebrata dalla cattedrale di San Rufino, ringraziando i presbiteri per aver consegnato il progetto Casa Felice a tutti i parrocchiani durante le benedizioni delle case.
“Oggi la liturgia – ha detto il vescovo – ci fa vivere il nostro ‘anniversario’ di ordinazione. La mente va a quel momento in cui sui nostri corpi abbracciati alla terra fu invocata l’intercessione dei Santi, perché la nostra vita, nonostante le sue fatiche, fosse una vita felice e capace di donare felicità. Il Paradiso si curvò su di noi. In quel contesto di Paradiso, le mani del vescovo, e poi quelle degli altri sacerdoti presenti, furono poggiate sul nostro capo. Quante mani, ridondanti di amicizia e fraternità, si avvicendarono quasi a plasmarci, come le mani stesse di Cristo. E nel cuore della preghiera consacratoria il vescovo implorava per ciascuno di noi: ‘Rinnova in lui l’effusione del tuo Spirito di santità; con il suo esempio guidi tutti a un’integra condotta di vita’”.
Oggi, “giorno di gioia”, il vescovo ha invitato i confratelli a domandarsi “se siamo gioiosi e portatori di gioia. Non credo di dover spiegare a voi, che questa felicità promessa da Gesù non è banale, non consiste nella mancanza di problemi o nella loro magica soluzione. È una gioia che prevede persino la croce, quale percorso di amore, sulle orme di Cristo. “Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. La parola della gioia e quella della croce non stanno in contraddizione: Sono due facce dell’amore. Interrogarci sulla gioia è interrogarci sull’amore. Quanto Gesù è veramente il nostro amore e il nostro tutto, come diciamo nella nostra preghiera?”.
Infine un invito: “La causa di una cristianità in declino, che esige una ri-evangelizzazione ormai a tappeto, ha bisogno di preti ‘preti’. È tempo di fedeltà e di santità – le parole di monsignor Sorrentino – non tempo di vivacchiare. Le statistiche che la settimana scorsa, con gli altri vescovi umbri, ho portato al Santo Padre e ai suoi collaboratori in occasione della Visita ad limina danno da pensare. Ho dovuto dire, ad esempio, che tanti sono i funerali cristiani, ma davvero pochi sono i battesimi, ed è un dato in questa nostra diocesi spicca anche al confronto con la diocesi sorella di Foligno. Ho dovuto dire che da diversi anni non ci sono vocazioni assisane nel nostro Seminario. Sono soltanto alcuni indici di una crisi ben più vasta, a stento occultata nella nostra città di San Francesco dalle folle dei pellegrini.
Al termine della santa messa il vicario generale don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé ha fatto gli auguri al vescovo da parte sua e del clero diocesano per il ventitreesimo anniversario della sua ordinazione episcopale, avvenuta il 19 marzo del 2001 nella Basilica di San Pietro a Roma per l’imposizione delle mani dell’allora Papa Giovanni Paolo II