Sabato 17 giugno 2023: una bella giornata di festa per la comunità del castello di Campello Alto. L’arcivescovo Renato Boccardo ha, infatti, presieduto la Messa per la riapertura al culto della chiesa di S. Donato, chiusa dopo i terremoti del 2016. Col Presule hanno concelebrato il parroco padre Vito Giannuzzi, B, e gli altri Chierici Regolari di S. Paolo (detti Barnabiti) che risiedono nel convento di Campello e hanno la cura pastorale di tutto il territorio comunale. Molti i fedeli presenti a questo appuntamento tanto atteso.
L’ufficio tecnico della Curia, diretto dal geometra Simone Desantis, ha seguito la fase dei lavori di consolidamento: sono stati avviati il 3 marzo scorso; sono stati affidati direttamente dall’Archidiocesi alla ditta “Il Restauro” di Fiacchi Pierangelo & C. di Torre Matigge di Trevi; sono stati realizzati con fondi propri dell’Archidiocesi derivanti dall’assicurazione; hanno riguardato la riparazione dei danni causati dal sisma nella zona del presbiterio e nella cappella di sinistra vicino all’altare. C’erano anziani e giovani, tutti commossi nel poter finalmente rientrare nella bella chiesa. Presente anche il sindaco Maurizio Calisti e i membri della Confraternita di S. Antonio. La liturgia è stata animata dalla corale parrocchiale.
Nell’omelia mons. Boccardo, commentando il Vangelo del giorno (Mt 9, 36- 10.8), ha detto: «Gesù chiama i dodici apostoli e da lì si sviluppa la presenza dei credenti nella storia. Si moltiplicheranno fino a tanti anelli di una lunga catena e noi ne siamo l’ultimo anello. Gesù, ieri come oggi, lascia delle indicazioni: utilizza cinque verbi (predicare, guarire, risuscitare, purificare, scacciare) per dire cose concrete. Perché i cristiani – ha proseguito – non si accontentano delle parole, ma mettono in pratica ciò che Gesù ha insegnato. Il suo Vangelo dà senso alle giornate e la vera predicazione di noi cristiani è la nostra vita: far vedere a questa società che abbiamo capacità di relazioni autentiche, che sappiano costruire e non distruggere, che ci vogliamo bene». Mons. Boccardo, poi, ha definito la riapertura della chiesa una circostanza gioiosa: «Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa riapertura. So delle tante persone che si sono date da fare per renderla bella e splendente e a loro va il mio grazie. Questa casa di Dio deve essere abitata, deve accogliere la comunità cristiana che si prende cura delle relazioni prima ancora dei muri. Questa chiesa, così ricca di storia, mi auguro che riprenda la sua missione originaria: richiamare la presenza di Dio». Prima della benedizione finale una parrocchiana e padre Vito hanno preso la parola per ringraziare il Vescovo, l’ufficio tecnico della Curia e quanti si sono adoperati per questo traguardo. Mons. Boccardo, infine, ha benedetto un’icona del volto di Cristo realizzata dal parroco come dono alla chiesa di S. Donato.
La chiesa del Castello di Campello Alto è dedicata a S. Donato. Fu eretta nel XII secolo ed è espressione esemplare del primo romanico spoletino di cui la sua facciata a due spioventi ed il portale a due rincassi con oculo sono un esempio. Una torre medievale retrostante, alta 25 metri, dopo un restauro nel 1617, funge da campanile. Nel tempo si aggiunsero altri interventi come gli affreschi votivi nel XV-XVI secolo, svelati al suo interno da restauri recenti, come i dipinti, datati 1883, eseguiti sulla lunetta che sovrasta il portale e anche nell’oculo. All’interno troviamo: a sinistra un fonte battesimale in pietra del 1610; a sinistra del presbiterio sono ancora visibili in gran parte gli affreschi decorativi del ‘400 ed anche nella parete di fondo si intravedono ancora due immagini di S. Sebastiano, una Madonna con Bambino e una Madonna di Loreto. Del XVIII secolo sono invece l’altare principale in legno scolpito e due statue policrome sempre del ‘700, a rappresentare S. Donato vescovo e S. Giovanni Battista. A destra una Madonna col Bambino ed una Madonna tra gli Angeli attribuita al Maestro di Eggi, di cui la parte inferiore si è persa nell’apertura, postuma, di una porta. Vicino all’ingresso, dipinti su due livelli altri affreschi del XV-XVI secolo raffiguranti in basso: due S. Sebastiano, di cui uno attribuito al Maestro di Santa Maria Reggiano (1517-1518), e poi un S. Martino vescovo; nel livello superiore sono ancora visibili: una Madonna Lauretana, ciò che resta di una Crocefissione e un S. Sebastiano. Oltre alle numerose tele che nei secoli sono state aggiunte a gli affreschi, nella controfacciata ad impreziosire anche l’orecchio e l’occhio vi è un organo: ad unico corpo sonoro contenuto in cassa lignea ideato e realizzato nel 1851 da Angelo Morettini di Perugia. Guardando sotto si può ancora riconoscere ciò che rimane di un S. Cristoforo su di un antico affresco.