«Questa mattina il Papa ci ha esortato ad essere apostoli come Pietro e Paolo, ad essere discepoli nel seguire il Signore e nell’annunciarlo con il compito di portare, insieme con tutto il popolo di Dio, la bellezza del Vangelo ovunque». È il commento dell’arcivescovo Ivan Maffeis al termine della celebrazione eucaristica nella Basilica Vaticana di San Pietro, il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, seguita al rito della benedizione dei Palli da parte di Papa Francesco destinati agli arcivescovi metropoliti nominati nel corso dell’anno. Il Pallio (paramento liturgico in lana e seta), segno di particolare comunione degli arcivescovi con il Santo Padre, verrà poi imposto a ciascun metropolita dal rappresentante pontificio nella rispettiva Sede Metropolitana.
Mons. Maffeis, nominato dal Papa arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve lo scorso 16 luglio, per poi ricevere l’ordinazione episcopale e fare ingresso in diocesi l’11 settembre successivo, riceverà il Pallio, come annunciato, presso la sua Sede Metropolitana, nella cattedrale di Perugia, il prossimo autunno, dal nunzio apostolico in Italia mons. Emil Paul Tscherrig.
Il Pallio «è un segno di una profonda comunione con il Santo Padre; da una parte, è un richiamo a vivere questa comunione e, dall’altra, è anche un dono che accolgo come segno di Chiesa, quindi con un respiro di riconoscenza e di responsabilità». Lo sottolinea lo stesso mons. Maffeis nel rilasciare un’intervista all’organo di stampa online «vaticannews.va»
Alla domanda «come vivono i suoi fedeli questa comunione», l’arcivescovo risponde: «Nelle comunità io trovo una grande attenzione per la figura del Papa, trovo affetto, trovo stima, e trovo anche attesa che le riforme che sta portando avanti possano concretizzarsi, a partire da una riforma che ci riporti alla freschezza e alla gioia del Vangelo». E nel tracciare quasi un “bilancio” dei suoi primi nove mesi d’arcivescovo metropolita, si sofferma sulla realtà sociale perugino-pievese e i suoi bisogni, rilevando anche da parte delle Istituzioni civili «una grande attenzione per il servizio della Chiesa e una buona disponibilità alla collaborazione. Nel concreto – ha precisato –, questo si traduce in un impegno fattivo della nostra Caritas diocesana a lavorare sui temi dell’accoglienza, quindi del far posto, del far spazio a chi arriva da altri mondi in cerca di una speranza di vita, e una grande attenzione, anche, alle tante povertà, materiali e non solo, che sono presenti sul territorio. Trovo un po’ ovunque dei centri d’ascolto, le parrocchie sono vive. I centri di ascolto vivono in stretto rapporto con gli empori della Caritas, con i servizi della Caritas e quindi con una Chiesa che cerca, per quanto possibile, di essere all’altezza delle tante domande che attraversano la società, con un’alleanza sempre più forte, nel rispetto dei ruoli, con le istituzioni civili».