Le voci e i volti degli assistiti del “Centro Sereni-Don Guanella” hanno accompagnato la riflessione e il discernimento della prima giornata dell’Assemblea ecclesiale diocesana di Perugia-Città della Pieve, “Profezia di una presenza”, in svolgimento dal 26 al 27 maggio, in un luogo “così bello, di una Chiesa in uscita, perché d’incontro con coloro che più di altri avvicinano a Dio anche i lontani”. È stato il commento di una dei 260 partecipanti tra sacerdoti, consacrati e consacrate, ma soprattutto laici e laiche.
“Il primo pensiero è di profonda gratitudine per questa vostra presenza: è una partecipazione che testimonia l’amore per la nostra Chiesa, per quella Chiesa che siamo e che – con il contributo di ciascuno – vorremmo rendere sempre più la Chiesa di Gesù Cristo, comunità fraterna, vivificata dal suo Spirito”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nella sua introduzione a lavori assembleari. “E’ da questo confronto – ha annunciato il presule – che ci verranno intuizioni, provocazioni e spunti su cui con un gruppo di voi intendo lavorare quest’estate per arrivare a un nuovo appuntamento assembleare in autunno, che diventi l’occasione per una prima restituzione”.
Uscire da una solitudine esistenziale.
L’arcivescovo, la cui nota introduttiva integrale è scaricabile al link: Introduzione dell’arcivescovo Ivan Maffeis all’Assemblea ecclesiale diocesana – Diocesi Perugia, ha richiamato la Chiesa, facendo sua una recente raccomandazione di papa Francesco, a non essere tentata “di reagire con la chiusura al cambiamento d’epoca in cui siamo immersi… I processi e le trasformazioni che viviamo sono radicali e coinvolgono tutti gli ambiti della vita umana. Ciascuno di noi si interpreta sempre più a partire dalla propria prospettiva individuale, animati da una forte esigenza di emancipazione e di autodeterminazione, di una libertà di cui siamo tutti gelosi; nel contempo, ci ritroviamo alla ricerca di sicurezze affettive e veritative. Non basta a nessuno un presente che porta a fare della precarietà una condizione di vita: avvertiamo l’urgenza di uscire da una solitudine esistenziale, che ci lascia poveri di memoria come pure della fiducia che consente di guardare avanti, di impegnarsi, assumersi responsabilità, unirsi per una causa comune. Come credenti avvertiamo il peso e la contraddizione di un fare che mette in secondo piano la vita fraterna, la preghiera, la carità”.
No a parrocchie ridotte a stazioni di servizio.
“Non intendiamo aumentare il numero di chi porta acqua alla fontana del lamento – ha detto Maffeis –, come non accettiamo nemmeno di veder ridotte le nostre parrocchie a mere stazioni di servizio e di consumo religioso. Ci chiediamo, piuttosto: in una cultura che non riesce più a decifrare le parole, i segni e i simboli del linguaggio cristiano, cosa significa annunciare la Parola, vivere i sacramenti, essere e costruire Chiesa, proporre itinerari formativi?”.
Mettere a fuoco su cui investire.
“La nostra Assemblea – ha sottolineato l’arcivescovo – nasce dalla volontà di assumere un ripensamento della presenza ecclesiale sul territorio e, quindi, della nostra pastorale come un’occasione per intercettare le opportunità e le risorse che abitano anche questo tempo… Vogliamo aiutarci a mettere a fuoco approcci e modalità, ambiti, luoghi e priorità su cui investire”.
Lo Spirito Santo risplende nella Chiesa.
L’Assemblea diocesana è stata ospitata nella chiesa dell’Istituto Don Guanella i cui lavori sono stati aperti dal vicario generale don Simone Sorbaioli, che ha richiamato l’attenzione sul “segno di avvio” di quest’Assemblea, l’accensione sull’altare di sette lampade che simboleggiano lo Spirito, poste davanti alla copia dell’immagine dello Spirito Santo della Pentecoste custodita da secoli nella cattedrale di San Lorenzo, dove sabato sera 27 maggio, la stessa assise culminerà con la celebrazione della Veglia di Pentecoste. “E’ un segno del dono dello Spirito – ha commentato don Simone Sorbaioli – presente in tutti noi battezzati cristiani e che risplende vivamente nella nostra Chiesa diocesana”.
Conversione pastorale missionaria.
Molto attuale la lectio divina del teologo perugino don Alessio Fifi, che ha invitato a riflettere sul fondamento di “aprire la porta della fede e del suo annuncio” prendendo lo spunto dall’Apostolo Paolo nelle Lettere ai Corinzi. “Come all’inizio del Cristianesimo, così oggi, la Chiesa è chiamata alla conversione pastorale missionaria, diventando una Chiesa in cui convivono cristiani e pagani”, ha detto, in sintesi, don Fifi, richiamandosi alle stesse tematiche dell’Assemblea. Il teologo ha ricordato che “è Dio ad aprire le porte, ad avviare la conversione missionaria della Chiesa, un’iniziativa piena di Spirito Santo come all’inizio del Cristianesimo, così oggi”.
La metafora dell’aragosta.
Molto attesa è stata la relazione di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa. Ha esordito con la “metafora dell’aragosta” combattuta se liberarsi o meno del proprio guscio nella crescita. Un approccio per interrogare la stessa Chiesa su quello che è oggi la sua situazione e su come poter essere sempre più Chiesa in uscita per continuare ad annunciare e testimoniare il Vangelo. Secondo Paola Bignardi, l’”aragosta” che la Chiesa e il popolo di Dio dovrebbero imitare è quella che accetta la sfida del cambiamento, perché “è una aragosta intraprendente, audace e disposta a rischiare perché vuole continuare a vivere”.
La prima giornata di Assemblea è proseguita con i gruppi di lavoro preceduti da tre testimonianze di fede di catecumeni che in età giovane adulta hanno ricevuto l’iniziazione cristiana, desiderosi di vivere nella Chiesa e sentirsi parte integrante della comunità cristiana.