La cattedrale eugubina dei santi Mariano e Giacomo ha ospitato questa mattina la solenne celebrazione per la memoria liturgica del vescovo e patrono Ubaldo, con il pontificale del suo sessantesimo successore, mons. Luciano Paolucci Bedini, e alla presenza delle autorità ceraiole e del territorio diocesano e delle delegazioni delle città gemellate con Gubbio.
Il video integrale della celebrazione
L’OMELIA DI MONS. LUCIANO PAOLUCCI BEDINI
In questo annuale appuntamento solenne insieme torniamo a rendere omaggio alla santità del nostro amato patrono. Pensare a lui, far memoria della sua vita esemplare, rendere gloria al Signore per il suo dono e celebrare la devozione di questo popolo, sappiamo bene che prima di tutto beneficia noi e risponde al dovere di non smarrire le radici buone che ci uniscono e ci alimentano.
Anche la nostra assemblea, nelle sue varie rappresentanze, stamane ci richiama all’unità e alla concordia per le quali Ubaldo ha speso la sua intera vita. Un fraterno saluto va al sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati, insieme ai sindaci e ai rappresentanti dei Comuni del nostro territorio. Come anche alle autorità ceraiole e ai protagonisti della giornata di ieri. Un ringraziamento sentito va a tutti gli uomini e le donne che ieri hanno garantito la nostra sicurezza e il sereno svolgimento della manifestazione.
A questo nostro festoso tributo sentiamo uniti e presenti i fratelli delle città gemellate di Thann e di Jessup, che sono tornati finalmente a condividere con noi il gesto corale della Festa dei Ceri, con tutte le altre delegazioni amiche che ci hanno visitato e che salutiamo con letizia.
La solenne liturgia di questo giorno ci guida nel far memoria della grande figura del nostro santo. Nel ritornello al salmo responsoriale abbiamo pregato così: “Ai miei fratelli annunzierò la pace”. È evidente il legame di queste parole della Sacra Scrittura con la vita del nostro vescovo patrono. Tutta la vicenda umana e spirituale di sant’Ubaldo può essere riletta alla luce di questa espressione. Quasi il manifesto programmatico della sua vocazione di cristiano prima, di sacerdote e di vescovo poi. La pace di cui Ubaldo è testimone e annunciatore è la pace di Dio. Il dono che scaturisce dalla risurrezione di Gesù dopo la vittoria sul male e la sconfitta della morte. La pace che Gesù risorto offre ai suoi discepoli nel cenacolo, il dono che ristabilisce la comunione tra Dio e i suoi figli e l’armonia originale della creazione. L’unica pace vera e possibile perché radicata nel sacrificio di Cristo e custodita dalla fedeltà di Dio.
Quando diciamo che sant’Ubaldo è stato un uomo di pace e, che ha sempre esercitato un ruolo di pacificatore tra i suoi fratelli, facciamo riferimento alla pace di Dio e a come il nostro patrono l’ha prima di tutto accolta nella fede e poi testimoniata con tutta la sua esistenza quotidiana.
Diceva nella prima lettura il libro del Siracide: “Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni consolidò il santuario. Avendo premura di impedire la caduta del suo popolo, fortificò la città nell’assedio”. Queste parole descrivono bene lo stile e la perseveranza di Ubaldo uomo di pace. È nell’umile e nascosto impegno quotidiano per il bene che si costruisce e si radica la pace tra di noi. Un lavoro artigianale, lento e costante, come ci indicano i verbi che lo descrivono: riparare, consolidare, impedire le cadute e fortificare. La nostra vita sociale, le relazioni pubbliche e istituzionali, come anche quelle private e familiari, abbisognano di una cura diuturna e paziente perché non scadano e non si deteriorino. Ciò che di buono scaturisce dalla nostra creatività e dalla nostra solidarietà è soggetto al logorio e necessita di riparazioni continue per non rischiare di creare distanze invece di alleanze, di contrapporci invece che suscitare collaborazioni, di dividerci invece che unire le forze per un bene comune. L’insegnamento di sant’Ubaldo è limpido e luminoso: un popolo unito, che vive nella pace, si edifica e si custodisce solo grazie a uomini e donne che sanno dove attingere il dono della pace vera e non temono di farne lo stile della loro quotidianità.
Anche le parole dell’apostolo Paolo ci invitano a questo: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi”. La pace che Dio ci ha donato in Cristo morto e risorto va annunciata ai fratelli, e sappiamo bene che non sono quasi mai le parole a convertire i nostri cuori e di conseguenza i nostri comportamenti, ma solo la concretezza di vite trasformate dalla pace e rinnovate dal desiderio di unità e di concordia. Il Signore in sant’Ubaldo ce ne offre un esempio mirabile, e anche oggi continua a dirci: fatevi imitatori! Imitatori di chi, come il nostro vescovo santo, non si è tirato indietro da questa nobile responsabilità.
In questi nostri giorni, moderni per tante cose, eppure terribilmente vecchi per le modalità con cui troppo spesso si affrontano tra noi le tensioni e le differenze, c’è un bisogno urgente di uomini e donne capaci di gesti nuovi, liberi dagli stereotipi che portano alla divisione, capaci di generare relazioni rinnovate dall’ascolto attento, dal dialogo rispettoso e dalla sincera volontà di guardare avanti insieme, senza esclusioni, senza prevaricazioni, senza privilegi e senza arroganza. Sentiamoci in questo veri figli del nostro patrono, cerchiamo in lui la luce e la forza per fare scelte giuste e buone per tutti, invochiamo la sua intercessione e la sua custodia per non cadere nella tentazione dell’indifferenza e della irresponsabilità, specialmente davanti alle nuove generazioni che ci sono affidate, e per questo invochiamo insieme ancora una volta la potente intercessione del nostro patrono:
Santo vescovo Ubaldo,
figlio e maestro della pace di Dio,
che nella tua vita ci hai dato l’esempio
e ci hai indicato la fonte della vera pace,
fa di noi tuoi figli un popolo che ama la pace, che custodisce la pace
e che la edifica con le proprie mani.
Insegnaci a compiere ogni giorno gesti di unità,
rendici capaci di ascolto e di dialogo.
Dacci la forza per rifiutare ogni forma di violenza,
fa che impariamo l’arte della concordia.
Guidaci ancora nel paziente lavoro
di tessere relazioni fraterne e solidali, senza dimenticare nessuno,
sempre con il tuo prezioso aiuto. Amen.
+ don Luciano, vescovo