«Vi ringrazio per la partecipazione: in voi abbraccio idealmente tutte le comunità della nostra Diocesi e, in particolare, i tanti – laici, diaconi e presbiteri – che vi si spendono con dedizione e gratuità. Viviamo questa giornata come tappa di un cammino sinodale che ci vede coinvolti con tutta la Chiesa nella ricerca delle vie con cui riappropriarci del messaggio liberante del Vangelo e, quindi, annunciarlo all’uomo del nostro tempo». Cosi l’arcivescovo Ivan Maffeis intervenendo all’Assemblea diocesana della Chiesa di Perugia-Città della Pieve tenutasi, domenica 15 ottobre, nel complesso parrocchiale “San Giovanni Paolo II” in Ponte della Pietra di Perugia. Dedicata al tema “Unità pastorali, scelta missionaria. Un cambiamento di passo in stile sinodale”, all’Assemblea hanno partecipato più di 300 persone in gran parte fedeli laici (70 i sacerdoti diocesani, religiosi e diaconi presenti) in rappresentanza delle 32 Unità pastorali e di oltre 100 parrocchie.
Un sogno di Chiesa e i passi per realizzarlo. Mons. Maffeis, all’inizio del suo intervento (il testo integrale è consultabile è scaricabile al link: Assemblea diocesana (15 ottobre 2023), l’intervento dell’arcivescovo Ivan Maffeis – Diocesi Perugia), ha fatto comprendere che l’Assemblea è un punto non di arrivo, ma di partenza dell’impegno della Chiesa diocesana nella scelta missionaria, auspicando, nel contempo, un cambiamento di passo in stile sinodale. Non è stato un caso che l’arcivescovo si sia subito soffermato sul Cammino sinodale la cui «fase sapienziale, che caratterizza quest’anno – ha precisato –, punta a mettere a fuoco un sogno di Chiesa e a individuare i passi da compiere per realizzarlo. È in questa prospettiva che si inserisce il percorso di confronto e di discernimento comunitario che ha caratterizzato l’Assemblea dello scorso maggio, proseguito nell’ascolto di quanto le unità pastorali hanno voluto condividermi nei mesi di giugno e luglio e che a settembre ha trovato restituzione nella Lettera pastorale. L’appuntamento odierno costituisce un ulteriore tassello, che avrà la sua continuazione nei Consigli diocesani, nelle Zone e nelle Unità pastorali. Con serena pazienza, vogliamo giungere a formulare alcune proposte operative sulle quali impegnarci, come chiederà l’ultima fase del Sinodo – la fase profetica – a partire dall’autunno 2024».
Vicinanza alle vittime inermi della guerra. Mons. Maffeis ha richiamato i partecipanti anche a quanto sta accadendo in Terra Santa: «I nostri lavori non possono prescindere dal dramma che insanguina il Medio Oriente e che porta con sé una deriva disumana di cui sono vittima civili inermi, famiglie e popolazioni già provate. Il primo contributo che possiamo offrire rimane quello della preghiera: invito tutte le comunità a intensificarla, raccogliendo l’appello del Patriarca di Gerusalemme e rilanciato dalla Chiesa italiana per martedì 17 ottobre. Una celebrazione eucaristica per la pace in Terra Santa la vivremo in Cattedrale martedì 24 ottobre alle 18».
Non distorgliersi dall’emarginazione e povertà di casa. «La condivisione della sete di pace, giustizia e riconciliazione che sale dall’umanità – ha aggiunto l’arcivescovo –, non può farci distogliere gli occhi da quelli di casa (cfr. Is 58,7): quanti in mezzo a noi vivono ai margini, esposti alla povertà economica, alla solitudine e alla fatica educativa, alla malattia e al lutto, alla fragilità e all’incertezza, che diventano paura di non farcela. In particolare, penso ai ragazzi privi di relazioni significative, di motivazioni allo studio o di aspettative professionali, a quanti soffrono il disagio e la difficoltà di inserirsi nei modelli culturali correnti».
Comunità cristiana anticorpo all’isolamento. «Come ho sottolineato nella Lettera pastorale, “la comunità cristiana rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna”».
Un desiderio-bisogno di essere coinvolti, giovani e adulti. Nell’intervento mons. Maffeis ha ricordato anche l’esperienza dei giovani alla recente Giornata Mondiale della Gioventù, incontrandoli un mese fa, restando colpito dalla «loro freschezza…, ma a un certo punto mi è sembrato – ha raccontato – che sui colori delle loro voci prevalesse il silenzio della maggioranza dei loro coetanei, ai quali i contenuti della fede rimangono sconosciuti e la Chiesa una sorta di realtà invisibile. È una cifra che non riguarda soltanto i giovani: a livello generale si è ampiamente affermata un’autonomia nelle credenze e una libertà negli stili di vita, dove il riferimento ultimo è all’unicità dell’esperienza personale». L’arcivescovo ha proseguito la riflessione soffermandosi su alcuni dati riguardanti il calo della partecipazione alle celebrazioni, in particolare tra gli adolescenti (14-17 anni), passati dal 37% del 2001 al 12% del 2022, «in un Paesi in cui i praticanti alla messa domenicale non superano il 18-19% e un 70% che ancora si dichiara cattolico – ha evidenziato mons. Maffeis –. Il persistere di una simile maggioranza smentisce quella che era stata prospettata come una totale secolarizzazione della società. Questa stagione ci consegna, piuttosto, anche da parte di quanti sbrigativamente sono liquidati come “lontani”, una domanda diffusa di celebrare con la Chiesa – o almeno in chiesa… – particolari momenti della vita: la nascita di un figlio, la prima Comunione, la Cresima, il matrimonio o la morte di una persona cara. Allo stesso modo, siamo consapevoli di quanto sia attesa e gradita la benedizione delle famiglie o la visita a un malato… C’è un desiderio, un bisogno di sentirsi coinvolti, di dare ordine e significato a quello che accade; in certi passaggi dell’esistenza si riaffaccia il richiamo a una religione storica e a un’identità comune, a un rito collettivo in cui riconoscersi e di cui sentirsi parte»
Capaci di un dialogo con gli altri, senza svendere la propria identità. «Punto di partenza – ha sottolineato l’arcivescovo – rimane la nostra relazione con Gesù Cristo, nutrita dalla frequentazione personale e comunitaria della Parola di Dio e da una partecipazione più consapevole alla liturgia… Ripartire da Dio, dall’incontro con il Signore, dalla fede è ciò che crea un’umanità diversa, piena, viva; un’umanità che vive l’umiltà, la gratuità e la gioia, come Papa Francesco ricordava alla Chiesa italiana riunita a Firenze nel 2015… Anche per esperienza personale ci accorgiamo che, quando la nostra vita conosce l’umiltà, la gratuità e la gioia che nascono dal Vangelo, non fatica a trovare punti di incontro e aperture anche per l’annuncio. Ci si scopre capaci di un dialogo costruttivo con gli altri; dialogo che non svende la propria identità e le sue esigenze, ma che – proprio in forza di questa fede – pone altrettanta attenzione a offrire ascolto, comprensione e proposta».
Cuori ardenti, piedi in cammino. «L’icona di Emmaus accompagna questa fase del cammino sinodale – ha commentato mons. Maffeis concludendo l’intervento –. Come quei due viandanti che avevano perso la speranza, lasciamo che il Signore si faccia nostro compagno e cammini – lui che è la Via – sulla nostra strada. Lasciamo che sciolga le nostre amarezze e ci educhi con il fuoco della sua Parola, fino a riscaldarci il cuore; fino a giungere a riconoscerlo nella frazione del pane. Ritroveremo il coraggio della missione, l’ardore con cui tornare nella città degli uomini e condividere con loro un annuncio di vita. “Cuori ardenti, piedi in cammino”, secondo il respiro della Giornata missionaria mondiale, che celebreremo domenica prossima».
L’intervento dell’arcivescovo è stato preceduto dalla meditazione sul Vangelo dei Discepoli di Emmaus, a cura di don Alessio Fifi, docente di Sacra Scrittura, e l’Assemblea è proseguita con i lavori di gruppo (ben 35) impegnati nei seguenti ambiti pastorali: “evangelizzazione e catechesi”, “corresponsabilità e formazione” e “organismi di partecipazione”, presentati dal vicario generale don Simone Sorbaioli. Al termine le “conclusioni” dell’arcivescovo mons. Maffeis con l’annuncio dell’avvio del discernimento post-assembleare nelle 32 Unità pastorali dell’Archidiocesi.