Il dipinto della Pentecoste di Cesare Nebbia da Orvieto (sec. XVI), posto per la ricorrenza sull’altare, insieme ai sette lumi accesi durante l’Assemblea diocesana, ha fatto da richiamo-raccoglimento, per l’invocazione dello Spirito, ai numerosi fedeli convenuti, la sera del 27 maggio, nella cattedrale di Perugia dove è stata celebrata la Veglia di Pentecoste presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme a diversi sacerdoti. La celebrazione è stata animata dal Coro giovanile “Voci di giubilo”, vissuta anche come momento culmine dell’Assemblea diocesana apertasi venerdì 26 presso il “Centro Sereni-Istituto Don Guanella”.
L’arcivescovo, nell’omelia (il testo integrale della Veglia di Pentecoste in cattedrale), ha ricordato che “lo Spirito Santo è il dono più grande: è l’amore infinito tra il Padre e il Figlio, amore incontenibile che si riversa sulla creazione, su ogni uomo, su ogni donna. Di questo Spirito – ha proseguito – noi viviamo: “Senza la tua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Sì, c’è uno spirito che umilia, divide, porta a perdere la fiducia nella la vita: ma questo spirito non viene da Dio… Dove arriva lo Spirito del Signore giungono, piuttosto, il perdono e la pace, la forza di non disperare – mai! -, di riconciliarci con le ferite dell’esistenza”.
Mons. Maffeis si è soffermato sui segni della “presenza vivace e fraterna” dello Spirito Santo da lui visti nella terra umbra nei primi 9 mesi di Pastore della Chiesa di Perugia-Città della Pieve. Il primo, ha detto, “non fatico a riconoscerlo nell’Assemblea diocesana che ieri e oggi (26-27 maggio, n.d.r.) ci ha riuniti insieme, animati dal desiderio di essere sempre più una Chiesa preoccupata di servire il Vangelo con uno stile di gratuità e di cura, radicati in ciò che è essenziale; una Chiesa che cresce nella corresponsabilità e riconosce l’altro nella ricchezza dei suoi carismi; una Chiesa che lascia trasparire il cuore e quindi la tenerezza di Dio ed è casa nella quale tutti hanno il diritto di trovare rispetto e accoglienza”.
Quello dell’arcivescovo Maffeis è un “elenco lungo” delle realtà ecclesiali e non, dove vede “un segno dell’azione dello Spirito”: dalle comunità parrocchiali a quelle dei monasteri, alle “tante opere di carità – a partire da quelle poste dalla nostra Caritas -“, ai “tanti movimenti ecclesiali…”.
Nell’affidare ai fedeli il compito di completare l’elenco, mons. Maffeis non poteva non menzionare la presenza “dell’azione dello Spirito entrando – ha tenuto a sottolinearlo – nel mondo del lavoro, nelle aziende, nelle fabbriche, nelle caserme, nell’Università, nelle redazioni giornalistiche, nell’Ospedale, nelle case di riposo, nell’Hospice, nel Carcere, nelle sedi delle nostre Istituzioni: quante persone compiono quotidianamente il loro dovere con dedizione e competenza, nel silenzio, consapevoli che forse nessuno mai dirà loro grazie, animati dalla coscienza di una responsabilità nei confronti degli altri”.